CLOSE
Home Tags Mercato

Tag: Mercato

Conad e Cattolica Assicurazioni costituiscono il fondo immobiliare Mercury

Conad e Cattolica Assicurazione insieme per la costituzione del fondo immobiliare Mercury a matrice tutta italiana e dalla peculiare connotazione cooperativistica. “Segno indubbio- è il commento di Francesco Pugliese, amministratore delegato di Conad – che  fra italiani possiamo fare molto anche senza attendere aiuti dall’estero”.

Proprio in virtù di questa identità cooperativistica, l’affinità elettiva tra Conad e Cattolica Assicurazione ha portato a siglare la partnership e – come ha ventilato lo stesso Giovan Battista Mazzucchelli, ad del gruppo assicurativo – potrebbe costituire un buon trampolino di lancio per successive e ulteriori joint venture che troverebbero negli 8 milioni di clienti Conad e nel 3,5 milioni di clienti Cattolica un inestimabile patrimonio.

Milano, 27 settembre 2016 Conferenza stama di Conad e Cattolica Assicurazioni per lanciare il fondo di investimento immobiliare Maercury GIOVAN BATTISTA MAZZUCHELLI, amministratore delegato Cattolica Assicurazion con FRANCESCO PUGLIESE, amministratore delegato Conad
Francesco Pugliese e Giovan Battista Mazzuchelli

“Ad oggi- ha poi precisato Mazzucchelli – la costituzione del fondo immobiliare Mercury va nella precisa direzione da anni perguita da Cattolica: quella di rafforzare, potenziare e differenziare il nostro patrimonio immobiliare, che oggi vale 900 mld di euro”.

“Obiettivo di Mercury – ha sottolineato Pugliese- è quello di liberare risorse e aumentare la liquidità delle cooperative che vi hanno aderito (e non escludiamo che in futuro possano aggiungersene altre).

Il fondo Mercury

Tre le cooperative coinvolte, ad oggi, nell’accordo: Conad del Tirreno, Conad Centro Nord e Conad Adriatico, che hanno conferito nel fondo immobili per un valore di 300 milioni di euro e che nel prossimo triennio prevedono investimenti pari a 293 milioni, così ripartiti: 122 milioni Conad Centro Nord, 37 milioni Conad Adriatico, 134 milioni Conad del Tirreno.

Le tre cooperative avranno comunque la disponibilità degli immobili tramite contratti d’affitto di lunga durata.

Il fondo Mercury (gestito per legge da un soggetto terzo, Savills Investment Management) è finanziato al 55 per cento (165 milioni di euro) con debito bancario ipotecario a 10 anni, diviso al 50 per cento tra Banca Imi (Gruppo Intesa) e Unicredit. Il restante 45 per cento (135 milioni di euro) costituisce il capitale sociale versato dai due azionisti, il 51 per cento da Cattolica Assicurazioni (69 milioni di euro) e il 49 per cento (66 milioni di euro) dalle tre cooperative Conad, che in tal modo potranno contare su risorse pari a 234 milioni di euro. Tale valore è parte dell’investimento complessivo del piano presentato a giugno alle banche e alleggerisce il peso dell’impegno economico delle cooperative per finanziare lo sviluppo.

Crollo dei consumi: Cobolli Gigli auspica un piano industriale

I dati Istat relativi ai consumi del mese di luglio, non passano inosservati (-0,2% rispetto a  luglio 2015 nelle vendite a valore, con l’alimentare a +0,5% e il non alimentare a -0,6%). Tanto che in merito si rivela seriamente preoccupato Giovanni Cobolli Gigli, Presidente di Federdistribuzione: “Anche a schermata-2016-09-26-a-15-31-24luglio le vendite al dettaglio presentano un segno meno, sia a valore (-0,2%) che a volume (-0,8%) e neanche i saldi sono serviti per crescere. Preoccupante soprattutto il dato a volume, che viene confermato anche nella cifra complessiva dell’anno: -0,2% da gennaio a luglio 2016, che fotografa una situazione nella quale, anche a fronte di prezzi sostanzialmente fermi e di retribuzioni reali in crescita, le quantità acquistate dalle famiglie diminuiscono. Manca la voglia di comprare, prevale la preoccupazione e l’attendismo, si aspettano segnali più convincenti e un quadro di prospettive migliori, proprie e del Paese. Una cornice che ricrei stimolo al consumo”.

“Occorre fare tutto il possibile per invertire questa tendenza – auspica Cobolli Gigli – Dal 2007 ad ora le vendite al dettaglio Istat sono diminuite del 6,5% a valore, miliardi di fatturato perso dall’inizio della crisi che hanno avuto un impatto violentissimo sul mondo del commercio e su tutta l’economia nazionale”.
Incentivare l’offerta, ma non dimenticare la domanda
“La prossima Legge di Bilancio sarà prevalentemente centrata sugli incentivi all’offerta, puntando sulla ripresa degli investimenti pubblici e privati, per ritrovare efficienza, produttività e competitività del nostro sistema industriale. Il lato della domanda non deve tuttavia essere trascurato. I consumi delle famiglie sono responsabili del 60% del PIL e se non si trovano le leve giuste per rimetterli velocemente in moto, saremo condannati a una crescita lenta e faticosa. Serve un “piano industriale per il rilancio dei consumi”, articolato con interventi che agiscano sulle sacche di povertà presenti nel Paese, aiutino la ripresa della natalità e ridiano certezze e fiducia al ceto medio, la popolazione in grado di riportare in alto i consumi” conclude Il Presidente di Federdistribuzione.

Articoli correlati:

Domanda debole: il commento di Luigi Bordoni

Domanda debole, contesto precario: il commento di Luigi Bordoni

“A luglio 2016 le vendite al dettaglio registrano una diminuzione congiunturale dello 0,3% sia in valore sia in volume. La flessione è imputabile ai prodotti non alimentari, le cui vendite calano dello 0,5% in valore e dello 0,4% in volume [….]”. Ecco quanto emerge dalle recenti evidenze ufficiali sui consumi, pubblicate dall’Istat. Prendendo spunto da questa nota, Luigi Bordoni, presidente di schermata-2016-09-26-a-14-30-59Centromarca, evidenzia gli effetti della congiuntura sull’Industria di Marca e chiede all’Esecutivo un più netto cambio di passo nelle scelte di politica economica.

“I dati Istat di luglio confermano la perdurante stagnazione della domanda e non ci sorprendono”, rileva Bordoni. “Sono il riflesso di un’economia debole: evidentemente servono interventi di politica economica più decisi ed efficaci. I mercati scontano il clima complessivo di forte incertezza, che incide sulla fiducia delle famiglie, già penalizzate dalla riduzione del loro potere d’acquisto”.

L’andamento dell’IdM
“Nel primo semestre 2016”, continua Bordoni, “l’Industria di Marca ha manifestato una tenuta complessiva delle vendite e detiene la quota di mercato più elevata in Europa. Inoltre, il 61% delle aziende – secondo le nostre rilevazioni – evidenzia previsioni di crescita tra giugno 2016 e giugno 2017. Ma la dinamica si svolge in un contesto deflativo e le tensioni sui prezzi sono tali da penalizzare la marginalità, con effetti negativi sugli impieghi in innovazione, ricerca, comunicazione. Senza queste risorse, è arduo mantenere un flusso continuo ed adeguato di investimenti, uniche leve per creare uno sviluppo e una crescita sostenibili nel tempo”.

IVA e clusola di salvaguadia
“In più occasioni”, rileva Bordoni, “abbiamo avuto dal Governo conferma che nella prossima Legge di Stabilità saranno disinnescati gli aumenti Iva legati alle Clausole di Salvaguardia. È un fatto positivo, perché l’incremento dell’imposta avrebbe effetti devastanti sulla dinamica della domanda, rendendola ancora più fragile. Ma nella situazione attuale questo non basta: dall’Esecutivo ci aspettiamo iniziative che creino un contesto ambientale più favorevole alle imprese e agli investimenti, con effetti positivi sull’innovazione, l’occupazione, i consumi e l’economia del Paese”.

Il presidente di Centromarca rimarca inoltre l’esigenza di favorire la concorrenza a tutti i livelli: “Il Paese non può più permettersi il lusso di avere segmenti dell’economia pubblica e privata che operano in condizioni protette, agendo sulle loro tariffe in un regime di non concorrenza e accaparrandosi così porzioni consistenti del reddito che le famiglie potrebbero destinare ai consumi”.

Congiuntura e andamento della domanda saranno tra i temi affrontati nel corso della XXV edizione degli “Incontri dell’Industria di Marca con la Moderna Distribuzione” promossi da Centromarca, in programma il 28 e 29 settembre. All’appuntamento, riservato alle sole industrie associate, prenderanno parte oltre 600 manager e i vertici delle più importanti catene distributive.

Articoli correlati:

Crollo dei consumi, Cobolli Gigli auspica un piano industriale

Colussi on air con lo spot che racconta i nuovi cornetti senza olio di palma

Colussi è on air sulle principali emittenti televisive con un nuovo ciclo di comunicazione dedicato ad un’importante novità di prodotto: la prima linea di Cornetti Colussi senza olio di palma e con farina poco raffinata, che segna il debutto del brand nel segmento delle merende.

Lo spot tv – della durata di 15 secondi – con un concept creativo semplice e immediato annuncia la nascita dei nuovi Cornetti, i primi sul mercato senza olio di palma e con farina poco raffinata in un ricco assortimento di gusti, classico, cioccolato, albicocca e ciliegia, svelando il “sorgere” di una nuova alba in compagnia degli irresistibili frollini: SignorCiok, che sorgendo dal mare di latte apre il nuovo giorno, e Scintille, Foglie Magiche e Re di Cuori che in un susseguirsi di immagini “vivono” il latte in modo giocoso e ironico tra match, surfing e splash.

La creatività è firmata Red Cell, l’agenzia guidata da Alberto De Martini e Roberto Vella. Il  team di lavoro composto da Stefano Longoni con il supporto di Martina Leo, ha lavorato sotto la direzione creativa di Roberto Vella e dell’account Laura Baldi guidata dal Deputy General Manager Maurizio Acquaviva.
La pianificazione che prevede una programmazione fino a fine Ottobre è curata dall’agenzia media Marketing Point.

Moka e cialda gemelle diverse

Moka, cialda o capsula? Cosa ne dice il web?

Lo abbiamo indagato, studiando un campione composto da 3.714.812 pareri.

Ecco cosa ne è emerso:

  • Gli ambienti web maggiormente utilizzati per disquisire sulla preparazione casalinga del caffè sono i Blog ed i Forum (82%), particolarmente distanziati i Social (18%).
  • Provengono da influencer ben il 38% dell’universo delle opinioni. La media nazionale di influencer nella rete nazionale nel 2015 è stata circa il 25%. La preparazione casalinga del caffè, infatti, è un argomento che scalda gli animi, accende il dibattito, appassiona.
  • La talkability ha una distribuzione uniforme: l’argomento è trattato durante tutto l’anno senza picchi, non è caratterizzato da alcuna stagionalità.

L’attrezzatura

La prima macro aggregazione è la ripartizione tra pareri riguardanti il caffè preparato in casa con la caffettiera (in polvere, macinato) e quello con la macchina domestica per il caffè (caffè in cialda o in capsula):

schermata-2016-09-23-a-10-33-17

Sia chi prepara il caffè in casa con la caffettiera sia chi utilizza la macchina domestica per il caffè, si ritiene molto soddisfatto della qualità nella quasi totalità dei casi: caffettiera 99%; macchina 98%.

Le reason why

Ma cosa spinge ad optare per l’una o per l’altra?

Per quanto attiene la CAFFETTIERA ecco le principali reason why (pareri multipli):

schermata-2016-09-23-a-10-45-10

Queste le motivazioni relative invece alla MACCHINA DOMESTICA PER IL CAFFE’ (pareri multipli):

schermata-2016-09-23-a-10-47-48

Con passaggio ardito si potrebbe affermare che chi utilizza la caffettiera è convinto sia l’unico modo per preparare del caffè di qualità in casa; chi utilizza la macchina domestica per il caffè ha altre priorità pur riconoscendo la qualità del proprio caffè nella totalità dei casi.

Caffè porzionato

Per quanto riguarda questo segmento di prodotto chi ne scrive nel web nazionale utilizza:

prodotti originali nel     51% dei casi

prodotti compatibili nel 49% dei casi

La ripartizione tra cialde e capsule, stando a chi digita nella rete domestica, è la seguente:

schermata-2016-09-23-a-10-59-09Chi preferisce la cialda in cellulosa lo fa nel 92% dei casi per motivi ecologici e salutistici.

La sostenibilità

I detrattori delle capsule puntano l’indice sull’inquinamento derivante dal mancato smaltimento delle capsule in plastica ed in alluminio, dall’impossibilità di riciclarle, ciò, nonostante alcuni produttori si siano organizzati per la raccolta .

Tali internauti reputano non risolutori a tale proposito gli interventi di Cial (consorzio nazionale per la raccolta e il riciclo degli imballaggi in alluminio) e Conai (Consorzio nazionale imballaggi); lo standard (non obbligatorio) europeo ESE (Easy Serving Espresso), che prevede cialde biodegradabili e caffè compostabile, è sbandierato da questi netsurfer come esempio da seguire.

Molto popolare in rete anche la proposta di un’azienda italiana di Novara che ha studiato e produce una particolare bioplastica di origine vegetale, completamente biodegradabile, che rispetta gli standard richiesti ai contenitori per alimenti, in grado di resistere alle alte temperature cui le capsule del caffè sono sottoposte.

Sotto accusa anche la quantità di tonnellate di CO2 liberate nell’atmosfera per la produzione delle capsule in plastica .

Viene infine ricordato il problema del furano. Ricordiamo: il furano presente negli alimenti, è sostanza non pericolosa in piccolissime dosi che però il nostro organismo non è in grado di smaltire ed il cui accumulo può fare insorgere tumori. L’Efsa (autorità europea per la sicurezza alimentare) effettua un monitoraggio costante della quantità di furano presente negli alimenti; da uno studio commissionato dall’Efsa all’Università di Barcellona nel 2011, emergerebbe che l’alta temperatura cui sono sottoposte le capsule di caffè ed il fatto che siano chiuse impedirebbero al furano, che è particolarmente volatile, di disperdersi come normalmente avviene e quindi il consumo regolare di caffè in capsule potrebbe portare ad un accumulo nell’organismo di quantità cancerogene di furano.

Il prezzo

Da notare che si parla poco di prezzo (20% delle menzioni), che tradizionalmente è uno dei driver di acquisto.

I naviganti hanno la seguente percezione dei prezzi: le caffettiere classiche costano mediamente 15 – 30 euro, per le macchine per uso domestico per caffè in capsule e cialde i prezzi hanno una media, tra gli 80 ed i 150 euro.schermata-2016-09-23-a-11-01-17

Rare le menzioni di macchine per il caffè in polvere (50 euro il prezzo percepito) e per le macchine che funzionano esclusivamente con caffè in grani (chicchi) che secondo i naviganti hanno un entry price oltre i 400 euro.

Per quanto riguarda il caffè in polvere, il prezzo medio al chilo del macinato per espresso è, stando al popolo della rete, di quasi 10 euro, quello del caffè in grani di 20 euro, per un chilo di caffè in cialde si spendono mediamente poco più di 35 euro, mentre un chilo di caffè in capsule costa in media oltre 45 euro.schermata-2016-09-23-a-11-16-10

Il prezzo non è una discriminante per scegliere se preparare il caffè in casa con la caffettiera o con la macchina.

Caffè equo e solidale e bio

Nonostante i principali brand si siano da tempo attivati con interventi che salvaguardano l’ambiente ed aiutino socialmente i paesi produttori di caffè (come la rotazione delle colture, il rimboschimento, la costruzione di asili e scuole, programmi sanitari per le popolazioni locali) tali interventi sono vissuti dalla maggior parte dei naviganti (62% di coloro che trattano l’argomento) come “green / social washing“ e le accuse alla coltivazione intensiva, alla deforestazione, allo sfruttamento del territorio, al bassissimo prezzo di acquisto del caffè riservato ai produttori locali, alle condizioni di lavoro dei lavoratori, in particolare quelle dei raccoglitori, trovano ampio spazio in rete (61% di chi ne digita in rete).

Per quanto riguarda il caffè bio (preferito nel 10% circa dei casi da chi ne scrive in rete riguardo la preparazione a casa) le motivazioni di acquisto sono sia di natura personale, legate alla salute, che di natura ecologica ed ambientale.

Identikit dei netsurfer

Questo il profilo socio demografico dei naviganti che digitano spontaneamente nella rete domestica pareri e opinioni sul caffè preparato in casa:

Maggioranza femminile: 51%, fascia di età compresa tra i 35 ed i 45 anni: 48%, cultura media: 41%.

La provenienza dei pareri in base alle aree geografiche è la seguente: Nord 28%, Centro 39%, Sud e Isole 33%.

Segmentando la provenienza dei commenti in base all’urbanizzazione si ottiene la seguente distribuzione: aree metropolitane 30%, zone urbane 29%, aree suburbane 37%, piccoli insediamenti / zone rurali 4%.

di Gian Marco Stefanini

WWW.WEB-RESEARCH.IT Srl

È un istituto di ricerche di mercato e consulenze di marketing che offre servizi rivolti ad aziende e multinazionali presenti nel mercato domestico.

Ha portato tra i primi in Italia una nuova metodologia di ricerche ed analisi di mercato: Web listening – Web research – Web monitoring.

Utilizzando software di intelligenza artificiale che emulano il funzionamento delle reti neurali effettua un’analisi semantica e psicometrica dei testi presenti nel Web attribuendo loro personalità e punteggi.

www.web-research.it ascolta il Web per scoprire, analizzare, razionalizzare cosa i clienti reali e potenziali pensano e dicono oggi e indietro nel tempo fino agli ultimi tre anni.

È il partner ideale di aziende, marchi, prodotti, servizi e personaggi pubblici con esposizione mediatica significativa.

www.web-research.it – Tel. 02.89367297 – Fax 02.89367298 – P.zza Castello 26 – 20121 Milano

info@web-research.itgianmarco.stefanini@web-research.it

Alberto Masserdotti è il nuovo Presidente di Fespa Italia

Alberto Masserdotti è il nuovo Presidente di Fespa Italia, associazione che rappresenta gli operatori del settore della stampa specialistica, da quella serigrafica a quella tampografica e digitale.

Già CEO del Gruppo Masserdotti, realtà consolidata che da 50 anni è punto di riferimento nel panorama italiano della visual communication, e fondatore di DominoDisplay.com, primo e unico shop online di soluzioni multimediali per la comunicazione visiva, Alberto è stato nominato nel corso dell’ultima assemblea e guiderà l’associazione fino al termine del 2017.

“Si tratta di un incarico di grande prestigio per il quale metterò in campo tutta l’esperienza maturata in questi anni alla guida di una realtà eclettica, capace di operare efficacemente su più fronti – commenta il neo eletto Presidente – “Quello che ci contraddistingue è un DNA da sempre votato all’innovazione ed è proprio basandomi su questo know how che voglio ricoprire questo nuovo ruolo con l’obiettivo di far crescere Fespa Italia in tutti i segmenti che rappresenta”. Mai come oggi, infatti, il mercato della comunicazione offre interessanti opportunità di sviluppo che tutto il comparto deve essere in grado di cogliere, anche attraverso un efficace confronto con i player internazionali.

Pedon e Albert Heijn: prosegue con successo la partenership

Pedon e Albert Heijn, proseguono, con profitto, nella reciproca collaborazione.  Il  retailer olandese, infatti, ha scelto ancora una volta l’azienda vicentina per tre nuove referenze ready-to-eat a marchio AH, destinate alla distribuzione nei 966 supermercati della catena nei Paesi Bassi. Mix 7 cereali, bulgur & quinoa e farro, lenticchie & riso integrale, cotti naturalmente al vapore con sola acqua, olio extra vergine di oliva italiano e sale marino. Pronti in soli 90 secondi in microonde o pochi minuti in padella, questi prodotti hanno un alto valore salutistico e nutrizionale, sono adatti a chi segue un’alimentazione vegetariana o vegana e rispondono alle esigenze del consumatore moderno, sempre più attento alla qualità degli ingredienti, senza rinunciare a gusto e praticità in cucina. Anche lo stesso pack porta la firma di Pedon, una pratica busta doypack stampata – ideale per l’uso in microonde – che conserva tutte le proprietà organolettiche dei cereali e lo rende riconoscibile a scaffale. La busta non necessita di forbici per l’apertura e si presenta in un comodo vassoio espositore “shelf ready”.

Un importante e ulteriore riconoscimento del valore di una partnership di lunga data, Pedon, infatti, porta la gamma fornita ad Albert Heijn a ben 21 referenze tra cereali e legumi, sia convenzionali che biologici, e pasta di legumi.

Sanpellegrino affida la sua logistica a Maura Sartore

Sanpellegrino affida il compito di gestire i suoi processi logistici, controllare le prestazioni e migliorare l’efficienza operativa a Maura Sartore. La nuova Supply Chain Director, 41 anni e una laurea in Ingegneria Gestionale conseguita al Politecnico di Milano, ha più di 15 anni di esperienza all’interno del Gruppo Nestlè, dove ha maturato una consolidata esperienza nel campo della pianificazione della produzione, dell’ottimizzazione del flusso delle merci, della logistica e della gestione dei trasporti. In qualità di Supply Chain Director avrà il compito di gestire i processi logistici di tutti gli stabilimenti del Gruppo, dovrà controllare le prestazioni dei siti produttivi e migliorarne l’efficienza operativa.

Con la nomina a Supply Chain Director, Sartore entra anche nel Comitato di Direzione del Gruppo Sanpellegrino, portando le quote rosa al 40%.
Maura Sartore, in continuità con il lavoro del predecessore, ha tra i suoi obiettivi anche quello di promuovere lo sviluppo di una logistica sostenibile, per il comparto dell’acqua minerale e a beneficio dell’intero sistema strutturale. La sostenibilità rappresenta, infatti, una delle aree prioritarie in cui il neo Direttore della Supply Chain, da sempre sensibile ai temi ambientali,  intende concentrarsi.

Entrata in Nestlé nel 1999, Maura Sartore ha ricoperto incarichi di crescente responsabilità nell’ambito della pianificazione dei flussi produttivi. Nel 2005, in qualità di Demand and Supply Planning Process Leader per il mercato italiano, ha gestito un progetto internazionale di standardizzazione dei processi e dei sistemi informativi.

Nel 2008 è passata in Sanpellegrino come Distribution Manager per il mercato italiano per occuparsi della pianificazione e della distribuzione dei prodotti all’interno del network logistico e nei confronti dei clienti. Nel 2013 è diventata Corporate Demand & Supply Planning Manager per tutte le categorie food, (ad eccezione di Purina), posizione che ha mantenuto fino al 2016.

Particolarmente attenta allo sviluppo di talenti e della diversity, crede che la leadership femminile debba essere valorizzare in maniera complementare al modello maschile, all’interno dell’area in cui opera, portando avanti concretamente una cultura di conciliazione tra lavoro e vita privata.

Futuro roseo per i succhi di frutta 100%: cresceranno fino al 2018

Quattro su 10 lo bevono ogni giorno: sono i numeri davvero impressionanti dei succhi di frutta al 100% secondo lo studio Juice Index di Tetra Pak. La perdita di terreno infatti causata nei Paesi tradizionalmente utilizzatori dal dibattito circa la presenza eccessiva di zuccheri sarà più che compensata dalla crescita nei mercati emergenti tra cui spiccano Cina e Brasile, Malesia, India e Indonesia. Una crescita che, secondo il rapporto, continuerà fino al 2018.
Parte integrante della dieta in molti Paesi (anglosassoni in primis), i succhi oggi giocano ancora un ruolo importante tanto che i consumatori affermano di essere disposti a pagare di più per quelli considerati “salutari” (alternativa all’ardua richiesta del “5 a Day, le cinque porzioni di frutta e verdura suggerite dall’Oms, Organizzazione mondiale della Sanità).

La crescita dunque verrà da prodotti che soddisfano le esigenze dei consumatori, focalizzate su salute e consumo fuori casa, trend particolarmente marcati tra i Millennials, che costituiscono ancora la più influente generazione di consumatori. L’industria ha già risposto con l’innovazione in tre aree chiave: alimenti vegetali, tutto naturale, e specialità 100% succo.

  • Alimenti vegetali: miscele vegetali, combinazione di verdure e frutta, che abbassano il naturale contenuto di zuccheri e aggiungono benefici per la salute; sono oggi il quarto gusto più popolare della categoria 100% succo a livello globale. I lanci di nuovi prodotti che utilizzano le verdure come ingrediente sono triplicati nel 2015 rispetto al 2012.
  • Tutto naturale: nel corso degli ultimi sei anni, il succo non da concentrato (NFC) ha guadagnato quote di mercato rispetto ai prodotti ricostituiti, passando dal 25% nel 2009 a quasi il 30% nel 2015. I nuovi lanci di prodotti con il claim “tutto naturale” hanno visto un tasso di crescita annuo del 25% tra il 2012 e il 2015, in particolare quelli senza additivi e / o conservanti.
  • Specialità 100% succo: più del 60% dei consumatori a livello globale dicono di essere interessati a prodotti di comprovato beneficio per la salute. Così come l’aggiunta di verdure nel mix, i produttori offrono sempre più 100% succo “arricchito con” o “vitaminizzato”. Ad esempio, nel 2015 i prodotti arricchiti aventi benefici funzionali per la salute del sistema immunitario, del cuore, della digestione, delle ossa, del cervello e per la bellezza hanno costituito i due terzi dei lanci di nuovi prodotti.
I gusti più richiesti: regge l’arancia ma avanzano nuove opzioni, anche tra le verdure.

 

 

Sei tendenze, dal premium ai nuovi stili di consumo

Il rapporto evidenzia sei tendenze principali dei consumatori verso i succhi di frutta 100%.

  • I succhi 100% sono considerati gustosi, naturali e salutari
  • È diffusa la preoccupazione verso l’eccessivo uso di zucchero, ma tocca solo marginalmente la categoria dei succhi 100%
  • Alcuni consumatori hanno comunque ridotto il consumo per assumere meno zucchero
  • Il cambiamento degli stili di vita ha impattati su alcune abitudini tradizionali, soprattutto il succo nella prima colazione.
  • Avanzano le opzioni premium, la categoria dei succhi di alta gamma è quella che cresce maggiormente
  • L’innovazione di prodotto è la chiave del successo, ma anche una comunicazione nnovativa è importante

«È positivo vedere che i marchi a livello globale stanno trasformando in opportunità le sfide presentate dal cambiamento degli stili di vita e dal dibattito sullo zucchero – ha detto il Presidente e CEO di Tetra Pak, Dennis Jönsson –. Stanno guidando la crescita nella categoria 100% succo con nuovi prodotti che catturano l’immaginazione dei consumatori, che vanno oltre i succhi di frutta tradizionali come arancia e mela, estendendosi ad una gamma di miscele vegetali fantasiose e a nuovi sapori di frutta, creando infinite possibilità di nuove combinazioni . Come sempre, la chiave del successo è l’innovazione, che offre il prodotto giusto al momento giusto per soddisfare le esigenze dei consumatori moderni e, cosa altrettanto importante, cattura la loro attenzione ed entra in connessione con loro”.

Il 100% Juice Index 2016 di Tetra Pak si basa su approfondimenti di mercato effettuati grazie alla collaborazione dell’azienda con i clienti in tutto il mondo, e su quanto emerso da una recente indagine su 7.000 consumatori in sette Paesi.

Alibaba Group celebra il vino nel “Tmall 9.9 Global Wine & Spirits Festival”

Alibaba Group ha celebrato il “Tmall 9.9 Global Wine & Spirits Festival”, il primo evento interamente dedicato al vino e alle bevande alcoliche con l’intento di promuovere la crescente popolarità di vini e bevande alcoliche importati tra i consumatori cinesi, soprattutto tra le nuove generazioni.

Oltre 100.000 tipologie di vini e bevande alcoliche provenienti da più di 50 Paesi hanno avuto accesso al mercato di 434 milioni di consumatori cinesi.
L’Italia è stata rappresentata da 50 cantine, tra cui Allegrini, Antinori, Bolla, Folonari, Frescobaldi, Mezzacorona, Planeta e Ruffino, e più di 500 etichette.
Italia, Spagna, Francia, Germania, Austria, Belgio e Cile sono stati i paesi più rappresentati nelle vendite. L’Italia è stata seconda solo alla Francia in termini di  numero di etichette di vini offerti su Tmall.
Durante le ventiquattro ore dedicate all’evento, i consumatori cinesi hanno effettuato 100 milioni di ordini di vini e bevande alcoliche provenienti da tutto il mondo. Nella prima ora, le vendite sono state dieci volte superiori rispetto a quelle registrate il 9 settembre dello scorso anno. Per quasi la metà si è trattato del primo acquisto su Tmall di questa tipologia di prodotti, a riprova del fatto che l’evento ha attratto un nuovo pubblico di consumatori on line.

Le performances
Il Gruppo Mezzacorona ha venduto 10.000 bottiglie di vino durante il 9.9, con una media di 415 bottiglie all’ora.
Tignanello, il vino con cui hanno brindato Jack Ma e il Presidente del Consiglio Matteo Renzi durante il G20, è andato esaurito.

Le Rovole e Natale Verga sono tra gli altri brand Italiani che hanno riscosso maggiore successo durante l’evento.
Il “Tmall 9.9 Global Wine & Spirits Festival” ha permesso alle cantine di tutto il mondo di  farsi conoscere, in particolare si sono registrate vendite significative per le bottiglie di Chateau Lafite, al prezzo di 2.700 euro.
Il Maotai cinese, il liquore più famoso del Paese, ha registrato vendite superiori di quasi il 50% rispetto alle vendite dell’intero 2015.
Manfredi Minutelli, Business Development Manager Responsabile Food&Wine Alibaba Italia  ha dichiarato: “Siamo particolarmente entusiasti del risultato raggiunto. I numeri delle vendite durante il ‘Tmall 9.9 Global Wine & Spirits Festival’ confermano la nostra convinzione di come Alibaba possa fare molto per aiutare l’export italiano a crescere in Cina in un settore come quello del vino che ha ampi margini di crescita avendo oggi una quota di mercato pari solo al 6% . Al fianco delle cantine del nostro Paese, Alibaba si pone l’obiettivo di recuperare posizioni di mercato più in linea con quello che l’Italia rappresenta nel mondo: il primo produttore di vino. Grazie al supporto e all’adeguata preparazione di Alibaba, le aziende presenti sulle nostre piattaforme, come i tre flagship store citati,  possono ottenere importanti risultati in termini di vendite e brand awareness”.

BrandContent

Fotogallery

Il database online della Business Community italiana

Cerca con whoswho.it

Diritto alimentare