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Cirio sugli scaffali di Walmart, l’accordo tra Conserve Italia e il colosso USA

Cirio porta i suoi prodotti nella catena di negozi Walmart: ecco il risultato della  nuova strategia di Conserve Italia. Grazie, infatti, alla Costituzione di una nuova società controllata negli Stati Uniti (la Conserve Italia USA Corporation, con sede ad Hoboken) e all’accordo distributivo per la commercializzazione dei suoi  prodotti, la cooperativa italiana  si appresta a rafforzare la propria quota di export sul mercato a stelle e strisce.

“I punti vendita Walmart in cui i prodotti Cirio saranno presenti a regime – spiega Pier Paolo Rosetti, direttore generale di Conserve Italia e presidente di Conserve Italia USA – sono una quota pari al 30% di tutti i negozi con insegna Walmart negli Stati Uniti. I nostri prodotti sono già da questa settimana presenti negli scaffali dedicati al “True authentic Italian”, da sempre molto apprezzato dai consumatori americani, anche se abbondano come è noto confezioni che non hanno nulla del made in Italy se non il richiamo evocativo del nome”.

“Le referenze Cirio introdotte negli scaffali – aggiunge Cesare Concilio, direttore commerciale estero del consorzio bolognese e neo direttore di Conserve Italia USA – presentano alcuni elementi fortemente innovativi. Venderemo le nostre polpe in comode confezioni in cartoncino tetra recart, che si aprono con un semplice strappo senza l’utilizzo delle forbici, mentre i pelati e le passate sono presenti in cluster contenenti due scatolette da mezzo chilo, per evitare sprechi di cibo”.

“Siamo presenti sugli scaffali solo da pochi giorni – conclude Concilio – e stiamo già avendo buoni risultati in termini di vendita, considerando anche che nei negozi Walmart non è possibile fare azioni mirate di promozione”.

Fiducia in calo. Complici la Brexit, i flussi migratori e le guerre internazionali

La fiducia si contrae in tutta l’Europa dei 28. Secondo l’indice presentato da GFK per il terzo semestre del 2016, si è infatti scivolati dai precedenti 13,1 punti ai 12,3 nel periodo compreso tra giugno e settembre 2016.

Le cause? La Brexit ha pesato parecchio a livello transnazionale (andando però ad attenuare gradatamente i suoi effetti negativi), ma ogni singolo paese ha dovuto fare i conti con questioni interne.schermata-2016-10-17-a-11-38-42

In linea generale, dunque, si può dire che se è vero che sul fronte economico, l’Europa sta attraversando una positiva fase di sviluppo economico (cresce anche il numero degli occupati), è pure vero che le aspettative economiche e di reddito tra i consumatori non sono alte. Così come la propensione all’acquisto. Ciò potrebbe essere imputabile ad aspetti diversi prettamente nazionali, ma anche a fattori psicologici generali e incertezze fondamentali, quali la guerra in Siria, gli attacchi terroristici che hanno colpito Francia e Germania, l’ascesa dei movimenti politici di estrema destra alle elezioni o nei sondaggi e le imminenti elezioni presidenziali americane.schermata-2016-10-17-a-11-37-14

Per quanto attiene all’Italia, pare chiaro che da qui ai prossimi mesi lo scenario non sarà molto roseo.

A causa del persistere della crisi, ma anche per via degli arrivi in massa di migranti, sempre più vissuti come un pericolo.schermata-2016-10-17-a-11-37-54

Ne consegue che le aspettative economiche dei consumatori hanno toccato quota -40,6 punti (il valore più basso da gennaio 2014). Nel complesso, il dato risulta in calo di 9,3 punti dal giugno di quest’anno e di ben 25,2 punti rispetto a settembre 2015.schermata-2016-10-17-a-11-38-16

Non va meglio all’indicatore delle aspettative di reddito: -10 punti dallo scorso gennaio (il livello più basso). E in questo caso la sfiducia è fomentata dall’andamento del livello di disoccupazione in Italia, sempre elevato o addirittura in aumento negli ultimi mesi.

Ed ecco, infine il corollario inevitabile di questo mood: un nuovo calo anche della propensione all’acquisto. Nella prima parte dell’anno questo indicatore aveva raggiunto livelli soddisfacenti, ma nel terzo trimestre è calato drasticamente di 13,9 punti, andandosi ad assestare a 6,8 punti a settembre.

Peroni diventa giapponese, concluso il passaggio da SabMiller ad Ashai

Peroni esce da SabMiller ed entra a far parte del gruppo Ashai Europe. I rumors si rincorrevano da mesi Peroni potrebbe diventare giapponese: Asahi interessata all’acquisto da SabMiller, e del resto le autorità europee avevano assoggettato la fusione dei due colossi della birra, InBev e SabMiller, alla vendita dei marchi europei, per questioni di antitrust Sab Miller e Ab InBev possono unirsi ma l’Ue impone a Sab Miller di vendere le europee. Alla fine l’ha spuntata la giapponese Ashai.

Asahi Europe detiene anche i marchi Royal Grolsch e Meantime Breweries. Dopo quasi un anno di trattative, la bionda tricolore viene quindi ceduta alla compagnia giapponese da parte di Ab InBev, che potrà così completare l’acquisizione di SABMiller.

La produzione proseguirà negli stabilimenti di Roma, Padova e Bari, con rifornimento del malto italiano dalla sua Malteria Saplo di Pomezia.

«Continueremo ad investire nella nostra filiera per fornire ai nostri consumatori prodotti di qualità, collaborando con i nostri clienti per rispondere alle sfide del mercato e sviluppare insieme la categoria– ha detto Neil Kiely, Managing Director di Birra Peroni –. Birra Peroni è parte integrante della tradizione e della cultura industriale di questo Paese. Il nostro legame con l’Italia è indissolubile. Per questo rimane vivo il nostro impegno a operare su questo mercato in maniera responsabile e sempre più sostenibile».

«Oggi è un giorno memorabile per la nostra azienda. Siamo orgogliosi di essere diventati un Gruppo attrattivo grazie a marchi prestigiosi ed al talento delle nostre persone. Sono convinto che lavorando insieme, saremo in grado di far crescere il nostro business servendo sempre meglio i nostri clienti ed i nostri consumatori» ha dichiarato Akiyoshi Koji, Presidente del gruppo Asahi.

Birra Peroni ha chiuso il bilancio al 31 marzo 2016 con 360 milioni di ricavi ed un utile di 21,5 milioni.

Pink Lady presenta Pinkids, le mele “dell’Era Glaciale”

Pink Lady®, la mela dal bollino a forma di cuore, presenta Pinkids®, le mele personalizzate con i personaggi del nuovo film d’animazione “L’Era glaciale: In rotta di collisione”, di cui sarà presto disponibile il DVD.
Questa è l’idea di Pink Lady® per inaugurare il primo raccolto Pinkids® dell’anno e attirare i più piccoli verso un alimento spesso trascurato, come la frutta. Infatti queste mele, grazie alle dimensioni ridotte, rispondono perfettamente ai bisogni dei bambini, che spesso non riescono a mangiare per intero una mela tradizionale, garantendo un frutto dalle alte qualità nutrizionali e che, allo stesso tempo, incentiva la lotta contro gli sprechi alimentari, dando anche ai frutti più piccoli la possibilità di arrivare sul mercato.
Con questa scelta Pink Lady® coniuga i suoi valori, il rispetto per l’uomo, per la terra e per le tradizioni, a quelli del nuovo episodio della saga “L’era Glaciale”, l’umorismo, l’avventura e lo spirito d’amicizia, in ottica di un posizionamento strategico con un franchise universalmente conosciuto e rivolto allo stesso target di Pinkids®.
Il co-branding tra Pinkids® e Fox, che durerà da inizio novembre a fine dicembre di quest’anno, porta sul mercato un packaging brandizzato in edizione limitata, con grafica, bollini e stickers de “L’Era Glaciale” on pack. Le Pinkids® son disponibili in tre formati diversi: referenze da 4, 6 o 8 mele.

Franchising: riprende l’abbigliamento (+9%), crescono food e telefonia

La scorsa edizione del Salone del Franchising.

Dopo anni di crisi, torna a crescere l’abbigliamento, si conferma il buon momento del food, crescono telefonia e elettronica: è questa la fotografia del franchising in Italia che analizza dati provenienti dagli oltre 50mila negozi che nel nostro Paese seguono questa formula.

La crescita di abbigliamento e moda è del 9% Nel primo semestre 2016 rispetto allo stesso periodo del 2015, mentre il food cresce del 7%, gli articoli per la persona dell’6% e telefonia/elettronica del 5% (dati ). Il comparto dell’affiliazione fattura 23 miliardi di euro l’anno e sono 500mila gli italiani che ogni anno si avvicinano al franchising, valutando la possibilità di aprire un negozio. I dati sono stati diffusi dal Centro Studi Rds-Salone Franchising Milano. La 31 edizione del Salone del Franchising si terrà a Milano dal 3 al 5 novembre presso Fieramilanocity.

«La ripresa dell’abbigliamento è sorprendente – ha dichiarato Antonio Fossati, Presidente di RDS, che organizza con Fiera Milano il Salone – ma non vuol dire che questa ripresa si estenda poi a tutto il commercio tradizionale. Nella affiliazione vanno bene negozi molto specializzati come quelli di camicie e intimo, comunque capaci di proporre qualità a prezzi contenuti».

Al Salone saranno numerose le nuove proposte, anche nel campo del food come Isola Celiaca, specializzata in prodotti gluten free,  Fassoneria, hamburgeria piemontese oGreen & Go, Alimentazione sana made in Italy. Ma non mancheranno i grandi marchi dell’affiliazione: Yamamay, Piazza Italia, Fratelli La Bufala, Rosso Pomodoro, Kasanova, Mondadori, Tata Italia, Coincasa, Silvian Heach, Carpisa, Jacked. Dall’estero: Top Queens, Equivalenza, 100 Montaditos, dalla Spagna; Wikane, La Cure Gourmande, la French Tech Ovh, Splio dalla Francia; Anytime Fitness dagli Usa; Parfen dalla Bulgaria.

Gli espositori potranno avere incontri riservati con oltre 90 tra i principali centri commerciali italiani alla ricerca di nuovi format da inserire, in un evento riservato che si terrà il 3 Novembre all’interno del Salone grazie al supporto del CNCC Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali.

La novità di questa edizione è la presentazione di un e-book con tutte le possibile informazioni per scegliere in tranquillità un buon franchisor, firmare un buon contratto ed evitare ogni pericolo di franchising pirata. E poi ci saranno l’area F-talk con workshop e conferenze; la F-school con corsi e seminari su tutte le tematiche del franchising; l’area F-foryou per incontri one to one con esperti di business, finanza e psicologia.

Esselunga, Caprotti nel testamento caldeggia Ahold, altolà a Coop

Potrebbe esserci un futuro belga-olandese per Esselunga, o quanto meno sono queste le indicazioni che il fondatore e patron Bernardo Caprotti ha indicato nel suo testamento per il futuro dell’insegna (pubblicato da Repubblica).  un futuro non italiano dunque, e assolutamente non con le odiate Coop, ma, “quando i pessimi tempi italiani fossero migliorati, una collocazione internazionale. Ahold (oggi fuso con Delhaize) sarebbe ideale. Mercadona no”.

Ahold hafinalizzato a luglio il processo di fusione con la belga Delhaize, che ha portato alla nascita di uno dei maggiori gruppi della grande distribuzione mondiale, presente in 11 Paesi attraverso 22 marchi locali con 6.500 punti vendita, oltre 50 milioni di clienti e 375mila impiegati. L’olandese Royal Ahold (cui fanno riferimento i marchi Albert Heijin, Gall&Gall e Etos) e il belga Delhaize (3.410 pdv in sette Paesi in tre continenti), insegne europee ma con forti interessi nel mercato USA (dove realizzano il 60% delle vendite), hanno dato vita alla quinta insegna della grande distribuzione in USA con vendite da 54 miliardi di Euro, e in Europa al quarto retailer per dimensioni.

Un colosso che potrebbe esser interessato a un gioiello come Esseleunga, con la quale entrerebbe nel mercato italiano dalla porta principale. È certamente presto però per capire se ci sarà un’offerta del gruppo il quale, interpellato dall’Ansa, non ha voluto commentare (come è comprensibile essendo una compagnia quotata in borsa). In soffitta potrebbero finire almeno per il momento invece l’interesse dei fondi di investimento Blackstone e Cvc Esselunga acquirente cercasi, e tra i pretendenti (ri)spunta Walmart)

Eredi universali in parti uguali sono designate la figlia Marina e la seconda moglie Giuliana, che ottengono il controllo di Supermarkets Italiani, la holding che controlla Esselunga, e il 55% della Villata, l’immobiliare che raccoglie uffici, magazzini e supermercati. A Giuseppe e Violetta si spartiscono quindi il restante 30% di Esselunga e il 45% dell’immobiliare.

L’indicazione resta comunque quella di vendere: Esselunga “è diventata ‘attrattiva’”. “Però è a rischio. È troppo pesante condurla, pesantissimo ‘possederla’. “Attenzione: privata, italiana, soggetta ad attacchi, può diventare Coop (peraltro membro insieme ad Ahold nella centrale Coopernic). Questo non deve succedere”.

Fitto di puntualizzazioni e precisazioni sulle ragioni di alcune scelte. Ce n’è per tutti: i figli del primo matrimonio con Giorgina Venosta, Giuseppe e Violetta, i due fratelli “la cui liquidazione (richiesta) mi è costata quasi vent’anni di ristrettezze”, la pinacoteca Ambrosiana rea di non aver giustamente valutato un dipinto leonardesco da lui donato, la società cattolica italiana che non ha apprezzato il suo successo.

Per sapere chi è Ahold-Delhaize leggi Ahold Delhaize completa la fusione e nasce un supergruppo della Gdo.

PepsiCo e Costa Crociere insieme per altri due anni

PepsiCo, Costa Crociere e il marchio tedesco AIDA Cruises di Costa Crociere S.p.A. rinnovano per altri due anni, fino a settembre 2018, l’accordo a livello europeo, dopo due anni di proficua collaborazione (la partnership, infatti era stata siglata per la prima volta nel 2014).

Il nuovo accordo (che ribadisce come il settore dei viaggi, così come quello dell’entertainment e aereo, abbiano per PepsiCo un ruolo chiave)  prevede la fornitura di Pepsi, Lipton Ice Tea e dei succhi di frutta Looza sulle navi Costa Crociere e di Pepsi sulle navi AIDA Cruises.

I passeggeri internazionali dei due marchi, provenienti da oltre 200 paesi diversi,  potranno continuare a gustare la qualità dei prodotti PepsiCo nel pieno comfort e relax offerto dalle 21 navi Costa Crociere e AIDA Cruises attualmente in servizio, la flotta più grande fra tutti gli operatori europei.

“Siamo molto soddisfatti di proseguire questa partnership, una collaborazione proficua che in questi anni ha portato un reale valore aggiunto per entrambi, e che ci garantisce grande visibilità ed accesso ad un elevato bacino di consumatori” – afferma Marcello Pincelli Direttore Generale e Amministratore Delegato di PepsiCo Beverages Italia.

Largo Consumo Confezionato: le previsioni di Iri per i prossimi mesi

Largo Consumo Confezionato, quale futuro?

Delineare uno scenario in cui inquadrare gli ultimi mesi del 2016 e quelli successivi del 2017 è un esercizio obbligato per gli operatori del settore. Di seguito proponiamo le previsioni elaborate da IRI, leader nelle informazioni di mercato per il Largo Consumo, il Retail e lo Shopper.

L’anno in corso, dicono le stime, non avrà una chiusura eclatante, ma poco al di sopra dei livelli del 2015. Dopo una crescita nel 2015 del 2,2%, sostenuta anche da un’estate particolarmente calda che ha aiutato le categorie stagionali come le bevande, il 2016 è infatti previsto attestarsi su un modesto +0.3.logo-iri-jpg

Iri dice di “guardare agli ultimi mesi del 2016 con un cauto ottimismo in parte confortato dall’atteso rimbalzo sull’ultimo quadrimestre «fiacco» del 2015”.

Si tratta comunque di un risultato buono, se si considera il brutto andamento della prima parte di quest’anno.

2016: le criticità

Due le cause principali di queste performances fiacche: la prima (di carattere socio-politico) è il crollo della fiducia della domanda (deteriorata da attentati, sfiducia sull’Europa, crisi delle banche…) che ha accentuato un atteggiamento volto alla cautela negli acquisti durante tutta la prima parte del 2016. La seconda causa è legata all’andamento meteorologico: il clima estivo più fresco, infatti, ha penalizzato i mercati legati alla stagionalità estiva, comportando una perdita di vendite di prodotti di Largo Consumo valutabile in circa 570 milioni di euro.

Secondo IRI, tale discontinuità è destinata ad assorbirsi gradualmente nel corso dell’anno corrente. Nell’ipotesi peggiore (ovvero di propagazione dell’effetto anche nel corso dei mesi restanti) si stima un contributo peggiorativo fino a circa 0.7 punti di mancata crescita che riporterebbe il comparto vicino alla crescita 0 già nell’anno corrente.

Il 2017

Moderatamente ottimisti, per quanto attiene al prossimo anno anche in virtù delle attese cautamente ottimistiche sul quadro economico generale. La speranza viene riposta anche nell’ipotesi che non ci siano altre forti discontinuità economiche e geo-politiche.

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Il Largo Consumo

In generale i canali fisici di vendita del Largo Consumo illustrano una tendenza all’aumento della quota parte dell’Alimentare, che incide sempre di più sulla spesa per beni primari degli italiani. Questa tendenza proseguirà anche durante l’anno prossimo.

Per le Bevande, ipotizzando un’estate 2017 più favorevole dal punto di vista climatico (“nella norma”) rispetto a quella appena trascorsa, si attende un rimbalzo positivo della domanda.

Per quanto concerne l’andamento delle vendite a valore lo scenario previsionale è supportato da una duplice ipotesi:

  1. Il clima economico resterà orientato alla deflazione, o comunque alla sostanziale stabilità dei prezzi.
  2. Il governo non ricorrerà alla clausola di salvaguardia, non intervenendo perciò sulle imposte indirette.

Secondo questo scenario l’evoluzione dei ricavi sarà solo di poco superiore a quella dei volumi, e comunque contenuta all’interno del punto percentuale di crescita.senza-titolo2

IRI e The Kroger Co.: una partnership a vantaggio dei consumatori

IRI, leader mondiale nella gestione di big data, e The Kroger Co. , uno dei principali distributori al mondo, hanno siglato un accordo di lungo periodo, destinato a ottimizzare il rapporto con la clientela.

L’obiettivo della partnership, infatti, è quello di supportare la strategia core di Kroger denominata Customer 1st e rafforzare l’offerta ed il servizio al mercato ed al consumatore offerti delle due aziende.

All’interno di questa strategia, IRI sarà il partner principale per i servizi riguardanti le informazioni di mercato, che forniranno al distributore e a tutti i produttori con cui collabora una visione univoca delle performance del business comparata al resto del mercato.

Operativamente, il punto di forza di questo approccio risiede nell’innovativa piattaforma tecnologica IRI Liquid Data™ e nelle informazioni sui prodotti e su dati provenienti da fonti terze (ad inclusione di meteo, costi dei carburanti e fattori macroeconomici) che faciliteranno la collaborazione di Kroger e dei suoi fornitori e la presa decisionale.

“IRI e Kroger sono in prima linea nell’evoluzione dello scenario del retail grazie a informazioni di mercato più puntuali e tecnologia all’avanguardia per la creazione di strategie di marketing centralizzate sul cliente che, in ultima analisi, consentono di generare crescita” – Ha commentato Andrew Appel, President and Chief Executive Officer di IRI.
“In tutto quello che facciamo e in ogni decisione che prendiamo mettiamo al primo posto i nostri clienti. La collaborazione con IRI rappresenta per noi un ulteriore passo in questa direzione” – ha commentato Mike Donnelly, Executive Vice President dell’area merchandising di Kroger. “Siamo fermamente convinti che IRI detenga gli strumenti migliori per consentire a Kroger e ai suoi fornitori di accedere a insights più rilevanti, che ci permettono di migliorare la shopping experience di tutti i clienti.”

Altroconsumo dà le pagelle alla Gdo, ma cambia il paniere. Botta e risposta con U2

Anche quest’anno Altroconsumo, l’associazione per la tutela e difesa dei consumatori, ha fotografato la Gdo nazionale stilando la classifica delle insegne più convenenti. Sul podio salgono Esselunga ed Ipersimply, considerate le più convenienti. Sul fronte delle marche commerciali vincono U2 Supermercato e Conad ipermercato mentre il discount più conveniente risulta essere Eurospin.
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L’indagine (giunta alla 28a edizione) ha preso in considerazione 67 città italiane (per lacune c’è una classifica ad hoc) rilevando oltre un milione di prezzi su 115 categorie di prodotti tra quelli considerati “acquisti irrinunciabili” in 922 punti vendita. Il sottinteso è che scegliendo meglio dove si fa la spesa una famiglia può risparmiare in media 3000 euro, ma anche 4000 in città come Venezia. Non solo: sul sito di Altroconsumo, solo per i soci, esiste un servizio “personalizzato”: riempiendo il carrello virtuale con la propria spesa viene segnalato il supermercato della propria città in cui fare quella spesa costa meno, nonché il risparmio rispetto alla spesa abituale.

famiglie

Sotto la lente anche i prodotti, di marca, con evidenziato il delta di differenza molto ampio tra un punto vendita e l’altro. Il consiglio è chiaro e cristallino: acquistando prodotti con marchio commerciale o al discount costa meno, molto meno, senza andare a discapito spesso della qualità, anzi: sottolinea Altroconsumo come tra il “Miglior Acquisto” delle suoi test nel periodo 2014-2016 solo il 28% riguardava prodotti di marca, mentre a pari merito al 36% figurano i prodotti di marca del distributore e i prodotti discount.

prodotti

 

Escono le marche, entra il paniere

Non è d’accordo con la classifica di quest’anno U2 Supermercato, che fa sapere come, rispetto agli anni passati, siano cambiate le regole per la definizione di una delle classifiche, quella della spesa “con tutti i prodotti”. Passando da un paniere composto solo da prodotti di marca a uno che contiene anche prodotti più economici, diventando così da paniere “Marche” a “Spesa con tutti i prodotti”. Inoltre la classifica introduce due nuovi criteri solo per la classifica “Spesa con tutti i prodotti”, ovvero il numero di punti vendita e la copertura territoriale su territorio nazionale.

“I criteri suddetti hanno portato all’esclusione di U2 Supermercato dal primo e più importante dei tre panieri” spiega un comunicato dell’insegna, che lamenta il fatto che non sia stato fatto “cenno alcuno nel comunicato stampa o nell’articolo sul sito dei nuovi criteri adottati, con conseguente informazione ingannevole nei confronti del cliente”.

Altroconsumo risponde alle critiche chiarendo che “scopo [del “nuovo paniere”] è quello di offrire un’informazione che costituisca una sintesi di quanto risultato nelle altre tre tipologie di classifiche pubblicate: rappresenta, cioè, il comportamento comune di una famiglia italiana, la quale non effettua mai una spesa di soli prodotti di marca, o marchio commerciale, o primo prezzo, ma compie prevalentemente una spesa composita tra le diverse tipologie di marca. Questo paniere è, in verità, il più rappresentativo tra i panieri mai costituiti da Altroconsumo. Ma proprio la sua composizione ha imposto vincoli più rigorosi nella selezione delle insegne da inserire nella classifica. In particolare, sono state selezionate insegne che fossero presenti in almeno cinque regioni italiane”.

Il paniere “tradizionale” basato sui prodotti di marca ritorna anche nella classifica 2016 nelle classifiche delle singole città, che evidenzia il supermercato che pratica i prezzi più convenienti.

Infine, nel servizio “personalizzato” riservato ai soci di Altroconsumo sono presenti anche le insegne a carattere locale, che nelle classifiche pubblicate sulla rivista non compaiono.

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