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Vapiano: dopo gli Emirati il retailer tedesco guarda al Bel Paese

Vapiano, un format globale che si identifica con un`offerta e un`immagine tipicamente italiane. Ma perché non è presente nel Bel Paese? A questa domanda il CEO di Vapiano Mario C. Bauer risponde lasciando intendere concreti propositi di fattibilità per un futuro non molto lontano: «In Italia il livello di competizione è molto elevato. Da un lato il tessuto imprenditoriale mostra una prevalenza di ristoratori privati che in ogni angolo del territorio esprimono una buona qualità. Dall’altro lato la ristorazione a catena nel vostro Paese attecchisce meno velocemente rispetto ad altri stati europei, come Francia e Spagna, che al momento consideriamo un target primario.

mario-c-bauer-picEcco perché per investire in Italia stiamo cercando partner professionali che siano in grado di supportarci con la formula della joint venture e con l`obbiettivo di aprire almeno 20 punti di vendita in franchising».

Un secondo obiettivo di sviluppo inerente la rete di affiliati riguarda il Medioriente e in particolare gli Emirati Arabi Uniti (EAU) in vista di Expo 2020. Attualmente il gruppo può vantare a Dubai due location in altrettanti mall e una su strada. A ogni buon conto, il piano di aperture dichiarato, in ossequio alla road map dell`evento planetario che, in questa tornata mediorientale, sarà dedicato alla gestione delle risorse energetiche e all`alta tecnologia (“Connect the mind, create the future” è il claim), è quello di realizzare 8 location intorno ai 400 mq di formato, all`interno dei più importanti punti commerciali e turistici della città: Mall of Emirates, Marina Mall Abu Dhabi, Jumeirah Road, Sheikh Zayed e Aeroporto nel quartiere di Garhoud per citarne alcuni. Tra l`altro nei prossimi 12-18 mesi è prevista un`apertura ad Abu Dhabi: «In Medioriente –dice Bauer- ci aspettiamo una crescita turistica notevole. Le condizioni di affiliazione sono le stesse che applichiamo in Europa, tuttavia mentre nel vecchio continente le trattative sono gestite attraverso rapporti privati diretti, in EAU è sempre necessario il supporto di intermediari del settore immobiliare». Il riferimento è alle grandi compagnie, come per esempio, Nakheel (creatrice degli arcipelaghi artificiali di Dubai meglio noti come Palm Island) o Emaar (proprietaria del Burj Kalifah, il grattacielo più alto del mondo) che negli Emirati si stanno occupando della progettazione e della realizzazione delle grandi opere edilizie, in uno stato, come gli EAU, che, tra gli svariati obbiettivi inclusi nel suo indirizzo politico, ambisce a diventare il punto di riferimento turistico e commerciale nel segmento del lusso in Medioriente.

Un`architettura tutta italiana

Attualmente Vapiano conta 170 ristoranti in 31 paesi distribuiti su 4 continenti, un numero di aperture che si è perfezionato in soli 14 anni. «Nessun franchisor europeo del segmento fast-casual dining –dice Bauer- può vantare una crescita così rapida». A testimonianza di un modello di offerta e di un format collaudati che si esprimono al meglio in location di 800-1000 mq, non si dimentichi che a stabilire le linee guida del layout di Vapiano, sin dall`epoca della fondazione, avvenuta nel 2002 è stato chiamato l`architetto Matteo Thun, tuttora consulente dell`insegna.

Mentre per l`ambiente e gli arredi è previsto l`impiego di essenze materiche sempre vere e naturali come il marmo legno grezzo, piastrelle di varia natura ed alcune erbe di giardino sparse dappertutto, una seconda particolarità concernente le formule di servizio che determinano il percorso del cliente, sono altresì i punti di somministrazione in front cooking per pasta, pizze e insalata, dove è possibile richiedere una personalizzazione della ricetta stabilendo un rapporto esclusivo con lo “chef va pianista” di turno: «In ogni parte del mondo –specifica Bauer- i best seller della nostra clientela sono la pasta alla carbonara e alla bolognese e la pizza al salame. Ed altri piatti con buone performance, soprattutto in Medioriente, sono la pizza Margherita e i piatti a base di pollo».

Sempre nell`ambito delle cooking-station sono servite le bevande analcoliche una volta pronti i piatti. Vino birra e alcolici, in genere, sono somministrati al bar all`ora di pranzo oppure su ordinazione, con servizio al tavolo, la sera.

L`identificazione con la cultura gastronomica della nostra penisola oltre che dalle ricette è connotata anche dal menu, sempre rigorosamente stampato italiano, con traduzioni nella lingua locale.

Stabilito che in merito all`assortimento in alcune regioni Vapiano osserva le abitudini religiose del Paese ospitante – per esempio nei Paesi arabi è previsto un menu halal -, i franchisee di tutto il mondo hanno l`obbligo di inserire nel menu una serie di piatti-core che rappresentano il 20% dell`offerta.

 

Le condizioni di affiliazione a Vapiano

Fee d`ingresso :                        50.000

Contrattazione:                         esclusivamente con operatori locali

Royalty:                                    6-8% secondo la redditività al mq

 

Marco Oltrona Visconti

Amazon Prime Now e il pesce è servito (e recapitato)

Pesce on -line: Amazon varca un’altra frontiera, con buona pace dei più conservatori che prima di comprarlo, del pesce vogliono vedere l’occhio.

Amazon, dal canto suo, assicura di fornire merce di qualità, fresca e selezionata, in quanto sceglie con cura i propri fornitori e provvede a un’attenta conservazione dei prodotti prima e durante la consegna al cliente.

L’offerta ittica
I nuovi prodotti si aggiungono agli oltre 20.000 disponibili e acquistabili sull’app Amazon Prime Now, il servizio per i clienti Prime che offre consegne in un’ora o in finestre di due ore a Milano e in 46 comuni dell’hinterland milanese dalle 8.00 a mezzanotte, 7 giorni su 7.

All’interno della nuova selezione pesce, i clienti Prime Now possono acquistare branzini, orate e sardine già pulite, mazzancolle, filetto di gallinella o di merluzzo nordico, persico africano, pesce spada, platessa, trota salmonata e salmone; trancio e filetto di salmone al pepe rosa o con patate, diverse qualità di burger di pesce, carpaccio di polpo, insalata di polpo con patate e olive taggiasche, insalata di mare e legumi. Tutti questi prodotti verranno così consegnati direttamente al piano a casa o in ufficio in un’ora o in finestre di due ore.

La carne
Inoltre, a partire da oggi, anche la selezione carne di Amazon Prime Now si amplia con nuove prelibatezze a base di bovini, suini e polli, come l’hamburger allo speck, la luganega nella versione classica, al finocchietto o al peperoncino, la tartare di bovino e poi ancora pollo fritto, alla messicana o alla orientale.

Nuovi consumi: le evidenze emerse al Convegno di Nagel –Group e Instore

Cogliere i segnali inviati da un consumatore che, pur in un contesto ancora deflattivo, è pronto a mettere nel carrello prodotti di valore. È questa la sfida che si apre davanti a retail e industria, stando alle indicazioni rilasciate da Iri nell’ambito del convegno “Industria e Distribuzione: come cooperare per ottimizzare la filiera?”, organizzato da Fiera Milano Media, con la testata inStore, in collaborazione con Nagel-Group

Filippo Schianchi, Senior Account Manager Nagel-Group
Filippo Schianchi, Senior Account Manager Nagel-Group, società logistica che vanta una collaudata esperienza di collaborazione con la distribuzione, come confermato dalla solida partnership che la lega al Gruppo Finiper.

“Complessivamente – ha detto Cristina Lazzaroni, client service account director di Iri – il comparto Lcc vive una stagione ancora faticosa, con l’alimentare chiamato a sostenere volumi e fatturati: il food è infatti l’unica voce in totale territorio positivo, con un +1,1% a volume e un +1% a valore nel progressivo aggiornato a settembre 2016. La spinta a una netta crescita, insomma, ancora non si vede. Lo shopper, del resto, deve destreggiarsi tra i tanti allarmi lanciati sull’alimentazione e la necessità di operare scelte consapevoli. E deve anche fare i conti con il retaggio di una crisi che ha imposto molta attenzione agli sprechi. In questo scenario, tuttavia, si stanno mettendo in evidenza nicchie merceologiche capaci di generare valore”.

Macrotrend del food, andamento dei prezzi, focus sui freschi

“Gli esempi non mancano – continua Lazzaroni -. Penso innanzitutto al biologico: l’incidenza di carrelli che contengono almeno una referenza bio tocca ormai quasi il 7% a totale canali, l’8,6% se ci riferisce ala dato aggregato Iper + Super. Ma altrettanto vale anche per il segmento relativo alla categoria soia/vegetale, che nel 2015 ha messo a segno un giro d’affari di 130 milioni di euro. E ancora, analogo discorso si può fare per i prodotti senza lattosio che sempre nel 2015 hanno sfiorato quota 400 milioni di euro, e per una new entry nella gdo, il sushi, che nell’ultimo anno ha raggiunto gli 80 milioni di euro”.

Si stanno insomma facendo strada nuovi trend di consumo che non mancano, e non mancheranno, di influire sulle vendite delle intere macrocategorie. “Se si prende in esame il fresco, ovvero il reparto che traina l’andamento degli acquisti alimentari – ha osservato ancora Lazzaroni – si delineano dinamiche opposte legate appunto a tendenze emergenti”. E così, a voci che segnano flessioni anche a doppia cifra si contrappongono referenze in piena crescita. “Sia i distributori sia le grandi marche – ha concluso Lazzaroni – hanno quindi l’opportunità di cavalcare i trend emergenti lavorando sull’ampliamento dell’offerta”.

Il valore della marca per un consumatore sempre più fedele all’esperienzialità legata al brand

Un’opportunità che l’Idm ha peraltro già ben presente. “Il concetto di marca – ha spiegato Ivo Ferrario, direttore Comunicazione e Relazioni esterne di Centromarca – si sta estendendo a territori nuovi, come il naturale, il biologico o il tipico. E sappiamo che nelle scelte dei consumatori questi elementi sono diventati ormai parte della cultura comune da cui non si può più prescindere. L’offerta dei brand non può quindi più essere eterodiretta, ma deve tenere contro di quanto viene suggerito dagli stessi shopper. Vi è comunque ancora molto lavoro da fare per adeguare industria e distribuzione a questo nuovo scenario. In particolare, penso che l’Idm dovrà intervenire su tre aspetti: la riorganizzazione interna, con una forte integrazione tra funzioni; la comunicazione, sfruttando in modo adeguato le opportunità del digital; le attività alla base dei processi di creazione del valore, ormai molto diversi da quelli del passato”.

Idm e distribuzione: come cambiano le relazioni

In questo contesto, quindi, la relazione tra distribuzione e industria di marca è destinata a rafforzarsi. Fino a diventare una vera e propria partnership. Gli interventi raccolti durante la tavola rotonda seguita al convegno promosso da InStore e Nagel-Group non lasciano dubbi: questa è la direzione da intraprendere.

Fonte: IRI Banca Dati ECR - Totale Italia Iper + Super
Fonte: IRI Banca Dati ECR – Totale Italia Iper + Super

“Insieme al retail – ha osservato Roberto Bechis, amministratore delegato di Meggle Italia – l’industria deve puntare sullo storytelling, comunicando meno, ma meglio. Ma il vero tema, se si parla di partnership, è la disponibilità a mettere in comune i dati”. “Il profitto si può perseguire insieme – gli ha fatto eco Luca Fontana, responsabile vendite Bergader Italia -. Per raggiungere questo obiettivo, però, è importante condividere le informazioni: così si conseguirebbero risparmi che le aziende potrebbero poi investire in qualità, servizio al consumatore e innovazione”.

E dello stesso avviso sono anche le insegne. “Lavorare in partnership è un fatto culturale che va migliorato, perché porta benefici per tutti – ha osservato Nicola Morchio, direttore logistica e controllo di gestione di Gruppo Finiper-. In particolare, deve essere affrontato il nodo dei dati che, stando alla mia esperienza, non investe solo i rapporti tra industria e distribuzione, ma tocca anche la filiera interna delle insegne, perché spesso le informazioni complessive non sono condivise”.

“Già in tempi non sospetti – ha aggiunto Nicola Zanchin, area manager freschi Aspiag Service – abbiamo diffuso i nostri dati per dimostrare che puntiamo verso lo stesso traguardo: fare trovare al consumatore il prodotto sullo scaffale. Ora tuttavia credo siano maturi i tempi per fare un passo in più: costruire insieme l’innovazione”.

Alleanze su fronte logistico: Finiper e Nagel-Group

La collaborazione sembra dunque rappresentare un modello vincente. E a confermarlo è anche l’esperienza illustrata durante il convegno da Finiper, che dal 2013 ha scelto Nagel-Group come proprio partner strategico in ambito logistico. “Insieme abbiamo dato vita – ha spiegato Nicola Morchio, direttore logistica e controllo di gestione di Gruppo Finiper – a un progetto improntato all’ottimizzazione dell’intera filiera, agendo su spazi, risorse, tratte e standardizzazione dei processi”. Un progetto complesso, quindi, costruito su una precisa logica tailor made. “Si tratta di un modello confezionato su misura – ha confermato Filippo Schianchi, senior account manager di Nagel-Group – caratterizzato da un flusso teso, da una forte adattabilità al contesto e da una estrema modularità”. Una formula che, dopo quattro anni di verifica sul campo, ha portato buoni frutti a entrambi gli attori coinvolti. Ma non solo. Perché anche i fornitori sembrano gradire.

 

 

Testi di Manuela Falchero

Foto di Filippo Poletti

Confimprese, il commercio è accoglienza, ma evitiamo i paletti

Confimprese è un’associazione con 300 marchi che rappresentano altrettante catene, con un punto di vista privilegiato sullo sviluppo del commercio. Il presidente Mario Resca spiega il suo punto di vista sul settore. Se il retail negli ultimi anni è senza dubbio molto cambiato, la cosa non deve andare necessariamente a scapito del punto vendita fisico, che oggi evolve e diventa punto di ritiro per prodotti anche di altri operatori (vedi Amazon in USA), è aperto fino a tardi e pronto ad accogliere il cliente “perché siamo nel settore dell’accoglienza”.

Cambiando le abitudini del cliente e così deve cambiare la mentalità dell’imprenditore del commercio. In questo senso secondo Confimprese è necessario togliere quei paletti che ancora a livello locale limitano la liberalizzazione del commercio. Orari di apertura ma non solo, anche possibilità di fare promozioni, magari coordinando i periodi dei saldi in modo che siano gli stessi in tutta Italia, “perché 50 milioni di turisti vengono ogni anno da noi per comprare moda, design e ora anche enogastronomia”.

L’intervista è state realizzata al Convegno Ki Best 2016 organizzato da Kiki Lab – Ebeltoft Italy a Milano il 23 novembre 2016.

Selex chiude un altro anno di crescita significativa

Selex conferma anche nel 2016 una crescita significativa, testimoniata da un fatturato pari a 10.350 milioni di euro ( + 4%) e da una quota di mercato salita all’11,7% (IRI: iper+super+superette+C+C). Nel 2017 è prevista un’ulteriore crescita del + 4,2% che porterà il giro d’affari a 10.780 milioni. Un andamento in controtendenza rispetto al mercato, a conferma del dinamismo delle imprese socie del Gruppo Selex.

I dati sono emersi dall’assemblea dei soci di fine anno svoltasi nella sede della Centrale del Gruppo a Trezzano sul Naviglio (Milano), nel corso della quale sono stati presentati anche il programma di sviluppo e il budget per il 2017.

Le imprese socie hanno stanziato 215 milioni per realizzare nel prossimo anno 57 nuovi punti di vendita in tutta Italia e per la ristrutturazione e l’ampliamento di 53 unità esistenti, con la creazione di centinaia di nuovi posti di lavoro. Le aperture interesseranno le principali tipologie di vendita e in particolare i supermercati tra 1.500 e 2.500 mq di superficie, format di punta del Gruppo Selex.

“Guardiamo con fiducia al futuro partendo dai buoni risultati delle aziende del Gruppo e, pur non mancando le difficoltà, continuiamo ad investire per innovare e migliorarci – ha commentato Dario Brendolan, Presidente del Gruppo Selex – Anche nel 2017, le nostre imprese proseguiranno nel loro cammino di sviluppo. Negli ultimi dieci anni, tra aperture e ristrutturazioni, il nostro Gruppo ha investito oltre 2 miliardi di euro”.

Per il prossimo anno sono previsti investimenti rilevanti anche nella comunicazione delle marche del distributore Selex, che ricoprono una parte sempre più importante dell’offerta commerciale, segnando incrementi di anno in anno. Premiate dai consumatori soprattutto le linee specialistiche del bio, del salutistico e dell’alto di gamma, che registrano una crescita del + 15%. Una parte importante del budget 2017 è riservata poi allo studio di nuove formule commerciali e nuovi formati, per rispondere ai rapidi cambiamenti delle abitudini di acquisto e di consumo.

“I risultati del 2016 hanno grande valore perché ottenuti in un anno difficile, caratterizzato da forte deflazione  – ha sottolineato Maniele Tasca, Direttore Generale del Gruppo Selex – Anche gli indicatori economici e patrimoniali delle imprese socie sono in progressione e ci spingono a continuare nel lavoro avviato da qualche anno di forte rinnovamento dei punti di vendita e dell’offerta”.

Shopping tourism, un fenomeno in crescita. Russi e brasiliani tra i top spender

Shopping Tourist, ovvero i turisti dello shopping: chi sono, quanto spendono e cosa comprano?

A dirlo, un’indagine sullo shopping tourism nelle città di Milano, Firenze e Venezia contenuta all’interno di Shopping Tourism Italian Monitor, il nuovo rapporto di ricerca annuale condotto da Risposte Turismo e presentato in occasione di Shopping Tourism, il primo evento in Italia annuale e itinerante dedicato al fenomeno ideato e organizzato dalla stessa Risposte Turismo.

L’entità della spesa

Relativamente alle spese in shopping, l’indagine mostra una media procapite giornaliera pari a circa 43 euro, dato frutto della media tra i valori che la ricerca ha evidenziato per Firenze (33 euro), Venezia (23 euro) e Milano (74 euro).

“Considerando gli oltre 13 milioni di turisti che sono arrivati nel 2015 nelle tre città oggetto di indagine – ha affermato Francesco di Cesare, Presidente di Risposte Turismo – se si proiettassero i valori risultanti dalla nostra indagine campionaria si arriverebbe ad indicare in oltre 1,4 miliardi di euro le spese annuali in solo shopping, di cui 860 milioni a Milano, 300 a Firenze e 240 a Venezia”.

La tipologia di acquisti

L’abbigliamento risulta la prima tipologia di prodotto sia per numero di acquisti effettuati (46%), sia per valore dell’investimento (43%).

I souvenir sono il secondo prodotto maggiormente acquistato (40%) e il terzo nella classifica delle spese per tipologie di prodotto (9%) alle spalle di accessori – gioielli – pelletteria (23%).

La frequenza

Quasi due turisti su dieci viaggiano o hanno viaggiato almeno una volta con motivazione prevalente lo shopping e come più di un turista su quattro cerca luoghi dove fare acquisti prima di scegliere la destinazione turistica da visitare.

“Un dato – ha proseguito di Cesare – che testimonia l’importanza di un fenomeno con forti potenzialità di crescita non solo per le tre città oggetto della nostra indagine, ma anche per tutta l’Italia, dove le competenze, le tradizioni e le eccellenze locali si mescolano con l’offerta dei grandi marchi internazionali”.

Identikit degli acquirenti

L’analisi evidenzia come a spendere maggiormente siano i turisti che viaggiano da soli, seguiti da chi viaggia in coppia e con amici. Al quarto posto i turisti che viaggiano in famiglia, all’ultimo quelli che viaggiano in gruppo.

Inoltre chi viaggia o ha viaggiato con motivazione prevalente lo shopping è più giovane rispetto al totale dei turisti intervistati e ha una provenienza geografica maggiore dall’Asia, dati interessanti per gli operatori e i decision maker delle destinazioni turistiche italiane nella comprensione delle dinamiche del fenomeno e nella definizione delle migliori strategie per intercettare tale domanda.

 

Infine, i turisti “top spender” risultano essere i russi seguiti da brasiliani e giapponesi.

 

Da segnalare come i turisti italiani si posizionino al di sopra della media e come francesi e tedeschi siano, rispettivamente, al penultimo e al terzultimo posto tra i quasi 70 paesi di provenienza rappresentati dal campione oggetto di indagine.

Bonduelle lancia I Burger BIO di cereali e verdure, 100% vegetali

I prodotti a base vegetale piacciono sempre di più. È questo, infatti, il trend che sta rapidamente prendendo piede tra gli italiani. E i dati di mercato lo confermano: la categoria dei piatti pronti freschi a base vegetale ha registrato, infatti, una crescita a doppia cifra (+41%), trainata da nuovi segmenti, tra cui il mercato dei burger vegetali che è cresciuto del 57% nell’ultimo anno (Fonte: Nielsen, AT Sett 2016 I+S+LS) proprio perché perfettamente in linea con le nuove esigenze dei consumatori.
In questo contesto, Bonduelle lancia I Burger BIO di cereali e verdure, 100%vegetali: la prima linea di burger che coniuga gusto e benessere, con in più la garanzia del biologico.

La nuova linea

I Burger BIO sono disponibili in 4 ricette originali:
Miglio, orzo, melanzane e basilico 180gr (2 x 90gr)
• Bulgur, miglio, broccoli e pomodori secchi 180gr (2 x 90gr)
• Grano saraceno, miglio, erbette e porri 180gr (2 x 90gr)
• Bulgur, ceci, peperoni e zucchine 180gr (2 x 90gr)
La combinazione di cereali e verdure rende è stata molto apprezzata dai consumatori “messi alla prova” in un blind test.

Il 51% degli intervistati ha preferito I Burger BIO rispetto a quelli dei competitor, sottolineando ancora una volta come Bonduelle sia sinonimo di qualità, innovazione e differenziazione sul mercato (Fonte: Ales Market Research – Blind Taste TestQuantitativo – Sett 2016).
A supporto del lancio de I Burger BIO, Bonduelle ha previsto specifiche attività instore:
materiali promozionali e presenza di hostess dedicate.

Instagram, le aziende ne scoprono le potenzialità. L’analisi di Blogmeter

Instagram e le aziende: quali le potenzialità insite in questo binomio?

Chi lo sta già sfruttando?

Quali i settori più efficaci?

Per dare una risposta a questi interrogativi, Blogmeter ha svolto un’analisi, realizzata attraverso le sue piattaforme proprietarie Social Listening e Social Analytics, che ha coinvolto più di 1400 profili aziendali appartenenti a 27 settori merceologici e ha riguardato il periodo agosto 2015 – ottobre 2016.

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L’assioma da cui si è partiti è il boom registato dal social, che è  passato da 300 milioni di utenti attivi mensili nel dicembre 2014 a 500 milioni solo 18 mesi dopo. Secondo un’analisi condotta da Vincenzo Cosenza, strategist di Blogmeter, sono circa 11 milioni gli italiani che lo usano almeno una volta al mese.schermata-2016-11-23-a-14-24-38

La prima evidenza emersa dal report è che in termini di engagement il settore più performante in assoluto è lo sport che conquista mensilmente in media 2,4 milioni di interazioni, seguito a distanza dal mondo del fashion con poco più di 606 mila interazioni medie mensili. In termini di follower-base, invece, è il mondo del beauty & personal care a trionfare (3,8 milioni di seguaci), mentre sport e il fashion seguono al secondo e terzo posto (rispettivamente 1,6 e 1,3 milioni).schermata-2016-11-23-a-14-29-24

I settori più prolifici sono tuttavia gli editori e media che pubblicano rispettivamente 101 e 69 post. Nel report, oltre all’analisi dei settori, Blogmeter ha realizzato anche un approfondimento dei trend di crescita dell’engagement, dei follower e dei post nel periodo considerato. Inoltre, ha confrontato il passaparola online e il relativo engagement generato dai diversi settori e da più di 500 campagne hashtag che monitoriamo in Blogmeter.

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Conclusioni

In generale i risultati che emergono ci dicono che Instagram si conferma una grande opportunità per le aziende, soprattutto per gli alti tassi di engagement che esso riesce a generare rispetto agli altri canali social. In particolare, nel periodo di profonda competizione nel quale le aziende si trovano ad operare, è divenuto più che mai fondamentale presidiare Instagram con una strategia di social media marketing guidata dai dati.

Amaro Montenegro, Jack Daniel’s e Vecchia Romagna sparigliano su FB

Amaro Montenegro, Jack Daniel’s e Vecchia Romagna, conquistano il podio della classifica stilata da Blogmeter nel comparto superalcolici, per quano attiene l’engagement. Sambuca Molinari  e Brancamenta sono invece i migliori in termini di nuovi fan.
Dall’analisi, la prima evidenza che balza agli occhi è che i brand del settore Liquors & Spirits mostrano innanzitutto una predilezione per Facebook per comunicare con i propri consumatori italiani, mentre la loro presenza su Twitter è molto ridotta.

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L’engagement
La classifica relativa al total engagement su Facebook, metrica che misura la capacità delle pagine di coinvolgere gli utenti, si apre con Amaro Montenegro che totalizza quasi 68.000 interazioni mensili. L’amaro di origini bolognesi, quarto tra l’altro per numero di nuovi fan, conquista gli utenti con contenuti che mettono al centro il prodotto, accompagnati dall’hashtag ufficiale #saporevero. Il secondo brand della categoria più coinvolgente ad ottobre è Jack Daniel’s il whiskey del Tennessee che punta su una comunicazione divertente e al tempo stesso emozionale. Completa il podio dell’engagement Vecchia Romagna che, grazie al nuovo posizionamento “remix” promosso dalla campagna con protagonista Bob Sinclair, spopola tra i giovani con le sue foto dedicati alle serate, alla musica e al divertimento. Seguono, rispettivamente in quarta e quinta posizione Sambuca MolinariAmaro Lucano che sula sua pagina pubblica post ironici e nostalgici al tempo stesso contenenti l’hashtag #Lucano1894, che hanno l’obiettivo di comunicare la longevità del brand.

Nuovi fan
E  Molinari Sambuca bissa il successo conquistando la vetta della classifica dei brand che accrescono maggiormente la propria fan-base. Il merito è anche l’utilizzo strategico dell’hashtag #Piùchiarodicosì, claim dell’azienda, presente in quasi tutti i post di Molinari, e di #molicord l’hashtag che accompagna i post dedicati ai vecchi spot di Molinari. Il secondo brand che colleziona un elevato numero di nuovi fan su Facebook è Brancamenta, grazie soprattutto al successo del concorso a premi #BrrrDate, mentre segue al terzo posto Belvedere Vodka che con John Legend e la campagna di CSR #endAIDS ha appassionato gli utenti a ottobre. In quinta posizione per nuovi fan, infine, dopo Amaro Montenegro (quarto dietro Belvedere Vodka), troviamo Jägermeister che risulta essere la pagina più attiva tra quelle presenti in classifica, con una media ben 18 post al giorno: la maggior parte dei contenuti sono stati pubblicati in occasione di due festival di musica elettronica che si sono tenuti in Italia ad ottobre, in occasione dei quali Jägermaister ha partecipato con l’iniziativa #JagerHunters.

Fattorie Garofolo Mozzarella Bistrot presto alla Mondadori di Milano

Fattorie Garofalo, gruppo imprenditorialeimpegnato nella filiera bufalina, aprirà a breve un Fattorie Garofalo Mozzarella Bistrot al numero 28 di via Marghera a Milano, grazie ad un accordo con Mondadori, che in quella sede ha uno dei suoi Megastore.

All’ingresso del Megastore Mondadori di via Margherapiano terra – sarà localizzata la caffetteria Fattorie Garofalo Mozzarella Bistrot, mentre al terzo piano, sopra i due impegnati dalla libreria, sarà invece aperto il ristorante sempre della linea Fattorie Garofalo Mozzarella Bistrot. L’inaugurazione è prevista per i primi di dicembre.

“Valorizzare la Mozzarella di bufala campana, arrivare direttamente al consumatore, sono questi gli obiettivi del gruppo – afferma Raffaele Garofalo, presidente di Fattorie Garofalo– per fare questo stiamo sviluppando una strategia che è partita con il travel retail, localizzando nostri ristoranti e caffetterie in importanti luoghi di transito in Italia, nelle stazioni ferroviarie di Napoli Centrale (Fattorie Garofalo Mozzarella to Go) e Roma Termini (Fattorie Garofalo Mozzarella Bistrot) ed in importanti aeroporti come Napoli Capodichino (I’Amme) e Torino Sandro Pertini (I’Amme), dove ormai stiamo consolidando una numerosa clientela”.

“Ora puntiamo anche ad insediarci in luoghi significativi di grandi città e centri commerciali seguendo lo sviluppo di un progetto di espansione di respiro internazionale – conclude Garofalo – con le apertura di Milano nel Megastore di Mondadori e di Parigi, nel centro commerciale di Évry 2, uno dei più grandi di Francia”.

Lo sviluppo della strategia di investimento nel retail diretto prevede un investimento medio annuo compreso tra i 5 ed i 6 milioni di euro, accordi commerciali in tutto il mondo, il coinvolgimento di chef stellati per la predisposizione di piatti adatti ad una clientela internazionale eppure sempre basati su prodotti bufalini, e una ricaduta in termini occupazionali importante: tra le 90 e le 100 assunzioni saranno effettuate direttamente dal gruppo Garofalo entro il mese di gennaio 2017.

Prossime aperture

Entro gennaio 2017 sono previste altre quattro nuove aperture di Fattorie Garofalo Mozzarella Bistrot in Italia – a Torino (stazione FS di Porta Nuova), Genova (centro commerciale di Fiumara), Roma (stazione FS Ostiense) e Napoli (stazione della metropolitana di Piazza Garibaldi)- nel quadro dello sviluppo di un progetto internazionale del retail diretto da 6 milioni di euro l’anno, che vedrà anche l’inaugurazione di un ristorante della linea I’Amme nel centro commerciale Évry 2 a Parigi.

 

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