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Italiani sempre più coinvolti nel Black Friday, ma sei su dieci andranno in negozio

Feste importate sì, ma con personalizzazione: siamo  sempre originali noi italiani e lo confermiamo anche negli acquisti della giornata più americana e consumistica che c’è, il Black Friday, che quest’anno “cade” il 24 novembre. La giornata nata come trampolino di lancio alle spese natalizie, incentivate da offerte straordinarie, sarà quest’anno ancora più gettonata anche alle nostre latitudini, con l’86% degli intervistati secondo un sondaggio di DoveConviene che ha dichiarato di avere in programma di usufruire delle offerte del Black Friday (+4% sul 2016). Ma, se informarsi online è un must (lo farà il 71% degli interessati contro un 29% di chi lo fa offline), la maggior parte degli acquisti avverrà in negozio, dove si recheranno sei consumatori su dieci (il 61%), mentre “solo” il 39% acquisterà online.

In linea con il 2016, gli italiani faranno acquisti per la famiglia (57%) e per se stessi (42%). Agli amici ci pensa, invece, solo l’1% dei rispondenti. Tra le motivazioni degli acquisti c’è il desiderio di concedersi qualche piacere personale, ma soprattutto la volontà di anticipare i regali di Natale (58%).

 

Moda prima, elettronica seconda

Ma cosa compreranno gli italiani in occasione del Black Friday quest’anno? Se tra le categorie più ambite del 2016 c’erano l’elettronica (24%), l’abbigliamento (23%) e i giochi per i più piccoli (10%), nel 2017 le carte si mescolano e troviamo in vetta alla classifica la moda (31%), seguita da articoli di elettronica (17%) ed elettrodomestici per la casa (11%).

La previsione di spesa è di fascia medio alta: si attesta tra le 50 e le 100 euro per il 29%, tra i 100 e i 200 euro per il 26% e tra i 200 e i 400 euro per il 19%. Un 12% si dichiara anche disposto a spendere oltre 400 euro, in crescita rispetto al 2016 del 200%.

Tra i metodi di pagamento preferiti si segnala il grande sorpasso della carta di credito (utilizzata dal 40% degli acquirenti), che supera di misura i contanti (39%) mentre nel 2016 i contanti erano al 38% e la carta di credito al 32%.

Al sondaggio DoveConviene hanno partecipato oltre 6.000 maggiorenni. Il campione è rappresentato in prevalenza da utenti donne (63%) e ha coinvolto principalmente la fascia 32-40 anni (33%) e la fascia 41-60 anni (29%), seguita dalla fascia 26-31 anni (21%).

DoveConviene – conosciuta all’estero come ShopFully International Group – fondata nel 2010 da Stefano Portu e Alessandro Palmieri, è la piattaforma digitale su cui oltre 10 milioni di utenti italiani (e 30 milioni di utenti a livello globale in nove Paesi: Italia, Spagna, USA, Brasile, Messico, Indonesia, Francia, Australia e Nuova Zelanda) si preparano via smartphone a fare acquisti nei negozi vicino casa risparmiando tempo, denaro e trovando i propri prodotti preferiti. La piattaforma mette a disposizione di ciascun utente tutte le offerte e le informazioni degli store attorno a sé e consente di creare shopping alert personalizzati e georeferenziati.

Un flagship per Urban Outfitters a Milano, nell’ex Fiorucci

Il corner di Urban Outfitters ad Annex Rinascente.

Urban Outfitters arriverà a Milano con un flagship in uno degli spazi più iconici del retail della moda milanese, il grande negozio multipiano in piazza San Babila dove nacque negli anni ’70 Fiorucci e successivamente occupato da uno store H&M chiuso all’inizio di quest’anno.

Il contratto di locazione è stato firmato con Cushman & Wakefield, incaricata da InvestiRE SGR della transazione high street, a testimonianza che il mercato Retail italiano continua ad attrarre marchi a livello globale di alto profilo.

«Quando abbiamo iniziato a lavorare a questo incarico, abbiamo da subito valutato quali brand internazionali già presenti in altri mercati europei non erano ancora entrati in Italia e quali tra questi potevano essere ideali per le caratteristiche di questo immobile. Siamo sempre stati molto fiduciosi di poter trovare un brand prestigioso quale Urban Outfitters, che permettesse di valorizzare questo asset su corso Vittorio Emanuele» hanno commentato Thomas Casolo, International Partner, Head of Retail di Cushman & Wakefield Italia e Matteo Alessandrino, Partner del dipartimento Retail.

I dettagli dell’apertura non sono ancora stati rivelati. Il brand è già in Italia, sempre a Milano, dall’inizio del 2015 con un corner nello spazio Annex di Rinascente Duomo. Il brand statunitense è nato nel 1970 per iniziativa di Richard Hayne, Judy Wicks e Scott Belair, ed è oggi una multinazionale che controlla diversi marchi. Oltre a Urban Outfitters, Anthropologie, Free People e Terrain. L’azienda ha chiuso il primo semestre 2017 al 31 luglio con ricavi per oltre 1,6 miliardi di dollari, di cui 608 milioni con Urban Outfitters.

La proposta affianca capi, accessori e oggetti di design dal gusto hipster. Tra i nuovi mercati di Urban Outfitters nel mondo oltre all’Italia c’è Israele, dove l’azienda aprirà a breve un negozio, a Tel Aviv all’interno del Dizengoff Center.

Sul web i brand della moda si preparano ai saldi, e Zalando è ancora in cima

È ancora Zalando a giugno 2017 il brand leader del settore abbigliamento online secondo la classifica stilata da BEM Research. Negli ultimi 12 mesi la società tedesca ha mantenuto sempre il punteggio del BEM Rank più alto rispetto alla concorrenza. Più staccata, ma stabilmente al secondo posto negli ultimi quattro mesi, si posiziona un’altra azienda tedesca, Adidas. In terza posizione si attesta la spagnola Zara. Segue da vicino Nike, brand dell’abbigliamento sportivo statunitense. Chiude la classifica dei top 5 Sarenza, azienda francese specializzata nel commercio online di scarpe e accessori.

Tra i primi 10 brand del settore si trovano poi BonPrix (Germania), Scarpe&Scarpe (Italia), Pittarello (Italia), Asos (Germania) e Bershka (Spagna). Quest’ultima ha scalato diverse posizioni rispetto a maggio quando era appena 18esima. Nel complesso, la media del BEM Rank a giugno 2017 per i circa 50 brand considerati è pari a 29,4 punti.

Andando a considerare due macro-aggregati che compongono il BEM Rank, si osserva che Zalando primeggia per la capacità di essere rintracciata sul web (visibilità online) o perché gli utenti cercano direttamente il suo brand oppure perché appare nelle prime posizioni di Google Italia per ricerche relative a parole chiave generiche ad alto traffico. Sul podio, per questo aggregato, si trovano Zara e Adidas. Mostrano buone performance sulla visibilità online anche H&M e Lesara.  Relativamente alle prestazioni dell’homepage, ovvero alla velocità di caricamento e all’usabilità, conquista la posizione più alta BonPrix, seguita da Deichmann e da Desigual.

«I grandi produttori e distributori di capi di abbigliamento, soprattutto tedeschi ma non solo, dimostrano di riuscire a presidiare molto bene il mercato online – commenta Mariachiara Marsella, web marketing manager a BEM Research –. Se le prime posizioni della classifica delle prestazioni sul web sono molto stabili, nelle retrovie comunque c’è molta vitalità. L’avvicinarsi dei saldi estivi costituisce sicuramente un elemento di ulteriore stimolo. Molti consumatori nel decidere quali capi a sconto andranno ad acquistare cominciano infatti a farsi un’idea osservando per tempo le vetrine digitali».

Zalando cresce a due cifre anche nel 2017

Continua a crescere Zalando, la società tedesca leader nel commercio online di scarpe e abbigliamento. Il primo trimestre del 2017 è stato chiuso con risultati al di sopra della media del mercato e-commerce fashion europeo, grazie a ricavi in crescita del 23,1% a 980,2 milioni di euro (l’anno scorso nello stesso periodo il dato era di 796,1 milioni). Il risultato di esercizio rettificato si attesta a 20,3 milioni di euro, sui livelli dello scorso anno (20,2 milioni) con un margine del 2,1% (nel 2016 era stato del 2,5%).

«La nostra priorità – afferma il co-ceo Rubin Ritter – è crescere in maniera profittevole, ed è quanto abbiamo raggiunto con la performance del primo trimestre. Siamo determinati a conquistare ulteriori quote di mercato e a raggiungere ancora più consumatori in Europa. Per questa ragione continueremo a investire nella consumer experience, in tecnologia e nelle infrastrutture logistiche, così come nella nostra offerta per i brand».

Zalando ha superato i 20 milioni di clienti attivi al termine del primo trimestre 2017. I clienti hanno effettuato ordini con maggiore frequenza, un risultato che è indice di fedeltà nel comportamento d’acquisto e che è supportato dall’aumento nell’utilizzo di dispositivi mobile. Ciò ha reso possibile una forte crescita sia nel cosiddetto segmento DACH (Germania, Austria, Svizzera) sia nel resto d’Europa, in linea con quanto registrato lo scorso anno, nonostante l’aumento dei volumi. I ricavi nel segmento DACH sono aumentati del 17,0% a 475,0 milioni di euro e del 28,0% a 428,3 milioni di euro nel Resto d’Europa. La spesa di capitale nel primo trimestre 2017 si è attestata a 78 milioni di euro e riflette principalmente gli investimenti effettuati in infrastrutture e nello sviluppo in-house di software. Zalando stima una spesa di capitale di 200 milioni di euro per il 2017, escluse le attività di M&A. Tra i vari fattori di crescita, le campagne di marketing rilevanti come ad esempio “Man Box”, con l’attore americano James Franco, e l’aggiunta di ulteriori brand molto apprezzati come Oysho.

Zalando ha continuato a investire in maniera strategica nelle proprie infrastrutture, così come nella propria offerta ai consumatori e ai brand. Gli investimenti includono, ad esempio, i nuovi centri logistici, il Same-Day Delivery e i piloti sui resi istantanei, che hanno contribuito a migliorare la customer experience. L’aumento dei costi logistici e una contrazione limitata del margine lordo sono stati perlopiù controbilanciati dalla maggiore efficienza delle attività di marketing, le quali traggono beneficio da una consapevolezza del brand consolidata e dalla fedeltà della base clienti.

 

 

Ballerette apre un flagship a Milano: 300 varianti dell’intramontabile scarpa

BallereTTe ha aperto in Corso Garibaldi 73 a Milano il nuovo flagship store. Il brand produce ballerine in calzaturifici italiani di lunga tradizione: la collezione è composta da oltre 300 varianti con colori, materiali e dettagli differenti. Tutte le BallereTTe sono confezionate in un cofanetto trasparente che le rende facilmente visibili anche nei propri armadi. La nuova boutique è la terza, dopo le due presenti a Roma. Il brand, lanciato commercialmente nel 2015, ha anche una forte presenza online: da giugno 2016 ha venduto in 30 Paesi, dall’America all’Australia, passando per tutta l’Europa.

«A marzo 2015 abbiamo aperto la nostra prima boutique nel cuore dello shopping romano, un anno dopo inaugurato il secondo punto vendita a Roma in Via Cola di Rienzo. – spiega Stefania Mittiga, direttore operations di Ballerette -. A distanza di due anni siamo orgogliosi di poterci affacciare al mercato milanese in una delle zone più belle della città».

Il piano di espansione prevede di aprire store in Italia e in Europa.

«Crediamo anche molto nel canale online. Stiamo investendo significativamente nella creazione di un team digitale con competenze adeguate al nostro settore di riferimento e diffondere il brand a livello internazionale» conclude Carlotta Fabrini, direttore creativo di Ballerette.

Tra Rfid, realtà virtuale e casse smart si muove il negozio 4.0 di Miroglio Fashion

Che aspetto ha un negozio connesso e quali sono le tecnologie più adatte a coinvolgere il cliente e stimolarlo? Una risposta viene non a caso dalla moda che in quanto a soluzione epr il punti vendita è decisamente all’avanguardia: nello specifico da Miroglio Fashion, società di abbigliamento femminile del Gruppo Miroglio che crea e commercializza 11 brand tra cui Motivi, Oltre, Elena Mirò e Fiorella Rubino. Negli oltre 1.100 negozi monomarca è in atto un vasto programma per realizzare progetti tecnologicamente avanzati. Obiettivo: migliorare efficienza e performance del retail. Ecco quali sono le aree in cui saranno realizzati:

Le casse intelligenti
Sviluppato con Oracle, il Progetto XStore è un nuovo software per il punto vendita, che prevede la sostituzione su tutta la rete internazionale – 1.100 punti vendita tra negozi a gestione diretta e partner – del software di negozio, con attivazione di nuove modalità di integrazione tra negozi fisici e con il canale online.
Il progetto, partito a gennaio 2017, si svilupperà entro il quarto trimestre del 2017 e il primo semestre 2018 e riguarderà di tutti i marchi del gruppo. L’investimento è di circa 1,6 milioni di euro.

RFID sulla catena di negozi Fiorella Rubino
Il progetto prevede l’introduzione di un sistema di tracciatura dei prodotti a livello di singolo item tramite etichettatura con chip RFID. Il sistema, che permette l’identificazione di ogni singolo capo con lettura a distanza, consente di snellire i passaggi di gestione della merce in-store e di ottenere precisioni inventariali elevate, con benefici su tutta la catena logistica e i processi multicanale e con impatti positivi sulle vendite.
Il progetto, sviluppato in collaborazione con Temera, include tutti i 170 negozi di proprietà della catena Fiorella Rubino e riguarda tutti i prodotti venduti, capi di abbigliamento e accessori. Un progetto che si distingue, a livello italiano ed europeo, per il numero dei negozi coinvolti, per l’obiettivo di avere un negozio completamente “taggato” e per l’ampiezza dei processi rivisti, dal magazzino centrale fino alla vendita e alla gestione del reso, passando per l’antitaccheggio. L’investimento è di circa 1,5 milioni di euro.

Il “borsino”
Sviluppato in collaborazione con Evopricing e l’Università di Torino, questo progetto riguarda un nuovo processo integrato di riassortimento dal magazzino centrale e movimentazione tra negozi: una sorta di “borsino”, che combina dati quantitativi e sensibilità del personale di vendita, sfruttandone la capacità predittiva. Il processo si basa infatti sia sulla rilevazione oggettiva del potenziale di vendita di ciascun articolo in ciascun negozio, sia sulle valutazioni personali delle singole store manager, che possono richiedere o cedere articoli in funzione delle loro aspettative di vendita. Il nuovo processo, innovativo sia per l’elevato grado di integrazione e automazione sia per la flessibilità data dai numerosi parametri gestibili, è in produzione sulle reti Fiorella Rubino e Elena Mirò da settembre 2016. L’intera stagione FW 2016 è stata gestita con le nuove modalità ed è stato sviluppato un modello per la valutazione dei risultati ottenuti.

»L’innovazione rappresenta una componente sempre più importante all’interno del nuovo percorso di Miroglio Fashion – ha dichiarato Hans Hoegstedt, nuovo CEO di Miroglio Fashion -. Con questi progetti innovativi vogliamo portare soluzioni “4.0”, come quelle di cui si parla nel settore industriale, anche nel retail, utilizzando la tecnologia e il digitale per offrire alle nostre clienti una shopping experience più ricca e completa e per aumentare e migliorare l’efficienza dei nostri punti vendita. Con il programma Retail 4.0 daremo progressivamente corpo alla nostra visione del retail del futuro: la tecnologia valorizzerà al massimo il potenziale delle nostre persone e la conoscenza dei bisogni e delle aspettative delle donne che scelgono i nostri brand».

Il progetto Miroglio Retail 4.0 si inserisce all’interno del nuovo piano “300 in 300”, che prevede un investimento di 15 milioni di euro per rinnovare l’immagine di 300 negozi Miroglio Fashion in 300 giorni, in un’ottica di maggiore distintività e personalizzazione dei brand

Il Gruppo Miroglio è una realtà industriale italiana che opera dal 1947 nei settori del tessile e della moda, presente in 34 Paesi con 4 insediamenti produttivi.
Miroglio Fashion, società di abbigliamento femminile del Gruppo Miroglio, crea e commercializza 11 brand, distribuiti a livello internazionale.
Miroglio Textile è leader nei tessuti stampati, nella carta transfer e nei film tecnici per la decorazione di varie tipologie di materiali.
Nel 2015 i ricavi consolidati del Gruppo Miroglio ammontano a 645 milioni di euro.

Ovs debutta in Portogallo con due punti vendita

Ovs debutta in Portogallo con e fa subito bis: il primo punto vendita ha aperto nei giorni scorsi ai piedi del celebre Cristo Rei, nella città di Almada, che sorge proprio di fronte a Lisbona: uno spazio di 800 metri quadri dedicato alle collezioni donna, uomo e bambino all’interno del Parco Commerciale Almada Forum. Il secondo (sempre di 800 metri quadri) aprirà nel mese di maggio a Sintra, cittadina Patrimonio dell’Umanità, negli spazi del Sintra Forum.

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Il nuovo store di Almada.

L’innovativo store concept Ovs sottolinea le trasformazioni di un brand in continuo rinnovamento nello stile, nei linguaggi e nel dialogo con il cliente. Sono spazi contemporanei ed essenziali contraddistinti da un design dalle linee pulite e grande attenzione all’ecosostenibilità nella scelta dei materiali. Legno chiaro, vetro, metallo accoppiato a lastre di plexiglas colorato ed elementi di arredo concepiti come piccole architetture free-standing ad incorniciare le collezioni.

Ovs intende rappresenta la sintesi tra stile, ricerca e democraticità. Sempre in linea con i trend internazionali, grazie al lavoro e alla ricerca dei team creativi permette a tutti di creare il proprio stile in libertà, con un occhio attento alla qualità, sempre al miglior prezzo possibile. Per questo, ogni anno, 150 milioni di clienti scelgono Ovs.

Ovs S.p.A., con i marchi Ovs e Upim, è leader in Italia nel value fashion retail con una quota di mercato pari al 7,37% (dati dicembre 2016, fonte Sita Ricerca). In Italia e all’estero ha circa 1.500 negozi a gestione diretta e in franchising. Quotata alla Borsa Italiana dal marzo 2015, ha chiuso il 2015 con un fatturato pari a 1.319,5 milioni di euro.

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Moda online, Zalando e Zara al top, scarse perfomance online per il Made in Italy

Perde terreno la moda italiana quanto meno in termini di fast fashion, a partire dal web, con l’e-commerce verso il settore che pure secondo gli ultimi dati sta crescendo a due cifre (+27% secondo i dati dell’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm Politecnico di Milano): lo rivela l’ultima classifica di BEM Research sulle perfomance dei siti di fashion a ottobre 2016, che vedono svettare ai primi posti tutti brand stranieri, la tedesca Zalando e la spagnola Zara in cima alla classifica.

Zalando conferma il risultato ottenuto già lo scorso mese. La classifica stilata da BEM Research vede poi in seconda posizione Zara, brand di moda spagnolo che dispone di una rete di vendita globale. Sul podio si piazza anche Asos, società inglese che rispetto a settembre scala diverse posizioni della classifica. Tra i top-five si posiziona un altro brand tedesco, Adidas, che perde alcune posizioni rispetto al mese precedente. Il quinto gradino è della francese Spartoo (ottava a settembre).

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Soffrono i brand italiani

Mentre escono dalla Top 5 brand per la performance online H&M e Deichmann, soffrono in particolare i marchi italiani: l’unico a rientrare nei primi 10 è Liu Jo, azienda emiliana specializzata nel prêt-à-porter donna, uomo e bambino, mentre nei tra i 35 entrati nel BEM Rank troviamo (solo?) il calzaturificio S.C.A.R.P.A., l’azienda specializzata nell’intimo donna e uomo Intimissimi e Benetton.

Nel complesso l’indice del settore moda ha registrato una flessione dell’1,3% rispetto al mese precedente. In aumento del 4% rispetto a un anno fa sono invece le ricerche su Google di termini connessi all’abbigliamento.

«I produttori di abbigliamento italiani continuano a vivere un momento difficile – spiega Mariachiara Marsella, web marketing manager di BEM Research – Secondo le statistiche dell’Istat la produzione industriale nel settore è diminuita nei primi 8 mesi dell’anno di quasi il 3% rispetto allo stesso periodo del 2015. Se confrontata con il periodo pre-crisi, la perdita di produzione in uno dei settori chiave dell’economia italiana è pari a circa il 24%. I problemi del comparto moda sono comunque più profondi e la crisi li ha soltanto esacerbati».

Già nella prima parte degli anni 2000 infatti il settore dell’abbigliamento aveva lasciato sul terreno il 15% della produzione industriale. Secondo Marsella «Uno dei problemi chiave del settore è legato proprio alla scarsa confidenza delle imprese con il web. Nel 2013 appena il 5% delle aziende italiane ha effettuato vendite utilizzando il canale e-commerce, secondo l’ultima indagine sull’utilizzo di tecnologie dell’informazione e telecomunicazione (ICT) condotta dall’Istat. Anche considerando solo le grandi aziende tale quota non supera il 35%. Per rilanciare il made in Italy nel mondo è cruciale che le aziende italiane prestino molta più attenzione al digitale».

Sempre sul fronte web va però detto che i dati vedono una performance di vendite online nettamente migliore all’estero. Quasi la metà delle vendite del settore (42% per la precisione) sono infatti effettuate oltre confine. “La forza e la notorietà dei brand, le competenze digitali sviluppate nel corso degli anni da alcune Dot Com italiane e da alcune boutique multibrand, unitamente alla carenza di offerta sui canali tradizionali all’estero, sono le ragioni del successo dell’Abbigliamento fuori dai confini nazionali” spiegano all’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm Politecnico di Milano.

Danny Rose e Annarita N aprono al Mantova Outlet Village

Due nuove aperture per il Mantova Outlet Village, sotto due stili diversi ma che intendono proprio per questo coprire le esigenze di ogni cliente: sono gli store Danny Rose e Annarita N.

Danny Rose, ideato dalla stilista Daniela Malpighi, ha inaugurato a settembre un nuovo punto vendita presso l’outlet che presenta le sue collezioni nel nuovo store lungo le vie del Mantova Outlet Village. Le collezioni sono pensate per esaltare la femminilità e il lato giocoso delle donne, eternamente ragazze nello spirito e nell’approccio positivo alla vita.

Imminente è invece l’apertura di Annarita N. Il Brand nasce nel 1995 ad opera di Annarita Noviello, la maison sorge a Bologna, città che consente ad Annarita di intercettare segnali provenienti dal cinema, dallo spettacolo e dall’arte, permettendogli così di esprimere sempre nelle sue collezioni attualità ricercata. Il suo stile unisce le tradizioni del Made in Italy ai nuovi ritmi del tempo reale, segni identificativi del marchio sono una curata manodopera sartoriale e il continuo sviluppo tessile.

Il Mantova Outlet Village sorge a pochi chilometri dalla città di Mantova. Inaugurato nel 2003, conta più di 100 negozi e si configura come una delle realtà economiche di maggiore interesse della sua area, con 3 milioni di visitatori annui, molti dei quali turisti provenienti da Verona e dal Lago di Garda.

Nella moda è sempre più e-commerce, 1,8 miliardi e cresce più di tutti (+25%)

È la categoria di prodotto che cresce più di tutte le altre (25% contro il 13,3% dell’e-commerce in generale) in Italia e in Europa, e, anche quando si acquista moda offline (e offline, al di là dei proclami, si svolgono oltre 9 acquisti su 10) la scelta è pesantemente influenzata dalla ricerca via smartphone. Lo rivela Netcomm, il Consorzio del Commercio Elettronico Italiano, in occasione della Milano Fashion Week SS 2017.

e-commerce-settori-modaIn Italia il settore moda vale il 5% del mercato retail, con un tasso di crescita medio annuo del 30% e un valore superiore a 1,8 miliardi di euro, +25% rispetto al 2015 (dati Osservatorio eCommerce B2c Netcomm-Politecnico di Milano). Ma è anche il primo settore per ricerca di informazione online prima di un acquisto tradizionale, dove l’abbigliamento, escluse le calzature, costituisce il 40,2%, al pari di un altro settore merceologico molto forte sul web come l’elettronica (computer, tablet e smartphone). Su 19 milioni di utilizzatori di smartphone connessi alla rete, il 72% ha cercato in negozio un prodotto che aveva già visto online. Le informazioni sono ricercate prevalentemente sui siti dei retailer (oltre il 40%), seguite dal sito del produttore/fornitore (35%), e dalla semplice ricerca in rete (31%). I siti comparatori di prezzi, gli articoli di magazine online e la condivisione tramite social invece per l’abbigliamento rappresentano una fetta minima, che non arriva al 30%.

moda-mobile«Il digitale influenza in maniera rilevante il momento dell’acquisto di prodotti fashion e luxury, dando vita a un’esperienza sempre più omnicanale – dice Roberto Liscia, Presidente di Netcomm -. Alla luce di ciò, i negozi fisici sono entrati significativamente nel gioco digitale: nell’8,6% dei 30mila punti vendita è infatti possibile ritirare un prodotto acquistato online. E la metà di questi permette anche di prenotare online un prodotto disponibile al momento nel punto vendita».

Se infatti le vendite online di prodotti luxury valgono ad oggi il 6% contro il 26% delle vendite pure in store fisici, il 68% delle vendite offline è influenzato da una prima esperienza online. La multicanalità sembra dunque la chiave di volta per il successo, ancor più in questo settore che sta assumendo, dopo un avvio molto lento, un ruolo di traino delle vendite online.

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