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Tutti pazzi per la moda online: +25% a 1,8 miliardi di euro, il 5% del mercato retail

Un mercato che cresce sempre più: è quello dell’e-commerce nell’abbigliamento, che, dopo un avvio in sordina, negli ultimi cinque anni ha registrato un tasso di crescita medio annuo pari al 30% circa, il doppio rispetto a quello dell’e-commerce nel suo complesso: nel 2016 l’Abbigliamento varrà il 10% di tutto l’e-commerce in Italia (era il 6% nel 2012), con una penetrazione del 5% del mercato retail (era il 4% nel 2015). L’abbigliamento dunque nell’e-commerce di prodotto è il secondo settore, dietro solo ad Informatica ed elettronica.

 

Sono i dati dell’Osservatorio eCommerce B2C, giunto alla 15a edizione e promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano, che registrano nel 2016 per la moda online (ossia l’acquistato da consumatori italiani su siti sia italiani sia stranieri) una crescita del 25% e un valore di oltre 1,8 miliardi di euro. L’Export invece, cioè il valore delle vendite da siti italiani a clienti stranieri, aumenta del 30% e supera quota 1,3 miliardi di euro. Il 45% delle vendite Fashion valica i confini nazionali alla volta di Europa (in primis UK, Francia e Germania), USA, Russia e, in misura minore, Cina, Giappone e America Latina.

«L’Abbigliamento è uno dei comparti merceologici più dinamici dell’e-commerce B2c italiano per almeno tre ragioni: ritmo di crescita superiore a quello medio del commercio elettronico, offerta eterogenea e in continuo fermento, e, infine, spiccata propensione all’innovazione» ha detto Alessandro Perego, Direttore Scientifico degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano.

Un settore all’avanguardia insomma, che ha saputo meglio di altri trarre vantaggio dalle nuove abitudini di acquisto dei consumatori e coglierne le potenzialità.

«Il comportamento di consumo degli acquirenti di fashion è caratterizzato da un approccio omnicanale, nel quale sia i touch point fisici che quelli digitali giocano un ruolo chiave – spiega Roberto Liscia, Presidente Netcomm -. Questo nuovo customer journey è stato ben compreso dalle aziende fashion, che negli anni hanno apportato numerose innovazioni alla customer experience: dall’utilizzo dei social come canale di comunicazione e di customer care, ai totem virtuali nei punti vendita fisici per prenotare i capi non disponibili al momento».

 

Le richieste? Convenienza e assortimento

Alla base della scelta di acquistare capi di abbigliamento c’è anzitutto la possibilità del risparmio grazie a occasioni e promozioni speciali. Il 52% della domanda e-commerce è realizzata nella componente di prodotti a prezzo ridotto: scontato, con sconti dal 10% al 30%, o molto scontato, con sconti dal 30% al 70%.

«In occasione del Black Friday e del Cyber Monday – afferma Riccardo Mangiaracina, Direttore dell’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm Politecnico di Milano – alcuni operatori hanno realizzato in due giorni oltre il 5% del totale fatturato online, circa 10 volte il valore delle vendite registrate nello stesso intervallo di tempo in altri periodi dell’anno. In seconda battuta, i siti di e-commerce consentono al cliente di scegliere il prodotto desiderato tra una gamma molto ampia, difficilmente reperibile in un punto vendita e infine agevolano l’esperienza d’acquisto consigliando articoli affini».

I web shopper italiani effettuano, nel 46% dei casi, acquisti mass market sui siti dei grandi retailer italiani e internazionali e sui marketplace generalisti; seguono, con un peso del 36%, gli acquisti ‘luxury’ realizzati sui siti delle grandi Dot Com, delle vendite private, dei produttori high fashion del Made in Italy e delle boutique multi-brand.

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Infine conquistano una quota del 18% gli acquisti di abbigliamento e accessori sportivi dai siti dei retailer specializzati, dei produttori e delle Dot Com generaliste.

«Se consideriamo la tipologia di prodotti acquistati online, i capi di abbigliamento (camicie, vestiti, capi spalla, jeans, pantaloni) incidono per circa il 55% e gli accessori per il 45%, con una preferenza spiccata per le scarpe – sia eleganti sia sportive – e per le borse o accessori di pelletteria – aggiunge Valentina Pontiggia, Senior Advisor dell’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm Politecnico di Milano – . Per quanto riguarda il genere, i capi di abbigliamento e gli accessori da donna pesano per il 50% del mercato Fashion online, quelli da uomo per il 40% circa (ed in crescita), quelli da bimbo per il 10%».

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Crescita globale: da siti italiani 3 miliardi di vendite, solo il 31% dalle aziende

Questo per l’Italia, ma anche  a livello globale il settore moda cresce, con un aumento delle visite del 18% e una crescita della creazione dei carrelli, del +25%, convertita in una crescita degli ordini pari al 24% secondo i dati Demandware.

La moda è uno dei settori che ha registrato i dati di crescita maggiori tra i segmenti analizzati, preceduto solo dall’abbigliamento sportivo che ha realizzato un +41% di visite, +44% creazione dei carrelli e + 35% ordini.

In ogni caso la moda Made in Italy movimenterà nel 2016 da siti italiani a consumatori italiani e stranieri circa 3 miliardi di euro, in crescita del 35% rispetto al 2015. Anche grazie a un tasso di crescita quasi doppio rispetto a quello dell’e-commerce totale (+19%), l’Abbigliamento si conferma nel 2016 il primo comparto di prodotto per vendite online con un’incidenza del 17%.

L’Export è trainato dalla componente ‘luxury’ (abbigliamento ed accessori di alta moda). In questo scenario, le Dot Com – sia e-retailer (specializzati e generalisti) sia siti delle flash sales – pesano il 69% delle vendite, mentre le imprese tradizionali solamente il 31%. Analizzando poi la concentrazione di mercato, i primi 5 operatori nell’Abbigliamento generano il 54% delle vendite online e incrementano il loro peso rispetto al 2015 (quando l’incidenza era pari al 50%) anche grazie ai fenomeni di acquisizione e fusione.

El Corte Inglés e i grandi magazzini separati: dopo 52 Man apre 47 Woman

A una manciata di mesi dall’inaugurazione del grande magazzino per soli uomini, El Corte Inglés apre nella stessa, esclusiva Calle de Serrano in centro a Madrid, quello dedicato esclusivamente alla moda femminile. 

Il grande magazzino ha cinque piani per 11mila metri quadri e offre 500 grandi marche. Non mancano i servizi dedicati come l’ormai immancabile personal shopper. Oltre alla moda, in vendita ci sono 80 brand di calzature, 70 di biancheria intima e i principali nomi del make-up.

Devono aver letto le molteplici ricerche sul differente modo di acquistare che hanno uomini e donne al marketing di El Corte Inglés, catena di grandi magazzini di lusso spagnolo. Questione di usi e convenzioni, ma anche di un modo sottilmente diverso di utilizzare le diverse aree del cervello a disposizione dell’homo (e donna) sapiens, come evidenziano gli studi del neuromarketing. Dunque, ha forse senso differenziare nettamente la proposta, nel momento in cui si usano accorgimenti utili ad agevolare la shopping experience. Ma si può anche puntare sui servizi. L’idea, certo, non è nuova. A fine 2014 ha aperto lo store “women only” di Nike a Newport Beach, e negli USA sono stati fatti esperimenti anche nel grocery con aree e scaffali dedicati agli uomini.

Ma c’è anche chi prende la strada opposta. A Londra i grandi magazzini Selfridges con Agender hanno creato il piano “neutro”, che propone una moda che può essere utilizzata indifferentemente da uomo o donna. Mentre Target negli USA ha deciso di affrontare il tema alla radice, eliminando le indicazioni di genere dalla moda e dai giocattoli per bambini. Che in futuro, chissà, non potrebbero non avere più alcun bisogno di strade (e magazzini) separati.

Kiabi offre 30 posti di lavoro a Torino nel nuovo store, con il Kiabi Job Dating

Un “dream team” per il nuovo punto vendita di Torino, che sarà inserito (come da nuova strategia del gruppo che punta sui centri commerciali, leggi Kiabi punta sull’Italia e sui centri commerciali, con un nuovo layout) nel Cci Parco Dora e negli altri store torinesi: lo cerca Kiabi Italia che offre 30 posti di lavoro al Kiabi Job Dating. In programma martedì 14 giugno, è un’opportunità concreta rivolta a “giovani appassionati di moda e in cerca di lavoro”.

L’idea nasce dagli speed date americani, gli appuntamenti al buio nei quali, in meno di 7 minuti, è possibile incontrare l’anima gemella; Kiabi è invece alla ricerca di una squadra “capace di esprimere i valori stessi del brand: colore, divertimento e unicità”. Il brand di fast-fashion francese, in espansione in Italia, cerca in particolare ragazzi giovani, studenti o neolaureati, con una forte passione per la moda e occhio per le tendenze.

Il Job Dating si svolgerà martedì 14 giugno dalle 18.00 alle 22.00 presso il locale Boccaccio80 in via Giovanni Boccaccio, 80 a Torino. Tutti gli interessati in cerca di un nuovo impiego dovranno presentarsi nel locale e, curriculum alla mano, convincere Kiabi di essere il candidato perfetto, in soli 7 minuti.

I tre consigli di Kiabi per superare con ottimi risultati un colloquio di lavoro? Puntualità, serietà e fiducia.

Debutta da Neiman Marcus il memory mirror: e il camerino reale diventa virtuale

Specchio specchio delle mie brame mi sta meglio il vestito rosso o quello blu? Sarà più facile rispondere alla cruciale domanda grazie al MemoMi, il memory mirror di MemoMiLabs Inc per ora installato nei punti vendita Neiman Marcus di San Francisco.


Tre le caratteristiche principali dello specchio, che in realtà è uno schermo con telecamera: consente una visione a 360° della persona, memorizza e compara le “prove” dei vari vestiti tra di loro e permette un’immediata condivisione sui social per chiedere il parere di amici e parenti. Insomma, questo schermo promette di integrare esperienza reale e virtuale proprio come richiede il clienti del Terzo Millennio.

Non si tratta di un caso isolato però. Rebecca Minkoff ha aperto in team con eBay a fine 2014 uno store interattivo a New York con schermi “smart” nei camerini che presentano contenuti digitali, permettono di navigare nel catalogo del negozio e interagire con lo staff e suggeriscono abbinamenti.

Più che una guerra dunque tra reale e virtuale si aprono alleanze che trovano al momento il loro campo d’elezione proprio nella moda.

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