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Olio di palma sostenibile, un alleato contro il riscaldamento globale?

L’olio di palma sostenibile può essere una soluzione alla lotta al riscaldamento globale? Quali sono le opzioni più efficaci e coerenti per perseguire l’obiettivo deforestazione zero? Questi i quesiti di partenza dell’evento “Olio di palma sostenibile per il clima: obiettivo zero deforestazione e certificazione di filiera” organizzato dall’Unione Italiana per l’Olio di Palma Sostenibile nell’ambito del Festival della Sostenibilità di ASVIS e inserito nel programma All4Climate – Italy 2021, promosso dal Ministero della Transizione Ecologica in vista della COP26, dedicata alla lotta contro i cambiamenti climatici.

Sono stati presentati i primi risultati dell’analisi LCA condotta dalla Fondazione CMCC sugli impatti ambientali della filiera dell’olio di palma da cui emerge che le emissioni generate per la produzione dell’olio di palma sostenibile sono inferiorisia a quelle dell’olio di palma convenzionale che a quelle di altri oli vegetali, come soia, colza o girasole: “Il grande vantaggio dell’olio di palma è la sua elevata resa, per cui a parità di input e superficie utilizzata, le emissioni per unità di prodotto sono minori rispetto agli oli alternativi. Inoltre, la deforestazione evitata grazie alla certificazione di sostenibilità comporta un notevole vantaggio in termini di riduzione delle emissioni per la produzione dell’olio di palma sostenibile. Tuttavia, specifica la Dott.ssa Maria Vincenza Chiriacò, ricercatrice del CMCC, è altrettanto importante che anche gli altri oli sostitutivi provengano da coltivazioni certificate che non hanno causato deforestazione, altrimenti spostare i consumi dall’ olio di palma verso altri oli non certificati potrebbe voler dire addirittura amplificare le emissioni”.

“La certificazione è un elemento fondamentale nella strada verso una produzione a basso impatto ambientale. Sono diversi gli strumenti che RSPO mette a disposizione dei propri soci per migliorare la gestione delle coltivazioni in chiave responsabile. Uno di questi è il PalmGHG Calculator, strumento che consente ai soci di stimare e monitorare le loro emissioni nette di gas serra e infine ridurre il loro impatto ambientale” spiega Francesca Morgante, Market Development Manager Europa RSPO. “Attraverso l’implementazione dei Principi e Criteri RSPO del 2018, i coltivatori soci di RSPO hanno identificato e preservato aree forestali ad alto valore di conservazione, rendendo possibile il risparmio, dal 2019 ad oggi di 191,254 t di emissioni di CO 2, equivalenti a 41,594 veicoli passeggeri guidati per un anno”.

Sebbene produttori e utilizzatori si stiano muovendo verso un cambiamento di passo con soluzioni e scelte sempre più sostenibili, come mostrano anche i più recenti dati sull’andamento della deforestazione nei paesi produttori di olio di palma, in calo per il quarto anno consecutivo (Fonte: World Resources Institute), il consumatore, stenta ad orientarsi fra i mille messaggi che riceve e che trova sulle etichette dei prodotti. Inoltre con l’affollarsi dei messaggi, spiega il Prof. Davide Pettenella, Università di Padova, se aumenta il livello complessivo di informazione del consumatore, si allarga anche il gap tra conoscenza e percezione del problema e comportamento effettivo di spesa. È stato infatti rilevato che non sempre un consumatore molto informato è un consumatore che nelle scelte di acquisto si comporta coerentemente”.

Si è posto anche il quesito di quale sia il confine tra l’area di intervento delle istituzioni e dell’Ue, che ha allo studio diverse ipotesi di misure volte a ridurre la deforestazione importata, quali ad esempio l’introduzione dell’obbligo di due diligence e la definizione di criteri per considerare un prodotto “deforestation-free”, e gli ambiti di iniziativa della società civile. Interessante e in un certo senso provocatoria la testimonianza della Presidente degli Amici della Terra Onlus – Monica Tommasi – che già da alcuni anni approfondisce il tema dell’olio di palma in seguito alla campagna denigratoria verso questo prodotto “Nonostante i risultati positivi che si ottengono tramite la certificazione molte aziende alimentari fanno ancora proprio lo slogan “senza olio di palma” che non attesta affatto la sostenibilità del prodotto e altre, che invece utilizzano olio di palma sostenibile, non hanno ancora il coraggio di inserire il marchio di certificazione e questo a discapito della consapevolezza del consumatore. In tutto questo non si rileva nessun intervento istituzionale di controllo che pure sarebbe dovuto visto che l’etichetta senza olio di palma gode dell’indebita fama di attestare un pregio ambientale. Ci auguriamo che le autorità di controllo e scientifiche pongano rimedio al più presto smascherando il greenwashing operato attraverso questa stucchevole affermazione”.

Con l’evento di oggi, commenta Giuseppe Allocca, presidente dell’Unione Italiana per l’Olio di Palma Sostenibile, volevamo contribuire ad aumentare conoscenze e consapevolezza sui temi dello sviluppo sostenibile, condividere buone pratiche e stimolare idee e politiche finalizzate a mantenere gli impegni sottoscritti con la firma dell’Agenda 2030 e dell’Accordo di Parigi.

Per rispondere ai quesiti di partenza, alla luce delle testimonianze raccolte, possiamo concludere che la produzione ed il consumo di olio di palma sostenibile certificato sono certamente la risposta allo sforzo collettivo di fermare la distruzione del nostro ecosistema e contrastare i cambiamenti climatici a vantaggio di pratiche sostenibili, rispettose del contesto in cui vengono applicate e delle popolazioni locali. La sfida che ci vede impegnati è quella di soddisfare il previsto aumento della domanda internazionale di olio di palma, già oggi l’olio vegetale più consumato al mondo, promuovendo la completa transizione della filiera verso modelli di sviluppo, produzione e consumo più responsabili. La certificazione è lo strumento sul quale puntare nell’ambito di uno smart mix di misure obbligatorie e volontariee, ove necessario, di regolamentazione complementare ed interventi per affrontare il problema della deforestazione importata (per maggiori informazioni vedi il position paper della Tropical Forest Alliance sottoscritto da 50 organizzazioni internazionali, tra cui l’Unione Italiana per l’Olio di Palma Sostenibile).

Spot della Nutella: il Codacons si rivolge all’Antitrust

Olio di Palma: la polemica che da tempo aveva dato la stura al contrapporsi di  due agguerrite fazioni (pro e contro, fautori e detrattori), sembrava essere un po’ sottotraccia.

Ma si trattava solo di una tregua: è bastato uno spot (quello della Nutella, per intenderci) per infiammare di nuovo gli animi.

Perchè il Codacons ha trovato gli estremi per portare la pubblicità  sul tavolo dell’Antitrust, presentando un esposto all’Autorità per la concorrenza in cui si chiede la sospensione immediata della campagna pubblicitaria della Ferrero. L’associazione dei consumatori, infatti, lamenta il fatto che nello spot si esalta in modo eccessivo l’utilizzo dell’olio di palma per la realizzazione della Nutella.

Presentiamo uno stralcio del ricorso del Codacons:

“tale campagna pubblicitaria tesa a veicolare il messaggio che l’olio di palma sia una materia prima “assolutamente sicura” e “priva di rischi” per la salute dei consumatori, è assolutamente scorretta ed ingannevole. L’Istituto Superiore di Sanità nel valutare gli effetti sulla salute umana del consumo di olio di palma, evidenzia “Una vasta letteratura scientifica ha messo in evidenza l’associazione tra consumo in eccesso di questa classe di grassi (gli acidi grassi saturi) e aumento del rischio di malattie cardiovascolari, di infarto e di malattia coronarica”. Tali studi evidenziano che il consumo di olio di palma aumenta il colesterolo totale, il colesterolo LDL ed il colesterolo HDL, rispetto all’uso di altri oli vegetali, e sottolineano come gli effetti sul colesterolo totale e colesterolo LDL, indotte dal consumo di olio di palma, diventano significativi con l’aumentare dell’età.

Conclude l’ISS: “ L’olio di palma….rappresenta una rilevante fonte di acidi grassi saturi, cui le evidenze scientifiche attribuiscono – quando in eccesso nella dieta – effetti negativi sulla salute, in particolare rispetto al rischio di patologie cardiovascolari….fasce di popolazione quali bambini, anziani, dislipidemici, obesi, pazienti con pregressi eventi cardiovascolari, ipertesi possano presentare una maggiore vulnerabilità rispetto alla popolazione generale”.

Il problema, sottolinea l’associazione, è che non vengono indicati i limiti entro cui l’assunzione dell’olio di palma possa considerarsi innocua. Su questo assunto, prosegue così il testo dell’esposto:

“E’ evidente che con l’analizzato claim il professionista vuole far credere ai consumatori che l’olio di palma sia in assoluto esente da pericoli, quando cio’ non e’ vero, e li porta cosi’ a trascurare quelle normali regole di prudenza che debbono sempre adottarsi nei confronti di prodotti a potenziale effetto dannoso sulla salute. La sicurezza dell’alimento, alla luce di quanto indicato, non deve essere espressa in termini assoluti perché, come ricorda anche l’AGCM, è in grado di ridurre e sviare la consapevolezza del consumatore.

Inoltre il Codacons, non convinto della correttezza delle informazioni nutrizionali presenti sull’etichetta del prodotto ha anche inviato, in merito, una istanza urgente al Comando Generale dei Nas.

Al fine di verificare se le confezioni dello storico prodotto della Ferrero, al pari di altri alimenti contenenti olio di palma, riportino correttamente in etichetta i valori nutrizionali dell’olio di palma e le quantità massime assimilabili dai consumatori, in special modo i bambini, onde evitare possibili rischi per la salute e, in caso di assenza di informazioni essenziali ai fini sanitari, valutare il ritiro dal commercio dei prodotti con etichette omissive, ingannevoli o fuorvianti.

Questo il primo atto. E questi attualmente i fatti. Restiamo in attesa di conoscere la posizione della Ferrero.

 

 

 

Un anno senza palma, Coop conferma la sua scelta per “il principio di precauzione”

Il tribunale di Bruxelles avrà anche dato ragione a Ferrero nella querelle con Delhaize stabilendo che l’assenza di olio di palma non può essere utilizzata come leva pubblicitaria perché i suoi danni per la salute non sono provati, e Coop, che aveva deciso a stretto giro delle dichiarazioni negative dell’EFSA di rendere i suoi prodotti a marchio “palm oil free” conferma la sua scelta che circostanzia in un comunicato ad hoc. Una decisione costata all’insegna 10 milioni di euro.

“Coop ritorna sulla decisione presa più di un anno fa di sostituire l’olio di palma nei prodotti a marchio con olii monosemi, olio d’oliva o burro. La decisione annunciata a maggio 2016 è scaturita da quanto affermato nel dossier EFSA, tuttora riportato sul sito ufficiale, che ha evidenziato l’alta presenza nell’olio di palma di alcuni composti contaminanti, il cui consumo in dosi eccessive viene sconsigliato (soprattutto a bambini e adolescenti).

… in coerenza con il principio di precauzione che orienta le azioni di Coop a tutela dei soci e dei consumatori da maggio a novembre 2016 è stata completata la sostituzione del palma su oltre 200 prodotti grazie ad una loro completa riformulazione nutrizionale. Altri grandi e medi produttori hanno seguito la scelta di Coop. Questo processo ha comportato per Coop anche delle rinunce perché non è stato possibile riformulare qualche prodotto (come nel caso di alcuni gelati) utilizzando altri olii o grassi che garantissero analoghe caratteristiche organolettiche e di durata.

Nessuna demonizzazione del palma, dunque, ma una scelta ragionata che si colloca all’interno di una politica sulla corretta alimentazione. Politica che Coop ha sempre suggerito, promuovendo la riduzione di tutte quelle sostanze, come i grassi, il sale e gli zuccheri che, se assunte in quantità elevate, possono causare problemi alla salute. Non fa differenza in questo l’olio di palma. Tra la vecchia e la nuova ricetta, nella maggior parte dei casi, la percentuale di grassi saturi è stata drasticamente ridotta, in altri casi pur non riducendo questa percentuale si sono ottenuti risultati migliorativi sulla riduzione di quegli specifici contaminanti che nell’olio di palma comunemente diffuso sul mercato sono mediamente più alti rispetto agli altri olii (dato EFSA). Così Coop continua ad operare affinché questi contaminanti siano ridotti al minimo in tutti gli olii e conseguentemente in tutti i prodotti a marchio, grazie ad interventi sulle filiere produttive e a trattamenti che riducano le temperature di lavorazione dei prodotti.

Accanto agli aspetti salutistici connessi al tema olio di palma si sommano poi le questioni ambientali; molte compagnie della palma da olio hanno acquisito certificazioni di sostenibilità, ma diverse organizzazioni sociali e ambientali contestano l’utilizzo di tali certificazioni considerate portatrici di interessi lesivi dei diritti delle popolazioni locali. Il tema palma  – conclude la nota – resta un argomento estremamente controverso anche dal punto di vista ambientale e sociale. Del resto, la stessa dichiarazione del Ministro dell’Ambiente Galletti che indica l’obiettivo di rendere sostenibile l’olio di palma al 2020 non suona esattamente come una difesa del palma, ma piuttosto come la conferma che fino ad oggi non sarebbe stato sostenibile.”

 

 

Nutella vs Delhaize, stop alla pubblicità anti olio di palma

Alla fine, ha vinto Nutella nella battaglia legale contro il gigante della Gdo Ahold Delhaize e la sua “pubblicità ingannevole”: la Corte d’appello di Bruxelles infatti ha dato ragione al gruppo di Alba, stravolgendo la sentenza di primo grado, ordinando al gruppo Delhaize di cessare la campagna sulla cioccolata spalmabile certificata “senza olio di palma” (la “Choco”, private label Delhaize), fissando un plafond di penalità di un milione di euro.

Ferrero accusava la campagna della società belga di essere “menzognera, ingannevole, e denigratoria” verso Nutella. È stata fissata una sanzione di 25mila euro a violazione (su qualsiasi mezzo, carta, social o web), con un massimale totale di sanzioni di un milione di euro. In primo grado nel 2015 i giudici avevano dato ragione a Delhaize.

Secondo Ferrero, tra i pochi “big” rimasti a difendere apertamente l’utilizzo dell’olio di palma nei suoi prodotti, la campagna di Delhaize che pubblicizza in primis la sua crema spalmabile al cioccolato sottolineandone le ricadute positive per la salute e l’ambiente poiché priva di olio di palma, allude indirettamente e dunque denigra Nutella, che appunto contiene olio di palma. 

Il perché Nutella continua ad usare olio di palma è stato oggetto di un dettagliato reportage da parte dell’agenzia di stampa britannica Reuters lo scorso gennaio (Nutella maker fights back on palm oil after cancer risk study). Mentre l’azienda parla di qualità del prodotto, il rapporto punta i riflettori sui costi: quello di palma è infatti l’olio vegetale più economico disponibile sul mercato (800 dollari a tonnellata contro 845 dollari dell’olio di girasole e 920 dell’olio di canola, possibili sostituti). Con circa 185mila tonnellate di olio di palma utilizzato l’anno, Reuters calcola costi per la sostituzione per Ferrero tra gli otto e i 22 milioni di dollari.

 

 

Per Delhaize inizio 2017 positivi in Olanda e USA, male in Belgio

Il colosso nato dalla fusione di Ahold e Delhaize con punti vendita in USA, Olanda e Belgio principalmente ha chiuso il primo trimestre dell’anno con risultati altalenanti: in Europa positivi per la divisione olandese (fatturato a + 3,9 % a 3,3 miliardi di euro e margine operativo in aumento dal 4,7 al 5 %) con risultati soddisfacenti sia per Albert Heijn sia per bol.com. Note dolenti invece in Belgio, che ha visto un calo di fatturato dell’1,1 % a 1,18 miliardi di euro e dell’EBIT al 6,7 % e 28 milioni di euro. Per correre ai ripari, il gruppo ha in programma di operare una ristrutturazione e modernizzazione dei 120 punti vendita belgi, 20 di proprietà e cento in franchising. 

 
 

Dossier Efsa: Coop toglie 120 prodotti all’olio di palma dagli scaffali

Coop, a seguito della condanna dell’Efsa, Autorità per la sicurezza alimentare europea circa la presenza nell’olio di palma di “contaminanti da processo a base di glicerolo” che risulterebbero genotossici e cancerogeni, ha deciso di togliere dalla vendita 120 prodotti che contengono il grasso sotto accusa. Inoltre, coerentemente con il “principio di precauzione”, Coop ha sospeso la produzione dei prodotti a proprio marchio che contengono olio di palma, accelerando il processo di sostituzione di tale ingrediente con olio extravergine di oliva o olii monosemi.

Coop ha già sostituito l’olio di palma in oltre 100 prodotti a marchio Coop , come quelli delle linee destinati per bambini (la fascia più a rischio di sovraesposizione secondo l’Efsa) “Crescendo” e “Club 4-10”, i prodotti della linea “Viviverde” e la crema spalmabile Solidal Coop. I prossimi mesi vedranno la sostituzione dell’olio di palma nei rimanenti 120 prodotti private label.

In un comunicato e in un volantino già visto in alcuni punti vendita, l’insegna si scusa con i clienti e i soci “per le mancanze temporanee di alcuni prodotti. Coop tutela i consumatori applicando i concetti di corretta ed equilibrata alimentazione. L’odierna decisione di eliminare l’olio di palma rientra in queste scelte di fondo”.

Margarine e ‘dolci e torte’ sono le principali fonti di esposizione a tutte le sostanze secondo l’Efsa, che ha fissato una dose giornaliera tollerabile (DGT) di 0,8 microgrammi per chilogrammo di peso corporeo al giorno (µg/kg di peso corporeo/giorno) per le sostanze incriminate 3-MCPD e i suoi esteri degli acidi grassi sulla base delle evidenze che collegano questa sostanza a un danno d’organo nei test sugli animali, mentre “le informazioni tossicologiche sono troppo limitate per stabilire un livello di sicurezza per 2-MCPD”. L’organismo ricorda come “la stima della media e le esposizioni elevate al 3-MCPD di entrambe le forme per le fasce di età più bassa, adolescenti compresi (fino a 18 anni di età), superano la DGT e costituiscono un potenziale rischio per la salute”.

Giuseppe Allocca, Presidente dell’Unione Italiana per l’Olio di Palma Sostenibile, promotrice di una recente campagna di “difesa” del controverso ingrediente, e di cui fanno parte aziende “consumatrici” quali Ferrero, Unilever Italy Holdings, Nestlé Italiana e Unigrà, ha commento: “Fa piacere vedere che l’EFSA riconosce gli sforzi fatti fin qui dai produttori, a livello volontario, che si è tradotto in un deciso miglioramento dei processi di raffinazione con conseguente significativo abbattimento delle sostanze potenzialmente nocive. La recente indicazione dell’EFSA pone nuovi e più ambiziosi obiettivi e rappresenta un ulteriore stimolo al lavoro dell’industria alimentare nella ricerca e adozione di processi di raffinazione ancora più sicuri di tutti i grassi vegetali e animali, e, quindi, anche dell’olio di palma. Intendiamo proseguire con rinnovato impegno su questa strada”.

A seguito della la ministra della Salute Beatrice Lorenzin ha chiesto al Commissario europeo per la salute e la sicurezza alimentare Vytenis Andriukaitis una valutazione della questione nei gruppi tecnici competenti presso la Commissione, per considerare l’eventuale necessità di procedere all’adozione di misure, anche in via precauzionale, finalizzate alla tutela della salute dei cittadini europei.

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