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Marca del distributore, un volano di crescita per le economie regionali

A confermare l’importanza ricoperta dalla MDD in questi ultimi anni è il rapporto “Marca del Distributore e Made in Italy: il ruolo della Distribuzione Moderna”, realizzato da The European House – Ambrosetti per ADM – Associazione Distribuzione Moderna, presentato al convegno inaugurale di Marca by BolognaFiere 2024: quasi il 30% (27,2%) del fatturato delle produzioni tipiche locali italiane, pari a 8,5 miliardi di euro, viene generato direttamente dalla distribuzione moderna attraverso i marchi del distributore. Per i prodotti italiani inoltre, i marchi del distributore valgono all’estero 4 miliardi di euro, l’8% del totale delle esportazioni internazionali food & beverage di prodotti Made In Italy.

Uno sguardo alle regioni
Oltre il 42% del fatturato complessivo delle imprese di produzione tipiche locali abruzzesi è stato generato dalla collaborazione con la distribuzione moderna attraverso i marchi del distributore. Si scende al 40% per i prodotti del Friuli-Venezia Giulia e al 36,9% per quelli campani. Secondo il report realizzato da The European House-Ambrosetti per ADM i produttori locali piemontesi hanno realizzato il 27,1% del fatturato complessivo grazie alla MDD. Percentuali analoghe si registrano in Umbria (26,8%) e nelle Marche (26,1%). Emilia-Romagna, Veneto e Lazio rientrano tra le prime 10 regioni a beneficiare della collaborazione con la Gdo rispettivamente con il 25%, il 24,5% e il 23,8% delle vendite di prodotti locali attraverso la distribuzione moderna. Seguono via via Toscana (11°, 23,3% del fatturato), Liguria (12°, 23,2%) e Sicilia (13°, 22,7%). Al di sotto del 20% si collocano il Trentino A.A (19,3%), la Lombardia (19%), le Basilicata (13,3%) e la Puglia (12,1%). Chiudono la classifica Molise (9,8%), Calabria e Sardegna (entrambe al 4,8%).

“Per comprendere l’impatto fondamentale della distribuzione moderna e nello specifico della marca del distributore, basti considerare che la MDD coinvolge indirettamente circa 50 sotto-comparti economici e oltre 1.500 imprese del settore agricolo e food (il 92% italiane e il 78% piccole e medie) che producono alimenti commercializzati con la marca dell’insegna della distribuzione moderna. Gli effetti dell’inflazione e della riduzione dei volumi di vendita colpiscono perciò direttamente il patrimonio di imprese locali italiane che rappresentano la spina dorsale dell’economia del Paese” spiega Valerio De Molli, managing partner e CEO, The European House – Ambrosetti.

“I prodotti a marca del distributore hanno esercitato un importante ruolo sociale ed economico tutelando il potere di acquisto delle famiglie e sostenendo le filiere e la produzione del made in Italy. Tra le misure già adottate per il comparto ci sono il trimestre antinflazione e i provvedimenti inseriti nella legge di Bilancio che mirano a contrastare l’inflazione, come il taglio del cuneo fiscale, il rifinanziamento per tutto il 2024 della carta ‘Dedicata a te’ per l’acquisto di generi di prima necessità e carburanti, il rinvio delle Sugar e Plastic tax” aggiunge Valentino Valentini, Viceministro delle Imprese e del Made in Italy.

Consumatori insoddisfatti, cresce l’interesse per lo shopping guidato dall’AI

Un recente studio dell’IBM rivela il crescente divario tra le richieste dei clienti e l’attuale offerta: a emergere è dunque un’insoddisfazione generale nelle proprie esperienze di acquisto. Appena il 9% dei consumatori intervistati afferma di essere soddisfatto dell’esperienza in negozio e il 14% degli acquisti online. I consumatori desiderano una maggiore varietà di prodotti disponibili (37%), maggiori informazioni sui prodotti (26%) e un processo di pagamento più rapido (26%).

Per quanto riguarda l’online, due terzi dei consumatori intervistati scoprono nuovi prodotti tramite il web ma molti hanno espresso insoddisfazione per il loro percorso di acquisto, citando difficoltà nel trovare i prodotti che desiderano (36%), informazioni insufficienti (33%) e un processo di reso complicato (33%). L’inflazione e l’incertezza economica continuano a far diminuire gli acquisti e il 62% dei consumatori ha anche affermato che il prezzo è una delle ragioni principali per cui cambierebbe negozio o addirittura marchio.

A migliorare l’intera esperienza di acquisto potrebbe essere l’intelligenza artificiale, rappresentata ad esempio da assistenti virtuali o applicazioni, capaci di creare customer experience intuitive, uniche, personalizzate ed efficienti. “Il settore del retail deve affrontare sfide continue, ma ha anche la possibilità di cogliere opportunità senza precedenti” ha dichiarato Luq Niazi, Global Managing Director IBM. “I consumatori di oggi, di fronte a un numero enorme di scelte e canali, prendono sempre più decisioni di acquisto basate sul costo e sulla qualità dell’esperienza che i rivenditori propongono”.

Le nuove frontiere tecnologiche per il retail: cosa avverrà nel 2024?

Il mondo del retail vive un processo di trasformazione che coinvolge soluzioni e tecnologie sempre più innovative mentre, allo stesso tempo, la digitalizzazione si sta rivelando un supporto fondamentale per ottimizzare i processi aziendali interni ed esterni. Il ruolo svolto dalla digital transformation e dall’omnicanalità è determinante. Ma cosa devono aspettarsi aziende, retailer e consumatori nel nuovo anno? Ecco quali sono i temi che, secondo Manhattan Associates, saranno di tendenza del 2024: 

Vecchie tecnologie per nuove applicazioni
I retailer dipendono sempre più dai loro punti vendita per gestire gli ordini sia negli store che online. Tuttavia, la loro attività è spesso rallentata da una scarsa precisione dello stock di prodotto. La tecnologia RFID può automatizzare i processi di tracciamento e rifornimento dello stock, riducendo la necessità di controlli manuali e garantendo che i prodotti siano sempre disponibili. Inoltre, la tecnologia RFID genera una grande quantità di dati, che possono essere utilizzati per ottenere informazioni sul comportamento dei consumatori, sulle variazioni delle scorte e sulle performance del punto vendita. Dati e insight possono essere utili per il pricing e le campagne di marketing offrendo ai clienti un’esperienza più personalizzata e priva di interruzioni.

Per quanto riguarda la security in-store, i retailer possono utilizzare le etichette RFID come antifurto e rafforzare le misure di sicurezza al fine di identificare i comportamenti sospetti e ridurre così eventuali perdite. Infine, la RFID può fornire una maggiore trasparenza e tracciabilità nella supply chain, dai produttori ai centri di distribuzione fino ai punti vendita, consentendo un migliore controllo della logistica e aiutando ad affrontare in modo più efficiente problemi come la visibilità dello stock, la contraffazione o il ritiro dei prodotti. Ciò contribuisce a ridurre l’eccesso di scorte e gli sprechi e aiuta i consumatori a fare scelte più consapevoli sui prodotti che acquistano.

L’ascesa dell’intelligenza artificiale nelle interfacce utenti
Oggi, la collaborazione perfetta tra uomo e macchina è in grado di aumentare l’efficienza come mai prima d’ora. I LLM (Large Language Models) sono diventati eccezionali nell’analizzare le richieste che provengono dal linguaggio naturale, nel comprenderle e nel suddividerle in attività e obiettivi. I progressi dell’IA generativa hanno modificato l’equazione unilaterale dell’interazione uomo-macchina in una relazione bidirezionale e multimodale, in cui i computer sono ora in grado di comprendere e comunicare anche con il linguaggio dell’uomo. Ciò consentirà un cambiamento nelle interfacce utente rispetto a quanto si è visto e sperimentato negli ultimi 30 anni. Sebbene sia già presente in parte con assistenti virtuali come Alexa, Siri e Google, l’IA generativa inizierà a diffondersi sempre di più e ad inserirsi nelle applicazioni di consumo e aziendali di tutti i giorni.

La cloud innovation non si fermerà
Negli ultimi anni si è registrata una tendenza all’adozione del cloud e ci si aspetta un’ulteriore accelerazione della domanda di software cloud-based nel prossimo futuro. L’esigenza si è spinta oltre l’operatività e l’alleggerimento delle funzioni sui software provider, per ottenere l’accesso alle innovazioni più recenti e aggiornate a un ritmo molto più veloce. Ora con il software cloud versionless le aziende possono accedere a nuove innovazioni ed essere in grado di reagire alle aspettative dei clienti e alle tendenze del mercato in tempo reale ogni pochi mesi. È necessario che le imprese tengano il passo con i rapidi cicli di innovazione guidati da tecnologie come l’IA generativa, o rischiano di essere considerate obsolete.

Un approccio unificato end-to-end
I ritmi della supply chain di oggi ha reso più importante che mai la necessità di un’unificazione end-to-end, che significa: migliorare l’efficienza, pianificare le risorse e le operazioni, ridurre le tempistiche e le spese. Va oltre l’integrazione, quindi. Grazie a una soluzioni unificata, un TMS, ad esempio, ha la possibilità di ripianificare, regolare e ottimizzare le operazioni in base alle variazioni che inevitabilmente si verificano una volta che un piano di trasporto viene consegnato al sistema di gestione del magazzino. Ciò si traduce in una migliore organizzazione, una maggiore visibilità e una riduzione dei costi per spedizionieri, organizzazioni logistiche e retailer.

2024: italiani fedeli alla MDD. Vince il cibo healthy, sostenibile e poco caro

Se la recessione appare ormai scongiurata, le previsioni per il 2024 iniziato da pochi giorni riportano in un’Italia dello zero virgola. Secondo i manager intervistati dall’Ufficio Studi Coop, la crescita del PIL stimata allo 0,5% per i prossimi 12 mesi ci rende i più lenti dell’Europa, e l’83% dello stesso campione è convinto che le sacche di povertà e i fenomeni di vulnerabilità sociale e economica nel nostro Paese siano destinati a aumentare. A fronte di un’inflazione alimentare ancora sostenuta (per i manager stimata al 3% nella media d’anno), nel tentativo di difendere i propri consumi e la loro qualità, gli italiani sembrano essersi definitivamente convertiti alla MDD (Marca del Distributore) che anche nel 2024 promette di registrare ottime performance; l’82% dei manager italiani prevede un aumento della quantità acquistata, mentre al primo posto tra le scelte di acquisto in riduzione si trovano le marche industriali (non fanno eccezione nemmeno le marche leader tanto che un buon 36% ne immagina la rinuncia all’acquisto).

In miglioramento le intenzioni di spesa degli italiani sui consumi alimentari domestici; la percentuale di quanti intendono aumentare le quantità consumate (16%) supera quella di quanti intendono ridurre i consumi (11%) con una differenza di 5 punti percentuali (la stessa differenza era di -1 punto percentuale nell’indagine di agosto 2023). Il cibo resta centrale nelle scelte di consumo, ma anche a tavola, la tenuta della spesa si sposa con la sobrietà. Infatti, quasi un terzo degli italiani (31%) dichiara che dedicherà più tempo alla preparazione domestica del cibo (il modo più semplice per coniugare qualità e risparmio) e in ogni caso i principali driver di acquisto sono il rapporto qualità prezzo al primo posto (almeno per il 66% degli italiani), la convenienza e il risparmio (50%) e la salute e il benessere (41%).

Tra gli aggettivi scelti per definire il cibo del 2024 il più gettonato è salutare (45%), poi poco costoso (44%), seguito da sostenibile (27%) e semplice/autentico e essenziale (26 e 25%). Perché oltre ad essere conveniente, la tavola del 2024 deve rimanere healthy (e non certamente a caso nel 2023 le vendite delle friggitrici ad aria, che garantirebbero una preparazione più salutare delle pietanze, hanno subito un consistente incremento) quindi tradizionale ed essenziale (27%). Torna nel carrello anche l’ortofrutta che nell’estate sembrava essere stata al centro di grandi rinunce da parte degli italiani. Nella Top 5 dei prodotti in aumento nel 2024 compaiono proprio frutta e verdura al primo posto e poi subito dopo il pesce (anch’esso una difficile rinuncia degli ultimi anni). Tra i prodotti di cui gli italiani prevedono di poter ridurre i consumi le spiccano invece i dolci (li ridurrà il 41% del campione), le carni rosse (34%), i salumi e affettati (37%) e superalcolici (33%).

Ma se il 2023 ha insegnato alle famiglie come risparmiare nel solito punto vendita, è anche vero che nei mesi più difficili le ha anche condotte sempre più spesso al discount. Un trend in crescita anche nel 2024 tanto da collocare questo formato in testa alla classifica dell’incremento delle vendite sia nelle previsioni dei consumatori che dei manager intervistati. A fronte di queste tendenze solo il binomio efficienza-innovazione sembra essere la strada maestra per la moderna distribuzione del futuro.

Tecnologia di consumo, il 2023 è stato propizio per le friggitrici ad aria (+42%)

Se il 2023, caratterizzato da molteplici crisi, ha disatteso le aspettative di ripresa, si prevede che il mercato globale dei beni di consumo tecnologici e durevoli tornerà ad essere positivo nel 2024. Il fatturato dell’anno passato, al netto di tutte le problematiche insorte, sarà comunque al di sopra dei livelli pre-pandemici e questo in primis grazie alla crescita dei settori dell’IT & Office e del Piccolo Elettrodomestico, che hanno registrato performance ben superiori ai ricavi del 2019, rispettivamente con un +16% e un +21%. L’Elettronica di consumo (CE), invece, si è mantenuta debole.

Prezzo e Premium: due driver di crescita della domanda nel 2023
Secondo l’indagine internazionale GfK Consumer Life, nel 2023 il prezzo è stato un fattore sempre più importante nelle decisioni di acquisto dei consumatori. Retailer e produttori hanno risposto estendendo i periodi promozionali e offrendo più prodotti a prezzi scontati. Di conseguenza, i consumatori hanno avuto l’opportunità di acquistare prodotti con caratteristiche più elevate che non avrebbero potuto permettersi a prezzi normali. Accanto a questi segmenti più sensibili al prezzo, sono rimasti sul mercato anche consumatori con redditi più elevati e maggiormente resistenti alla crisi. Di conseguenza, nell’ultimo anno i prodotti premium hanno continuato a registrare performance superiori alla media. La domanda è stata particolarmente elevata per gli elettrodomestici con funzionalità che semplificano la vita, come gli aspirapolvere Wet & Dry. Nei primi dieci mesi del 2023, questi prodotti sono cresciuti del +2% rispetto all’anno precedente, mentre le vendite di aspirapolvere in generale sono diminuite del -2%. Anche i prodotti che rispondono a esigenze specifiche o legati a stili di vita emergenti hanno ottenuto risultati particolarmente positivi. Ad esempio, le friggitrici ad aria calda – che consentono di cucinare in modo più sano – sono cresciute del +42%, a fronte di un +38% delle friggitrici in generale. Allo stesso modo, le tastiere Bluetooth – che aiutano a mantenere in ordine lo spazio per lo smart working – hanno segnato un +17% a fronte del -2% registrato dal comparto tastiere.

Previsioni per il 2024
Secondo le previsioni GfK, nel 2024 la crescita sarà guidata dalle seguenti tendenze e innovazioni:

– A quasi quattro anni dall’inizio della pandemia, inizieranno i cicli di sostituzione dei prodotti, in particolare per categorie in rapida evoluzione come gli smartphone e i PC portatili. Di conseguenza, nel 2024 il comparto Telecom dovrebbe crescere, con una maggiore propensione verso i dispositivi di fascia alta;

– Il dati GfK evidenziano un aumento delle vendite di televisori in concomitanza con i grandi eventi sportivi. I Giochi Olimpici e i Campionati europei di calcio in programma nel 2024 dovrebbero quindi avere un impatto positivo sull’Elettronica di consumo;

– Le differenze regionali nelle performance del settore Tech erano già evidenti nel 2023. In Medio Oriente e Africa il mercato ha beneficiato dello sviluppo più recente (più +7% a valore nei primi dieci mesi del 2023, rispetto allo scorso anno). Il mercato cinese invece ha dovuto affrontare la deflazione, la crisi immobiliare e la scarsa fiducia dei consumatori, segnando un calo del -6%. Questa divergenza potrebbe aumentare nel 2024, poiché il PIL continuerà a crescere in aree emergenti come l’India, mentre Cina e Stati Uniti dovrebbero rallentare rispetto al 2023;

– Per il 2024 si prevede un ulteriore calo dell’inflazione a livello internazionale, che dovrebbe portare a un miglioramento della fiducia dei consumatori. Tuttavia i tassi di interesse rimarranno su livelli elevati, rappresentando un ostacolo agli investimenti sia per i consumatori che per le imprese.

Marketing, ecco 10 possibili tendenze da seguire per il 2024

Dopo i consueti bilanci dell’anno chiuso, le aziende cercano di prevedere le tendenze in ambito marketing che si affermeranno e così individuare tempestivamente gli ambiti in cui investire. In tal senso Superfluid Team segnala dieci possibili trend per il 2024 iniziato da pochi giorni:

1. Le “vecchie soluzioni” tornano di moda
La raccolta di dati è diventata più difficile a causa della GDPR. Questo è uno dei motivi per cui strumenti molto popolari prima della crescita del digital marketing iper-tracciato stanno tornando in auge, come il Marketing Mix Modelling. Nonostante si possa pensare che questo sia un metodo ormai superato, è anche collaudato e offre una risorsa affidabile per misurare l’impatto del marketing. Rimane quindi un ottimo strumento per generare buoni risultati su diversi canali ed è un segnale fondamentale per orientare le decisioni di budget.

2. Decolla Whatsapp Marketing
35 milioni di italiani usano WhatsApp ma meno dell’1% delle aziende fa marketing su WhatsApp. Si iniziano però a moltiplicare le aziende che usano questo canale grazie a vari tool avanzati ora disponibili e si registrano sempre più aziende capaci di produrre valore con questo strumento. “Le comunicazioni su WhatsApp producono il 20% di acquisti in più rispetto alle email. Le persone, e gli italiani in particolare, hanno bisogno di essere rassicurati e aiutati con le relazioni, e questo comincia a dare i suoi frutti” commenta Ivan Cogliati, CEO di Superfluid Team.

3. Abbigliamento e prodotti a basso costo dalla Cina: la vera ondata deve ancora arrivare
I prodotti provenienti da Paesi come la Cina, dove i costi di produzione e la manodopera sono notevolmente inferiori, hanno avuto un fortissimo impatto sul mercato ma le reali conseguenze di questa tendenza devono ancora mostrarsi. Cosa bisogna prevedere? Temu, l’e-commerce low cost, è ancora nel pieno della sua ondata di crescita negli Stati Uniti, dove è arrivato un anno prima rispetto all’Italia. “Motivo per cui ci possiamo aspettare che in Italia siamo solo all’inizio degli effetti portati dal gigante cinese” – precisa Cogliati. Inoltre si stima che Shein, altro colosso cinese nel mercato online, produca già 5.4 miliardi di dollari di vendite in Europa, più di brand affermati da anni come H&M o Zara, ma anche in questo caso siamo solo all’inizio. Nel 2024 è attesa la quotazione in borsa a New York per 90 miliardi di dollari, che darà ulteriore linfa alla poderosa crescita dell’azienda.

4. Più ordine nella “giungla” di influencer
Lavorare con volti noti o considerati autorevoli ha da sempre notevoli vantaggi, ma come trovare quelli giusti? “Tanti sono gli strumenti nel mondo per fare scouting ma finalmente in Italia stiamo sviluppando una tecnologia molto competitiva e interessante grazie a Inflead, che ha realizzato una piattaforma per facilitare la connessione tra brand e influencer e permettere così di espandersi su nuovi mercati” osserva Cogliati.

5. +1.6 milioni di utenti che utilizzano TikTok
A seguito di una crescita vertiginosa durante il 2023, i valori e trend attuali fanno prevedere che 1.6M di persone in più inizieranno a utilizzare TikTok nel 2024. Motivo ulteriore affinché anche le aziende inizino a dare maggiore attenzione a questo canale. Già negli ultimi mesi molte realtà hanno iniziato a investire nelle giuste competenze e a creare collaborazioni con talent e creator per la produzione di contenuti ad hoc adatti a veicolare la comunicazione dei brand ma con video originali dal giusto tone of voice.

6. Oggi è più facile per le aziende sbarcare su TikTok
Per molte aziende comunicare su TikTok è oggi uno scoglio psicologico da superare, ma le possibilità per rendere il percorso più facile si stanno moltiplicando. Il principale blocco delle aziende è riconducibile alla necessità di imparare i codici comunicativi corretti e mettere in conto le giuste risorse di produzione audiovideo per produrre contenuti di qualità con costanza, sperimentando e imparando cosa funziona meglio. Dare un volto ai propri video è inoltre molto utile per migliorare l’efficacia dei contenuti, ma questo pone alcune difficoltà in quanto non tutte le aziende né i social media manager sono pronti a “metterci la faccia”. Si moltiplicano tuttavia le possibilità di iniziare con relativa facilità la propria presenza con vari approcci tra cui usare il TikTok Creator Marketplace o lavorare con il crescente numero di aziende specializzate nella produzione di video brevi come Cosmic. Per chi ha budget più contenuti rimane la possibilità di lavorare direttamente con micro-influencer o anche piattaforme dedicate alla produzione di contenuti generati da utenti (UGC) come Speekly.

7. GDPR sì, ma con più attenzione
L’introduzione del GDPR a livello europeo, come accennato prima, ha fatto sì che molte aziende si siano attivate in corso d’opera per adeguarsi alla nuova norma e inserire l’accettazione delle cookie policy sui propri siti, spesso peggiorando l’esperienza degli utenti che si ritrovano ad essere accolti da burocratici banner a pieno schermo. Tutto ciò ha determinato una perdita dei dati utili dal 20% al 50%, rendendo così le attività delle aziende meno efficaci a causa della bassa accettazione delle stesse policy. Nel corso di quest’anno, sempre più manager si renderanno conto dell’impatto di questo problema di business, trovandosi costretti a rivedere i costi/benefici delle logiche e delle implementazioni attualmente utilizzate.

8. Meno spam nelle caselle email
Per decisione di Google e Yahoo, verranno attenzionate e filtrate le comunicazioni email dai “domini” che inviano più di 5.000 email in un giorno. “Sembrerebbero tante, ma per un’azienda l’eliminazione di questi limiti può essere di notevole aiuto in quanto diverse cause concorrono al problema: newsletter, email automatica, email di approccio o di vendita, follow up automatici etc. Speriamo!” – continua Cogliati.

9. Pressione su efficientamento
I tassi rimangono alti in Europa: meno prestiti e minori risorse finanziarie di facile accesso, rendono necessario migliorare l’efficienza delle attività aziendali per poter ottenere buoni risultati. Continua quindi la pressione sull’efficientamento, anche del marketing.

10. AI, questa rivoluzione evoluzione!
Nel 2024 aziende e professionisti attenti useranno almeno 5 strumenti AI-based. “Parliamo di strumenti AI centrici come Midjourney o i duellanti ChatGPT-Gemini; oppure di strumenti intrisi di AI come Canva per le immagini, Vizard per video, Jasper per i testi” – conclude Ivan Cogliati.

Bilanci nel fashion, il 2023 è stato l’anno dell’eleganza e del look minimal

Il 2023 è ormai agli sgoccioli ed è tempo di bilanci, anche in ambito fashion. Il motore di ricerca di moda Stileo ha recentemente pubblicato la classifica dei brand e degli articoli più popolari durante l’anno sulla piattaforma, osservando l’evoluzione dei gusti degli italiani in fatto di moda.

Se il 2022 era stato l’anno del ritorno alla normalità, evidenziato da un’esplosione dei colori vivaci come arancio, viola e verde e dal boom del casualwear, negli ultimi dodici mesi si è registrato un vero e proprio back to basics: l’accoppiata bianco e nero è stata quella più amata, insieme ai colori neutri. Inoltre, se casualwear è stata la parola d’ordine dello scorso anno, il 2023 ha registrato la crescente popolarità di un trend opposto: i capi e accessori eleganti, con un picco di popolarità di capi e accessori appartenenti a queste categorie.

I brand più amati
Hogan è il brand più apprezzato in assoluto, e vince anche nella categoria scarpe sia uomo che donna, mentre Michael Kors è il secondo marchio più amato dagli utenti. Conosciuto per le sue handbag, non a caso il brand è anche la parola chiave più utilizzata per cercare le borse da donna. A chiudere il podio è invece la moda premium targata Liu Jo. Per quanto riguarda gli abiti, Elisabetta Franchi è il filtro più utilizzato per le ricerche, sia per i vestiti corti che per quelli lunghi. Il marchio italiano risulta essere particolarmente adatto per le grandi occasioni ed è il filtro più utilizzato assieme agli aggettivi “estivo” ed “elegante” e “da cerimonia”.

Gli articoli più popolari
L’articolo più cercato è il completo da uomo, che segna il ritorno alla vita mondana anche per la moda maschile. Seguono gli accessori da donna: le evergreen Converse bianche e gli occhiali da sole di Prada. Se in ambito capi dominano le opzioni eleganti, nelle calzature è la sneaker a fare da padrona, sia per l’uomo che per la donna. Di recente, infatti, lo stile formale è stato rivisitato e si sceglie sempre più spesso di creare look che rappresentino il perfetto mix tra raffinatezza e comodità. Per esprimere questa necessità vengono eletti come principali brand Hogan, Premiata, Liu Jo e Nike.

I colori dell’anno
Il 2023 è stato caratterizzato dai colori neutri e dai look minimal. I trend che si sono susseguiti nelle varie stagioni, come il quiet luxury, hanno reso lo stile contemporaneo più classico e ricercato. Le tonalità più cercate sono state nero, il bianco e marrone, colori versatili da poter utilizzare in svariate situazioni. La tendenza si riflette anche negli accessori: le scarpe più cercate sono nelle tonalità bianco e nero. Per quanto riguarda gli altri colori, vincono il blu e il rosso, grazie allo stile marinière diffuso nell’autunno e all’esplosione del rosso sulle passerelle, seguiti dal verde, un must-have nella scorsa stagione primaverile.

Cenone di fine anno, cosce di pollo, ravioli e frutti di mare tra i prodotti più ricercati

Tempo di feste natalizie: gli italiani non si faranno mancare leccornie gastronomiche all’insegna della tradizione ma con uno sguardo alle promozioni, vista l’inflazione e la crisi che continua a mordere.

Ma quali saranno i prodotti più ricercati per il cenone del 31 dicembre? A svelarlo è una ricerca dell’Osservatorio Shopping dell’app DoveConviene.

Al vertice si piazzano le cosce di pollo, amate per la loro versatilità, che fanno registrare un aumento dell’interesse del +107% rispetto al 2022. Al secondo posto invece i ravioli, cresciuti del +85%, seguiti dai frutti di mare (ostriche, cozze, vongole, seppie e calamari) perfetti per antipasti, primi e secondi. Al quarto posto un’altra pasta fresca tipica della cucina emiliana, i tortellini. Chiudono la top 5 le lenticchie, a simboleggiare prosperità e fortuna. Meritevole di menzione, infine, il prosecco, immancabile protagonista del brindisi di mezzanotte.

A novembre cala l’inflazione ma gli italiani continuano a risparmiare

L’indice di inflazione nel largo consumo confezionato (LCC) a novembre è pari al 5,8%, inferiore rispetto a quella di ottobre (7,2%). Gli italiani tuttavia continuano a ridurre il mix del carrello della spesa del -1,5%, confermando così un comportamento d’acquisto volto al risparmio. Rispetto allo stesso periodo del 2022, l’indagine mensile di NIQ sottolinea però un andamento positivo per tutti i canali distributivi. Nello specifico la crescita è guidata da specialisti drug (+10,3%), seguiti da discount (+5,5%), supermercati (+4,5%), superstore (+3,8%), iper>4.500mq (+0,9%) e infine liberi servizi (+0%).

Cosa mettono gli italiani nel carrello della spesa
Considerando il rapporto tra valori e volumi a totale Italia Omnichannel, all’interno del comparto grocery nel mese di novembre si evidenzia un trend positivo a valore (+3,6% vs 2022), mentre si conferma una diminuzione a livello di volumi, pari a -0,7%. I prodotti dedicati agli animali domestici si attestano ancora come l’area merceologica con l’incremento a valore più consistente (+9%), seguiti dal cibo confezionato (+4,9%) e dai prodotti per la cura della casa (+4,5%). Per quanto riguarda i volumi invece, si rileva un trend negativo per tutti i comparti tranne per i prodotti per la cura della persona (+0,2%) e il fresco (+0,1%).

A livello di categorie merceologiche, in testa alla classifica top10di NIQ del mese di novembre si classificano l’olio di oliva vergine ed extravergine (+32,7%), lo yogurt bianco (+17,1%) e le gomme da masticare (+15,5%). Per quanto riguarda il fresco (peso fisso + peso variabile) risulta in crescita in tutti i canali distributivi. In particolar modo, la performance migliore si registra nei discount (+8,9%), mentre nei liberi servizi si osserva l’incremento meno consistente (+1,1%).

Tra le categorie merceologiche più dinamiche all’interno del comparto, frutta e verdura (+11%) detiene il primo posto, seguita subito dopo da pane & pasticceria & pasta (+7,2%), e gastronomia (+6,4%). La salumeria invece si attesta di nuovo la categoria con il trend di crescita più basso rispetto alle altre (+0,7%).

Il Black Friday non salva la tecnologia di consumo, fatturato in calo dell’11%

Dopo la crescita record avvenuta negli anni della pandemia e un 2022 leggermente in negativo (-2,3%), dall’inizio di quest’anno il settore della tecnologia di consumo sta vivendo un rallentamento della domanda. Le ragioni? L’effetto saturazione registrato da alcuni settori cresciuti molto gli scorsi anni e il carovita. Si riteneva che il Black Friday avrebbe potuto risollevare tale settore ma così non è stato: il trend negativo infatti è proseguito anche nella settimana dal 20 al 26 novembre.

Le rilevazioni effettuate da GfK mostrano un calo del fatturato del -11% per le categorie più importanti del mercato della tecnologia di consumo (tra cui TV, PC, smartphone, tablet, wearable, frigoriferi, lavatrici, aspirapolvere, stampanti, etc). Per questo perimetro di prodotti, durante la settimana del Black Friday è stato generato un controvalore pari a 438 milioni di euro.

Anche le settimane precedenti al Black Friday sono state negative e il mese di novembre – solitamente decisivo per il settore – non sembra in grado di risollevare le sorti della tecnologia di consumo. La settimana del Black Friday rimane comunque la più importante del 2023 per giro d’affari: rispetto al fatturato della settimana media riferita all’ultimo anno, si è registrato un incremento del +117%. Il confronto è positivo anche rispetto alla settimana precedente: in questo caso la crescita è stata del +47% a valore. Il trend negativo ha riguardato sia i punti vendita tradizionali (-12%) che il canale online (-10%). Durante la settimana del Black Friday, le vendite tramite internet hanno contribuito al 38% del fatturato totale.

Tutti i comparti hanno registrato performance negative rispetto al Black Friday 2022, ma quelli che hanno sofferto di meno sono stati l’home comfort (-2%), il grande elettrodomestico (-3%), il piccolo elettrodomestico (-4%) e il telecom (-4%). La decrescita più notevole è stata invece quella dell’IT & office (-21%) e dell’elettronica di consumo (-25%), a causa di un rallentamento della domanda. In leggero calo risultano gli smartphone (-2%), mentre registrano trend decisamente negativi rispetto allo scorso anno i PC portatili (-24%) e i TV (-26%). Gli unici prodotti che segnano una crescita rispetto al Black Friday 2022 sono le lavastoviglie (+12%) e le stampanti multifunzione (+3%).

L’impatto delle attività promozionali nella settimana del Black Friday è calato rispetto agli ultimi anni, e si assesta al 38% dei volumi venduti con una riduzione di prezzo di almeno il 10. I mediatablets sono stati il prodotto con la percentuale più alta di vendite promozionali (54%). Negli ultimi anni le promozioni si sono moltiplicate, interessando anche altri periodi dell’anno. La settimana del Black Friday, pur mantenendo la sua centralità nel fatturato delle categorie tech, non è più quindi un appuntamento unico per i consumatori per fare buoni affari, dal momento che le attività promozionali sono sempre più presenti anche nelle settimane precedenti.

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