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SCA: 3 PMI su 5 non la conoscono bene. In Europa a rischio 57 miliardi di transazioni

Foto di ar130405 da Pixabay

Si avvicina l’ora X: il prossimo 14 settembre. Giorno in cui per moltissimi pagamenti online effettuati in Europa sarà necessaria la Strong Customer Authentication (SCA). Un’ulteriore forma di tutela prevista dalla seconda direttiva sui servizi di pagamento (PSD2), che prevede una doppia autenticazione.

Principali preoccupazioni relative alla SCA

Il punto è che non tutte le aziende sembrano pronte e attrezzate ad accogliere la novità. Stando infatti a uno studio di Stripe in collaborazione con 451 Research*, l’Europa potrebbe arrivare a perdere fino a 57 miliardi di € nei primi 12 mesi successivi all’attivazione della SCA. E la cosa non stupisce visto chee solo  il 40% di chi è al corrente delle nuove regole è soddisfatto di come intente implementarle, mentre il 44% ritiene che riuscirà a fronteggiarle solo il fatidico giorno dell’entrata in vigore.

E c’è di più, la situazione infatti è ancora meno rosea per le aziende più piccole: tre aziende su cinque con meno di 100 dipendenti non hanno familiarità con la SCA, non prevedono di essere conformi prima di settembre o non sono sicure di quando saranno pronte.

Poca certezza anche sulle varie tecnologie: la versione più recente di 3D Secure, conosciuta come Verified by Visa e Mastercard Secure Code, sta emergendo come un popolare metodo compatibile con la SCA per accettare i pagamenti online. Tuttavia, un business online su quattro non è ancora a conoscenza di questa modalità. Inoltre, per quanto riguarda le imprese che vi hanno familiarità, il 24% crede che lo implementerà solo dopo la scadenza di settembre.

Preferenze sul processo di autentificazione

La strategia delle esenzioni

Per bypassare il problema c’è chi pensa di puntare sulle esenzioni, ovvero su quella pletora di transazioni che esulano dalla doppia autenticazione, perché di importo inferiore al tetto dei 30 euro, per esempio, o perché pagamenti ricorrenti.

La questione vera però è che gestire le esenzioni è meno semplice di quanto si possa pensare, specialmente per le piccole imprese, e si richiede sufficiente consapevolezza su come le reti di carte di credito e le banche applicheranno le esenzioni in tutta Europa. Ad esempio, se è vero che gli acquisti inferiori a €30 sono esenti dalla SCA, è vero pure che la conformità con la SCA sarà richiesta dalla banca del cliente una volta effettuate cinque transazioni inferiori a €30 o quando il valore totale di tali transazioni raggiungerà €100.

 

“La SCA decreterà il successo o il fallimento delle imprese online. La necessità di prepararsi per questa nuova procedura di autenticazione non può essere sopravvalutata,” ha commentato Guillaume Princen, manager a capo dell’Europa continentale per Stripe. 

Rischio carrelli abbandonati

Gia oggi solo il 47% dei consumatori europei ritiene che i procedimenti di pagamento online di oggi siano “molto semplici” ed è frequente che i clienti più attraenti per le aziende online spesso abbandonino gli acquisti quando si verifica un’esperienza di pagamento non soddisfacente. Ad esempio, il 74% dei clienti di Gen Z ha rinunciato a completare una transazione a causa di un’esperienza di pagamento negativa. Ed è un dato acquisito che oltre la metà degli acquirenti online (52%) che abbandonano un acquisto finiscono per completare la transazione con un commerciante concorrente.

Se già adesso le cose stanno così è facile dedurre che una SCA attivata male potrebbe essere un ulteriore deterrente. Anche perché risulta che il 73% degli acquirenti è ancora all’oscuro della “rivoluzione di settembre” e la sorpresa potrebbe non essere gradita…

In questo contesto di bassa tolleranza del consumatore per una procedura di pagamento scadente, la SCA potrebbe peggiorare le cose. Il 73% degli acquirenti non è a conoscenza dei nuovi requisiti di autenticazione che saranno introdotti per i pagamenti online a settembre. La SCA aumenta la probabilità che gli acquirenti abbandonino i carrelli più spesso a partire da settembre, quando incontreranno ostacoli imprevisti per i loro acquisti di tutti i giorni, come pagare i taxi, ordinare la consegna di cibo e abbonarsi a servizi TV e musicali.

SCA: la conoscenza dei consumatori

Codici di accesso o biometria?

In risposta al quesito sulla migliore esperienza di autenticazione, il 54% dei consumatori ha dichiarato di utilizzare i codici d’accesso, mentre il 26% ha dichiarato di utilizzare la biometria delle impronte digitali, nonostante quest’ultima sia ritenuta il metodo di autenticazione “più sicuro.” Questo indica la necessità di aiutare i consumatori a sentirsi più a proprio agio con i portafogli mobili come Apple Pay e Google Pay, come modalità sicura e semplice per effettuare i pagamenti online.

  •      Metodologia della ricerca

Lo studio, condotto in collaborazione con 451 Research si basa su sondaggi condotti con 500 professionisti qualificati del settore dei pagamenti presso varie aziende online e 1000 consumatori tra Regno Unito, Francia, Germania, Paesi Bassi e Spagna.

Sant’Anna lancia l’e-commerce, è prima azienda leader del beverage con un proprio canale

Un sito e-commerce propietraio: lo ha lanciato il Gruppo Sant’Anna (Fonti di Vinadio Spa) che produce e distribuisce l’omonima marca leader nazionale dell’acqua minerale e le bevande a marchio SanThè (the freddo) e Karma (mix di frutta e verdura). Da qui sarà possibile acquistare in pochi click tutti i prodotti, ordinarli e riceverli entro 2-3 giorni direttamente al piano di casa.

Farsi consegnare le bottiglie d’acqua o di bibita al piano del resto è da sempre un servizio per cui molti sono disposti a pagare un prezzo, tanto che anche nellea spesa inline il beverage ha una larga parte come mostrano gli ultimi dati di Amazon USA. Il progetto dell’azienda di Vinadio (Cuneo) è frutto di circa due anni di progettazione e sviluppo, prende ora forma e diventa realtà. L’obiettivo principale è poter gestire direttamente il servizio di consegna a domicilio per i consumatori che già compiono la maggior parte dei loro acquisti sul web e per coloro che, sempre più numerosi, gestiscono anche la spesa settimanale con mouse e monitor. L’e-commerce permetterà inoltre di avere accesso all’intera gamma prodotti dell’azienda: circa 30 referenze tra i numerosi formati di acqua e le bevande SanThè e Karma, anch’esse preparate con ingredienti di prima qualità a base di Acqua Sant’Anna. Il consumatore potrà anche scegliere la formula abbonamento, che permette di ripetere con una certa frequenza lo stesso ordine, risparmiando ulteriore tempo.

“Abbiamo investito molto in questo progetto – commenta Alberto Bertone, Presidente e Ad – vogliamo diventare protagonisti del mercato on line e siamo la prima azienda del settore ai vertici del mercato a tentare l’impresa. Già oggi vendiamo 30mila bottiglie a settimana sui principali e-commerce, a cui si aggiungono gli acquisti fatti attraverso le piattaforme online dei principali supermercati.”

“Vogliamo gestire le vendite online con le nostre logiche – gli fa eco il Direttore Commerciale Luca Cheri – ed essere sempre presenti per il consumatore, garantendo sempre la disponibilità di tutti i nostri prodotti. Confidiamo in particolare nel target 25-50, avvezzo ad acquistare online, e nel consumatore più affezionato alla marca, che vive l’acquisto diretto dal produttore, anche online, come un rapporto di fiducia più profondo. Se a questo aggiungiamo la grande comodità del servizio di consegna a casa, che con un costo fisso di spedizione che abbiamo voluto fosse democratico, ci aspettiamo che questa novità sia accolta con entusiasmo dai nostri consumatori.”

“Per l’e-commerce Sant’Anna – spiega Marco Balbiano, responsabile IT dell’azienda – abbiamo scelto Magento 2, una delle migliori piattaforme al mondo per gestione degli ordini e tempi di risposta.”

Le consegne partiranno dal grande magazzino di Beinasco, alle porte di Torino, per raggiungere tutta Italia, isole incluse. Si tratta di un progetto imponente e molto complesso perché l’azienda, che vanta una delle migliori logistiche per gestire grandi numeri, ha dovuto dotarsi in questo caso di un sistema flessibile e adatto alla gestione di ordini più piccoli.

Al Prime Day acquisti rallentati dai problemi tecnici, e solo il 9% sceglie Whole Foods

Anche l’e-commerce esemplificato dal suo campione mondiale Amazon ha un tallone d’Achille: sono i problemi tecnici. Lo ha evidenziato un nuovo sondaggio condotto da JDA Software tra oltre 1.000 consumatori statunitensi secondo il quale il 27% degli intervistati che ha riscontrato problemi tecnici durante Amazon Prime Day ha deciso di non effettuare acquisti o ha acquistato meno di quanto previsto. In totale, il 52% degli intervistati ha riscontrato difficoltà tecniche nel corso dei due giorni di saldi, dal 16 al 17 luglio.

“Il nostro sondaggio ha rivelato che gli inconvenienti tecnici del sito Web e dell’app di Amazon hanno compromesso non solo le vendite durante le 36 ore del Prime Day, ma anche la reputazione dell’azienda quale retailer online affidabile – ha detto JoAnn Martin, vicepresidente, strategia del settore retail, Nord America presso JDA -. Con aspettative sempre più elevate, i consumatori sono alla ricerca di un’esperienza di acquisto fluida e saranno sempre più propensi a dare la loro lealtà e il loro denaro a quei retailer in grado di offrirla.”

 

Whole Foods al Prime Day, un flop

Dalla ricerca si evidenzia un’altro aspetto: la spesa alimentare non ama i saldi. Sarebbero falliti i tentatvi dell’azienda di Jeff Bezos di integrare nelle vendite del Prime date la neoacquisita Whole Foods, visto che solo il 9% degli interevistati ha detto si aver fatto acquisti preso il supermercato chic. Di qusti, il 75% è cliente albituale dell’ecommerce dell’insegna e solo uno su quattro ha detto si essersi rivolto a Whoel Foods apppsitamente cercando gli sconti.

“Prime Day è chiaramente ancora un evento online, nonostante il tentativo di Amazon di integrare Whole Foods nelle promozioni di quest’anno – ha commentato Martin -. Dal momento che hanno beneficiato degli sconti coloro che sono già consumatori regolari di Whole Foods, l’evento non è stata un’occasione per aumentare il numero di visite”.

 

Alla fine, si compra per se stessi

Sconti di certo:è questo ilprincipale motivo per acquisatre in uno di questi giorni da grandi saldi. Lo conferma il 74% degli intervistati. Ma tra chi ha effettuato degli acquisti il 40% ha ammesso di avere acquistato prodotti in saldi senza aver pianificato, il 31% ha detto che ha acqyistato ciò che aveva programmato di fare, il 19% ha detto che ha acquistato solo articoli scontati e il 10% ha ammesso di aver pianificato prima gli acquisti,  ma alla fine ha acquistato ciò che ha trovato in saldo.

“Come l’Alibaba’s Singles Day in autunno, Amazon Prime Day è un modo per gli acquirenti di acquistare oggetti per se stessi. È invece scarso l’effetto sulla spesa per altre stagioni dello shopping, come le vacanze o il ritorno a scuola – ha detto Martin -. I consumatori continuano a fare acquisti su ciò che è disponibile e in vendita, consentendo ad Amazon di sbarazzarsi di pezzi di inventario più lenti o di articoli in eccesso: una mossa intelligente per tutti i rivenditori”.

Quanto alla “piaga” degli acquisti restituiti, l’84% degli acquirenti di Amazon Prime Day ha dichiarato che conserverà i suoi acuisti e non pensa di restituirli, (ad esempio perché ha acquistato taglie diverse). Comunque gli uomini sono più inclinai a effettuare resi (22%) delle donne (10%).

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