I primi ritocchi dei listini finiranno nel carrello della spesa con l’autunno, poi il nuovo anno potrebbe portare rincari anche a due cifre per alcuni generi alimentari. A chiedere gli aumenti l’industria di marca che proprio in queste settimane sta incontrando le catene della GDO per definire volumi e prezzi di vendita per il 2022. Per la pasta, secondo quanto risulta al Sole 24 Ore, i produttori chiedono aumenti del 20%, per le farine del 15%, le merendine +12%, salumi +4%, fazzoletti di carta e carta igienica +7%, conserve di pomodoro +15%, piselli ed altri legumi 17%, l’olio 20%, i prodotti lattiero caseari +8% e via di seguito.
Una pioggia di rincari chiesti dopo un decennio di inflazione zero o, per alcuni comparti merceologici, di deflazione. Perché quest’anno a ritoccare i listini all’insù sono praticamente tutti i produttori ed è una situazione che, secondo le stime degli addetti ai lavori, potrebbe spingere nel 2022 i prezzi del carrello della spesa del 2-4%. È il sommarsi di molte concause dagli aumenti dell’energia ai trasporti, alle materie prime base senza dimenticare la speculazione che sfrutta la situazione ritardando lo scarico di navi cariche di grano, mais, soia e semi di girasole puntando sui rincari.
Giorgio Santambrogio, Ceo di Gruppo VèGè, punta l’indice contro la speculazione: «Siamo contro le speculazioni che alcuni fornitori fanno e siamo disposti a sederci al tavolo per studiare come ripartire tra catene e industria i rincari – spiega l’AD. Bisogna innanzitutto collaborare con industria di marca perché non è equo che la GDO debba assorbire i rincari non potendo scaricarli sui clienti».
Guarda alle conseguenze Marco Pedroni, presidente Coop Italia e Associazione nazionale cooperative di consumatori. «Si rischia un’inflazione da costi sui consumatori che potrebbe essere un freno formidabile alla ripresa del Paese. Il problema non riguarda solo la distribuzione ma ricade su tutti i comparti produttivi: agricoltura, industria, distribuzione – avverte Pedroni. È un tema urgente che deve essere assunto dall’esecutivo e dalle politiche economiche che si potranno intraprendere. Sarebbe importante in questo momento un’azione forte di sostegno dei consumi, anche attraverso le leve fiscali. E poi su iniziativa del Governo, sarebbe utile istituire un tavolo comune per non lasciare sole le singole imprese. Sono convinto che tutti, produttori e distributori, debbano prendere la responsabilità di limitare in modo significativo gli aumenti di prezzo sui consumatori».
Fonte: Il Sole 24 Ore