
Alle porte di Expo, archiviata la Design Week, in attesa della prossima stagione di Master Chef et similia, i riflettori su alimentazione e cibo sono tutt’altro che spenti. Non c’è ormai rivista, discussione, trasmissione tv o analisi antropologica che prescinda dal parlare di cibo. Non fanno eccezione le start-up, quegli incubatori di innovazione e tecnologia che cercano, con più o meno successo, di aprirci le porte del futuro. Moltissime si stanno occupando di food in tutte le sue forme e sfaccettature, dalla GDO alla ristorazione, alla cucina di casa. Ve ne proponiamo alcune, senza alcuna pretesa di esaustività. Certe sembreranno assurde o ingestibili, ma in questo campo, si sa, ciò che oggi sembra impraticabile domani può diventare abitudine quotidiana.
SmartQsine spesa per smemorati – un sistema per monitorare da remoto i quantitativi degli ingredienti più usati, e che ci avvisa, quando siamo in strada, che qualcosa sta per finire. È form
ato da un tappetino con sensore collegato a un’App sullo smartphone che avvisa ed eventualmente inserisce nella lista della spesa il prodotto in esaurimento (dalla pasta al latte, all’olio). Può anche essere usato al bar per monitorare le bottiglie di superalcolici. La campagna di crowdfunding è partita all’indirizzo http://igg.me/at/smartqsine
Food Sniffer : mangio o butto? – un sensore in grado di valutare, e mandare informazioni all’App, se un alimento (carne o pesce) è fresco o se non può più essere consumato. Analizza i componenti volatili emanati dall’alimento.
Cucina mancina, consulenza free from – “la prima food community per chi mangia differente”, da Bari, opera consulenze (editoriali, per eventi, corsi, comunicazione ecc) per chi vuole rivolge a quelle fasce crescenti di mercato che richiedono un’alimentazione particolare (vegana, vegerariana, senza glutine, con pochi grassi, pochi sali o pochi zuccheri): aziende ristoranti, bar, punti vendita.
itforitaly, anticontraffazione – l’Italian Sounding specie all’estero ma anche qui da noi è una piaga sempre più diffusa, di cui non andrà esente (anzi) l’ondata di alimenti, che si dichiareranno tipici e del territorio, che invaderà le piazze durante l’Expo. Questa App molto semplice pensa di superare il problema dei “falsi” alimentari grazie a un database di vere aziende agroalimentari italiane che forniscono i loro bar code: inquadrandolo sulla confezione, al supermercato, si ottiene la certificazione di provenienza e altre informazioni.
Scio: Cosa c’è nel piatto? – È ciò che vogliono sapere i consumatori, sempre più informati e interessati ai legami tra alimentazione e salute. Scio è un sensore, collegato all’apposita App, che analizza l”impronta digitale molecolare” di un alimento (o di qualsiasi materiale) tramite uno spettrometro, rilevandone il contenuto in carboidrati, grassi e zuccheri ad esempio. Al supermercato, individua all’istante il melone più dolce o il pomodoro più maturo, ma anche le calorie di un succo o di uno yogurt.
Paisan: eccellenze in scatola – come diffondere in tutto il globo le vere eccellenze e la cucina italiana, al riparo da frodi e contraffazioni? Con una scatola che arriva a casa completa di ingredienti originali, ricetta/corso di cucina che spiega come preparare un vero pranzo italiano. Le ricette spaziano dalla pizza alla cena mediterranea bio, a quella a base di tartufo.
Il test della GDO

Tante idee geniali che vedremo se avranno un seguito. Intanto la GDO che fa, dorme? Non proprio, piuttosto testa nuovi modi di vendita fuori dal punto vendita, ma vicino ai percorsi della clientela. Qui, presso il posti di lavoro dove si concentrano gli uffici di grandi aziende, meglio se “smart”, vengono provati sul campo alcune nuove tipologie di acquisto. Due esempi su tutti: la Wib machine, una vending machine con contiene le referenze base del supermercato. La sta testando Coop a Catania e sarà anche nell’area Expo della catena, ma potrebbe presto essere installata alla stazione di Trieste sotto un’altra insegna della GDO. Poi ci sono i sei “smartposter” con i prodotti gourmet di eataly.net acquistabili via smartphone tramite NFC, QR Code o riconoscimento ottico, che il brand di Farinetti ha piazzato nel Vodafone Village di Milano.