
La politica degli annunci di Donald Trump crea forti tensioni nel comparto vinicolo italiano. L’esternazione via social più recente (definirla ultima vorrebbe dire sottovalutare l’imprevedibilità del Presidente Usa) prospetta l’innalzamento al 50% dei dazi statunitensi su tutti i prodotti provenienti dall’Unione europea inizialmente a partire dal 1° giugno, termine poi rinviato al 9 luglio dopo un colloquio con Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione europea. “La nuova minaccia del presidente Trump rappresenta un ulteriore fardello di incertezza per le imprese italiane, a partire da quelle del vino – commenta Lamberto Frescobaldi, Presidente di Unione italiana vini (Uiv) –. Da mesi ormai il settore, che negli Stati Uniti spedisce il 24% (1,94 miliardi di euro) dell’intero export enologico, non riesce più a programmare il proprio futuro, e questo è un danno enorme, a prescindere dall’entità del dazio. Per fare un esempio, in questi giorni le imprese italiane del vino stanno pianificando i bandi europei dell’Ocm Promozione, con investimenti per qualche decina di milioni di euro destinati agli Usa, principale target. Chiaramente, una minaccia di accisa al 50%, che più che un dazio sarebbe un embargo, sortisce l’immediato effetto di rinunciare, giocoforza, all’investimento. E con esso ai piani di sviluppo di un settore che vive sempre più di esportazioni. Chiediamo pertanto – conclude il presidente Uiv – a Bruxelles e a Roma di intensificare le trattative, perché il fattore tempo rappresenta ormai sempre più una discriminante fondamentale”.