CLOSE
Home Authors Posts by Carmela Ignaccolo

Carmela Ignaccolo

Carmela Ignaccolo
775 POSTS 0 COMMENTS

Gennaio 2020: 546 pdv entrano nella rete di Carrefour Italia

In seguito agli accordi di Master Franchising con Carrefour Italia annunciati a settembre 2019 ha preso il via il cambio di insegna a marchio Carrefour Market e Carrefour Express dei supermercati di Apulia Distribuzione (350 punti vendita in Puglia, Basilicata, Calabria e Molise) e Etruria Retail (290 punti vendita in 15 province in Toscana, Umbria e alto Lazio).

Grazie alle due differenti partnership, un totale di 546 nuovi punti vendita rispettivamente in Calabria, Basilicata e Puglia per Apulia Distribuzione e Toscana e Umbria per Etruria Retail, si aggiungeranno agli oltre 1.085 supermercati che costituiscono l’attuale rete di vendita di Carrefour Italia, che potrà così espandere la propria presenza territoriale nel Centro Sud Italia. Alcuni punti vendita della rete franchising di Etruria Retail manterranno l’insegna La Bottega, mentre il brand Rossotono continuerà ad essere presente in alcuni store di Apulia Distribuzione.

Il progetto, che riserva un’attenzione particolare all’imprenditoria locale, si inserisce nel Piano di Trasformazione Carrefour 2022, che tra i propri obiettivi ha quello di consolidare il network di distribuzione in tutto il nostro paese.

Gli accordi, oltre all’impiego dell’insegna Carrefour, prevedono importanti sinergie a livello di acquisti, consentendo ad Apulia Distribuzione e ad Etruria Retail di accedere alle condizioni di acquisto di Carrefour Italia, e di distribuire centinaia di prodotti a marchio Carrefour e prodotti della linea top di gamma “Terre d’Italia”.

Il cambio insegna coinvolgerà inoltre i singoli imprenditori sul territorio in un importante piano di comunicazione verso le comunità locali di riferimento.

 

Tecnologie: utili e sempre più diffuse, impatteranno sul personale e sui brand

Contenuti digitali sul punto vendita: qual è in merito la percezione dei consumatori? E quali le aspettative?

Per dare una risposta a questi interrogativi –  indagando la percezione delle tecnologie e delle soluzioni digitali installate nella rete di punti vendita retail e, di conseguenza, la loro efficacia in termini di utilità, facilità d’adozione e impatto sul ruolo del personale, sull’esperienza d’acquisto e sui risultati del negozio – M-Cube, leader europeo in soluzioni di digital engagement per il punto vendita, ha supportato lo svolgimento di un’indagine esplorativa.

Il primo dato emerso è che da oltre il 75% degli intervistati la tecnologia è ritenuta decisamente utile, senza differenza per genere, età, nazione di provenienza, livello di istruzione e durata media dello shopping. In particolare, però, l’utilità della tecnologia risulta maggiore per i più giovani e per chi è cliente abituale del brand. Analogamente la tecnologia è ritenuta facile da usare, di nuovo senza distinzioni particolari nel campione, benché con incidenza superiore nella fascia relativa ai giovani e agli istruiti, che valutano la tecnologia come più pratica e intuitiva.

Per circa l’80% degli intervistati tuttavia la tecnologia impatterà sul personale, il cui cambio di ruolo è atteso maggiormente dai clienti più giovani e istruiti. In particolare, inoltre, l’utilità della tecnologia viene associata all’impatto che essa ha sul personale soprattutto se la promessa alla base intende dare libertà al cliente nell’esperienza d’acquisto (capacità di orientarsi nella proposta e nella customer experience, consultazione cataloghi e raccolta di informazione e infine metodi di check-out).

Per quanto riguarda invece l’impatto che la tecnologia ha sulla percezione del brand secondo il cliente, il riscontro è largamente positivo: per il 73% la tecnologia cambia in meglio la percezione del brand, soprattutto per i clienti abituali e i clienti di età giovane. Inoltre, l’attitudine al passaparola positivo sul negozio è molto elevata per tutto il campione. Ne consegue, infine, che l’utilità dei contenuti digitali in store è responsabile dei risultati del negozio, per effetto sul branding, sull’esperienza d’acquisto e sul passaparola aumentati dalla tecnologia.

Leonardo Comelli, Direttore Commerciale di M-Cube, commenta così i risultati della ricerca: “Il dato più interessante che emerge da questa ricerca è come la percezione del brand sia fortemente influenzata in maniera positiva dalla presenza di tecnologie all’interno del punto vendita, soprattutto nel retail dei marchi moda e lusso. La tecnologia rende il negozio un importante momento di comunicazione del brand, e ne fa il luogo in cui, in una strategia multicanale, il cliente ha l’ incontro più emozionante e coinvolgente con il prodotto.”

Secondo Andrea Ordanini, Professore di Marketing & Service Analytics, BNP Paribas Endowed Chair all’Università Bocconi: “In sintesi, la tecnologia avrà un ruolo fondamentale nel ridisegno in molti punti vendita del futuro, ma non come pura sostituzione del personale di contatto, bensì come elemento facilitatore della relazione di servizio fra consumatore e brand.

Metodologia

Lo studio, condotto da un team di ricerca coordinato dal professor Andrea Ordanini dell’Università Bocconi di Milano, si è svolto intercettando e intervistando in profondità 100 persone al termine della loro esperienza d’acquisto, all’interno di punti vendita in cui erano presenti tecnologie fornite da M-Cube.

Autogrill, con la controllata HMSHost, “conquista” il Nord America

Nuovi contratti e nuove aperture in Nord America nel canale aeroportuale per Autogrill. Grazie alla controllata HMSHost, infatti, in partnership con Java Star e F. Howell Management Services, il gruppo si è aggiudicato in Texas un nuovo contratto di 10 anni del valore di 186 milioni di dollari per completare la nuova food hall all’interno dell’aeroporto internazionale Fort Worth di Dallas (DWF).
Una volta realizzata, la nuova food hall offrirà ai clienti in viaggio un’esperienza gastronomica ancora più ricca e diversificata.
Trinity Groves, con un’area cucina in esposizione, presenterà, a rotazione, sapori locali e un’ampia offerta che spazia dai concept Souk Kabab House, The Hall Bar & Grill, LUCK (Local Urban Craft Kitchen) e Beto & Son Real Mexican Food.
Eatzi’s Market & Bakery è un concept di ispirazione europea, con prodotti gourmet esposti all’interno di un tipico mercato italiano.
Spazio anche ai dolci, con le torte di Cake Bar, la cioccolata dipinta a mano di Kate Weiser Chocolates a cui si aggiunge Counter Culture Coffee, una roaster boutique dedicata al momento della pausa caffè, prodotto da coltivazioni sostenibili.
Questo contratto completa la presenza di HMSHost Corp. a Dallas dove era già operativa presso gli aeroporti di Love Field e Fort Worth.

Nuove aperture anche in Florida, presso l’Aeroporto Internazionale Fort Lauderdale – Hollywood International Airport, dove HMSHost Corp. ha inaugurato nuovi ristoranti, andando così ad arricchire l’offerta gastronomica per i viaggiatori, con particolare attenzione ai sapori locali ma portando anche brand conosciuti in tutto il mondo.

Rocco’s Taco&Tequila al Terminal 1, Concourse C

Caratterizzato da un’atmosfera vivace, questo ristorante è specializzato in autentici piatti messicani come il Molcajetes, le Enchiladas Rojas con tortillas di mais, il formaggio Chihuahua, ma anche proposte per la colazione o dessert come i churros messicani.

Flash Fire Pizza al Terminal 2
Pizza di qualità, dove a vincere sono la semplicità e la freschezza degli ingredienti. Specializzato in pizze più tradizionali, come la Margherita, questo concept offre anche alternative più alla moda, come la pizza al sushi e lascia spazio alla personalizzazione del menù, grazie alla possibilità di aggiungere i propri ingredienti preferiti.Shake Shack al Terminal 2
Prosegue la partnership tra la controllata HMSHost e Shake Shack per lo sviluppo di nuovi locali della rinomata catena newyorkese negli aeroporti e nelle autostrade del Nord America, con l’apertura di un nuovo punto vendita all’interno dell’Aeroporto Internazionale Fort Lauderdale – Hollywood.
Shake Shack è un marchio celebre per gli hamburger con carne di manzo Angus 100% naturale, i sandwich di pollo (non allevato in gabbia e senza l’utilizzo di ormoni o antibiotici), le creme fresche, le patate rigate, le birre artigianali, i vini e molto altro ancora. La sofisticata filosofia alimentare, l’impegno a garantire ingredienti di eccellente qualità, oltre all’atmosfera divertente e vivace degli ambienti, hanno permesso a Shake Shack di diventare un vero e proprio brand di culto seguito nel mondo da una vasta base di clienti affezionati.
Shake Shack, “istituzione” di New York e brand globale, ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra i quali il 16° posto nella classifica dei 20 ristoranti più importanti d’America di Bon Appétit, il 7° posto per lo ShackBurger® nella classifica di TIME Magazine dei 17 più influenti hamburger di tutti i tempi (“17 Most Influential Burgers of All Time”), e il premio – sempre per il famoso ShackBurger® – di “miglior hamburger” nella Burger Bush del South Beach Wine and Food Festival 2007 e 2014.

Inquinamento e degrado ambientale: il 59% degli italiani ne è molto preoccupato

Un Pianeta da salvare?

Pare proprio di sì, stando al pensiero degli italiani indagato da Nielsen in collaborazione con Novamont. Inquinamento e degrado ambientale, infatti, sono tra le voci definite  “molto preoccupanti” dal 59% degli italiani, addirittura più delle difficoltà economiche, indicate come molto preoccupanti solo dal 53%. Per l’88%, inoltre, la difesa dell’ambiente è uno dei valori più importanti nell’attuale società.

Quasi la totalità degli italiani si dichiara d’accordo con il principio di mutuo impegno: per il 92%, infatti, tutti dovrebbero impegnarsi per ridurre la quantità di rifiuti – rifiuti che preoccupano ben l’87% dei rispondenti.

L’85% dei responsabili d’acquisto nostrani, inoltre, afferma di fare la spesa orientandosi verso marche e prodotti rispettosi dell’ambiente, anche se ciò significa spendere un po’ di più. Per il 75%, infatti, è contemplabile pagare di più un prodotto solo perché è ambientalmente sostenibile, o perché lo è la sua confezione (73%).

La ricerca Nielsen approfondisce poi il tema del packaging. Il 62% dei consumatori è convinto che le aziende produttrici siano le principali responsabili dell’utilizzo della plastica come componente degli imballaggi nel comparto alimentare – ricordiamo che la plastica è percepita come “altamente inquinante” dall’87% degli italiani – mentre solo 15% attribuisce responsabilità ai retailer. Al contempo, però, pur riconoscendo al Governo “colpe” marginali, il 22% crede che sia proprio lo Stato a poter fare di più per ridurne l’utilizzo. Per il 47% dei consumatori sono invece le aziende produttrici a doversi impegnare per ridurre l’impiego della plastica negli imballaggi. Il 18% dei consumatori riconosce anche le proprie responsabilità e ammette di avere un ruolo nell’utilizzo di questo materiale nei pack dei prodotti.

Appurato che nel percepito degli italiani ci sia anche la consapevolezza della pericolosità della gomma, che quasi al pari della plastica è considerata responsabile dell’inquinamento dei mari – 30% vs. 31% dei rispondenti – ben il 54% degli intervistati si dichiara favorevole all’introduzione della plastic tax come imposta alle imprese che producono confezioni monouso di plastica.

Gli italiani sono anche propositivi sul futuro: nei prossimi anni, il 64% si aspetta una riduzione dell’utilizzo della plastica non riciclabile negli imballaggi. Per raggiungere l’obiettivo, il 28% di loro suggerisce di impiegare maggiormente bioplastiche compostabili / biodegradabili, il 17% propone invece una maggiore distribuzione di prodotti sfusi e un maggiore utilizzo di carta / cartone e vetro. Suggeriti anche il vuoto a rendere (16%), l’impiego di plastiche riciclabili (14%) e la riduzione del volume/peso delle confezioni (7%).

Per quanto riguarda le categorie, dall’indagine emerge l’urgenza di ridurre l’utilizzo della plastica soprattutto in: acqua, bevande analcoliche, latte, yogurt, snack dolci (ivi compresi biscotti e cioccolato) e snack salati.

La ricerca Nielsen si concentra, in ultimo, sul comparto della carne***, particolare sia per peso dello sfuso nel largo consumo, sia per le implicazioni di sostenibilità legate agli imballaggi.

Dal punto di vista degli imballaggi, in questo comparto, la prospettiva è ancora più netta. L’88% dei consumatori di carne dichiarano di ritenere importante che il pack sia rispettoso dell’ambiente, e uno su tre chiede maggiore utilizzo di bioplastiche (34%) e di carta/cartone e vetro (20%). A maggior ragione, il consumatore di carne si dichiara sicuramente disposto a pagare di più per carne fresca in una confezione sostenibile nel 57% dei casi, e in media pagherebbe il 4,9% in più. Il messaggio chiave per i player del settore è quindi che gli italiani sono ormai convinti che la situazione di degrado ambientale sia effettiva, ma anche che la plastica non è l’unico “mostro” percepito, e che le possibilità di attivarsi con metodi di imballaggio e distribuzione più sostenibili ci sono, anche se questo dovesse significare un certo aumento dei prezzi al consumo – che i consumatori italiani dichiarano di essere disposti a sostenere.

*La prima rimane quella per la disoccupazione.
**La ricerca è stata condotta su un campione rappresentativo dei responsabili d’acquisto italiani tra i 18 e i 65 anni.
***N.B. L’85% degli intervistati ha acquistato carne almeno una volta negli ultimi 6 mesi, in media acquistano carne fresca circa una volta alla settimana

Marca: nasce la filiera responsabile, a sostegno di prodotti e distribuzione di qualità

La sostenibilità nella Distribuzione Moderna è un dato di fatto. A Bologna, nel corso di Marca 2020 il settore ha tuttavia voluto fare un passo ulteriore, prendendo precisi impegni, sostanziati in una proposta concreta che vede la Distribuzione Moderna unita e parte attiva nella creazione di una “filiera
responsabile”, assumendo un profilo etico capace non solo di incidere sulla filiera stessa ma anche di avere una ricaduta sul consumatore caratterizzata da trasparenza e responsabilità.
L’impegno assunto
“A partire dal 1° gennaio 2021 a tutti i fornitori agricoli diretti della distribuzione sarà richiesta l’iscrizione alla “Rete del lavoro agricolo di qualità”. Non solo: anche i partner della MDD, lungo la loro filiera di approvvigionamento, saranno chiamati a far sì che i propri fornitori agricoli siano iscritti alla “Rete del lavoro agricolo di qualità”.
Questi sono i punti essenziali emersi nel convegno inaugurale di MarcabyBolognaFiere tenutosi a Bologna, centrato sulla presentazione del rapporto “Il contributo della Marca del Distributore alla sfida dello sviluppo sostenibile e del Paese” curato da The European House- Ambrosetti, per il terzo anno in collaborazione con ADM (Associazione Distribuzione Italiana).

L’evento

Moderato da Andrea Bignami di Sky, l’incontro ha visto la partecipazione di Gianpiero Calzolari, Presidente BolognaFiere e Presidente Granarolo, intervenuti Giorgio Santambrogio, Presidente ADM e AD Gruppo VéGé, Alessia Morani, Sottosegretario di Stato allo Sviluppo Economico e Valerio De Molli, Managing Partner & CEO di The European House – Ambrosetti, che ha presentato lo studio completo. Ne hanno discusso Enrico Giovannini, Professore di economia e statistica, Università di Roma “Tor Vergata”, portavoce Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile – ASviS, Marco Pedroni, Presidente Coop Italia, Francesco Pugliese, AD Conad e Maniele Tasca, Direttore Generale Selex Gruppo Commerciale. I lavori sono stati conclusi da Teresa Bellanova, Ministra delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, intervenuta in video-conference. 

La “Rete del lavoro agricolo di qualità”

L’organismo, promosso dal Mipaaf e istituito presso l’INPS, si concretizza in un elenco “certificato” di imprese agricole – a seguito di domanda presentata dalle stesse all’INPS – in regola con le disposizioni in materia di lavoro, legislazione sociale, imposte sui redditi e valore aggiunto. Si tratta di un ulteriore impegno assunto dalla Distribuzione Moderna in ambito di Responsabilità Sociale, dopo la sottoscrizione nel 2017 di un protocollo di intesa con il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali per promuovere percorsi che favoriscano, nella filiera agricola e agroalimentare, trasparenza, equità, legalità e rispetto dei diritti dei lavoratori, a partire dal contrasto al caporalato e allo sfruttamento in agricoltura e dal divieto delle aste online al doppio ribasso.

Hanno detto
Unanimi nelle dichiarazioni i rappresentanti della Distribuzione Moderna:
“La DM vuole essere un forte propulsore dello sviluppo sostenibile del Paese, anche attraverso ciò che viene fatto con la Marca del Distributore. Ci siamo quindi rivolti alla filiera per stimolare comportamenti etici e responsabili, in linea con la nostra visione e con le nuove esigenze dei consumatori. Il tema del lavoro in agricoltura è estremamente critico:
occorre prendere iniziative per garantire legalità e rispetto dei contratti. Per questo abbiamo assunto l’impegno di lavorare, a partire dal 2021, solo con fornitori agricoli che ci assicurino queste condizioni attraverso l’iscrizione alla “Rete del lavoro agricolo di qualità”. Sarà necessario impegnarsi a fondo, da parte nostra e dei nostri fornitori ma anche da parte delle
istituzioni, che devono aiutarci rendendo semplice e veloce l’iscrizione delle imprese agricole alla “Rete del lavoro agricolo di qualità”. Siamo convinti che lavorando insieme, imprese e istituzioni, si possano ottenere risultati importanti, per sconfiggere una piaga che affligge il nostro Paese”.
Il Prof. Giovannini: “La Distribuzione ha un ruolo cruciale per raggiungere l’Obiettivo 12 dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, cioè modificare i modelli di produzione e di consumo nella direzione di una maggiore qualità, ma anche del rispetto dell’ambiente e dei diritti dei lavoratori. Spero che quest’anno sempre più produttori e distributori contribuiscano ai ‘Saturdays for future’, finalizzati proprio a stimolare tale cambiamento”.
Il Sottosegretario Morani: “In una fase congiunturale ancora complicata del nostro sistema produttivo, leggere di un comparto che contribuisce alla tenuta della nostra economia fa riflettere su come la volontà, la tenacia e il saper fare dei nostri imprenditori e dei nostri lavoratori anche in situazioni di difficoltà, siano stati in grado di portare avanti con competenza e con eccellenti risultati le nostre imprese. Un contributo fondamentale a questi risultati deriva dall’introduzione della Marca del Distributore divenuta sempre più un sistema di riconoscimento della qualità dei propri prodotti rispetto ai grandi brand internazionali. Abbiamo intrapreso un percorso virtuoso capace di generare ulteriori e significati sviluppi positivi nel futuro prossimo.”
La Ministra Bellanova: “Abbiamo bisogno di ripensare il modello di sviluppo e in questo contesto l’agricoltura, la produzione di cibo, l’alleanza con i consumatori consapevoli, hanno un’importanza fondamentale a tutte le latitudini. L’agricoltura, la buona agricoltura, deve essere parte della
soluzione. E così la buona produzione di cibo. Per questo dico: creiamo insieme filiere sostenibili e giuste. Lavoriamo insieme anche nella lotta alle pratiche sleali. Non è accettabile che sul banco degli imputati vadano a finire intere categorie, subendo campagne denigratorie. Non esistono filiere sporche, e non esiste una cattiva distribuzione. Esistono imprese che si pongono fuori dalla legge o che impongono meccanismi che rischiano di minare interi settori. Non possiamo consentirlo. Per questo è urgente recepire la direttiva europea contro le pratiche sleali ed estendere la sua portata a tutti i soggetti, anche a tutela degli acquirenti. E  impegnarci insieme per avere un lavoro agricolo e alimentare di qualità, con la giusta remunerazione. La tutela del reddito dei produttori di cibo è essenziale. E’ essenziale riequilibrare la catena del valore lungo l’intera filiera.La vostra decisione di promuovere l’adesione delle aziende agricole fornitrici alla Rete del lavoro agricolo di qualità può rappresentare un momento importante di rilancio di questo strumento”.
In una sua nota di saluto al convegno il Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli: “La marca del distributore si dimostra determinante per la crescita dell’intera industria alimentare italiana. … un settore solido che continua ad affermarsi grazie soprattutto all’adozione di politiche orientate alle esigenze del consumatore: è lui il perno verso cui
operate le vostre scelte conciliando buone caratteristiche, prezzo e sostenibilità dei prodotti. …..Su un aspetto vorrei concentrare in modo particolare la mia riconoscenza: la vostra attenzione alla sostenibilità. ….. Un lavoro enorme che insegna molte cose, ma una su tutte: solo se etica e volontà si conciliano, possiamo insieme fare grandi cose costruendo un domani migliore di quanto possiamo immaginare”.

Contro lo spreco i cittadini lombardi preferiscono prodotti stagionali

Si parla spesso di sensibilizzare sugli sprechi, sulle loro cause e sull’impatto economico. Ma per farlo in maniera scientifica e costruttiva non si può prescindere dall’esame dei dati e dei comportamenti di ciascuno. 
Nasce quindi con questo obiettivo l’indagine “Primo non sprecare”, con focus Lombardia, promossa da Whirlpool attraverso Waste Watcher. L’indagine, prodotta nell’ambito della campagna Spreco Zero 2020, rileva che negli ultimi due anni 3 cittadini su 10, in Lombardia (31%), dichiarano di aver notato significative diminuzioni nelle quantità di cibo sprecato a livello domestico, per il 66% non ci sono variazioni di rilievo perché l’attenzione era già significativa: la differenza rispetto al dato nazionale (38%) indica probabilmente una sensibilizzazione che arriva da lontano ed è più radicata che altrove in Italia. In Lombardia il cibo si getta meno di una volta al mese per 1 cittadino su 2 (50%, performance lievemente migliore rispetto al dato nazionale del 48%) e solo il 4% dichiara di sprecare più volte nel corso della stessa settimana (contro il 7% del dato nazionale). Un cittadino lombardo su 2 ritiene che la prevenzione dello spreco potrebbe migliorare optando per una maggiore stagionalità dei prodotti (46%) e 4 cittadini su 10 evidenziano l’opportunità di ricette di recupero per il cibo avanzato. Uno su 3 indica l’utilità di spese più frequenti, in luogo della maxi spesa che porta ad accumulare grandi quantità di cibo, sempre uno su 3 si affiderebbe invece all’educazione alimentare nelle scuole (33%).
Quali strategie adottano i lombardi per prevenire o ridurre lo spreco alimentare? Regola numero uno, la lista della spesa: 7 cittadini su 10 consigliano di privilegiare il check preventivo su quello che serve davvero (69%), mentre 6 su 10 congelano quello che non riescono a mangiare a breve (62%) oppure cercano di fare attenzione alle quantità che cucinano (59%). Ma i lombardi sembrano un po’ meno propensi rispetto al dato nazionale a rigenerare gli scarti e avanzi del cibo in nuove ricette (44% contro il 48% nazionale), a fare uso delle “bag” di recupero del cibo al ristorante (31% contro il 34%) e a condividere con i vicini il cibo avanzato (18% contro il 22%).
Il supermercato è centro di riferimento per l’acquisto del cibo rispetto al 66% dei cittadini lombardi: che scelgono più frequentemente degli altri italiani il centro commerciale o l’ipermercato (34%), raramente ricorrono al dettaglio (15%) o al mercato (16%), hanno maggiore familiarità con l’acquisto online (11%) e prendono in considerazione un po’ più frequentamente degli altri italiani l’acquisto diretto dai produttori (6% contro il dato nazionale del 3%).
Ma cosa ritengono di sprecare, soprattutto, i cittadini lombardi? Al primo posto figura senz’altro il cibo, anche in questo caso con minore incisività rispetto al dato nazionale (63% per i lombardi contro il 74% degli italiani). Seguono Acqua (54%), energia elettrica (27%) e sprechi nella mobilità (22%) e con una certa evidenza gli sprechi legati a energia/gas (21%), una voce nettamente superiore a quella del dato italiano (8%). Interessante differenza per lo spreco di tempo (19%) che i lombardi antepongono a quello di denaro (14%), a differenza degli italiani che ritengono di sprecare innanzitutto denaro (18%) e poi il loro tempo (13%). Indice forse di un Dna particolarmente oculato e parsimonioso per i cittadini lombardi.

Conad e MdD, 4 miliardi di euro di fatturato e una quota del 30,3%

Notizie fresche da Marca 2020: in un 2019 di ripresa dei consumi alimentari, Conad è il retailer che cresce maggiormente raggiungendo la leadership con una quota del 13,3% sul totale mercato e del 22,8% sul canale dei supermercati. I prodotti a marchio Conad proseguono il trend di crescita con una quota nel Largo Consumo Confezionato al 30,3%, 9,5 punti percentuali al di sopra della media Italia (fonte: Iri). Il fatturato si attesta a 4 miliardi di euro – oltre il 40% del valore della crescita della mdd a livello nazionale – in crescita dell’8 per cento rispetto al 2018.

Sono quasi 4.000 i prodotti in assortimento – 1.700 quelli lanciati e rilanciati lo scorso anno – che fanno capo ai brand Conad, Verso Natura Conad, Sapori&Dintorni Conad e a nuove linee che rispondono a più moderne esigenze di consumo: Conad Alimentum, Conad Piacersi, Conad Essentiae, Conad Baby, Parafarmacia Conad.

Una strategia di sviluppo che ha sempre al centro e riafferma l’italianità dell’offerta: sono di provenienza nazionale il 90 per cento dell’ortofrutta, le filiere del latte e dei derivati, quella del pomodoro e dei principali vegetali confezionati, i prodotti Sapori&Dintorni Conad. Così come i produttori dei brand Conad, anch’essi italiani per oltre il 90 per cento.

I risultati economici confermano il ruolo della marca e sono frutto del buon rapporto qualità-prezzo quanto dell’attenta valutazione dei fornitori e dell’investimento in percorsi di innovazione e ricerca per la tutela e la valorizzazione della qualità. Un obiettivo, questo, che poggia su oltre un milione di analisi di laboratorio all’anno, su 2.700 ispezioni negli stabilimenti e per il quale sono stati investiti nel 2019 oltre 4,6 milioni di euro. Le analisi e le ispezioni sulla sicurezza e qualità dei prodotti alimentari, frutto di un sistema di controllo di qualità Conad certificato nel 2019, si aggiungono ai controlli delle autorità competenti sui prodotti a scaffale di ogni punto di vendita.

“Il valore dei prodotti a marchio Conad è sedimentato nelle collaborazioni con tanti piccoli e medi imprenditori locali. Si tratta di partnership basate su criteri di affidabilità, trasparenza, qualità e per questi motivi sono durature nel tempo”, sottolinea l’amministratore delegato di Conad Francesco Pugliese. “I prodotti a marchio Conad crescono molto più del mercato perché intercettano l’evoluzione dei bisogni dei clienti che ne apprezzano la qualità, la sicurezza e convenienza nel tempo. L’impegno è di continuare a farla evolvere leggendo le esigenze dei clienti, accettando le nuove sfide per contribuire a progettare un futuro sostenibile, preoccupandoci di dare risposte concrete alle necessità del Paese e della comunità”.

La forza della marca si evince dal fatto che un prodotto acquistato su tre è a marchio Conad. Significativo anche il valore che i prodotti a marchio Conad portano nelle comunità quale fattore di risparmio a fronte di una qualità garantita. Un esempio è l’iniziativa Bassi e Fissi, 520 prodotti di 95 categorie di consumo a prezzi fissi ribassati, che ha generato un risparmio medio per famiglia quantificabile in 1.441 euro all’anno.

 

Selex: la marca del distributore cresce del 6% e vale 950 milioni

Selex Gruppo Commerciale conferma per le sue marche private una crescita al di là delle aspettative: +6% rispetto 2018, con un fatturato
alla vendita di circa 950 milioni di euro. Un risultato importante, frutto di un piano strategico che aveva come focus l’ampliamento delle linee specialistiche e il miglioramento della qualità. Anche per quest’anno sono previsti oltre 420 lanci, in gran parte concentrati sulle linee specialistiche: alto di gamma, bio e salutistico. L’obiettivo di crescita per le Marche del Distributore è ambizioso: +50% di fatturato alla vendita entro il 2025.
«L’obiettivo che ci eravamo posti all’inizio dello scorso anno era quello di sviluppare gli assortimenti delle marche garantendo una qualità sempre più riconoscibile – racconta Luca Vaccaro, Direttore MdD Selex Gruppo Commerciale – Abbiamo lavorato su 500 referenze, tra nuovi lanci e rivisitazione dei capitolati, e i risultati sono premianti. All’interno delle categorie ove compete la marca privata ha incrementato la quota superando il 30% in alcune regioni».

Invitato come relatore al Convegno di apertura di Marca organizzato con The European House–Ambrosetti, Maniele Tasca, Direttore Generale Selex Gruppo Commerciale, commenta: «Il rapporto qualità-prezzo è certamente un fattore determinante nel processo di acquisto ma i Clienti Selex sono sempre più attenti alla certificazione della provenienza e della produzione che noi forniamo grazie ad un sistema di controllo della filiera, nel rispetto dell’ambiente».
Il Gruppo ha avviato un progetto di sostenibilità che, attraverso linee guida e un monitoraggio dei passaggi, mette in atto comportamenti sostenibili e cerca di contribuire all’educazione al consumo. «Il 2020 è un anno di compimento delle attività intraprese – prosegue Tasca – Entro la fine dell’anno tutti i fornitori del Gruppo dovranno essere iscritti al Protocollo del Lavoro Agricolo di Qualità, e massimizzare l’utilizzo di ingredienti italiani che rimane una costante per Selex. Inoltre abbiamo avviato un percorso di ottimizzazione del packaging in logica sostenibile e appena concluso un accordo con Università Cattolica ALTIS per contribuire all’educazione alimentare ed alla riduzione degli sprechi». Le novità di prodotto in fase di lancio, già dal mese di gennaio, vanno nella direzione intrapresa. Rispetto ai comparti merceologici, nel freschissimo ci sarà un ampliamento dei “senza antibiotici”. Uova di gallina e carne di pollo provenienti da allevamenti nei quali è bandito l’utilizzo di antibiotici fin dalla nascita e tracciate da filiera di qualità controllata. Nel segmento casa arriverà una linea monouso sostenibile, in materiale compostabile: comprenderà tutta la gamma di elementi per la tavola.

e-commerce: sulle 10 categorie più “in” effettuati 78,5 milioni di ricerche

Con un aumento del 14% delle ricerche rispetto all’anno precedente, il commercio elettronico nel 2019 ha trainato la crescita retail complessiva. A dirlo i dati di Trovaprezzi.it.

Analizzando le ricerche effettuate dagli utenti emerge come il 34% del totale si concentra in particolare su 10 categorie. Oltre 78,5 milioni di ricerche effettuate tra gennaio e dicembre dello scorso anno hanno infatti visto protagonisti:

 

 

 

Ma chi sono gli utenti più attivi, da dove cliccano e soprattutto cos’hanno acquistato nel 2019?

L’identikit fornito da Trovaprezzi.it conferma la tendenza già rilevata lo scorso anno: nel 59% dei casi le ricerche sono state effettuate da uomini e gli utenti più attivi hanno un’età compresa tra i 35 ed i 44 anni (26% sul totale degli utenti).

Anche nel 2019, le regioni settentrionali hanno contribuito quasi alla metà delle ricerche totalizzando complessivamente circa il 46% delle ricerche, con Milano in testa su Roma (8 visite vs 5,6 per abitante, nonostante una crescita di quest’ultima del 33% rispetto al 2018). La regione in cui si è registrato il maggior incremento di ricerche nel 2019 rispetto all’anno precedente è stata però l’Umbria (+42%) seguita dal Trentino-Alto Adige (+37%), Puglia (+34%) e Marche, Basilicata e Liguria (+28%). Le città con un incremento di ricerche degno di nota si trovano invece al sud: Pescara (+52%), Andria (+51%), Caserta (+47%), Palermo (+30%).

Le ricerche effettuate da dispositivi mobili, nel 2019, hanno superato il 68% delle ricerche totali, di cui il 62% proveniente da smartphone.

Nonostante siano passati oltre 365 giorni dalla precedente classifica, poco è cambiato nel podio di Trovaprezzi.it: Samsung si conferma il top brand per gli smartphone – nel 2018 con Galaxy S9 64GB e nel 2019 con Galaxy A50 128GB – mentre le Saucony Jazz Original e Armolipid Plus restano in testa alle ricerche rispettivamente di Sneakers ed Integratori.

Ecco nel dettaglio i prodotti più desiderati dagli italiani:

Nuove aperture e iniziative green per il discount IN’s Mercato

IN’s Mercato lancia nel 2020 una fitta serie di nuove aperture e la nuova campagna di comunicazione: #QUALCOSADIBUONO. Un’iniziativa di forte impegno sui temi della sostenibilità ambientale, che attraverso l’attività di riqualificazione urbana “Spazio Verde” si propone di migliorare lo spazio verde pubblico e la qualità di vita dei quartieri. Per quest’anno, infatti, in tante città dove è prevista l’apertura di un nuovo punto vendita, saranno donati alle amministrazioni alberi per creare aree verdi a disposizione della popolazione.

2020: azioni plastic free

La sostenibilità ambientale, che rappresenta uno dei principali elementi del sistema valoriale dell’insegna, si concretizza anche nello stop, durante il 2020, all’uso di bottigliette in plasticaall’interno dell’HQ IN’S: obiettivo? Eliminare 12.000 bottigliette all’anno.

Le strutture di IN’S abbattono i consumi grazie alla tecnologia

Accorgimenti, che hanno un impatto esponenziale nel ridurre l’impronta ecologica di un negozio o di un reparto: è questo il metodo che l’Azienda ha portato avanti negli anni per minimizzare il fabbisogno energetico all’interno delle proprie strutture. I frigoriferi dei latticini e le vasche dei surgelati, nei nuovi punti vendita e in quelli ristrutturati, sono dotati di porte che consentono un risparmio energetico del 30%. Nei nuovi negozi, inoltre, sono state installate le valvole elettroniche per un utilizzo ottimale delle centrali frigorifere, consentendo un notevole risparmio di energia elettrica. Un risparmio ulteriormente garantito dalle lampade a LED utilizzate per gli impianti di illuminazione di tutti i nuovi punti vendita del 2020.

Filiera, logistica e promozione in ottica di economia circolare

Anche la struttura organizzativa di IN’S è orientata verso un approccio green, dal 2018 infatti, è stata ridotta la distribuzione dei volantini cartacei con l’obiettivo di incentivare la consultazione on line tramite campagne dedicate digital; inoltre, i pochi volantini cartacei hanno la certificazione PEFC che garantisce una realizzazione con materie prime provenienti da foreste gestite in maniera sostenibile e da fonti controllate.

Per quanto riguarda gli aspetti logistici, IN’S utilizza una gestione intelligente in modo da far circolare i veicoli completamente carichi ed evitare viaggi a vuoto. L’utilizzo di cassoni scarrabili, per alcune tipologie di merce, consente di ottimizzare gli spazi, razionalizzando le consegne e, quindi, riducendo le emissioni di CO2 dovute al trasporto su gomma. Infine, nel 100% dei punti vendita – sia vecchi che nuovi – si applica una raccolta differenziata molto rigida sui residui da imballaggio come carta, cartone, nylon e legno; una volta raccolti, poi, sono convogliati alla sede centrale e successivamente smaltiti per il riciclo.

Nuove Shopper

Nel corso del 2020 IN’S introdurrà le nuove shopper completamente riciclabili fatte per l’80%, di plastica riciclata. Previste due versioni, una termica e una non termica, entrambe certificate Climate Line, quindi CO2 neutral, ECOL e Blue Angel. Questa novità si aggiunge a una gamma di shopper già orientata alla sostenibilità e composta da due shopper biodegradabili e un modello in cotone bio certificato Fairtrade, il marchio del commercio equo e solidale.

BrandContent

Fotogallery

Il database online della Business Community italiana

Cerca con whoswho.it

Diritto alimentare