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Carmela Ignaccolo

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Araven lancia Oceanis, la nuova linea di carrelli e cestelli “riciclati”

La spagnola Araven, leader nella progettazione e produzione di cestini per la spesa e carrelli, lancia la nuova linea Oceanis, composta dai già noti prodotti, ShopRoll e Loop, ma realizzati un materiale inedito: la plastica marina riciclata da corde e attrezzi da pesca scartati. Questi tipi di attrezzature rappresentano il 27% dei rifiuti che inquinano i mari e uno dei più pericolosi a causa della “pesca fantasma”.

Ogni cesto o carrello Oceanis contiene il 25% di plastica riciclata e dà una seconda vita a 1,5 m di corda con uno spessore di 2 cm che altrimenti finirebbero in mare.Oltre ai profitti di tutti i prodotti Oceanis destinati alla protezione diretta dell’ambiente, Araven dona anche parte dei profitti di ogni vendita alla ONG, Plastic Change, un’organizzazione leader in Europa che concentra i suoi sforzi sulla riduzione e la gestione adeguate dei rifiuti di plastica, in quanto è una delle principali cause di inquinamento sulla terra.

Il lavoro di Plastic Change include programmi educativi; attività di raccolta dei rifiuti come la Giornata mondiale della pulizia (che si celebra in tutto il mondo il terzo sabato di settembre); e promozione delle politiche ambientali europee.

e-commerce: il report di Supermercato 24

Chiuso un anno, se ne è aperto un altro. Ma come si sono caratterizzate le scelte dei consumatori in tema di cibo e di consumo? A fornirci qualche coordinata in merito, ci pensa la prima edizione del suo Report Annuale di Supermercato24.

“Attraverso la nostra piattaforma abbiamo a disposizione un gran numero di dati che ci consentono di conoscere i nostri utenti, i loro gusti e le loro abitudini di consumo. Questo è per noi fondamentale per poter offrire un servizio sempre più innovativo e su misura. Il nostro Report Annuale, alla prima edizione quest’anno, nasce proprio con questo scopo,” spiega infatti Federico Sargenti, CEO di Supermercato24.

I trend nel 2019

Stando all’indagine nel 2019, il podio dei prodotti più acquistati dagli italiani vede in testa la categoria formaggi, salumi e gastronomia, che registra il 13% degli ordini totali, seguita da frutta e verdura (12%) e al terzo posto acqua, bibite e alcolici (11,5%). Chiudono la top 5 carne e pesce (10%) e prodotti per la colazione, dolciumi e snack (8%). Mentre i piatti pronti, nonostante il mtamento di abitudini, sembrano ancora non aver spiccato il volo.

Dimmi quando

Gli acquisti degli italiani si sono concentrati soprattutto nella parte finale dell’anno: i mesi di novembre, ottobre e dicembre, sono quelli dove si è registrato il volume di acquisti maggiore rispetto al resto dell’anno. Complice anche l’esodo estivo, agosto, è invece il mese in cui gli acquisti sono risultati minori, insieme a febbraio e aprile.

All’interno della settimana, poi, è il lunedì mattina il momento più gettonato dagli italiani per effettuare la spesa online, con un picco di ordini soprattutto tra le ore 10 e le 11. Rari, invece, gli ordini registrati sulla piattaforma il sabato e la domenica. Infine, oltre la metà degli italiani (58%) si affida all’app per la spesa on-the-go.

Paese che vai…

Da nord a sud della Penisola, emergono interessanti curiosità sui gusti degli italiani.

L’Emilia Romagna si aggiudica il primo posto come regione più sana dello Stivale con ben cinque città nella top 10 dei consumi della categoria frutta e verdura: Parma in vetta con il 14%, la più alta percentuale di spesa sul carrello complessivo, seguita da Modena e Bologna (13%). Seconda a parimerito Vicenza.

Spetta invece a Napoli la palma di città più golosa. Qui, infatti, il 10% della spesa media degli ultimi 12 mesi è stato dedicato alla categoria dolci. Chiudono il podio due città del nord Italia: Bergamo (9,5%) e Verona (9%). Di tutt’altra pasta i pisani: la città toscana è in trentesima posizione, con solo il 7% di spesa sul totale in questa categoria.

La Toscan, piuttosto, eccelle in quanto a consumi di carne e pesce: Livorno è al primo posto con il 12% della spesa complessiva annuale locale registrata in questa categoria, e terzo posto per Pisa (11%). Al secondo posto si inserisce invece l’outsider Modena, a pochi punti percentuali dal vertice.

Barbera e Champagne? Alla Lombardia l’onore del brindisi: nel 2019 ben tre città lombarde rientrano nei primi 10 posti per l’acquisto di vino, birra e simili. Mantova in testa (6%) seguita da Como e Varese (5%). Segue a ruota la Liguria, con due province nel ranking: Genova e Savona, a pochi punti percentuali dal podio. Fanalino di coda per il Veneto, con la sola Venezia nella top 10 di Supermercato24 per questa categoria.

Retail: le 5 tendenze che guideranno il drive to store

Retali: quali saranno le regole strategiche che guideranno il “giochi” del comparto nel 2020?

Per Tiendeo.it, esperta di strategie drive-to-store 5 saranno i driver.

  1. Marketing predittivo grazie a Big Data e IA

Durante gli ultimi anni si è vissuto un forte aumento delle tecnologie che permettono di ottenere e misurare i dati relativi al comportamento degli utenti, non solo nel mondo online, ma anche in quello offline. Il marketing predittivo permette, proprio in virtù di questi dati, di creare schemi che disegnano un possibile comportamento futuro e offrono alle imprese e alle marche un’opportunità eccellente per raggiungere il proprio target nel miglior momento possibile e con un tipo di messaggio che possa influenzare nel modo più certo la sua decisione durante il momento d’acquisto. Secondo il GlobeNewswire, si prevede che la dimensione del mercato di analisi predittiva raggiunga i 10.95B di dollari nel 2022.

2. La personalizzazione

Oggi la personalizzazione ha raggiunto il proprio punto di maturità ottimale: il compratore passa infatti ad essere l’epicentro e non tollera più canali isolati o azioni dispersive e prive di consistenza. Al contrario, ciò che cerca è un’esperienza unica guidata da una personalizzazione in tempo reale che, se fatta correttamente, sarà la chiave di differenziazione davanti alla concorrenza e di valorizzazione della marca.

3. Geolocalizzazione

La vicinanza tra le marche e i clienti è vitale in una strategia che sarà dominata dalla personalizzazione e dall’immediatezza. Le tecnologie di geolocalizzazione dei dispositivi mobile ci proporzionano informazioni in tempo reale rispetto a dove si trova fisicamente l’utente. Come conseguenza, il marketing locale aiuterà a massimizzare l’efficacia delle nostre campagne digitali generando un maggiore traffico ai negozi fisici.

4. Misurazione del traffico ai punti vendita generato da una campagna online

La customer journey dei nuovi compratori combina in modo naturale le visite ai negozi fisici tradizionali con un’indagine online previa. Tuttavia, adesso si formula un nuovo obiettivo: misurare correttamente le visite al negozio fisico. Bisogna tener presenti concetti come le visite incrementali o l’up-lift per condurre una corretta misurazione. L’incrementale è un indicatore che attraverso l’esclusione di un campione non raggiunto, permette di analizzare l’impatto reale di una campagna di marketing digitale. Una buona misurazione sarà la chiave per l’ottimizzazione di future campagne.

5.Marketing sostenibile

Il nuovo consumatore è sempre più attento a realizzare consumi responsabili. Tra le prime misure di Responsabilità Sociale d’Impresa applicate tra i grandi gruppi si trova la riduzione della carta, facilitata dal dominio del mondo digital. Retailer internazionali del calibro di Monoprix, Carrefour, Auchan e Orange hanno annunciato a partire dallo scorso anno riduzioni drastiche o addirittura l’eliminazione totale della produzione di depliant e cataloghi cartacei a favore dei loro omologhi online.

Viridea: e-commerce e Pl saranno le novità di primavera

Viridea chiude  il 2019 confermando il suo trend di crescita con un fatturato totale pari a 64,6 milioni di euro che segna un +3,7% rispetto all’anno precedente.
Dopo l’apertura del primo ristorante Erba Matta all’interno del punto vendita di Cusago (MI) nel luglio scorso, l’azienda si prepara ad introdurre altre due importanti novità nell’arco del 2020: l’apertura dell’e-commerce e l’introduzione di una linea di prodotti private label, entrambe previste per la primavera.
Dopo una prima fase di test che ha interessato alla fine del 2019 solo una selezione di articoli del reparto Natale, aprirà ufficialmente l’e-commerce Viridea attraverso cui sarà possibile acquistare online nei prossimi mesi prodotti per il giardinaggio, arredo outdoor e barbecue.
Altra importante novità per il 2020 è il lancio della nuova linea private label “Per Passione” Viridea: concimi, terricci e sementi prato ma anche piante come le orchidee phalaenopsis, selezionati direttamente dall’azienda per offrire alla clientela un prodotto di qualità testata, dedicato a chi ama prendersi cura del verde e dedicarsi alla propria passione.
“I tempi erano per noi maturi per affrontare questi nuovi temi – spiega Fabio Rappo titolare di Viridea – Da anni avevamo in animo di offrire ai nostri clienti dei prodotti selezionati e di qualità su cui apporre il nostro marchio, ma abbiamo preferito attendere che Viridea consolidasse il proprio brand. Anche l’e-commerce arriva in un momento in cui siamo pronti a varcare i confini territoriali dove siamo consolidati e farci conoscere presso un pubblico più vasto”.

Palermo: si inaugura il primo pdv ex SMA acquisito da PENNY Market

Si inaugura a Palermo, in via Sciuti 110 il primo dei tre punti vendita ex SMA acquisiti da PENNY Market lo scorso mese di dicembre nel capoluogo siciliano.

Apripista delle aperture, il punto vendita di via Sciuti, vanta una superficie di 652 m². Seguirà poi giovedì 6 febbraio l’inaugurazione del PENNY Emilio Greco, situato nelle adiacenze di via Emilio Greco, che con i suoi 963m² è il più grande dei tre punti vendita, e infine l’apertura prevista per il prossimo 13 febbraio del PENNY di via Alfieri, che vanterà una superficie di vendita di 722m².

A seguito dell’operazione, tutti i 29 dipendenti ex SMA sono stati riassorbiti attraverso un percorso di formazione per apprendere le modalità operative proprie del segmento discount, attraverso la valorizzazione delle specifiche competenze di ciascuno risorsa.

Afferma Willy Marino Area Manager Sicilia: “Queste aperture testimoniano la volontà di PENNY Market Italia di puntare i riflettori sul territorio siciliano, che ha chiuso il 2019 con un giro d’affari pari a quasi 90 milioni di euro, con una crescita di circa il 15% rispetto all’anno precedente. Palermo, che con questi nuovi negozi raggiunge un totale di 7 punti vendita, è la conferma che la strategia è quella di prediligere i centri abitativi nelle aree metropolitane”. “Contiamo di investire nella Regione circa 30 milioni di euro nei prossimi tre anni – prosegue Marino – con un incremento in termini occupazionali che è possibile stimare in circa 150 nuove assunzioni”.

 

Shopping internazionale: l’Italia in pole position supera Francia e UK

Cresce sensibilmente il numero degli shopping tourist stranieri in Italia. In settori più premiati? Fashion e acquisti di lusso.Ecco quanto emerge dai dati di Planet, società che offre soluzioni integrate per i pagamenti internazionali, inclusi i servizi di rimborso IVA.

Nell’anno appena concluso, l’Italia ha dominato la classifica dello shopping internazionale facendo registrare un notevole aumento nelle vendite tax free: una crescita dell’11% nel volume complessivo di acquisti effettuati da clienti stranieri, che pone il paese in forte vantaggio rispetto ai principali competitor europei. In questo specifico settore  del mercato infatti, l’Italia è cresciuta il doppio rispetto a Francia (+6%) e Gran Bretagna (+5%). Fra i principali mercati europei, la sola a tenere il passo è stata la Spagna con un incremento del 9% (qui però la crescita è imputabile anche all’abbattimento della soglia minima di spesa per ottenere il rimborso dell’IVA, azzerata nel corso del 2019). Un trend positivo dopo un ottimo 2018 – in cui la crescita era stata del 7% – che ha riguardato anche il valore stesso dell’acquisto, salito in media del 4%.

Questione di nazionalità

Per ciò che riguarda la nazionalità degli shopper, i turisti cinesi si confermano i principali clienti internazionali per i brand italiani: da soli valgono ben il 36% del mercato tax free e nel 2019 hanno anche aumentato la loro presenza sul nostro territorio (+10%), con uno scontrino medio da 1.129 €. Uno scenario destinato a diventare ancora più roseo negli anni a venire, grazie ai negoziati intergovernativi tra Italia e Cina che hanno portato alla sigla dell’accordo tra ENAC (Ente Nazionale per l’Aviazione Civile) e la controparte cinese CAAC. Grazie a questa intesa, saliranno a 108 i voli settimanali Italia e Cina nel 2020 e a 164 entro il 2022, superando così i competitor europei (la Francia lo scorso anno si era fermata a 125).

In crescita anche la presenza dei viaggiatori statunitensi che fanno segnare l’incremento più considerevole toccando addirittura +23% nelle vendite rispetto ai numeri del 2018. Con scontrini che, in media, si aggirano sui 1.074 €, il turismo proveniente dagli States vale oggi il 12% di tutto il mercato. Stabili al terzo posto sono, invece, i visitatori russi che rappresentano l’8% dello shopping internazionale.

De gustibus…

Paese che vai, preferenze che trovi. C’è chi preferisce il full price e chi l’outlet. Vediamo nel dettaglio. Tra i turisti cinesi, aumenta in maniera considerevole il numero di coloro che fanno acquisti full-price, ovvero realizzati all’interno delle esclusive boutique in centro città. Il turismo internazionale “premium” proveniente dalla Cina segna un +20%, di contro cala il numero di chi compra nei negozi delle grandi marche presenti all’interno degli outlet (-13%). Esattamente l’opposto di ciò che fanno i viaggiatori russi che mostrano di preferire sempre più l’opzione outlet (+8%). Per questi ultimi, quello che è appena passato è stato un anno che ne ha sancito il ritorno alla crescita, soprattutto nell’ultimo trimestre. Effetto del rafforzamento del rublo, dovuto all’aumento dei prezzi del greggio, che ha fatto salire il potere di spesa dei cittadini e li ha portati nuovamente a viaggiare e fare shopping all’estero. Il turismo statunitense, invece, cresce su entrambi i fronti ma presenta una polarizzazione diversa: gli acquisti si concentrano, in proporzione, di più sulle città d’arte (Firenze, Roma, Venezia), segno di una diversa maturità e della ricerca di esperienze più che di shopping.

Ma più di tutti, la vera novità del 2019 sono stati i viaggiatori della Corea del Sud, che grazie a un aumento di ben 18 punti percentuali sono diventati la quarta nazionalità per acquisti tax free nel Belpaese (6% di quota di mercato). Una crescita repentina, quasi nella sua totalità concentrata nei volumi di vendita negli outlet. In questo particolare segmento, infatti, i clienti coreani rappresentano già oggi la seconda nazionalità più importante, con il 18% di quota di mercato, iniziando ad insidiare da vicino la Cina, in testa con il 23%.

Le città più gettonate

Scendendo nel dettaglio dei centri del lusso nelle città italiane, si confermano a guida della classifica Milano e Roma con rispettivamente il 30% e il 19% di quota di mercato. Per le due città principali dello shopping internazionali in Italia si è trattato di un anno da incorniciare, che a livello di crescita (Milano +6% e Roma +12%) le ha viste svettare anche nel confronto con le altre grandi città europee. Bene anche Firenze, terzo polo di attrazione del Belpaese con il 14% delle vendite (+5% Vs 2018) e Venezia, quarta, con il 6% (in crescita del 7%).

“Un ultimo interessante spunto di analisi lo offre lo spaccato sulla stagionalità dello shopping internazionale: conferma la sua centralità il mese di luglio, che da sempre attrae moltissimi turisti nel nostro paese, per il favore del clima e del periodo di vacanza estivo; l’altro grande picco di vendite si registra invece a ottobre, grazie all’effetto Golden Week cinese, che durante la prima settimana del mese e a cavallo delle successive porta ogni anno a viaggiare milioni di turisti cinesi, oggi nazionalità determinante nel definire i trend del settore del lusso” commenta Sara Bernabè, General Manager di Planet in Italia, e continua: “Gettando uno sguardo al 2020: i dati di outlook in nostro possesso prospettano per il nostro paese una curva di crescita costante. Già nel primo quadrimestre dell’anno è previsto un aumento degli arrivi Extra EU del 4%, rispetto allo stesso periodo del 2018, con i cinesi da soli in aumento del 27%. Si tratta di una grande opportunità per il Made in Italy e la vera sfida sarà confermare il nostro ruolo di eccellenza continuando ad attrarre gli shopper internazionali sempre più evoluti ed esigenti.”

Lidl inserisce nella sua flotta di Somaglia 5 TIR a biometano

Logistica sostenibile?

Si può. A piccoli passi, ma si può. Lo dimostra Lidl con l’inserimento nella sua flotta di 5 mezzi pesanti alimentati a biometano, novità assoluta nell’ambito del Retail e della GDO, realizzati grazie alla collaborazione con IVECO, LC3 Trasporti ed Edison. I mezzi opereranno nel centro distributivo di Somaglia, fiore all’occhiello di Lidl, per la cui riorganizzazione nel 2016 furono investiti 45 milioni di euro. Oggi si occupa del rifornimento di 70 pdv tra Lombardia e Emilia e da qui transitano quotidianamente tra i 130 e i 150 mezzi.

I 5 TIR abbinano all’innovativa alimentazione, anche una nuova tecnologia per la refrigerazione dei cassoni,realizzata con azoto.

L’adozione del biometano rappresenta un ulterio paso avanti sulla via delle rinnovabili, dopo l’inserimento nella flotta di 50 unità alimentate con LNG.Parlando di obiettivi  e prospettive, Pietro Rocchi, Amministratore Delegato Vendite e Logistica Lidl Italia ha commentato: “Come obiettivo di lungo periodo, vogliamo gradualmente passare da un trasporto principalmente basato su combustibili fossili, a combustibili alternativi ad emissioni ridotte di CO2, come il biometano e il gas naturale liquido (LNG), che già impieghiamo con una nutrita flotta di mezzi. Il percorso di Lidl per una logistica più sostenibile è cominciato nel 2015, quando abbiamo presentato i primi camion alimentati a LNG. Da quel momento abbiamo raggiunto risultati molto positivi: nonostante la crescita costante della nostra attività e l’apertura in media di circa 40 nuovi punti vendita all’anno, siamo riusciti a ridurre le emissioni di CO2 del 5,2%, parliamo di 620.000 tonnellate di emissioni evitate. Ringrazio i nostri partner in questa iniziativa: LC3, IVECO ed Edison. Grandi Aziende, ognuna leader nel proprio settore, con le quali condividiamo valori e impegno per la sostenibilità”.

In effetti il bio metano (ottenuto da residui domestici, commerciali e agrotecnici) oltre a consentire una maggiore autonomia in termini di approvviginomento (sfrutta infatti la rete di gas nazionale) offre pure il vantaggio di un abbattimaneto di emissioni elevatissimo: 95%, che crea un circolo virtuoso di autosussistenza economica ed ecologica

“Per arrivare a questo punto – ha spiegato Alessandro Oitana, Medium&Heavy Business Line Manager IVECO – abbiamo lavorato come IVECO da molti anni arrivando a garantire: sicurezza, infrastrutture e autonomia km. Il mondo cambia e cambia velocemente e sicuramente il futuro vedrà nuove tecnologie, tuttavia, per arrivare ad avere le stesse condizioni a livello di capacità di carico, autonomia, tempi di ricarica e infrastrutture, la strada da fare è ancora tanta, quindi ci sentiamo di affermare che l’unica soluzione immediatamente disponibile ed economicamente sostenibile oggi sia il Biometano in tutte le sue forme sia CNG che LNG. Il mercato dimostra di recepire con entusiasmo queste nuove proposte; non è un caso infatti che in un panorama flat, nel 2029 i truck alimentati con gas naturale hanno invece fatto registrare una crescita del 52% rispetto all’anno precedente. Quanto ad IVECO, posso dire con un certo orgolio, che in questo segmento detiene oggi una quota del 70%.”

Sulla stessa linea anche Mario Ambrogi, Direttore Generale Gruppo LC3 Trasporti: “LC3 sin dalla costituzione ha prestato massima attenzione a quelle innovazioni tecniche e tecnologiche nel settore della produzione di veicoli destinati al trasporto pesante su gomma che potevano rappresentare l’avvio di un “modo nuovo” di fare autotrasporto. Grazie ai primi veicoli introdotti nel 2013 da IVECO, innovativi in quanto alimentati a LNG, e alla sensibilità alle problematiche ambientali subito dimostrata da Lidl, si è potuta sviluppare la visione nuova del “fare trasporto” propria di LC3, fino a raggiungere, oggi, un altro importante risultato con l’adozione di trucks alimentati a biometano. Rimane ancora molto da fare in termini di impianti di produzione di biometano, in impianti di stoccaggio, di liquefazione e di distribuzione diffusa; LC3, comunque, conferma il proprio impegno e il proprio affidamento nel biometano così come confermato anche dai propri partner IVECO, Lidl, Edison”.

Infine, approfondento il dema della distribuizione e dell’approvvigionamento,  Davide Macor, Direttore Mercato Business Edison ha preisato:L’impiego di fonti rinnovabili e la decarbonizzazione dei trasporti sono tra gli obiettivi cardine di Edison, in linea con i target europei di sostenibilità. Edison attualmente fornisce metano a più di 200 stazioni di rifornimento in tutta Italia e, in quanto aggiudicatario del bando GSE per il biometano, è oggi il primo operatore abilitato al suo ritiro e distribuzione. Edison, inoltre, è impegnata nella realizzazione della prima catena logistica integrata di LNG per un ulteriore sviluppo della mobilità sostenibile nel trasporto pesante e marittimo. Grazie a questi sviluppi, il contributo di Edison alla diffusione della mobilità sostenibile si basa su una gamma completa di servizi che includono la mobilità elettrica, metano e biometano, LNG e prossimamente BioLNG”.

 

Pannolini usati: da Verona parte un progetto di riciclo totale

I pannolini usati passano da problema a risorsa. Parte da Verona il primo programma di raccolta per il recupero e riciclo totale dei pannolini usati.

Attraverso 8 SMART BIN, innovativi cassonetti automatizzati per la raccolta differenziata di prodotti assorbenti, sarà avviata, per la prima volta in Italia, un’attività di recupero appositamente dedicata a questa tipologia di prodotto. Tutto il materiale raccolto con gli SMART BIN sarà confluito da Amia alla società Contarina a Lovadina di Spresiano in provincia di Treviso, dove è operante il primo impianto al mondo che consente il totale recupero dei materiali che compongono i pannolini usati.

Gli 8 SMART BIN, operativi dal 21 gennaio, saranno posizionati all’esterno di quattro asili nido comunali – ‘La Coccinella’ in via Centro a Borgo Roma, ‘Il Quadrifoglio’ in via Sant’Euprepio a San Massimo, ‘Il Girasole’ in via Don Sturzo allo Stadio e ‘L’Albero Verde’ in via Trapani a Borgo Nuovo -; dell’asilo statale ‘Principessa Jolanda’ in via Scuderlando a Borgo Roma; dei supermercati Esselunga di viale del Lavoro, Corso Milano e via Fincato.

Per quanto riguarda i soli quattro asili nido comunali, che accolgono complessivamente 216 bambini, è stata stimata una raccolta giornaliera di circa 150 pannolini usati per struttura, pari ad un totale di 3.000 pannolini usati raccolti ogni settimana.

Il servizio è dedicato ai pannolini per bambini di qualsiasi marca. Tutti i cittadini che desiderano prendere parte all’iniziativa potranno scaricare l’App “Pampers Nuova Vita” e registrarsi al programma.

Incentivi

Dal 21 gennaio al 3 febbraio, nei tre negozi Esselunga di Verona, a tutti coloro che avranno aderito all’iniziativa, con l’installazione dell’App, sarà distribuita gratuitamente la borsa porta pannolini ‘Pampers Nuova Vita’, utile per portare fino al cassonetto SMART BIN le buste chiuse di pannolini usati.

La stessa dotazione sarà fornita a tutte le famiglie coinvolte nel progetto di raccolta degli asili nido. Inoltre, ogni asilo partecipante sarà riconosciuto un buono di mille euro per l’acquisto di libri o materiale didattico ed il libro ‘Lino il pannolino’, realizzato con la cellulosa recuperata dai pannolini usati, da consegnare alle famiglie.

Tutti i partecipanti, invece, riceveranno tramite App un coupon di sconto pari a 1,50 euro per ogni 5 chili di rifiuti conferiti, utilizzabile nei punti vendita Esselunga per l’acquisto di pannolini Pampers.

Gli scarti

Ogni anno, a Verona, 3.500 tonnellate di assorbenti per persona usati finiscono nell’inceneritore, quasi 1 milione di tonnellate in Italia, 8.5 milioni di tonnellate in Europa e 30 milioni di tonnellate nel mondo. Un problema ambientale che, grazie alla tecnologia di riciclo unica al mondo sviluppata da FaterSMART, business unit della Fater Spa (joint venture paritetica tra Procter & Gamble e Gruppo Angelini), unitamente ad un sistema di raccolta dedicato, diventa una risorsa in grado di produrre, per ogni tonnellata di rifiuto, 150 chili di cellulosa, 75 chili di plastica e 75 chili di polimero superassorbente. Nuove risorse da utilizzare per la realizzazione di numerosi materiali come appendiabiti, banchi di scuola, carta riciclata, contenitori di plastica.

Se il sistema fosse operativo al 100%, con un regime di raccolta totale degli assorbenti usati prodotti sul territorio veronese, si andrebbe a risparmiare ogni anno una quantità di anidride carbonica prodotta pari all’attività di ossigenazione di un parco di 95 mila alberi.

L’innovativo progetto è promosso da Fater, attraverso FaterSMART, in collaborazione con il Comune di Verona, Amia ed Esselunga.

FaterSMART è la business unit interamente dedicata alla ricerca, sviluppo, industrializzazione e commercializzazione della tecnologia, unica al mondo, in grado di riciclare su scala industriale i prodotti assorbenti per la persona usati.

 

 

 

Ristorazione fuori casa: i dati del rapporto 2019 curato da Fipe

Cambiano i ritmi di vita, i luoghi di consumo, gli stili alimentari, ma una cosa è certa: la passione degli italiani per il ristorante e la buona cucina non accenna a tramontare. Al contrario. Un quadro che emerge chiaramente dal rapporto 2019.

Il mondo della ristorazione– sottolinea infatti il presidente di Fipe, Lino Enrico Stoppani – è un grande asset della nostra economia e un patrimonio, anche culturale, del Paese. I dati parlano chiaro: con 46 miliardi di euro siamo la prima componente del valore aggiunto della filiera agroalimentare, continuiamo a far crescere l’occupazione e contribuiamo alla tenuta dei consumi alimentari: negli ultimi 10 anni, nonostante la crisi, gli italiani hanno speso sempre di più per mangiare fuori casa, riducendo al contrario la spesa in casa. Merito di un’offerta che cresce in segmentazione dei format commerciali, in qualità dell’offerta gastronomica e in professionalità. I milioni di turisti che arrivano in Italia mettono proprio bar e ristoranti tra le cose che maggiormente apprezzano del nostro Paese.”

Il rapporto

Dall’analisi in dettaglio del rapporto 2019, si scopre che ogni giorno circa cinque milioni di persone, il 10,8% degli italiani, fa colazione in uno dei 148mila bar della penisola. Altrettante sono le persone che ogni giorno pranzano fuori casa, mentre sono poco meno di 10 milioni (18,5%) gli italiani che cenano al ristorante almeno due volte a settimana.  Un vero e proprio esercito di persone che nel 2018 ha speso, tra bar e ristoranti, 84,3 miliardi di euro, l’1,7% in più in termini reali rispetto all’anno precedente e che nel 2019 ha fatto ancora meglio, arrivando complessivamente a spenderne 86 milioni.

La ciliegina sulla torta di un decennio che ha visto i consumi degli italiani spostarsi al di fuori delle mura domestiche: tra il 2008 e il 2018, infatti, l’incremento reale nel mondo della ristorazione è stato del 5,7%, pari a 4,9 miliardi di euro, a fronte di una riduzione di circa 8,6 miliardi di euro dei consumi alimentari in casa. Una cifra, quest’ultima, che nel 2019 è salita a 8,9 miliardi di euro. Una performance che consente al mercato italiano della ristorazione di diventare il terzo più grande in Europa, dopo quelli di Gran Bretagna e Spagna e che ha ricadute positive sull’intera economia italiana e in particolare sulla filiera agroalimentare. Ogni anno, infatti, la ristorazione acquista prodotti alimentari per un totale di 20 miliardi di euro, andando a creare un valore aggiunto superiore ai 46 miliardi, il 34% del valore complessivo dell’intera filiera agroalimentare.

Vince la tradizione

Ciò che attira in maniera sempre più marcata i consumatori all’interno dei ristoranti è la tradizione. Il 50% degli intervistati da Fipe, infatti, cerca e trova nei locali che frequenta un’ampia offerta di prodotti del territorio, preparati con ricette classiche ma non solo. Il 90,7% dei clienti confessa di essersi fatto tentare da piatti nuovi e mai provati, mentre il 60,5% ammette di andare al ristorante anche per affinare il proprio palato. Tutti, o quasi, concordano, però su un punto: è fondamentale sapere ciò che si mangia. Il 68,1% dei clienti quando entra al ristorante, per prima cosa si informa sulla provenienza geografica dei prodotti, il 58,5% sui valori nutrizionali dei piatti e il 54,5% sull’origine e la storia di una ricetta. L’altro elemento che incide sulla scelta di un locale è la sua politica “green”. Sette consumatori su dieci sostengono infatti che sia importante che i ristoranti operino in modo sostenibile dal punto di vista sociale e ambientale. Il che significa, per il 37,7% degli avventori, che portino avanti politiche contro lo spreco alimentare dotandosi di doggy bag o rimpiattini, per il 36,7% che utilizzino materie prime provenienti da allevameni sostenibili, mentre per il 33,3% che limitino l’uso della plastica. Solo meno di un italiano su tre rimane totalmente indifferente di fronte a questo tipo di politiche sostenibili.

Un Doc per battere i plagi

Contro l’Italian sounding è stato creato il marchio di riconoscimento “ospitalità italiana”, attraverso il quale il nostro Paese certifica che si tratta di ristoranti che utilizzano prodotti italiani e si ispirano ad autentiche ricette italiane con una forte enfasi sulle cucine del territorio. La presenza è diffusa ovunque, dall’Europa all’Oceania: il Paese con il maggior numero di ristoranti certificati sono gli Stati Uniti d’America e la prima città è New York. In totale, sugli oltre 60mila ristoranti “all’italiana” presenti nel mondo, solo 2.200 hanno ottenuto questo importante riconoscimento.

Il fronte occupazionale

Secondo l’ultimo censimento disponibile, sono 336mila le imprese della ristorazione attualmente attive. Sono 112.441 quelle gestite da donne che scelgono in un caso su due di aprire un ristorante. 56.606 imprese sono, invece, gestite da giovani under 35. Sono infine 45mila le imprese che hanno soci o titolari stranieri. Nel mondo della ristorazione l’occupazione rimane stabile rispetto allo scorso anno (1,2 milioni di dipendenti di cui il 52% donne) ma sul lungo periodo mostra un’impennata notevole, soprattutto rispetto agli altri settori dell’economia nazionale. Negli ultimi 10 anni fa, infatti, i posti di lavoro, misurati in unità di lavoro standard, in bar e ristoranti sono cresciuti del 20%, a fronte di un calo dell’occupazione totale del 3,4%.

Vecchi problemi, nuove criticità

Esistono alcune criticità strutturali nel mercato della ristorazione e alcuni fenomeni recenti. Da un lato il settore soffre ancora di un elevato tasso di mortalità imprenditoriale: dopo un anno chiude il 25% dei ristoranti; dopo 3 anni abbassa le serrande quasi un locale su due, mentre dopo 5 anni le chiusure interessano il 57% di bar e ristoranti. Un dato che fa il paio con la bassa produttività di questo settore: il valore aggiunto per unità di lavoro è di 38.700 euro, il 41% più basso rispetto al dato complessivo dell’intera economia. Nel corso degli ultimi 10 anni il valore aggiunto per ora lavorata è sceso di 9 punti percentuali. La novità risiede invece nelle piaghe dell‘abusivismo commerciale e della concorrenza sleale. Nei centri storici, nel corso degli ultimi 10 anni, si è impennato il numero di paninoteche, kebab e (finti) take away di ogni genere (+54,7%), mentre sono diminuiti i bar (-0,5%). Il pubblico esercizio deve fare i conti con una concorrenza ormai fuori controllo. Crescono soprattutto le attività senza spazi, senza personale, senza servizi soprattutto nei centri storici delle città più grandi.

Questo – continua il Presidente Stoppani – dipende da una molteplicità di fattori: i costi di locazione sono diventati insostenibili, il servizio richiede personale e il personale costa, gli oneri di gestione, a cominciare dalla Tari, sono sempre più pesanti. La scorciatoia e’ fatta da attività senza servizio, senza spazi e con personale ridotto all’osso, ed è favorita da politiche poco lungimiranti delle amministrazioni locali che consentono a tutti di fare tutto senza il rispetto del principio “stesso mercato, stesse regole” che per noi è alla base di una buona e sana concorrenza. La disparità di condizioni non genera soltanto concorrenza sleale, ma finisce per impoverire il mercato stesso, la sicurezza dei consumatori e la qualità delle nostre città”.

Juul Labs apre a Milano il suo primo temporary store

Collocato nell’atrio principale della stazione ferroviaria Porta Garibaldi, il primo temporary store Juul Labs  è dedicato esclusivamente ai fumatori adulti che vogliono provare il dispositivo Juul e ricevere informazioni sulle sue caratteristiche.

Fondato da due ex fumatori, James Bowen e Adam Monsees, inseriti nel 2019 dall’autorevole rivista americana TIME nella lista delle 100 persone più influenti del mondo e definito “Tech disrupter”  e “Outsider” rispetto ai tradizionali player dell’industria del tabacco, Juul Labs nasce con l’obiettivo di migliorare la vita di oltre un miliardo di fumatori adulti nel mondo attraverso un’alternativa efficace e soddisfacente alla sigaretta combustibile.

“Abbiamo scelto di aprire il nostro temporary store nel cuore di Porta Nuova perché è il simbolo della Milano proiettata nel futuro – ha dichiarato Alessandra Rossi, Marketing Manager di JUUL Labs Italia. Una città sempre più innovativa, connessa, sostenibile e senza fumo. Juul Labs nasce proprio con questa missione: offrire un’alternativa alle sigarette tradizionali, responsabili di milioni di morti all’anno in tutto il mondo e decine di migliaia solo in Italia”.

Il nuovo store di Juul Labs (aperto fino a metà marzo 2020), si contraddistingue per uno stile e un allestimento essenziali, in linea con il design del prodotto, ed è stato realizzato con il supporto dell’agenzia V.G. Pubblicità e il coordinamento di Altagares Srl, filiale italiana del gruppo francese Altarea Cogedim.

Per evitare l’accesso ai propri prodotti da parte di un pubblico diverso da quello per cui sono stati sviluppati, ovvero i fumatori adulti, Juul Labs applica in tutti i Paesi in cui opera – tra cui l’Italia – una serie di misure molto restrittive, superiori alle normative vigenti e ispirate a un codice etico che prescrive il rispetto di standard tra i più rigorosi dell’intera categoria. In particolare, per entrare nel negozio sarà necessario dichiarare di essere fumatori ed esibire un documento di identità valido.

 

 

 

 

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