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Carmela Ignaccolo

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Market research: la svolta è il digitale. Intervista con Gastaut di Toluna

Impostare le proprie strategie di business su ricerche di mercato è una prassi sempre più diffusa, come emerge da una recente ricerca effettuata da Toluna, su un campione di 52 aziende italiane nel mese di giugno. L’indagine evidenzia infatti come  il 94% degli intervistati confermi di utilizzare servizi digitali di market research.

Abbiamo chiesto a  Marco Gastaut, Managing Director Southern Europe & Latam di Toluna di disegnarci uno scenario dei trend delle ricerche di mercato a livello globale.

Velocità, internalizzazione del processo di ricerca, capacità di unire dati da fonti diverse,  soprattutto on e offline, azionabilità in modo da ridurre il time-to-market dei nuovi prodotti, automazione per creare efficienze operative, ovviamente senza compromettere la qualità degli output di ricerca, capacità di combinare – e leggere – insieme dati dichiarati, come quelli dei sondaggi, e dati sul comportamento digitale dei consumatori: a livello internazionale la market research è considerata un investimento strategico che permette di avere il controllo nel processo di generazione dei consumer insight, fondamentale in un momento di cambiamenti veloci, anche delle abitudini dei consumatori.

In Toluna stimiamo che nei prossimi 10 anni il mercato dell’Insight on-demand aumenterà esponenzialmente creando nuove opportunità di business.

Come sta evolvendo in Italia la domanda delle aziende in tema di ricerche di mercato? Quali le richieste più frequenti?

Le tendenze globali non sono molto diverse da quelle in atto in Italia. Un recente sondaggio di Toluna, su un campione di marketer responsabili di brand italiani, ha mostrato che 4 su 10 svolgono ricerche in azienda utilizzando piattaforme digitali DIY come Toluna, che ne è stato pioniere del mercato e oggi mantiene la leadership; 5 su 10 chiedono velocità e 6 su 10 agilità; il 54% si attende invece report in grado di esprimere in modo chiaro e sintetico gli insight più rilevanti.

Quali le principali novità rispetto al passato?

Si può dire che anche in Italia il market research è ormai ad un punto di svolta: del passato rimane la qualità delle ricerche e l’affidabilità dei consulenti, per il resto le modalità di un tempo non sono più applicabili, se si vuole essere rilevanti. Accennavo prima della velocità: oggi non siamo ancora al ‘real time’, ma – per fare un esempio – i professionisti del marketing e dell’advertising sanno di dover lanciare le loro campagne pubblicitarie a una velocità 10 volte superiore rispetto anche solo a 10 anni fa. Credo però che l’automazione, resa possibile dal digitale, sia la differenza più significativa, non solo perché permette di accelerare i tempi e ottenere importanti efficienze operative, ma soprattutto perché democratizza l’approccio alla ricerca di mercato, rendendola potenzialmente accessibile all’intero comparto marketing (qundi non solo a figure specializzate nella ricerca di mercato) e anche alle PMI che sono il tessuto connettivo dell’industria italiana.

Nell’approccio tradizionale, l’80% del tempo era assorbito dalla gestione dei diversi stadi della ricerca (proposta, progettazione del questionario, impostazione delle dimensioni del campione, rilevazione, analisi dei dati, reportistica) e solo il 20% dalla collaborazione con gli stakeholders interni in azienda per la corretta interpretazione dei risultati e renderli azionabili. Oggi Toluna ha invertito questo rapporto. Ma non solo: anche se la piattaforma di Toluna è automatizzata e permette di impostare le ricerche in modalità D.I.Y., non abbiamo mai trascurato l’aspetto consulenziale e siamo sempre a disposizione dei nostri clienti per rispondere a qualsiasi curiosità.

Foto di Wynn Pointaux da Pixabay

Perché si punta più di un tempo sull’internalizzazione dei processi?

Perché i consumatori sono cambiati. Come ha detto di recente Kirti Singh, Head of Consumer Market Knowledge di Procter and Gamble, è sempre più importante avere “occhi sui consumatori, mani sulla tastiera”. Questo non significa che le ricerche più complesse spariranno, ma sottolinea l’importanza di interagire con la target audience in tempo reale, per testare i prodotti velocemente, identificare le idee vincenti, bocciare subito i progetti senza futuro. L’internalizzazione aumenta anche la velocità: dal momento che il time-to-market si è ristretto passando dai 18-24 mesi di un tempo ai 3-6 mesi di oggi, che il largo consumo deve anche affrontare la nuova sfida dei brand D2c e che viviamo nell’era dell’economia on-demand, anche le ricerche cambiano paradigma.

Quali i vantaggi attesi?

Nell’era dell’immediatezza digitale i requisiti di cui parlavo prima sono sempre più importanti per chi si occupa di ricerche di mercato e rientrano, più in generale, in un’innovativa visione di business che in Toluna abbiamo battezzato Insight on Demand. Oggi i consumatori sono più consapevoli che mai delle opzioni a loro disposizione: con lo smartphone fanno ricerche, quando sono nel punto vendita scartano i contenuti non rilevanti, accettano solo i messaggi più pertinenti per loro in quel dato momento e per comprare si affidano a più canali e device. Ecco che velocità e accuratezza diventano un vantaggio competitivo estremamente importante quando i brand cercano di ottenere l’attenzione di questi consumatori esperti.

Quali soluzioni propone Toluna?

Per dare ai marketer un vantaggio competitivo significativo, anticipando le domande dei consumatori, Toluna ha affinato una serie di strumenti digitali che danno accesso a insight in real-time, gestiti con una tecnologia in grado di automatizzarne la consegna per accelerare il processo di decision making. Grazie a Toluna QuickSurveys, per esempio, si ha accesso in tempo reale all’opinione di oltre 20 milioni di consumatori in più di 70 Paesi per lanciare ricerche di mercato on-demand 24/7. QuickSurveys può essere utilizzato per sviluppare nuove campagne marketing, misurare la propria brand awareness, effettuare concept test, pack test, U&A, oltre che lanciare community di consumatori di corto-medio termine. Permette di trovare nuove opportunità in mercati non ancora esplorati dall’azienda, creando sondaggi e studi di posizionamento a una frazione del costo di altri strumenti per la ricerca di mercato.  Di recente abbiamo lanciato la nostra soluzione di permission-based digital tracking che permette ai nostri clienti di creare profili dei consumatori ancora più ricchi e di produrre insight sempre più robusti perché si tratta di comportamenti osservati, e non solo quelli dichiarati dal panel.

Si tratta di formule modulabili in base alle varie realtà aziendali?

Assolutamente sì. QuickSurveys è facile da usare in totale autonomia o con l’aiuto del nostro digital team in Italia, si è interfacciata con la community di Toluna per costruirne di più piccole ad hoc per il brand, geo-localizzate, su mobile grazie all’App di Toluna disegnata per coinvolgere i panelisti. Idealmente, ogni azienda, di qualsiasi dimensione e in qualsiasi settore, dovrebbe poter disporre di un tool di ricerca e ottenere dati in tempo reale: Toluna rende reale questa idea democratizzando le ricerche di mercato.

Potrebbe fornirci un esempio di soluzione già implementata, indicando la tipologia di intervento e i benefici prodotti?

Per ispirare in azienda e supportare il ciclo di sviluppo di nuovi prodotti (NPD), P&G utilizza il nostro tool qualitativo QuickCommunities per ottenere l’opinione dei propri consumatori attraverso community online di corto-medio periodo. Il design di QuickCommunities è ispirato agli ambienti delle chat in tempo reale, questa familiarità si associa un’estrema facilità d’uso che permette ad i partecipanti di esprimersi liberamente, spesso auto-ingaggiandosi tra loro, restituendo insights preziosi per il business.

 

Realtà virtuale: in cerca di nuove frontiere per potenziare la user experience

inVRsion nasce nel 2015, focalizzandosi su soluzioni realistiche e scalabili di realtà virtuale per simulare negozi, prodotti e shopping experience.
Nel 2016 sviluppa il software, ShelfZone: una web application da cui si possono progettare gli spazi retail e visualizzare dati e analytics.

La sua strategia a lungo termine? Pensare in un modo completamente nuovo l’e-commerce, potenziando la user experience.

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Le Starbucks Chilled Classics arrivano nel banco frigo dei supermercati

Eccole arrivate al banco frigo dei supermercati italiani: sono loro, le cup della linea Starbucks Chilled Classics nelle varietà Caffè Latte, Cappuccino e Caramel Macchiato. Distribuite in Italia da Eurofood spa, sono oggi presenti  in Esselunga, Coop Liguria, Famila, Grandi Magazzini Fioroni, Arca, F.lli Arena, Elite Supermercati e Chef Express.

Ispirate alle proposte più amate dai consumatori delle Starbucks Coffee House, le nuove cup fredde possono contare sugli anni di esperienza Starbucks nella produzione del caffè, presente nel prodotto con una percentuale del 20%. Sono, infatti, realizzate esclusivamente con ingredienti di alta qualità e con la stessa miscela utilizzata nelle caffetterie Starbucks. L’espresso forte e corposo proviene da caffè certificato 100% Arabica, coltivato ​​in condizioni eque e sostenibili, come certificato dal logo Fair Trade, mentre la cremosità del latte dona alle bevande un tocco delicato. Nel pratico bicchiere «to go», le nuove cup di Starbucks sono perfette per godersi un momento di freschezza in una meritata pausa senza pensieri dalla routine quotidiana.

Le tre varietà

CAFFÈ LATTE: Mix di STARBUCKS® Espresso e latte cremoso, per rendere il Caffè Latte tradizionale un delizioso piacere rinfrescante.

CARAMEL MACCHIATO: Caramel Macchiato è un goloso mix di espresso forte STARBUCKS® e latte cremoso, con un dolce gusto di caramello.

CAPPUCCINO: Un mix goloso di STARBUCKS® Espresso e latte cremoso, leggermente dolce con una spolverata di cacao.

Ai confini della realtà virtuale. A tu per tu con Matteo Esposito di inVRsion

Tutta colpa (ma forse, col senno di poi, sarebbe più giusto dire merito) di una cartolina. Meglio: DELLA cartolina. Quella che gli aprì la strada del servizio civile e, quindi, del mondo del lavoro. Fu così che Matteo Esposito, oggi CEO di inVRsion, mosse i suoi primi passi professionali.

“Dopo un debutto (breve ma intenso) nella facoltà di ingegneria informatica – ci racconta Matteo – e una prosecuzione in direzione “eccentrica” nel ramo della filosofia, in seguito (grazie al richiamo al dovere da parte della Patria) riuscii ad operare una sintesi delle due esperienze (apparentemente incompatibili)”.

Dopo i primi passi nella comunicazione digitale e nello sviluppo di applicazioni multimediali, sarà nei primi anni del Duemila tra i fondatori della nota agenzia digital Imille, dove ricoprirà il ruolo di amministratore delegato fino al 2015. Sarà sul finire di questa esperienza che nascerà l’idea per una nuova startup, inVRsion.

Può spiegarci inVRsion?

“Beh, potremmo dire che la sua forza risiede nella simulazione di spazi retail. Fin dalla sua nascita nel 2015, infatti, la startup si è focalizzata su soluzioni realistiche e scalabili di realtà virtuale per simulare negozi, prodotti e shopping experience.
Nel 2016 abbiamo sviluppato il nostro software, ShelfZone, che consiste in una web application da cui si possono progettare gli spazi retail e visualizzare dati e analytics, e in un simulatore di realtà virtuale immersiva pensato per un hardware di fascia enterprise.
In un crescendo scandito dal passare del tempo, la nostra tecnologia si è evoluta consentendoci di simulare spazi sempre più grandi, prodotti sempre più realistici e di studiare il comportamento dei consumatori in realtà virtuale integrando sistemi neuroscientifici d’avanguardia.”

Il vostro obiettivo oggi?

“Quello di continuare a crescere, essenzialmente in due direzioni: quella del trade marketing e della ricerca, estendendo quindi il ricorso alla realtà virtuale per misurare del gradimento del consumatore, grazie all’ottenimento di specifici KPI come il percorso di navigazione in store, le fissazioni oculari sullo scaffale, l’attivazione mentale ed emotiva rispetto a un determinato stimolo. Tuttavia, la strategia a lungo termine della nostra società è quella di pensare in un modo completamente nuovo l’e-commerce, potenziando la user experience che da troppo tempo è ferma a una banale scheda prodotto. Noi lo chiamiamo v-commerce e pensiamo che, grazie ai dispositivi VR di prossima generazione come quelli prodotti da Facebook o da Sony, possa arrivare presto in tutte le case.
Per perseguire questi due obiettivi ci siamo specializzati nel perfezionamento dei processi di digitalizzazione dei prodotti in 3D, con l’obiettivo di migliorare la qualità e di abbattere i costi. A questo proposito, nel 2016 abbiamo depositato un nostro brevetto per la riproduzione di prodotti tridimensionali, ricorrendo a un sistema di intelligenza artificiale basato su Computer Vision e reti neurali”.

Le vostre soluzioni vengono comprese dalle aziende?

“L’interesse verso soluzioni in grado di accrescere la visibilità dei brand, ottimizzare le attività in store o testare l’efficacia espositiva di un prodotto sul punto vendita, non manca. Serve ancora tuttavia da parte di molte aziende una maggiore organizzazione per strutturarsi a livello di processi. La digitalizzazione dei prodotti 3D, per esempio, non è funzionale solo alla realtà virtuale, ma presto potrà servire diversi casi d’uso che vanno per esempio dal social media marketing al web 3D commerce”.

In termini di scenario competitivo, qual è il panorama?

“I nostri competitor appartengono a realtà con massa critica decisamente più grande della nostra e lavorano all’interno di sezioni dedicate al trade marketing. Realtà dinamiche, agili e piccole (diciamolo pure) come la nostra, non sono attualmente molto diffuse”.

Come vede inVRsion nel prossimo futuro?

“Ancora più proiettata all’estero, come dimostra infatti l’imminente apertura di una nuova sede negli States. Il nostro effort principale continua a essere la ricerca e sviluppo per creare una piattaforma SaaS sempre più evoluta che consenta a brand e retailer di entrare nel futuro di questa tecnologia dalle infinite opportunità che è la VR”.

Carrefour Italia: spesa gratuita per neogenitori

Foto di PublicDomainPictures da Pixabay

Carrefour Italia, nell’ambito di Act for Food, ha attivato un servizio per le donne in gravidanza e i neogenitori che potranno sempre usufruire della consegna a domicilio gratuita della spesa online su carrefour.it, indipendentemente dall’importo totale dell’ordine. Il vantaggio sarà attivo fino al compimento del primo anno del bambino.

Il servizio di consegna gratuita della spesa effettuata sul sito e-commerce di Carrefour Italia, è già gratuito per le persone diversamente abili e per gli Over 60.

Per il periodo estivo, la consegna a domicilio della spesa online è stata estesa anche alle località balneari di Caorle, Bibione e Lignano Sabbiadoro che, aggiungendosi alle località marittime delle province di Imperia, Savona, Genova, La Spezia, Massa Carrara, Lucca, Pisa, Roma, Salerno, Cagliari e Napoli già attive, consentiranno così ai nostri clienti di continuare ad usufruire del loro servizio di fiducia anche in vacanza.

 “Crediamo importante continuare ad ascoltare attivamente le esigenze dei nostri clienti per realizzare servizi che, in ottica omnicanale, possano contribuire alla creazione di una rete a supporto di tutte le famiglie, rispondendo ai bisogni di un target di clienti sempre più ampio e diversificato. Questa la reason why che ci motiva, ogni giorno, nelle nostre scelte aziendali che mettiamo in atto per garantire una shopping experience innovativa e sempre più orientata al cliente” Commenta Enrico Fantini, E-Commerce & Digital Transformation Director di Carrefour Italia.

Distributori automatici: l’Italia è il Paese UE che ne possiede di più

Foto di Crystal Chen da Pixabay

Parlando di distributori automatici, l’Italia non è seconda a nessuno: ne ha uno ogni 73 abitanti contro una media Ue di 1 ogni 190 e il parco macchine è cresciuto di oltre 12 mila macchine nel 2018 (+1,4%). Lo certifica l’ultimo studio di settore di CONFIDA, realizzato in collaborazione con Accenture, aggiungendo che alla fine dello scorso anno nel nostro Paese si è raggiunto il numero di 822.175 vending machine presenti in uffici e luoghi pubblici. La Francia che è al secondo posto ne ha circa 600 mila e la Germania poco più di 550 mila. I distributori si trovano soprattutto nelle aziende private: 34% nell’industria e 17% nel commercio. Quasi un 20% nel pubblico, con scuola e università che rappresentano l’11% del totale. C’è poi un 9% nella sanità (pubblica e privata) e solo un 3% nei luoghi di transito come le stazioni ferroviarie e della metropolitana.

“La produzione di macchine per la distribuzione automatica – afferma Massimo Trapletti, presidente di Confida – è sempre più un esempio di made in Italy che funziona: il 70% viene esportato e nel settore lavorano anche 3.000 aziende di gestione che offrono un servizio di qualità e certificato. Nel 2018 il giro d’affari ha sfiorato i 4 miliardi di euro (3,94 mld €) con oltre 12 miliardi di consumazioni complessive, tra cibi, bevande e caffè porzionato (capsule e cialde), per una crescita del 4,7% rispetto al 2017”.

I consumi degli italiani

Nell’ultimo anno il fatturato legato ai soli distributori automatici è cresciuto del 3% raggiungendo quasi i 2 miliardi di euro (1,92) con le consumazioni in aumento dello 0,8% (circa 5 miliardi). In media lo scorso anno un italiano ha fatto 83 acquisti alle vending machine che salgono a 97 se consideriamo una popolazione fra 14 e 90 anni. Si tratta di quasi 2 acquisti a settimana.

Il caffè rappresenta il prodotto più consumato dell’automatico, con l’86% dei volumi del caldo, che corrispondono a 2,8 miliardi di consumazioni (+1,68%). Il caffè in grani è il più utilizzato nel mercato, con una quota dell’84% e il consumo aumenta ancora nell’ultimo anno: + 1,2%.

Foto di Pexels da Pixabay

Bevande: lisce e gassate

Delle 991 milioni bevande fredde vendute ai distributori automatici (+0,3% rispetto al 2017) l’acqua minerale naturale rappresenta il 77% del segmento e conferma una crescita contenuta (+0,43). L’acqua liscia aumenta quasi dell’1% a quasi 532 milioni di bottigliette vendute mentre quella gasata arretra di mezzo punto (-0,6%) a 235 milioni di bottiglie. Significativo è l’incremento del the freddo (+4%) con 60,3 milioni di consumazioni, degli sport drink con 9,6 milioni di confezioni (+7%) e degli energy drink con 1,8 milioni di consumazioni (+4,5%).

Le bibite analcoliche sono in calo dell’1,47% nel complesso. Le bevande al gusto cola (che rappresentano il 66% dei volumi) sono le uniche a registrare un incremento di quasi un punto (+ 0,9%) con 63,5 milioni di consumazioni. Soffrono le bevande al gusto arancia (-6,5%) pari al 22% di questo comparto, e le altre bevande gasate (-4,3%). In entrambe le categorie sono in calo le lattine (-5,2%) a favore di altri formati (Pet 0,5 e Pet 0,33) che crescono dell’8,8%. Tra le bevande il chinotto registra, infine, il calo più consistente: -7,14%.

Anche la pausa vuole il suo snack

Sul fronte snack, prevalgono i dolci (323,3 milioni di confezioni vendute) rispetto ai salati (265,4 milioni di consumazioni). Il cioccolato non arresta la sua avanzata: + 1,8% e 144,6 milioni di pezzi venduti, molte più barrette (103,5 milioni) che tavolette. Tra gli snack dolci si registra un calo per i biscotti (-2,9%) e un incremento per i prodotti da forno (+1,6%). Fra i salati si sono venduti meno patatine, arachidi e simili (-1,2%) ma più snack a base di pane e derivati (+1,2%). Si fa strada anche il formaggio: +3,4% per 1,45 milioni di confezioni acquistate.

Foto di Ulrike Mai da Pixabay

Tra quelli biologici, invece , sono specie i salati, a confermare il trend positivo dell’anno precedente registrando un +25% rispetto al 2017 anche se rappresentano ancora lo 0,5% di tutti quelli venduti. Quelli gluten free aumentano del 15% a volumi, sotto la spinta dei biscotti (+24% a volumi nel 2018).

Si pensa pure alla pausa pranzo…

Inoltre si comincia a intravedere un trend interessante: crescono le consumazioni dei pasti pronti (+3,35%). Al primo posto ci sono le pizze (70% dei volumi), seguite da insalate (18%) e pasti da scaldare (12%). Del 4,5% si incrementano i panini venduti rispetto all’anno precedente. Siamo ormai a quasi 35 milioni di pezzi consumati.

… e al benessere

I dati di Confida inoltre evidenziano come il consumatore sia sempre più consapevole ed esigente e come stia orientando progressivamente le sue scelte verso prodotti bio, con meno zuccheri, a km O e freschi ove possibile. E l’attenzione alla qualità si rispecchia nell’incremento dell’8,2% di nettari e succhi al 100% frutta, unici col segno positivo rispetto al 2017 e che comunque rappresentano ancora una quota piccola di questo comparto: 4% del totale pari a circa 2,5 milioni di contenitori venduti. Calano di contro i succhi (-3,3%), in particolare arancia (-9%) e pesca (-4%), così come le “bibite alla frutta” (-9,8%). Gradimento crescente per le bevande bio che valgono l’1,5% a volumi del totale bevande fredde (esclusa l’acqua): +75% le consumazioni di succhi e + 22% di the freddo. Le bibite a basso contenuto di zuccheri sono ormai il 4,4% del totale bevande fredde e sono sopratutto le bibite alla frutta ad accelerare le vendite: +72% rispetto al 2017. Nel 2018 raggiungono l’1% delle vendite anche le bevande vegane.

Foto di Alexas_Fotos da Pixabay

Molto bene le confezioni di frutta vendute lo scorso anno che hanno sfiorato la cifra di 3 milioni e settecento mila con una progressione anno su anno dell’8,8%. Prosegue anche l’onda lunga della frutta secca: +12,8%. In calo (-5,8%) gli yogurt di cui se ne vendono, però, oltre 5 milioni.

 

Sigma Retail S.p.A. inaugura il suo primo punto vendita a Grumo Nevano

Sigma Retail S.p.A. inaugura il suo primo punto vendita a Grumo Nevano (NA), con l’obiettivo di potenziare il presidio dell’insegna Sigma sul territorio campano.

Grande la soddisfazione dei vertici aziendali di Ce.Di. Sigma Campania e di Sigma Retail che lavorano per l’espansione e il potenziamento del marchio Sigma nel territorio campano anche attraverso le aperture di punti vendita a gestione diretta.

“Grazie ad un importante e minuzioso restyling del centro alimentare Gli Archi abbiamo realizzato un format moderno e accattivante sviluppato su una superficie di vendita di oltre 800 metri quadri. Esprimeremo al massimo i valori di prossimità che caratterizzano l’insegna, offrendo ai nostri clienti l’opportunità di un’esperienza di acquisto conveniente, veloce, di qualità e fortemente legata alla tradizione del territorio” afferma Diego Baiano Presidente di Sigma Retail S.p.A.

Vasta l’offerta del punto vendita che conta su un assortimento che supera le 8.000 referenze, con ampie aree dedicate ai reparti freschissimi dell’ortofrutta, della panetteria, della salumeria e della gastronomia. Tante le linee specialistiche presenti quali Gusto&Passione, Equilibrio&Piacere e Verde Mio. Sono presenti in tutti i reparti prodotti tipici campani che valorizzano la tradizione enogastronomica della regione. Un curato assortimento di vini e distillati arricchirà la proposta commerciale della enoteca.

Impegno abientale per il nuovo store, che si impegna a ricorrere a carta e materiali che appartengono al virtuoso ciclo del riutilizzo e ad energia proveniente da fonti rinnovabili.

Würth Italia inaugura a Castenedolo la sua prima Casa della Vite

Ampio assortimeno, consegna espressa, progetti su commessa: ecco le peculiarità de “Casa della Vite”, il nuovo concept inaugurato da Würth Italia a Castenedolo (BS). Il negozio, che si rivolge alla clientela B2B, si caratterizza infatti per una proposta innovativa rispetto agli altri 160 punti vendita italiani del Gruppo, che diventeranno 170 entro la fine del 2019 (in previsione, inoltre, altre 25 aperture nel 2020). 

A differenza degli altri punti vendita “tradizionali” dell’Azienda, che hanno in stock circa 1000 referenze tra quelle a più alta rotazione, presso la “Casa della Vite” vi sono 5000 prodotti (tre volte più di un normale pdv) e l’80% di questi appartengono al settore viteria. A differenza di un negozio “standard”, che  tiene infatti in stock solo le misure più richieste dalla clientela, presso la “Casa della Vite” è possibile trovare anche prodotti di gamma difficili da reperire sul mercato – ad esempio i bulloni M24- oltre ad utensili correlati, come trapani e pinze. 

Oltre a ciò, presso la “Casa della Vite” è possibile offrire al cliente progetti su commessa, rendendo così possibile l’acquisto di quantità di prodotto anche minime.

Altro tratto distintivo del nuovo punto di vendita è la possibilità per il cliente di ricevere la consegna in cantiere in solo quattro ore entro un raggio di 20 km: se si ordina entro le 9 del mattino la consegna è garantita entro le 13; se si ordina entro le 13 la consegna è garantita entro le 17. Merito dell’accordo con il corriere Icarry, attivo da agosto 2019, che garantisce velocità ed efficienza al servizio.

Roberto Paglierani, Responsabile della Vendita Retail e Membro della Direzione Generale di Würth Italia ha così commentato l’apertura: “La prima Casa della Vite nasce a Brescia perché questa è la prima città italiana per numero di realtà collegate alla minuteria metallica, Würth Italia crede molto in questo territorio, tanto che ci sono due ulteriori aperture previste nella provincia bresciana entro il 2020. Riguardo al concept “Casa della Vite” è già previsto un secondo store a Vicenza, la seconda piazza nazionale. Nei nostri progetti futuri – ancora – Padova, Bergamo e Milano, con la volontà di rispondere alle esigenze di tutto il nord Italia.” 

Obiettivo dell’Azienda è quello di arrivare entro il 2025 a 12 “Case della Vite” nel Nord Italia, considerando che questo è un settore molto produttivo per l’Azienda, che ha chiuso il 2018 con un fatturato di 74 milioni di euro per il solo settore viteria.

Le Terrazze insieme a LifeGate, per ripulire il mare dalla plastica

Foto di Matthew Gollop da Pixabay

Il Centro Commerciale Le Terrazze è il primo shopping centre in Italia a schierarsi in prima linea per sostenere il progetto LifeGate PlasticLess® un’iniziativa che ha l’obiettivo di ridurre i rifiuti e il marine litter nei mari e nei porti italiani ed europei, che prevede il ricorso a un Seabin, un cestino di raccolta dei rifiuti che galleggiano sulla superficie dell’acqua.

Il Seabin è in grado di catturare circa 1,5 kg di detriti al giorno, ovvero oltre 500 Kg di rifiuti all’anno (a seconda del meteo e dei volumi dei detriti), comprese le microplastiche da 5 a 2 mm di diametro e le microfibre da 0,3 mm. Il Seabin, inoltre, potrà catturare molti rifiuti comuni che finiscono nei mari come i mozziconi di sigaretta, molto presenti nelle nostre acque.

Il Seabin

Il “cestino del mare” è stato ideato da due australiani e può funzionare 24 ore al giorno e quindi è in grado di rimuovere molta più spazzatura di una persona dotata di una rete per la raccolta.

In partnership con Seabin Project e Poralu Marine e in collaborazione con l’associativismo italiano, sono stati posizionati nei mari e nei laghi italiani ed esteri 40 Seabin di LifeGate.

I primi, installati a settembre 2018, hanno raccolto più di due tonnellate di rifiuti galleggianti, pari al peso di quasi 140 mila bottigliette di plastica.

Siamo molto orgogliosi di portare la sfida di LifeGate PlasticLess® a Porto Venere grazie alla collaborazione con il centro commerciale Le Terrazze di La Spezia, una realtà che condivide i valori e gli obiettivi del nostro progetto volto a pulire i mari dalla plastica grazie alla collaborazione con aziende, persone e istituzioni protagoniste con noi di un futuro sostenibile” dichiara Simone Molteni, Direttore Scientifico di LifeGate.

“Abbracciamo il progetto LifeGate PlasticLess® con grande entusiasmo perché in linea con i nostri valori e siamo orgogliosi di essere il primo centro commerciale in Italia ad “adottare” un Seabin” commenta Luca Paradisi, Direttore de Le Terrazze.

 “Educare al rispetto del mare – afferma il Sindaco Matteo Cozzani – è una strada condivisa ed un obbligo morale, specie se legata a tematiche di grande importanza, prima fra tutte la salvaguardia delle biodiversità e l’educazione all’uso della plastica.

 

 

 

 

 

 

 

Tonno in scatola: ottime performance per il prodotto ittico più diffuso

Tonno in scatola mattatore delle tavole estive. Ancora una volta. Non per nulla è il prodotto ittico conservato più diffuso (89%) in maniera trasversale tra le diverse fasce d’età. Questi dati trovano conferma nell’indagine sui consumi degli Italiani condotta dall’Istituto Ixè per l’Osservatorio Nutrizione e Benessere promosso da Nostromo, in collaborazione con ANDID, Associazione Nazionale Dietisti. Dallo studio emerge infatti che il consumo di tonno conservato si mantiene costante per una larga parte di italiani (75%) mentre la quota di consumatori che ne dichiara un aumento (14%) supera quella che ne ha ridotto il consumo (10%).

Il 55% di chi consuma tonno in scatola lo fa almeno una volta a settimana, nel 19% dei casi addirittura più volte nell’arco della settimana. La frequenza media di consumo è di 1,1 occasioni settimanali, con valori più elevati tra gli under 55 (tra i 35-44enni si raggiunge il picco di 1,35 volte a settimana). La tipologia di tonno in scatola maggiormente consumato è quello in olio d’oliva (63%). Quattro consumatori di tonno su dieci preferiscono quello in olio EVO, mentre uno su tre sceglie la variante al naturale, più apprezzata tra gli under34 e gli sportivi (33%). Il tonno si conferma dunque protagonista dei consumi alimentari, in particolare nella stagione estiva, scelto per preparazioni leggere e fresche come insalate (71%), come ingrediente per sughi con cui condire la pasta (61%) o da solo (39%).

Le ragioni di scelta

La facilità di consumo (64%) è l’elemento maggiormente citato dai giovani; seguono poi sapore/gusto (51%), versatilità (32%), buon rapporto qualità-prezzo (25%)  aspetti nutritivi (20%) e salubrità (17%). Nell’acquisto del tonno in scatola, il marchio svolge un ruolo determinante (47%) in particolare per i consumatori più assidui, gli under24 e gli individui con una capacità di spesa maggiore. Il 90% dei consumatori acquista prodotti ittici conservati nella grande distribuzione (supermercati e ipermercati) e il 15% anche nei discount. Solo uno su dieci, si rifornisce negli alimentari di quartiere.

Le tipologie

Dall’indagine svolta si rileva che la tipologia più consumata è il tonno all’olio d’oliva, ma scegliendo quello in olio extravergine di oliva è possibile aggiungere le caratteristiche salutari degli acidi grassi monoinsaturi (oleico), polifenoli e vitamina E. Inoltre l’olio EVO, essendo un olio di ottima qualità, può essere utilizzato come condimento della pietanza stessa evitando così un inutile spreco di prodotto (maggiore sostenibilità) e contenendo il valore energetico del pasto. Si potrà, inoltre, optare per un tonnobasso in sale” con un contenuto di sale pari al 20% del sale contenuto nel comune tonno in scatola.

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