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Carmela Ignaccolo

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Sport Industry: gli italiani riscoprono l’attività fisica

Parlando di manifatturiero italiano, il comparto degli aricoli sportivi non se la passa certo male.

E a dirlo sono i numeri emersi nel corso dell’Assemblea di Assosport, l’Associazione Nazionale fra i Produttori di Articoli Sportivi che rappresenta 130 aziende e 350 brand del settore. In Italia, infatti, il fatturato della Sport Industry ha superato gli 8 miliardi di euro, con 911 operatori e 22.369 addetti. Un risultato dovuto per il 55% all’abbigliamento, per il 27% al settore articoli sportivi, e per il restante 18% alle calzature. Un dato in crescita, una tendenza confermata anche dai numeri più recenti a disposizione, che vedono la produttività in aumento del 3,4%, sia nel 2018 che nelle previsioni per il 2019 (dati Cerved). 

Dati che fanno ben sperare, dunque, e che traggono forza anche dall’export, come spiega bene il presidente dell’Associazione Federico De Ponti (CEO di Boxeur Des Rues): “Internazionalizzazione delle imprese e incremento della pratica sportiva – spiega De Ponti – sono due degli obiettivi principali su cui abbiamo lavorato, in continuità con chi ci ha preceduto. L’export delle nostre aziende rappresenta una quota sempre maggiore del loro fatturato, addirittura oltre l’82% nel comparto della calzatura sportiva. Siamo il secondo Paese esportatore d’Europa.”

Lo sport globale

Nel villaggio globale, anche lo sport non può essere da meno. La tendenza a dedicarsi alle attività fisiche prosegue infatti a ritmi più che positivi. Tanto che a livello mondiale, nel 2023, come ha illustrato PwC Italia, il mercato mondiale dello sportswear varrà quasi 400 miliardi di euro (CAGR +7,2%), rispetto ai 280 miliardi di oggi. Sarà trainato dalla crescita degli USA, mercato maggiore per market share, e da India e Cina che registreranno i maggiori tassi di crescita.

“Athleisure, contaminazioni fra luxury & sport, sostenibilità, tecnologia e retail esperienziale ridefiniranno il futuro dello sportswear mondiale”. Spiega De Ponti “le nostre aziende devono conoscere sempre meglio il consumatore finale per intercettarne le esigenze. Non facile, dato che soprattutto le nuove generazioni non stanno abbandonando i negozi tradizionali, ma sembrano preferire un originale mix tra acquisto virtuale e acquisto di persona.”

Il mercato in Italia

Nel nostro Paese, il comparto vale circa 9,3 miliardi di euro (dati NPD), sostanzialmente stabile rispetto al 2017. I dati CONI del 2018 in tal senso dipingono un quadro positivo, fatto di oltre 20 milioni di praticanti, 758 mila in più nell’ultimo anno. Di questi, il 25,7% sono praticanti continuativi, a cui si aggiungono il 9,6% di saltuari.

In termini distributivi, i dati Dimark mostrano un mercato estremamente parcellizzato: dei 4.214 punti vendita, solo l’11% appartengono a catene, il restante 89% è rappresentato da negozi indipendenti. Quando però si guarda agli acquisti, le catene pesano col 56% del valore.

Sull’evoluzione futura PWC prevede per il 2023 una crescita dello sportswear superiore ai 7 miliardi, con più del 40% di market share in mano ai primi 5 brand. Fisico o digitale?

Nel 2018 in Italia – evidenzia PWC – per lo sportswear l’online si attesta intorno al 5,6% del totale mercato (+ 18% vs 2017) e sviluppa un fatturato di circa 354 milioni di euro. Ovviamente siamo lontani dalle percentuali a stelle strisce (19% per l’online) o da quelle della Cina dove l’online traggiunge il 37% supportato dai social, ma comunque la crescita è significativa.

Un pericolo incombe dunque sullo store fisico?

Non sembra, in effetti. Da un’indagine PwC condotta sulle abitudini d’acquisto di oltre 21.000 consumatori in 27 paesi, emerge infatti che negli ultimi 7 anni gli store fisici reggono bene, rivelandosi “tosti” interlocutori del mobile. Tanto è vero che il 49% sceglie ancora gli store fisici per lo shopping settimanale e quotidiano (+ 7% vs 2013) e “solo” 24% preferisce il mobile (+18% vs 2013).

E non basta: pare infatti che per intercettare e soddisfare i Millennials ela Gen Z la praticità dell’onlne non basti. Serve piuttosto il coinvolgimento in store.Nuove tendenze sostenibili

E per assecondare la tendenza sempre più diffusa ad adottare atteggiamenti sostenibili,  anche la moda dello “sharing” è in crescita, forte di un 30% di consumatori disponibili a condividere l’attrezzatura sportiva outdoor, terza categoria dopo auto e altri mezzi di trasporto. Per i consumatori italiani i dati sono ancora più marcati: il 48% e 45% rispettivamente sono disposti a noleggiare o condividere automobili e altri mezzi di trasporto, e il 40% l’equipaggiamento da sport.

D.IT si arricchisce della professionalità di due new entry: Savino e Hyeraci

Da sinistra, Nicola Hyeraci e Andrea Savino

La centrale D.IT-Distribuzione Italiana si rafforza in due aree strategiche: la private label e l’industria di marca. E questo grazie a due nuovi ingressi: quello di Andrea Savino e quello di Nicola Hyeraci. Savino, 50 anni e una ventennale esperienza in aziende della distribuzione, va a rafforzare l’area commerciale, affiancando Andrea Facchini ed Elisa Montevecchi nelle relazioni con l’industria di marca. Hyeraci, 35 anni, entra invece nel team che segue lo sviluppo della mdd, affiancando Simona Riccardo, category manager, e il controllo qualità affidato a Domenico Russo. Un potenziamento della squadra legato all’importante percorso di revisione dell’intero assortimento, dalle linee mainstream alle gamme specialistiche, sotto la guida del responsabile di area Roberto Romboli.

I due manager portano in D.IT un importante bagaglio di esperienze e know-how. Andrea Savino, dopo una prima esperienza come junior buyer nel 1995, è entrato in SMA con il ruolo di buyer. Nel 2010 è approdato in San Carlo in qualità di National Account Manager per ritornare due anni dopo in grande distribuzione all’interno del mondo Auchan. Una carriera che gli ha consentito di occuparsi di categorie merceologiche diversificate – prodotti salati, bevande, latticini e dolciario – rafforzando la conoscenza delle dinamiche dei beni di largo consumo nel moderno retail.

Nicola Hyeraci, dal canto suo, ha maturato un quasi decennale esperienza in GMF di Perugia (Gruppo Unicomm, Socio Selex ) come category manager in affiancamento ai buyer di tutti i settori.

 

 

 

Autogrill fa il pieno di riconoscimenti al FAB Awards di Dallas

Anche quest’anno, Autogrill, in occasione dell’edizione 2019 dei FAB Awards (evento internazionale dedicato al mondo della ristorazione aeroportuale, organizzato dalla rivista “The Moodie Report”) ha ricevuto vari riconoscimenti:

Nel corso della cerimonia, il Gruppo è stato infatti premiato con:

2         premi di categoria:

  • Air, presso l’aeroporto di Zurigo nella categoria “Outstanding Airport Restaurant Design of the Year”
  • Bia Mara presso l’aeroporto internazionale di Halifax Stanfield nella categoria “Outstanding Small Airport Food & Beverage Offer

3         premi regionali:

  • Vit ha vinto nella categoria “Airport Health-Centred or Vegan Offer of the Year”
  • L’iniziativa BioCups e BYO (Bring Your Own) Cups Australia ha vinto nella categoria “Environmental Initiative of the Year”
  • La campagna 1000 Acts of Kindness ha vinto in Nord America nella categoria “F&B Marketing & Promotion Campaign of the Year”

5   Highly Commended di cui:

  • 4 riconoscimenti nella categoria “F&B Team Member of the Year” (2 vinti da HMSHost Corp.  2 HMSHost International)
  • 1 riconoscimento vinto dallo Chef Jeff Steelman nella categoria “Airport Chef of the Year”

Per celebrare il 5° anniversario dell’iniziativa “Channel Your Inner Chef”, la competizione culinaria tra aspiranti chef, HMSHost ha organizzato una serata di Gala per la conferenza Food & Beverage Conference & Awards con un menù speciale ispirato ai vincitori delle edizioni precedenti.

 

Materassi, un mercato sempre più fast retail. L’intervista a Filipa Guimarães

Non ci sono più i letti di una volta. E’ proprio il caso di dirlo. In un mercato in cui tutto evolve sempre più velocemente, infatti, anche la domanda e l’offerta di materassi ha iniziato a percorrere nuove strade. Come quella del bed in box. Ne parliamo con Filipa Guimarães – Head South Europe di Emma®, azienda leader nella vendita on line di materassi “in scatola”.

Come è nata l’idea della start up Emma® e come si sta evolvendo il mercato oggi?

Il settore bedding continua la sua crescita, grazie allo sviluppo dell´industria che ha consentito una rapidità in fase di produzione e una conseguente ottimizzazione della logistica. In passato l´industria del materasso richiedeva dei tempi di consegna di circa 45-50 giorni. Ad oggi i tempi di consegna si aggirano sui tre giorni lavorativi. Il mercato dei materassi si sta sviluppando tanto velocemente quanto il mercato del food&beverage e della moda, diventando quindi “fast retail”.

Il mercato del materasso è sempre stato molto “tradizionale” e al momento le aziende che producono materassi investono moltissimo in ricerca e sviluppo. I nuovi materiali superano di gran lunga quelli di una volta, così i brand come Emma® si impegnano a trasmettere ai propri clienti quanto sia importante avere un materasso che faccia bene al proprio benessere psico-fisico.

Emma® Materasso è nata per rispondere a tutte le esigenze dei consumatori, infatti, la nostra mission è sempre stata quella di offrire il meglio ad un prezzo accessibile a tutti poiché avere un buon materasso non deve essere un lusso ma un bene accessibile a tutti.

Quando nasce il brand?

Emma® è stata fondata in Germania nel dicembre del 2015 con l’intento di semplificare l’acquisto di un nuovo materasso. Il brand è parte del gruppo Bettzeit GmbH. Fin dal suo lancio l’obiettivo dell’azienda è stato sviluppare un materasso che si adattasse perfettamente a qualsiasi tipo di struttura corporea e posizione di sonno, usando solamente materiali di alta qualità che offrono il perfetto equilibrio tra sostegno e comfort. Ad oggi, Emma® è presente in 16 Paesi tra cui Regno Unito, Francia, Spagna, Portogallo, Germania e Italia dal 2017.

Nel comparto del bed in a box, vi sono altri attori?

Fin dalla nostra ascesa sul mercato siamo leader nel settore in tutta Europa e lo dimostrano i riconoscimenti ottenuti in diversi Paesi, per esempio in Italia vantiamo il Premio di Altroconsumo come miglior materasso. Confermo che il comparto diventa sempre più competitivo e ogni giorno si avvicinano nuovi attori. Un elemento stimolante per noi, che indica il fervore positivo dell’Industry del bed-in-a-box e il cambio strategia dei produttori tradizionali che hanno deciso di avvicinarsi al nostro business model innovativo.

Quali i vostri punti di forza?

La forza di Emma® sta principalmente nell’aver rivoluzionato il modo di acquistare il materasso, riducendo il catalogo prodotti e puntando sulla qualità Made in Germany con due materassi di alta gamma: Emma Original ed Emma Air. Un altro punto di forza è di certo la possibilità di provare il materasso a casa propria per un lungo periodo ovvero 100 notti, alleviando così ogni dubbio sull’acquisto online. Il reso è sempre gratuito. Inoltre, il brand offre 10 anni di garanzia, con consegna rapida direttamente a casa nel compatto e innovativo box.

A che ritmo crescete a livello globale?

Nel 2018, il brand ha registrato un fatturato di oltre 80 milioni di euro. Stiamo continuando a crescere in modo esponenziale, ricevendo la nomina di Tech-Startup 2018 in più rapida crescita in Europa, grazie anche alla collaborazione di oltre 200 dipendenti. La percentuale di crescita dell’ultimo anno è di oltre il 139%. Inoltre, in questi mesi stiamo lavorando all’apertura di nuovi mercati.

In quale paese le migliori performances?

I nostri dati ci mostrato un andamento di crescita costante in diversi Paesi quindi è difficile dire quale sia quello che sta crescendo di più al momento. La nostra crescita costante in diversi stati è anche riconducibile ai riconoscimenti di alta qualità assegnatici in tutta Europa, che giocano un ruolo importante nella scelta dei consumatori. Per quanto riguarda l´Italia, grazie alla strategia omnicanale prevediamo uno sviluppo del business da sei mesi a questa parte. Siamo entusiasti del trend positivo che stiamo riscontrando. E’ motivo di orgoglio vedere come stia cambiando l’idea tradizionale dell’acquisto del materasso, soprattutto nel consumatore italiano che è solito comprare prodotti per la casa di importante valore solo offline.

Quali gli obiettivi di crescita nel nostro Paese?

Uno dei nostri obiettivi è continuare ad educare il mercato italiano alla rivoluzione del bed-in-a-box , che porta con sé prodotti altamente selezionati e di alta qualità studiati per il benessere diurno generato dal buon sonno ristoratore.

Recentemente si sta avendo un’apertura verso l’omnichannel: come si configura?

Solo pochi mesi fa, gli addetti ai lavori definivano il mercato offline e il mercato online come competitors: ovviamente si trattava di una concezione negativa e analogica. Grazie alla lungimiranza di società strutturate e innovative come Emma® il trend sta cambiando. Infatti, noi abbiamo sposato la strategia omnichannel perché rappresenta la centralità del consumatore a cui offriamo una user experience completa anche a sostegno della crescita del nostro business.

In termini di nuovi canali di acquisto, come si pone il consumatore?

Il consumatore moderno è curioso e tende a fidarsi sempre di più. Il 2018 ha mostrato un tasso di crescita importante degli acquisti online quindi siamo fiduciosi che sarà un trend sempre più in aumento anche per il prossimo anno.

Nel nostro Paese a quali target di consumatori vi rivolgete ?

Emma® racchiude un target di acquirenti molto ampio, poiché offre differenti metodi di pagamento, tra cui la possibilità di ratealizzare l’importo dell’acquisto direttamente nella pagina di check-out. I nostri prezzi sono competitivi e accessibili a un ampio bacino di consumatori anche grazie al nostro prezzo accessibile a molti.

Recente la partnership con materassimagastore.it: ce ne spiega la ratio?

Siamo felici di aver stretto la partnership con Materassi Megastore, una collaborazione che conferma la nostra strategia omnicanale anche per il mercato italiano. Crediamo fermamente che Materassi Megastore sia un socio strategico veramente importante. Siamo orgogliosi di fare parte della loro famiglia ed entrambi siamo convinti che insieme potremo crescere considerevolmente.

Sono in cantiere altre partnership simili?

Certamente sì, stiamo lavorando ad estendere la nostra presenza offline su tutto il territorio nazionale, così da offrire a nostri clienti un’esperienza a 360°.

Può raccontarci un po’ delle recenti innovazioni tecnologiche?

Emma® non è solo un brand e-commerce ma una vera e propria tech company.  Grazie al lavoro del nostro reparto di Ricerca&Sviluppo, che elabora i feedback ricevuti dai nostri clienti, cerchiamo ogni giorno di realizzare prodotti all’avanguardia che rispondono alle esigenze del consumatore finale. In questo momento, i nostri esperti si stanno concentrando sullo sviluppo di un nuovo materasso che al suo interno contiene particelle sensibili alla pressione in grado di regolare la temperatura corporea. Un nuovo prodotto realizzato per raggiungere più rapidamente la fase di sonno profondo e a mantenere costante la temperatura del corpo durante le ore di riposo

Maniele Tasca nuovo presidente di ESD Italia, riconfermato anche alla guida di EMD

Maniele Tasca, Direttore Generale di Selex Gruppo Commerciale, è il nuovo Presidente di ESD Italia. Tasca, classe 1968 subentra a Sergio Reale, che viene nominato Vice Presidente insieme a Mauro Carbonetti. Costituita da 5 Soci e da 41 Aziende Mandanti, ESD Italia è la più grande Centrale di Acquisto italiana. Con una rete distributiva di 5.494 punti di vendita, un fatturato di 22 miliardi di euro (consuntivo 2018) ed una quota di mercato del 23.4%, in aumento rispetto allo scorso anno di +0.7 pti % – ESD Italia si conferma anche leader di
crescita e alleanza sana e duratura, con i suoi 18 anni di storia. “Sono grato per la fiducia accordatami dai Soci che in questi 18 anni hanno costituito una Centrale coesa e finanziariamente solida, che rappresenta per le aziende produttrici del largo consumo un’opportunità d’investimento e sviluppo” ha dichiarato Maniele Tasca “L’attuale contesto di mercato richiede innovazione e investimenti, ma è altrettanto utile la capacità di fare squadra, anche in ottica internazionale”. A questo proposito, vale ricordare che ESD Italia è socio-fondatore della Centrale di Acquisto internazionale EMD-European Marketing Distribution AG- la seconda per dimensione a livello europeo, e che in occasione del Consiglio di Amministrazione tenutosi alcuni giorni fa a Stoccolma Maniele Tasca è stato riconfermato come Presidente per i prossimi due anni.
EMD, che ha registrato un fatturato all’acquisto di 175 miliardi di euro, quest’anno
festeggia i 30 anni di attività ed è oggi presente in oltre 20 Paesi. Membri del Consiglio di Amministrazione di ESD Italia:
• per Selex Gruppo Commerciale Dario Brendolan, Marcello Cestaro, Giovanni Pomarico e
Maniele Tasca;
• per Sun Mauro Carbonetti;
• per Acqua & Sapone Sergio Reale;
• per Agorà Network Paolo Orrigoni.
• per Aspiag Service Harald Antley.

Gruppo Masserdotti presenta soluzioni green su tessuto stampato con inchiostri ecologici

Si lavora sempre di più e con crescente impegno per una shopping experience dall’anima green. Una delle nuove leve è l’utilizzo del tessuto per la comunicazione in-store che permette la totale riciclabilità del prodotto, fornendo così ai brand una soluzione che si adatta perfettamente alle loro necessità di sostenibilità, senza impattare sui costi. Il tessuto presenta infatti numerosi vantaggi rispetto ai classici PVC, tra cui la possibilità di essere trasformato in filato e re-immesso nel mercato come nuovo prodotto.

E’ in questo contesto che si inserisce la proposta del Gruppo Masserdotti, pensata per rispondere alle emergenti esigenze di sostenibilità ambientale, puntando sul tessuto stampato con inchiostri ecologici base acqua. Questa lavorazione, totalmente inodore e realizzata con tecnologie di ultima generazione, è ideale per allestimenti soft signage anche all’interno dei pdv, presentando vantaggi anche in termini di sostenibilità finanziaria. Immagini di qualità eccelsa possono essere riprodotte in elevati volumi per grandi commesse su varie tipologie di tessuto garantendo costanza cromatica, particolarmente richiesta da insegne e catene con store dislocati non solo in Italia ma anche in tutta Europa. Per queste realtà il TCO (Total Cost of Ownership) relativo all’utilizzo del tessuto vede un significativo risparmio derivante dall’ottimizzazione degli imballaggi e di tutta la logistica, grazie alla possibilità di piegare facilmente il materiale riducendone l’ingombro. “La stampa sublimatica su tessuto permette di gestire l’imballaggio con scatole di cartone che, a differenza delle soluzioni tubolari usate per supporti come i classici banner o i pannelli in forex, occupano meno spazio, sono più leggere e non prevedono l’impiego di plastica, enfatizzando l’anima green del tessuto”, spiega spiega Alberto Masserdotti, CEO dell’omonimo Gruppo. “La sostenibilità di queste applicazioni deriva anche dal fatto che il risparmio per pack, trasporto e stoccaggio può essere reinvestito per sostenere i costi di riciclo e re-immissione del materiale sul mercato a impatto zero”.

In linea con il nuovo payoff, ‘Image evolution’, Gruppo Masserdotti – pioniere della stampa digitale e precursore del digital signage in Italia – persegue dunque un costante sviluppo delle aree di intervento puntando sull’offerta di prodotti soft signage e digital textile. Lavorazioni che faranno presto capo a una divisione aziendale dedicata atta a rispondere con la massima efficienza alle nuove tendenze della comunicazione visiva, con una particolare attenzione alle esigenze planet-friendly. Dopo un’attenta analisi delle soluzioni disponibili sul mercato, Masserdotti ha implementato il sistema a sublimazione Durst Rhotex 325 con esacromia estesa, capace di garantire produttività, qualità, affidabilità e automatizzazione di processo in chiave Industry 4.0. Questa tecnologia consente al Gruppo bresciano di offrire versatilità grazie alla possibilità di alternare in pochi minuti la stampa diretta su tessuti in poliestere e misto poliestere e quella su carta transfer. Una caratteristica che assicura non solo una migliore resa cromatica su qualsiasi tipologia di filato, ma anche un’estrema libertà nella scelta dei supporti tessili che possono essere impiegati per vestire e rivestire i punti vendita rendendoli spazi confortevoli e flessibili con un occhio di riguardo anche all’ambiente.

Bofrost, prima nel settore della filiera del freddo, adotta la blockchain

Bofrost, in nome del profondo rapporto di fiducia con i propri clienti, renderà possibile tracciare i prodotti in ogni fase della filiera grazie alla Blockchain.

Per il settore frozen food si tratta di una novità assoluta, spiega l’amministratore delegato di Bofrost Italia Gianluca Tesolin: «L’innovazione digitale sta rivoluzionando la filiera agroalimentare e, in questo caso, la parola chiave è Blockchain, la tecnologia che funziona come un “notaio virtuale” per registrare ogni passo della catena produttiva, in maniera inalterabile. Tutti dati che Bofrost rende accessibili, in totale trasparenza: infatti, scansionando il QR code sulla confezione, si potrà vedere la storia del prodotto direttamente sullo smartphone. Così i consumatori potranno fare scelte d’acquisto consapevoli, basate su informazioni verificabili riguardo l’origine, la qualità e la sicurezza dei prodotti».

Per implementare la blockchain sul sistema di tracciatura dei prodotti Bofrost si è affidata a EY, con la sua soluzione OpsChain Traceability.

Commenta Giuseppe Perrone, EY Blockchain Hub Mediterranean Leader: «La soluzione Bofrost, prima nel settore della filiera del freddo, testimonia come la tecnologia EY OpsChain Traceability con token ERC 721 su Blockchain di Ethereum consenta di fornire all’azienda un modo completamente digitale di verificare l’operato dei propri fornitori, valorizzare i controlli di filiera e monitorare l’intero processo dalla materia prima alla consegna del prodotto al cliente finale, assicurandone il più alto rispetto degli standard di trasparenza e garanzia di qualità».

I clienti Bofrost riceveranno le prime confezioni tracciabili con la Blockchain a partire dall’inizio di luglio. Due i prodotti scelti per dare il via al progetto: Filetti di Merluzzo Nordico e Spicchi di Cuore di Carciofo.

«Pesce e verdure perché rappresentano due categorie fondamentali per Bofrost – spiega Tesolin –. In particolare, le due referenze scelte sono anche due dei nostri prodotti più apprezzati fra quelli proposti “al naturale”: in un anno vendiamo circa 170mila confezioni di merluzzo da 800 grammi e oltre 250mila confezioni di cuori di carciofo, tra formato standard e mini».

Come funziona – Bofrost Italia ha applicato la soluzione EY OpsChain Traceability, per la tracciatura delle proprie filiere produttive, sfruttando la Blockchain pubblica di Ethereum. Questa permette a ognuno degli attori della filiera di registrare le proprie informazioni, senza alcuna possibilità di alterare i dati dall’esterno. Il tutto poi viene mostrato ai consumatori in modo semplice e immediato: inquadrando con lo smartphone il QR code sulle confezioni, o inserendo il codice sul sito, si arriva sulla pagina web che racconta tutta la storia del prodotto, dalla sua origine ai vari passaggi della catena produttiva, fino al suo arrivo nel piatto.

 

Coca-Cola HBC Italia ribadisce gli impegni ambientali nel suo 15° Rapporto di Sostenibilità

Coca-Cola HBC Italia certifica nel suo 15° Rapporto di Sostenibilità, intitolato il “Il nostro viaggio insieme”, i risultati raggiunti nelle aree ambiente, luogo di lavoro e comunità. Particolare attenzione al tema dell’ambiente e ai risultati ottenuti nel corso degli anni: i 4 stabilimenti utilizzano infatti solo energia prodotta da fonti rinnovabili e imballaggi già oggi 100% riciclabili. Ribaditi anche gli impegni assunti dall’azienda per il futuro, in linea con gli impegni 2025 del Gruppo Coca-Cola Hellenic Bottling Company.

I risultati ottenuti sono frutto di progetti pluriennali che hanno coinvolto l’intera catena del valore: dall’approvvigionamento energetico nella produzione delle bevande – con l’adozione di impianti di cogenerazione installati nei siti produttivi di Nogara (VR), Oricola (AQ) e Marcianise (CE) che permettono di produrre energia, calore e acqua refrigerata – all’attenzione alla vita dei prodotti dopo il consumo, in attuazione dei principi europei dell’economia circolare.    
Siamo orgogliosi dei risultati raggiunti, soprattutto in ambito ambientale, perché fanno seguito a precise scelte aziendali e realizzate attraverso l’impegno quotidiano dei 2.000 colleghi in Italia.” commenta Vitaliy Novikov, Amministratore Delegato di Coca-Cola HBC Italia.

In particolare, sul tema degli imballaggi, sono quattro le aree strategiche su cui l’azienda è impegnata: 

  1. ridurre ed ottimizzare il peso e il volume degli imballaggi, con interventi come la sgrammatura delle bottiglie in plastica (PET) oggi più leggere del 14% con una conseguente riduzione sia della CO2 immessa sul mercato sia con un maggior utilizzo di plastica riciclata;
  2. ottimizzare gli imballaggi secondari, quelli non visti dal consumatore, riducendone ad oggi il peso di oltre il 50%.
  3. utilizzare materiali riciclati per le nostre confezioni, con l’obiettivo di raggiungere il 10% di plastica riciclata entro dicembre di quest’anno e il 50% entro il 2030, superando gli obiettivi dell’Unione Europea;
  4. incoraggiare i consumatori a smaltire correttamente gli imballaggi, in collaborazione con i Consorzi del Sistema CONAI.

 

 

CIRFOOD chiude il 2018 con 664 milioni di ricavi e 165 di patrimonio netto

CIRFOOD ha chiuso positivamente il 2018 con 664 milioni di euro di ricavi consolidati (in crescita del 3% rispetto al 2017), un utile di 11,7 milioni, un EBIDTA pari a 34 milioni, e un patrimonio netto di 165 milioni. Il risultato rappresenta un significativo passo avanti nello sviluppo del Piano Strategico 2016-2020, che ha tra i principali obiettivi la realizzazione di proposte innovative per i servizi di ristorazione collettiva e la crescita nella ristorazione commerciale.

Vediamo nel dettaglio: il gruppo cresce del 2% nell’ambito della ristorazione collettiva, che rappresenta il 72,5% del fatturato e in cui è leader. Inoltre CIRFOOD nel 2018 ha visto aumentare del 3% la quota della commerciale, area di business che rappresenta il 14% del fatturato. Positiva anche BlueBe, divisione buoni pasto e welfare, che cresce del 15%, costituendo il 13% dei ricavi.

I numeri della rete

Nel 2018 CIRFOOD vanta al suo attivo una rete di 140 locali, che generano 103 milioni di euro di ricavi. L’impresa inoltre, grazie a CIRFOOD RETAIL, società interamente dedicata allo sviluppo di nuovi format nel mercato della ristorazione commerciale,  ha aperto 9 i ristoranti nel 2018, incluso il primo locale all’estero, la moderna bakery Viavai ad Amsterdam, e il primo Aromatica Cafè, che declina il format easy gourmet Aromatica come caffetteria.

Complessivamente CIRFOOD nel 2018 ha servito oltre 100 milioni di pasti nelle scuole, nelle strutture sociosanitarie, nei ristoranti aziendali e nei locali della ristorazione commerciale.

Il Piano Strategico

Il 2018 sancisce per l’impresa un altro anno importante per l’attuazione del Piano Strategico 2016-2020 che ha come obiettivo raggiungere 780 milioni di ricavi consolidati nel 2020. CIRFOOD a questo proposito ha dedicato risorse significative pari a 44 milioni di euro di investimenti, in particolare per lo sviluppo di proposte innovative per la ristorazione in Italia e all’estero.

Nell’ultimo anno, il numero dei dipendenti in Italia ha raggiunto quota 11.682 persone, di cui oltre 6.900 soci con una prevalenza di contratti a tempo indeterminato pari al 92% e un’occupazione femminile dell’89%, a conferma della capacità di CIRFOOD di creare opportunità e posti di lavoro.

Nel corso del 2018, CIRFOOD ha infine definito il piano di investimenti per la realizzazione entro il 2020 del CIRFOOD DISTRICT, il centro dedicato alla ricerca e alla sperimentazione per l’innovazione in ambito nutrizionale e food service. Questa iniziativa, su cui l’impresa investirà 5 milioni di euro fino al 2020, consentirà una migliore focalizzazione delle proprie attività di ricerca e sviluppo nei diversi settori di business, favorendo la collaborazione tra gli stakeholder della filiera agroalimentare, promuovendo il valore del cibo e le eccellenze dei territori.

Coop Italia: Maura Latini è il nuovo AD, Pedroni confermato presidente

Coop Italia: l’Assemblea rinnova la governance del consorzio nazionale. Confermato nel ruolo di Presidente Marco Pedroni, reggiano, al timone di Coop Italia dal 2013 e prima in Coop Consumatori Nordest (oggi Coop Alleanza 3.0) dal 1992. Sarà affiancato in qualità di Vice Presidente da Antonio Bomarsi, l’attuale Presidente di Coop Centro Italia.

Cresce e si rafforza il ruolo di Maura Latini, già direttore generale di Coop Italia dal 2013, nominata ora Amministratore Delegato. La sua è una lunga carriera tutta svolta all’interno di Coop occupando via via posizioni sempre più importanti.

In Unicoop Firenze, la cooperativa da cui proviene, Maura Latini inizia giovanissima come stagionale a 15 anni durante le vacanze scolastiche, alla fine della scuola viene assunta come cassiera in una superette e diviene presto responsabile del punto vendita, partecipa all’apertura del primo Ipercoop di Montecatini come capo settore, successivamente è direttore di diversi Ipercoop, viene nominata direttore della divisione ipermercati di Unicoop Firenze, poi direttore commerciale della cooperativa, il ruolo commerciale più importante in un’impresa cooperativa. L’arrivo in Coop Italia è del 2010 in qualità di Vice Presidente, con allora Presidente Vincenzo Tassinari.

 

 

 

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