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Carmela Ignaccolo

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Freschi, salutari, premium e “sperimentali”: il nuovo profilo dei consumi alimentari

Freschi, salutari, premium e “sperimentali”: quattro gli attributi chiave utilizzati per descrivere le nuove tendenze nell’ambito del food, il comparto oggi più dinamico nell’ambito del largo consumo confezionato.

Ce li ha “raccontati” Marco Limonta, Business Insights Director di IRI, nel corso del convegno organizzato in occasione della Fiera Tutto Food. L’incontro, moderato da Ivo Ferrario di Centromarca, ha visto la partecipazione di Antonio Carstulovich – Direttore Generale Commerciale, Ferrarelle Spa, Mario Gasbarrino – Amministratore Delegato Unes, Giorgio Santambrogio – Amministratore Delegato, Gruppo VéGé e Presidente ADM, Associazione Distribuzione Moderna, Mario Zani – Direttore Generale Eurocompany S.r.l., oltre naturalmente a quella di Angelo Massaro, Amministratore Delegato di IRI.

Quattro “qualità” che il nuovo consumatore cerca con sempre maggiore frequenza, in linea con la sua nuova identità.

A caratterizzarlo, oggi, sono infatti una maggiore apertura verso prodotti che innovino in modo soddisfacente (il 66% è disposto per essi a spendere di più) e che consentano di sperimentare (+50%); una più spiccata attenzione verso la pianificazione degli acquisti (+77%) e verso le informazioni sui prodotti, al punto che anche il tempo trascorso davanti allo scaffale in cerca di informazioni si allunga (+ 74”).

Parliamo di un consumatore evoluto, dunque, che – se insoddisfatto- si sente però più libero di cambiare punto vendita (+37%).

I cibi che trainano il mercato

Lo studio di Iri parte dall’assunto che, in uno scenario poco spumeggiante, è l’alimentare a guadagnarsi spazio, probabilmente in virtù di un maggior appeal nei confronti del consumatore, di cui riesce ad intercettare con più abilità le aspirazioni.

Il fresco confezionato si conferma – a oggi – il motore principale (con +2,9% nell’andamento a volume e +1,6 a valore), ma è comunque interessante vedere come a giocare un ruolo di primo piano siano pure le nuove categorie, vere trend setter del mercato, che oggi – intercettando quasi 4,5 punti di quota – rappresentano il 17% del carrello (nel 2013 erano ancora a quota 12,8%).

Le nuove categorie

Ad ogni modo, oltre ai singoli segmenti merceologici, a beneficiare dei cambiamenti degli stili di consumo degli italiani è anche una serie di categorie trasversali, che accomunano tipologie di prodotti quanto mai diverse.

A cominciare dalle referenze free from, che nel 2016 hanno sviluppato vendite per oltre 2 miliardi di euro, (crescendo del +4,2% rispetto al 2015), per arrivare ai prodotti biologici, che con 1,3 miliardi di euro (+20,4% sull’anno precedente) confermano il passaggio evolutivo da nicchia a segmento trend setter dedicato ad un target di salutisti e ambientalisti.

La crescita dei prodotti salutistici rappresenta uno dei segnali più evidenti del processo evolutivo dei consumatori e trova ulteriori conferme nell’avanzata delle vendite di cereali (844 milioni di euro, +5,7% sul 2015), di alimenti integrali (471 milioni di euro, +21,2%) e di prodotti a base soia/vegetale (436 milioni di euro, +8,4%). Per il medesimo motivo ispiratore si assiste pure, nell’ambito del proteico, a un decremento della carne a vantaggio del pesce e dei prodotti a base di proteine vegetali.

Le “nicchie” confermano il trend

La voglia di sperimentare, direttamente tra le pareti domestiche, si rispecchia nella crescita interessante di una nicchia come quella delle spezie(+16,4% a valore). Praticità e funzionalità invece sono i driver di crescita di un segmento ora in auge, come quello della frutta secca, (+11,6%): qui infatti le aziende hanno saputo rinnovare l’offerta e l’immagine dei prodotti puntando in modo intelligente sul concetto di snack/ spezza fame e di funzionalità assicurando nuove occasioni di consumo.

Spunti di dibattito

Il quadro tratteggiato da Marco Limonta, ha innescato un interessante dibattito tra i relatori: 3 i temi caldi posti sul tappeto da Ivo Ferrario e “palleggiati” tra gli astanti: ripensamento dello store, infedeltà del consumatore al punto vendita, fake news sul cibo con relative ripercussioni sui comportamenti di acquisto.

È emerso come sia prioritario differenziare e caratterizzare in maniera univoca l’offerta e quindi i pdv, in modo che possano diventare dei veri e proprio punti di riferimento per target specifici di consumatori. No al melting pot di offerta, dunque, massificante e banalizzante.

E poi attenzione all’eccesso di promo, specchietto delle allodole, in larga parte responsabile della “migrazione infedele” dei clienti.

Ultimo alert da non sottovalutare: il potere denigratorio che le bufale mediatiche esercitano sulle aziende siano esse produttrici che distributrici. Imprescindibile dunque fare chiarezza e ristabilire la verità.

2017: momenti e occasioni di consumo, l’indagine Ipsos per TUTTOFOOD

2017, quale sarà il canale di consumo privilegiato dagli italiani?

Be’ la scelta non sarà univoca, a confermarlo è l’indagine Dal ristorante alla Rete. Le tendenze del food di domani”, promossa da TUTTOFOOD e condotta da Ipsos durante il mese di marzo 2017, con metodologia CAWI (interviste online) su un campione di oltre 800 soggetti tra i 18 e i 65 anni.

Il motivo ispiratore sarà sempre e comunque la ricerca della qualità. Ma il luogo in cui si cercherà di appagare questo bisogno non sarà monolitico.

L’agone, piuttosto, si presenterà quadripartito: preparazioni casalinghe, ordini on line, street food, ristorazione fuori casa.

A far pendere l’ago della bilancio per l’una o per l’altra soluzione saranno la contingenza, la disponibilità economica e il contesto sociale.

È un dato accertato che i consumi fuori casa siano in crescita (il40% del campione conferma di aver pranzato/cenato fuori casa almeno una volta a settimana) e che gli acquisti alimentari on line siano sempre più considerati una risorsa per risparmiare tempo ereperire prodotti “rari”, ma è vero anche che tra le pareti cansalinghe aumenta il tempo trascorso ai fornelli.

Rispetto alla media di un’ora e 15 minuti registrata nel 2015 e nel 2016, quest’anno, infatti, si registra un incremento sensibile, con una media di un’ora e 30 minuti, soprattutto legato al desiderio di fare bella figura in caso di ospiti.

Ma quali sono i piatti che gli italiani amano preparare?

 

Come primo, le preferenze degli italiani confluiscono sulla pasta a base di pesce (39%). Più distanti i primi al forno (18%) e i piatti di pasta a base di carne (17%). Più equilibrati i giudizi sui secondi: quelli di pesce (48%), soprattutto di mare (24%) sono leggermente preferiti ai secondi di carne (43%), tra i quali si registra la preferenza degli uomini per la carne rossa alla brace. Poco appeal, ancora, per i piatti (primi o secondi che siano) vegetariani).

Quanto ai vini, la differenza la fanno tanto il sesso quanto l’età: tra i bianchi, per esempio, lo Chardonnay (30%) è il  preferito dalle donne), mentre tra le bollicine il Prosecco è il “prodotto” deibaby boomer,  lo Champagne quello dei millennial,  lo Spumante dolce piemontese è infine il “beniamino” del gentil sesso. Le differenze anagrafiche colpiscono anche i rossi: se il Brunello di Montalcino (27-38%) è gettonatissimo dai tra i baby boomer, tra i Millennials le preferenze vanno al Chianti (22%).

Il consumatore e i suoi punti fermi

Dalle rilevazioni Ipsos effettuate con il sistema Behavioral Shopper-Lab, è emerso che durante il processo di acquisto il cliente è mosso da un forte legame affettivo con la sua marca abituale, acquistata nell’85% dei casi.

L’influenza dell’etichette è invece “ritardato” in quanto solo il 3- 9% le legge in store, ma sono importanti strumenti di loyalty, che permettono al consumatore di conoscere a fondo il prodotto (specialmente in relazione all’origine delle materie prime, tema ritenuto importante dal 94% degli intervistati) una volta acquistato.

 

 

 

 

Rajapack Italia nel racconto del suo direttore generale Lorenza Zanardi

Giovane e donna in un’azienda che ha il suo core nell’imballaggio, Lorenza Zanardi, Direttore Generale di Rajapack Italia ha oggi al suo attivo uno sviluppo aziendale decisamente interessante. Con lei abbiamo voluto comprendere cosa abbia significato (e quanto complesso sia stato) farsi strada in un settore che – a torto o ragione – nell’immaginario collettivo è visto come prettamente maschile. “Internamente al Gruppo RAJA – premette Zanardi – l’es-sere donna non è stato sicuramente un ostacolo. Grazie alla caratterizzazione peculiare dell’azienda. RAJA, in-fatti, è l’acronimo di Rachel e Janine, le due fondatrici del Gruppo e tutt’oggi la nostra presidente è una figura femminile carismatica, Danièle Kapel-Marcovici”. Per quanto riguarda invece il mercato italiano degli im-ballaggi, Lorenza Zanardi ha una visione un po’ meno rosea: “ Inizialmente – precisa infatti – ho incontrato diffidenze da parte di alcuni fornitori e clienti ma sono riuscita a farmi rispettare. Certo non nascondo che per una donna i tempi per ottenere stima e fiducia si allungano.Ogni giorno lavoro per migliorare la nostra offerta e il nostro servizio. Vivo in un contesto economico molto veloce per questo l’aggiornamento e la documentazione continua sono per me imprescindibili. Capita alle volte, purtroppo, di sentire ancora qualche battuta a sfondo ses-sista, ma passo oltre e lascio parlare i risultati per me”.

Rajapack Italia oggi ha al suo attivo un fatturato di 15,8 mio euro. Quali i principali driver di crescita?

Il nostro è un settore che taglia trasversalmente il mercato. La forza di Rajapack risiede nella capacità di trovare soluzioni di imballaggio sia per il piccolo artigiano che, non avendo la possibilità di fare stock, deve acquistare solo pochi pezzi ma ne richiede la consegna il giorno dopo, sia per il grande gruppo multinazionale che ha l’esigenza di avere macchinari di imballaggio su misura, packaging personalizzato, consegne multi-sito, accordi quadro sui prezzi e servizi di e-procurement on-line.

Il boom dell’e-commerce ha costituito una risorsa importante per l’azienda sotto un duplice profilo. È possibile una stima di quanto nell’ultimo triennio (che coincide con il vero exploit del commercio elettronico e quindi con una maggior richiesta di imballaggi) sia aumentata la domanda e – quindi – la vostra offerta?

Fornisco alcuni dati perché credo che siano rilevanti. La percentuale dei nuovi clienti che arrivano attraverso il canale web nel 2007, alla nascita di Rajapack.it, si fermava al 24%. Dal 2013 al 2016 è passata dal 70% al 79% e a gennaio 2017 ha raggiunto l’83%. Sempre nel 2016 il 68% della base attiva di tutti i clienti ha ordinato on-line. Anche per quanto concerne la percentuale di fatturato generata dal web vi è stato un notevole incremento. Se nel 2007 si fermava al 12%, oggi si attesta a quota 34%, con una crescita costante durante gli ultimi tre anni. È innegabile che il canale e-commerce abbia un ruolo rilevante, soprattutto nella fase di acquisizione di nuovi clienti. Parallelamente questo ci spinge a investire per rendere l’offerta on-line più ricca. Nel 2007 i prodotti su Rajapack.it erano solo 1.400, oggi sono 4.500 (l’incremento negli ultimi 3 anni è stato di oltre 500 unità). Segnalo che anche la tipologia di imballaggio proposta si evolve, per esempio negli ultimi anni offriamo scatole e sacchetti idonei anche per i resi, molto richiesti dal settore e-commerce. Parallelamente lavoriamo quotidianamente per rendere il customer journey on-line sempre più piacevole, facile e veloce.

La sua azienda ha conquistato il riconoscimento Netcomm per l’e-commerce: come ha fatto un’azien-da come la vostra a tagliare questo traguardo in un agone così fortemente presidiato da colossi del calibro di Amazon?

Premesso che Amazon è sempre stato per noi una fonte d’ispirazione e uno stimolo a fare sempre di più, voglio anticiparle che il nostro team web sta lavorando a un up-grade della piattaforma che permetterà una velocità di navigazione anche superiore a quella del colosso di Seattle… Quello che ci ha permesso di vincere il premio come miglior e-commerce B2B è stato comprendere che l’utente B2B è prima ancora un utente B2C, anzi H2H (human to human). L’esperienza sul web deve essere veloce, immediata, empatica, a misura d’uomo e, perché no, ironica (non è un caso, in-fatti, se realizziamo video tutorial capaci di informare ma anche di intrattenere). Da qui alcune nostre soluzioni come gli strumenti BOX e BAGSELECTOR che – tra migliaia di misure – permettono l’individuazione in pochi click del pro-prio formato di scatola o di sacchetto; oppure come il tool RAJAPRINT che fornisce subito un’anteprima on-line degli imballaggi personalizzati o il ser-vizio di e-procurement che mostra i prezzi concordati negli accordi quadro direttamente su Rajapack.it, consenten-do di collegare i sistemi gestionali dei responsabili acquisti direttamente al sito di imballaggi, evitando così un eccessivo inserimenti dati.

Le innovazioni principali?

Quelle finalizzate a rendere più efficiente l’organizzazione aziendale. Negli anni abbiamo implementato un sistema WMS a magazzino, un software di inventory- management per garantire che tutti i prodotti siano sempre a disposizione, abbiamo continuato ad avere up-grade del sito web e ad avvalerci di tutti i sistemi disponibili per la conversione degli ordi-ni on-line: conversion booster intelligente (propone in tempo reale agli utenti sconti personalizzati, tarati sul loro comportamento di navigazione), e-mail per recuperare il carrello abban-donato, strumenti di cross-selling on-line.Ora stiamo implementando un nuovo CRM e velocizzando la gestione logistica degli ordini.

Rajapack, dopo il potenziamento e il successo sul fron-te e-commerce si fregia di un’offerta multicanale. Non c’è il rischio che il settore del commercio elettronico prenda sempre più spazio fino a eclissare gli altri?

Sicuramente l’e-commerce acquisirà uno spazio crescente, ma non temo l’eclissi totale del mondo fisico…Il nostro è un organismo complesso, sempre più basato sulla multicanalità, che è quindi la nostra forza e una garanzia ulteriore per i clienti: la presenza fisica percepita dietro a quella virtuale rassicura e fidelizza anche l’utente on-line.Certo negli ultimi anni abbiamo diminuito la spesa per la stampa di cataloghi cartacei e incrementato gli investi-menti web nel SEO e SEM. Ma questo si è tradotto in una riduzione del costo di acquisizione dei nuovi clienti del 22%. La consapevolezza che in futuro stamperemo sempre meno cataloghi non è per noi un dato negativo, anzi, al di là dell’aspetto economico questa riduzione è molto importante a livello ecologico. Quanto agli altri canali, poi, c’è una sola certezza: non scompariranno e non ver-ranno cannibalizzati. Il contact-center è complementare all’e-commerce: l’ordine, infatti, non si esaurisce con la sua con-ferma on-line. Per qualsiasi esigenza il cliente ha a disposizione un servizio di customer-care pronto ad intervenire e risolvere qualsiasi problema. Inoltre alle grandi aziende che lo chiedono offriamo la possibilità di avere un esperto in loco, che studi con loro le migliori soluzioni personalizzate per le loro postazioni di imballaggio.

Innovazione e velocità contraddistin-guono la sua guida: può “raccontarci” alcune delle sue decisioni che “hanno fatto la differenza” imprimendo dinamismo competitivo alla macchina aziendale?

Senza dubbio aver investito nel web sin da subito. La digital transformation si è dimostrata un’intuizione vincente che ci ha permesso di moltiplicare il fatturato in pochi anni. Un’ottima decisione che è stata confermata anche dal fatto che siamo stata una delle prime realtà aziendali ad ottenere il Sigillo Gold di Netcomm. Se guardo invece al passato più recente tra le migliori decisioni mai prese primeggiano la scelta di investire tempo ed energia nell’acquisizione di grandi Gruppi inter-nazionali come clienti e senza dubbio l’avere saputo creare un team di lavoro competente e affiatato.

Cibo über alles. Ma non ci sono più gli italiani di una volta, parola del Censis

Prudenti e risparmiosi, gli italiani hanno affrontato la precarietà economica di questi anni da vere formichine, tanto da avere accumulato ben 133 miliardi di euro di cash cautelativo dall’inizio della crisi a oggi.

E i consumi ne hanno fatto le spese. Anche quelli alimentari (sebbene in misura minore).

Oggi la macchina sembra essersi rimessa in moto e la spesa alimentare oggi ha raggiunto il 14,3% sul totale dei consumi delle famiglie. Ecco quanto è emerso da “Il futuro dell’alimentazione: tra stili di vita contemporanei e nuovi modelli di fruizione”, la nuova ricerca Censis per Nestlé Italiana1 presentata dal direttore generale dell’Istituto, Massimiliano Valerii.

Ovviamente però il consumatore che sta rimettendo mano al borsellino ha assunto un profilo ben diverso da un tempo.

Sceglie in maniera sempre più soggettiva e si rivela pragmatico nelle scelte. A spingerlo alcuni specifici driver: funzionalità, qualità, sicurezza, eticità e italianità.

L’esito di questo mix è la scelta di prodotti diversi: dal cibo pronto e semipronto (utilizzato da oltre 31 milioni di italiani) ai cibi salutisti che siano “free from” o “plus” (26 milioni), dal take-away acquistato on line (19,4 milioni), al cibo dei distributori automatici (25,3 milioni).

E in ogni scelta non si muove a casaccio, ma si informa prima. Sul web soprattutto (con una media del 57%, che sale al 74,2% nel caso dei Millennial).

In rete si cercano e si verificano i requisiti ritenuti veramente validi e in questo la mallevadoria della marca gioca un ruolo ancora molto importante: “Gli italiani – spiega infatti Valerii – compresi i Millennial, sono disposti a pagare di più per il prodotto di marca, soprattutto quando comprano alimenti salutistici (71,1%), cibi pronti o semipronti (69,6%), prodotti nei distributori automatici 71,3%)”.

Perché la Marca è strettamente collegata al concetto di reputazione, e la reputazione è un concetto molto importante al punto che per il 35% degli italiani vale più del prezzo.

L’italianità all’estero

Se il made in Italy è importante per noi italiani, anche all’estero ha ormai assunto un ruolo interessante. Dalla ricerca Censis, emerge infatti che l’esportazione di prodotti (food e beverage) italiani nel 2016 ha toccato quota 31,3 miliardi, crescendo dal 2010 al 2016 del 41,5% e solo in un anno (dal 2015 al 2016) del 3,5%.

E non sono solo i Paesi “storici” (estimatori assodati delle nostre produzioni) ad apprezzare i nostri prodotti: è infatti sorprendente la crescente attenzione che molti paesi asiatici rivolgono ormai al made in Italy.

E questa logica conseguenza della globalizzazione, non è certo a senso unico, ma si riverbera anche nel nostro paese. E ben lo dimostra l’andamento del carrello etnico che anche in Italia è sempre più ricco (cresce infatti dell’8% nel primo semestre del 2016). Un esempio per tutti ce lo fornisce il sushi che nei primi sei mesi del 2016 in GDO ha sviluppato un giro d’affari di 31,3 milioni di euro.

Mozzarella Bistrot apre a Milano nel Mondadori Megastore di via Marghera

Mozzarella Bistrot di Fattorie Garofalo debutta nel Mondadori Megastore di via Marghera a Milano.

Bianco latte, color legno e tonalità di verde le nuances che caratterizzano il format.

Cucina a vista, in nome della trasparenza, e specialità a base di bufala la cifra gastronomica peculiare.

Lo store dispone anche di un’area convegni che integra l’offerta culinaria e quella culturale e proietta il locale in una dimensione più ampia e globale.

In occasione di questa apertura la celebre chef campana Rosanna Marziale propone una ricetta ad hoc: Mozzarella Marghera.

 

 

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Checkpoint presenta Wind RFID, l’etichetta ad hoc per prodotti di Health & Beauty

Checkpoint Systems, Inc. presenta l’etichetta Wind RFID (disponibile da subito) per le categorie di prodotti cosmetici e per molte altre applicazioni di merchandise visibility.

La nuova etichetta è caratterizzata dal chip Monza® R6-P di Impinj dotato della tecnologia RAIN RFID, ha un inlay di 50mm x 30mm, è conforme alla normativa ISO18000-6C e può essere codificata e stampata per contenere i dati EPC in diversi formati, con la stampa dei codici a barre e del testo leggibile associato. Wind è, inoltre, unica perché pienamente compatibile con i più comuni sistemi di lettura, come i lettori portatili, ma anche quelli fissi e altamente richiesti come le antenne basate sulla tecnologia Wirama di Checkpoint (E10 2.0), i sensori montati al soffitto (OverHead 2) e i tunnel RFID nei CeDi.

“La nostra partnership con Checkpoint – ha detto Craig Cotton, VP Marketing e Gestione Prodotti presso Impinj  – consente di creare soluzioni moderne e di etichettare nuove categorie di articoli. Il chip Monza R6-P è dotato della tecnologia Integra™, che permette alle etichette RAIN RFID di garantire un’affidabilità e un’accuratezza dei dati elevate, essenziali per le implementazioni nel Retail.”

Alberto Corradini, Country Manager di Checkpoint Systems Italia, ha affermato: “Molti grandi Retailer hanno mostrato particolare interesse nell’ampliamento delle categorie RAIN RFID per includere prodotti di Health & Beauty. I nuovi tag RFID Wind pensati per questi prodotti aiuteranno i Retailer a raggiungere gli obiettivi prefissati in termini di riassortimento automatico e gestione dell’inventario.”

 

 

Fiducia e consumatori italiani ed europei: le stime di GFK

Fiducia e consumatori, qual è in merito il quadro europeo?

Ahimè, si configura, ante litteram, un’Europa a due velocità: da una parte la maggior parte dei Paesi decisamente ottimisti (a dicembre l’indice di fiducia rilevato da GfK è passato da 5,6 a 17,9 punti. Un record dal 2008!), dall’altra la nostra Italia, con un  clima di fiducia in ribasso (anche se la propensione all’acquisto e le aspettative di reddito permangono in area positiva).schermata-2017-02-09-a-14-46-50

Di fatto sembra che i temi caldi dell’ultima parte del 2016 (la guerra in Siria, il terrorismo in Europa, le elezioni presidenziali americane e la continua crescita di movimenti e partiti nazionalisti in quasi tutti i Paesi europei) non siano riusciti a minare la fiducia degli europei nè le loro aspettative economiche e di reddito.

Il Belpaese

Lo scenario cambia in Italia dove continua il trend negativo per le aspettative economiche degli italiani, che ha caratterizzato la maggior parte del 2016.A novembre 2016, con -41,6 punti, l’indicatore GfK per l’Italia ha raggiunto il livello più basso dal 2013 (ripresa minima, a -38,2 punti a dicembre). La portata di questo radicato pessimismo nei confronti del futuro è particolarmente evidente se si confrontano i dati di dicembre 2016 con quelli di dicembre 2015, quando l’indicatore delle aspettative economiche si attestava a -1,4 punti, 37 in più di quelli attuali.schermata-2017-02-09-a-14-49-07

Per fortuna che…
Qualche sprazzo di positività, tuttavia, permane: nel quarto trimestre del 2016 si sono registrati dati positivi per quanto riguarda le aspettative di reddito degli italiani.

schermata-2017-02-09-a-14-51-57Il relativo indicatore è infatti passato dai -10 punti di settembre ai 3,2 di dicembre (+13,2 punti), rientrando finalmente in area positiva. A dispetto delle previsioni pessimistiche sulla crescita economica, i consumatori italiani sembrano credere che i loro redditi rimarranno stabili. Ciò potrebbe essere dovuto all’andamento del tasso di disoccupazione in Italia, rimasto costante all’11,6% durante tutto il 2016.
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E non basta: dopo una leggera decrescita nel mese di settembre, il desiderio di spesa degli italiani ha avuto un leggero recupero nel quarto trimestre dell’anno. Nel complesso, la propensione all’acquisto è aumentata di 4,8 punti, raggiungendo a dicembre gli 11,6 punti. Non è male, certo.

Però non dobbiamo sottovalutare che si tratta comunque di 13 punti in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Retail Institute Italy: la forza del network. L’intervista con Daniele Tirelli

Retail Institute Italy: questo- per decisione unanime dell’Assemblea dei soci – è il nuovo nome di POPAI Italia.

Due i catalizzatori di questo processo: l’abbandono dello stesso nome da parte della capofila storica USA e la partnership che l’Associazione ha stretto con l’istituto di ricerca, formazione e consulenza EHI* Retail Institute Germany

foto-tirelli“Questa svolta – ci spiega il presidente Daniele Tirelli sancisce un cambio di passo maturato nel tempo, con l’obiettivo di ridisegnare il nostro perimetro di impegno professionale, estendere a 360° gli interessi nell’ambito del retail e creare un network internazionale per potenziare sinergicamente la ricerca e la formazione professionale di questo settore.

Oggi le associazioni professionali, travolte dall’impatto con la quarta … o quinta rivoluzione industriale, non possono subire passivamente l’ibridazione che le nuove tecnologie imprimono ai vari mercati di riferimento. Serve evolvere in direzione originale, rompere gli steccati che impediscono il dialogo e la reciproca conoscenza tra operatori un tempo separati.”

Matura da queste considerazioni, dunque, l’idea nuova di un network fondato sulla cooperazione spontanea di entità peraltro autonome…

Esattamente. Vogliamo sottolineare come la trasformazione del mondo retail sia un fenomeno globale, che non può quindi prescindere dal confronto costante con le realtà internazionaliDa qui l’accordo con EHI: la sinergia con Retail Institute Germany, seppur nel mantenimento della completa autonomia operativa, ci darà l’opportunità di rafforzare la nostra attività conoscitiva in Paesi come Germania, Austria e Svizzera, e al contempo offrirà ai soci nuove modalità di supporto, di dialogo e di arricchimento del know-how, in particolare per tutto ciò che riguarda la commistione con l’ecosistema dell’innovazione tecnologica e del digitale. Da qui pure la nostra partecipazione al FIRAE, il Forum for International Retail Association Executives, di cui abbiamo attualmente la presidenza e che riunisce 32 Paesi.

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Un momento di un Convegno dell’Associazione

In che modo questo cambio di passo farà sentire le sue conseguenze sul ricco carnet dei vostri appuntamenti istituzionali?

La presenza sempre più attiva negli ingranaggi internazionali ci consentirà di far leva sul coinvolgimento di speaker d’alto profilo i cui contributi saranno condivisi con gli associati in occasione dei diversi appuntamenti organizzati nel corso dell’anno. Quanto ai nostri incontri ormai storici, sono tutti riconfermati ma verranno ulteriormente valorizzati dal punto di vista dei contenuti proprio grazie ai nuovi apporti professionali resi disponibili dal nostro network internazionale.

Ci saranno anche diverse novità. Mi riferisco ad esempio alla prima edizione di “Supermarket 20-20”, in programma per la fine di marzo. Il tema di fondo sarà quello di allineare le diverse visioni di formati a libero servizio, con quello che accade fuori dai confini nazionali. Come il drive, il click & collect e l’e-commerce.

Infine, anche i nostri Tour, cioè le visite organizzate dall’associazione e dedicate al top e al middle management della distribuzione alla scoperta di flag store esteri, verranno potenziati con l’obiettivo di offrire sempre maggiori opportunità di confronto con realtà differenti e best practice innovative oltre i confini del nostro Paese.

L’attenzione alla formazione si riconferma dunque il vostro carattere peculiare…

Senza alcun dubbio. Il valore umano è la risorsa più preziosa di ogni azienda. Purtroppo oggi la frenesia dell’agire quotidiano tende a rendere marginale quello che dovrebbe invece essere prioritario.

Da qui il nostro impegno per rimettere sotto i riflettori la formazione offrendo un’offerta variegata e a vari livelli, finalizzata alla promozione di una maggiore consapevolezza degli scenari (nazionali, ma soprattutto internazionali) in cui prima o poi si sarà chiamati ad operare.

Non dimentichiamo, infatti, che tutto ciò che contribuisce ad arricchire il nostro bagaglio culturale prima o poi darà i suoi frutti.

 

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Acquisizioni e fusioni: il 2016 anno d’oro per il settore food&beverage

Il 2016 è stato un altro anno record per acquisizioni e fusioni nell’ambito dell’industria food&beverage: a dirlo la banca dati di bevblog.net che riporta 614 operazioni (18 in più di quelle effettuate nel 2015 ) con una media di quasi 12 ogni settimana. Salta agli occhi un trend in crescita   del 32% rispetto a 5 anni fa (a parte un calo nel 2013).

Acquisizioni food and drink 2011-2016

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Fonte: bevblog.net, Zenith Global

 

 

Acquisizioni per settore merceologico

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Fonte: bevblog.net, Zenith Global


I settori più attivi sono stati: le bevande analcoliche, giunte a ben 74 operazioni, imballaggi (64), prodotti lattiero-caseari (58) e  ingredienti (51). Negli alcolici primeggia il Vino con 49 operazioni finanziarie, in testa rispetto ad alcolici (41) e  birra (37).
Gli incrementi percentuali maggiori rispetto all’anno precedente hanno riguardato i soft drinks (+28%), gli spirits (+46%) e il dairy (+41%)e i prodotti da frono e gli snacks, pressoché raddoppiati. Mentre la birra ha accustao un notevole calo: -34%

Forum Retail chiude la sedicesima edizione con grandi numeri

Forum Retail: si è chiusa con successo la sedicesima edizione dell’evento ideato e sviluppato da IIR (che da gennaio 2017 diventerà IKN Italy, Institute of Knowledge & Networking).

Numeri importanti hanno contraddistinto anche l’appuntamento di quest’anno: 1000 partecipanti di cui oltre 500 retailer, 42 Sponsor, 54 Exhibitor, 44 Media Partner, il Patrocinio di 8 Associazioni e 2 Sessioni Plenarie, 16 Sessioni Parallele e 2 Board Room.

L’appuntamento, che ha avuto come tema trainante innovazione instore e mobile experience per l’engagement del cliente, ha visto il susseguirsi di 2 Sessioni Plenarie, 16 Sessioni Parallele e 2 Board Room.

Plenarie e tavole rotonde

La Sessione Plenaria del primo giorno ha trattato il tema dell’e-commerce & retail, la consegna dei prodotti alimentari freschi direttamente a domicilio con ordini tramite mobile: la rivoluzione che sta coinvolgendo il settore.  A seguire si è svolta la tavola rotonda “Shaping the Future of Retail: cosa accadrà nel Retail nei prossimi 3 anni?” Un approccio olistico alla multicanalità: dalla formazione del personale del Pdv dell’offerta online al ruolo chiave della logistica. Quali sono le tecnologie indispensabili per un’omnicanalità di successo? Le Internet Company stanno diventando delle Logistic Company? Con la vittoria di Donald Trump la rivoluzione contro “l’establishment” è iniziata: quali i timori e gli impatti sull’equilibrio economico mondiale e sul settore del Retail?

La plenaria del secondo giorno è stata introdotta dalla presentazione dell’indagine statistica realizzata da Altroconsumo sui percorsi di acquisto e sulle nuove tecnologie dal punto di visto dei consumatori ed è proseguita affrontando il tema: “Cosa vuole realmente il mio cliente?”.

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Un momento della plenaria del secondo giorno

Le Sessioni Plenarie sono state seguite da 16 Sessioni Parallele che hanno affrontato temi specifici declinati nei diversi settori.

Durante i networking lunch si sono svolti, nell’area espositiva, il dibattito relativo ai nuovi sigilli di qualità, con il coinvolgimento di Altroconsumo e Ikea Italia, e la tavola rotonda su reputazione, fidelizzazione e multicanalità: opportunità o rischi?, cui hanno partecipato Assofranchising, Italia a Tavola network, Vision Group, Unione Nazionale dei Consumatori, Università Cattolica del Sacro Cuore e Codici Lombardia.

…e nel 2017?

Forum Retail dà l’appuntamento al 21 e 22 novembre 2017: i contenuti della prossima edizione saranno focalizzati sull’analisi del futuro del Retail 4.0: oltre l’omnicanalità.

L’appuntamento del 2017 propone una grande novità: i “Retail Awards” che prevedono la premiazione dei 10 progetti più innovativi nelle seguenti categorie: best retail concept, best in store technology, best customer experience initiative, best o2o strategy, best innovation in payments, best collaborative logistics project, best innovation in warehouse, best fashion e-commerce storyteller, best social & millenials commerce campaign, best Chief Digital Officer in Retail.

 

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