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Riso Scotti in formato cups con “Apri, Scalda e Gusta come vuoi!”

Ovviamente a base di riso, ma proposto in una versione che ne esalta la praticità. La linea “Apri, Scalda e Gusta come vuoi!” di Riso Scotti è composta da cups che si conservano a temperatura ambiente e si preparano in un solo minuto grazie al passaggio in microonde o in padella. La confezione stessa è stata studiata per un consumo immediato, senza bisogno di piatti o stoviglie. Si tratta di basi di riso cotto a vapore – quindi né troppo secco né troppo umido, per garantire una consistenza ideale – in quattro varianti: Basmati, Chicco Lungo, Integrale, Venere. Senza altri ingredienti aggiunti, le cups di Riso Scotti sono pensate per chi desidera semplicità e benessere nella propria alimentazione quotidiana, combinando la comodità di un piatto pronto con la versatilità del riso. Possono essere personalizzate con verdure, carne, pesce o salse, in modo da realizzare un piatto unico. Il target individuato da Riso Scotti è chi cerca soluzioni per il lunch box o per una cena veloce, ma la linea risponde anche alla tendenza del meal prep, permettendo di organizzare i pasti in anticipo. Le cups di riso “Apri, Scalda e Gusta come vuoi!” di Riso Scotti sono disponibili per l’acquisto online sull’e-shop ufficiale dell’azienda www.risoscotti.biz, al prezzo di 2 euro ciascuna, oppure su Amazon.

 

 

Farina, prezzo all’ingrosso calato del 12,2% in due anni

I picchi delle quotazioni degli scorsi anni sono fortunatamente un ricordo per la farina. A dimostrarlo è l’analisi condotta da BMTI, la società del Sistema camerale italiano per la regolazione, lo sviluppo e la trasparenza del mercato e per la diffusione dei prezzi e dell’informazione economica. Sulla base dei dati rilevati dalle Camere di commercio, BMTI mostra un inizio 2025 caratterizzato da una tendenziale stabilità nei prezzi all’ingrosso della farina di grano tenero e dei segnali di rialzo per la semola di grano duro. I prezzi si confermano lontani dai livelli elevati che si raggiunsero per la farina nel 2022 e nel 2023, raggiunti anche a causa delle tensioni che avevano colpito la quotazione del grano tenero dopo lo scoppio del conflitto russo – ucraino e, per la semola, nel 2021 e 2022, per effetto degli aumenti del grano duro determinati soprattutto dalla flessione della produzione canadese.

In particolare, per la farina di grano tenero, il 2025 è iniziato con una tendenziale stabilità dei prezzi all’ingrosso, sulla scia della stabilità della materia prima. Nonostante i recenti rialzi delle quotazioni dei grani teneri e i diffusi rincari dei costi energetici, i prezzi attuali della farina di grano tenero (tipo 00) sono risultati, a febbraio, più bassi del -3,2% rispetto ad un anno fa e del -12,2% rispetto al 2023. Per quanto riguarda la semola di grano duro, invece, i primi mesi del 2025 hanno visto un lieve aumento (+1,7% a febbraio rispetto a gennaio) anche in conseguenza dei della materia prima. Tuttavia, i prezzi all’ingrosso rimangono ancora più bassi rispetto agli ultimi due anni: rispetto a febbraio 2024, infatti, si rileva una flessione del -9,3%; rispetto al 2023, invece, la riduzione sfiora il -20%.

Action, almeno una nuova apertura al giorno nel 2025

Almeno un negozio al giorno: è questo il programma di aperture di Action per il 2025. Obiettivo peraltro sfiorato dalla catena discount non food già nel 2024, chiuso con 352 nuovi negozi, portando il totale a 2.918 punti vendita in 12 paesi europei. Lo scorso anno le vendite nette di Action sono aumentate del 22%, raggiungendo 13,8 miliardi di euro. La crescita a rete costante – escludendo quindi i nuovi negozi – è stata del 10,3% e grazie all’incremento delle vendite nette e a una continua disciplina dei costi, il retailer olandese è riuscito ad aumentare il proprio Ebitda operativo a 2.076 milioni di euro, segnando un incremento del 29% rispetto all’anno precedente. Action sta inoltre ultimando i preparativi per il suo ingresso nel mercato svizzero: l’inaugurazione del primo negozio è prevista per il 5 aprile 2025 a Bachenbülach, nel cantone di Zurigo, mentre il 24 aprile sarà la volta di Martigny, nella Svizzera francese. Per l’autunno è pianificato l’ingresso in Romania, mentre Croazia e Slovenia sono gli obiettivi del 2026.

Sul fronte della sostenibilità ambientale, l’insegna si impegna a ridurre le emissioni di gas serra (GHG) lungo l’intera catena del valore. Lo scorso mese di febbraio i suoi obiettivi di riduzione delle emissioni a breve termine, basati su criteri scientifici, sono stati approvati dall’iniziativa Science Based Targets (SBTi). “L’approvazione della SBTi conferma che i nostri obiettivi climatici sono ambiziosi ma realizzabili – afferma Hajir Hajji, Ceo di Action – garantendo una riduzione delle emissioni in modo scientificamente rigoroso. Questi obiettivi sono in linea con l’impegno a limitare il riscaldamento globale, come stabilito dall’Accordo di Parigi sul clima. Siamo fermamente determinati a raggiungere questi traguardi e a mettere in atto le azioni necessarie per conseguirli”. Nel dettaglio, Action ha ridotto le emissioni di gas serra in termini assoluti dalle proprie attività (scope 1 e scope 2) del 51% rispetto all’anno di riferimento 2021. I progressi ottenuti nel 2024 sono stati possibili grazie al raggiungimento dell’obiettivo di negozi 100% gas-free (67 utilizzano sistemi di riscaldamento alternativi, come per esempio il teleriscaldamento) e all’implementazione dell’illuminazione LED al 100% in negozi, uffici e centri di distribuzione. Attualmente, il 90% dell’elettricità consumata proviene da fonti pulite e rinnovabili. Sulla base di questi risultati, la catena discount non food ha deciso di aumentare il proprio obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra di scope 1 e 2 al 75% entro il 2030 (in precedenza era il 60%). Inoltre, Action si impegna affinché l’80% dei suoi fornitori, in base alle emissioni generate, adotti obiettivi basati su criteri scientifici entro il 2029 (scope 3) rispetto al 12% attuale.

Newlat Food sfiora i 2,8 miliardi di ricavi e rilancia sulle acquisizioni

Il nome è destinato a cambiare, la strategia no. Newlat Food archivia il 2024 con 2,77 miliardi di euro di ricavi consolidati combined, in linea con l’esercizio precedente e considerando quindi i risultati consolidati aggregati del Gruppo Newlat e del Gruppo Princes, di cui è stata perfezionata l’acquisizione lo scorso luglio. A riprova dell’importanza di questa operazione, la società prenderà la denominazione di NewPrinces, restando però pronta “a cogliere nuove opportunità di crescita e consolidamento in un mercato in continua evoluzione” come ha chiarito il Presidente Angelo Mastrolia. Insomma, il capitolo acquisizioni è tutt’altro che chiuso, anche perché l’azienda mira a raggiungere nel 2030 3,3 miliardi di euro di ricavi con la crescita organica e 5 miliardi con il contributo della crescita per linee esterne. Voci di mercato indicano Plasmon, società di proprietà di Kraft Heinz, come possibile target. L’esercizio 2024 ha visto un Ebitda normalizzato combined pari a 177,6 milioni di euro (6,4% dei ricavi), mentre il risultato operativo (Ebit) consolidato combined è stato di 194,5 milioni di euro, in miglioramento del 10,1% rispetto al dato registrato l’esercizio precedente, con un utile netto consolidato combined di 142,3 milioni di euro (+5,3%, rispetto all’esercizio precedente). La posizione finanziaria netta consolidata adjusted al 31 dicembre 2024 è stata negativa per 346 milioni di euro, in netto miglioramento rispetto al dato registrato al 30 settembre 2024 (-437,4 milioni di euro) per effetto della generazione di cassa dall’attività operativa e dal miglioramento del capitale circolante del Gruppo Princes.

Il primo segmento (23,2% dei ricavi) è quello definito Foods dall’azienda, che ha conosciuto però un calo del volume dovuto alla maggiore concorrenza nei baked beans e una diminuzione del prezzo medio di vendita al fine di mantenere alcuni contratti in essere. Al secondo posto il Fish con il 16,8%, cresciuto rispetto al 15,4% del 2023 per effetto di maggior volumi in particolare nei surgelati nel mercato del Regno Unito e in Europa ed in particolare tonno in scatola e tonno congelato. I ricavi relativi al segmento Oils (terzo con un’incidenza del 13,2%) risultano in diminuzione principalmente per un decremento dei volumi di vendita in particolare in Polonia, compensata da un’ottima performance nel Regno Unito. Altri importanti ambiti di operatività di Newlat Food sono Drinks (12,8%), Milk Products (9,9%) e Pasta (7%). Quanto ai canali, le Private labels pesano il 44,1% dei ricavi, la Gdo il 36,2%, mentre B2B partners e Food service sono appaiati all’8,2% seguiti dal Normal trade con il 3,3%. Primo mercato per importanza è il Regno Unito, con il 53,6% dei ricavi, che precede l’Italia con il 15,9% e la Germania con il 7%, mentre il restante 23,5% è suddiviso tra gli altri Paesi.

I risultati conseguiti nel 2024 – ha affermato Angelo Mastrolia – rappresentano una chiara testimonianza della solidità del nostro gruppo che ha saputo generare valore anche in un contesto macroeconomico caratterizzato da pressioni deflazionistiche sui prezzi, raggiungendo a fine 2024 un fatturato combined di 2,8 miliardi di euro. La nostra straordinaria capacità di generare cassa, espressa in oltre 197 milioni di euro di free cash flow generati durante l’anno, ha consentito una riduzione significativa di oltre 90 milioni della posizione finanziaria netta, rafforzando la nostra struttura patrimoniale e garantendo una maggiore flessibilità strategica per il futuro. Quanto all’integrazione con Princes, Mastrolia ha sottolineato che “procede con grande efficacia e i primi benefici derivanti dalle sinergie, in particolare sul fronte produttivo e commerciale e grazie alla centralizzazione del procurement, si stanno già traducendo in un tangibile miglioramento del capitale circolante di Princes e in un incremento della marginalità operativa, con effetti estremamente positivi sull’Ebitda. Il nostro ampio portafoglio prodotti apre inoltre nuove prospettive di valorizzazione infragruppo, permettendoci di cogliere opportunità strategiche di ottimizzazione e sviluppo, sia nei nostri mercati di riferimenti che in tutto il mondo”.

Nasce Accademia del Basilico: Barilla porta in aula i coltivatori della filiera del pesto

Cresce la domanda di pesto a livello globale: +17% in volume dal 2023 al 2024 in base ai dati Nielsen. Una ragione in più per Barilla, il leader mondiale con una quota di mercato arrivata al 40,4% lo scorso anno, per rilanciare la sfida con Accademia del Basilico, un programma incentrato sulla formazione degli agricoltori coinvolti nella coltivazione del basilico per i Pesti Barilla, la cui produzione è concentrata nello stabilimento sughi di Rubbiano (PR). Realizzato in collaborazione con Dinamica, ente di formazione, certificato e specializzato nel settore agroalimentare in Emilia-Romagna e con il supporto di Open field, il corso si è sviluppato attraverso sette lezioni per approfondire varie tematiche, tra cui la salubrità del suolo, la gestione integrata dei problemi fitosanitari legati alla coltivazione del basilico e le innovazioni tecnologiche, coinvolgendo 21 partner dell’azienda, tra coltivatori e stakeholder.
L’obiettivo di Accademia del Basilico è duplice: da un lato, rafforzare il legame con i coltivatori e tutti gli attori strategici della filiera, per condividere con loro strumenti e competenze per migliorare continuamente le pratiche agricole nella coltivazione di quello che per Barilla è “l’oro verde”; dall’altro, valorizzare la filiera del basilico dell’azienda e il suo modello innovativo a vantaggio della più ampia comunità agricola, portando l’esperienza di Pesto Barilla anche al di fuori dei confini nazionali. “Con Accademia del Basilico Barilla vuole offrire ai propri coltivatori una nuova opportunità di crescita e di networking, dove tutti i partner coinvolti possono condividere esperienze e competenze, e acquisire nuove conoscenze sulle pratiche agricole responsabili per la coltivazione del nostro basilico – spiega Matteo Gori, Presidente della categoria sughi Barilla –. Grazie a questa iniziativa Barilla dimostra ancora una volta la propria attenzione all’ambiente, al territorio e alle persone, valorizzandone il saper fare, per continuare a perseguire un modello di agricoltura sostenibile, capace di integrare tradizione e innovazione”.

LOTTA A MALATTIE E PARASSITI
Partendo da un’introduzione panoramica sui principali problemi fitosanitari, i docenti che si sono alternati durante i diversi appuntamenti di Accademia del Basilico hanno analizzato gli impatti economici e produttivi delle malattie e dei parassiti che possono danneggiare le coltivazioni di basilico, spiegando come imparare a riconoscere i sintomi di alcune malattie, le infestazioni delle principali specie di insetti e le tecniche di prevenzione e controllo che è possibile adottare. Anche la regolamentazione vigente sui fitofarmaci e le pratiche di sicurezza nell’applicazione dei trattamenti sono state oggetto di discussione, con l’intento di mettere a fattor comune conoscenze e strategie per ridurre l’utilizzo di agrofarmaci. E ancora il tema dell’agricoltura 4.0 ha fornito l’occasione per discutere delle potenzialità di una gestione agricola “di precisione”, con focus sulle possibili applicazioni nella gestione agronomica del basilico. Grazie all’impiego di strumenti digitali sempre più sofisticati, è possibile non solo aumentare la resa produttiva dei terreni, ma soprattutto ridurre notevolmente l’impatto ambientale.

ACCORDI TRIENNALI E ROTAZIONE DELLE COLTURE
Barilla ha stretto con i propri basilicoltori legami triennali volti, da un lato, a garantire una produzione continuativa e di qualità, dall’altro a sostenere i coltivatori, l’economia e la produzione locale. Tra gli impegni contrattuali assunti da basilicoltori rientra la rotazione continua delle colture. Con l’obiettivo di preservare la struttura del suolo, aumentare la fertilità e ridurre la presenza di parassiti ed erbe infestanti, diverse specie vegetali vengono coltivate in uno stesso terreno in successione ricorrente, secondo una sequenza definita che evita la monocoltura. In questo modo il terreno non è sottoposto a progressivo esaurimento dei nutrienti. Al contempo, la rotazione colturale può ridurre la necessità di fertilizzanti ed erbicidi sintetici, migliorare la struttura del suolo e la sostanza organica, ridurre l’erosione e aumentare la resilienza del sistema agricolo. Inoltre, tutti i basilicoltori si impegnano contrattualmente a dedicare il 3% dei loro campi della filiera Barilla alla coltivazione di piante e fiori che promuovono la biodiversità, fornendo riparo agli insetti essenziali per l’ecosistema.

IL PROGETTO “MEZZO BIANCO”
L’impegno verso l’innovazione sostenibile si concretizza anche nella scelta del packaging, attraverso il progetto “mezzo bianco”, termine con il quale si indicano i vasetti alimentari con una percentuale di vetro riciclato più alta rispetto ai tradizionali contenitori in vetro bianco. I vasetti di Zignago Vetro scelti da Barilla contengono fino al 65% di vetro riciclato, ciò permette di diminuire significativamente il consumo di materie prime vergini e il consumo energetico. Inoltre, in termini emissivi, è stato stimato tramite specifica analisi che per la produzione del vaso in mezzo bianco le emissioni di CO2 sono ridotte del 28% rispetto a quello tradizionale in vetro bianco, a parità di fonte di approvvigionamento elettrico tra le due produzioni. Il vetro di Zignago Vetro è già utilizzato per oltre 43 milioni di vasetti di pesto, un numero che Barilla punta a far crescere, raggiungendo la totalità dei volumi di pesto nei prossimi anni.

Birra, i trend di consumo analizzati da Coop Alleanza 3.0

La birra secondo Coop Alleanza 3.0: la più grande delle cooperative del sistema Coop ha realizzato una ricerca sulle tendenze di consumo di una delle categorie più importanti del mondo beverage, basandosi sui dati dei suoi 350 punti vendita e di EasyCoop, il suo servizio di spesa online. Un osservatorio indubbiamente interessante, considerati gli oltre 40 milioni di pezzi afferenti al mondo delle birre venduti nei soli negozi fisici nel corso del 2024. E oltre 5,5 milioni di questi erano prodotti a marchio del distributore, che nel complesso delle sue linee ha fatto segare una crescita del +1,2% sul 2023. I clienti di EasyCoop, lo scorso anno, nel 20% dei loro ordini hanno messo nel carrello virtuale bottiglie o lattine di birra e in media ne hanno acquistato almeno 5 pezzi. A sottolineare l’aspetto legato al relax e alla convivialità della birra è il dato per cui il prodotto più spesso acquistato da chi mette nel proprio carrello le birre sono i taralli Fior Fiore, seguiti dalle patatine grigliate. Inoltre, si segnala per gli utenti del servizio di spesa online una preferenza spiccata per la birra a marchio Coop: nel 2024 una birra su tre acquistata con un click è a marchio Coop e una su 10 appartiene a categorie più di nicchia. Si tratta infatti di birre artigianali, radler, analcoliche o gluten free. In particolare, questi ultimi due segmenti hanno visto una crescita significativa rispetto al 2023 con un 20% in più nei carrelli virtuali, con una media di spesa di 8 euro.

“NORMALE” E IN BOTTIGLIA DI VETRO LE PREFERITE DAGLI ITALIANI
Nel 2024 i clienti di Coop Alleanza 3.0, hanno acquistato 33,3 milioni di “birre normali” di cui ben oltre 25,5 milioni di pezzi in vetro. Con la dicitura – non ufficiale – “birre normali” si intendono le birre con gradazione alcolica standard, distinguendole così da birre più “forti” o più “leggere”. Agli italiani piace soprattutto in vetro, e in particolare in “vetro superiore”, ovvero caratterizzato da spessore maggiore, tendenzialmente con colorazioni scure e motivi decorativi. Il “vetro superiore” batte il “vetro normale” 15,8 milioni a 9,6 milioni. Terzo gradino del podio – se consideriamo i due tipi di vetro singolarmente – occupato dalle lattine con 7,8 milioni di pezzi. Nel segmento in lattina buona la performance del prodotto a marchio Coop con 3,6 milioni di pezzi.

“STRONG LAGER” PRIMA TRA LE SPECIALI
La fotografia di Coop Alleanza 3.0 ritrae la rilevanza del segmento delle “birre speciali”. Della categoria fanno parte quelle birre che si differenziano dalla classica lager chiara a media gradazione; sono caratterizzate da alta fermentazione (oltre 12,5 gradi Plato), colore differente – ad esempio ambrate, scure – e prevedono l’utilizzo di un cereale come il frumento. Di questa tipologia di birre, nel 2024 ne sono state vendute 5,6 milioni di pezzi. La preferita è la “strong lager” – a bassa fermentazione e caratterizzata da una gradazione alcolica più elevata rispetto alle lager tradizionali – con 2,3 milioni di pezzi; secondo posto per le “birre di frumento” con 1,4 milioni di pezzi acquistati; sul terzo gradino del podio si piazzano le “birre trappiste” di cui è stato venduto oltre un milione di pezzi. Questa ultima tipologia è una birra brassata da monaci trappisti o sotto il loro diretto controllo che osserva una serie di regole stabilite dall’Associazione Internazionale Trappista e registra +23mila pezzi sul 2023. Nel segmento “birre speciali” menzione per le birre aromatizzate che si mostrano come una nicchia con sempre più proseliti: nel 2024 ne sono state vendute oltre 123mila bottiglie con un balzo in avanti di 35mila rispetto al 2023.

ARTIGIANALI, RADLER, LIGHT, SENZA GLUTINE: UN MONDO IN CRESCITA
Spunti interessanti nella fotografia di Coop Alleanza 3.0 arrivano anche per quanto concerne la birra artigianale. Tra le caratteristiche che la definiscono, per la legge italiana “non può essere sottoposta a processi di pastorizzazione e di microfiltrazione durante la fase di produzione”. Nel 2024 sono oltre 248mila le birre artigianali finite nel carrello della spesa, ben 20mila in più rispetto al 2023. Sul secondo gradino del podio troviamo una birra a marchio Coop della linea Fior fiore prodotta con metodo artigianale. In crescita anche il consumo di radler, birra di origine tedesca ottenuta miscelando birra e limonata, che in origine veniva consumata dai ciclisti – radler, in tedesco – come bevanda rinfrescante di basso grado alcolico. Nel 2024 ne sono state acquistate oltre 340mila bottiglie, quasi l’80% in più rispetto al 2023. Anche in questo caso il prodotto Coop non sfigura, occupando il primo e il terzo gradino del podio. La fotografia di Coop Alleanza 3.0 mostra la crescita anche del mondo delle birre analcoliche: nel 2024 ne sono state vendute oltre 958mila ben 200mila in più rispetto all’anno precedente. In questo segmento il podio è tutto delle birre a marchio Coop. Trend in crescita anche per il gluten-free: oltre 140mila bottiglie di birra senza glutine sono state acquistate nel 2024, in crescita del 10% rispetto all’anno prima.

Su 100 prodotti, 85 si dicono sostenibili: un mercato da 44,4 miliardi di euro

Sono saliti a quota 117 mila i prodotti confezionati venduti in supermercati e ipermercati italiani che sulle etichette forniscono almeno un’informazione riguardo il loro impegno per la sostenibilità, intesa nella sua triplice declinazione: ambientale, sociale e benessere animale. Rappresentano l’84,8% delle referenze e sviluppano il 92,9% delle vendite in valore dell’ampio paniere monitorato dall’Osservatorio Immagino di GS1 Italy, lo studio semestrale che analizza le abitudini di consumo degli italiani e che è giunto alla sua sedicesima edizione. “Siamo stati i primi monitorare il tema del racconto della sostenibilità attraverso le etichette dei prodotti e lo facciamo con un approccio innovativo, sviluppato in collaborazione con NielsienIQ e con l’Istituto di Management della Scuola Superiore di Sant’Anna di Pisa – dichiara Marco Cuppini, Research and Communication Director di GS1 Italy –. Edizione dopo edizione, stiamo assistendo al consolidamento di quest’area, che solo negli ultimi 12 mesi rilevati ha visto crescere di più di 1,5 punti sia la percentuale del numero dei prodotti, sia la quota sulle vendite a valore del largo consumo”. Complessivamente, nel canale super e ipermercati, i prodotti “sostenibili” hanno sviluppato vendite per 44,4 miliardi di euro, in crescita annua di +3,6% a valore e in calo di -1,6% a volume, evidenziando un andamento leggermente migliore per il paniere di prodotti che riuniscono i claim della sostenibilità sociale.

LA SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE
Fra le tre aree identificate dall’Osservatorio Immagino, a prevalere è quella della sostenibilità ambientale riferita al prodotto o al suo packaging, che compare sulle etichette di 116.950 prodotti per 44,3 miliardi di euro di vendite. Il trend annuo è stato di +3,6% a valore e di -1,6% a volume. Nel mondo della sostenibilità ambientale le informazioni più diffuse attraverso le etichette sono quelle relative alle indicazioni pratiche, come quelle riguardanti l’uso e la conservazione del prodotto oppure la raccolta differenziata del packaging. L’Osservatorio Immagino le ha individuate sul 77,9% dei prodotti, che corrispondono a quasi 43 miliardi di euro di sell-out. Al secondo posto ci sono i claim relativi alle caratteristiche ambientali (monocriterion), come la riciclabilità del pack, la formulazione speciale degli ingredienti la riduzione del contenuto di plastica o la biodegradabilità: sono evidenziate sul 67,1% dei prodotti e sviluppano 40,2 miliardi di euro di vendite. Oltre 20 mila referenze (14,9% del totale rilevato), per 10,2 miliardi di euro di sell-out, sfruttano le etichette per comunicare informazioni relative alle loro modalità green di produzione e approvvigionamento, come l’adozione di disciplinari di filiera oppure le certificazioni di sostenibilità.
I claim generici di sostenibilità (come green, ecologico o circolare) rappresentano un altro fenomeno significativo nella comunicazione on pack dei prodotti di largo consumo. L’Osservatorio Immagino li ha rilevati sulle etichette di 9.799 prodotti (7,1% del totale osservato), che hanno raggiunto un giro d’affari di quasi 5,4 miliardi di euro. E di 1,7 miliardi di euro è invece il sell-out dei 2.263 i prodotti che riportano in etichetta un claim o un riferimento all’approccio green al loro ciclo di vita e impronta ambientale, come i programmi di valutazione, le certificazioni di eccellenza ambientale e i marchi basati su studi LCA e impronta ambientale.

LA SOSTENIBILITÀ SOCIALE
Nella graduatoria per numero di prodotti e per valore delle vendite la sostenibilità sociale si colloca al secondo posto, dietro quella ambientale, con 11.990 referenze che presentano sulle etichette una certificazione etica. Nell’arco dei 12 mesi rilevati, nel canale supermercati e ipermercati, questo paniere ha mostrato una sostanziale stabilità delle vendite in volume (-0,1%) e una crescita di +4,5% di quelle a valore, arrivate a 6,3 miliardi di euro. Solo il 2,0% dei prodotti rilevati dall’Osservatorio Immagino presenta in etichetta una certificazione relativa all’impegno per il benessere animale o dichiara l’adesione a programmi dedicati. Si tratta di 2.762 referenze che hanno ottenuto 1,4 miliardi di euro di sell-out. Nei 12 mesi considerati le vendite sono salite di +2,0% a valore e sono calate di -5,6% a volume.

Uiv: Europa, tieni il vino fuori dalla disputa commerciale con gli Usa

I dazi “ritorsivi” al 200% minacciati dal presidente Trump a vini e alcolici dell’Unione europea rischiano di azzerare un valore complessivo delle esportazioni verso gli Usa pari a 8 miliardi di euro. Le stesse categorie di prodotto esportate dagli Usa e oggetto delle possibili contromisure dell’Ue quotano circa 1,35 miliardi. Lo rileva l’Osservatorio di Unione italiana vini (Uiv) nel considerare inopportuna l’inclusione nella disputa commerciale di categorie di prodotti in cui il “gioco a perdere” è evidente, con un rapporto di 6 a 1. Una sproporzione che secondo Unione italiana vini rischia di mettere in ginocchio un comparto, il vino, che in Italia vale l’1,1% del Pil con un valore aggiunto che supera i 17 miliardi di euro, con un peso pari al 40% (1,93 miliardi di euro) del totale export Ue negli Stati Uniti. Secondo il segretario generale di Unione italiana vini, Paolo Castelletti: “L’annuncio dei dazi al 200% sta determinando effetti negativi sul mercato, con disdette degli ordini di merci destinate oltreoceano che si vanno moltiplicando. Uiv, assieme agli imprenditori europei del Comité vins, chiede pertanto alla Commissione europea una urgente revisione delle liste, con la richiesta di rimozione delle bevande alcoliche americane (spiriti e vino). È indispensabile, vista la sproporzione dei fattori in campo, fare in modo che questi prodotti restino fuori dalla disputa commerciale in corso”.

Arriva la limited edition di Kinder Fetta al Latte al mirtillo

C’è sempre una prima volta, ma questa farà rumore tra i fan di uno dei prodotti simbolo di Kinder, marchio di casa Ferrero. Al netto delle versioni allo Yogurt, per la prima volta dal suo esordio, avvenuto nel 1990, Kinder Fetta al Latte rinnova la sua ricetta originale, introducendo Kinder Fetta al Latte Mirtillo. E questo è solo l’inizio, perché Ferrero ha contestualmente annunciato che altre edizioni limitate alla frutta sono in arrivo nei banchi frigo della grande distribuzione a partire da marzo 2025. L’azienda sottolinea che alla base di questa novità c’è un approccio che coniuga ricerca e innovazione e soprattutto, come è normale che sia, un’analisi del mercato: nel segmento dei prodotti da banco frigo le referenze con note fruttate sono sempre più richieste e il mirtillo, in particolare, si posiziona tra i gusti più apprezzati dai consumatori. Da qui nasce l’idea di Kinder Fetta al Latte Mirtillo, pensata per offrire a tutti gli amanti della colazione fresca una nuova variante che unisce la consueta farcitura al latte a una nota di mirtillo. La limited edition, disponibile nel banco frigo fino a fine luglio 2025, sarà facilmente riconoscibile grazie ad una confezione distintiva, caratterizzata da elementi di design cromatico che richiamano il nuovo gusto. Da ultimo, il prezzo consigliato al pubblico: Kinder Fetta al Latte Mirtillo è in vendita a 2,49 euro.

Addio a Gianni Cavalieri, Presidente di Despar Italia e Syneos

È stato un protagonista della grande distribuzione organizzata del Sud Italia – in particolare siciliana – e non solo: Gianni Cavalieri, mancato qualche giorno fa a 69 anni, ha condotto per anni Ergon, società ragusana concessionaria dei marchi Despar, Eurospar, Interspar, Altasfera e proprietaria del marchio Ard Discount. Sotto la sua presidenza, nel 2012, Ergon entrò a far parte del Consorzio Despar Italia, dopo aver lasciato a fine 2011 Interdis (che nel 2014 cambierà nome, diventando Gruppo VéGé) insieme ad altri soci. Il passaggio fece notizia, anche perché Cavalieri a gennaio del 2011 era stato eletto Presidente di Interdis. Attualmente Presidente di Syneos, la capogruppo di Ergon, nel 2022 era stato nominato Presidente di Despar Italia e proprio a margine di una presentazione della società consortile, dedicata alla marca privata e alle prospettive del gruppo, InstoreMag aveva avuto modo di intervistarlo sulla sua visione del mercato e sull’accordo stipulato con la società Fratelli Ibba per portare l’insegna Ard Discount in Sardegna. Affabile e signorile nei modi, Cavalieri non si era sottratto alle domande, rispondendo nel merito con un pizzico di ironia, come quando aveva detto che “La forza sta nel creare una rete, facendo i passi giusti e consolidandoli uno dopo l’altro. Cosa che in verità noi di Ergon abbiamo contraddetto con riguardo all’insegna Ard Discount, facendo l’operazione con Maiora e subito dopo quella con la F.lli Ibba”.

Chi scrive ebbe l’impressione che un approccio improntato alla collaborazione con altri operatori, molto pragmatico e soprattutto consapevole dello spiccato personalismo dell’imprenditoria italiana – e dunque della ritrosia a cedere quote di autonomia – fosse la cifra del suo agire. Un metodo rivendicato dallo stesso Cavalieri, come dimostra una frase pronunciata al termine di quella conversazione: “Personalmente ho sempre lavorato per aggregare”.

Nel salutarlo, Despar Italia lo descrive “come un professionista appassionato, dalla profonda umanità, oltre che un grande conoscitore della settore della grande distribuzione. Gianni Cavalieri ha dimostrato in questi anni la passione e la determinazione tipici di quel modo di fare impresa vicino alle comunità e ai territori che da sempre rappresenta il tratto distintivo di Despar. Grazie alla sua esperienza e passione, il Presidente Cavalieri ha contribuito alla crescita e al consolidamento di Despar su tutto il territorio italiano. Despar Italia lo ricorderà per sempre per la sua sensibilità, l’umanità e la grande capacità di analisi nel leggere le dinamiche e le trasformazioni del settore”.

Nel riferire la notizia della scomparsa di Gianni Cavalieri, la redazione di InstoreMag porge le più sentite condoglianze alla famiglia e alle società Ergon, Syneos e Despar Italia.

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