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fabrizio.gomarasca

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La sfida del retail omnichannel passa dalla supply chain integrata

Nello scenaro omnichannel che si sta configurando sempre di più la supply chain è l’elemento chiave per integrare i diversi canale e consentire di avere una visione comune dell’inventario. È, questa, secondo Franck Lheureux, GVP South & CE Europe di JDA, che abbiamo incontrato al Word Retail Congress, il fattore critico di maggiore impatto per il retail. Una più stretta integrazione tra eCommerce, gestione ordini e tutti gli elementi della supply chain sarà vitale per fornire un servizio migliore ai clienti, grazie alla maggiore reattività e, contemporaneamente, al miglioramento dell’efficienza aziendale.

La questione principale per i retailer è quella di presidiare i diversi canali facendo arrivare al cliente i prodotti in maniera profittevole. «La profittabilità è il mantra per i retailer».

Secondoi risultati di una indagine presentata da Jda al World Retail Congress, per il 71% degli intervistati la strategia omnicanale è una priorità, ma il 30% afferma di operare ancora per canali distinti,  il 31% dichiara di offrire un’esperienza omnicanale ai clienti, ma di essere ancora in difficoltà nel back-end e il 19%  dichiara di avere il back end allineato con il front end, ma che è troppo complesso e costoso. Solo il 16%, quindi, afferma di gestire l’omnicanalità con profitto.

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Anche il fattore tempo è determinante nell’organizzazione della supply chain, perché i cicli stanno accelerando. «I tempo oggi si misura in istanti – dice Lheureux – ed è importante per la profittabilità nella gestione della domanda dei clienti. Poiché è necessario rispondere istantaneamente agli ordini dei clienti occorre che l’inventario sia disponibile esattamente nel posto e nel momento in cui il cliente si aspetta che il prodotto sia consegnato».

In questo processo anche i punti vendita devono cambiare: la shopper experience dovrà essere arricchita e devono diventare luoghi di esperienza piacevole in sé. «Se non si connette emozionalmente il cliente con il brand, se non si crea interattività, si rischia di perdere la brand equity e di conseguenza i consumatori», sottolinea Lheureux.

negozio omnichanel

Patrick Dodd (Nielsen): «La personalizzazione è il futuro del retail»

In occasione del World Retail Congress abbiamo intervistato Patrick Dodd, Global President Retailer Vertica di Nielsen. In questo ruolo Dodd ha una visione ampia sulle trasformazioni in atto nel retail a livello globale.

Per Dodd la trasformazione del retail (il tema del WRC) passa dal consumatore e dal potere che è nelle mani di ciascuno shopper, mai così forte, grazie alla connettività. «Lo shopper è al centro della trasformazione ed è la chiave per il successo di ciascun retailer, indipendentemente dal canale».

Nel dibattito sull’omnicanalità, Dodd punta l’attenzione proprio sulla tecnologia e sulla sua semplificazione e si aiuta con l’esempio dei punti vendita di prossimità, che stanno riscuotendo un buon successo dovunque. «Il prossimo passo della prossimità – dice – è lo smartphone che tutti abbiamo in tasca. Credo che le aziende dovrebbero dedicare un po’ più di tempo a pensare come trasformare la retail experience sulle piattaforme mobili in un modo che sia il più semplice possibile per il consumatore».

Secondo Dodd vi sono due temi in cima alle preoccupazioni dei retailer: come gestire l’omnicanalità in maniera profittevole e, contemporaneamente, come rendere profittevoli le promozioni attraverso la fidelizzazione dei clienti.

Ma anche i produttori sono coinvolti nella retail transformation: «L’industria ha una grande opportunità e deve al più presto attivarsi per avere un ruolo multicanale. Avere offerte specifiche per i differenti canali e le diverse modalità nel percorso di acquisto degli individui sarà la chiave vincente per governare la crescita. Ciò significa però avere anche la capacità di cambiare i processi di business con modelli flessibili. I giorni del modello valido per tutti sono finiti. Il futuro è nella personalizzazione».

 

GS1 Italy | Indicod-Ecr racconta un anno di attività. E il 2 ottobe il Convegno “Fare meglio italiano” a Expo

Schermata 2015-09-14 alle 19.13.05È disponible l’Annual Report 2014 di GS1 Italy | Indicod-Ecr, che sintetizza attraverso il racconto dei progetti, i dati e le analisi il ruolo dell’associazone nel facilitare il dialogo e la collaborazione tra aziende, associazioni, istituzioni al fine di creare valore, efficienza, innovazione e dare più slancio alle imprese e più vantaggi al consumatore.

«Nel 2014 GS1 ha adottato una nuova strategia per la gestione degli standard nel mondo digitale» dichiara Bruno Aceto, Ceo di GS1 Italy | Indicod-Ecr. «Secondo questa strategia il ruolo per GS1 è di continuare a servire il sistema delle imprese e abilitarlo a collegare il più efficacemente possibile mondo fisico e mondo digitale grazie ad una nuova integrazione e alla disponibilità delle informazioni sui prodotti in entrambi i mondi». Nel 2014 infatti gli standard GS1 sono entrati nel mondo digitale, grazie al nuovo GS1 GTIN+ on the web che consente al consumatore di trovare sul web il prodotto che cerca e tutte le informazioni fornite dal produttore.

«GS1 Italy | Indicod-Ecr – afferma il presdiente Marco Pedroni – si pone l’ambizioso obiettivo di contribuire al successo delle attività delle aziende associate. I nostri standard e le nostre soluzioni devono essere considerate come parte integrante del business delle imprese con cui lavoriamo e possono consentire di migliorare le risposte ai bisogni dei consumatori e delle persone».

In questo quadro si inserisce anche il convegno che GS1 Italy | Indicod-Ecr organizza il 2 ottobre a Expo dal titolo “Fare Meglio Italiano – L’agroalimentare si fa sistema”. Il convegno ruota attorno ai temi chiame delle reti, dei modelli collaboartivi, della tracciabilità, di conoscere, informare e condividere, tutte atività core di GS1 Italy | Indicod-Ecr e che fanno parte del sistema agroalimentare italiano di oggi e di domani.

In agenda interventi del filosofo dell’innovazione Giorgio Di Tullio, del Ceo di Sanpellegrino Stefano Agostini, del presidente Tedis Center Venice International University Enzo Rullani e di protagonisti dell’ecosistema Alberto Frausin, Marco Pedroni, Roberto Moncalvo (Coldiretti) e il ministro Maurizio Martina.

Per iscriversi, cliccare qui.

Baby food, volumes down in the premium/organic segment

35 billion USD in 2015; this is what the world baby food market is worth according to Nielsen. Growing in developing countries and in recession in Western countries, due to the endemic decline in births (-45% globally from 1960 to 2013) which in Italy has led to a decrease in sales of 3.2% from 2012 to 2014.

“Despite the problems, the market opportunities are still significant – explains Liz Buchanan, Nielsen Director of Global Professional Services –; consumers invest a lot in these categories because they are very careful in selecting products for their children. But to obtain results in an area dominated by a few brands, it is necessary to understand what are the key aspects that guide the choice”

The safety of organic

We expect strong growth in organic products, which already in the past two years have seen a +26% in global sales, compared to a decrease of 6% in non-organic.

“Consumers are increasingly concerned about the health aspect and look for natural and minimally processed foods, and this is even more true for baby food – says Buchanan –; increasingly more parents are looking for foods that can put their children on the road to a healthy life, even if it means moving to the premium segment. We expect this segment to grow when a greater number of parents will be able to spend more”.

In Europe and Asia-Pacific, 31% of respondents consider organic and natural as an “important” element in the choice of products to buy (26% in Africa/Middle East, 20% in Latin America and 18% in North America, which, however, is the largest consumer accounting for 72% of global organic sales).

Innovation is appreciated, also in the packaging

Today, 87% of baby food packaging is in glass jars or tubs. But we expect strong growth in soft packs (containers with plastic spouts from which you can suck the food), currently much in vogue because they are considered practical, and which already from December 2013 to December 2014 have increased worldwide by 28%, with peaks in Ukraine (916%), Brazil (528%), Portugal (316%), Russia (264%), the Netherlands (184%) and Spain (125%).

“The popularity of soft packs is due to the ease of use and flexibility – explains Buchanan -. They allow food to be easily transported and this is compatible with modern, increasingly mobile lifestyles, also encouraging the child’s independence and its ability to eat on its own”.

The price is still one of the key factors

Even though there are still three fundamental considerations – brand reliability, nutrition and safety – value for money is an important consideration, especially in Europe and North America, for over a third of those surveyed. Promotions and discount coupons drive the choice, within a series of brands previously selected as being reliable.

“In Europe, consumers believes that baby food is in any case safe and nutritionally balanced – says Buchanan – and there is also a wider range of products than in other areas of the world. So for some consumers price becomes an important factor in the choice of brand. There are two groups of buyers: the premiums, willing to pay more for a product they perceive to be better, and the value hunters, looking for the best deal”.

Brand, ready to change if there is a promotion

70% of those surveyed said they had changed brands. 40% advised by relatives or friends, 34% based on the recommendations of a paediatrician and 23% for medical reasons.

Gli "influenzatori" nella decisione d'acquisto degli alimenti per l'infanzia.

But 26% of Europeans switched to a cheaper brand and 23% to a promotion.

The data of The Nielsen Global Baby Care Survey come from an online survey carried out in 60 countries and conducted between February and March 2015 on buyers of baby products in the previous five years.

The levers of success according to Nielsen

The keys to success in baby foods according to Nielsen:

Transparency: parents want to know exactly what’s in their children’s food. In addition to the list, it is useful to include the proportions of the various food contents on the label.

Safety first and foremost: it must be viewed as the first concern of the brand and there must be the possibility for the consumer to obtain answers to their questions and concerns, also through social channels

Be natural: the simplicity of home-made things without the effort of cooking: this is what many parents are looking for. Avoid ingredients such as added sugar and salt and preservatives.

Emphasize the health benefits: innovation will take this road in the future, proposing ingredients that bring benefits such as physical and cognitive development, better sleep quality and immunity. Not forgetting the growing number of allergic or intolerant children.

Understand and meet the needs and tastes of the market where you sell: an example is the VitaMeal Baby range introduced by Agro-Food in the Middle East, halal baby food.

Consider the opportunities offered by partnership with a big name, when proposing an innovative product, or a local producer, when entering a foreign market.

In 2014, 5.9 billion spent for Fairtrade products worldwide (+10%)

The turnover of fair trade products worldwide in 2014 amounted to 5.9 billion euros, with an increase of 10% over the previous year, and 105 million euros were spent for social emancipation and improvement of the production capacity of organisations. The figures come from “Global Change, Local leadership”, the new Annual Report of Fairtrade International activities, the lead organization of the international fair trade circuit. In Italy, retail sales reached 90 million euros (+18%), but the growth involved all the major markets, with the exception of the UK, -4%, but with sales in excess of two billion pounds.

Also growing was the Fairtrade Premium, i.e. the added profit margin that producers receive and invest in production improvement and social projects, which reached 105 million euros, +14% over the previous year.

Good performance for cotton and cocoa, gold takes off

Double-digit growth, thanks to the Fairtrade raw material procurement programmes, was recorded for cotton (+28%) and cocoa (+24%). In addition, with the new business opportunities addressed to goldsmiths, certified gold volumes more than doubled (+259%).

Good news also for farmers. According to a survey conducted in the organisations, 93% are satisfied with the support services received from Fairtrade. The survey, conducted by the independent certification body FLO-Cert, also found that the impact that the system has on workers and farmers is evaluated by the latter with a score of 9/10. The survey also highlighted the need for producers to increase sales, and first and foremost to develop the local market in the countries of origin of the raw materials. As happened in 2015 in Brazil, which has become the fourth producer country where it is possible to buy 0 km Fairtrade coffee and honey, after Kenya, India and South Africa.

The report also highlights the importance of the services that the circuit provides to organisations to strengthen their business. In 2014, thanks to the Fairtrade Access Fund, loans of 11.1 million euros were provided to small producers, with related training and support activities.

Despite this, the living conditions of many farmers around the world are still a real challenge. “The problems they face are the legacy of hundreds of centuries of marginalisation and exploitation – explains Harriet Lamb, CEO of Fairtrade International – . Fairtrade helps to reduce the rich-poor gap, and to change the global food system that exploits people and the planet. But today, false solutions are no longer enough, and the real change will take place when the voices of small farmers will be heard at the highest levels of government and industry, and starting from these decisions will be taken”.

Meanwhile, new horizons are also opening up: at the end of the year, the new climate change Standard will be launched, which will give rural communities the possibility to access the CO2 credit market.

 

Nel bio-retail la Gdo guida le vendite, ma gli specializzati stanno crescendo bene

Il biologico, è ormai un dato consolidato, è il settore che, a dispetto degli anni di crisi e della caduta dei consumi, ha sempre mantenuto un trend in crescita. Nel 2014, secondo i dati dell’Osservatorio Sana 2015, diffusi nel giorno di apertura della manifestazione a Bologna in corso in questi giorni, il 2014 si è chiuso con un valore delle vendite di 2,1 miliardo di euro (che cresce a 2,5 miliardi con la ristorazione) registrando un incremento del 12,6%. E anche nel primo semestre del 2015 le vendite nella sola Gdo fanno registrare un balzo del 18% per i prodotti a peso imposto (fontr: Nielsen).

È proprio la Gdo è ormai protagonista del biologico in Italia. Secondo i dati della ricerca Ismea Bio-Retail, la distribuzione moderna registra un fatturato nel segmento di circa 855 milioni (il 40% del valore del bio-retail), mentre le superfici specializzate nella vendita di prodotti biologici muovono più di 760 milioni di euro (equivalenti al 35% del totale). Tra specializzato e Gdo, afferma l’Ismea, lo spread dei prezzi è del 10%-20%, a fonte di un plus di servizio offerto dai punti vendita specializzati come l’assortimento, l’informazione e la capacità di creare engagement anche attraverso i social network. L’aumento delle vendite nel canale specializzato – sottlinea sempre Ismea- è risultato più accentuato rispetto a quello riscontrato nei punti vendita della Distribuzione moderna. Si stimano 1-2 punti percentuali in più, nei ritmi di crescita medio annui, rispetto alle pur rilevanti performance registrate dagli Iper e Super, dai discount e dal libero servizio.

Più precisamente lo specializzato ha registrato, nell’ultimo quinquennio, tassi di crescita del 12-15% nella media di ciascun anno. È prevedibile nei prossimi anni una sostanziale equiparazione dei ritmi di espansione delle vendite tra i due canali considerati.

Il restante 25% è appannaggio degli altri canali rappresentati per il 10% da mercatini, vendite dirette, gruppi di acquisto solidali (Gas) ed e- commerce, per l’8,9% dai negozi tradizionali e per il 5,1% dalle farmacie. Quasi trascurabile, pari allo 0,6%, la quota complessiva riconducibile ad erboristerie e parafarmacie.

In crescita anche l’export. Nel 2014 le vendite di prodotti agroalimentari italiani certificati bio all’estero – afferma l’Osservatorio Sana 2015 – sono state pari a 1,4 miliardi di euro (4% sull’export agroalimentare italiano totale). Forte è la propensione all’export agroalimentare delle imprese del bio: il fatturato che raggiunge i mercati internazionali rappresenta il 24% (a fronte del 18% registrato dalle imprese agroalimentari italiane nel complesso). Ricordiamo però che il mercato mondiale del biologico esprime un fatturato complessivo di 72 miliardi di dollari, secondo l’Ifoam (International foundation for organic agriculture)

Presentata Biofach, la fiera mondiale del biologico

Che cosa avete perso al World Retail Congress 2015? In sette minuti lo racconta Fabrizio Valente (Kiki Lab)

Che cosa c’entrano eBay e Google con il retail? L’omnicanalita è d’obbligo. Ma quanto è redditizia?

Il World Retail Congress ci ha abituati ad affrontare con un pensiero laterale i grandi temi che attengono al mondo del retail con interventi che a una prima lettura possono sembrare poco congruenti per chi si trova tutti i giorni in prima linea a cercare di rendere soddisfatti i suoi clienti, a recuperarne o mantenere la fiducia. Ma in realtà nella tre giorni del congresso, che ha richiamato a Roma un migliaio di delegati da 60 Paesi, sono stati affrontati temi che influenzeranno il retail prima di quanto si immagini. Anzi, li stano già influenzando.

A Fabrizio Valente, fondatore e anima di Kiki Lab, partner di Ebeltoft Group, abbiamo chiesto un commento sui risultati dell’edizione appena conclusa del World Retail Congress.

WRC 2015: un nuovo modello di business del retail è possibile?

Nick Everitt, Global Insight and Strategy Director, Planet Retail

Come stanno cambiando gli atteggiamenti del consumatore a livello internazionale e cosa devono fare i retailer per convincerli? Questa la sfida che la Oxford Saïd Business School e Planet Retail hanno colto nell’indagine Towards the Retail Business Model of the Future, presentata questa settimana in occasione del World Retail Congress, evento internazionale punto di riferimento per il mondo retail.

Lo studio – condotto tra aprile e luglio 2015 su un campione di 13.500 consumatori in 15 diversi paesi nel mondo – analizza le diversità dei comportamenti di acquisto nei paesi emergenti e avanzati, ridefinendo il profilo di molte convinzioni comuni.

Nelle due immagini le motivazioni principali nella scelte dei clienti, escludendo il prezzo, nei Paesi sviluppati e in quelli emergenti.

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Sono tre i punti chiave ad emergere:

Non esiste una normalità di comportamenti del consumatore universalmente intesa.

– I mercati emergenti sono il motore del cambiamento.

– Vi è una diffusa delusione riguardo l’uso delle tecnologie in store. È necessario migliorare la shopping experience attraverso una tecnologia sempre più innovativa.

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Sulla base di queste linee guida un modello di retail di successo dovrà tenere conto di questi aspetti:

– I principi base del retail sono più importanti che mai: il vasto assortimento di prodotti, il servizio eccellente e l’affidabilità del marchio, rimangono valori essenziali.

– Il concetto di “convenienza” si sta ridefinendo: nei mercati in via di sviluppo la vicinanza o meno allo store non è una priorità. A livello mondiale è fondamentale una connessione ininterrotta tra negozi e online.

– I mercati emergenti sono in prima linea per l’innovazione tecnologica: il mobile payment e l’utilizzo diretto dei social media sono importanti impulsi all’acquisto.

– La tecnologia da sola non è la risposta: va utilizzata solamente come integrazione dell’esperienza in-store.

– I retailer affermati devono adattare il loro modello di business per avere una crescita sostenibile: devono essere più agili e investire in soluzioni innovative.

Se si guarda all’Italia, la principale leva di acquisto è rappresentata dalle promozioni. Il 70% dei consumatori italiani acquista sia online che in negozio in presenza di offerte. Il nostro mercato quindi deve rendere sempre allettanti le attività promozionali e di comunicazione, per permettere al consumatore di orientarsi tra la vastità di prodotti esistenti, e rendendolo in grado di controllare e organizzare la propria esperienza d’acquisto.

Riguardo alla tecnologia i mercati emergenti la fanno da padrone. In paesi come l’India, il Brasile e la Turchia vincono i retailer che meglio sanno far dialogare il punto vendita fisico con l’online.

Anche i social media hanno molta influenza sulle decisioni di acquisto, in India il 67% dei consumatori si fa guidare dal sentiment della rete circa il posizionamento di un brand,  in Cina questo è valido per il 57% dei rispondenti.

Il ruolo del mobile è invece comune denominatore per qualsiasi acquirente a livello globale: il 51% degli intervistati ha dichiarato di accedere ad internet dal proprio telefonino e di utilizzarlo per attività di shopping. Tuttavia, solo il 15% ha dichiarato di avere avuto una buona esperienza con il wi-fi e solo il 13% con la scansione attraverso lo smartphone. Il mobile rappresenta la convergenza dell’esperienza di shopping online e instore che, se opportunamente sfruttato, aiuterà a creare una stretta relazione tra il retailer e il consumatore.

Sono comunque elevate le aspettative del 72% dei consumatori riguardo alla tecnologia. Il 40% di loro se potesse farebbe tutti gli acquisti online, ma il 38% è coinvolto dall’atmosfera nel punto vendita.

Quattro le direzioni per la ridefinizione del modello di business del retail indicate dalla ricerca:

– Bisogna aumentare l’agilità per anticipare e rispondere alla crescita di elementi dirompentidella quotidianità del business.

– Andare incontro alle aspettative dei clienti e assicurare credibilità ai loro occhi è più sfidante che mai per i retailer. L’obiettivo sarà identificare e dare priorità agli investimentinelle soluzioni innovative che possano eccedere anche le aspettative dei clienti senza intaccare i margini di profitto.

– La tencologia deve essere costruita intorno all’esperienza d’acquisto

– La distribuzione avrà necessità di cambiare i processi, le routine il mix di talenti e la struttura organizzativa.

Con Amici di Scuola, ci pensa Esselunga

Esselunga da tempo ci ha abituati alle promozioni innovative e con benefinici immediati, come i buoni benzina in omaggio con la spesa. Ora fa un passo in più e pensa agli scolari e, soprattutto alle loro scuole, che da temo versano in gravi carenze economiche. E non possono fare quel salto di adeguamento tecnologico di cui c’è bisogno. Ma poi tutto si infrange sulla mancanza di risorse.

Schermata 2015-09-09 alle 19.57.17Così  presso i punti vendita Esselunga da domani 10 settembre parte, fino al 18 novembre, la campagna Amici di Scuola che consente di raccogliere i buoni che potranno poi essere consegnati a tutte le scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado.

Presentando la Carta Fìdaty, ogni 25 euro di spesa e/o 50 Punti Fragola, si riceverà alla cassa un buono “Amici di Scuola” che, consegnato all’istituto che si desidera premiare, permetterà la raccolta: grazie al catalogo premi con 70 prodotti delle marche più importanti le scuole avranno così un’ampia scelta per soddisfare le loro necessità. I premi spaziano da lavagne interattive a tablet, da notebook a stampanti, da tv smart e videoproiettori a cancelleria e giochi.

Un sito apposito, dove le scuole possono iscriversi (al 9 settembre sono 748 quelle già iscritte) e ordinare i premi e ai clienti di essere sempre aggiornati sull’iniziativa, e una campagna su un’ampia gamma di mezzi di comunicazione, firmata da Armando Testa, sono a supporto della promozione.

Inoltre, fino al 7 ottobre, insieme al buono verrà consegnato 1 bollino per collezionare 11 peluches coi personaggi dei Looney Tunes, Scooby-Doo e Tom & Jerry che si otterranno con 8 bollini e un contributo di 3,90 euro.

PowaTag fast shopping also in Orobianco luxury luggage

Also Orobianco is embracing the instant shopping of PowaTag in its flagship store in Milan in the luxury segment. PowaTag is in fact a multi-channel solution (adopted by over 1,200 that bridges the gap between the online and offline experience, transforming all communication material into a virtual store, through a series of engagement points including QR code, Audio Tag, Bluetooth beacon, NFC and social media. With this technology, Orobianco customers can experience the first multi-channel journey in Tecknomonster high-end luggage , spearhead of the flagship store in Milan.

https://youtu.be/632KV1mSZq0

“The fast shopping concept fits perfectly with our brand philosophy. We are therefore proud to be the first luxury boutique in Italy to adopt PowaTag, thanks to which we will speed up and simplify the buying process”, said Giacomo Valentini, Chairman of the Orobianco Group.
After having downloaded the app from the Apple Store or from Google Play and registered in just one minute, customers simply need to photograph the QR code printed on the price tag with a smartphone to an instantly, simply and safely buy Orobianco products directly with the smartphone.
“We are very excited – says the General Manager Italy of Powa Technologies, Germano Marano – to be able to help Orobianco to be the first Italian luxury brand to embrace this unprecedented union between offline and online commerce”.

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