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fabrizio.gomarasca

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Host 2015, beginning on 23 October, almost sold out already

Un momento della conferenza stampa di presentazione di Host tenutasi a Expo presso Identità Golose.

The edition of Host that will be held at fieramilano from 23 to 27 October, a stone’s throw from the Expo that will be coming to an end then, is going to be exceptional. The exhibition brings together under the one roof the whole HoReCa and retail chain, where it will be possible to see the all the latest developments from coffee mixtures to makers, from fridge units to contract furnishings: 1,748 exhibitors have already signed up and the total is expected to reach 1,900, 38% of whom will be from abroad, divided among 14 pavilions, +2 compared to the 2013 edition for a growth of +12% in the floor space used. This year a part of the exhibition will be dedicated to commercial refrigeration.

In three macro-areas that bring together similar chains and dedicated to: Professional Catering with Bread-Pasta-Pizza; Coffee-Tea with SIC – Salone Internazionale del Caffè, Bar -Machines for Coffee – Vending and Ice Cream-Pastries; Furnishings and Tables.

Germany, France, Spain, the USA and Switzerland are the countries that are best represented, with large delegations from the more dynamic economies. 135,000 professionals and 1,500 top buyers from 60 countries will meet, as well as incoming missions from promising markets in collaboration with ICE, in a context enriched by a busy timetable of events.

Unes va controcorrente: d’estate solo limoni italiani

Scelta etica per Unes che ha deciso,Limoni solo provenienza Italiana senza badare all’estetica ma puntando alla tutela del consumatore e a valorizzare la produzione nazionale, di vendere per tutto il periodo estivo solo limoni di provenienza italiana che non hanno alle spalle un viaggio di migliaia di chilometri e che, anche se nell’aspetto sono un po’ meno accattivanti, mantengono un gusto ed un sapore di assoluta qualità.

I limoni d’estate hanno infatti un appeal estetico inferiore rispetto a quelli provenienti dall’estero (prevalentemente dal sud America), che normalmente si trovano nei reparti della Gdo.

Fra le tipologie di limone proposte: il limone Costiera (di origine campana), il limone Verdello e il Primofiore (questi ultimi di origine siciliana).

Unes è presente in Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna con oltre 180 punti vendita tra diretti e franchising e occupa 2.500 dipendenti.

Convegno Granarolo a Expo: nel dopo quote latte la cooperazione a difesa della qualità e della filiera

La fine delle quote latte pone tutto il settore lattiero caseario europeo, e in particolare quello italiano, di fronte a degli interrogativi che pesano sul futuro.

Se n’è parlato nel convegno promosso da Granarolo a Expo sul tema “Latte e Cooperazione”.

Lo scenario è infatti caratterizzato da una crescita del commercio agroalimentare mondiale nell’ultimo decennio del 220% in valore a 1.146 miliardi. All’interno dell’export agroalimentare, i prodotti lattiero-caseari hanno un’incidenza pari al 6%, utilizzando circa l’8% della produzione globale di latte con un trend in rapida crescita.

Nel giro di dieci anni, le importazioni lattiero-casearie a livello mondiale sono cresciute del 214%. Su un valore totale di circa 62 miliardi di euro, il 38% fa riferimento a formaggi mentre un altro 28% riguarda latte in polvere; il rimanente 34% si ripartisce principalmente tra latte (non in polvere), burro e siero.

Rabobank prevede che entro il 2020 il volume dei commerci mondiali dovranno crescere del 25% per soddisfare la domanda in crescita.

Nel caso dei formaggi, ad esempio, l’Unione Europea rappresenta il principale mercato al mondo, con livelli di consumi pro-capite tra i più elevati (17,5 kg/annui contro i 3 kg di media mondiale). Negli Stati Uniti il consumo pro-capite è pari a 15,4 kg/annui; in Russia e Brasile il dato è molto più basso e si attesta a rispettivamente a 6,1 kg/annui e 3,7 kg/annui.

La crescita della domanda, dominata nel mondo dai mercati emergenti, mentre nei paesi sviluppati si registrerà una crescita lenta, è però guidata da una volatilità dei prezzi al ribasso, in cui l’Europa è diventata più competitiva, ma non a sufficienza, avendo necessità di un consolidamento e un rafforzamento degli allevatori, oggi eccessivamente frammentati. «Per le aziende di piccole dimensionisarà difficile sopravvivere in un mondo eccessivamente volatile – afferma Kevin Bellamy, senior dairy analist di Robobank – ma in questo scenario possono rafforzarsi attraverso il modello della cooperazione. Anzi proprio la cooperazione continua a svilupparsi in Europa in varie direzioni».

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Le cooperative hanno un ruolo fondamentale nel soddisfare i bisogni alimentari mondiali. Il modello cooperativo caratterizza il mercato del latte in molti paesi del mondo ed in particolare in Europa dove ha giocato un ruolo chiave nello sviluppo della sicurezza e della qualità alimentare, modello di valorizzazione del territorio, della conoscenza, generatore di economia e lavoro. In sintesi, le cooperative agricole sono alla base dell’organizzazione agricola e della produzione alimentare. Dell’impertanza del rolo della cooperazione nella filiera del latte sono testimonianza non solo Granarolo, terza azienda alimentare italiana con oltre 1 miliardi di euro di fatturato, ma anche un colosso come l’olandese Friesland Campina, che opera in 32 Paesi con un fatturato di 11,3 miliardi di euro e più di 19 mila soci conferitori che possiedono la cooperativa e la francese Sodial con i suoi 14 mila cooperatori e un fatturato di 5 miliardi di euro.

«Crediamo che il modello cooperativo – sottolinea il presidente di Granarolo Giampiero Calzolari – rappresenti in Italia e in Europa, ancor più nel dopo quote latte, un modello che possa offrire tutela delle filiere agroalimentari nazionali grazie alla conoscenza dei territori e alla capacità di sostenere il sistema agroallevatoriale consentendo il rispetto e la valorizzazione della qualità della materia prima».

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Paolo De Castro

Anche perché il dopo quote latte si è rivelato una specie di disastro. «Dopo la fine dei sostegni europei al settore – aggiunge Paolo De Castro, Coordinatore S&D alla Commissione Agricoltura e Sviluppo rurale del Parlamento Europeo, abbiamo assistito a un aumento medio del 5% della produzione. Lo stesso pacchetto latte votato dal parlamento avrebbe dovuto introdurre una programmazione produttiva dei formaggi e assicurare un’atterraggio morbido nella gestione della nuova situazione. Così non è stato. Ma è sufficiente la regolamentazione per sostenere la volatiloità dei prezzi?», si chiede De Castro. La risposta è che nel beve non ci saranno regole e questa lunga fase di prezzi bassi può portare alla chiusura di decine di migliaia di allevamenti. «Bisogna sostenere le aree più deboli altrimenti la pressione sui prezzi di quelle più competitive le faranno soccombere, intervendo sul livello organizzativo delle imprese. Nel breve, però non ci saranno regole».

L’olio extravergine di oliva? Bisogna assaggiarlo dice l’Onaoo. E a Expo un contest mondiale tra assaggiatori

L’industria olivicola nazionale, alfiere dell’olio extravergine d’oliva (sono oltre 40 gli oli Dop e Igp) sta guardando con una certa apprensione l’evolversi di questa stagione , dopo il disastro della campagna 2014-2015 che si è chiusa con un calo della prduzione del 50%. «La campagna olivicola 2014/2015 – commenta Marcello Scoccia, Capo Panel e Vice Presidente Onaoo –  verrà ricordata come una delle peggiori in Italia sia in termini qualitativi che quantitativi. Basti pensare che la produzione di oli vergini (in cui rientrano gli extra vergini di qualità, i vergini, i lampanti, cioè quelli di categoria inferiore) non ha superato le 200.000 tonnellate, in relazione alla media degli anni precedenti che si aggira sulle 300.000/400.000 tonnellate. Si è addirittura registrato un calo dell’80% in alcune Regioni del centro Italia. La causa principale? Il meteo e l’attacco da parte di parassiti (nel dettaglio, la mosca olearia “Bactrocera Olea”) che quest’anno si è propagata da Nord a Sud condizionando la quantità dell’olio».

Se a questo aggiungiamo chein Italia se ne consumano più di 650 mila tonnellate, si comprende che i ripetuti allarmi contro la presunta invasione di oli “taroccati” lanciate dalle organizzazioni agricole possono apparire strumentali. L’industria olearia ha sviluppato una grande maestria nella creazione di blend (di cui sci instoremag si è già occupato), su cui si è costruito il successo all’estero dell’olio evo italiano. Su un altro versante, l’Onaoo (, l’Organizzazione Nazionale Assaggiatori Olio di Oliva) ha sviluppato da quando è nata nel 1983 a Imperia, una metodologia di assaggio che consente di valutare la qualità dei prodotti. E non è un caso che siano ormai diversi i buyer delle catene distributive che hanno frequentato i suoi corsi.

Il Presidente Lucio Carli afferma che «Insegnare l’assaggio dell’olio di oliva è indispensabile affinché ogni individuo sappia utilizzare al meglio le proprie capacità di valutazione organolettica del prodotto e diventi così lui stesso il primo valutatore. Ma prima di difenderne la qualità è necessario conoscerne l’incredibile biodiversità: avere più di 40 DOP è straordinario, purtroppo nessuno le apprezza».

La figura dell’assaggiatore, spiega il responsabile scientifico di Onaoo Mauro Amelio, ha un ruolo fondamentale per le aziende, nella valutazione del prodotto finale, ma anche durante tutto il processo della filiera produttiva, importante nell’individuare gli eventuali “difetti dell’olio” che possono verificarsi prima o dopo la trasformazione delle olive. In tal modo, i produttori possono intervenire, risalendo all’origine del difetto e preservando le annate successive.

I corsi si tengono abitualmente presso la sede centrale di Imperia ma, vista la richiesta sempre più intensa, sono attivi anche i corsi online. Onaoo invia una campionatura di oli da analizzare col docente in una seduta telematica. Un servizio perfetto anche per i residenti all’estero o per gli stranieri, con lezioni in lingua. La scuola organizza, inoltre, corsi negli Stati Uniti, Sud Africa, Taiwan, Turchia, Tunisia e Marocco, intervallati da viaggi annuali in Spagna, Grecia, Marocco e Portogallo.

A Expo l’associazione sta preparando  la “Sfida Mondiale Assaggiatori Olio d’Oliva Onaoo (The Worldwide Olive Oil Tasters’Challenge by Onaoo)”. Il 13 Settembre presso il Padiglione Italia,  cinquanta concorrenti di tutto il mondo si sfideranno in due prove: una di assaggio e una teorica, con test di valutazione degli attributi organolettici positivi e negativi, individuazione e riconoscimento delle origini, ed un test sulle cultivar, le tecniche di coltivazione, produzione e trasformazione, l’analisi sensoriale, la legislazione, il mercato. In palio il trofeo di miglior assaggiatore mondiale di olio d’oliva.

Dalter Alimentari, anche il Caseificio Colline di Selvapiana e Canossa certificato BRC e IFS

Nuove importanti certificazioni per il Caseificio Colline di Selvapiana e Canossa: controllato da Dalter Alimentari, azienda leader nel settore del confezionamento dei formaggi grattugiati e porzionati freschi, il caseificio sulle colline di Reggio Emilia ha ottenuto la certificazione BRC – British Retail Consortium, livello A, e la certificazione IFS – International Food Standard, livello A. Il primo è uno standard relativo alla sicurezza alimentare, fondamentale in particolare per operare nel mercato britannico, mentre il secondo sancisce la competenza delle aziende del settore food in termini di qualità e sicurezza dei prodotti.

Caseificio_Colline-Selvapiana-Canossa_Alberto-ViappianiEsprime soddisfazione Alberto Viappiani, CEO di Dalter Alimentari e Presidente di Colline di Canossa: «Il Caseificio Colline di Selvapiana e Canossa rappresenta un caso peculiare: nel panorama dei 350 caseifici del comprensorio del Parmigiano Reggiano, siamo infatti una delle pochissime (poco più del 5%) realtà certificate. Gli standard BRC e IFS appena ottenuti confermano che la strada dell’integrazione della filiera produttiva del Parmigiano Reggiano intrapresa nel 2005 è vincente: sono un premio all’impegno da noi profuso per offrire ai clienti un prodotto di qualità eccellente e per rendere sempre più efficienti e controllati i processi. Inoltre aver ottenuto queste importanti certificazioni per la prima volta ottenendo per entrambe il livello A, il più alto possibile, è motivo di orgoglio. Ricordo anche che il Caseificio Colline di Selvapiana e Canossa è in possesso della certificazione ICEA per la produzione di Parmigiano Reggiano biologico: ad oggi produciamo quattro forme biologiche al giorno, che saliranno a 10 dal mese di agosto».

Determinanti per l’ottenimento delle certificazioni BRC e IFS sono stati gli investimenti (per due milioni di euro) effettuati per l’ammodernamento strutturale e tecnologico del Caseificio Colline di Selvapiana e Canossa. Oggi questa realtà è dotata di 30 caldaie (in origine erano 12) e di un magazzino per la stagionatura con una capacità di 14.000 forme. Tra le novità più recenti, una citazione meritano il salatoio ad immersione, che assicura alle forme uniformità di assorbimento del sale ed è quindi garanzia di costanza qualitativa del Parmigiano Reggiano e la camera di asciugatura dove le forme riposano nei primi giorni di vita, collegata direttamente alla produzione attraverso un tunnel.

Istat: dopo due anni è stabile la povertà in Italia. Ma ancora uno su dieci non ha un pasto regolare

Si mantiene stabile, dopo due anni di aumento, l’incidenza della povertà  assoluta  in Italia. Secondo i dati dell’Istat diffusi oggi nel 2014, sono 1 milione e 470 mila le famiglie (5,7% di quelle residenti) in condizione di povertà assoluta, per un totale di 4 milioni 102 mila persone (6,8% della popolazione residente). Non si registrano variazioni significative anche sul territorio: 4,2% al Nord, al 4,8% al Centro e all’8,6% nel Mezzogiorno.

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Migliora la situazione delle coppie con figli (tra quelle che ne hanno due l’incidenza di povertà assoluta passa dall’8,6% al 5,9%), e delle famiglie con a capo una persona tra i 45 e i 54 anni (dal 7,4% al 6%); la povertà assoluta diminuisce anche tra le famiglie con a capo una persona in cerca di occupazione (dal 23,7% al 16,2%), a seguito del fatto che più spesso, rispetto al 2013, queste famiglie hanno al proprio interno occupati o ritirati dal lavoro.

Nonostante il calo (dal 12,1 al 9,2%), la povertà assoluta, rileva l’Istituto di Statistica,  rimane quasi doppia nei piccoli comuni del Mezzogiorno rispetto a quella rilevata nelle aree metropolitane della stessa ripartizione (5,8%). Il contrario accade al Nord, dove la povertà assoluta è più elevata nelle aree metropolitane (7,4%) rispetto ai restanti comuni (3,2% tra i grandi, 3,9% tra i piccoli).

Tra le famiglie con stranieri la povertà assoluta è più diffusa che nelle famiglie composte solamente da italiani: dal 4,3% di queste ultime (in leggero miglioramento rispetto al 5,1% del 2013) al 12,9% per le famiglie miste fino al 23,4% per quelle composte da soli stranieri. Al Nord e al Centro la povertà tra le famiglie di stranieri è di oltre 6 volte superiore a quella delle famiglie di soli italiani, nel Mezzogiorno è circa tripla.

Anche la povertà relativa risulta stabile e coinvolge, nel 2014, il 10,3% delle famiglie e il 12,9% delle persone residenti, per un totale di 2 milioni 654 mila famiglie e 7 milioni 815 mila persone.

Una recente ricerca dell’Università Cattolica per il Banco Alimentare relativa alla povertà alimentare ha rilevato che 1 persona su 10 non è in grado di permettersi un pasto regolare, di questi 1 milione e 300 mila sono minorenni. Dal 2007 è più che raddoppiato il numero delle famiglie che non possono permettersi un pasto con almeno un ingrediente proteico al giorno, passando dal 6% al 14%.

Il Consorzio Sun studia il progetto di un flagship store Consilia con il Poli.design del Politecnico di Milano

Tra Sun – Supermercati uniti nazionali, il gruppo di acquisto attivo nel nord e nel centro Italia e Poli.design del Politecnico di Milano è stato siglato un accordo che si è concretizzata con la partecipazione del Sun alla II edizione del Master internazionale in Service Design dello stesso Poli.design.

Il Sun ha portato la propria testimonianza in aula nell’ambito dei workshop progettuali previsti, dando modo agli studenti di sperimentare le competenze acquisite su casi reali.

Obiettivo della collaborazione, progettare le caratteristiche peculiari del primo flagship store dedicato alla private label Consilia. Gli studenti del Master in Service Design, insieme all’architetto Michele Zini (ZPZ Partners) e alla Service Designer Chiara Torti (DINN!), hanno infatti lavorato per tre settimane alla generazione di un concept di ricerca e sviluppo volto alla definizione di scelte strategiche in grado di generare valore aggiunto per il consorzio, i consumatori, i negozi di proprietà e quelli partner.

Un momento della presentazione finale con, a sinistra, il direttore generale del Consorzio Sun Stefano Rango
Un momento della presentazione finale con, a sinistra, il direttore generale del Consorzio Sun Stefano Rango

Sviluppato attraverso un approccio di service design e arricchito da elementi di interior design, il progetto emerso dal workshop si è concentrato sul rafforzamento del brand Consilia attraverso la progettazione della user experience, dello spazio e degli strumenti digitali a disposizione dei consumatori.

La proposta per il flagship store Consilia si basa sui valori di adattabilità, qualità, relazione con il cliente e semplicità, andando a soddisfare le aspettative e le necessità dei clienti a seconda del contesto in cui vivono ed il loro stile di vita rispetto all’esperienza quotidiana di fare la spesa; sottolineando la ricerca e selezione dei prodotti Consilia e fornendo consigli e servizi che rafforzano il senso di appartenenza alla comunità locale. Le aziende aderenti al consorzio – Magazzini Gabrielli, Italbrix, Cadoro e Gros – possono infatti vantare una presenza particolarmente capillare nei territori in cui operano.

Osservatorio Gea-Fondazione Edison: le 4A trainano il made in Italy. Gli Usa guardano al food

La nuova edizione dell’Osservatorio GEAFondazione Edison registra che l’Italian food ha rappresentato nel 2013 un importante driver di crescita dell’export.

Su una base di riferimento di 616 prodotti, infatti, l’Italia presenta 63 prodotti in cui è prima, seconda o terzaal mondo per migliore bilancia commerciale con l’estero, generando una bilancia totale attiva di 21,5 miliardi di dollari.

Insieme, le ‘4A’ del Made in Italy (Alimentari-vini; Abbigliamento-moda; Arredo-casa; Automazione-meccanica-gomma-plastica) confermano un andamento positivo toccando un nuovo record di 128 miliardi di euro.

Dall’analisi dei dati emerge, inoltre, che gli Stati Uniti sono in assoluto il terzo mercato di esportazione dell’Italia, dopo la Germania e la Francia, con un export complessivo italiano verso gli USA di 29,8 miliardi di euro ed un surplus di 17,3 miliardi, il più alto che l’Italia ha avuto nel 2014 negli scambi bilaterali.

Il mercato americano, in particolare, è sempre più focalizzato sul settore agro-alimentare e presenta il maggiore potenziale di crescita; basti considerare che nel 2014 il 10% circa dell’export italiano è stato proprio verso il mercato statunitense. I primi 10 casi provinciali-settoriali per più elevato export agro-alimentare verso gli USA nel 2014 sono: Firenze, Lucca, Grosseto, Milano e Perugia per gli olii e i grassi vegetali e animali; Modena per gli altri prodotti alimentari; Napoli per i prodotti da forno e farinacei; Salerno per la frutta e gli ortaggi lavorati e conservati; Sassari e Parma per i prodotti delle industrie lattiero casearie. I primi 10 casi provinciali-settoriali per export di vini e bevande verso gli USA nel 2014 sono: Trento, Milano, Cuneo, Firenze, Verona, Siena, Venezia, Treviso, Asti e Brescia. In totale sono 61 i prodotti agro-alimentari in cui l’Italia è risultata prima, seconda o terza al mondo per migliore bilancia commerciale con gli USA, per un controvalore di surplus commerciale bilaterale generato di 3,3 miliardi di dollari.

La relazione sempre più forte tra il mercato USA e l’Italian food è confermata da una ricerca di GEA Digital. Dallo studio, che si è focalizzato sul sentiment verso il food e l’Italian food in particolare, espresso dai consumatori nel mondo e negli Usa attraverso il traffico nel web, è emerso che il numero delle ricerche relative al food da parte degli utenti statunitensi è tre volte superiore al resto del mondo e che l’Italian food supera nelle ricerche online topic quali l’arte e la musica italiana.

consiglioPartendo dalla constatazione delle enormi potenzialità dell’Italian food negli Usa, Luigi Consiglio, Presidente di GEA (nella foto) , commenta: «I dati e le tendenze dimostrano che l’interesse per l’Italian food nel mondo è molto forte, in particolare negli Stati Uniti, un mercato estremamente vivace dove la domanda esprime l’attesa di un food più salutare. Oggi chi ritiene che il mercato USA sia maturo si sbaglia. Le opportunità per il Made in Italy ci sono e c’è un grande spazio per tutte le aziende dell’agro-alimentare che desiderano esportare ed investire negli USA. La battaglia politica che abbiamo vissuto finora non ha permesso di vedere le meraviglie del nostro sistema industriale. Per questo motivo Gea, insieme ad Harvard Business Review Italia, ha voluto ribaltare i luoghi comuni sull’industria italiana attraverso la creazione di un punto di osservazione annuale sull’eccellenze imprenditoriali italiane».

È stato così ideato il Premio “Eccellenze d’Impresa” GEA-Harvard Business Review Italia, che sarà attribuito per la seconda edizione il 27 Ottobre 2015.

Peroni Senza glutine, la birra per tutti

A poco più di sei mesi dal lancio, la birra Peroni Senza glutine ha chiuso giugno con una quota di mercato del 50% nel segmento delle birre per celiaci davanti agli altri due competitori. Un risultato per certi versi inaspettato, ma che denota il grande interesse da parte dei consumatori per un prodotto che da subito si è posizionata come birra per tutti e che mantiene le caratteristiche organolettiche e il gusto rotondo e bilanciato della Peroni classica. Non a caso sugli scaffali si posiziona all’interno della categoria birra oltre che nell’area dei prodotti gluten free

«Abbiamo scelto di approcciare il mondo del senza glutine – afferma Federico Sanella, direttore delle Relazioni esterne di Birra Peroni – con il nostro marchio main stream per evitare di circoscriverlo ai solo consumatori celiaci. Avere tra i propri marchi una variante senza glutine è una scelta fondamentale per venire incontro alle esigenze dei nostri consumatori, sia per coloro che altrimenti non potrebbero godere di una birra di qualità, ma anche per tutti coloro che  scelgono di adottare una dieta senza glutine. Per loro abbiamo lavorato garantendo un prodotto senza glutine scrupolosamente controllato in ogni passaggio della filiera, con le caratteristiche organolettiche del prodotto tradizionale. Soltanto dopo accurati test di laboratorio e industriali il prodotto è confezionato e certificato con il bollino della spiga barrata, garantito dall’Associazione Italiana Celiachia».

Per la presentazione alla stampa milanese, Birra Peroni ha scelto Out of glutin il nuovo concept di punto vendita che offre, oltre ai classici prodotti confezionati senza glutine, anche prodotti freschi preparati quotidianamente nel laboratorio interno.

Ahold Delhaize chooses Pedon as co-packer for new organic range

Albert Heijn, the major Dutch retailer and part of the Ahold Delhaize group, has commissioned Pedon for the production and packaging of a range of organic cereals, rice and pulses. AH brand products are sold in 966 of the chain’s supermarkets in the Netherlands, with the possibility of expanding into Germany and Belgium in the near future.

The range produced by Pedon includes seven quick-cooking, organically-grown items which combine well-being and quality products with speedy preparation and convenience. They are also suitable for vegetarian or vegan diets.

Completely new items include wholemeal spelt couscous, a rice and Inca grains mix and a mix of rice, soya and lentils, which go alongside the already popular quinoa, bulgur, 5 grains, and rice and grain mix for a wide and varied range on the shelves.

Albert Heijnis, the main name for large-scale retail in Holland, is controlled by the multinational, Ahold, which has recently announced the purchase of 61% of the shares of the Belgian retailer Delhaize, creating the Ahold Delhaize group which, with a turnover of 54 million euros (the fourth largest in Europe) and over 6,500 stores worldwide, will control 4% of the United States food market.

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