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fabrizio.gomarasca

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Scarica il White Paper GDO Report 2014

È disponibile in formato Pdf GDO Report 2014, un’analisi aggregata sui bilanci 2013 di 53 delle maggiori imprese della Gdo realizzata da DGM Consulting.

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Il report indaga i risultati economico-finanziari di un campione di 53 delle maggiori società della grande distribuzione, ritenuto altamente rappresentativo delle dinamiche interne al comparto, e li proietta nel biennio 2014-2015. Il fatturato totale del panel rappresenta nel 2013 circa il 65,6% dell’intero giro d’affari italiano dei canali ipermercati, supermercati, superstore, libero servizio e hard discount (Federdistribuzione 2013).

Il GDO REPORT di DGM Consulting fornisce

  • Le evidenze sulle dinamiche passate e presenti del settore italiano della Grande Distribuzione Organizzata, che diano indicazione di possibili cambiamenti nel comparto
  • Una comparazione tra i soggetti prescelti per l’analisi, e tra questi e i valori medi del mercato, per l’identificazione delle eccellenze gestionali in atto.
  • Una valutazione dell’impatto di variabili esogene sulle performance aziendali future, in ipotesi di perfetta continuità strategica, per rintracciare le prossime tendenze.

Il documento presenta dapprima un’analisi del mercato della grande distribuzione in Italia con attenzione alle dinamiche passate e presenti, e ai possibili sviluppi futuri. Successivamente, procede ad analizzare le aziende del campione selezionato, sia a livello aggregato, sia per cluster, sia singolarmente. I dati pubblici sono stati dapprima elaborati nella loro componente storica e vengono in seguito utilizzati come base di proiezione per l’ottenimento dei possibili valori economici, patrimoniali e finanziari degli esercizi 2014 e 2015, ipotizzando un’omogeneità di rete di vendita e una perfetta continuità tattico-strategica.

Per scaricare GDO Report 2014 clicca qui

 

Acquisitions in Food&Drink: 536 worldwide in 2014

acquisitions-chart january2015The record number of 536 acquisitions in the Food&Drink sector has been reached according to the specialised database bevblog.net.
“An average of 10 a week, far more than in 2013”, says Richard Hall, chairman of the specialised consulting firm Zenth International.

 

The largest number of deals was recorded in packaging, dairy products, food, beverages and ingredients.

Acquisiioni per settore

At the global level, Coca Cola, Danone, Anheuser-Busch InBev and DS Services were the groups with the highest number of acquisitions in 2014, each with 6 or more transactions, out of a total of 909 companies involved in 75 countries. The United States and the United Kingdom were the most active in both sales as well as purchase transactions.
Italy was in fifth position among the seller countries, with 17 transactions, compared to 13 in 2013.

Acquisizioni per Paese

 acquisizioni ItaliaSource: bevblog.net

 

Agromafie, mozzarella, etichetta: difendere l’agroalimentare italiano è la priorità

L’operazione dei Nas di Salerno che hanno sequestrato un caseificio dove si produceva mozzarella con scarti di lavorazione di altri caseifici, additivi chimici e cagliata proveniente dai paesi dell’Est riporta in primo piano il tema della contraffazione dei prodotti alimentari, tra cui quello della mozzarella. Non sono infrequenti i casi di controlli nei caseifici dove si scopre che viene prodotta mozzarella Campana Dop senza rispettare il disciplinare di produzione, utilizzando per esempio latte congelato.

Il tema della contraffazione alimentare, oltre a essere una spina nel fianco per l’export dei prodotti italiani, è da allarme rosso anche nel nostro Paese, complice la crisi e lo spostamento dei consumi verso prodotti low cost, che hanno favorito la crescita dall’inizio della crisi, secondo un’analisi di Coldiretti, dei prodotti contraffatti del 248% e nel solo 2013 prodotto sequestri per un valore di 441 milioni di euro. Complessivamente il business delle agromafie – secondo il recente Rapporto Agromafie elaborato da Coldiretti, Eurispes, e Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare – è aumentato del 10 per cento in un anno e ha raggiunto i 15,4 miliardi di euro nel 2014.

Tale incremento – sottolineano Coldiretti, Eurispes ed Osservatorio sulla criminalità nell’agroalimentare – è stato determinato da diversi fattori tra i quali questi alcuni non prevedibili, come quelli climatici, che hanno colpito pesantemente la produzione, non più in grado di soddisfare la domanda, ciò che apre le porte a fenomeni di ulteriore falsificazione e sfruttamento illegale dei nostri brand; altri, dovuti alle restrizioni nell’erogazione del credito alle imprese che hanno portato o alla chiusura di numerosissime aziende o alla necessità per molti imprenditori di approvvigionarsi finanziariamente mediante il ricorso ad operatori non istituzionali.

Gli interessi criminali sono rivolti anche alle forme di investimento nelle catene commerciali della grande distribuzione, nella ristorazione e nelle aree agro-turistiche, nella gestione dei circuiti illegali delle importazioni/esportazioni di prodotti agroalimentari sottratti alle indicazioni sull’origine e sulla tracciabilità, della macellazione e della panificazione clandestine, dello sfruttamento animale e del doping nelle corse dei cavalli, e lucrano anche sul ciclo dei rifiuti, non curandosi delle gravi conseguenze per la catena agroalimentare, per l’ambiente e la salute di tutti noi e delle future generazioni.

In questo quadro si inserisce l’azione che stanno conducendo imprese della grande distribuzione e della trasformazione per mantenere l’indicazione dello stabilimento di produzione in etichetta, sottoscrivendo la petizione lanciata da Raffaele Brogna con io leggo l’etichetta.

“Di fronte a questa escalation di truffe e inganni per salvare il Made in Italy non c’è più tempo da perdere e occorre rendere subito obbligatoria l’indicazione di origine per tutti gli alimenti per garantire la trasparenza dell’informazione e la salute dei consumatori”, ha affermato a sua volta il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo.

di Fabrizio Gomarasca

Acquisizioni nel Food&Drink: sono state 536 nel mondo nel 2014

acquisitions-chart january2015Hanno raggiunto il numero record di 536 le operazioni di acquisizione nel settore Food&Drink secondo il database specializzato bevblog.net. «Una media di 10 alla settimana, decisamente più che nel 2013», commenta Richard Hall, presidente della società di consulenza specializzata Zenth International.

 

Il maggior numero di deal si è registrato nel packaging, nel lattiero-caseario, nel food, nelle bevande e negli ingredienti.

Acquisiioni per settore

Acquisizioni per Paese

A livello globale Coca Cola, Danone, Anheuser-Busch InBev e DS Services sono stati i gruppi che hanno effettuato le più numerose acquisizioni nel 2014, ognono con 6 o più transazioni, su un totale di 909 aziende coinvolte in 75 Paesi. Stati Uniti e Regno Unito sono stati i più attivi sia nelle operazioni di vendita sia in quelle di acquisto.
L’Italia conferma la quinta posizione tra i paesi venditori, con 17 transazioni, contro le 13 del 2013.

acquisizioni ItaliaFonte: bevblog.net

 

Concordato preventivo per Mercatone Uno

Alla fine nemmeno la cura di Pierluigi Bernasconi ha potuto fare di più e Mercatone Uno (79 punti vendita, undici milioni di clienti, 3.700 dipendenti) ha chiesto il concordato preventivo.

Una nota dell’azienda spiega che si tratta di “una scelta imposta dal perdurare della crisi e dal continuo calo dei consumi particolarmente grave nel settore dei beni durevoli che ha determinato, a partire dalla ripresa autunnale dell’attività, una costante riduzione del fatturato, il tutto aggravato dal contesto deflazionistico a cui conseguono prezzi di vendita sempre più bassi e perdita di marginalità”.

«Paghiamo la guerra dei prezzi e le promozioni continue di soggetti come Ricci Casa, Grancasa, Ikea, Mondo convenienza sul mobile e Mediaworld e altri sugli elettrodomestici. A questo aggiungiamoci che in questo periodo la priorità delle famiglie non è proprio quella di cambiare arredamento», ha affermato il presidente del consiglio di amministrazione Alessandro Servadei in un’intervista al Resto del Carlino.

Così l’indebitamento complessivo del Gruppo Mercatone Uno, ha aggiunto sotto l’incalzare delle domande, «ammonta a 400 milioni di euro, metà dei quali con le banche e metà con fornitori, erario e altri. I creditori sono circa 1.600 tra fornitori non dell’ultimo periodo e banche».

Ora il tribunale ha dato 120 giorni per mettere a punto un piano di ristrutturazione che dovrà vedere necessariamente l’ingresso di nuovi soci e il ridimensionamento degli storici azionisti di Mercatone Uno, le famiglie Cenni e Valentini.

Gruppo VéGé programmi di crescita per il 2015

Gruppo VéGé chiude il 2014 con un fatturato di oltre 2,9 miliardi di euro, completando il processo di razionalizzazione e di valorizzazione della storica impresa della Grande Distribuzione Organizzata, iniziato a giugno (nella foto le insegne del Gruppo).

Previsioni di crescita a due cifre anche per il 2015, con la realizzazione di nuovi distributori in Sardegna, Sicilia e Veneto, l’apertura di due punti pick up e nuovi accordi per rafforzare la presenza del Gruppo in Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna.

Intanto il perfezionamento del passaggio da Interdis a Gruppo VéGé si accompagna anche al completamento della riorganizzazione interna con Nicola Mastromartino e Giorgio Santambrogio rispettivamente presidente e amministratore delegato del Gruppo.

A completamento della riorganizzazione sono stati nominati anche Valter Mion Vicepresidente ed Edoardo Gamboni Direttore Commerciale.

Gruppo VéGé riunisce 22 imprese e 1.715 punti vendita tra supermercati, iper, superette, discount, specializzati e cash & carry. Negli ultimi mesi ha visto il rafforzamento della propria compagine con l’entrata nel Gruppo di Comipro, che opera nel settore dell’home e personal care sull’intero territorio nazionale, Sicilia Distribuzione della famiglia Leone (in provincia di Catania), Grd (presente nelle province di Agrigento e Catania), l’azienda Marotta (nelle province di Palermo, Trapani, Messina e Agrigento) e l’azienda GiCap (con 55 punti vendita in provincia di Messina e Palermo). Nel contempo il Gruppo Végé si è lanciato anche nel campo della distribuzione di carburanti, aprendo il suo primo distributore in Sardegna, adiacente ad un punto vendita Nonna Isa.

 

Strategie digitali per le imprese Food&Beverage, si può fare di più

Le aziende italiane del Food & Beverage rimandate a settembre nell’indice di socialmediability, con tassi di penetrazion migliorabili in relazione alle potenzialità del settore. È una delle evidenze emerse nel seminario dedicato alle strategie digitali del comparto alimentari, bevande, retail e ospitalità organizzando dal F&B Knowledge Center SDA Bocconi.

http://youtu.be/h0s-FV1Z2G4

Dall’analisi di 300 casi è emerso ovviamente che il social media più utilizzato è (non poteva essere altrimenti) Facebook, seguito da YouTube, Twitter, Google Plus, Instagram. Ma moda e design, con il 95% delle aziende) e addirittura le banche con l’87% sono più “social” del F&B.

Siamo però di fronte a un approccio massmediatico ai social, che appaiono essere considerati come media tradizionale, e a una gestione più tattica che strategica, più autoreferenziale che relazionale», ha affermato Guido Di Fraia, responsabile dell’Osservatorio Socialmediability. Il 41% delle aziende, infatti, utilizza Facebook e Twitter con finalità informative e comunicative di prodotto più che come strumenti per sviluppare e gestire relazioni con i propri fan o follower.

Su una scala da uno a dieci, quindi l’indice medio di socialmediability delle aziende F&B per quanto riguarda l’orientamento social è di 5,2, per la gestione e cura  è 4,5 e relativamente all’efficacia è 5,3. «Ma vi sono casi di aziende che lavorano bene e hanno ottenuto il voto pieno», precisa D Frua, a dimostrate una eterogeneità delle politiche di uso del web.

di Fabrizio Gomarasca

Twenty global trends for food in 2015

What and how will we eat in 2015? A list of the 20 most important trends in the food sector has been published by the “Arabian Gazette” for the Gulfood 2015fair, to be held at the Dubai World Trade Centre (DWTC) from 8 to 12 February, global node of food product trade to emerging economies. We leave (literally) our backyard and go to see what happens in the global market and the Arabian high-end markets, which can also be of interest to our own food industry which is in extremely high demand. Many of these trends are also already arousing interest in the more receptive target markets at our latitudes. Here they are.

Gluten free – analyses to discover gluten intolerance, and consequently diagnoses, are on the increase. Packed gluten free products or the alternatives (cereals such as quinoa or amaranth) are becoming popular in all markets.

Clear labels – an increasing number of consumers are not content with vague claims of naturalness of a product: they demand clear and understandable labels, with nutritional and origin information. Not always do the laws (EU for example) support this desire. Apps for smartphones, on the other hand, do. From those for health to those which calculate the calories and nutritional aspects of a product by scanning the bar code.

Vegan and raw food – two food philosophies that will continue to influence restaurant menus (and supermarket shelves with the proposal of fresh produce and vegan friendly products)

4 “Good” fats and carbohydrates – goodbye to unsaturated and trans fats, olive oil and omega 3 fatty acids are increasingly entering the diet of those who care about their health. Blacklisted are also simple (refined) carbohydrates and artificial sweeteners. Among the emerging products is coconut sugar.

Fermented food – the health benefits of fermented foods, rich in live bacteria, will decree the growing success of yoghurt, kefir and fermented vegetables such as kimchi and sauerkraut. On the beverages front there are fermented teas such as kombucha

Alternative proteins – OK, we have always eaten them, yet in an effort to find alternative sources to meat protein, are insects really ready for global popularity? A lot of people are talking about them, from “Forbes” to the “Daily Mail”. Meanwhile, many are opting for more affordable algae, whey, legumes and timeless soy beans.

Smoking  – hot or cold smoking with various types of wood migrates from meat to other foods: butter, cheese, vegetables, cocktails and even salt, sugar and paprika

Alchemy of spices – the diffusion of cuisine from around the world and the desire to limit salt intake (due to hypertension) has pioneered the use of spices and mixes to provide flavour and taste to dishes. Old and new: cumin, saffron, cardamom, but also harissa, sumac, zaatar, Aleppo pepper and Marsh pepper.

Seeds and nuts – as an ingredient in the kitchen or in snacks and bars, or in the form of flour as an alternative to wheat or to create vegetable cheeses (with almond flour for example), nuts are the protagonist since they are rich in minerals, vitamins, protein and omega 3 fatty acids.

10 Fusion of flavours – to stimulate demanding and bored consumers, manufacturers are trying out unusual flavour combinations. From the now classic (here with us) chilli and chocolate and cinnamon and orange, to wasabi and chocolate, sea salt and caramel, strawberries and beans, oysters and kiwi…

11 Matcha – the Japanese green tea, known for centuries, which comes as an extra-fine powder. It is rich in antioxidants and beta-carotene, so its use will leave the ghetto of Japanese restaurant green ice-cream to become the queen of hot or cold health drinks, also in canned, carbonated or milk-based beverages

12 … water – fizzy and sugary drinks, among the leading causes of obesity, especially in children, have long been under the crossfire of doctors and nutritionists. The world is looking for healthy alternatives. After coconut water, maple, cactus and watermelon waters, rich in minerals and vitamins and low in sugar and calories, will flood the market.

13 Consistency is taste – fragrant, soft, pulpy, in varying combinations in the same product: this is also how to conquer the consumer of 2015 (and beyond)

14 The packaging revolution – requirements are increasing: not only safety and hygiene, new packaging must be sustainable, recyclable, contain all the required information on the content, transmit the product history, ensure new features and create new experiences

15 Convenience foods – Urbanisation and the increase in the work force in emerging economies will also lead to a demand for prepared and packed food, lacking the time to cook at home

16 Food of animal origin from sustainable sources – top restaurants in Gulf countries are already meeting the desires of an international clientele.

17 Halal – already counts for one fifth of global food trade and in 2018 should be worth 1.6 billion dollars. Not just meat but also tinned and dairy products can be halal.

18 Local, zero kilometre ingredients – from meat to seafood to fruit, where possible it will be locally grown.

19 Health and organic – With increasing prosperity the diseases of affluence will also increase, and hence the demand for healthy, natural food, without additives: an industry that by 2018 will be worth $1.5 billion in emerging economies.

20 More meat. Hard to subscribe to, with all the alarms of doctors and nutritionists, but the demand for high-protein food such as meat and dairy products will increase in emerging economies, as too will the demand for halal meat slaughtered according to the dictates of Islamic law.

Con Italy Food World Summit Végé apre il dibattito sull’internazionalizzazione

È promosso da Gruppo VéGé e patrocinato dal MIPAAF in accordo con la Presidenza del Consiglio e la Città di Salerno, l’Italy Food World Summit (5 e 6 febbraio) che anticipa alcuni dei temi di EXPO 2015 aprendo un confronto diretto tra le Aziende del settore alimentare e i loro interlocutori politici e commerciali nei mercati chiave di Russia, USA e EAU.

In occasione del Summit, che si occuperà di alcuni temi nodali per le prospettive del settore alimentare italiano come la tutela del Made in Italy, le eccellenze produttive e lo sviluppo dei canali per l’export, convergeranno a Salerno rappresentanti delle Istituzioni quali Paolo De Castro, Ermete Realacci e Renato G. Turano, e ospiti internazionali tra cui il Governatore dello Stato di New York Andrew Cuomo, il Vice Ministro dell’Agricoltura della Federazione Russa Ilyia Shestakov e il Responsabile delle Relazioni Economiche Internazionali del Governo di Mosca Sergey Cheremin.

L’evento, tuttavia, si rivolge in primo luogo alle PMI italiane del comparto alimentare che intendono avviare o incrementare la propria presenza sui mercati esteri. Il Summit, infatti, offre loro l’opportunità di un confronto diretto con personaggi di assoluto rilievo e influenza nelle Politiche Commerciali, nella Distribuzione e nella Ristorazione di tre mercati chiave per l’Italian Food: USA, Russia ed Emirati Arabi Uniti.

La novità dell’Italy Food World Summit risiede proprio nel suo taglio pragmatico, con la scelta di passare dal “parlare di internazionalizzazione” al “fare internazionalizzazione” attraverso i tavoli di lavoro in cui gli imprenditori italiani saranno a tu per tu con imprenditori ed esperti di importazioni di Stati Uniti, Federazione Russa e Dubai.

Significativa è anche la scelta di Salerno quale sede del Summit, legata non solo all’ospitalità offerta dal capoluogo campano, ma anche al suo essere nel cuore di un territorio vasto, ricco di eccellenze alimentari e che proprio nell’agroalimentare esprime da sempre un tessuto imprenditoriale di spicco.

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Nicola Mastromartino, presidente Gruppo VéGé

«Promuovendo la realizzazione dell’Italy Food World Summit, il Gruppo VéGé dà continuità a quella sua attitudine di fare servizio, impressa nel suo DNA, che la rende da sempre precursore nel mondo della distribuzione» afferma il presidente Nicola Mastromartino. «Inoltre, favorire l’affermarsi di una migliore conoscenza di processo sulle meccaniche che regolano la presenza dei prodotti italiani sui mercati internazionali farà da ulteriore stimolo a quell’ottimizzazione delle relazioni di filiera che rientra tra i temi della Responsabilità Sociale d’Impresa di Gruppo VéGé».

La Marca del distributore, un confronto per Regioni

La battuta d’arresto della crescita della Marca del distributore, certificata dall’ultimo Osservatorio sulla Mdd presentato a Bologna in occasione di Marca, non è stata però univoca per tutte le insegne e in tutte le Regioni, dove, peraltro, esistono grandi differenze di penetrazione, come ben rappresentato dalla tabella diffusa da Adm nell’occasione.

Mdd quota per Regioni

La differente quota di mercato della Mdd è anche frutto – ha ricordato Guiodo Cristini, Ordinario di Marketing all’Università di Parma e autore dell’Osservatorio – di differenze territoriali che attengono alle dinamiche competitive, al livello medio dei redditi e del potere d’acquisto dei consumatori e di una diversa categoria della Marca del distributore a livello di insegna e di categoria.

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