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Amazon bypassa la pesatura del prodotto e punta sugli standard

Le innovazioni più impattanti, molto spesso, hanno una veste molto modesta e inapparente. Così, accade che chi ci chiede quale sia quella più rilevante osservata recentemente nel settore grocery statunitense resti stupito nel sentirci dire: le Price Look Up (PLU) applicate, in modo sempre più sistematico, dalla distribuzione americana.

Dietro le etichette adesive incollate alla frutta e a molte verdure si cela, infatti, una lenta (ma non tanto), inesorabile pressione su quelle filiere per omologare quei prodotti sfusi e deperibili a quelli industriali confezionati. Attaccare un’etichetta ad una patata può sembrare un fatto piuttosto banale. Al contrario, la sua portata sarà devastante per molti comparti agricoli che oggi sono chiamati dall’apertura dei mercati internazionali a confrontarsi su un piano di efficienza oltremodo sfidante e selettivo.

Se i retailer classici sembrano ancora non fare un uso sistematico ed intensivo di questo metodo di riconoscimento della merce codificato da GS1 International, esiste un player: Amazon Fresh Pick-Up, che sta sperimentando un sistema di vendita online (stavolta è proprio il caso di dirlo!) davvero rivoluzionario. 

L’insignificante punto di vendita di Sodo, il quartiere di Seattle che lo ospita, ha un compito: condurre stress-test sull’efficienza logistica del sistema Amazon per rispondere, ora, in soli 15 minuti  e, in futuro, in 5, alle richieste di ortofrutta della clientela, via smart-phone. Sebbene si ignori cosa accada dietro il varco tra il punto di delivery e il retrostante magazzino, una cosa è deduttivamente chiara: non si configura, in alcun modo, la pesatura  del prodotto. Pertanto, ogni limone, ogni cipolla, ogni patata, devono essere unità merceologiche perfettamente identiche, seriali come dimensione e qualità.

Affinché tutto ciò accada occorre, dunque, che le filiere che portano il prodotto dal campo al magazzino siano attrezzate per calibrare e selezionare ogni pezzo destinato al cliente online di Amazon, il quale, assunto importantissimo, rinuncia ad affidarsi alla propria sensorialità, manifestando una cruciale, delicatissima fiducia nell’insegna. Eccoci, allora, al primo punto: se nel supermercato classico la responsabilità della scelta è in parte del cliente, nella vendita online la soddisfazione del cliente dipende totalmente dal venditore che esibisce ortofrutta in un “catalogo” digitale.

Amazon, pertanto, richiederà, mano a mano che il sistema verrà ampliato, il massimo rigore da parte dei suoi fornitori che (negli USA su scala crescente) saranno in dovere di mantenere una qualità il più possibile standardizzata, oltre ovviamente a selezionare come peso, morfologia ed estetica  di ciò che hanno coltivato.

Linee robotizzate e spettro-fotometria

Tutto questo è e sarà reso possibile dall’applicazione di tecnologie già disponibili anche in Italia. Oltre alle linee robotizzate che selezionano per peso, dimensione e colore i frutti e le verdure (non in foglie) l’uso della spettro-fotometria per la determinazione non-distruttiva degli usuali parametri di PH, Brix, maturazione e finanche dei contenuti fito-nutrizionali (decisamente più complessa!) permette di porre la qualità garantita entro bande più o meno ristrette. Ciò consentirà ad Amazon di attenuare l’enorme problema dei complaint su queste merceologie. Per inciso, Amagi assieme al Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali dell’Università degli Studi di Milano ha condotto una riuscita sperimentazione spettro-fotometrica guidata dall’ing. Riccardo Guidetti, su pomodori e carote, sperimentazione caduta, però, nell’assoluta indifferenza delle catene della distribuzione italiana.

Il progetto di Amazon avrà, quindi, come “conditio sine qua non” l’utilizzo delle PLU, apposte come richiesto, dai suoi fornitori. Va ricordato che, tra le altre informazioni, vi sono quelle importanti relative al metodo di coltivazione.  1) Se la PLU ha 4 cifre, ciò significa che il prodotto è stato coltivato convenzionalmente o “tradizionalmente” con l’uso di fitofarmaci; 2) Con 5 numeri che iniziano per “8”, significa che il frutto è OGM; 3) Se compare il “9”, il prodotto deriva da  coltivazione biologica.

Questi prerequisiti, aggiunti alle caratteristiche specifiche della partita messa in vendita, consentono oggi ad Amazon di raccontare una storia, sintetizzata nelle foto che seguono, ovvero la provenienza (enfatizzando l’eventuale Km-Zero), il tipo di coltivazione, eventualmente il cultivar e, progressivamente nel tempo,  ogni altro tipo di informazione utile a guidare il cliente: la stagionalità, l’ANDI Score, i gradi Brix, ecc.

 

 

 

 

Si noti, peraltro, un particolare del sito di Amazon: cioè, la cronologia degli acquisti pregressi, consentita ovviamente dalla vendita personalizzata implicita nell’online.

Quale potrà essere, allora, la potenza di questi dati ai fini della promozionalità one-to-one di questi prodotti deperibili? Basti pensare alle incentivazioni per gestire specifici canvass, in epoca di alta stagionalità, liquidando profittevolmente gli eventuali surplus di produzione. La dimensione di questo nuovo business è, in proiezione, davvero impressionante. Se si parte dal dato di circa 500 miliardi di dollari spesi annualmente per l’ortofrutta, da 126 milioni di famiglie americane, ogni quota di mercato conquistata con una vendita online ben strutturata risulta indubbiamente molto interessante. Difficile, però, che altre realtà riescano a recuperare il gap progressivo che l’ipermodernità informatica e logistica del gigante di Seattle sta ampliando di giorno in giorno!

di Amagi (Tirelli Associati)

Brand reputation: i tre principali fattori da non trascurare. Mai

Brand reputation? Il prodotto (o servizio) da solo non basta.

La reputazione di un marchio, al contrario, dipende da un mix di fattori: tre essenzialmente i principali: prodotto/ servizio, impatto sociale e comportamento dei vertici aziendali.

E- dettaglio ancora più importante- quando si parla di prodotto/servizio è sempre più importante curare la soddisfazione del cliente. Cosa ancora troppo spesso trascurata da molte aziende.

Ecco in sintesi quanto emerge dallo studio di Omnicom PR Group – società di consulenza strategica in comunicazione con circa 7.000 addetti nel mondo – che per la prima volta ha analizzato 9 settori chiave dell’economia italiana, con 81 brand ad essi associati, attraverso le lenti attente di oltre 1.000 consumatori “esperti

Vediamo allora nel dettaglio i tre fattori e le preferenze espresse dal campione.

 

Benefici per i clienti (Customer Benefits) 50%

● Offrire prodotti e servizi a maggior valore (trasparenza su produzione o erogazione servizio, origini materie prime, affidabilità, trattamento e protezione dei dati del consumatore, esternalità positive create) ● Maggiore attenzione per i clienti (Customer care) ● Innovazione di prodotti e servizi  

Impatto Sociale (Society Outcomes) 29%

● Prendersi cura dei dipendenti ● Contribuire alla comunità in cui si opera ● Rispetto dell’ambiente

 Comportamenti Aziendali (Management Behaviours) 21%

● Fare la cosa giusta (impegno a supportare cambiamenti su etica e trasparenza) ● Performance finanziarie e operative più solide e coerenti ● Comunicare in modo più frequente e credibile

l customer care la sfida del futuro

Come anticipato, il customer care è oggi visto come il fattore prioritario per la reputazione nell’industria retail, ma anche come l’ambito in cui vengono attualmente disattese le aspettative dei segmenti avanzati di consumatori multicanale (-9%). La customizzazione dei servizi post-vendita, elemento fondamentale e decisivo di soddisfazione nella customer experience, diventa quindi l’obiettivo da raggiungere e rappresenta un importante ambito di sviluppo e di crescita per il settore.

L’offerta di prodotti e servizi a maggior valore è la seconda priorità. Bisogni e desideri, materiali e immateriali, dei consumatori esperti, mutano al cambiare degli stili di vita e il retail, per poter colmare il gap di soddisfazione attuale (-2,8%), deve incrementare il passo e la velocità di adattamento al cambiamento sociale e al relativo valore simbolico dei beni e servizi di consumo.  

Rispetto alle tematiche legate all’ambiente, terzo elemento in ordine di priorità, dove le esperienze sono solo leggermente al di sotto delle aspettative (-0,6%), la vera sfida per il retail è quella di non perdere il terreno acquisito e di rispondere in modo sempre più efficace e all’avanguardia alle esigenze del consumatore.

Esperienze al di sopra delle aspettative sono registrate invece su innovazione (+0,4%), performance finanziarie e operative stabili (+4,9%), attenzione nei confronti dei dipendenti (+3,5%) e impatto sociale (+2,0%). Questo accade perché, se da una parte il retail è tra i settori che più sta innovando grazie alla digital transformation – combinando i vantaggi dello smart shopping (online) con l’attrazione emozionale degli spazi fisici – dall’altra ha capito molto bene che il capitale umano rappresenta la vera differenza nel servizio e che, chi sta sul mercato, non ha più l’opzione di scegliere se essere anche un player sociale che redistribuisce valore nelle vite di chi lo aiuta a crearlo: i consumatori.

“Il progresso del retail passa attraverso l’esperienza customizzata, la conoscenza e il servizio a valore aggiunto verso il consumatore, l’integrazione tra digitale e fisico e il capitale umano. Solo grazie al bilanciamento perfetto tra questi elementi, nel prossimo futuro, riusciremo a vedere sempre più brand vincenti e clienti soddisfatti”, commenta Laura Meroni, Senior Vice President di Omnicom PR Group Italia.

Performance settore per settore

In questo momento i settori che registrano il miglior rapporto tra aspettative vs. esperienze risultano essere Automotive, Fashion e Technology mentre Energy & Utilities e Farmaceutico quelli con più aree di miglioramento specialmente in considerazione della grande percentuale degli intervistati che non sa decifrare in che direzione si siano mossi questi comparti negli ultimi 6-12 mesi (verso quindi un’offerta migliore o peggiore).

Le fonti di informazione

A chi crediamo di più quando stiamo ricercando informazioni su un brand o un’azienda? In Italia il quadro è molto netto e per certi versi molto diverso dallo scenario internazionale analizzato sempre dallo studio Authenticity Gap. I consumatori si fidano più di un dipendente dell’azienda che del CEO quando si tratta di distinguere tra dichiarazioni ufficiali e fatti concreti. La seconda fonte più autorevole, è la cara e «vecchia» carta stampata, seguita da TV e amici e parenti.

 

Metodologia

I 9 settori analizzati dallo studio Authenticity Gap novembre 2018 sono: Automotive, Fashion, Energy & Utilities, Consumer Retail, Technology – Enterprise Services, Food, Farmaceutico, Design, Insurance & Banking.

Axepta lancia i pagamenti con la piattaforma WeChat Pay, su tecnologia SIA

Stefano Calderano

Pagare con i social come in Cina? Anche in Italia si può. Grazie ad Axepta – società del Gruppo BNL dedicata ai pagamenti – che è stata  il primo acquirer italiano a lanciare  sul mercato, l’innovativa soluzione di pagamento WeChat Pay grazie alla piattaforma tecnologica sviluppata da SIA.

«Il nostro obiettivo – dice Stefano Calderano, Amministratore Delegato di Axepta – è introdurre servizi sempre nuovi per permettere agli esercenti di espandere il proprio business offrendo ai clienti la migliore esperienza di pagamento possibile. Grazie al servizio WeChat Pay, i visitatori cinesi potranno effettuare acquisti nel nostro Paese scegliendo di pagare con il loro wallet preferito, semplicemente inquadrando un QR code con il proprio smartphone».
I terminali disponibili per l’accettazione di WeChat Pay saranno sia i POS tradizionali che i nuovi POS basati su tecnologia Android, che Axepta ha lanciato sul mercato la scorsa primavera.
WeChat nasce come app di instant messaging per chattare e condividere foto e video; ad oggi è l’app di messaggistica più utilizzata in Cina. La modalità di utilizzo è semplice e funziona sia su dispositivi Android che su iOS e Windows Phone.
In Cina, WeChat è anche utilizzato per fare shopping online e nei negozi. Le recenti innovazioni sul prodotto hanno reso disponibile agli utilizzatori una nuova funzionalità che permette il trasferimento di denaro tra privati e il pagamento di beni o servizi presso i negozi convenzionati.
WeChat è una grande community che collega gli esercenti ai consumatori e offre loro, attraverso campagne di marketing mirate, l’opportunità di farsi conoscere.
Secondo la China Tourism Academy, il turismo cinese in Europa è destinato a crescere ulteriormente arrivando a circa 20 milioni di visitatori cinesi l’anno. Considerando che la seconda meta preferita dai cinesi è proprio l’Italia, sarà fondamentale riuscire a cogliere questa opportunità di business nel nostro Paese.

Fratelli Polli acquisisce il ramo d’azienda di Valbona

Fratelli Polli S.p.A., società leader in Italia nel settore delle conserve, ha acquisito da Europa Investimenti, operatore specializzato nel mercato distressed italiano, il 100% di una Newco nella quale è stato conferito il ramo d’azienda operativo e commerciale di Valbona, azienda di Lozzo Atestino (PD).  Valbona ha registrato a fine 2018 un fatturato di 30 milioni di Euro e conta 91 dipendenti. Questa acquisizione consente a Polli di passare dagli 80 milioni di Euro di fatturato del 2018 a 110 milioni nel 2019, con una previsione di 130 milioni nel 2021.

L’operazione ha l’obiettivo di accrescere la capacità produttiva di Polli dando avvio al piano triennale 2019-21 che prevede un aumento del fatturato del 63% e dei volumi del 57%. Con l’ingresso nella Newco, Fratelli Polli rileva in particolare l’immobile dello stabilimento produttivo, gli impianti, i macchinari, il magazzino materie prime e prodotti finiti, i contratti commerciali e tutti i 91 dipendenti di Valbona. Al termine del processo i dipendenti del Gruppo saranno complessivamente quasi 300.

Consulenti di Fratelli Polli in questa operazione sono stati : Oaklins-Arietti in qualità di advisor M&A, Evershed Sutherlands e Studio LCA per la consulenza legale, Ethica Debt Advisory per la consulenza finanziaria.

“Con questa operazione– dichiara Manuela Polli – puntiamo a una leadership nel settore delle conserve vegetali attestandoci tra le prime aziende in Italia per fatturato e dipendenti, con un incremento a doppia cifra della capacità produttiva, in particolare quella destinata all’export. L’avvio di un percorso di internazionalizzazione con la costituzione di filiali commerciali in UK, Germania e Francia, e l’apertura di nuovi canali distributivi, insieme a una politica di crescita per linee interne ed esterne, fanno parte del nostro nuovo e ambizioso piano di sviluppo per prossimi anni. In questa fase – conclude Polli – l’azienda sta affrontando un significativo cambio di pelle anche con il recentissimo ingresso del nuovo CEO Marco Fraccaroli”.

Fraccaroli, che vanta una comprovata esperienza nel settore alimentare e una conoscenza approfondita dei mercati internazionali è stato Chairman di Granarolo International e ha diretto all’estero alcune delle principali aziende del gruppo. Ha iniziato la sua carriera in società di consulenza di direzione e organizzazione aziendale, prima di entrare come manager in Pastificio Rana, dove ha avviato la sua esperienza nel settore food. 

 

 

Made in Italy: arriva l’app di Realia per guidare i consumatori

Made in Italy oppure Italian sounding? Questo è (troppo spesso) il dilemma.

Ergo diviene dempre più importante tutelare e promuovere i prodotti italiani. E la realtà aumentata può essere d’aiuto. Come nel caso di Realia, il servizio per le aziende italiane del settore agroalimentare e dei beni di consumo che permette ai consumatori di riconoscere l’autenticità dei prodotti rispetto alle imitazioni, contrastando così il fenomeno dell’italian sounding.

Con l’ausilio dell’app gratuita “Realia | Made in Italy Experience” i consumatori di tutto il mondo potranno individuare i prodotti Made in Italy pubblicati sulla piattaforma dalle aziende italiane. Gli articoli vengono riconosciuti sulla base di elementi come la confezione, il packaging, l’etichetta o tramite codici a barre o QRcode.

Nei negozi e supermercati è sufficiente, tramite l’app, inquadrare le confezioni sugli scaffali per vedere contenuti dinamici e video che certificano l’origine Made in Italy del bene e ne illustrano le peculiarità anche con vere e proprie animazioni in 3D. La particolarità dell’app consiste nella capacità di riconoscere e “animare” anche più prodotti simultaneamente su una stessa area espositiva per agevolare il consumatore nella scelta di prodotti Made in Italy autentici.

Il progetto Realia è stato avviato alla fine del 2018 e vi hanno aderito già oltre 50 aziende e diversi consorzi di tutela convenzionati, sul territorio nazionale. Inoltre il programma tributo “Realia Selection”, una selezione di prodotti che meglio rappresentano il Made in Italy a livello internazionale, conta già oltre 1.000 prodotti pubblicati che si trovano nella grande distribuzione organizzata italiana, prevalentemente nei supermercati Esselunga.

Per le aziende, che hanno la possibilità di aderire al sistema Realia senza dover modificare il loro packaging, l’opportunità è comunicare e difendere l’autenticità del proprio brand e della propria produzione contrastando concretamente la concorrenza sleale delle aziende straniere che producono imitazioni. Ma non solo: Realia consente di comunicare attivamente e in modo innovativo con il consumatore proprio mentre sta scegliendo quale prodotto acquistare e, attraverso la “Made in Italy Experience” in realtà aumentata, lo si guida verso la scelta di prodotti italiani.

Pubblicare i prodotti su Realia è semplice: con le proprie credenziali l’azienda accede ad un portale web intuitivo e crea la pagina di prodotto personalizzando le informazioni che saranno visibili poi dal consumatore. I piani partono da circa 1€ al mese per ogni prodotto tutelato. 

Realia è attualmente utilizzata da oltre 100 mila consumatori esteri in Europa e USA e da oltre 1 milione di utenti in Cina. L’obiettivo più ambizioso ora è conquistare la fiducia delle oltre 120 mila imprese italiane che esportano prodotti finiti nei settori agroalimentare e beni di consumo.

L’App è gratuita ed è distribuita in tutto il mondo, disponibile anche su Google Play Store e App Store.

Elena Mirò inaugura due nuove boutique a San Pietroburgo

Elena Mirò conquista San Pietroburgo e inaugura in città due nuove boutique, rispettivamente nel Grand Palace, il primario centro commerciale situato a pochi minuti dalle principali attrazioni cittadine, e lungo il Bolshoy Prospect, la caratteristica e frequentata strada che attraversa il quartiere Petrogradskij.

I due negozi saranno ispirati al nuovo store concept del brand di Piazza della Scala in Milano, espressione di italianità e caratterizzato da un design elegante e ricercato, realizzato utilizzando materiali premium e cromatismi caldi e luminosi che favoriscono la sensazione di comfort ed inclusività. Il design propone dettagli ispirati alla figura architettonica dell’arco, come archetipo della cultura artistica italiana, che torna in espliciti riferimenti al design dei maestri architetti del dopoguerra.

Gli opening fanno seguito alle recenti inaugurazioni dei punti vendita Elena Mirò di Mosca e consolidano la partnership siglata dal brand con Jamilco, distributore dall’ampio know-how e conoscenza approfondita del mercato, per il potenziamento della propria politica di espansione nel Paese.

“L’apertura delle due boutique di San Pietroburgo riveste un’importanza strategica per Elena Mirò e costituisce un nuovo prezioso passo nel piano di sviluppo internazionale del brand, che lo vedrà rafforzarsi, grazie alla collaborazione con Jamilco, in Russia, Kazakistan, Bielorussia e Armenia”, commenta Martino Boselli, Brand Director di Elena Mirò.

Jamilco è una delle aziende leader nella distribuzione di abbigliamento e accessori di moda ed è Master Franchise Operator in tutti i canali di attività: Retail, Wholesale & Distribution, E-Com. Jamilco opera da 25 anni sul mercato e ha lanciato e gestito con successo numerosi marchi internazionali del fashion.

“Siamo onorati ed entusiasti di collaborare con Elena Mirò. Le aperture di Mosca e di San Pietroburgo segnano l’ingresso di Jamilco nel segmento della moda curvy, che ancora non era presente nel nostro portfolio. Vediamo un buon potenziale di crescita per Elena Mirò nel mercato russo e siamo fiduciosi di poterlo sviluppare con successo”, commenta Kira Balashova, Direttore Generale di Jamilco.

La collaborazione tra Jamilco ed Elena Mirò, avviata nel mese di ottobre, ha già portato all’apertura di 4 negozi in Russia (2 a Mosca e 2 a San Pietroburgo). Entro fine 2019 il numero arriverà a un totale di 8 negozi: altri 2 verranno inaugurati a Mosca, 1 a Rostov sul Don e 1 a Ekaterinburg.

Sperlari riporta on air le Galatine

Sperlari, da 183 anni l’eccellenza e l’unicità della migliore tradizione dolciaria italiana, riporta in tv le Galatine, le iconiche tavolette al latte che dal 1956 conquistano bambini e adulti.

Un gruppo di simpatici bambini con tante Galatine attaccate sul viso saranno i protagonisti di un’emozionante storia, firmata da Leo Burnett, in onda da domenica 10 marzo per quattro settimane.

Sul finale il segreto è svelato: ogni Galatina, un bacio della mamma. Ogni bacio, una manifestazione d’amore, trasmessa attraverso l’alimento che più di tutti rappresenta questa relazione: il latte.

“Le Galatine hanno accompagnato golosamente l’infanzia di quelle mamme e papà che oggi le acquistano per i loro figli ha dichiarato Piergiorgio Burei, CEO di Sperlari –  per questo motivo sono un prodotto unico nel mondo dei dolciumi, in grado di unire le generazioni”.

 Lo spot, firmato da Leo Burnett, è stato pianificato da Wavemaker e andrà in onda sui circuiti Publitalia, reti digitali Publitalia, Sky, PRS, VIACOM, DISCOVERY.

Silent selling: la svolta. L’intelligenza artificiale entra nello store

Torniamo a parlare di Amazon e di quella che sembra essere un’innovazione davvero radicale per la Distribuzione Moderna (e senza esagerare) a livello planetario: cioè Amazon GO.

A suo tempo, siamo stati probabilmente tra i primi italiani, in viaggio con il Retail Institute Italy, che hanno potuto sperimentare il nuovo cashierless store, inaugurato il 23 ottobre 2018, al numero 300 di California St., a San Francisco, il quale (dopo il primo Go sperimentale di Seattle) prelude a quelli annunciati di Chicago e New

York City, nonché agli altri 3.000 previsti per il 2021.

Tre sono le considerazioni principali relative a questo prototipo che segna una svolta nella tecnica del cosiddetto “silent selling”.

Cassieri e cassiere sono infatti stati sostituiti da applicazioni di intelligenza artificiale, o meglio di “learning machine”. Prima considerazione: come è riuscita Amazon a realizzare un punto di vendita in cui il cliente è libero di manipolare tutti i prodotti esposti, di qualunque natura, ovvero prenderli, guardarli, eventualmente riporli nello scaffale, oppure nella propria borsa e poi uscire senza alcun controllo e nessun obbligo di pagamento alla cassa? La risposta è data dalla rete interconnessa di videocamere di nuovissima concezione, le quali, assistite da uno specifico software algoritmico, colgono:

  1. a) l’informazione visiva di ogni cliente e di ogni prodotto;
  2. b) la codificano;
  3. c) la condividono per seguire ogni movimento dei due soggetti;
  1. d) la trasferiscono infine alle videocamere che controllano l’uscita;
  1. f) queste ne trasmettono il dato delle avvenute transazioniad un altro centro di controllo.

Quest’ultimo provvede a inviare la notifica della spesa allo smartphone del cliente, identificato da uno scanner all’entrata.

In questo modo, la tecnica adottata riesce a cogliere 4 obiettivi:

1) ridurre le differenze inventariali (dovute in parte al comportamento potenzialmente scorretto del personale);

2) eliminare i costi degli addetti alle casse;

3) ridurre notevolmente i “miliardi di ore umane” trascorse in coda davanti ai cash-counter;

4) raccogliere preziose informazioni sul cliente e sulle sue abitudini di spesa in termini molto più chiari e dettagliati delle abituali loyalty card (spesso familiari e non individuali).

Interazione e straniamento psicologico

Il secondo, grande vantaggio è di emendare il “silent selling” dalla sua tipica freddezza. Infatti, la connessione tra lo store e il cliente attraverso lo smartphone implica nuove forme di interattività, che possono essere sviluppate prima, durante e dopo l’atto d’acquisto.

Il tracciato delle spese su Amazon Online, Amazon Fresh e Amazon Go è una prima informazione oggettiva che può essere arricchita da altre fonti, attraverso metodi di indagine finalizzati a profilare il possessore di smartphone. Altrettanto ovvio può essere l’utilizzo a scopo promozionale di questo contatto pressoché perenne e ubiquo grazie alla combinazione delle varie tecnologie. La terza rilevante opportunità consiste nel mutamento delle reazioni psicologiche all’interno del nuovo ambiente. La prima strana sensazione che il cliente prova è relativa all’apparente totale mancanza di controlli. Il fatto di poter uscire “senza dover pagare”, dopo aver prelevato vari prodotti dallo scaffale, ma soprattutto di poter rientrare con gli stessi prodotti e acquistarne altri e uscire di nuovo e liberamente crea un particolare stato di disagio. Tuttavia le volte successive in cui si realizza una simile esperienza di acquisto, da essa scaturisce una certa euforia consumistica.

Questa eccitazione pare si traduca, a conti fatti, in una maggior propensione alla spesa, divenendo il tutto prevalentemente una serie di acquisti d’impulso. Anche la dilazione dell’addebito sul conto corrente, che viene comunicato almeno una decina di minuti dopo, produce effetti diversi rispetto alle pratiche abituali.

Per quanto sorprendente, la tecnologia messa a punto non è altro che un preludio a ciò che si prospetta in un futuro anche a medio termine, diciamo a 5 anni. In sintesi il sistema informatico di Amazon Go è un mix di statistica computazionale, riconoscimento di pattern, reti neurali, filtraggi adattivi, algoritmi genetici, image recognition, data mining, ecc., tutte tecniche queste padroneggiate da centinaia di laureati con Phd in Matematica, Fisica ed Ingegneria che Amazon assume a ritmo accelerato e concentra nel suo headquarters di Seattle. È tuttavia interessante sottolineare, in conclusione, che l’azienda di Jeff Bezos non è l’unica proprietaria di un simile know-how, in quanto il global technological epicenter di San Francisco e della Silicon Valley produce senza sosta start-up impegnate in una reciproca e agguerrita concorrenza. Mentre Amazon può essere considerato il concorrente di tutti, la dimensione prospettica del business, rivolto al retail tradizionale con tutte le sue categorie, è enorme, in quanto tutto questo universo può essere impattato radicalmente da queste innovazioni.

di Amagi (Tirelli Associati)

Cybercrime: per le aziende i costi potrebbero essere stellari. Fino a 5.200 mld di dollari

Ben 5.200 miliardi di dollari: a tanto ammonta la stima di costi addizionali e di  mancati ricavi per le aziende vittime dei cyber-attacchi. Ecco quanto emerge da un nuovo studio condotto da Accenture.

Basato su un’indagine che ha coinvolto oltre 1.700 CEO e top manager di aziende in diversi paesi, il report intitolato Securing the Digital Economy: Reinventing the Internet for Trust esplora la complessità delle sfide legate a Internet che le aziende si trovano ad affrontare e delinea le azioni inderogabili per il ruolo in continua evoluzione dei CEO in ambito di tecnologia, business architecture e governance.

Secondo tale studio, il cybercrime con un’ampia gamma di attività fraudolente e dannose, pone sfide significative in quanto può compromettere le attività aziendali, la crescita e l’innovazione del business, nonché l’introduzione di nuovi prodotti e servizi, con un costo per le aziende di migliaia di miliardi di dollari. Il settore high-tech, con oltre 753 miliardi di dollari di costi emergenti, corre i rischi maggiori, seguito da life science e automotive, la cui esposizione ammonta rispettivamente a 642 e 505 miliardi di dollari.

“Il livello di sicurezza di Internet è inferiore rispetto al livello di sofisticazione raggiunto dalla criminalità informatica e questo sta portando ad un’erosione della fiducia nell’economia digitale” ha dichiarato Paolo Dal Cin, Security Lead di Accenture Italia. “Il rafforzamento della sicurezza su Internet richiede una leadership incisiva – e a volte non convenzionale – da parte dei CEO, non solo dei CISO (Chief Information Security Officer). Un primo passo da compiere per le aziende che vogliono diventare cyber-resilienti è quello di portare le competenze dei CISO nel consiglio di amministrazione, garantendo così che la sicurezza sia integrata sin dalla fase iniziale di qualunque iniziativa e tutti dirigenti aziendali si assumano la responsabilità della sicurezza e della riservatezza dei dati.”

Le principali evidenze dell’indagine

Quattro intervistati su cinque (79%) ritengono che il progresso dell’economia digitale sarà seriamente compromesso se non ci sarà un sostanziale miglioramento della sicurezza su Internet, mentre oltre la metà (59%) ritiene che Internet sia sempre più instabile sotto il profilo della cyber-sicurezza e non sa come reagire.

Al contempo, tre quarti degli intervistati (75%) ritengono che sia necessario uno sforzo congiunto per far fronte alle sfide in materia di cyber security, in quanto nessuna organizzazione è in grado di risolvere il problema da sola. Più della metà dei dirigenti (56%) si definisce sempre più preoccupata della sicurezza su Internet e vedrebbe con favore l’entrata in vigore di norme di business più rigorose introdotte da istituzioni o autorità governative.

“La rete Internet non è stata pensata e costruita considerando il livello di complessità e di connettività attuali. Ecco perché può bastare una singola vulnerabilità, all’interno o all’esterno delle mura aziendali, per subire un cyber-attacco dagli effetti devastanti”, ha dichiarato Dal Cin. “Nessuna organizzazione può affrontare da sola le sfide poste dalle minacce cyber; è un obiettivo globale che richiede una risposta globale e per il quale la collaborazione è la chiave. Per dare forma a un futuro che cresca su un’economia digitale forte e che funzioni in un clima di fiducia, il top management deve guardare oltre i confini della propria organizzazione, collaborare con un ecosistema di partner e proteggere la loro catena del valore nella sua interezza, considerando fornitori, clienti e ogni altra terza parte”.

La rapida ascesa delle nuove tecnologie sta creando nuove sfide, come testimoniato da quattro intervistati su cinque (79%), che ammettono di adottare tecnologie emergenti più rapidamente rispetto alla velocità con cui affrontano i relativi problemi di cyber security. Inoltre, i tre quarti di essi (76%) evidenziano che gli aspetti di sicurezza informatica sono sfuggiti al controllo a causa di nuove tecnologie come l’Internet of Things (IoT) e l’Industrial Internet of Things (IIoT). La maggioranza (80%) ha inoltre dichiarato che è sempre più difficile proteggere la propria organizzazione dalle vulnerabilità delle parti terze, il che non sorprende, data la complessità e la vastità attuale degli ecosistemi su Internet.

Un altro tema di interesse per molti dirigenti è la protezione dei dati dei clienti. Sulla scia dei timori legati alla sicurezza, il 76% degli intervistati ritiene che i consumatori non possano confidare nella sicurezza della propria identità digitale dal momento in cui molti dei loro dati personali sono già disponibili senza nessuna restrizione.

Come difendersi in tre mosse

 Lo studio suggerisce ai CEO e agli altri dirigenti di alto livello tre azioni da intraprendere per migliorare la sicurezza digitale del loro business:

  1. Governance: unire le forze con altre aziende partner e attivare una gestione a livello globale – Incrementare gli sforzi per collaborare con dirigenti di altre aziende, responsabili di governo e autorità di regolamentazione per definire come prevenire al meglio nuovi cyber-attacchi.

 

  1. Business Architecture: connettere e proteggere le aziende tramite un modello basato sulla fiducia digitale – Indirizzare al meglio le basi della cyber-security. Proteggere tutte le attività di business lungo l’intero ecosistema di partner e fornitori.
  2. Tecnologia: far progredire le attività di business e migliorare la sicurezza – Adottare nuove tecnologie, gestire al meglio la sicurezza dell’IoT e prepararsi per le sfide legate al quantum computing. Assicurarsi che la sicurezza dei software e le funzioni di aggiornamento siano integrate nei dispositivi mobili e IoT sin dalla loro progettazione.

 

Metodologia

Tra ottobre e novembre 2018, Accenture Research ha intervistato 1.711 dirigenti di alto livello appartenenti a società che vantano ricavi annuali non inferiori a 1 miliardo di dollari con sede in 13 paesi: Australia, Brasile, Canada, Cina, Francia, Germania, India, Italia, Giappone, Spagna, Svizzera, Regno Unito e Stati Uniti. Le interviste in profondità hanno coinvolto le seguenti figure aziendali: CEO (61%), COO (20%), CIO (9%) e CSO (9%).

Il costo medio del crimine informatico è stato calcolato come percentuale delle entrate per ogni settore, compreso il costo sostenuto per affrontare un attacco informatico di larga scala considerando l’analisi di 460 incidenti informatici. Il costo della criminalità informatica comprende sia i costi organizzativi sostenuti nel rispondere agli incidenti del crimine informatico sia le perdite di entrate. I dati di ogni settore sono stati poi rapportati alle entrate globali per generare un modello di rischio con una prospettiva di 5 anni. 

Il retail nel 2019: le 5 previsioni di Software AG

Quale sarà l’andamento del retail nell’anno appena iniziato? Oliver Guy, Global Industry Director for Retail di Software AG , è convinto che i livelli di successo saranno detreminati dalla capacità di rispondere alle aspettative dei consumatori. Prevedere in modo tempestivo le scelte dei clienti guiderà la crescita. Al contrario, senza un impegno assoluto per la trasformazione digitale, le aziende del Retail rischiano di perdere terreno.

Partendo da questi assunti, ecco i 5 trend individuati.

  1. Retail Therapy: “Come ti fa sentire?”

Un numero maggiore di aziende del settore sfrutterà la differenziazione emotiva, mirando ai sentimenti dei potenziali clienti, creando una connessione emotiva con il marchio. Parte di questo trend sarà legato alla personalizzazione; inoltre, gli operatori del settore aggiungeranno iper-personalizzazione (contesto, tempo reale) sia del prodotto che dell’esperienza. L’intelligenza artificiale può essere d’aiuto in tal senso, ma se basata su dati di qualità, quindi un grande limite sarà dato dalla disponibilità e dalla raccolta dei dati.

  1. Nota per le tartarughe: questa volta vince la lepre

La vendita al dettaglio corre sempre più veloce: i clienti richiedono le cose più velocemente e l’asticella continua ad alzarsi. Questo impatta le internal operation – l’essere in grado di rispondere in tempo utile. Oltre a investire nell’automazione dei processi con l’RPA (Robotic Process Automation), come passo verso l’automazione completa dei processi aziendali, i retailer considereranno la real-time analytics per rispondere a ciò che accade con i clienti nelle loro catene di approvvigionamento e nei loro negozi. Impareranno come rendere operative le tecnologie di AI e di machine learning al fine di fornire valore reale.

  1. L’IoT è un’autostrada verso il pericolo?

L’Internet of Things potrebbe essere la strada verso un futuro di successo per le aziende Retail, ma molti la considerano piena di rischi. Le preoccupazioni in merito a sicurezza, complessità e connessione all’ecosistema IT esistente ne limiteranno l’adozione per un certo periodo. I retailer intelligenti guarderanno a ciò che viene fatto in altri settori e cercheranno di utilizzare l’infrastruttura con alti livelli di sicurezza, scegliendo fornitori con comprovata esperienza.

  1. Nessun uomo è un’isola e basta a se stesso

Gli ecosistemi diventeranno più complessi. Un modo per aumentare il fatturato e differenziare è sfruttare le partnership. Esempi includono il rapporto di Amazon con Morrisons nel Regno Unito, dove i negozi sono centri di distribuzione locali. Kroger e Sobeys hanno esternalizzato le vendite di generi alimentari online a Ocado, mentre Ahold ha collaborato con il fornitore di kit per cucinare Blue Apron. Questi tipi di ecosistemi cresceranno e diventeranno più complessi, il che significa che la gestione delle API diventerà molto più critica.

  1. Separazione cosciente

I vincitori comprenderanno che per innovare hanno bisogno di separare i sistemi di back-office dai punti di contatto con il cliente. Noto anche come commercio headless, questo offre la flessibilità necessaria per ottimizzare e migliorare continuamente il percorso del cliente al front end, senza dover cambiare costantemente il back-office. Questo approccio è stato evidenziato nella Retail Software Adoption Survey di Software AG del 2018, in cui i leader digitali utilizzano “piattaforme di integrazione di terze parti per isolare le piattaforme digitali dai cambiamenti, aumentare l’estensibilità e ottenere velocità di implementazione”.

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