
Domani in tutta Italia i lavoratori del commercio delle aziende aderenti a Fededistribuzione, Confesercenti e Distribuzione Cooperativa incrocerranno le braccia per chiedere il rinnovo del contratto scaduto da 22 mesi. Da parte dei sindacati si attende grande partecipazione, anche a giudicare dall’intensa attività su twitter con l’hashtag #Fuoritutti.
«La stagione dei rinnovi dei contratti – ha affermato Maria Grazia Gabrielli segretaria generale della Filcams Cgil – sta vivendo profondi attacchi e dilazionare molto i tempi forse porta con se l’idea che dei contratti nazionali stessi si possa anche fare a meno. Noi, restiamo convinti della centralità del contratto nazionale che va difeso e rafforzato in settori dove, la contrattazione di secondo livello aziendale e territoriale non c’è per una vasta platea di lavoratori e quella esistente ha subito in questi anni una rimessa in discussione che ci ha visto impegnati in confronti e scontri difficili nelle aziende». La stessa Filcams-Cgil in una nota sottolinea che “nelle trattative è risultato centrale la posizione espresse da tutte le controparti di un contratto nazionale non più rispondente ai cambiamenti intervenuti e che per questo necessita di una revisione straordinaria con la priorità di diventare strumento di recupero di produttività. La traduzione di questa impostazione si concretizza in realtà in un insieme di interventi volti ad abbattere e rendere più leggero il costo del lavoro. Ma in contratti nazionali più deboli, meno inclusivi e autofinanziati dagli stessi lavoratori non ravvisiamo nulla di moderno, di innovativo e di sostenibile”.
Fededistribuzione risponde di voler riconoscere aumenti contrattuali nel triennio 2016 – 2018 che garantiscano il potere d’acquisto dei lavoratori; quindi nessuna riduzione dei salari. TuttaviaL’associazione dei distributori fa notare che i sindacati hanno sempre rifiutato tutte le proposte: dagli interventi di flessibilitù e produttività con soluzioni sostenibili da individuare congiuntamente, “come ad esempio un utilizzo più efficace dei contratti a tempo determinato, soprattutto in località turistiche”, all’introduzione di nuovi e più efficienti strumenti per dare sostegno al reddito e migliorare la tutela della salute dei lavoratori.
” I sindacati hanno rifiutato queste proposte, ponendo come condizione preliminare l’applicazione del contratto stipulato con Confcommercio”, afferma Federdistribuzione, che conclude la sua nota così: “Federdistribuzione non può accettare passivamente l’applicazione di un altro contratto collettivo, come quello di Confcommercio, che ha ingiustificatamente riconosciuto aumenti retributivi superiori all’inflazione: ciò significherebbe mettere a grave rischio l’occupazione e lo sviluppo in molte grandi aziende, in un settore che rispetto al commercio tradizionale investe molto di più in formazione, sicurezza, sviluppo delle carriere, occupazione di qualità (91% di contratti a tempo indeterminato) contrattazione integrativa e welfare aziendale”.
Dal canto suo Ancc-Coop conferma di voler rinnovare il CCNL, a condizione che vengano salvaguardate le esigenze di competitività che ha posto nel negoziato. Nello specifico ANCC si è proposta alcuni obiettivi principali: la difesa del potere di acquisto dei soci e consumatori, la salvaguardia dell’occupazione e la distintività cooperativa.
“Per poter far questo – scrive in una nota l’Ancc – è indispensabile che Coop possa competere nel mercato con gli stessi costi contrattuali, derivanti dal contratto nazionale di lavoro, che le OO.SS. del Commercio hanno già convenuto, o che converranno in futuro, con le nostre imprese concorrenti del settore.
Esiste infatti un’ importante divario di costi, maggiori oneri a carico di Coop che si sono costituiti nel tempo in una situazione economica del tutto diversa e che, nella situazione attuale di difficoltà dei consumi – ove nel mercato operano concorrenti che applicano contratti di lavoro meno costosi dei nostri, o in alcuni casi non li applicano e al tempo stesso sono privi di contrattazione integrativa aziendale – non è più possibile mantenere. Coop si prefigge di raggiungere il recupero dei costi nel contratto nazionale di lavoro, mantenendo però alcuni maggiori costi sociali a proprio carico (es. sul tema della malattia, con tutele che nessun concorrente applica, sull’agibilità sindacale e sulla diffusione massima della contrattazione integrativa aziendale) e senza modificare i livelli retributivi già acquisiti dal personale oggi presente”.
Se le trattative non dovessero fare passi avanti, dopo quello di domani è già anunciato un nuovo sciopero il 19 dicembre, a una settimana da Natale.