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Amazon si accorda con i sindacati per i turni nel centro logistico di Castel San Giovanni

Il centro di distribuzione Amazon di Castel San Giovanni (PC).

Un accordo “storico”, il primo tra Amazon e i lavoratori rappresentati dalle organizzazioni sindacali di categoria, Filcams-Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs Uil e Ugl Terziario, è stato firmato a Piacenza (nel sito di Castel San Giovanni). “Storico” secondo i sindacati anche per le novità introdotte in tema di organizzazione del lavoro e riconoscimenti economici integrativi del contratto collettivo di lavoro.
L’accordo è stato siglato il 22 maggio su mandato dei lavoratori che hanno votato al referendum indetto dai sindacati a margine di cinque assemblee. Al voto ha partecipato circa un terzo degli aventi diritto; favorevoli all’accordo poco meno del 70% dei votanti.
“Siamo soddisfatti di un risultato al momento unico in Europa – sottolinea Massimo Mensi, che per Filcams Cgil Nazionale segue le vertenze Amazon –, che speriamo possa spianare la strada nell’apertura di tanti altri tavoli di confronto in tutti i Paesi dove Amazon ha una propria sede”.

Principio ispiratore dell’accordo è l’equità, con una redistribuzione dei carichi di lavoro che elimina l’obbligo per alcuni lavoratori del lavoro notturno o pomeridiano, con una riorganizzazione più equa tra tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori dei turni di copertura lavorativa nei weekend.

 

Turno notturno volontario

L’accordo avrà durata annuale, a decorrere dal prossimo 17 giugno, e fissa un primo paletto a quattro mesi dall’introduzione, per una attenta verifica dei risultati ottenuti.
“L’accordo prevede che il lavoro notturno sia inizialmente effettuato solo da dipendenti volontari, contemplando tra l’altro, una maggiorazione del 25% del compenso previsto dal contratto di lavoro – spiega ancora Mensi – ricorrendo ad una turnazione complessiva tra tutti i lavoratori solo nel caso non ci fossero le coperture richieste”.
Nella ripartizione del servizio nei weekend, inoltre, la turnazione sarà scandita sulla base delle otto settimane, con quattro fine settimana liberi consecutivi e turni alternati tra sabati e domeniche lavorative.

“Siamo di fronte ad un accordo importantissimo – ha detto Maria Grazia Gabrielli, segretaria generale Filcams Cgil Nazionale – anche alla luce degli scioperi e delle proteste dello scorso novembre, quando in occasione del Black Friday molti dipendenti hanno incrociato le braccia proprio per chiedere condizioni di lavoro meno pesanti e impattanti con la vita privata e famigliare. Un accordo che può ora aprire la strada verso nuove relazioni aziendali e affrontare temi rilevanti come quello della salute e della sicurezza dei luoghi di lavoro”.

Esselunga, accordo sulle domeniche lavorative con maggiorazioni del 35-40%

È stato firmato un importante accordo tra Esselunga e le rappresentanze sindacali: oggetto, spinosissimo, quello delle domeniche lavorative.

L’intesa, firmata il 10 maggio tra l’insegna di Pioltello e Filcams, Fisascat e Uiltcus, prevede che ai full-time ne saranno garantite cinque libere l’anno, mentre per i part-time verticali saranno tre. “Molto soddisfacente – afferma la Filcams – il risultato economico: ci saranno maggiorazioni dal 35 sino al 40 per cento”.

Le rappresentanze sindacali hanno sottolineato in particolare il risultato ottenuto sul piano economico.
Dalla 24esima domenica alla 36esima, la maggiorazione sarà del 35 per cento; dalla 37esima in poi del 40 per cento. Operazione, questa, che avrà un costo annuo per l’azienda di quasi un milione di euro, destinato ad aumentare nel tempo.

“Stiamo parlando – precisa il sindacato in una nota – di un quarto della popolazione aziendale che è stata assunta da Esselunga (ma anche il resto della Gdo si comporta in modo analogo) con la giornata di domenica come giornata normale di lavoro, e non di riposo; nei prossimi anni questi lavoratori saranno destinati ad aumentare in maniera esponenziale e rivendicheranno sempre più tutele e rappresentanza”.

Ai lavoratori full-time senza l’obbligo della prestazione lavorativa la domenica, a fronte di 12 o 13 volontarietà espresse (a seconda che prestino servizio nei reparti Dro/Gem o a quelli della vendita assistita) verrà garantito un weekend libero dal lavoro.

È stato poi ulteriormente potenziato e reso più stringente il diritto di informazione per la Rsu e Rsa di negozio. “I nostri delegati – sottolinea la Filcams – sono stati i veri protagonisti di questo faticoso percorso e hanno saputo far vivere i contenuti degli accordi di volta in volta sottoscritti, affrontando non poche difficoltà a livello di negozio nella relazione non sempre facile con i direttori”.

Nel corso del negoziato, Filcams Fisascat e Uiltcus hanno espresso l’intenzione di affrontare il capitolo complessivo della organizzazione del lavoro “alla ricerca di risposte convincenti alle tante forme di disagio che le lavoratrici e i lavoratori stanno incontrando in termini di orari e condizioni lavorative. La sede di questa nuova, importante fase di confronto sarà quella del rinnovo del contratto integrativo aziendale”.

Dai sindacati arriva l’invito ai lavoratori a partecipare alle assemblee dei prossimi giorni per discutere l’ipotesi di accordo raggiunta, che sarà comunque oggetto di verifica a livello nazionale fra 18 mesi.

Contratto Lidl: i dubbi dell’Unione sindacale di base

“È come la corazzata Potemkin”, e chiunque abbia visto il secondo e popolarissimo film della saga di Fantozzi può completare la frase: è il commento dell’Unione sindacale di base al contratto firmato da Lidl con le organizzazioni sindacali FISACAT-CISL e UILTUCS-UIL (vedi Accordo sindacale per 13mila lavoratori Lidl, novità su welfare e work-life balance), che, come si legge in una nota, “una volta letto bene” rivelerebbe “tutte le magagne” che evidenziano “come l’accordo introduca una serie di elementi di peggioramento di una condizione del lavoro già non semplice nei negozi”.

In particolare, ecco i punti che secondo l’Usb costituiscono anziché un progresso, un peggioramento della condizione precedente. 

Orario di lavoro: determinerebbe un’ulteriore flessibilità per la gestione aziendale dell’orario di lavoro, dando al’insegna la possibilità di variare e collocare le ore lavorate settimanalmente in maniera unilaterale. Anche la sperimentazione sul part-time avrebbe natura equivoca: infatti, nel caso in cui al lavoratore interessi utilizzare la flessibilità, dovrà permettere all’azienda di mettere mano all’orario di lavoro individuale, il tutto in deroga alla legge.

Lavoro domenicale: contrariamente a quanto previsto nel CIA2009, in assenza della volontarietà del personale, l’azienda potrà intervenire unilateralmente in una “programmazione degli orari domenicali rivolta a TUTTI i collaboratori.” 

La maggiorazione del 135% sulle domeniche: venduta ai lavoratori e ai media come grande conquista sindacale, “era in vigore già dal 2012 e l’azienda anche senza accordo sindacale non avrebbe potuto rimuovere questa erogazione in quanto prassi collettiva consolidata in paga oraria”.

Welfare: il contratto, integrativo, non eroga salario aggiuntivo, né in paga oraria né sotto forma di sistema premiante. “Ma in più viene introdotto un sistema di Welfare demandato dal già pessimo CCNL. Per la gioia dell’azienda che su queste erogazioni non pagherà nemmeno un centesimo in tasse e per la buona pace dei lavoratori che poi le tasse “qualcuno dovrà pur pagarle””. Stesso discorso per la sanità integrativa, messa in mano a una società privata di cui ancora non si sa come sarà gestita “e anche qui, ci chiediamo come un sindacato può avvalorare ulteriormente la sanità privata a sfavore di quella pubblica”.

Missioni: Nell’integrativo non sarebbe fatta menzione a come si limitano e su che basi l’azienda possa utilizzare questo strumento, “che oggi viene utilizzato in modo a nostro avviso quasi perverso”. Si sceglie di non trascrivere la prassi aziendale. Peggiorando nei fatti la norma.

Accordo sindacale per 13mila lavoratori Lidl, novità su welfare e work-life balance

Un contratto sindacale innovativo, che tiene conto del benessere dei lavoratori e dell’equilibrio sempre più difficile tra vita privata e lavorativa: è stato siglato ieri notte tra Lidl e i sindacati di categoria Fisascat Cisl e Uiltucs. L’intesa triennale riguarda i 13mila collaboratori Lidl sia della sede di Arcole, sia delle 10 Direzioni Regionali e piattaforme logistiche e degli oltre 600 punti vendita. 

Flessibilità contrattata, organizzazione e orario di lavoro, salute e sicurezza, welfare aziendale e tutele individuali gli ambiti sono i capisaldi dell’intesa.

«Il contratto integrativo sottoscritto è frutto di un’importante e proficua attività di confronto con le organizzazioni sindacali – ha detto Luca Boselli, AD Finanza di Lidl Italia – e si basa su pilastri importanti quali il potenziamento del welfare aziendale, l’erogazione di prestazioni sanitarie aggiuntive e interventi a sostegno del reddito. L’accordo contiene inoltre elementi fortemente innovativi. È stata infatti rivista l’organizzazione del lavoro domenicale che prevede, tra le altre cose, il pagamento di una maggiorazione di gran lunga superiore a quella prevista dal CCNL, e introdotta una forma di part time sperimentale a flessibilità contrattata con incremento stabile delle ore contrattuali e conseguente incremento della retribuzione».

La nuova organizzazione del lavoro infatti contempla l’introduzione della programmazione plurisettimanale degli orari di lavoro e la volontarietà della prestazione domenicale, in base al principio dell’equa ripartizione, retribuita con una maggiorazione del 135%. Innovativo  il monitoraggio sperimentale per sei mesi del lavoro supplementare per i lavoratori con contratto di lavoro part-time che, su base volontaria, potranno incrementare la prestazione settimanale di 5 ore portando di fatto l’orario settimanale da 20 a 25 ore e da 25 a 30 ore; l’incremento dell’orario di lavoro individuale prevede la sottoscrizione di un patto di flessibilità che consentirà la variabilità della collocazione temporale della prestazione, compresa tra 1 e 5 ore settimanali, mentre la retribuzione mensile sarà pari alle ore stabilite dal contratto individuale del part time sperimentale. Eventuali ore aggiuntive prestate saranno retribuite con la maggiorazione economica del 35% prevista dal contratto nazionale.

Ampliate le prestazioni sanitarie aggiuntive al Fondo Est per tutti i lavoratori. Verranno concessi “Buoni Spesa” del valore di 100 euro utilizzabili presso le filiali Lidl oltre al “Buono Nascita” di 100 euro per ogni figlio nato o adottato per l’acquisto di prodotti legati all’infanzia. Sarà attivato un tavolo permanente di monitoraggio oltre all’erogazione di 8 ore di formazione nel primo anno di nomina dei Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza.
Altre due importanti novità sono l’istituzione di una banca ore per la donazione delle ferie (ciascun collaboratore potrà donare volontariamente a colleghi giorni di ferie e le ore di permesso maturati e non goduti che risultino nella propria libertà di gestione, sistema bilanciato da ulteriori riconoscimenti aziendali) e l’estensione alle unioni civili del congedo matrimoniale e dei permessi per malattia dei figli. In caso di malattia grave verrà inoltre riconosciuto un periodo di aspettativa non retribuita fino a guarigione con diritto alla conservazione del posto di lavoro.
L’intesa prevede anche una nuova normativa sul supporto alla genitorialità, con il riconoscimento dell’aspettativa non retribuita fino a un anno di vita del bambino oltre all’utilizzo frazionato del congedo parentale ad ore con possibilità di cumulo con altre tipologie di permessi.
 
«La sottoscrizione di questa intesa, basata sul welfare, su concreti strumenti di organizzazione del lavoro e sulla ricerca di un maggior equilibrio tra vita privata e professionale, conferma la forte volontà di mettere i nostri collaboratori al centro, riconoscendone le esigenze e i bisogni – commenta Roberto Eretta, AD Risorse Umane di Lidl Italia–. La continua valorizzazione delle persone rappresenta una precisa scelta strategica che ci ha spinto ad investire sul loro benessere. Siamo fortemente convinti che il percorso intrapreso rappresenti la chiave per affrontare le sfide del futuro».
Infine, l’intesa di rinnovo conferma le precedenti previsioni in tema di pari opportunità, con il mantenimento della Commissione Mobbing e Pari Opportunità che allarga le competenze alle attività di contrasto alla discriminazione.
 
«È un’intesa innovativa siglata con una catena della grande distribuzione che riconosce nel rafforzamento delle relazioni sindacali a livello decentrato una opportunità per la crescita aziendale confermando il valore della contrattazione nazionale di riferimento» ha dichiarato il segretario nazionale della categoria della Cisl Mirco Ceotto –. In questo senso la normativa sulla flessibilità contrattata con la possibilità di incrementare il salario, il potenziamento degli interventi di welfare aziendale e l’introduzione di importanti misure sui diritti sociali in una azienda dove l’occupazione femminile è prevalente si muovono verso la giusta direzione, quella della partecipazione dei lavoratori per i quali crediamo di aver dato una importante risposta alle loro esigenze».

Tuodì, i sindacati proclamano quattro ore di sciopero per sabato 8 luglio

Alla fine è stata scelta la proclamazione di quattro ore di sciopero a seguito della grave situazione del gruppo Dico Tuo Dì, con sempre più incertezza per il futuro occupazionale dei 4mila addetti dei 400 negozi della catena discount.

I sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs hanno indetto uno sciopero di 4 ore per sabato 8 luglio in seguito all’esito negativo del negoziato con la direzione aziendale “che si è presentata al confronto a mani vuote, senza alcun piano industriale, come aveva invece garantito in un precedente incontro, volto a tutelare l’occupazione e il mantenimento dei punti vendita”.

Le tre sigle in un comunicato congiunto diramato sui luoghi di lavoro hanno stigmatizzato lo scenario prospettato dai vertici aziendali attraverso la vendita a “spezzatino” della rete vendita che complicherebbe ulteriormente la situazione occupazionale, senza nessuna garanzia sulla prosecuzione dei rapporti di lavoro.

“La proprietà ha manifestato la volontà di garantire la continuità dell’attività ormai paralizzata in molte realtà territoriali in ragione della mancata fornitura delle merci, ma l’incontro tanto atteso che doveva rappresentare una concreta svolta per conoscere il futuro del Gruppo non ha prodotto alcuna novità, piuttosto ha alimentato le preoccupazioni già presenti. Filcams, Fisascat e Uiltucs considerando la situazione aziendale insostenibile, chiedono chiarezza sulle prospettive aziendali e sulla salvaguardia dell’occupazione” si legge nella nota.
Le tre sigle promuoveranno una campagna di informazione sullo stato di crisi del Gruppo. Un primo riscontro sulla complicata vertenza è stato intanto incassato dal ministero dello Sviluppo Economico MiSE che ha informalmente comunicato ai sindacati la disponibilità al confronto.

Chiusure nella Gdo, è ancora polemica in vista del 25 aprile e 1° maggio

È scontro politico sull’apertura dei negozi della Gdo il 25 aprile, il 1° maggio e il 2 giugno. Da un lato i sindacati e alcune regioni si oppongono alla liberalizzazione delle aperture il giorno della festa della Liberazione, dall’altro in molti chiedono di lasciare agli imprenditori la libertà di scelta. È questa ad esempio la posizione di Federdistribuzione, secondo cui esiste anche una legge nazionale, la Salvaitalia, che stabilisce questo principio e deve essere rispettata, non potendo essere scavalcata da norme regionali o comunali. Gli orari dei negozi sono infatti fattore di concorrenza, e la tutela e la promozione della stessa è materia di esclusiva competenza statale, come più volte ricordato dalla Corte Costituzionale.

 

E-commerce sempre aperto

Del resto la concorrenza perpetua esiste già. È quella dei negozi virtuali dell’e-commerce che, come ricorda l’organizzazione rappresentativa delle imprese di distribuzione, “continua a crescere, lui sì con una vetrina aperta sette giorni su sette e 24 ore si 24”. Non solo, “centinaia di mercati e mercatini si svolgono regolarmenrte”. Insomma, secondo Federdistribuzione “continuando a operare per porre ostacoli alle attività del mondo del commercio fisico non si fa altro che aggiungere difficoltà a quelle che già sta affrontando il settore a causa della crisi, e questo potrà avere conseguenze sullo sviluppo, sia in termini di investimenti sia di occupazione”.

Quello del lavoro domenicale è un falso problema. Secondo la Cgia -Associazione Artigiani e Piccole Imprese di Mestre ben 4,7 milioni di persone lavorano la domenica, non solo nei servizi essenziali e nel commercio, ma soprattutto nel turismo, nella ristorazione e nella cultura, “e nessuno – fa notare Federdistribuzione – giustamente protesta per chi da tempo lavora nei giorni festivi nei bar, ristoranti, alberghi o cinema”. Comunque lasciare libertà non vuol dire apertura indiscriminata: “Le scelte delle imprese distributive sono orientate al buon senso, come testimonia il fatto che nella giornata di Pasqua solo il 15% dei negozi delle aziende associate a Federdistribuzione è rimasto aperto (e circa un terzo con orario ridotto), principalmente nelle città d’arte o turistiche”.

 

C’è chi dice no

Posizioni che non fermano le polemiche. Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ha invitato per le prossime festività infrasettimanali “tutti gli esercizi commerciali e i centri commerciali a chiudere nel rispetto del valore della festività, ancora così alto e profondo”. Emiliano raccoglie anche l’invito delle organizzazioni sindacali e propone “un tavolo di concertazione alla presenza di tutte le associazioni datoriali”, finalizzato a “ricercare una soluzione condivisa volta alla tutela della conciliazione dei tempi di casa e di lavoro del personale occupato nelle predette giornate, oltre che a restituire l’importanza alle festività”.

Le polemiche hanno riguardato anche la Toscana, dove Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Toscana hanno annunciato uno sciopero generale proprio il 25 aprile e il 1° maggio: “La completa liberalizzazione degli orari delle aperture domenicali e festive – dicono in coro le sigle – si è rivelata negativa e non ha portato nessun aumento dell’occupazione e dei consumi. Sono peggiorate le condizioni di lavoro ed è aumentata solo la precarietà. Per questo è inutile lavorare per le feste, il commercio non è servizio essenziale. È necessario che venga approvata in Parlamento la modifica delle legge Monti sulla liberalizzazione degli orari e delle aperture commerciali”.

A Bologna è stata invece la dirigenza del centro commerciale Vialarga a sbarrare i negozi pubblicizzando l’iniziativa anche con una campagna “ad hoc”: “Siamo chiusi per festeggiare assieme. Ci sono valori e fatti che hanno un significato che nessuno mai potrà cancellare. Per questo abbiamo scelto di chiudere il centro commerciale per celebrare due date importanti della storia del nostro Paese”, ha annunciato in una serie di cartelli pubblicitari. In questo caso, la chiusura festiva è diventata insomma uno strumento di marketing.

Voucher e aperture festive, monta la polemica

Puntuale con l’arrivo delle festività natalizia è partita la polemica sulle aperture “forzate” dei supermercati, anche nei giorni canonici di festa quali Santo Stefano e Capodanno. Sotto la lente anche l’uso ormai diffuso nella Gdo di ricorrere ai voucher per utilizzare lavoratori occasionali che vanno a “coprire” i giorni critici (i lavoratori dipendenti possono scegliere volontariamente se lavorare oppure no).

In campo sono scesi i sindacati. Con l’hashtag #LaFestaNonSiVende è in atto la campagna di Filcams Cgil, la quale continua a sostenere la propria contrarietà alle liberalizzazioni degli orari commerciali. “Molti centri commerciali e punti vendita della grande distribuzione organizzata non intendono rispondere all’appello di tanti enti locali a tenere chiusi i propri punti vendita almeno nelle giornate di Natale, Santo Stefano e Capodanno – si legge in una nota – . Contro questa decisione molte sono le iniziative di protesta, a partire dallo sciopero proclamato dalle segreterie regionali della toscana di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs”.

L’invito al Governo è di arrivare quanto prima a sostituire il decreto “Salva Italia” del Governo Monti sulle Liberalizzazioni con una nuova regolamentazione per il settore commerciale.

«La totale liberalizzazione delle aperture domenicali e festive nel commercio introdotte dal Governo Monti – afferma la segretaria generale nazionale Maria Grazia Gabrielli – non ha prodotto, come ipotizzato, risultati positivi né in termini di occupazione né di consumi, ma ha contribuito a complicare la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro degli addetti del settore. Eliminare gli ostacoli all’esercizio delle attività economiche e il principio di libera concorrenza tra gli operatori erano i principi ispiratori del Decreto, ma non sono stati realizzati».

Il disegno di legge sulla limitazione delle aperture festive, approvato alla Camera a settembre del 2015, giace abbandonato in Senato. La proposta (parziale e – per la Filcams – insufficiente) prevede la possibilità di aprire le attività commerciali per un massimo di sei festività l’anno, nessun limite per le aperture domenicali, così come per le aperture 24 ore su 24. Restano così in vigore le liberalizzazioni decretate dal governo Monti.

 

Il “caso” Carrefour Venezia

Situazione particolare a Venezia, dove tutti i grandi marchi hanno deciso di tenere chiuso, con l’eccezione di Carrefour che a sorpresa ha informato la clientela di voler rispettare solo la chiusura per Natale, garantendo la spesa di Santo Stefano e Capodanno. “Un caso davvero singolare – afferma la Filcams Cgil – se si considera che il Centro Commerciale Valecenter, che ospita Carrefour, in quelle due giornate rimarrà chiuso”.

Allo sciopero indetto in Toscana potrebbero affiancarsi iniziative di mobilitazione e protesta di molti altri territori, con picchetti e presidi all’esterno di molti centri commerciali “per chiedere il riconoscimento del valore delle festività, per la tradizione del nostro paese, per il rispetto delle lavoratrici e dei lavoratori – conclude la Segretaria Generale – ma anche perché è ormai tempo di ammettere che il sempre aperto è una “tendenza” imposta , che non ha rappresentato una vera strategia per rilanciare consumi e occupazione, capace di arginare la crisi della grande distribuzione, chiusure di negozi, licenziamenti e attacco a salario e diritti”.

 

Voucher, nati per l’agricoltura, finiti nel commercio

Intanto la Coldiretti sottolinea come, nonostante la forma di impiego con voucher sia nata pensando all’agricoltura (in via sperimentale per la vendemmia nel 2008), sulla base dei dati dell’Osservatorio sul lavoro accessorio dell’INPS relativi ai primi sei mesi del 2016 l’impiego dei voucher è sceso nel settore al minimo di appena l’1,09%.

Del totale di voucher venduti nel primo semestre dell’anno, il 14,9% sono stati impiegati nel turismo, il 14% nel commercio, l’11,4% nei servizi, il 42% nel giardinaggio e pulizia, il 4,1% per manifestazioni sportive e culturali e il 47,1% in altre attività.

Il punto di vista di Confimprese nella video-intervista a Mario Resca.

Contratto: sabato 28 è sciopero nazionale nelle imprese Federdistribuzione

Alla fine, è sciopero nazionale: sabato 28 maggio le associazioni sindacali Filcams Cgil, Fisascat Cisl e UILTuCS, hanno esortato i lavoratori delle aziende aderenti a Federdistribuzione ad incrociare le braccia. Motivo della mobilitazione è l’assenza di un Contratto Nazionale di riferimento e di aumenti salariali da quasi tre anni. Sono previsti presidi a livello territoriale davanti a centinaia di punti vendita.

CjXmosOUUAQuH0U La decisione è stata presa dopo gli scioperi del 7 novembre e del 19 dicembre 2015, e dopo che la trattativa tra Federdistribuzione e i sindacati per definire un Contratto Nazionale di settore si è nuovamente interrotta lo scorso aprile. Secondo la Filcams Cgil Nazionale “Federdistribuzione vuole riversare sulle lavoratrici e sui lavoratori il peso del calo dei consumi degli ultimi anni, non riconoscendo loro la giusta dignità e il giusto salario”.

Intanto Federdistribuzione ha dato mandato alle proprie aziende di inserire nella busta paga di maggio, a titolo di anticipo sui futuri aumenti, 15 euro. “Una scelta unilaterale – secondo il sindacato – che tende a frapporre ulteriore distanza rispetto alla ricerca di una soluzione condivisa sul Contratto Nazionale. Una scelta, inoltre, che determina ulteriore distanza con il resto del settore, in primo luogo rispetto ai lavoratori delle aziende aderenti a Confcommercio che raggiungeranno, alla stessa data, 45 degli 85 euro di aumenti complessivamente previsti“.

CjVkan-XIAIDMeu Centrale alla questione risulta proprio la questione salariale, con la proposta pari a circa 1800 euro, e una totale “scopertura” per 2014, 2015 e parte del 2016, il che si aggiunge ad altre temi quali le aperture illimitate, le disdette dei contratti integrativi “che hanno già fortemente condizionato i dipendenti del settore”, e la mancanza di un contratto nazionale “che non può che costituire un ulteriore peso negativo per i lavoratori”.

“Abbiamo responsabilmente provato a costruire dei punti di equilibrio per la definizione di un contratto che sarebbe il primo Contratto Nazionale della Grande Distribuzione e della Distribuzione Organizzata – afferma la Filcams Cgil Nazionale – ma abbiamo dovuto registrare una chiusura netta e indisponibilità, a cui non può esserci risposta diversa se non quella dello sciopero del 28 maggio e le altre iniziative che seguiranno”.

E ferve la campagna sui social con l’hastag #FuoriTutti e con una creativa campagna di banner e manifesti. L’invito per i consumatori è di astenersi dal fare la spesa e frequentare centri commerciali sabato prossimo.

Federdistribuzione sospende le trattative per il contratto con i sindacati

Federdistribuzione ha interrotto le trattative con i sindacati. La decisione è avvenuta ieri dopo l’incontro tra Federdistribuzione  e le Organizzazioni Sindacali (OO.SS.) sul CCNL della DMO, dopo che la proposta di Federdistribuzione non è stata accettata dalle OO.SS.

La Federazione ha proposto la costituzione di una nuova bilateralità, condivisa con i sindacati, “efficiente, moderna e mirata ai bisogni primari e concreti dei lavoratori”.

“In considerazione dell’andamento del mercato e della debole ripresa dei consumi – si legge in una nota – , inferiore alle aspettative, Federdistribuzione ha proposto la realizzazione di strumenti negoziali per la gestione delle crisi aziendali, al fine di identificare azioni preventive che possano scongiurare nuove emergenze occupazionali”.

La federazione delle aziende della distribuzione moderna si è resa disponibile ad accogliere alcuni punti, come ad esempio, permessi e tutele a favore di particolari categorie di lavoratori, e ha aderito alle richieste dei Sindacati di riconoscere un aumento di 85 euro mensili a regime, proponendo una erogazione nel triennio 2016 -2018,  con il pagamento di una prima tranche nel prossimo mese di maggio. Conferma la volontà di arrivare in tempi brevi alla sottoscrizione del Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro della Distribuzione Moderna Organizzata.

Dopo il precedente incontro del 6 aprile le Segreterie Nazionali di Filcams, Fisascat e UILTuCS parlavano del “permanere di rilevanti e notevoli distanze tra le Parti”.

Voglio un contrattoSui social di Filcams si parla di “grave stop alla strada verso il CCNL della GDO. Per le rigidità di Federdistribuzione, si è rotta la trattativa per la definizione del Contratto Nazionale di Lavoro” ricordando che Lavoratrici e Lavoratori della Grande Distribuzione e della Distribuzione Organizzata sono senza contratto da più di due anni.

Lanciata la campagna “Voglio un contratto.”

Federdistribuzione: adesione al 10%. Punti di vendita aperti e servizio ai consumatori regolare

In relazione allo sciopero indetto oggi l’adesione, misurata puntualmente presso le imprese associate a Fededistribuzione, ha raggiunto una percentuale media complessiva del 10%, tale da non compromettere la funzionalità delle strutture di vendita. I negozi sono rimasti aperti (su oltre 15.000 punti vendita delle aziende aderenti all’associazione, solo una dozzina di piccoli supermercati ha dovuto chiudere) e il servizio al consumatore è regolare.

Lo dichiara Federdistribuzione in una nota e sottolinea che le e negoziazioni con isindacati sul Contratto Nazionale di Lavoro per la DMO si sono interrotte per una mancanza di volontà di dialogo da parte sindacale rispetto ad una proposta seria e credibile avanzata da Federdistribuzione, finalizzata alla complessiva tutela dei livelli occupazionali e alla sostenibilità delle imprese. All’interno di tale proposta non vi è alcuna pregiudiziale – afferma l’organizzazione dei retailer – nel riconoscere gli aumenti retributivi richiesti dai sindacati, purchè erogati nel triennio 2016-2018 e accompagnati da forme di sostenibilità, flessibilità e produttività.

Lo sciopero è stato motivato con la volontà da parte dei rappresentanti dei lavoratori per difendere il contratto nazionale scaduto 22 mesi fa.

Ciò in un quadro economico ancora complicato, con solo timidi e incerti segnali di uscita da una crisi profonda che ha avuto pesanti impatti sul settore e che richiederà tempi lunghi per essere superata.

Federdistribuzione conferma infine il proprio impegno a trovare soluzioni concrete che consentano al settore della DMO di superare questi anni di difficoltà e diano nuovo slancio agli investimenti e allo sviluppo.

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