Greenpeace dà i voti al tonno sostenibile. Promossa ASdoMAR

La quarta edizione della classifica “Rompiscatole” di Greenpeace, che valuta la sostenibilità del tonno in scatola venduto in Italia non lesina sorprese. Greenpeace ha analizzato gli 11 marchi di tonno più diffusi sugli scaffali, che rappresentano circa l’80% del mercato italiano, in base alle loro politiche di sostenibilità e equità, le specie catturate, i metodi di pesca usati e le informazioni che forniscono ai consumatori. A due anni dall’ultimo ranking – illustra una nota dell’organizzazione ambientalista – c’è chi scende e c’è chi sale.

ASdoMAR è l’unico produttore che si posiziona in fascia verde, con il prodotto più sostenibile: “Sempre attento alle tematiche ambientali, AsdoMar offre un’ampia gamma di prodotti sostenibili: manca poco per essere 100% sostenibile!” è il verdetto finale.

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In fascia gialla, si classificano i prodotti di Esselunga, Conad, Rio Mare, Coop, Nostromo e Carrefour perché, secondo Greenpeace mancano ancora dei passi per essere sostenibili (alcuni marchi hanno però gdelle referenze sostenibili, altri sono impegnati per inserirle). Rio Mare, leader del mercato italiano, resta al quarto posto perché dimostra di voler mantenere gli impegni, ma non ha fatto ancora abbastanza.

Infine nella fascia rossa, i bocciati, vi sono i prodotti MareBlu, Auchan, Lidl e Mareaperto. “Mareblu – si legge – nonostante le promesse di bandire i metodi di pesca distruttivi, usando solo tonno da pesca a canna o senza FAD entro il 2016, oggi non arriva neanche allo 0,2% di prodotti sostenibili e finisce sul fondo. Nella maggior parte delle sue scatolette finisce infatti tonno pescato con reti a circuizione usate con sistemi di aggregazione per pesci (FAD), che svuotano i nostri mari uccidendo ogni anno migliaia di giovani esemplari di tonno (baby-tuna) e numerosi animali marini, tra cui squali e tartarughe. Non è l’unico neo: Thai Union, l’azienda che dal 2010 è proprietaria del marchio Mareblu, è stata recentemente coinvolta in uno scandalo internazionale che riguarda la violazione dei diritti umani lungo le sue filiere di produzione”.

La classifica di Greenpeace è stilata tenendo conto di una serie di parametri: tracciabilità, politica per un approvvigionamento sostenibile, metodi di pesca, stato di salute delle specie di tonno usate, etichettatura del prodotto e informazioni ai consumatori, responsabilità e impegni per una pesca equa e giusta, supporto alla creazione di Riserve Marine e promozione di un cambiamento dell’industria del tonno, impegni precisi per evitare tonno che proviene pesca illegale, non documentata e non regolamentata (IUU).