Manpower: aziende food assumono ma non nelle “aree calde”, export e digital

Secondo Manpower nel 2015 ci saranno parecchie assunzioni da parte delle aziende che operano nel food, settore solido ed in espansione. Si pensa però per l’80% riguarderà la produzione, mentre sono sostanzialmente ignorate le aree più innovative quali il digital e cruciali come l’export. Questo emerge dalla web survey dal titolo “Work in Food” che ha coinvolto 442 aziende in diversi Paesi, nazionali ed internazionali suddivise nei segmenti Industria (39%), Commercio (27%) e HO.RE.CA. (34%) e rappresentative di micro (21%), piccola (26%), media (24%) e grande impresa (29%).

In Italia nel 2015 il 29% delle aziende assumerà e il 63% non ridurrà l’organico, mentre solo l’8% prevede una riduzione.
Cresce però poco l’ambito digital: solo il 43% degli intervistati pensa di potenziarne le figure e, tra coloro che hanno risposto affermativamente, solo il 35% punterà sull’e-commerce, che non è ancora ritenuto strategico.
E nonostante l’export sia la vera risorsa per il settore, solo il 12% delle aziende intervistate investirà in figure collegate a questa competenza: si avverte dunque la necessità, per una maggiore visione strategica, di una crescita culturale a livello di management.

“Nonostante le lacune nell’export e nel digital, si continuano a cercare figure professionali in ambiti tradizionali, come quelli della produzione – afferma Stefano Scabbio, Presidente Area Mediterraneo ManpowerGroup – Le aziende italiane non percepiscono il gap che le allontana sempre più dalle imprese del resto d’Europa e d’Oltreoceano, rimanendo ancorate a retaggi ormai superati. I produttori alimentari sono spesso convinti dell’intrinseca qualità dei loro prodotti e non investono a sufficienza nel go to market e nel retail. Soprattutto le PMI hanno necessità di una crescita culturale a livello manageriale che dia loro una maggiore visione strategica”. Significativo il confronto con l’estero, Europa e Stati Uniti, dove prevalgono le figure con forti connotazioni nel marketing e nel digital: negli Stati Uniti il 65% pensa di potenziare le figure collegate all’e-commerce, mentre in Europa pensa di farlo il 60% delle aziende.

Alimenti speciali sì, e-commerce no

La ricerca ha anche indagato i settori strategici di innovazione sui quali le aziende intendono puntare. Al di là del 50% degli intervistati che risponde un laconico “non so”, la parte da leone sembrano farla gli alimenti speciali (su cui punterà il 54% della metà che “sa”) ovvero i prodotti per persone con esigenze speciali e intolleranze, mentre il 17% si concentrerà sul Biologico. Seguono Sostenibilità e Packaging a pari merito (10%), mentre l’E-Commerce si attesta solo al 7%. A riprova della bassa digitalizzazione delle nostre imprese e in netta controtendenza con l’Europa, dove l’E-Commerce è in cima alla classifica a pari merito con il Biologico (26%) e seguito subito dopo dagli Alimenti Speciali (22%) e dalla Sostenibilità (15%).

A dettare il trend negli USA, invece, dove le differenze culturali sono più inte- grate, sono gli Alimenti Etnici a pari merito con il Biologico (24%), seguito dagli Alimenti Speciali che si attestano sugli stessi valori dell’E-Commerce (19%): dati perfettamente coerenti con le previsioni di assunzione.

Risposte alla domanda “Quale ritiene siano i tre settori dell’innovazione strategici per il settore food?”