
Bimbi italiani poco attivi? Un minore su 5 non fa attività motorie nel tempo libero, nel 27% dei casi per difficoltà economiche della famiglia. Una situazione aggravata dal fatto che un minore su dieci non pratica attività motorie neppure a scuola (11%), per mancanza di spazi attrezzati o per l’assenza di attività nel programma scolastico. Inoltre, 4 ragazzi su 10 si muovono in auto, pochi (28%) a piedi, ancora meno (15%) in bici; quasi tre su cinque trascorrono in casa il tempo libero. Lo dice la nuova ricerca realizzata da Ipsos per Save the Children e Gruppo Mondelēz sullo “Stile di vita dei bambini e ragazzi italiani”. Al poco moto spesso poi si accompagnano pratiche alimentari non corrette, il che non fa che peggiorare la situazione.
Alimentazione centrale per i genitori
Preoccupati dall’alimentazione dei figli ma poco costanti e rigorosi quando si passa a mettere le pietanze in tavola: sono questi i genitori italiani secondo la ricerca Ipsos. Dopo la scuola (importante per il 95%) e l’attività sportiva (90%), i genitori ritengono fondamentale fornire ai propri figli un’alimentazione salutare. Quasi 4 su 5 (77%) dichiarano di “essere attenti a fornire alimenti salutari durante i pasti”. L’87% afferma di conoscere le regole base dell’alimentazione che favoriscono la crescita equilibrata dei propri figli.
Un po’ meno di chiarezza c’è sulle fonti di questa educazione. Il 40% ritiene che “vadano bene” le tradizioni imparate dalla famiglia d’origine che ha insegnato loro quali alimenti mettere sulla tavola per i propri figli. Il che potrebbe non essere sbagliato nel contesto di una dieta mediterranea avvalorata da studi scientifici, peccato però che dalla teoria alla pratica quotidiana le tradizioni si perdano: infatti per il 32% l’applicazione è solo occasionale. Altre fonti sono la lettura (36%), il pediatra di fiducia (29%) e gli insegnanti dei figli (7%). Nonostante le tante trasmissioni televisive dedicate alla cucina, solo il 13% dei genitori afferma di aver appreso le regole della buona tavola dai media. Un preoccupante 13% dei genitori afferma però di non conoscere alcuna regola di base per nutrire i propri figli in maniera adeguata alla loro crescita sana, una percentuale cresciuta rispetto al 9% del 2011, che diventa ancora più alta nel Sud e nelle isole, dove quasi 3 genitori su 10 dichiarano di non conoscere regole alimentari. Un dato che sale tra coloro che hanno figli tra i 6 e i 10 anni (17%), rispetto a quanto si rileva presso chi ha figli più grandi.
Inoltre, tra il conoscere le regole e l’applicarle nella vita quotidiana c’è una bella differenza. Solo il 66% dei genitori dichiara di mettere tali conoscenze in pratica sempre o il più spesso possibile, percentuale che sale con il crescere dell’età dei figli. Sono infatti i genitori dei ragazzi tra i 14 e i 17 quelli più attenti all’alimentazione dei propri figli e che mettono maggiormente in pratica le regole della buona tavola (75%).
Le cinque verdure e i cinque pasti al giorno sono lontani
Ma cosa mangiano questi ragazzi? Secondo quanto dichiarano i loro genitori, il 74% di loro mangia frutta e verdura almeno una volta al giorno, ma il 22% dei bambini e ragazzi non ha l’abitudine di fare colazione tutte le mattine. Un bambino su due mangia a pranzo con almeno un genitore (52%) e il 27% lo fa a mensa con i compagni. A cena la famiglia italiana sembra riunirsi intorno al tavolo: l’87% dei ragazzi dichiara infatti di cenare sempre o quasi con i genitori. Quattro bambini su 10 affermano però di farlo ogni giorno con la TV accesa.
Il risultato? Sovrappeso ed obesità fin da bambini, che, secondo la ricerca Ipsos, riguarderebbe oltre il 30% dei minori, fenomeno che secondo il 65% genitori è ancora più grave tra i bambini in età di scuola primaria.
Si consolidano inoltre abitudini poco sane, come quella di non fare la prima colazione tutte le mattine, abitudine che peggiora col crescere dell’età (29% tra i 14 e i 17 anni, 23% tra gli 11 e i 13 anni, 15% fra i 6 e i 10 anni). Lo spuntino, invece, è una positiva consuetudine che riguarda quasi 3 minori su 4 (74%), che dichiarano che durante la settimana qualche volta o spesso mangiano fuori dai pasti principali, di solito a metà pomeriggio (52%). Solo uno su tre dichiara di fare la merenda sia a metà mattina che a metà pomeriggio, consumando quindi i cinque pasti consigliati al giorno.
“Accanto a delle buone abitudini, si confermano quelle meno sane. Consumo limitato di frutta e verdura, la pessima abitudine di non fare colazione al mattino e saltare gli spuntini tra un pasto e l’altro non aiutano. Soprattutto in un contesto in cui i bambini e i ragazzi passano la maggior parte del loro tempo senza fare attività fisica e sportiva. Le conseguenze sulla salute e sul benessere rischiano alla lunga di diventare significativi” spiega Raffaela Milano, Direttore Programmi Italia-Europa di Save the Children Italia.
Troppo tempo in casa
Se tutto sommato la maggior parte di bambini e ragazzi italiani è abbastanza attenta all’alimentazione e pratica attività sportiva, è comunque tanto il tempo trascorso in casa davanti alla televisione, ai videogiochi o leggendo un libro. I ragazzi trascorrono in casa o a casa di amici (62%) molto del loro tempo libero, anche perché non ci sono spazi all’aperto dove incontrarsi o, anche quando ci sono, sono sporchi e poco sicuri (66%). Solo il 44% dei ragazzi dichiara di trascorrere con i genitori più di un’ora di tempo durante le giornate lavorative, situazione che migliora nel weekend dove però quasi un bambino su quattro (23%) passa comunque meno di un’ora al giorno in attività coi propri genitori. Il tempo trascorso coi ragazzi in famiglia è per lo più dedicato a fare delle passeggiate (58%) e solo poco più di uno su tre va a visitare qualcosa (34%), uno su quattro va al cinema (25%) e meno di uno su cinque fa attività sportiva coi genitori (18%). Quando i ragazzi sono a casa, in media trascorrono 55 minuti al giorno su internet, 47 minuti giocando con i videogame; dal lunedì al venerdì passano in media 71 minuti al giorno davanti alla TV, tempo che si allunga a 84 minuti nei fine settimana. Il 12% di loro sta davanti alla televisione più di tre ore al giorno durante i giorni feriali, percentuale che sale al 20% nel weekend. Circa uno su sei sta su internet e gioca ai videogame per lo stesso lasso di tempo.
Più spazi per gioco, progetto “Pronti, Partenza, Via!” esteso fino al 2016
La multinazionale americana Mondelēz International Foundation (ex-Kraft) è anche partner del progetto “Pronti, Partenza, Via!” per promuovere la pratica motoria e l’educazione alimentare di bambini e adolescenti nelle aree periferiche di 10 città italiane, promosso da Save the Children con Centro Sportivo Italiano (CSI) e Unione Italiana Sport Per tutti (UISP). In quattro anni sono 96.000 i minori e gli adulti che hanno beneficiato del progetto e 1400 gli operatori attivati. Dati i buoni risultati, il progetto, giunto al quarto anno sarà esteso fino al 2016 con l’allargamento a Roma, Brindisi, Gioiosa Ionica e Scalea, all’interno delle attività dei Punti Luce di Save the Children, strutture “ad alta densità educativa” dove bambini e adolescenti possono studiare, giocare, avere accesso ad attività sportive, culturali e creative.
“Stare bene per un bambino o un adolescente non ha un significato legato solo alla salute, ma anche alla socialità e alla possibilità che ha di relazionarsi con il mondo che lo circonda. Mondelēz International Foundation ha creduto sin dall’inizio nell’importanza che questo progetto poteva avere sulla vita di questi ragazzi e il successo di questi anni ci ha spinto a continuare nel supporto che stiamo offrendo a Save the Children per migliorare gli stili di vita di tanti bambini che vivono in città dove spesso non hanno luoghi né opportunità per fare l’attività fisica necessaria alla loro crescita – ha dichiarato Stefano Robba, Direttore Corporate Affairs Mondelēz -. Mondelez International Foundation ha tra le proprie priorità la sicurezza alimentare, la salute e il benessere dei consumatori, il rispetto dell’ambiente e la sua sostenibilità. Come Gruppo leader globale nel mercato dello snacking abbiamo il dovere di contribuire a migliorare la vita delle persone sia attraverso i nostri prodotti e nel modo in cui li produciamo, che attraverso la promozione di stili di vita più sani, con progetti come quello realizzato insieme a Save the Children”.