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Richiesta in crescita per prodotti a marchio distributore, la ricerca di ADM

Si consolida e cresce l’importanza dei prodotti a Marca del Distributore anche a fronte dell’aumento inflattivo che si è generato nel post pandemia, ulteriormente influenzato dalle conseguenze della guerra in Ucraina. Sugli scaffali della Distribuzione Moderna sono circa 70mila i prodotti contrassegnati dal logo dell’insegna distributiva, prodotti di qualità e dal prezzo conveniente, con un posizionamento mediamente del 20-25% in meno dei prodotti a marca industriale.

Il 43% degli italiani ha dichiarato di aver acquistato nel 2021 in prevalenza prodotti a marca del distributore (MDD). Risulta infatti dalla ricerca che nel 2021 la Marca del Distributore ha consolidato un percorso di crescita significativo in atto da quasi 20 anni: 11,7 miliardi di euro di fatturato (più che triplicato dal 2003) e una quota di mercato pari al 19,8%. Le previsioni del protrarsi delle tensioni inflattive per tutto l’anno 2022 rendono probabile un ulteriore aumento delle vendite dei prodotti MDD, già stimati in crescita da The European House – Ambrosetti al 24% di quota di mercato nel 2030 con 15 miliardi di euro di fatturato. Questi alcuni dei dati salienti emersi dal Convegno di apertura di MarcabyBolognaFiere, la manifestazione organizzata da ADM – Associazione Distribuzione Moderna e da BolognaFiere Group.

È quanto emerso durante il Convegno dall’intervento a due voci sulla “Marca del Distributore e consumatore nella società che cambia” risultato del position paper di The European House – Ambrosetti e della ricerca di IPSOS che si proponeva di indagare la MDD dal punto di vista del consumatore anche alla luce dei cambiamenti in atto nella società italiana.

La ricerca è stata articolata in due momenti – una community online con 45 partecipanti acquirenti MDD e una indagine quantitativa su un campione di 1.500 individui, rappresentativi dei responsabili acquisti per macro-area geografica, genere ed età – e ha mostrato che la Marca del Distributore ha un elevato livello di riconoscibilità tra i consumatori italiani tanto che 1 su 4 dichiara di scegliere il proprio punto vendita abituale proprio per l’offerta dei prodotti MDD. Il 95% dei consumatori italiani conosce almeno una Marca del Distributore e il 78% conosce anche le MDD con nome di fantasia. I prodotti più acquistati sono gli alimentari confezionati, i surgelati, seguiti da prodotti per la cura della casa, la cura della persona, le bevande non alcoliche, gli alimentari freschi, i prodotti per animali, e altro.

Modalità di acquisto che confermano la capacità della Marca del Distributore di rispondere ai nuovi bisogni della società italiana, caratterizzata da tre driver: polarizzazione della condizione economica delle famiglie (“accessibilità” della MDD), da cambiamenti socio-demografici quali denatalità, invecchiamento, famiglie monocomponenti (scelta di prodotti “ready to eat”), crescente attenzione alla sostenibilità e al benessere (a titolo di esempio, la quota di mercato dei prodotti BIO a Marca del Distributore ha raggiunto nel 2021 il 44,1%).

La MDD si è evoluta nel tempo, con un’offerta ad alto contenuto qualitativo, di innovazione, sostenibilità, salute e benessere, riconosciuta anche dal consumatore che ne apprezza la capacità di rendere accessibile la qualità: 81% degli italiani ritiene che ci sia stato un progressivo miglioramento nell’offerta della MDD negli ultimi 10 anni. In particolare, il 55% ritiene che la MDD sia attenta ai temi legati all’ambiente e alla sostenibilità, il 50% pensa che la MDD sia attenta ai temi etici e sociali.

Emergono infatti nell’apprezzamento della Marca del Distributore, valori quali la capacità di presidiare ricette ed eccellenze dei territori italiani (rispettivamente 66% e 63%), la valorizzazione dei produttori locali (59%), una risposta adeguata ai bisogni crescenti di salubrità (59%). Il 95% dei consumatori dichiara di conoscere almeno una Marca Insegna, il 90% dei consumatori che acquista prodotti MDD risulta inoltre interessato ad avere informazioni rispetto al produttore, mentre il numero medio di marche conosciute è più alto nel Nord-Ovest che nel resto d’Italia.

È stato analizzato da The European House – Ambrosetti il contributo della Marca del Distributore alla crescita e al rafforzamento della dimensione industriale e competitiva della sua filiera di fornitura: una rete di 1.500 aziende MDD partner con cui la Distribuzione Moderna instaura relazioni di collaborazione di lungo periodo (nel 50% dei casi superiore agli 8 anni). L’analisi dei bilanci su un campione rappresentativo di 610 aziende MDD partner negli ultimi 8 anni (2013-2020), suddiviso in tre cluster in base alla quota di fatturato generato con la produzione di prodotti a Marca del Distributore, dimostra che le aziende della filiera alimentare che fanno Marca del Distributore hanno performance economiche, occupazionali e reddituali migliori delle altre aziende del settore alimentare. La performance media annua nel periodo 2013-2020 aumenta al crescere della quota di fatturato generato con la Marca del Distributore.

Marco Pedroni, Presidente di ADM – Associazione Distribuzione Moderna ha sottolineato l’importanza della MDD nella difesa del potere d’acquisto dei consumatori e per l’economia italiana: “Entrambe le ricerche confermano il valore generato dalla Distribuzione Moderna che ha saputo rappresentare sia durante la crisi pandemica che nella drammatica fase attuale un presidio di sicurezza e di quotidianità. I consumatori apprezzano e riconoscono l’offerta della MDD. Al tempo stesso la MDD è un volano di amplificazione dell’incredibile offerta alimentare che caratterizza il nostro Paese. Con la MDD si può dimostrare che qualità, ampiezza della gamma e convenienza sono assolutamente compatibili”.

Sulla evoluzione nel tempo della MDD e sui prossimi percorsi di sviluppo, Valerio De Molli, Managing Partner & CEO di The European House – Ambrosetti ha dichiarato:
“Mai avremmo potuto ipotizzare che, nello stesso momento storico, ci sarebbe stata la convergenza di cinque fattori di rischio: la pandemia globale, lo scoppio della guerra, l’esplosione dei costi energetici e logistici, l’interruzione di alcune filiere di approvvigionamento e l’impennata dell’inflazione, con forte pressione sui redditi disponibili delle famiglie. In questo contesto di grande incertezza, la Marca del Distributore svolge un importante ruolo sociale, grazie al sostegno al potere d’acquisto delle famiglie italiane. Come emerge dallo studio, l’acquisto di prodotti a Marca del Distributore ha abilitato, solo nel 2021, un risparmio complessivo pari a 2,1 miliardi di Euro, pari a circa 100 Euro per famiglia, a fronte di un’offerta di qualità e ad altro contributo di innovazione e sostenibilità”.

Nando Pagnoncelli, Presidente di Ipsos Italia, ha illustrato la ricerca sottolineando come: “I consumatori hanno percepito un progressivo miglioramento della MDD negli ultimi 10 anni e le riconoscono oggi di aver ‘democratizzato la qualità’, rendendo accessibili a molti – per prezzo e facile reperibilità – prodotti precedentemente confinati in un ambito di ‘specialità’ elitario od occasionale. La MDD, grazie ad una offerta percepita come più ampia, più qualificata e specializzata, ha aumentato la propria vicinanza, anche emotiva, ad un consumatore sempre più ‘laico’, più autonomo nella valutazione della qualità dei prodotti, più oculato nella ricerca della migliore qualità al miglior prezzo”.

Stefano Patuanelli, Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha dichiarato: “Quello dell’agricoltura è uno dei settori più colpiti dalla crisi che stiamo attraversando. Auspico che a livello europeo si possa identificare un percorso comunitario di crescita che favorisca la tutela della produzione e implementare gli investimenti in nuove tecnologie necessari a rispondere alle esigenze di quel consumatore evoluto che la ricerca presentata oggi ci ha mostrato già maturo nel compiere scelte d’acquisto consapevoli”.

La Mdd tocca quota 20% e sviluppa più di 11 mld di fatturato

Gli acquisti di prodotti alimentari a marca del distributore (Mdd) sono cresciuti anche nel 2020: +9,3%, raggiungendo una quota di mercato del 20% (+0,5 sull’anno precedente) pari a 11,8 miliardi di euro di fatturato (nel 2019 era di 10,8 miliardi di euro)*. Per la Distribuzione Moderna la filiera legata a questi prodotti ha dimostrato di essere un fattore che genera valore e una leva che può contribuire allo sviluppo economico del Paese, accompagnandone il rilancio secondo criteri sempre più sostenibili. Si calcola, inoltre, che nel 2020 abbiano fatto risparmiare alle famiglie italiane circa 2 miliardi di euro

Queste alcune delle evidenze proposte da ADM e  MarcabyBolognaFiere come anticipazione del Convegno del 24 marzo 2021 nell’ambito dell’edizione digitale della manifestazione.

Mdd e filiera

Conta circa 1500 industrie la filiera che produce la Mdd; di queste l’85% è rappresentato da piccole e medie imprese italiane. Come evidenzia il Position Paper di The European House – Ambrosetti “Dall’emergenza al rilancio sostenibile: il contributo della Marca del Distributore”, le insegne distributive selezionano le industrie partner seguendo vari criteri di produzione e packaging sostenibile. Tra questi, quelli più richiesti sono: attenzione nell’utilizzo di sostanze chimiche; garanzia di tracciabilità della filiera; tutela del benessere animale; riduzione della plastica e utilizzo di imballaggi riciclabili. 

Dalla survey realizzata da The European House – Ambrosetti risulta che la transizione verso modelli di produzione e consumo sostenibili è considerata una priorità strategica da oltre l’80% delle insegne distributive e delle aziende Mdd partner che hanno realizzato investimenti specifici o che li hanno programmati nei prossimi tre anni.

“La Distribuzione Moderna Alimentare – ha sottolineato Marco Pedroni, Presidente di ADM, Associazione Distribuzione Moderna – ha un peso economico e sociale per il Paese forse poco conosciuto dalle stesse Istituzioni: nel 2020 ha generato 143 miliardi di Euro di fatturato, sostiene direttamente 425.000 occupati e rappresenta il primo  canale per la spesa alimentare delle famiglie italiane. Ogni settimana 60 mio di consumatori entrano nei nostri punti vendita e anche nel difficile 2020 la Marca del Distributore (MMD) è cresciuta 3 volte di più dei prodotti dell’industria alimentare. Se il Paese vuole tornare a crescere deve sostenere i consumi interni, a partire dalla capacità di spesa delle fasce più deboli.”

“La Marca del Distributore spiega il 78% della crescita dell’industria alimentare nel mercato domestico negli ultimi 17 anni. Grazie alla sua relazione privilegiata con la società, il consumatore e la filiera di riferimento – ha detto Valerio De Molli, Managing Partner & CEO di The European House – Ambrosetti – la Marca del Distributore è uno dei pochi settori economici ad essere coinvolto su tutti i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e su 71 dei rispettivi 169 target. La Marca del Distributore, ancor più nel 2020, è diventata una leva chiave per l’affermazione di un nuovo modello di Società che mette al centro il benessere dell’individuo”.

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MarcabyBolognaFiere: la road map del prossimo futuro

“La 17° edizione di MarcabyBolognaFiere si terrà, auspichiamo in presenza, il 23 e 24 giugno 2021 – ha dichiarato Gianpiero Calzolari, Presidente di BolognaFiere – ma è già partita, dal 15 marzo con l’adesione di operatori fortemente qualificati, la piattaforma digitale che accompagna aziende e buyer all’evento con occasioni di matching su scala internazionale. Sempre in avvicinamento all’evento, accanto all’appuntamento presentato oggi si terrà il 25 marzo, il Convegno ‘La Marca del Distributore guida il Rilancio Sostenibile in Italia e in Europa – I Distributori e i Produttori in azione’, che comprenderà la presentazione del XVII Rapporto MarcabyBolognaFiere, che analizza l’evoluzione dei prodotti Mdd, organizzato da BolognaFiere e ADM, in collaborazione con IRI e IPLC”.

Al convegno del 24 marzo 2021, che sarà trasmesso sul sito dedicato alla manifestazione fieristica, interverranno: Stefano Patuanelli (Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali); Stefano Bonaccini (Presidente, Regione Emilia-Romagna); Veronica De Romanis (Professoressa di Politica Economica Europea, Stanford University di Firenze e LUISS di Roma); Marco Pedroni, Presidente di ADM – Associazione Distribuzione Moderna; Gianpiero Calzolari (Presidente, BolognaFiere); Valerio De Molli (Managing Partner & CEO, The European House – Ambrosetti); Massimo Viviani (Consigliere Delegato, ADM). Modera Andrea Bignami, SkyTg24.

Il Convegno in programma il 25 marzo 2021 amplierà il confronto allo scenario europeo: dopo la presentazione del XVII Rapporto MarcabyBolognaFiere sul Mercato 2020 dei prodotti a Marca del Distributore (a cura di Gianmaria Marzoli, Retail Solutions Vice President Iri), seguirà una sintesi dell’indagine, arricchita da testimonianze di alcune insegne non italiane, sulla sostenibilità della Marca del Distributore in Europa condotta per BolognaFiere da IPLC (a cura di  Paolo Palomba, Partner IPLC Italia).

 

*(Dati riferiti al Largo Consumo confezionato alimentare esclusi discount)

Industria e Distribuzione: accordo contro le pratiche sleali

Le imprese appartenenti al comparto industriale, rappresentate in Centromarca, Federalimentare e IBC – Associazione Industrie Beni di Consumo, e le imprese del comparto distributivo, rappresentate in Federdistribuzione, ANCC-Coop, ANCD-Conad, insieme ad ADM Associazione Distribuzione Moderna, hanno raggiunto un’intesa per proporre ai legislatori alcune linee guida sull’integrazione della Direttiva UE 2019/633 nell’attuale quadro normativo nazionale per contrastare le pratiche sleali e anticoncorrenziali nel mercato italiano. L’accordo è un importante tassello, concordato da distribuzione e industria del largo consumo, per affermare con sempre maggior impegno la legalità e la correttezza delle relazioni commerciali e il contrasto a qualunque pratica sleale a tutti i livelli della filiera agroalimentare, anche a vantaggio del consumatore finale.

Per le aziende della distribuzione e del largo consumo la libera e leale concorrenza e il rispetto della legalità sono due principi portanti della filiera, fondamentali per continuare a offrire ai consumatori prodotti di qualità al giusto prezzo, per tutelare la sana occupazione e per sostenere la rete delle PMI, in particolar modo in campo agricolo, favorendone l’efficienza e dunque la crescita, anche attraverso una maggiore competitività, sia nel mercato italiano sia a livello internazionale.

Entrando nel dettaglio, l’intesa tra distribuzione e industria propone la creazione di un ampio ambito di applicazione della norma, coinvolgendo tutti i soggetti della filiera senza limiti di fatturato, in un contesto di reale reciprocità, quindi di tutela sia dei “fornitori” che dei “clienti” di tutti i comparti interessati. È necessario che a vigilare sull’applicazione della normativa venga individuato un soggetto superpartes rispetto ai diversi comparti interessati, che sia dotato delle adeguate risorse e completamente autonomo. Il nuovo quadro normativo dovrebbe valorizzare la concorrenza e salvaguardare la libera contrattazione, diventando un punto di riferimento per comportamenti corretti da parte di tutti i soggetti. È perciò utile approfondire l’ipotesi di opportune modalità di conciliazione. Infine si ribadisce la necessità di garantire la riservatezza in eventuali fasi istruttorie, il diritto alla difesa e sanzioni dissuasive commisurate alla gravità dei fatti, ma che non compromettano la continuità delle imprese e il loro equilibrio economico.

L’accordo si inquadra dunque in una più ampia intesa tra i due comparti, che puntano sempre più alla modernizzazione delle filiere, ad una equilibrata remunerazione degli operatori, al rispetto dei diritti delle persone e dei lavoratori nella produzione, raccolta, trasformazione e distribuzione dei prodotti alimentari. In coerenza con questa prospettiva, distribuzione e industria dei beni di consumo sono impegnate da anni in un percorso di buone pratiche di sostenibilità sociale, ambientale ed economica.

Distribuzione Moderna: 10 messaggi chiave per definire la sostenibilità

Quanto a sostenibilità, la distribuzione moderna  si è da tempo rivelata sensibile, riducendo – per esempio – le plastiche e le emissioni. Il raggio d’zione è senza dubbio ampio, ma c’è un ambito – soprattutto- in cui può continuare a lavorare con l’intento di massimizzare i risultati: è quello della Marca del Distributore, che negli anni ha acquisito un ruolo sempre più didattico, divenendo un vero e proprio educatore.

“La MDD – spiega infatti Giorgio Santambrogio, presidente di ADM – esprime immagini e valori dell’insegna che rappresenta”.

“La marca del distributore – conferma  Valerio De Molli,  Managing Partner e CEO di The European House- Ambrosetti – ha un ruolo attivo di educatore e garante verso il consumatore al quale offre risposte concrete in merito a sostenibilità e prezzi accessibili”.

Un tema attuale e sentito, dunque, introdotto dalla  conferenza organizzata a Milano da ADM e The European House- Ambrosetti, e che verrà affrontato  durante il Convegno di apertura di MarcabyBolognaFiere con la presentazione del position paper “Il contributo della Marca del Distributore alla sfida dello sviluppo sostenibile del paese”.

Sono 10 i messaggi chiave che, all’interno del paper, definiscono la sostenibilità. Di fatto però unitario è l’assunto: per la Distribuzione Moderna, sostenibilità non è altro che la volontà di indirizzare lo sviluppo sostenibile del Paese e di avere rapporto costruttivi con i fornitori, una leadership proficua, in modo da consentire loro investimenti in ottica sostenibile. Lo scopo? Generare una filiera responsabile e un circuito virtuoso tra produzione, distribuzione e consumo.

Va da sè, allora che che il ruolo dei fornitori non si esaurirà in quello di meri copacker, saranno al contrario dei veri e proprio MDD partner. “Un’evoluzione non solo semantica – si affrettano a precisare Santambrogio  e De Molli – bensì sostanziale”. E questo per le forti implicazioni etiche e di responsabilità verso i clienti consumatori.

Il compito attribuito alla MDD, non deriva solo dal fatto che la sostenibilità oggi è un trend indiscutibile, ma anche dall’autorità acquistata negli anni dalla Marca del distributore, che oggi vale 10,8 miliardi di euro ed è in grado di spiegare per il 30% la crescita di fatturato registrato dall’alimentare nel suo complesso. Non basta: con 410 mila occupati la distribuzione e la sua MMD oggi  creano una quota significativa di occupazione luingo tutta la filiera.

E poi dalla sua il retail ha anche la crescente attenzione ambientale che ha consentito un significativo recupero delle eccedenze (cresciuto di 6 volte negli ultimi 7 anni). Non è un caso, infatti, che La MDD è uno dei pochi settori in grado di impattare direttamente o indirettamente su tutti i 17  Sustainable Development Goal dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

 

 

 

Obiettivo: “allineare” il sistema Italia, la Gdo adotta lo standard GS1 GDSN

È stato un soddisfatto Giorgio Santambrogio nella veste di presidente di ADM ad annunciare l’impegno della distribuzione moderna presente in Italia ad aderire allo standard GS1 GDSN. Perché ormai non basta parlare di Big Data, la prossima frontiera per le aziende è garantire la qualità del dato.

A margine del convegno abbiamo chiesto a Santambrogio il perché di questa decisione. 

Nel corso dell’incontro “Big data nel carrello – Dall’efficienza di filiera alle strategie di marketing” ampio spazio è stato dedicato al percorso virtuoso che – grazie agli standard GS1 – permette alle imprese di scambiarsi informazioni dettagliate e corrette, arrivando così a relazionarsi meglio con il consumatore.

Nella stessa occasione GS1 Italy ha annunciato l’avvio del Piano per l’attuazione della qualità dei dati, per accompagnare le imprese del largo consumo nello sviluppo della cultura del data quality all’interno dell’azienda e nella strutturazione dei processi di data governance. La qualità dei dati è, infatti, diventata un vantaggio strategico e le aziende devono assicurare che i dati disponibili sui loro prodotti siano di qualità, corretti e aggiornati.

Nei prossimi giorni sarà pubblicata la videointervista a Bruno Aceto, Ceo di GS1 Italy, che ci spiega più nello specifico cos’è e a cosa serve Allineo.

Le cinque richieste alla politica di Adm per la distribuzione moderna organizzata

Cinque richieste alla politica per fare in modo che la DMO (la distribuzione moderna organizzata) possa dispiegare tutti i benefici al sistema Paese. Le rivolge alle istituzioni la Adm, l’Associazione distribuzione moderna che rappresenta un settore dai numeri importanti: 460.000 collaboratori direttamente impiegati, 18 miliardi di euro di valore generato direttamente e 7 miliardi di euro di imposte e contributi versati allo Stato. E un impatto indiretto che coinvolge 1,1 milioni di posti di lavoro attivati, 63 miliardi di euro di valore aggiunto generato indirettamente e 17 miliardi di euro di imposte e contributi versati. Ma in realtà secondo uno studio commissionato da Adm sul “valore esteso” della DMO si ricava che essa sostiene 2 milioni di lavoratori (il 9 per cento dell’occupazione complessiva del Paese), genera 101 miliardi di valore aggiunto (il 7 per cento del totale nazionale) e crea 30 miliardi di ricavi fiscali per lo Stato. La DMO è pertanto un importante soggetto economico e sociale, in grado di sostenere la ripresa e spingere l’Italia verso un nuovo sviluppo: operando sempre all’interno di un regime di massima concorrenza (che ha garantito un risparmio alle famiglie di oltre 40 miliardi in cinque anni nel solo largo consumo confezionato), e che non delocalizza.

Le nuove sfide del settore vanno però sostenute, secondo l’Adm, da precise azioni politiche che sono riassunte in cinque punti principali.

Il primo prevede una ritrovata centralità della concorrenza, che veda le norme locali coerenti con quelle nazionali a tutela dei principi di concorrenza previsti anche dalle regole comunitarie e sempre confermate dalla Corte Costituzionale, che garantisca stesse regole semplificate per chi è presente nel mercato con punti di vendita fisici e chi opera solo via e-commerce, che porti all’eliminazione di tutti i monopoli e le rendite e introduca effettiva concorrenza nei settori, come ad esempio nei farmaci e nei carburanti.

La seconda richiesta è l’introduzione di misure che garantiscano il pieno rispetto della legalità e la certezza del diritto, portando a una lotta alla contraffazione, a combattere il mancato rispetto delle regole nel mercato del lavoro, a contrastare l’abusivismo e a opporsi all’evasione fiscale. Va poi perseguito – e questa è la terza istanza – una politica di rilancio dei consumi, che è l’unica strategia per riuscire ad innescare un percorso stabile e strutturato di crescita. Tra le misure invocate, la non applicazione delle clausole di salvaguardia sull’IVA, il concreto sostegno alle persone e famiglie con i redditi più bassi e a quelle più colpite dalla crisi e una politica che, abbracciando un respiro più lungo di intervento, affronti anche seriamente il tema della bassa natalità.

Le ultime due richieste riguardano interventi mirati a rilanciare gli investimenti e la competitività, affrontando i temi del costo dell’energia, dell’iniquità di un’imposta come l’Irap che penalizza le imprese “labour intensive” come quelle della DMO, degli incentivi per favorire investimenti in riammodernamento e ristrutturazione delle reti commerciali, affrontando le questioni aperte nel mondo del lavoro e in particolare aumentando e rendendo strutturali nel tempo gli incentivi per le aziende che assumono in forma stabile e che sono a sostegno del lavoro femminile e giovanile; e, ultimo punto, la necessità di avere regole semplici e chiare, riducendo gli adempimenti burocratici, accelerando l’attuazione delle leggi, armonizzando e coordinando i controlli a cui sono sottoposti i punti vendita, soprattutto alimentari, da una pluralità di organismi.

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