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Tag: alimentari

Fairtrade a Biofach con uno stand con 100 operatori

Sarà presente a Biofach a Norimberga, la principale fiera del biologico che si terrà dall’11 al 14 febbraio, con uno stand istituzionale e più di 100 operatori certificati Fairtrade. Dalla frutta fresca alle bevande, dai cereali al cotone, senza dimenticare i tradizionali prodotti di punta (caffè, cioccolato e tè) in fiera saranno presenti un centinaio di espositori del commercio equo e solidale certificati Fairtrade. Arrivano da tutto il mondo e portano la testimonianza di filiere e prodotti realizzati con un alto valore aggiunto: solo in Italia circa il 50% del valore del venduto dei prodotti è rappresentato dai prodotti bio (dato 2013).

Tra le aziende italiane esporranno Alce Nero (Hall 6 / 6-230); Almaverde Bio Italia srl (Hall 4 / 4-515); Baum (Hall 4 / 4-240); Brio (Hall 6 / 6-145a); Caffè Gioia (Hall 4 / 4-261); Caffè Haiti Roma (Hall 4 / 4-651); Caffè Molinari (Hall 4 / 4-407); Caffè Paranà (Hall 4 / 4-651); Caracol e Punto Equo (Hall 4 / 4-118); Conapi (Hall 6 / 6-133); Fratelli Damiano & C. (Hall 1 / 1-403); Icam (Hall 4 / 4-641); Natura Nuova (Hall 4 / 4-545); Schreyögg caffè (Hall 7 / 7-355c) e Torrefazione Caffè Michele Battista (Hall 4 / 4-221c).

Salumificio Pedrazzoli porta la norcineria bio a Biofach

Possono essere considerati dei veterani del biologico quello di Salumificio Pedrazzoli, azienda mantovana attiva nel bio dal 1996. Prodotti con carne 100% italiana, allevata macellata e lavorata seguendo le tradizioni e le antiche ricette regionali, i salumi di Salumificio Pedrazzoli saranno anche quest’anno a Biofach, la fiera mondiale sul biologico di Norimberga in programma dall’11 al 14 febbraio 2015, all’interno dell’area “BiOrganic LifeStyle”, che raggruppa le eccellenze del bio Made in Italy. Tra le quali non potevano mancare i salami biologici, prodotti che esprimono le antiche tradizioni italiane di conservazione della carne e che valorizzano l’elevata qualità della materia prima.

“Noi di Pedrazzoli pensiamo che per fare un buon prodotto sia necessario partire da un’ottima materia prima: il processo produttivo e le ricette hanno poco valore se non si parte da questo primo ed essenziale  presupposto – dichiara Elisa Pedrazzoli, Responsabile della Linea Biologica e Direttore Commerciale estero di Salumificio Pedrazzoli -. A determinare la qualità e il gusto delle carni suine concorrono quattro fattori: quello genetico, quello dell’alimentazione, quello della macellazione e il benessere animale. Salumificio Pedrazzoli alleva il suino italiano pesante, che è il maiale che più si addice alle produzioni tipiche italiane per la maturità delle sue carni e la qualità del suo grasso. Abbiamo scelto la via del bio dal 1996 perché siamo convinti che facendo vivere bene gli animali otteniamo carne buona, saporita e morbida per produrre salumi attenti anche al benessere dell’uomo”.

Salumificio Pedrazzoli si contraddistingue dalle altre realtà del settore per essere tra le poche in Italia a potersi definire allo stesso tempo Produttore e Allevatore, aspetto che gli permette di garantire, per tutti i suoi prodotti la totale tracciabilità delle carni e di tutte le materie prime utilizzate, tutelando il consumatore da possibili rischi legati alla qualità e genuinità dei prodotti.

Oggi Salumificio Pedrazzoli si qualifica come leader nella produzione di salumi biologici e tradizionali ed è tra i principali attori dell’export di salumi in Germania, dove è presente nel mercato con il marchio PrimaVera proponendo circa 60 differenti salumi/referenze biologiche.

IRI a Consumi Tuttofood 2015: il retail alimentare può ripartire

Angelo Massaro - Iri.  © FotoZil
Angelo Massaro – Iri.
© FotoZil

L’intervento di Angelo Massaro, General Manager di IRI Italia e Grecia, in occasione del convegno organizzato da TuttoFood ed IRI il 2 febbraio, ha voluto indagare alcuni fenomeni chiave che caratterizzano l’andamento delle categorie di Alimentari e Bevande nel canale moderno.

In particolare Massaro ha evidenziato alcune problematiche che sembrano ormai intrinseche ai comparti e che ne impattano le vendite nel corso degli ultimi anni.

Contrariamente alle previsioni elaborate da IRI a fine 2013, il 2014 si è chiuso con un andamento negativo dei reparti di Alimentari e Bevande. Durante il 2013 i comparti avevano visto trend a valore piatti e volumi in flessione come risultante di un rincaro dei prezzi. Ci si attendeva per il 2014 un ulteriore lieve rialzo dei prezzi e un leggero recupero dei volumi. Al contrario, nonostante un contesto deflattivo, i volumi permangono in terreno negativo. La salvaguardia di questa voce di spesa delle famiglie durante il 2014 è venuta a mancare. Ne emerge che il consumatore ha fatto saving anche su tipologie di consumo primarie.

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Il tema dei prezzi è un altro elemento evidenziato da Massaro. A fronte di un periodo precedente in cui i prezzi della Gdo aumentavano in maniera superiore rispetto a quelli del paniere Istat, a partire dalla seconda metà del 2014 assistiamo ad un generale raffreddamento degli stessi. Ciò è determinato non solo dal contesto del paese, ma anche dalla necessità di tentare di sostenere i volumi agendo sulla leva prezzo. Il mezzo attraverso cui gli operatori hanno prevalentemente agito sul governo dei prezzi è stato l’utilizzo intenso della leva promozionale.

Le promozioni, che sembravano dover raggiungere un livello di saturazione nel 2014 hanno continuato a crescere, tanto è vero che 30 euro su 100 sono spese dal consumatore per prodotti in offerta.

Ma si tratta ancora di uno strumento efficace per incentivare l’aumento dei consumi? Le analisi di IRI indicano di no. Infatti il livello complessivo di produttività di questa leva di marketing è sceso ulteriormente rispetto al 2013 aumentando il valore delle perdite di ben 117 milioni di euro. Ciò significa che la GDO sacrifica circa un 1 punto di crescita dei ricavi sull’”altare” delle promozioni.

La domanda che pone al mercato Massaro è se sia utile continuare ad andare lungo questa direzione? Esistono vie alternative per il governo dei prezzi?

Un altro tema rilevante è quello della gestione degli assortimenti. L’offerta a scaffale cresce nonostante le vendite calino. Vi è quindi un problema di inefficienza nella gestione dell’offerta assortimentale.

Altro elemento di discontinuità, che era difficile attendersi, secondo IRI è il calo delle vendite dei Marchi del Distributori che hanno interrotto un processo di espansione in atto da molti anni. In tutti i reparti alimentari, infatti, assistiamo ad una lieve contrazione della quota a valore di questi prodotti.

Forse i distributori hanno saturato tutte le categorie con i loro brand? O dove sono presenti con i loro marchi non riescono più a sfare sviluppo? Oppure sono rimaste l’unico elemento di razionalizzazione dell’assortimento?

Tuttavia anche i grandi Gruppi Industriali stanno affrontando seri problemi. Dalle misurazioni di IRI già nel corso del 2013 emergevano cali nell’andamento delle vendite dei top player del Largo Consumo. Lo scorso anno questo fenomeno si è accentuato. Le Top 25 aziende, che rappresentano quasi 1/3 del fatturato totale del Largo Consumo Confezionato, hanno segnato complessivamente un -1,4%.

Le iniziative messe in atto da questi gruppi non sembrano ad oggi aver sortito effetti positivi. La situazione forse cela una crisi strutturale della grande impresa che opera nel Food? E’ forse un problema di lettura del territorio, vicinanza al consumatore, esigenze locali?

Massaro ha concluso il suo intervento illustrando quelle che sono le previsioni di IRI sull’andamento delle categorie di alimentari e bevande per l’anno in corso. Nonostante sia necessario intervenire su alcune problematiche del comparto, con il 2014 si conclude auspicabilmente un «biennio nero» che in due anni ha visto ridursi di oltre 2 punti percentuali i volumi acquistati all’interno del largo consumo confezionato, pari a minori ricavi per la filiera per circa 520 milioni di Euro.

Per l’anno prossimo IRI prevede un pur moderato recupero sia dei livelli di spesa che degli acquisti a volume, dietro l’ipotesi che le pressioni sul fronte economico tendano ad attenuarsi. In questo sarà di basilare importanza un miglioramento della situazione occupazionale che è il fattore fondamentale per innescare un nuovo ciclo di fiducia per le famiglie sulle prospettive del proprio potere d’acquisto, con ovvi benefici sui consumi.

Nel caso che non ci fossero ancora schiarite sul mercato del lavoro i segnali di ripresa verrebbero inevitabilmente nuovamente vanificati.

Vedi anche le previsioni per categorie

 

 

Retail alimentare: previsioni positive di Iri per il 2015

Nel 2015 IRI prevede  un’inversione della tendenza negativa sui volumi di vendite del retail alimentare che sarà comunque graduale e di moderata entità, secondo i dati diffusi da Angelo Massaro, general manager di Iri al convegno sui Consumi 2015 organizzato in collaborazione con Tuttofood.

Dando uno sguardo ai comparti che compongono la spesa delle famiglie nei settori di alimentari e bevande è possibile osservare però delle differenze che nascondono un comportamento d’acquisto volto a preservare il budget familiare salvaguardando le priorità di consumo.

1. In particolare l’alimentare secco, (Drogheria Alimentare) che è alla base del carrello della spesa mantiene quest’anno i livelli di volume acquistati nel 2013, grazie anche all’arresto dell’inflazione settoriale. Per il 2015 ci attendiamo una pur moderata ripresa degli acquisti. I prezzi cresceranno leggermente (+0,4%) come risultato delle pressioni su alcune materie prime alimentari bilanciate dall’altissimo grado di concorrenzialità fra imprese produttrici e fra distributori. Per gli alimentari freschi confezionati (salumi, formaggi, carni, ecc.) si prevede invece ancora una «limatura» dei volumi acquistati, a causa dell’inflazione di nuovo relativamente elevata. Questo spesso ne limita la competitività rispetto al prodotto fresco sfuso/non confezionato.

2. L’ortofrutta a peso imposto recupererà volumi attorno al +1% «ereditando» il vantaggio competitivo ottenuto nel 2014 attraverso il marcato riposizionamento in basso dei prezzi medi (-3,5%). Infatti, i rincari previsti per l’anno successivo saranno comunque limitati entro il punto e mezzo percentuale.

3. Gelati e Surgelati sono la voce dell’alimentare che nel corso degli ultimi due anni più ha subito i contraccolpi della crisi di domanda a cui si sono aggiunte le negatività generate dalle «anomalie» del clima (ricordiamo a titolo d’esempio l’estate disastrosa dal punto di vista meteorologico che ha fortemente influenzato la richiesta di gelati). Per il 2015 ci si attende un’inversione della tendenza a fronte di uno «stop» dei prezzi.

4. Il comparto delle bevande dissetanti è in forte caduta nell’ultimo biennio: questa è una delle voci dove il consumatore ha maggiormente «razionalizzato» il proprio basket di spesa. Qui hanno agito in forma combinata sia fattori legati al reddito, sia la relativamente alta crescita dei prezzi e, per ultimo, le stesse anomalie climatiche che hanno compromesso il mercato nel pieno della stagione estiva. Tuttavia parte del calo è strutturale e ascrivibile al cambiamento dello stile di vita delle famiglie che sta penalizzando soprattutto il mondo delle bevande gassate. In questo anche il progressivo invecchiamento della popolazione gioca un ruolo non trascurabile nel lungo periodo. Per il prossimo anno ci aspettiamo un calo più limitato (sempre al netto di possibili anomalie del clima) anche grazie al raffreddamento dei prezzi medi al dettaglio.

5. Vini e Alcolici a loro volta chiudono un biennio molto sfidante che ha comportato un ridimensionamento dei volumi venduti di circa 6 punti percentuali. L’elevata inflazione al consumo, determinata in buona parte dai ripetuti interventi fiscali, è stata il fattore esplicativo principale, che ha aggravato il calo strutturale dei consumi di bevande alcoliche. Attraverso l’ipotesi di assenza di nuovi inasprimenti della tassazione nel 2015, con conseguenti ovvie ripercussioni sui prezzi al dettaglio, ci attendiamo un calo decisamente più moderato degli acquisti in volume.

Pagamenti con carte: dicembre positivo con il traino dell’e-commerce

Dicembre è stato un mese favorevole per le spese con carte di credito. Lo rileva il Barometro Cashless dell’Osservatorio Acquisti Cartasì, secondo cui il mese si è chiuso con un +7,6% sul dicembre 2013.

Osservatorio Acquisti Cartasi

Due gli elementi determinanti per il sostegno ai trend di spesa. Il primo – evidenzia l’Osservatorio – ha a che fare con la fiducia, che, pur con dinamiche non elevate, è riuscita a canalizzarsi verso gli acquisti “stagionali”, ma soprattutto verso le spese turistiche, cogliendo al balzo le opportunità di calendario. L’Istat infatti registra un andamento complessivamente non positivo delle aspettative dei consumatori, ma con indicatori in crescita riguardo alla situazione specificamente famigliare, sia economica sia di bilancio domestico. Il secondo è un fattore più tecnico, ed è legato ai flussi che uffici postali e tabaccherie (in particolare per i bollettini) stanno veicolando con livelli elevati e crescenti di utilizzo della carta: tale contributo è quantificabile in circa 1,2 punti percentuali.

A livello di canale, l’e-commerce, che vale 1,4 miliardi di euro  sulla spesa totale con carta di 8,4 miliardi, ha replicato il dato di novembre (+28,6%) e consacra il proprio ruolo ormai determinante anche per lo shopping di Natale. Anche il “mondo fisico” però evidenzia uno spunto positivo: complessivamente +4,2% (che si riduce al 3% depurato dai fattori tecnici di cui sopra) a fronte di un’inflazione piatta. Un progresso che si ripartisce in quote simili fra Alberghi e ristoranti, Alimentari e Dettaglio non alimentare.
Tutte le voci turistiche hanno fortemente beneficiato del vantaggio di calendario che ha riguardato sia un ponte dell’Immacolata ben accessibile, sia una collocazione favorevole delle festività natalizie. Risultato: Alberghi e Ristoranti +10,4% e Viaggi e Trasporti +8,5% (con Agenzie: +29,6%, Noleggi; +20,1%, Trasporti persone: +13,2% a controbilanciare il calo disinflazionistico dei carburanti: -9,8%). A ciò si aggiunge l’andamento di Attività ricreative: +8,6%.
L’Alimentare – spiega l’Osservatorio – ha mostrato una buona vivacità (+4,3%), segnale positivo nel periodo di Natale. La tendenza ha premiato i negozi specializzati (21,3%), on e offline, più che le catene, operanti quasi esclusivamente nel fisico (+0,8%). Parliamo di generi che si erano già segnalati in crescita negli ultimi mesi, ma che in dicembre hanno avuto un ruolo importante: cialde da caffè, specialità gastronomiche, ortofrutta a domicilio. Attività in grado di captare da un lato gli spazi di nicchie crescenti di bisogni, dall’altro i canali più adeguati a questi target (format distributivo innovativo, web).

Il Dettaglio non Alimentare (+11,7%) ha visto un concreto contributo dal web (+36,6%). E tuttavia le dinamiche settoriali sono complessivamente interessanti: Profumerie (+19,8%), Gioiellerie (+5,2%), Grandi magazzini (+4,5%) hanno ritrovato l’impulso, ma anche, su volumi decisamente più ridotti, Animali e accessori (+23,7%) e Piante e fiori (+10,6%) fanno da contraltare a Giocattoli (-21,9) e Pelletterie e Valigerie (-18,0%), tipologie distributive che non riescono a tenere il passo dei nuovi trend di consumo.

Da questo punto di vista, un fenomeno interessante riguarda l’elemento tecnologico. L’andamento di Informatica e beni digitali (+6,2%), in particolare questi ultimi (+7,3%), ha infatti proseguito la fase interessante, ma riducendo le esplosioni degli anni più recenti. Segno dunque che la diffusione di strumenti evoluti, in particolare mobili, ha ormai superato una soglia di massa critica ed è ben inserita nel sistema dei consumi, che permea atteggiamenti e comportamenti, ampliando le scelte e le decisioni di acquisto.

Valfrutta, il 2015 si apre all’insegna dell’eCouponing

Un CouponSite creato ad hoc per la distribuzione di buoni sconto digitali stampabili: con questa iniziativa Valfrutta, marchio leader del gruppo Conserve Italia, apre l’anno aggiungendo alla sua strategia comunicativa un nuovo e importante elemento finalizzato a valorizzare la relazione con il consumatore e a fidelizzarlo. Per questa campagna si affida a Kiwari che ha elaborato una strategia multi canale che entra a far parte del marketing mix del 2015. L’iniziativa sarà infatti sostenuta da attività speciali su Facebook mediante un’app dedicata e dalla presenza degli eCoupon Valfrutta sul Coupon Network di Sconty.it.

Quattro le linee protagoniste della campagna, con oltre 25 referenze: Valfrutta Vegetali, Frutta Sciroppata, Succhi di Frutta e Conserve di Pomodoro.

“Abbiamo inserito l’eCouponing all’interno del marketing mix studiato per i nostri prodotti – afferma Stefania Costa, Marketing Manager Vegetali e Fresco di Conserve Italia – con l’obiettivo di rendere sempre più accessibile la qualità, il gusto e la naturalità dei prodotti Valfrutta. Abbiamo scelto la piattaforma di Kiwari in quanto ben consapevoli della crescita esponenziale del fenomeno del couponing e delle opportunità offerte dalle tecnologie mobili. Grazie a questo servizio, infatti, abbiamo la possibilità di lanciare campagne promozionali dirette ai consumatori e di valutarne in tempo reale le performance”.

La campagna cross-canale è resa possibile grazie a BuonMercato, la piattaforma di eCouponing di Kiwari, finalizzata ad instaurare un circuito virtuoso che amplifichi il traffico sui diversi media aziendali. “Il progetto Valfrutta – commenta Marco Rivosecchi, Presidente Kiwari – conferma ancora una volta la leadership di BuonMercato nell’erogazione di buoni sconto da stampare su tutti i canali attualmente disponibili e frequentati dai consumatori”.

Lista della spesa, avanzi, pasto in comune strategie di risparmio degli italiani

Foto Desi @Flickr licenza CC https://creativecommons.org/licenses/by/2.0/legalcode

La crisi non è finita, e gli italiani, che lo sanno, al momento di fare la spesa attuano una serie di strategie per risparmiare destinate probabilmente a resistere anche al di là della congiuntura economica. Ma quali sono queste stratagemmi? Ce lo rivela un’indagine Coldiretti/Censis. Che parte da un’usanza intramontabile: la lista della spesa. Vuoi con carta e matita o su una ipertecnologica app per smartphone, l’usanza di scrivere a casa i prodotti da comprare al supermercato è seguita regolarmente dalla metà degli italiani (49,8  per cento), ai quali si aggiunge un 34,5 per cento che la fa solo qualche volta per non essere travolto dagli acquisti di impulso, e quindi soprattutto per risparmiare. Dunque spazio per le insegne che vogliano creare applicazioni utili e accattivanti per la clientela e magari con contenuti discreti (nel senso di non invadenti) ma strategici c’è, eccome.

Poi ci sono le scorte di prodotti alimentari, fatte sapientemente con gli articoli in promozione: una pratica operata da una famiglia italiana su tre.

Ma “il ritorno al passato – spiegano a Coldiretti/Censis – si avverte anche tramite forme di sapiente sobrietà nell’utilizzo dei cibi acquistati e cucinati come, ad esempio, l’utilizzo di cibi avanzati preparati per precedenti pasti praticato da 22,8 milioni di famiglie, e regolarmente da 9,9 milioni”.

Aspetti positivi dunque che vanno nel senso della riduzione dello spreco alimentare che vede ogni anno andare in fumo la metà delle derrate alimentari e che, secondo il protocollo di Milano, se azzerato potrebbe risolvere il problema della fame nel mondo. Ma non è l’unico aspetto “virtuoso”: la crisi infatti, sempre secondo l’indagine, terrebbe più unite le famiglie, quanto meno all’ora dei pasti, importante momento di socializzazione. Sono 10,6 milioni le famiglie italiane che, anche per contenere le spese, ogni giorno della settimana fanno almeno un pasto insieme a colazione, a pranzo o a cena: il 61,8 per cento dei nuclei familiari, se si escludono le famiglie con un solo componente. Circa 2,5 milioni di famiglie italiane (il 14,3 per cento) fanno addirittura insieme tutti e tre i pasti per tutti e sette i giorni della settimana, mentre solo 342mila famiglie fanno al massimo un pasto insieme due volte a settimana. I momenti in cui più facilmente ci si trova insieme sono, non a sorpresa, la cena (con 8,8 milioni di famiglie che cenano, 5,2 milioni pranzano e 4,6 milioni di famiglie fanno colazione insieme tutti e sette i giorni della settimana) e il week-end, con 8,1 milioni di famiglie che fanno colazione, 12,8 milioni che pranzano e 11,4 milioni che fanno la cena sempre tutti insieme il sabato e la domenica. Anche in questo caso, rendere disponibili contenuti e soluzioni per diversificare il pranzo in comune potrebbe essere una buna chiave per giungere al cuore e al portafoglio (attentamente “sorvegliato”, come abbiamo visto) di un cliente sempre più sfuggente.

Yogurt greco, un successo e sei tendenze per crescere ancora

Lo yogurt greco piace sempre di più. Sarà per la sua consistenza e la sua versatilità, o per il fatto di essere sano sì, ma più “esotico” dello yogurt “nostrano”, sta di fatto che il prodotto sta vivendo un momento d’oro, con crescite costanti di vendita in Europa e negli Stati Uniti, i principali mercati. “La produzione mondiale di yogurt greco (inteso come tipologia di prodotto, non necessariamente come provenienza geografica) è cresciuta in modo consistente – spiega Richard Hall, presidente del Cda di Zenith, società di consulenza inglese nel settore food e beverage -. Negli Stati Uniti nel 2013 le vendite hanno superato i 1500 milioni di USD”.

Visto però che per nessuno è il momento di dormire sugli allori, Zenith International ha individuato sei tendenze lungo le quali si svolgerà l’innovazione di prodotto nei prossimi tempi. Queste sono la funzionalità, il consumo in movimento, gli ingredienti, le occasioni, il packaging e l’estensione in altre categorie.

Presto quindi possiamo aspettarci di vedere sugli scaffali – alcune tipologie già ci sono – yogurt greco ipocalorico, in edizione limitata, per bambini, da bere, con packaging diversi, biologico, con nuovi marchi, ghiacciato.

“Il suo gusto e la consistenza sono stati elementi fondamentali per la crescita delle vendite di yogurt greco, ma le esigenze salutiste sono un fattore sempre più determinante. I consumatori scelgono prodotti naturali che sappiano offrire in più alcuni elementi di novità ed effervescenza, raramente associati allo yogurt normale” ha concluso Hall.

Panieri Nielsen: a ottobre i basici stabili, bene gli altri

Nella particolare analisi dei consumi, i Sei panieri del largo consumo elaborati da Nielsen offrono una lettura originale dell’economia reale. Ogni paniere, infatti è in grado di raccontare una storia: dalla lettura dei trend delle vendite nella grande distribuzione, dei prodotti individuati e inseriti nei diversi panieri, si può capire l’evoluzione dei comportamenti di acquisto e di consumo degli italiani.

A ottobre, questi indicatori volgono al bello, con cresce anche modeste, ma crescite, di alcuni comparti, anche se all’interno dei sub-insiemi che li compongono vi sono scostamenti anche rilevanti.

L’andamento dei Panieri Nielsen a ottobre panieri nielsen

L’unico a rimanere stabile è quello dei Basici, che include tutti gli alimenti necessari alla preparazione del primo piatto “classico”, tipico prodotto della tradizione italiana e pilastro della dieta mediterranea. Accanto alla pasta e al riso sono presenti tutti i condimenti, salse, sughi pronti, ma anche pesto, panna, besciamella. Sempre nei primi piatti sono presi in considerazione i legumi, anche loro prodotti tipici della dieta mediterranea. Se questi ‘tengono’, in calo sono invece i prodotti della prima colazione.

Nielsen propone un piccolo approfondimento riguardo la categoria dei Pronti da mangiare, categoria molto amp che va dallo snack a pasti principali. Ebbene, sottolinea Nielsen, la crescente esigenza di “risparmio di tempo” ha creato nel corso degli anni una maggiore apertura dei consumatori verso prodotti che offrono un risparmio, non tanto in termini economici, considerando i prezzi sempre più alti rispetto ai prodotti basici, ma in termini di tempo, risorsa che con l’attuale ritmo di vita è sempre meno disponibile.

Porte aperte dunque ai prodotti che offrono piatti pronti da utilizzare nei pasti principali: primi piatti e soprattutto secondi piatti freschi o surgelati che nel mese di ottobre trainano il mercato. Tra l’offerta dei secondi piatti spiccano per performance positive i prodotti freschi pronti a base di carne bianca e il pesce surgelato panato.

Un’altra anima del pronto è invece quella più dolce, che riempie i momenti “fuori pasto” e di autogratificazione. Nei punti vendita spopolano sempre di più proposte di pasticceria, torte pronte, gelati, snack e dessert dolci, prodotti a base di cioccolato e di acquisto d’impulso come le caramelle e le gomme da masticare.

Tuttavia dal punto di vista delle vendite è il comparto a maggiore sofferenza sia a volume sia in termini di fatturato. A trainare la performance negativa di questa area è il mondo del fuori pasto dolce trainata dalle gomme da masticare e dagli snack dolci. Tutta un’altra storia invece se parliamo del mondo dolce da forno che include i prodotti di pasticceria che vedono per il secondo anno una crescita di oltre il 5%.

 

Etichette alimentari, tra un mese si parte e solo il 43% è pronto

Fonte Indicod-Ecr

C’è consapevolezza diffusa delle aziende sull’attuazione del Reg. UE 1169 sulle etichette alimentari, la cui attuazione partirà il 14 dicembre, ma anche incertezza sulla effettiva compatibilità dei prodotti etichettati.

Secondo l’Osservatorio GS1 Italy | Indicod-Ecr 9 aziende alimentari su 10 sono a conoscenza dell’imminente entrata in vigore del Reg. UE 1169/2011 sull’etichettatura dei prodotti alimentari e in linea di massima ne conoscono i contenuti (così dichiara l’81,2%). E infatti praticamente tutte le aziende dichiarano di stare lavorando per mettere in regola le etichette dei prodotti ma, al momento, solo due su 10 pensano che i loro prodotti siano conformi alla normativa, la maggior parte ci sta lavorando e un modesto 43% ritiene che i propri prodotti abbiano raggiunto una “buona” compatibilità con i requisiti richiesti.

Il regolamento mira ad uniformare le informazioni presenti sulle etichette in 27 nazioni europee, stabilendo anche criteri di leggibilità, ed ha lo scopo di garantire che i consumatori effettuino decisioni di acquisto informate sulla base di dati come, ad esempio, la tabella nutrizionale, gli ingredienti, gli eventuali allergeni e le istruzioni per l’uso.

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