CLOSE
Home Tags Bevande

Tag: bevande

Doxa-Assobirra, la fotografia del week end degli italiani in 10 risposte

Realizzata su un campione di 967 persone rappresentative della popolazione italiana adulta (18+anni), l’indagine Doxa-Assobirra scatta una fotografia di come gli italiani preferiscono trascorrere il week.-end. Ovviamente la birra la fa da padrona: nella cena del sabato sera (pizza e birra, un must), ma anche con l’aperitivo del venerdì sera.

“Questa ricerca conferma che la birra è adatta in ogni occasione e momento dell’anno, ma naturalmente per la sua naturale leggerezza è la stagione estiva quella in cui si registrano i livelli di consumo più elevati, con il 47% del totale annuo sorseggiati tra maggio e agosto – afferma Filippo Terzaghi, direttore di AssoBirra, l’associazione dei produttori di birra e malto che riunisce grandi aziende, marchi storici, microbirrifici e malterie.

Famiglia e amici sono le relazioni che si tende a coltivare di più nel week end, quando ci si dedica di più a cucinare e quando il barbecue domenicale sembra averecolpito al cuore gli italiani. La spesa? naturalmente il sabato, anche se non piace farla. Sul tema della shopping experience c’è ancora molto da lavorare…

[Not a valid template]

Assobirra, il settore bloccato dalle accise: calano vendite e investimenti. E l’occupazione non cresce

L’aumento delle accise rischia di mettere in seria difficoltà gli oltre 600 produttori dislocati sulla penisola e di conseguenza tutti gli operatori della filiera. È quanto emerge da una ricerca di Format Research per Assobirra, che ha fotografato l’impatto – importante – che le tasse, in crescita del +30% tra ottobre 2013 e gennaio 2015, stanno avendo sul business di tutti: agricoltori, produttori (aziende di grandi dimensioni e micro birrifici), esercenti di bar e ristoranti, imprese della distribuzione e dei servizi.

Si parte da un punto: quella italiana è una vera e propria “anomalia” rispetto al resto d’Europa visto che, nel nostro Paese (uno di quelli col più basso potere d’acquisto in UE), le tasse sulla birra sono tra le più alte.

slide-filiera_05.-Anomalia-

Metà dei produttori di birra intervistati (50,6%) dichiara un fatturato fermo o in diminuzione, a seguito dell’aumento delle accise. E il 42,9% di chi dichiara una riduzione del fatturato ne attribuisce la responsabilità agli aumenti delle accise (il primo scattato il 10 ottobre 2013, il secondo il 1° gennaio 2014 e l’ultimo il 1° gennaio 2015). Il 46,9% delle imprese birrarie non è riuscita ad assorbire gli aumenti di ottobre 2013 e gennaio 2014, mentre il 43,2% dichiara che non riuscirà ad assorbire l’ultimo aumento intervenuto a gennaio 2015.

«Su una birra da 66cl  – commenta il presidente di assorbire Alberto Frausin – gli italiani pagano 46 centesimi di tasse (tra accisa e IVA), gli spagnoli 21,3 e i tedeschi 19,5. In pratica 1 sorso su 2 lo beve il fisco. Il settore viene da 10 anni di mancata crescita del mercato e i dati dei primi 10 mesi del 2014 parlano di una lieve flessione (-0,6%). E nei primi 5 mesi del 2015 abbiamo avuto un ulteriore diminuzione dei consumi pari al -3%. Lo avevamo preannunciato anche al Governo che l’ennesimo rialzo delle tasse di gennaio avrebbe avuto conseguenze. Ora non possiamo non sottolineare il rischio per la tenuta dell’export ma anche per l’occupazione di una situazione del genere. Le accise non solo non vanno più toccate al rialzo ma ora è necessario ridurle per far ripartire il settore».

Ma come sono stati assorbiti gli aumenti? Solo in parte sono ricaduti sui prezzi (50%), mentre un terzo delle aziende ha ridotto i margini di profitto (31,6) o nel 18,5% dei casi ha ridotto investimenti e occupazione.

«Oggi la pressione promozionale è in aumento. La birra – spiega il direttore dell’associazione dei produttori di birra Filippo Terzaghi – ha superato, nel 2014, il 44% di pressione promozionale, mentre sui prodotti di largo consumo ci si ferma in media al 28,5%. Questo vuol dire che quasi 1 birra su 2 è venduta in promozione (fonte IRI 2015). L’aumento delle tasse che noi riteniamo iniquo e ingiusto, penalizza eccessivamente un prodotto simbolo del nostro Made in Italy ed è evidente che, dove a pagare non è il produttore, sono i 30 milioni di italiani che scelgono la birra. Non a caso nel 2014 c’è stato un calo del consumo pro-capite, sceso a 29,2litri (il più basso d’Europa), sono saliti i consumi casalinghi a scapito del “fuori casa” e sono stati premiati i prodotti a costo basso».

slide-filiera_03.-Filiera-in-sofferenza

La ricerca rileva anche alcune conseguenze importanti. La prima: l’aumento delle accise è un ostacolo a nuove assunzioni per i produttor.Il 44% delle imprese sarebbe pronto a creare fino a tremila nuovi posti di lavoro (che potrebbero crescere a 11 mila se si attestassero sui livelli di Germania e Spagna, dove valgono rispettivamente lo 0,09 e lo 0,10%). La seconda: si è verificato uno stop alla crescita dimensionale dei microbirrifici, non più in grado di fare investimenti. Le accise sono un ostacolo alla ripresa degli investimenti per il 76,5% delle imprese.

«A fronte di una riduzione delle accise – sostiene con forza Frausin -siamo pronti, come filiera, a fare la nostra parte: generare nuova occupazione, far nascere nuove imprese, ritornare a investire nel Paese e tornare a far crescere l’export e la vocazione internazionale delle nostre imprese».

Heineken sceglie la logistica ecologica di Pgm, consegna merci a emissioni zero

La logistica ecologica è non solo un impegno che ogni azienda dovrebbe affrontare all’interno delle pratiche di responsabilità aziendale, ma anche una necessità data la presenza sempre più diffusa nelle aree urbane di Ztl, zone a traffico limitato. Heineken Italia ha scelto PGM Logistica, azienda di distribuzione beverage operante a Bergamo e provincia con mezzi elettrici, per effettuare consegne “ad emissione zero” nell’area coperta. La multinazionale della birra a partire dal 2011 ha avviato diverse iniziative volte a ridurre le emissioni di CO2 prodotte dalle attività logistiche, sviluppando in particolare l’intermodalità e scegliendo mezzi sempre più ecologici.

Pgm dispone al momento di un furgone Nissan e-NV200 a zero emissioni, cui presto se ne aggiungeranno altri (si prevede di arrivare a 30 veicoli nei prossimi tre anni), per le consegne dell’ultimo miglio (per la distribuzione delle merci a Milano e a Bergamo, a partire dalle ZTL del centro e in Città Alta). Una colonnina per la ricarica è già attiva nel piazzale dell’azienda, e a breve entrerà in funzione un impianto fotovoltaico capace di azzerare i costi di carburante dei mezzi della PGM ma anche totalmente le sue emissioni di CO2.
L’azienda è certificata UNI EN ISO 9001 e registrata alla piattaforma internazionale ECOVADIS, società che opera nel campo della valutazione, il monitoraggio e la certificazione delle catene di approvvigionamento globali, con il fine di migliorare le politiche ambientali e migliorare le performance di sostenibilità..

A Milano e Napoli Casa San Benedetto dialoga con i consumatori

san Benedetto temporary 2

Puntuale con l’arrivo dell’estate, San Benedetto si ripresenta con il suo temporary store. Anzi con i suoi temporary. Perché quest’anno accanto a quello di Milano Stazione Centrale ce n’è un secondo a Napoli sempre alla Stazione Centrale, dove far entrare in contatto i viaggiatori con i brand e con l’ampa gamma di prodotti di San Benedetto. Se il primo coglie l’opportunità di Expo per dialogare con milioni di viaggiatori, il secondo intende ribadire la leadership del gruppo veneto e il presidio sul territorio nazionale.

Spazi acoglienti e funzionali, i punti vendita offrono un’atmosfera green e familiare, veicolando con maggiore forza la scelta eco sostenibile dell’Azienda, rafforzata nel temporay di Milano dall’installazione di un albero tridimensionale. L’attività è stata svolta in collaborazione con NextMaterials, spin-off del Consorzio Interuniversitario Nazionale per la Scienza e Tecnologia dei Materiali (INSTM).

VincenzoTundo
VincenzoTundo, direttore Marketing Acqua San Benedetto

«Questa iniziativa conferma la vocazione alla multicanalità del nostro Gruppo – dichiara Vincenzo Tundo, Direttore Marketing di Acqua Minerale San Benedetto – e si pone l’obiettivo di verificare un approccio diretto al mercato che consenta di trasmettere al consumatore un’idea di Casa San Benedetto i cui valori di qualità, accessibilità e sostenibilità sono veicolati attraverso un portafoglio prodotti ampio e variegato, da vera Total Beverage Company italiana».

 All’interno di Casa San Benedetto è possibile acquistare tutti i prodotti di prestigio con i quali l’Azienda Veneta firma la gamma completa dei prodotti: dall’acqua minerale al Thè San Benedetto, da Aquavitamin alle bibite gassate San Benedetto e Schweppes fino alle bevande a base succo Batik Succoso. Tra le novità T-Surf, Prima Spremitura e le nuove lattine sleek Special Edition NABA del Thè San Benedetto.

Vino online: cantine e retailer in un’analisi del white report di Business international-FMM

L’affermazione di Internet quale nuovo terreno del contesto competitivo delle imprese sta incidendo profondamente sulle dinamiche e modalità di organizzazione degli scambi commerciali che, in volumi sempre più consistenti hanno luogo attraverso gli spazi virtuali della rete. La rete diventa per le imprese non un “nuovo mercato” in cui competere ma “il mercato” e la presenza online viene da molti considerata non più come una strategia competitiva ma come un requisito per la sopravvivenza.

Questo è tanto più vero se pensiamo ai comportamenti di acquisto delle nuove generazione di consumatori che usano la rete come baricentro delle loro scelte sia per la ricerca di informazioni che per gli acquisti di prodotti e servizi. La generazione “Z” (nati tra il 1990-2000) o Millennials viene definita dai ricercatori di marketing come “always on” ovvero sempre connessa ed adotta modelli di “everywhere commerce” ovvero si acquista in qualsiasi momento e da qualsiasi luogo grazie ai dispositivi mobili di cui fa uso circa l’89% degli utenti appartenenti a tale generazione1.

Di fronte ai radicali cambiamenti in atto nel mondo digitale, cosa sta succedendo nel settore del vino? A questa domanda si cerca di rispondere nel corso il white paper L’e-commerce del vino in Italia-Produttori e retailer di fronte i nuovi strumenti di vendita online (scaricabile qui), curato da Monica Faraoni, che ha l’intento di presentare uno spaccato sull’e-commerce in Italia attraverso due prospettive: quella dei produttori o “cantine” che si trovano di fronte a scelte di multichannel management e a conflittualità di canali e quella dei retailer o distributori che trovano nelle strategie di differenziazione della propria offerta il vantaggio competitivo.

Sono questi i principali operatori del settore che di fronte alle nuove modalità di vendita adottano modelli di business diversi.

Nel corso di questo lavoro, in merito ai produttori si analizzano le strategie di presenza online e si riportano i dati di un sondaggio su un campione significativo di aziende volto ad individuare i vantaggi e le difficoltà nella vendita online dei loro prodotti.

In merito invece al canale retail si illustrano i dati di una ricerca condotta sui principali store online di vino in Italia.

La ricerca identifica, attraverso la rilevazione di alcune variabili, il posizionamento degli stessi sul mercato di riferimento ed alcuni dati di web performance. Il modo in cui un retail store online organizza la propria offerta in termini di ampiezza di prodotti, fasce di prezzo praticate, elementi di content engagement, livello di servizio offerto, fluidità del processo di acquisto oltre all’utilizzo dei social media quali strumenti di customer engagement sono gli elementi che identificano la strategia di posizionamento dell’impresa per soddisfare le esigenze di uno specifico segmento di consumatori target. Tali scelte sono fondamentali per alimentare il tasso di conversione dell’utente che da semplice navigatore diventa consumatore generando performance positive per l’impresa.

Lo studio costituisce il primo numero della collana Wine Business Report,collegata al Wine Business Executive Program, corso di alta formazione organizzato da business international-Fiera Milano Media.

Laimon Fresh, arriva dalla Russia il mojito analcolico e naturale

Si chiama Laimon Fresh ed è una bibita rinfrescante leggermente gassata a base di lime, limone e menta, prodotta con il 100% di ingredienti naturali, senza additivi, coloranti o conservanti. Lanciata in Russia nel 2010, è oggi la terza bibita gassata più venduta nel Paese dopo le due cole più diffuse al mondo.

È prodotta dall’azienda GreenMe, fondata da un gruppo di imprenditori russi del settore beverage che hanno costituito in Svizzera una società di marketing commerciale per la creazione di drink innovativi; una delle sedi produttive è in Italia. Dopo essere approdata al mercato inglese e spagnolo arriva ora nel Belpaese.

Disponibile nella lattina da 33 cl e a breve anche nella bottiglia VAP formato horeca da 25 cl, può essere bevuta ghiacciata così com’è oppure venire miscelata con rum, cachaça e vodka per creare un cocktail alcolico.

Laimon Fresh è importato e distribuito da D&C, marchio storico della distribuzione italiana, recentemente acquisito dal Gruppo Eurofood.

Look più colorato e pop, così la birra Dreher ha più impatto a scaffale

Un’esplosione di colore e una bottiglia dalla linea esclusiva: così Dreher affronta l’estate 2015 rinnovando completamente il packaging (etichetta, logo, bottiglia, tappo, lattina) della famiglia di birre a partire dalla storica Lager e dalla categoria delle Limone Radler e Limone Zero Radler, quest’anno arricchita dalla referenza Pompelmo Radler.

Disegnata appositamente per Dreher dall’agenzia dBOD di Amsterdam, la nuova bottiglia è caratterizzata dal collo allungato che ne esalta la silhouette elegante e dai colori vivaci dell’etichetta e del cluster in cartoncino che la fa risaltare su uno scaffale particolarmente affollato come è quello della birra.

Tesco ridurrà lo zucchero del 5% ogni anno nelle sue bevande gassate

Foto: Tesco.

Un impegno preciso e a medio termine: è quello che avrebbe preso Tesco per ridurre lo zucchero delle bevande gassate a marchio privato. Secondo il sito The Grocer che parla di “una possibile svolta nella guerra allo zucchero” l’impegno del retailer, che nel Regno Unito vende quasi una bevanda gassata su tre nella GDO, riguarderebbe la riduzione del 5% ogni anno sull’intera linea di soft drinks. Il programma di riduzione degli zuccheri, il primo da parte di un’insegna della grande distribuzione, segue una intensa campagna di sensibilizzazione da parte di enti governativi e associazioni come Action on Sugar, che si è posta l’obiettivo di ridurre del 40% la presenza di zucchero in cibi e bevande confezionati entro il 2020. L’eccesso di zuccheri viene legato a grossi problemi di salute quali obesità e diabete di tipo 2.

Il retailer non è nuovo a operazioni di questo tipo: già all’inizio dell’anno aveva deciso di rimuovere i dolci dalle avancasse. Un’attenzione al cliente e alle esigenze salutiste sempre più sentite, ma anche un’operazione di marketing e immagine vitale in un momento assai difficile per Tesco, che è stato duramente colpito dallo scandalo dei bilanci truccati l’anno scorso nel Regno Unito e sta chiudendo anche gli ultimi punti vendita non-food Homeplus. In ogni caso, dopo questa mossa anche le altre insegne potrebbero essere spinte a intraprendere azioni simili.

Bermé al bergamotto e mela, novità salutare grazie ai polifenoli

Un nuovo succo al gusto di bergamotto e mela, puro al 100%, senza aggiunta di zuccheri e conservanti, è la novità di Bermé. Prodotto italiano, utilizza un bergamotto autoctono della costa ionica di Reggio Calabria ricco di benefiche sostanze naturali. Insieme ad un’alimentazione sana aiuta a combattere il colesterolo con effetti positivi per il cuore.

Il grande valore aggiunto di Bermé sta nei i polifenoli, contenuti nel bergamotto e mantenuti intatti in concentrazione particolarmente elevata grazie a un particolare processo di estrazione del succo, sia dalla polpa del bergamotto sia dall’albedo (la parte interna bianca degli agrumi che contiene anche un’alta quantità di flavonoidi). I polifenoli sono antiossidanti naturali presenti nelle piante, di cui è stata scientificamente dimostrata l’efficacia nella riduzione del colesterolo.

Il gusto di Bermé è contraddistinto dalla freschezza delle note agrumate e un po’ aspre del bergamotto, che lo rendono dissetante, e dalla morbidezza della mela. Un succo ideale a colazione e a merenda, in grado di fornire un apporto di vitamine e sali minerali anche a chi fa sport.

Bermé è prodotto e distribuito da Dolomiti Fruits di Nanno (TN) in collaborazione con GM Srl di Condofuri (RC) e, al momento, viene distribuito in Italia nei punti vendita Crai, Conad, Interspar ed Eurospar, Unes, Sma e Simply del Gruppo Auchan. Entro luglio sarà completata la copertura nazionale della distribuzione del circuito GDO. All’estero si troverà entro la fine dell’anno negli Stati Uniti, in Germania, Austria, Cina, Russia, Emirati Arabi e Giappone.

Tra le certificazioni ottenute ad oggi: la IFS Food da CSQA, Kosher ABCERT e il marchio di qualità Demeter.

Bevande, un 2015 in movimento tra mutati stili di vita e nuove esigenze

Foto: Assobirra.

Come va il settore, ampio e diversificato, delle bevande? I dati di Tuttofood ci dicono che, dopo un biennio difficile, dall’inizio del 2015 si sta assistendo ad una tenue crescita non generalizzata, che viene comunque ancora accolta con prudenza.

Secondo i dati di IRI, Il comparto delle bevande nelle vendite nel canale moderno è stato in forte caduta nell’ultimo biennio, con una perdita del 3,3% a volume e del 3,1% a valore. A livello di consumo, infatti, la razionalizzazione ha pesato fortemente su questo comparto. Qui hanno agito in forma combinata sia fattori legati al reddito, sia la crescita dei prezzi e, per ultimo, le stesse anomalie climatiche che hanno compromesso il mercato nel pieno della stagione estiva. Tuttavia, parte del calo è strutturale ed ascrivibile al cambiamento dello stile di vita delle famiglie che sta penalizzando soprattutto il mondo delle bevande gassate. In questo anche il progressivo invecchiamento della popolazione gioca un ruolo non trascurabile nel lungo periodo. Per l’anno in corso si stima un calo più limitato (sempre al netto di possibili anomalie del clima) anche grazie al raffreddamento dei prezzi medi al dettaglio.

L’acqua minerale si compra in GDO
Passando alla bevanda principe, l’acqua, i dati di Mineracqua parlano di un 2014 positivo, con una crescita delle vendite dell’1,4% rispetto all’anno precedente, nonostante un’estate tutt’altro che torrida. È cresciuta la produzione, con 12 miliardi e 550 milioni di litri, contro i 12 miliardi e 100 milioni di litri del 2013.
Rispetto ad altri settori, qui il consumo interno fa ancora la parte del leone, con una proporzione di 10 a 1 rispetto all’export: i consumi interni sono infatti stati di 11 miliardi e 400 milioni di litri contro le esportazioni, attestatesi a 1 miliardo e 150 milioni di litri, comunque in crescita del 9,2%, rispetto al 2013.
In Italia si beve più acqua minerale: il consumo pro-capite è passato da 167,5 litri nel 2013 a 190 litri nel 2014. Tra i prodotti, le acque lisce rappresentano il 66% della produzione totale, contro il 18% di quelle frizzanti e il 16% delle effervescenti naturali.
Ben il 71% della produzione è venduto attraverso i canali Iper/Super/ Superettes/Discount, mentre il canale HoReCa/Vending è al 18%. Il dettaglio tradizionale si attesta all’11%.

Birra settore in evoluzione
Nei primi 10 mesi del 2014 le vendite delle aziende associate ad AssoBirra che comprende anche alcuni importanti importatori (circa i ¾ delle vendite totali in Italia) sono state pari a 11 milioni e 244milla ettolitri di birra venduti. Un dato in calo dello 0,58% rispetto ai primi 10 mesi del 2013.
Il dato non è positivo perché negli ultimi 10 anni il mercato della birra in Italia è stato sostanzialmente stabile. L’attuale contesto vede l’aumento delle accise (+30% in 15 mesi) influire negativamente sull’andamento del mercato. Una contrazione dei consumi che, secondo Assobirra, rischia di ridurre gli investimenti delle aziende in Italia.
Dopo gli aumenti delle accise del 2013 e del 2014, si è riscontrato un forte aumento della pressione promozionale sostenuta dalle aziende per restare competitivi nella grande distribuzione, che ha fortemente contratto i ricavi dei produttori. Oggi, secondo i dati IRI, la pressione promozionale sul prezzo è del 44,1%, un dato in crescita dell’8,6% negli ultimi 4 anni (nel 2010 era il 35,5%), rispetto ai beni di largo consumo nel loro complesso, per i quali la pressione promozionale si attesta nel 2014 al 28,5%.
Cambiano i consumi, che si spostano dal Fuori Casa all’acquisto nella distribuzione moderna e tradizionale: nel 2013 il primo è sceso dal 41% al 40,3%, mentre il secondo è corrispondentemente salito dal 59% al 59,7%, con un aumento del consumo fra le pareti domestiche.
Il consumatore si orienta inoltre verso prodotti più economici e i segmenti top del mercato hanno registrato una forte flessione. La quota di mercato delle Specialità è così scesa dal 13,4% all’11,5%, quella delle Premium dal 30,3% al 26,7%. Le birre di minor prezzo, in particolare il mainstream, vedono, invece, salire i consumi dal 47% al 51%, e le Private Label dal 6,4% al 7,7%.

BrandContent

Fotogallery

Il database online della Business Community italiana

Cerca con whoswho.it

Diritto alimentare