Nonostante un rallentamento nello sviluppo, nel primo semestre 2017 la superficie complessiva di centri commerciali in Europa ha raggiunto 160,8 milioni di metri quadri. La conferma arriva dal report European Shopping Centres: The Development Story, pubblicato dalla società di servizi immobiliari Cushman & Wakefield.
In totale, sono stati inaugurati 34 nuovi centri, che rappresentano l’84% della superficie completata, ai quali si aggiunge l’ampliamento di 21 strutture. Nel primo semestre 2017 infatti sono stati ultimati 825.000 metri quadri nell’Europa Centro-Orientale (CEE), rispetto ai 344.000 metri quadri dell’Europa Occidentale, che comunque occupa oltre due terzi (68%) della superficie complessiva di centri già esistenti.
Italia terza per sviluppo
Il mercato più attivo risulta la Turchia, con circa 566.000 metri quadri (48% della nuova superficie aperta), e se il secondo gradino del podio spetta alla Russia, con 186.000 metri quadri, l’Italia si colloca in terza posizione, con oltre 100.000 metri quadri di superficie. Che comprendono 47.000 metri quadri del nuovo Adigeo, inaugurato da ECE a Verona nel mese di marzo, e 35.000 metri quadri dell’ampliamento di Oriocenter da parte del Gruppo Percassi e Commerz Real AG nel mese di maggio.
A livello europeo la superficie totale completata nel primo semestre risulta però in calo dell’11% rispetto allo stesso periodo del 2016: una diminuzione riconducibile all’aumento della competizione, cosi come al cambiamento dei comportamenti di acquisto e alla crescita dell’e-commerce. In ogni caso, entro la fine del 2018 si prevede il completamento di altri 6,8 milioni di metri quadri, attualmente in costruzione.

A fronte di una limitata attività nei principali tre mercati dell’Europa Occidentale (Regno Unito, Francia e Germania) nel primo semestre 2017 lo sviluppo di nuovi progetti è stato però vivace nel Sud Europa. In particolare in Italia, che risulta il Paese più dinamico, con oltre 100.000 metri quadri di nuova superficie, che rappresentano più del 30% del totale inaugurato nell’Europa Occidentale.
Sempre a livello europeo è la Russia però ad avere la pipeline più elevata, con 1,7 milioni di metri quadri, corrispondenti a un quarto della superficie totale, mentre nei paesi del Nord Europa entro la fine del 2018 si attende il completamento di oltre 500.000 metri quadri.
«Con l’evoluzione del retail, anche i centri commerciali stanno attraversando una significativa fase di transizione – spiega Silvia Jodlowski, autrice della ricerca -. L’attenzione si è spostata sulla creazione di spazi che possano attrarre, ispirare e coinvolgere i consumatori, facendo leva sulla dimensione esperienziale impossibile da replicare online».
Le proprietà quindi rispondono non solo ampliando e rinnovando i centri esistenti, ma anche diversificando il tenant mix in funzione delle esigenze del bacino di riferimento. Molte strutture propongono perciò nuove soluzioni tecnologiche e nuovi servizi, mentre gli operatori continuano a sperimentare concept e format innovativi. Come il Westgate Oxford nel Regno Unito, il più grande progetto inaugurato quest’anno nell’Europa Occidentale, che al suo interno ha inserito quattro aree distinte, ognuna disegnata da un architetto diverso allo scopo di valorizzare il patrimonio architettonico della città.


I premi sono stati assegnati da una giuria indipendente composta da 70 esperti del settore che ha valutato design, qualità, servizio, innovazione, originalità e impegno per la sostenibilità di ogni candidatura.


Il progetto “Waste2Value” parte dal presupposto che ogni anno in Europa vengono sprecate circa 88 milioni di tonnellate di cibo, con un costo per la collettività di 143 miliardi di euro. L’idea quindi è quella di riportare nei cicli produttivi le materie che sono considerate “scarto” trasformandole in una risorsa: progettare, prototipare e realizzare soluzioni alternative e replicabili per la creazione di prodotti e servizi grazie al riutilizzo degli scarti di lavorazione e dei rifiuti organici – che altrimenti non troverebbero alcuna collocazione in filiere già avviate – attraverso un modello di economia circolare a ciclo chiuso, interno al centro commerciale. Insomma, un progetto per diffondere la cultura della sostenibilità e promuovere l’economia circolare sul territorio, verso tutta la comunità, dalle scuole alle università, sino ai visitatori dei centri commerciali, attraverso un processo di coinvolgimento attivo e partecipato. Il progetto, in corso di svolfimento, si articola in diverse fasi: dall’identificazione di possibili soluzioni sino alla loro prototipazione, passando per un necessario confronto con la comunità, i soci e i dipendenti delle imprese coinvolte nel progetto.
Il percorso è iniziato lo scorso giugno con un hackathon di tre giorni, una maratona creativa che ha coinvolto decine di studenti delle scuole superiori e dell’università per ragionare sul tema dello spreco alimentare. Due progetti si sono distinti in questa sfida: “RePOD, proteggiamo le tue piante” di Tommaso Tota, Mattia Pagliuso e Paola Dileo, che vuole usare i fondi di caffè e le bucce di arancia di scarto prodotte all’interno dei centri commerciali per realizzare delle piccole capsule 100% biodegradabili a lento rilascio per la fertilizzazione delle piante domestiche; e “RECYCLart, l’arte del riciclo” di Angelica Trinchera, Francesco Dell’Onze e Martina Malucchi, una piattaforma online che ha l’obiettivo di creare un ponte fra le imprese produttrici di scarti e tutte quelle entità che utilizzano questi ultimi come risorsa primaria per la creazione dei loro prodotti.








