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Droni e fotografia: i nuovi acquisti di oggi. L’indagine idealo

Quanto pesa oggi il mondo delle immagini nel quotidiano di ciascuno di noi? Se lo è chiesto idealo che ha monitorato l’andamento dei prezzi e delle ricerche degli italiani online per i prodotti delle categorie Droni e Fotografia. L’indagine conferma l’aumento dell’interesse online per fotocamere, droni e componenti legati al mondo della fotografia.

Tra le principali evidenze emerge che l’interesse degli italiani online per i prodotti legati al mondo della fotografia in generale è aumentato, nell’ultimo anno, del +40,4% in generale con un boom per Action Camera (+165,7%) e Droni (+107,1%), per immortalare anche le avventure mozzafiato più spericolate e le visuali più strane e insolite. Inoltre, stando a un sondaggio effettuato da Kantar per conto di idealo nel mese di giugno 2020, un italiano su due metterà nella valigia delle prossime vacanze estive la macchina fotografica per fissare e avere un ricordo dei momenti trascorsi.

A conferma dei dati precedenti ecco segnalato anche un aumento delle ricerche di Fotocamere digitali mirrorless (+46,3%), Obiettivi fotografici (+41,6%), Fotocamere compatte (+23,0%) e Reflex (+7,8%).

Sul fronte geografico, inoltre, sono  Lombardia e Lazio le regioni dove è maggiore l’interesse online per i prodotti della categoria Droni e Fotografia.

Quanto ai periodi più indicati per l’acquisto, emerge chese a Dicembre conviene acquistare i droni è Giugno il mese più conveniente per le action cam.

Sul fronte delle tipologie, infine, è la GoPro Hero 7 Black la preferita degli italiani.

 

 

Metodologia

L’indagine demografica ha coinvolto 1500 consumatori digitali italiani. Alla domanda “Quali prodotti avrà il tuo kit da viaggio?”, il 49,2% ha risposto la macchina fotografica.

idealo ha analizzato la categoria dei Droni e quelle relative al mondo della Fotografia sul proprio portale italiano. Le intenzioni di acquisto del periodo compreso tra Luglio 2019 e Giugno 2020 sono state messe a confronto con quelle del periodo compreso tra Luglio 2018 e Giugno 2019.

Consumatori: scende la fiducia cresce il risparmio

Nel secondo trimestre 2020 la fiducia dei consumatori italiani scende a quota 54 punti, ben 16 in meno rispetto al trimestre ottobre–dicembre 2019, periodo non ancora interessato dalla pandemia COVID-19.

In picchiata anche la media dell’indice di fiducia mondiale (- 15 punti vs. fine 2019, attestandosi a 92 punti), e quella a totale Europa (-12 punti, attestandosi a 74 punti). Tra i principali Paesi europei, la Germania fa registrare 15 punti in meno, scendendo a quota 87; stesso declino anche per la Gran Bretagna, che arriva a 84, mentre si registra una flessione di 13 punti per la Francia, che si attesta a 70 punti. Tuttavia, è la Spagna a registrare la perdita maggiore: – 24 punti, registrando un indice di 62.

“Confrontando l’indice di fiducia dei consumatori del terzo trimestre 2020, periodo ampiamente interessato dalla pandemia COVID-19 e dalle conseguenti restrizioni, con quello rilevato negli ultimi tre mesi del 2019, emerge chiara la consapevolezza nella popolazione italiana della crisi socio-economica su scala globale. L’indice di fiducia ne risulta dunque fortemente influenzato, tanto da segnare un forte calo, in linea con gli andamenti della media europea e mondiale – dichiara Laurent Zeller, AD di Nielsen Connect Italia – Allo stesso tempo, ciò si traduce in una maggiore propensione al risparmio, anche se non tutte le voci di spesa risultano negative. E’ il caso, per esempio, della crescita dei consumi alimentari nella GDO registrata nel periodo del lockdown. E’ auspicabile – aggiunge Zeller – che il superamento della pandemia e il ritorno alla normalità sostengano la domanda, così da innescare un meccanismo in grado di concorrere a oltrepassare l’attuale congiuntura che interessa non solo l’economia, ma il tessuto sociale nella sua complessità”.

La percezione

Analizzando nel dettaglio il vissuto degli italiani, la percentuale di quanti ritengono sia il momento giusto per fare acquisti risulta in sensibile discesa (-8 pp., arrivando al 19%), mentre si impenna (+11 pp., dall’ 87% di fine 2019 al 98% attuale) la quota di quanti ritengono che il Paese attraversi una fase recessiva. Tuttavia, anche la fetta della popolazione che dichiara che il Paese uscirà dalla crisi nei prossimi 12 mesi risulta in crescita (+ 10 pp., arrivando al 24%). Diminuiscono, al contrario, di 10 pp. quanti prevedono una situazione economica positiva nei prossimi 12 mesi (23%), e credono nella ripresa del mercato del lavoro (12%, -5 pp).

Le paure

In merito alla principale preoccupazione, un quarto degli italiani (25%) identifica quella relativa alla salute, in accelerazione di 15 pp., così come quella per l’economia (+12 pp, raggiungendo quota 25%). Seguono poi l’apprensione per il posto di lavoro, indicata dal 17% degli italiani come prima preoccupazione, anche se in diminuzione di 1 pp. rispetto a fine 2019, e quella relativa all’istruzione e al benessere dei figli (4%, -3 pp.). Tutte al 3%, invece, le seguenti preoccupazioni: riscaldamento globale (-4 pp.), equilibrio tra vita professionale e personale (- 3pp.), debiti (stabile), aumento dei costi delle utenze (-3 pp.), stabilità politica (-3pp.). Scende al 2% la preoccupazione per la criminalità (-4 pp.) e quella per l’immigrazione (-5 pp.), oltre che il timore verso atti terroristici (1%, -3pp.).

Il risparmio

La propensione degli italiani al risparmio, si legge ancora nella Survey, risulta in netto aumento: il 73% dichiara infatti di adottare misure per risparmiare (+15 pp. rispetto all’ultimo trimestre del 2019).

Quanto alle principali misure adottate dagli italiani, raggiungono il 63% (+11 pp.) coloro che dichiarano di avere ridotto le spese per i pasti fuori casa, il 54% coloro che intendono risparmiare sull’abbigliamento (+1 pp.), e cresce decisamente anche la percentuale di chi intende usare meno l’automobile (47%, +12 pp.). Rilevante anche il risparmio sull’intrattenimento fuori casa (51%, +6 pp.), e sulle spese per vacanze/soggiorni brevi (44%, +14 pp.). Scende invece sensibilmente la propensione al risparmio sui costi delle utenze, in particolare gas/ elettricità (che raggiungono il 18%, – 22 pp.) e spese telefoniche (che raggiungono l’ 11%, -18 pp.).

Specularmente, l’indagine prende anche in considerazione la voce “denaro restante una volta coperte le spese essenziali” (mutui, affitti, ecc). Su questo punto emerge prima di tutto un incremento (+ 3 pp) di chi dichiara di non avere denaro restante alla fine del mese, per un totale del 19%.

Quanto, invece, alla parte del campione che avanza una somma al netto delle spese necessarie, sale nel secondo trimestre la quota di coloro che decidono di utilizzare il denaro restante a scopo di risparmio, arrivando al 46% (+2pp.). Al contrario, tutte in calo le percentuali relative all’utilizzo del denaro restante per le seguenti categorie merceologiche: – 7 pp. per l’abbigliamento, comunque rilevante per il 37% della popolazione; – 13pp. per vacanze/viaggi, motivo di spesa per il 32%; -10 pp. per l’intrattenimento fuori casa, per cui si dichiara disposto a spendere il 21%; – 5 pp. per i nuovi prodotti tecnologici, rilevante per il 17% della popolazione italiana.

Meglio senza. E il free from spicca il volo

Meglio senza. Gli italiani optano sempre più spesso per prodotti free from: nel carrello della spesainfatti troviamo un numero crescente di alimenti senza glutine, senza conservanti o senza zuccheri, o in alternativa ricco di fibre o di Omega 3. Il trend di crescita nei consumi dei prodotti free from e rich-in continua a guidare le scelte d’acquisto dei consumatori e, a sua volta, il costante aumento dell’offerta da parte delle aziende. Basti pensare che secondo una recente analisi condotta da Allied Market Research se nel 2018 il mercato mondiale del free from è stato valutato 90,1 miliardi di dollari, nel 2026 si stima possa superare i 161 miliardi, con una crescita che sfiora l’80%. Quest’aumento esponenziale si riconnette secondo gli esperti a un’attitudine sempre più diffusa ad acquistare alimenti che garantiscano maggiore benessere e uno stile di vita più salutare. Trend analizzato anche dall’Osservatorio Immagino di GS1 Italy: gli alimenti che comunicano l’assenza di alcune componenti nutrizionali sono 13.153, ossia il 18,3% sull’assortimento nei supermercati e ipermercati, registrando una presenza sulle vendite pari al 26,6% con un giro di affari che sfiora i 7 miliardi di euro. Dal confronto fra il 2019 e il 2018 emerge che tra i claim che hanno incrementato maggiormente le vendite ci sono “senza antibiotici” (+62%), “senza zuccheri aggiunti” (+9,1%) e “senza glutammato” (+4,9%). Il 2019 si è concluso con due new entry nel mondo dei claim emergenti, ovvero “senza lievito” (+1,9%) e “non fritto” (+6,1%).

“Il fenomeno del free from e del rich-in nel settore food è un trend internazionale che sta conquistando anche in Italia sempre più i consumatori e quote di mercato, a maggior ragione in seguito ai mesi di lockdown durante i quali le persone hanno avuto modi di meditare sui propri consumi e sulla propria salute, condizionando inevitabilmente le scelte al supermercato – ha affermato Federica Bigiogera, marketing manager di Vitavigor – Proprio per questa ragione, oltre a produrre da sempre grissini e snack con ingredienti di massima qualità, privi di olio di palma, grassi idrogenati e conservanti, abbiamo ad esempio dedicato la linea “Mini Piattelle” senza lievito e ricchi di fibre a tutti coloro che ricercano benessere e leggerezza non rinunciando al gusto armonico e delicato dei nostri prodotti e stiamo lavorando alla creazione di nuove referenze proprio nell’ambito di queste tendenze”.

Ma anche il comparto dei rich-in sta conoscendo un’evoluzione dei consumi. I prodotti che comunicano sulla confezione la presenza in assoluto o in forma maggiore di alcuni componenti nutrizionali nel 2019 sono stati 8.015 (11,2% sull’assortimento) e hanno generano un fatturato superiore ai 3 miliardi di euro, ossia l’11,9% del totale rilevato: lo studio ha infatti confermato l’interesse delle famiglie italiane per prodotti con proteine e ricchi di fibre registrando rispettivamente una crescita del 5,7% e del 6,3%, portando così ad un progressivo allargamento dell’offerta. Ma cosa è successo nel comparto nel corso degli ultimi difficili mesi? Durante il lockdown la maggior parte degli italiani ha riscoperto il piacere di stare fra i fornelli di casa, motivati soprattutto dalle numerose ricette pubblicate online da food-blogger e influencer. Fra ricette dolci e salate, molti blogger si sono impegnati a ricreare pietanze adatte anche a chi desira cucinare “gluten free”, “lactose free” o predilige piatti integrali e proteici. Benedetta Rossi, Chiara Maci e Sonia Peronaci sono tra le foodblogger italiane che durante il periodo di lockdown hanno arricchito il loro blog e profili social con video-ricette classiche rivisitate in chiave free from e rich-in, coinvolgendo così una fetta sempre più ampia dei propri follower.

Marco Cuppini, research and communication director di GS1 Italy, commenta l’andamento e l’evoluzione del mercato del free from e rich-in spiegando che “si tratta di mondi molto articolati dove sembra valere anche per ogni singolo claim il tema del «ciclo di vita». Ad esempio nel free from alcuni claim come  «senza conservanti» e «senza coloranti» presentano in un’analisi di lungo periodo (2016-2019) trend in flessione (rispettivamente -1,6% e -2,3%) a fronte di un’adozione già piuttosto ampia e consolidata da parte delle famiglie (34,7% e 30,6% del totale dei consumatori) con tendenze però alla riduzione, a fronte invece di claim che testimoniano nuove tendenze di consumo, come «senza zuccheri aggiunti» e «pochi zuccheri» (+6,4% e +3,7%); in questo caso il numero ancora limitato di famiglie adottanti dopo tre anni  ma in costante crescita (rispettivamente +2,7% e +1,8% 2019 vs 2016) evidenzia come si tratti di fenomeni di nicchia ma con aspettative di crescita interessanti, posizionati quindi nella parte ascendente del ciclo di vita ipotizzato per i claim”.

Sul fenomeno si è espresso anche Ercole Vagnozzi, professore di Business Intelligence & Customer Relationship Management presso l’Università “Alma Mater” di Bologna: “Negli ultimi anni l’aumento di consumo di prodotti free from e rich-in si sta verificando anche grazie all’influenza di diverse celebrities, come ad esempio l’attrice americana Gwyneth Paltrow che, attraverso riviste di lifestyle, social media e campagne di digital marketing, guidano i consumatori verso alimenti più ricercati e selezionati facendoli percepire come un vero e proprio status symbol – sottolinea il prof. Vagnozzi Non dimentichiamoci però dei millennials che, oltre ad essere i fruitori di punta, continuano a far aumentare la fiducia in questi prodotti attraverso il passaparola, un fenomeno denominato «eWOM». Ma non è tutto, la preferenza delle persone nei confronti di questi alimenti è legata anche proporzionalmente sia all’aumento di reddito e spesa sanitaria sia a una maggiore attenzione alla salute: infatti l’emergenza Covid-19 ha portato i consumatori ad acquistare ad esempio sempre più prodotti con aggiunta di vitamine perché percepiti più rilevanti per le difese immunitarie”.

Più salutisti ed ecologisti gli italiani del dopo lockdown

Negli ultimi mesi, complice il lockdown, gli italiani hanno pensato più alla salute eall’ambiente, operando scelte più attente anche per quanto attiene all’alimentazione e la sostenibilità. Questo è quanto emerge dall’Osservatorio “THE WORLD AFTER LOCKDOWN” realizzato da Nomisma e Fileni per indagare le abitudini e preferenze dei consumatori di carne e come esso si sia modificato durante il clou dell’epidemia.

Come è cambiato il carrello
Durante il lockdown gli italiani hanno fatto scelte più salutari orientandosi verso cibi di maggiore qualità e più sicuri, sia in termini di provenienza che in termini di metodi di produzione. Made in Italy e Km 0 sono diventatiattributi centrali nella scelta dei prodotti alimentari (il 22% dei consumatori dichiara di aver incrementato gli acquisti in queste due categorie) coinvolgendo anche chi prima non era solito ricercare queste caratteristiche (il 28% ha cominciato ad acquistare prodotti alimentari provenienti da filiere corte proprio durante la quarantena). In crescita anche l’interesse verso i metodi di produzione biologica e sostenibile: durante il lockdown, il 20% degli italiani ha preferito cibi prodotti con metodi a basso impatto ambientale, il 12% ha acquistato prodotti alimentari con packaging sostenibile e il 30% ha sperimentato i prodotti biologici per la prima volta.

La crescita del bio
Un dato, queest’ultimo, da inquadrare in uno scenario di crescita che interessa tutti gli indicatori di questo settore: +76% la superfice agricola coltivata secondo il metodo bio negli ultimi 10 anni, +66% il numero di operatori impegnati nella filiera dal 2008 a oggi e un valore dell’export pari a circa 2,3 milioni di euro (+2,6%).
E non basta: sul mercato interno i dati Nielsen sugli Iper e Super evidenziano una crescita del +3,6% rispetto al 2018 e del +83% rispetto al 2014, facendo aumentare il peso del bio sul totale della spesa alimentare a valore che passa dal 2% al 4% in cinque anni. Complessivamente le vendite di prodotti alimentari biologici in GDO nel 2019 superano 1,3 milioni di euro.

Un segmento dunque, già in ascesa, ma che nel corso del lockdown è proprio “schizzato” verso l’alto: dal 17 febbraio al 22 marzo 2020 le vendite di prodotti alimentari e bevande bio in GDO (Iper+Super+Discount+Lsp) hanno infatti segnato un +20,1% rispetto allo stesso periodo del 2019.
In particolare, è il comparto dei freschi quello su cui si è concentrata maggiormente l’attenzione dello user bio: +10% nei primi 3 mesi del 2020, con picchi nell’ortofrutta (+15%) e nella carne (+31%).

Provenienza, metodi produttivi e freschezza:i nuovi must
L’Osservatorio Lockdown Nomisma ha rilevato che attributi come “origine 100% italiana”, “sostenibilità” e “biologico” sono per il consumatore assolutamente indispensabili nel carrello della spesa alimentare e, ancor
di più su alcune categorie di prodotti. È il caso dei freschi e, in particolare della carne: il 71% dei consumatori reputa importante l’origine 100% italiana ma questa quota sale al 78% per la carne, il 51% cerca il marchio bio tra gli scaffali, ma ancor di più sul banco carne (54%). Altri fattori che entrano in gioco nella scelta della carne da acquistare sono l’assenza di antibiotici (importante per il 75% dei consumatori di carne), la preferenza verso carni da animali cresciuti all’aperto (66%), l’assenza di OGM nei mangimi (65%) e l’alimentazione con soli mangimi vegetali (56%).

Secondo i dati raccolti nell’ultimo approfondimento per Fileni nell’ambito dell’Osservatorio Lockdown Nomisma, gli italiani 18-65 anni che nell’ultimo anno hanno consumato carne in almeno
un’occasione sono il 92% della popolazione. Di questi, il 52% ha scelto la carne biologica per motivi di salute/benessere (16% degli users), perché garantisce l’assenza di antibiotici (15%), perché è priva di OGM,
additivi e conservanti (12%), e perché è ritenuta in generale più sicura (12%). Infine, circa 1 consumatore su 10 la acquista perché prodotta secondo metodi più rispettosi dell’ambiente o da allevamenti sostenibili.
Anche il packaging della carne diventa protagonista e portatore di messaggi “green” .

L’importanza del packaging
I consumatori hanno quindi le idee ben chiare sui valori e sulle garanzie che la carne biologica può offrire e chiedono che ci sia coerenza anche con il packaging: 9 user su 10 vogliono trovare nei supermercati carne bio con un packaging sostenibile e il 36% afferma che la confezione della carne bio dovrebbe essere riciclabile al 100%, compostabile (17%) o comunque contenere meno plastica possibile (16%). Ma i valori e l’importanza del pack sostenibile hanno bisogno di essere comunicati, tanto che l’11% degli user di carne bio, vorrebbe trovare in etichetta informazioni sull’impatto ambientale dell’imballaggio.

Feedback dei consumatori

I risultati dell’indagine evidenziano che esistono dei margini di miglioramento dal lato dell’offerta: il 49% dei consumatori di carne non è pienamente soddisfatto dell’assortimento della linea biologica e, inoltre, tra chi ad oggi non consuma carne bio, il 19% non ne comprende le garanzie e il 6% non la trova nei punti vendita che frequenta abitualmente.
“Istituzioni e consumatori chiedono a gran voce un sistema alimentare più sano e che rispetti l’ambiente e l’allevamento biologico gioca un ruolo fondamentale nel raggiungimento di questo obiettivo. Fileni è stato un
pioniere nell’ambito della sostenibilità: abbiamo molto a cuore il benessere degli animali, che vengono allevati nelle migliori condizioni all’interno di una filiera biologica, e il futuro del nostro pianeta che difendiamo anche attraverso la scelta dei migliori e più innovativi packaging sostenibili per i nostri prodotti,” afferma Roberta Fileni, membro del CDA del Gruppo. “Trasparenza e qualità sono due valori chiave che da sempre cicontraddistinguono

Rallentano le vendite in GDO. L’analisi di Nielsen

Lieve variazione segnalata da Nielsen, per i consumi in Grande Distribuzione: nel periodo compreso tra lunedì 25 maggio a domenica 28 giugno, infatti, rallenta la crescita per le vendite rispetto al periodo di lockdown e alle prime tre settimane di fase 2:+0,3% a parità di negozi. Questo trend si rispecchia anche nell’andamento delle vendite per area geografica, che tendono a stabilizzarsi.
A registrare una crescita maggiore è il Sud Italia (+1,1%), seguito da Nord Est e Nord Ovest (entrambi +0,8%). Il Centro Italia mostra invece un trend negativo del -1,3%, probabilmente influenzato da minori flussi turistici rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
“Dopo le vendite straordinarie registrate negli scorsi mesi iniziano a manifestarsi i primi segnali negativi per la GDO, come ci dimostra la performance di giugno – dichiara Romolo de Camillis, Retailer Service Director di Nielsen Connect in Italia – Il rallentamento delle vendite è riconducibile a diversi fattori. Da una parte, la ripartenza del settore Ho.Re.Ca e, in generale, dei consumi fuori casa incide negativamente sulle performance
retail, ma non è l’unica causa della frenata; rispetto allo stesso periodo del 2019 manca infatti anche il contributo positivo che il turismo e le vacanze apportano al settore. In aggiunta, l’accelerazione dei discount sottolinea la crescente esigenza di risparmio delle famiglie con ridotto potere di spesa.”

 

 

I canali distributivi

Gli Specialisti Drug si confermano come il format più dinamico nella fase postlockdown, registrando una crescita del +6,8%. Continuano a crescere a ritmi rilevanti anche i Discount (+3,3%), mentre frena il Libero Servizio (-2,4%), il canale di vendita cresciuto maggiormente durante il periodo di lockdown.
Anche i Supermercati rallentano fortemente rispetto al periodo di lockdown e inizio fase 2, con vendite in calo del -0,2%, mentre gli Ipermercati restano tendenzialmente stabili rispetto all’andamento di maggio (-0,4%).
Si conferma inoltre il trend negativo delle vendite nel format Cash & Carry:-16,9%, anche se in miglioramento rispetto al periodo precedente.
Al contrario, il canale eCommerce prosegue la sua ascesa: il trend delle vendite di prodotti di largo consumo online da lunedì 25 maggio a domenica 28 giugno è di +140,3%.

I giorni della spesa in GDO
A seguito dell’allentamento delle misure restrittive, così come evidenziato per il mese di maggio, stiamo assistendo a un riequilibrio dei giorni in cui si concentrano maggiormente gli acquisti della GDO: il sabato si conferma come giorno più importante, con un peso del 19,5% sulle vendite settimanali. Crescono ulteriormente anche gli acquisti della domenica, grazie a un numero maggiore di punti vendita aperti in questa giornata rispetto al periodo di lockdown, con un peso di oltre il 10% sulla settimana.

Le categorie

Alcuni driver di spesa, innescati durante la pandemia non sembrano ancora  caduti nel dimenticatoio, vediamo alcune delle evidenze principali emerse nel periodo 25 maggio – 28 giugno 2020:

1. Effetto “prevenzione e salute”, in ordine di grandezza rispetto al fatturato generato: detergenti superfici (+20,2%), sapone per le mani solido e liquido (+28,7%), alcol denaturato (+234,9%), guanti (+33,8%), candeggina (+11,7%), salviettine (+12,1%).

2. Effetto “stock”, in ordine di grandezza rispetto al fatturato generato: caffè macinato
(+17,1%), olio extra vergine di oliva (+11,8%), olio di semi (+19,3%), pasta (+11,7%), conserve rosse (+16,4%). I comparti della dispensa non alimentare maggiormente in crescita sono invece: detergenti lavastoviglie (+26,3%), carta casa (+11,9%), contenitori per alimenti (+29%), avvolgenti alimentari (+22,1%), sacchetti per la spazzatura (+12,8%).

3. Cuochi a casa, il paniere degli ingredienti base, in ordine di grandezza rispetto al fatturato generato: ingredienti per pasticceria (+59,5%), uova di gallina (+14,1%), farine (+54,6%), formaggi freschi uso cucina (+37,2%), burro (+15,1%), mascarpone (+55,8%), zucchero (+13,3%) e panna fresca (+39,3%).

4. Comfort food, il paniere dell’indulgence,quindi tavolette di cioccolato (+18,5%), patatine (+13,2%), creme spalmabili dolci (+12,6%), cola (+4,8%), e miele (+14,6%), olive (+3,7%),pasticceria (+32,3%). A differenza del periodo precedente, calano invece le vendite di gelati (-3,7%). Continua a crescere anche il comparto degli alcolici, con vino (+12,4%), birre alcoliche (+9,6%), superalcolici (+30,1%) e champagne/spumante (+28%) e aperitivi alcolici (+33,7%)

La Moda italiana lancia l’allarme: a rischio 35.000 posti di lavoro

“È cambiato tutto dopo il COVID, e oggi assistiamo ad uno smarrimento senza precedenti per il nostro settore. Riteniamo quindi che proprio in questo momento ci sia bisogno di unione, e che ci sia bisogno anche di traghettare un cambiamento. Una vera e propria rivoluzione. E la rivoluzione passa attraverso tecnologie, passa attraverso informazioni ma passa soprattutto attraverso un cambio di mentalità”: questa la dichiarazione con cui Bassel Bakdounes (foto), Ceo di Velvet Media, ha aperto l’Assemblea Plenaria della digital convention ECOMM FASHION, “Stati Generali” della moda italiana.

Nel corso dell’evento Massimo Torti, Segretario Generale della Federazione Moda Italia, ha segnalato nuovi dati elaborati dal proprio centro-studi inerenti il segmento moda. Dei 115.000 punti vendita in Italia, pari ad una forza lavoro di circa 313.000 addetti, dopo il 18 maggio, data di fine lockdown, hanno riaperto il 94% di cui il 76% ha fatto registrare forti cali di fatturato, soprattutto nelle grandi città e nei centri storici privi di turismo. Da qui le stime, che prevedono perdite di circa 15 miliardi di consumi con il rischio di chiusura di 17.000 punti vendita e di conseguenza perdita di 35.000 posti di lavoro. Altrettanto significativa la percentuale di digitalizzazione dei punti vendita, a chiusura del 2019 solo il 36,2% dei punti vendita aveva già un sito web mentre il 67,1% utilizzava almeno i social network. “I confini tra fisico e virtuale si attenuano. Il negozio fisico non è destinato a tramontare ma ad evolversi. Evoluzione è il concetto chiave.” sottolinea Torti.

Un quadro altrettanto complesso quello presentato in anteprima da Siro Badon, Presidente di Assocalzaturifici. Dall’indagine condotta dal Centro Studi di Confindustria Moda e presentata in anteprima ad Ecomm emerge un quadro difficile. Nel primo trimestre del 2020 le imprese del comparto calzaturiero hanno accusato una flessione media del fatturato pari al -38,4%, con una perdita complessiva stimata in 1,7 miliardi di euro. Nel dettaglio il 60% delle aziende calzaturiere a campione ha registrato, nei primi tre mesi 2020, un calo del fatturato compreso tra il -20% e il -50% rispetto all’analogo periodo 2019; un ulteriore 20% degli interpellati ha rilevato una contrazione superiore al -50%. Se guardiamo alla raccolta ordini le prospettive non sono migliori: il 46% delle aziende intervistate ha indicato un calo tendenziale nel primo trimestre compreso tra il -20% e il -50%; il 37% ha subìto un arretramento superiore al -50% con un decremento medio degli ordinativi pari al -46,2%. “Ci troviamo chiaramente – spega Badon – di fronte a sfide impegnative e definitive nella loro capacità di plasmare l’industria e il mercato. I fattori del cambiamento che ciascuno di noi stava affrontando negli ultimi anni – l’esplosione dei canali digitali di vendita, accelerazione e disintermediazione nei processi di acquisto e progressiva selezione della distribuzione tradizionale multimarca – sono diventati in pochi mesi la condizione normale in cui operano gli imprenditori.”

Infine Steven Tranquilli, Presidente di Federpreziosi, conferma che anche un settore tendenzialmente conservatore come quello dei preziosi sta avviando l’integrazione tra canali tradizionali di vendita e mondo digitale. Sebbene con un po’ più di ritardo nella trasformazione, i dati segnalano che il 48,1% delle gioiellerie ha sia un sito web che un profilo sui social network, di cui il 22,6% ha soltanto profilo social mentre il 29,3% non ha alcuna strategia di comunicazione.

Smartphone, integratori e sneaker guidano gli acquisti on line

Prosegue la corsa del mercato degli acquisti online che, anche nel 2020, segna  numeri in positivo. È quanto emerge dalla fotografia del comparto elaborata da Trovaprezzi.it, che registra nel primo semestre dell’anno un totale di circa di 139 milioni di ricerche sull’intero network rispetto ai 97 milioni* del primo semestre dello scorso anno.

Tecnologia

A trainare il settore sono ancora i prodotti di telefonia e di elettronica di consumo. Con oltre 10 milioni di ricerche, Cellulari e Smartphone si confermano in testa alla classifica delle top 10 categorie più cercate tra gennaio e giugno. L’Apple iPhone 11 da 64GB è stato il modello più desiderato in assoluto dagli italiani in questo particolare inizio di anno. Ci sono state però alcune preferenze a seconda del territorio: se a Milano e a Torino si è scelto Apple, a Bologna ha riscosso maggior successo il Huawei P30 Lite da 128GB, mentre i fiorentini si sono dimostrati interessati a Samsung prediligendo il Galaxy A40.

Wellness

Degni di nota anche gli integratori e i coadiuvanti che si riconfermano al secondo posto con circa 7 milioni di ricerche. Le necessità sono state piuttosto variegate: gli italiani hanno scelto in maggioranza gli integratori per i disturbi intestinali (come Bifiselle e Enterolactis Plus) ricercati in particolare a Milano e a Torino. Seguiti da prodotti drenanti e con azione anticellulite (come Biosnel) di grande successo soprattutto a Bari, e da integratori per favorire le funzionalità articolari e muscolari o per la cura di pelle, capelli e unghie (il Solgar Ialuronic Formula è stato il più gettonato a Napoli). Tra i prodotti più ricercati non mancano poi i più noti Be Total Advance B12 e Magnesio Supremo utili al sistema immunitario.

Abbigliamento

Anche la moda ricopre una buona percentuale del mercato: Sneakers e Scarpe Sportive ha totalizzato oltre 4 milioni e 300 mila ricerche. Le Saucony Jazz Original restano il modello più in voga della penisola. Nelle isole, invece, emergono tendenze differenti: a Cagliari si prediligono le Etnies Marana, a Palermo invece le Adidas Forest Grove.

L’emergenza da Covid-19 ha inevitabilmente influito anche sul commercio elettronico: tra febbraio e maggio si è assistito ad un boom di ricerche per l’Amuchina Gel X-Germ Disinfettante Mani e per i dispositivi di protezione individuale, prodotti di punta delle categorie Prodotti Salute e Abbigliamento da Lavoro (rispettivamente al 6° e 8° posto tra le categorie più ricercate).

La top ten

Nella classifica delle 10 categorie merceologiche più in voga troviamo:

Le conseguenze del lockdown

Una spinta notevole all’uso dei canali online in tutta Italia è derivata dal periodo di lockdown. Come rilevato da Netcomm, dall’inizio del 2020 ai primi di maggio si sono registrati 2 milioni di nuovi consumatori online, di cui 1,3 milioni attribuibili alla sola emergenza Coronavirus. Per capire meglio la portata di questo dato occorre paragonarlo a quello registrato nello stesso periodo del 2019, quando vennero rilevati circa 700mila nuovi consumatori (Fonte Netcomm Forum Live 6-7 maggio 2020).

La ricerca dei prodotti passa poi sempre più dai dispositivi mobili: un trend che trova conferme anche nel traffico totale di Trovaprezzi.it proveniente al 68% da smartphone e tablet. In crescita le ricerche da tablet (7% per il 2020, era 5% nel 1° semestre 2019) a discapito di quelle da smartphone (61% vs 63% del 2019).

L’identikit dell’utente tipo più attivo nelle ricerche sul web fornito da Trovaprezzi.it rivela che nel 25% dei casi gli utenti hanno tra i 25 ed i 34 anni, mentre il 23% è in fascia 35-44 anni. Ricerche in crescita rispetto allo scorso anno per i giovani (18-24 anni) che passano dal 6 all’11%; stabili invece gli utenti più maturi (over55 con il 23% totale), mentre la fascia 45-54 mostra una flessione (-4%). Aumentano gradualmente le ricerche effettuate da donne: la quota rosa è del 45% rispetto al 41% del 2019.

Città che vai, smartphone che trovi

Curiose alcune tendenze e peculiarità emerse in base alle ricerche per città:

Se i milanesi, baresi, bolognesi, romani e napoletani sono grandi fan dei Macbook di Apple, a Palermo e a Venezia vanno per la maggiore i notebook di HP, mentre a Cagliari e a Firenze si preferiscono gli Acer. Nel comparto TV i prodotti di LG non temono la concorrenza, confermandosi in testa alle ricerche in tutte le grandi città. Per la climatizzazione la scelta è ardua: a Firenze, Venezia, Cagliari e Roma si preferiscono i modelli Mitsubishi, mentre a Palermo e Bologna il brand più ricercato è Daikin.

*il dato si riferisce complessivamente alle ricerche registrate nel network di Trovaprezzi.it

Post Covid-19: la nuova normalità raccontata da GfK

Dopo otto settimane difficili, coincise con il periodo di lockdown, dall’inizio della Fase 2 il mercato Tech ha fatto registrare una forte crescita, con trend positivi sia online che nei punti vendita tradizionali.

Ma quali sono i prodotti che crescono di più? E come si stanno attrezzando i Retailer per gestire i nuovi bisogni e le nuove aspettative (anche in termini di sicurezza) dei Consumatori?

Nel corso del live event “Verso una nuova normalità: l’andamento dei mercati Tech nella Fase 2” gli esperti GfK hanno cercato di fare il punto sui trend che stanno influenzando lo scenario attuale e sulle prospettive per i prossimi mesi. Enzo Frasio, Presidente di GfK Italia, ha sottolineato come negli ultimi tre mesi i consumatori e i mercati siano profondamente cambiati: “La nuova normalità accompagnerà le aziende verso nuovi territori e nuove sfide, e solo chi sarà in grado di adattarsi proattivamente a questo nuovo contesto riuscirà a vincere”.

A seguire, Daniele Novello (Sub-Lead Consumer Insight) ha fatto il punto sull’evoluzione del quadro psicologico dei consumatori italiani. Dalle ricerche GfK emerge che il sentiment degli italiani è prevedibilmente più pessimista rispetto al periodo precedente a COVID-19. Tuttavia, nelle ultime settimane, si osservano prove della voglia di ripartire. Il Coronavirus fa sempre meno paura (il 31% degli italiani si dice oggi molto preoccupato, era il 64% a marzo) e anche a fronte delle – sempre più diffuse – preoccupazioni economiche, si colgono incoraggianti segnali di ripresa di progettualità nei consumi da parte delle famiglie italiane.

Da sottolineare anche la centralità del tema della sostenibilità. Spiega Novello: “A dispetto della minor propensione agli investimenti in sostenibilità che emerge dalle interviste fatte da GfK a un panel di oltre 500 Manager d’azienda, i consumatori italiani ribadiscono la loro crescente attenzione e sensibilità al tema. La crisi legata al COVID-19 sembra aver aumentato l’attenzione alla salute delle persone e la consapevolezza che il benessere di ciascuno di noi passa sempre più dal benessere del Pianeta”.

La tecnologia di consumo

Sul settore si è espresso Fabrizio Marazzi (Lead Market Insight) raccontando l’evoluzione del mercato italiano della Tecnologia di Consumo negli ultimi mesi: dai segnali positivi delle prime settimane del 2020, alla flessione che ha caratterizzato tutto il periodo del lockdown fino alla netta ripresa che è iniziata con la Week 19, quella iniziata lunedì 4 maggio, primo giorno della cosiddetta “Fase 2”. Nella settimana dall’8 al 14 giugno le rilevazioni effettuate da GfK sul Retail Panel Weekly* fanno registrare una crescita del +24% a valore rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Nelle ultime settimane il mercato italiano è anche riuscito a recuperare almeno in parte la negatività legata all’emergenza COVID-19: dall’inizio dell’anno (Week 1- Week 24) il perimetro Retail Panel Weekly registra infatti un +0,3% a totale.

Se durante il periodo del lockdown era stato soprattutto il canale online a crescere, con la Fase 2 sono tornati a crescere in maniera importante anche gli store fisici: nella settimana dall’8 al 14 giugno i punti vendita tradizionali hanno fatto registrare una crescita a valore del +14% rispetto allo stesso periodo del 2019. Si tratta della quarta settimana di fila che vede una crescita a doppia cifra del canale fisico.

Spiega Marazzi: “Tradizionalmente l’Italia è uno dei paesi con la penetrazione più bassa dell’e-commerce, ma uno degli effetti a lungo termine della crisi legata al Coronavirus potrebbe essere una maggiore propensione nei confronti degli acquisti sul web. Analizzando il peso del canale online e di quello fisico da inizio anno, infatti, emerge chiaramente una crescita di importanza del primo per quanto riguarda la Tecnologia di Consumo. Per il perimetro di prodotti monitorati dal GfK Retail Panel Weekly, il canale online è passato dal pesare il 18,3% a valore nel pre-lockdown al 24,4% nella Fase 2. Considerando tutte le settimane dall’inizio dell’anno (Week 1- Week 24) sul perimetro Retail Panel Weekly il canale online è arrivato a pesare il 27,5% a valore”.

Con la Fase 2 sono tornati a crescere tutti i prodotti Tech più importanti per fatturato, ma nei primi mesi dell’anno i diversi comparti hanno reagito in maniera diversa all’emergenza COVID-19. La performance più positiva in assoluto è stata quella del comparto IT e Office, che grazie alla spinta di smart working e didattica a distanza è cresciuto complessivamente del +41% da inizio anno. Positivo anche il Piccolo Elettrodomestico, che ha fatto registrare un +10% a valore rispetto allo stesso periodo del 2019, complici le performance positive dei dispositivi per la preparazione di cibo, per la cura della persona e per la pulizia della casa – molto richiesti in un periodo in cui le persone erano costrette a rimanere in casa.

Rimangono ancora in area negativa i trend da inizio anno di Grande Elettrodomestico, Telecomunicazioni ed Elettronica di consumo, anche se le crescite registrare dalla fine del confinamento hanno consentito di recuperare almeno in parte le perdite. Continua a soffrire invece il comparto Foto, che ha risentito più degli altri dell’impossibilità delle persone di muoversi e della cancellazione di eventi sportivi e cerimonie.

Nel dopo COVID-19

E in futuro? In mrito Ivano Garavaglia (Head of Retail) ha presentato alcuni insight su come sta evolvendo il mondo Retail nel dopo COVID-19.  Secondo quanto emerge dalla ricerca GfK Retail Insight 4.0 i negozi devono adeguare la propria offerta per soddisfare i nuovi bisogni dei consumatori, puntando su sicurezza, fattore umano e nuove tecnologie digitali.

Spiega Garavaglia: “Come abbiamo già visto per il mercato Tech, per effetto del lockdown le vendite on-line sono cresciute in maniera significativa e il 23% degli italiani dichiara che, anche quando la situazione sarà tornata alla normalità, farà più acquisti online di prima. Ma dai dati GfK emerge soprattutto una maggiore propensione alla Multicanalità: gli italiani ora più che in passato dichiarano infatti di acquistare i prodotti di cui hanno bisogno allo stesso modo nei negozi che online”.

 

Nota metodologica

*I dati presentati si basano sui dati di sell-out delle principali insegne online e offline attive sul mercato italiano, per il paniere dei 25 prodotti tecnologici più importanti per fatturato che GfK rileva su base settimanale attraverso il GfK Retail Panel Weekly.  

Made in Italy, stagionali e biologici: ecco i prodotti che piacciono di più

Il Made in Italy è sempre più presente nelle abitudini di spesa degli italiani, al punto che più di uno su tre (41%) ama acquistare generi agroalimentari direttamente dal produttore locale: frutta, verdura, vino, formaggi, scelti perché garanzia di qualità, cura dei prodotti e, molte volte, in virtù di un rapporto di fiducia con il produttore stesso.

Lo evidenzia l’Osservatorio Reale Mutua1 dedicato all’agricoltura e alle nuove abitudini di acquisto degli italiani.

Non si tratta più, solo, di una spesa “alla vecchia maniera”: addirittura due italiani su tre (63%) si dicono propensi a utilizzare in misura crescente app e siti per l’acquisto online e la consegna a domicilio di questi prodotti. Un trend che probabilmente la pandemia ha contribuito ad accelerare e che potrà facilitare ancor di più l’accesso alle eccellenze del territorio.

Dal campo alla tavola, Made in Italy e produzione locale vanno di pari passo con l’attenzione alla sostenibilità. Una parola che per un connazionale su tre (31%) evoca una filiera agricola a basso impatto ambientale, anche grazie all’uso della tecnologia, mentre uno su cinque (22%) la associa al concetto di agricoltura a chilometro zero. Ma sostenibilità vuole anche dire stagionalità (18%), etichettatura biologica (12%) e per un ulteriore 11% il termine abbraccia valori sociali e indica una filiera equosolidale.

Non è un caso allora che gli italiani preferiscano i prodotti stagionali, perché più salutari (36%) e capaci di sostenere l’economia agricola dei territori (30%), con un minore impatto sull’ambiente (11%). E c’è anche chi li sceglie perché più buoni, dice, di quelli fuori periodo (12%).

Semaforo verde infine, tra le abitudini d’acquisto, anche per i prodotti dell’agricoltura biologica, altra area importante del Made in Italy, che vengono apprezzati soprattutto perché rispettano criteri di sostenibilità (44%) e fanno bene alla salute (22%).

“La nostra ricerca evidenzia come il Made in Italy e le produzioni agroalimentari del territorio siano sempre più apprezzati nei comportamenti di acquisto e divengano spesso oggetto di una specifica ricerca,”commenta Michele Quaglia, Direttore Commerciale e Brand di Gruppo. “Noi siamo da sempre vicini al mondo dell’agricoltura e, oltre alle evidenze del nostro Osservatorio, da poco abbiamo lanciato un’iniziativa specifica, AGRIcoltura100, insieme al nostro partner storico Confagricoltura. Il progetto vuole promuovere il ruolo dell’agricoltura nella crescita sostenibile e nel percorso di rilancio del Paese, premiando le imprese che hanno adottato soluzioni o promosso iniziative per migliorare la sostenibilità ambientale, sociale ed economica loro e della comunità in cui operano. Questo ci permetterà di analizzare in modo ancora più approfondito le dinamiche del rischio agricolo e quindi di sviluppare soluzioni sempre più innovative con cui affiancare le aziende del settore. Auspichiamo davvero la ripresa di un comparto così importante per il Paese.”

 

1 Indagine CAWI condotta dall’istituto di ricerca Nextplora su un campione rappresentativo della popolazione italiana per quote d’età, sesso ed area geografica.

I consumatori del post Covid secondo Tiendeo.it

Pandemia e lockdown: sorgono nuove priorità e abitudini d’acquisto diversificate, più improntate all’online.

Tiendeo.it si è occupata di analizzare il nuovo consumatore evidenziando alcune peculiarità.

Cosa è cambiato

La società ha sete della cosiddetta “nuova normalità” ed è per questo che la graduale riapertura  insieme all’arrivo del bel tempo ha causato una trasformazione delle sue priorità, aumentando le ricerche di offerte online (nella prima settimana di apertura). Le ricerche online su Tiendeo sono aumentate del 28% e categorie come arredamento e casalinghi (19%), elettronica e informatica (14%) e giardino e brico (9%) ora raggiungono le prime posizioni. D’altra parte, diminuiscono frequenze, tempi, distanze e modificano persino i normali canali di pianificazione e acquisto.

Secondo un primo rapporto di Tiendeo su come il COVID-19 ha influenzato il comportamento di acquisto, il numero di visite ai supermercati si è ridotto del 22% passando da una media di 4,5 a 3,5 uscite mensili e il tempo trascorso nei negozi è aumentato a 35 minuti, rispetto ai precedenti 33 minuti (+6%). Allo stesso modo, il fatto che gran parte della popolazione lavori in smart working ha influenzato sia i giorni scelti che le fasce orarie: le uscite infrasettimanali diventano le preferite, sostituendo quelle del sabato, e si concentrano tra le 9.00 e le 11.00 del mattino, invece che distribuirsi tra le 10.00 e le 12.00 e le 16.00 e le 18.00. Altro dato interessante è quello relativo al raggio di percorrenza, che durante la quarantena diminuisce notevolmente (-42%): da 4,5 a 2,6 km. Sebbene si tratti di uno scenario in cui il canale online ha acquisito una grande forza nei diversi momenti della customer journey in quanto è il più accessibile (o addirittura unico) nelle circostanze, è anche vero che gli stabilimenti fisici hanno continuato a essere i prescelti per la maggior parte degli acquisti alimentari. Tuttavia, le distanze sono state ridotte, dando priorità ai negozi più vicini a casa e mettendo così in scacco la fedeltà depositata (prima del COVID-19) nei supermercati e ipermercati di fiducia che dovranno lottare per recuperare nei prossimi mesi consensi e clienti.

Maggiore pianificazione

Partendo dal presupposto che il futuro del settore è qualcosa di totalmente incerto, il nuovo consumatore che sta nascendo da questa crisi pianifica i suoi acquisti in modo più coscienzioso prima di recarsi nei negozi, con il fine di contenere i costi, come risultato della crisi economica, e per paura di una possibile recessione. Di conseguenza, sarà anche più sensibile alle promozioni e alle offerte che marchi e aziende mettono a loro disposizione. Inoltre, benché fosse evidente che internet avrebbe acquisito sempre più importanza nel processo di acquisto nei prossimi anni, ciò che era impossibile prevedere era quanto rapidamente ciò sarebbe accaduto. Stiamo assistendo a una iperdigitalizzazione della società a un ritmo rapido. Il coronavirus sta accelerando l’arrivo di quello che doveva essere il futuro del retail. Di fronte a un ambiente così mutevole infatti, il settore del retail si trova a svolgere un’attività di analisi continua per di conoscere le nuove esigenze e il comportamento dei clienti ed essere al loro fianco in ogni momento. Il canale online a questo proposito diventa l’alleato perfetto per ottenere una profonda conoscenza della customer journey grazie ai Big Data ottenuti dalle ultime tecnologie. È essenziale per i retail un’alta adattabilità e un miglioramento delle loro risorse online ripensando la propria strategia media, dove il marketing digitale sarà essenziale sia per continuare a generare vendite sia per ottenere la fedeltà dei potenziali clienti, modificatasi durante la quarantena. Dopo questa crisi, i retail che hanno saputo reinventarsi e orientare le loro strategie di comunicazione e marketing verso il digitale saranno i vincitori.

La sfida dell’online

“È una crisi che ha rappresentato per i retailer molteplici sfide, che si sono trasformate in grandi opportunità per stare più vicini ai propri clienti, apportando un valore aggiunto. Questo è questo il momento di provare e sperimentare nel canale online, se si vuole uscirne fortificati” afferma Jaume Molins, Country Manager Italia.

Questo significa che i retailer dovranno adattare all’online le proprie forme di comunicazione e vendita, prediligendo i cataloghi digitali rispetto a quelli cartacei, questi ultimi da sempre considerati arma vincente della GDO. Si tratta non solo di una scelta sostenibile dal punto di vista ambientale, ma che permette maggiore agilità e un ipersegmentazione, così da raggiungere un target locale in modo preciso piuttosto che in forma massiva, contenendo i costi. Ora che il consumatore non smette di informarsi online e scopre i vantaggi di fare provviste attraverso e-commerce, il marketing digitale si afferma più che mai come strumento fondamentale per aumentare le vendite e fidelizzare i propri clienti.

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