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Pomodoro contraffatto, sanzionata un’azienda di Messina

Si fatica a tenere traccia di tutte le contraffazioni alimentari che piombano giornalmente sul mercato. Spesso a macchiarsi di tale crimine sono organizzazioni estere ma non bisogna dimenticare neanche quelle che operano all’interno dei nostri confini.

Proprio pochi giorni fa i Carabinieri del Reparto Tutela Agroalimentare di Messina, nell’ambito dell’operazione Scarlatto Quattro, hanno sanzionato un’impresa che etichettava la salsa di pomodoro prodotta nei propri stabilimenti utilizzando l’indicazione geografica protetta Pomodoro di Pachino IGP, pur non essendo autorizzata né dal Consorzio di Tutela né tantomeno dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. Per questo motivo, anche se la rintracciabilità ha dimostrato l’effettivo utilizzo nella preparazione di Pomodorini di Pachino IGP certificati, al rappresentante legale è stata elevata una sanzione amministrativa di 5000 euro ed è stato disposto il sequestro di quasi 10.000 bottiglie di salsa di pomodoro pari ad un valore di 30.000 euro.

I militari inoltre hanno accertato che, in provincia di Reggio Calabria, un’impresa ha commercializzato, durante il 2020, un quantitativo di pomodoro di origine italiana superiore a quello effettivamente acquistato. In particolare la vendita di pomodoro origine Italia si concentrava nel periodo in cui la stessa ditta effettuava l’importazione di svariate tonnellate di pomodoro dall’estero. Il rappresentante legale e il preposto alla vendita sono stati quindi denunciati per frode nell’esercizio del commercio.

Natale online/2: la contraffazione corre sulla rete, un consumatore su due teme il falso

Nei giorni dello shopping natalizio cresce la preoccupazione – per chi acquista i regali online – di incorrere in truffe che riguardano prodotti contraffatti. Una ricerca di MarkMonitor, azienda specializzata nella protezione del brand, realizzata dall’azienda indipendente Vitreous World e condotta nel novembre 2017 su 3455 adulti di nove paesi (Italia, Regno Unito, Stati Uniti, Danimarca, Francia, Germania, Paesi Bassi, Spagna e Svezia) segnala che quasi un consumatore su due (esattamente il 45%) teme di ricevere prodotti contraffatti acquistati online durante la stagione invernale. Una preoccupazione motivata dal fatto che quasi un consumatore su tre sostiene di aver ricevuto un prodotto poi risultato falso (nel 2016 era il 23%). E se qualcuno cerca volutamente merce contraffatta perché a prezzo basso, il 91% degli intervistati viene raggirato in modo inconsapevole, perché convinto di acquistare merce originale.

Un problema che si accentua nel periodo natalizio. «Siamo in quel periodo dell’anno – spiega Chrissie Jamieson, vicepresidente marketing di MarkMonitor, brand di Clarivate Analytics – in cui i consumatori si mettono alla ricerca dei regali perfetti. E, da acquirenti esperti, utilizzano internet per cercare occasioni e offerte. Sfortunatamente, questa ricerca online li espone a una serie di rischi, poiché i contraffattori utilizzano gli stessi canali per vendere i loro prodotti e ingannare i consumatori. Il problema si sta intensificando a causa dell’aggiunta di nuove piattaforme come social media e app, ognuna delle quali può essere sfruttata a loro favore da questi individui».

 

Strategie per difendersi: anche i marketplace colpiti

I consumatori naturalmente cercano di difendersi a loro modo. Intanto acquistando dai marketplace online (l’86% degli intervistati si sente più tranquillo), oppure utilizzando i link dei risultati dei motori di ricerca (67%) e le app sullo smartphone (56%). Questo malgrado il 42% dei prodotti contraffatti risulta acquistato su marketplace online e il 15% tramite i link nei risultati di ricerca.

La ricerca evidenzia anche che l’86% dei consumatori ritiene che i brand dovrebbero fare di più per proteggerli dall’acquisto di prodotti contraffatti. Non a caso dopo l’acquisto accidentale di un prodotto falso il 44% del campione mette in guardia dal brand amici e familiari, il 25% smette di comprare quel brand e il 22% vede intaccare notevolmente la sua percezione del marchio.

«Lo studio – aggiunge Jamieson – mostra che gli acquirenti sono consapevoli della minaccia della contraffazione, e alcuni, in più di un’occasione, ci sono cascati. Un ulteriore dato significativo è rappresentato dall’aumento del numero di consumatori che credono che i brand debbano fare di più per proteggerli dalla presenza di prodotti contraffatti su Internet. L’impatto sui consumatori è significativo poiché, oltre alla perdita di denaro e al disagio, potrebbero anche essere soggetti a rischi per la salute. I brand devono invece considerare i danni alla reputazione, le perdite di ricavi e la fiducia dei consumatori minata. Tutti questi problemi rafforzano il fatto che, se da un lato i consumatori dovrebbero essere più vigili quando fanno acquisti online, dall’altro le aziende devono fare tutto il possibile per proteggere se stesse e i propri clienti da queste minacce».

 

Prodotti contraffatti online, un rischio in agguato. L’indagine di MarkMonitor

I prodotti contraffatti rappresentano ancora un rischio per la salute dei consumatori: lo conferma la nuova ricerca effettuata da MarkMonitor®, con l’obiettivo  di esaminare le abitudini di acquisto di beni di consumo (trucchi, articoli per l’igiene personale, medicinali, integratori e vitamine) comperati al di fuori dei supermercati.

I numeri delineano un quadro inquietante: il 27% degli intervistati* ha affermato di aver acquistato involontariamente prodotti non autentici online e in Cina si sale addirittura al 46%. Tra questi, anche beni di consumo che si utilizzano ogni giorno, come cosmetici (32%), prodotti per la cura della pelle (25%), integratori (22%) e, cosa ancor più allarmante, medicinali (16%).

Quali sono i canali principali per questo commercio?

Molteplici, stando alle dichiarazioni degli intervistati: marketplace (39%), motori di ricerca (34%), app su dispositivi mobile (22%) e sponsorizzazioni sui social media (20%), farmacie online (16%).

Da cosa hanno evinto che si trattava di fake goods?

Il 34% degli intervistati ha segnalato reazioni negative ai prodotti, mentre il 50% è stato messo in guardia dalla cattiva qualità dei prodotti

Quali i siti più affidabili?

L’indagine è proseguita, con la richiesta di quale , tra i canali citati, ispirasse maggiore fiducia per la consegna di prodotti. La prevalenza dei giudizi è confluita sui brand (89%), seguiti dai marketplace online (74%), le farmacie online (67%) e le app sui dispositivi mobile (67%).

“La minaccia rappresentata dai contraffattori è sempre attuale e colpisce sia i brand che i consumatori. Per i brand significa una perdita di fatturato, reputazione e fiducia dei clienti. Tuttavia, quando si parla di prodotti di consumo non originali come cosmetici, prodotti per la pelle, creme solari e medicinali, le conseguenze sugli acquirenti sono molto più gravi, poiché incidono sulla loro salute e il loro benessere. Di conseguenza, spetta ai brand assicurarsi di avere in atto una solida politica di protezione del brand online per affrontare la minaccia della contraffazione e tenere al sicuro i propri clienti”, ha affermato Anil Gupta, Chief Marketing Officer di MarkMonitor.

Da chi ci si aspetta protezione?

La ricerca evidenzia come il 34% degli intervistati ritenga che siano i brand i responsabili della protezione dei consumatori contro il fenomeno della contraffazione. Una percentuale che si attesta al 44% in Danimarca, al 43% in Svezia e al 42% in UK.  Un’elevata percentuale (89%) ripone grande fiducia nei siti aziendali.

L’indagine ha mostrato inoltre che vi è una scarsa propensione a comprare intenzionalmente prodotti non originali. La maggior parte dei consumatori (83%), infatti, ha dichiarato di non volere acquistare prodotti di consumo contraffatti come trucco, cosmetici e medicinali.

 

*I partecipanti all’indagine sono stati intervistati online in 10 paesi, tra cui Regno Unito, Stati Uniti, Cina, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Spagna e Svezia. Il sondaggio è stato condotto online e completato tra il 4 e il 10 Maggio 2017.

 

Falsi e contraffazioni: i principali produttori e le rotte di transito

Quello dei falsi e della contraffazione di prodotto è un mercato vivace che, per il suo funzionamento,  si avvale di produttori ma anche di paesi tramite e di rotte di transito “rodate”.

La nuova relazione dell’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale elaborata dall’EUIPO e dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economici (OCSE), ha evidenziato alcuni aspetti salienti di questo commercio.

I dieci i settori esaminati- che costituiscono oltre la metà del commercio complessivo di prodotti contraffatti nel mondo, ossia più di 208 miliardi di EUR nel 2013 – sono: alimenti, prodotti farmaceutici, profumeria e cosmetici, pelletteria e valigeria, abbigliamento e tessuti, calzature, gioielleria, apparecchiature elettroniche ed elettriche, dispositivi ottici, fotografici e medici, giocattoli, giochi e attrezzature per lo sport.

I principali produttori

Indubbiamente, per 9 dei 10 settori esaminati, il principale produttore si conferma la Cina, anche se diverse economie asiatiche quali India, Thailandia, Turchia, Malaysia, Pakistan e Vietnam, giocano un ruolo non secondario. Infine, anche la Turchia rappresenta un importante produttore di articoli falsi in alcuni settori — come pelletteria, alimenti e cosmetici — che vengono poi spediti nell’UE.

Lo scambio

I principali centri di scambio a livello mondiale dei trafficanti di prodotti contraffatti – dice la relazione – sono Hong Kong, gli Emirati arabi uniti e Singapore, dove vengono importate grandi quantità di prodotti falsi a mezzo container che verranno successivamente spedite per posta o corriere.

Il transito

Dalla relazione emerge che diversi paesi del Medio Oriente, fra cui gli Emirati arabi uniti, l’Arabia Saudita e lo Yemen, costituiscono i principali punti di transito per le spedizioni di prodotti falsi diretti in Africa. Albania, Egitto, Marocco e Ucraina sono i quattro punti di transito usati per inviare falsi destinati all’UE, mentre Panama è un importante punto di transito per i falsi in rotta verso gli Stati Uniti.

Quanto alle vie di trasporto privilegiate, risulta che circa tre quarti dei prodotti contraffatti sono trasportati via mare, mentre la spedizione mediante corriere o per posta ordinaria emerge come modalità consueta per la distribuzione di articoli contraffatti di più piccole dimensioni. Le spedizioni con meno di dieci articoli hanno rappresentato il 43 % del totale nel 2013.

I prodotti contraffatti sono distribuiti sempre più sui mercati online. I prodotti venduti su Internet sono generalmente distribuiti in piccoli colli spediti per posta ordinaria e mediante servizi di consegna espressa, spesso direttamente al cliente. È stato osservato anche un ruolo crescente delle tecnologie nell’ambito dei reati contro i DPI.

Lo stato dell’arte della contraffazione

La relazione è stata presentata in occasione del vertice sulla tutela della PI (proprietà intellettuale), organizzato congiuntamente dal ministero federale tedesco della Giustizia e della tutela dei consumatori, dalla Commissione europea e dall’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale (EUIPO). Al vertice è stata illustrata anche la seconda relazione sullo stato attuale della contraffazione in Europa redatta dall’EUIPO e dall’Agenzia dell’Unione europea per la cooperazione nell’attività di contrasto (Europol).

Nella quale viene appurato che gruppi della criminalità organizzata sono coinvolti nei reati contro i DPI (Diritti della proprietà intellettuale). Dalla relazione si evince anche che le organizzazioni criminali nell’UE coinvolte nella distribuzione dei prodotti contraffatti ricorrono principalmente a fabbricanti esteri, per poi organizzare all’interno dell’Unione l’importazione, il trasporto, lo stoccaggio e la distribuzione di tali prodotti. La maggior parte dei prodotti contraffatti proviene dalla Cina: lo sviluppo della «via della seta» e il corrispondente aumento dell’uso del trasporto ferroviario e marittimo tra la Cina e l’UE favoriscono anche l’emergere di nuove minacce nel panorama dei reati perpetrati ai danni dei DPI.

Alcuni contraffattori, tuttavia, fabbricano direttamente all’interno dei confini dell’UE usando etichette e imballaggi falsi importati da paesi terzi.

 

Prodotti di lusso, uno su dieci è contraffatto e sul web dilaga il “tarocco”

Un prodotto fashion e di lusso su dieci acquistato negli ultimi 12 mesi è contraffatto. Un problema che riguarda soprattutto l’e-commerce: tre prodotti contraffatti su quattro sono stati comprati infatti online da consumatori che credevano di acquistare un prodotto autentico, mentre solo un prodotto contraffatto su quattro è stato acquistato in un negozio fisico. Sono i dati diffusi da Certilogo, l’azienda fondata nel 2006 a Milano e che fornisce l’unica tecnologia per l’autenticazione dei prodotti grazie a un meccanismo di collaborazione tra brand e consumatori perché questi ultimi possano identificare i prodotti contraffatti, sia nei punti vendita fisici sia online, utilizzando il proprio smartphone o il pc con una connessione Internet. I brand che scelgono Certilogo contrassegnano ciascun prodotto con un codice univoco che il consumatore può “punzonare” attraverso un autenticatore disponibile online o tramite app. A oggi, il servizio – che ha un portafoglio di oltre 50 aziende leader tra cui Versace, Diesel, Sandvik, Campagnolo, per un totale di 100 milioni di prodotti garantiti – è stato utilizzato da circa 1,4 milioni di consumatori che hanno potuto avere la sicurezza di acquistare un prodotto autentico. Le autenticazioni Certilogo sono aumentate negli ultimi quattro anni del 140%, raggiungendo la cifra di quasi 300mila da ottobre 2015 a oggi. Una tutela che però rappresenta ancora una goccia nel mare dei “tarocchi”. I prodotti contraffatti nel mondo hanno sottratto in un anno circa 1,8 miliardi di dollari all’economia in chiaro, danneggiando non solo i consumatori, ma anche i marchi e le autorità fiscali

Attualmente Certilogo opera in circa 170 Paesi, primi fra tutti Regno Unito (67.942 autenticazioni), Stati Uniti (31.600), Corea del Sud (26.011), Italia (25.571) e Cina (22.662). Dei circa 300mila prodotti sottoposti ad autenticazioni negli ultimi 12 mesi, circa 27mila (il 9,7%) si sono rivelati falsi.

L’approccio “crowdsourcing” alla verifica dell’autenticità sembra garantire in modo semplice e intelligente la qualità dei prodotti e i consumatori che li acquistano. «Stiamo aiutando milioni di persone – dice il Chief Business Officer di Certilogo Jim Evans – a risolvere un problema che sembrava non avesse soluzione, coinvolgendo tutti gli attori della catena del valore, dai brand ai retailer autorizzati ai consumatori. La piattaforma Certilogo rafforza i brand, traccia e monitora i prodotti dalla produzione ai punti vendita, successivamente abilita i consumatori finali a verificare l’autenticità dei propri acquisti, sia se effettuati in store fisici sia online. Tutto il processo è monitorato, dall’inizio alla fine».

Contraffazione delle Dop europee, un mercato parallelo da 4,3 miliardi di euro

Non è solo l’Italian Sounding e il Made in Italy, ma anche le Dop, le denominazioni di origine che interessano i prodotti europei in generale,  a subire i danni della contraffazione. Un mercato che, secondo un nuovo rapporto dell’Euipo, l’ufficio che si occupa di proprietà intellettuale, avrebbe movimentato nel 2015 4,3 miliardi di Euro.

Il rapporto indica anche i settori più colpiti dalla frode: le bevande alcoliche ad esempio con un 12,7%; ortofrutta e cereali con l’11,5 %; carni fresche e derivati all’11 %, formaggi al 10,6%, vini all’8,6% e mentre la birra è colpita solo per lo 0,1%.

Oltre la metà delle contraffazioni a valore (54%) comunque riguarda i vini. Il Paese più colpito è la Francia, non a caso, seguito da Germania e Italia, solo terza (ma ciò riflette anche il valore delle esportazioni alimentari).

La denominazione di origine è un mercato “ricco”, in quanto sempre più i consumatori controllano e richiedono la provenienza degli alimenti che consumano, considerandola come garanzia di qualità ed essendo disposti anche a spendere di più. La contraffazione colpisce naturalmente i marchi più popolari come il vino della regione di Bordeaux o lo Champagne, lo Scotch Whisky e i nostri Parmigiano Reggiano e Prosciutto di Parma.

Consumo pro-capite di prodotti a denominazione per Paese.
Consumo pro-capite di prodotti a denominazione per Paese.

I prodotti a denominazione di origine – si legge nel rapporto – provengono principalmente da Francia, Regno Unito ed Italia, che rispondono per l’86% del totale delle esportazioni extracomunitarie, rispettivamente con il 40%, il 25% e il 21%. In tutti e tre i casi le esportazioni sono trainate da un numero limitato di prodotti/denominazioni: Champagne e Cognac in Francia; Scotch Whisky nel Regno Unito e Grana Padano e Parmigiano Reggiano in Italia.

Top 10 delle Dop europee.
Top 10 delle Dop europee.
Gli USA sono la destinazione principale delle esportazioni, con 3,4 miliardi di euro, di prodotti a denominazione di origine, che sono il 30% del totale, seguiti da Svizzera, Singapore e Canada (839, 829 e 729 milioni di euro).

 

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