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Exploit della Cipolla Rossa di Tropea, se ne parla in un convegno a Macfrut

La crescita in termini di produzione della Cipolla Rossa di Tropea cammina di pari passo con la visibilità mediatica, capace di raccontare nel mondo l’esperienza della produzione e dei territori.

Solo nell’ultimo semestre si sono contati oltre 40 approfondimenti, più di 130 uscite e 50 testate giornalistiche tra tv, web e stampa regionale e nazionale, con una readership di quasi 28 milioni di utenti e 18 milioni contatti raggiunti sul web.

“Questi sono i risultati e i numeri di ciò che può essere considerato un autentico modello virtuoso e che saranno approfonditi nel corso del Macfrut 2023, la fiera internazionale dell’ortofrutta in programma al Rimini Expo Center dal 3 al 5 maggio, dove l’esperienza consortile meridionale sarà protagonista insieme alla Regione Calabria” sottolinea Giuseppe Laria, il Presidente del Consorzio della Cipolla Rossa di Tropea Calabria IGP.

Il convegno previsto per il 4 maggio, presso lo stand Regione Calabria B5/D5, prenderà in esame il ruolo della buona comunicazione sulle statistiche di vendita.

Le nuove direttrici di cambiamento della distribuzione moderna

Il Position Paper realizzato per ADM e presentato ieri a MARCA volge l’attenzione al futuro del settore e individua 9 direttrici di cambiamento su cui la distribuzione moderna dovrà orientarsi da qui al 2030: dalle evoluzioni socio-demografiche alla polarizzazione della ricchezza, dalla territorialità alla concentrazione del mercato, dall’offerta di servizi inediti alla omnicanalità, dall’attenzione alla sostenibilità alla inclusività e attrattività, nell’ottica di favorire partnership ed alleanze.

Il Paper analizza in modo particolare il futuro del settore agroalimentare rispetto a un mercato interno che vede un progressivo invecchiamento della popolazione italiana compensato principalmente dagli stranieri, un elevato tasso di disoccupazione giovanile (29,7%) e la più elevata percentuale a livello europeo di giovani NEET – che non studiano e non lavorano (23,1%).

“Questa situazione rischia di andare a comprimere i consumi, incidendo negativamente su un mercato domestico che vede già da un decennio una sostanziale stabilità della domanda – ha commentato Valerio De Molli, Managing partner e CEO di The European House – Ambrosetti: gli over 65 hanno un fabbisogno calorico inferiore rispetto alla popolazione adulta, un ammanco nella domanda che non può essere compensato dai giovani, se non lavorano, né dalle famiglie straniere che hanno un potere d’acquisto più basso rispetto a quelle italiane. In Italia inoltre esiste una forte polarizzazione della ricchezza che si va accentuando con un aumento esponenziale delle persone in povertà assoluta, passate dal 3,9% nel 2009 al 9,4% nel 2021. Compito della distribuzione moderna, attraverso la MDD, è di democratizzare una spesa alimentare di elevata qualità e sostenibile”.

Alla luce di questi cambiamenti dello scenario di riferimento, il Paper disegna il futuro della distribuzione moderna che ruota intorno a una serie di direttrici:

· Rimodulazione di un’offerta integrata di prodotti e servizi in grado di rispondere a nuovi bisogni dei consumatori riassumibili in 4 macro categorie: Food experience (prodotti rich in, free from e ad alto contenuto di servizio); Benessere e wellness (servizi parasanitari, nutraceutica); Tempo libero e famiglia (animali, viaggi); Servizi (telefonia, pagamento bollette). Il percorso di evoluzione è già in atto, coinvolge ad oggi oltre 500 punti vendita in cui sono stati aperti parafarmacie, ottici, bar, benzinai, pet store, profumerie.

· La sostenibilità come denominatore comune nell’introduzione di nuovi prodotti alimentari e nella revisione di quelli già presenti a scaffale. Il tema è molto sentito dal 62% degli italiani e viene spesso unito alla richiesta di origine nazionale e sicurezza alimentare delle referenze. Un impegno delle insegne che trova un riscontro anche nel percepito dei clienti verso la MDD: il 55% la considera attenta ai temi legati all’ambiente e alla sostenibilità e il 50% la ritiene attenta ai temi etici e sociali.

· Crescita della quota di MDD. In questo contesto anche la MDD evolverà verso le nuove esigenze dei consumatori: sarà più focalizzata sui prodotti premium, più sostenibile, allargherà l’offerta e sarà ancora più attenta alla valorizzazione dei prodotti locali. Nel percepito del 72% dei consumatori la MDD alimentare risponde all’esigenza di conciliare qualità e prezzo e per il 67% permette l’acquisto di prodotti bio a un prezzo contenuto. Dà anche un grande contributo alla distribuzione su tutto il territorio nazionale dei prodotti certificati del made in Italy: in media ciascuna insegna propone 125 referenze DOP e IGP a Marca del Distributore.

· Omnicanalità e digitalizzazione. L’uso della rete per fare acquisti sta entrando nelle abitudini anche degli italiani (il 74% usa la connessione a questo scopo), perciò gli spazi online e off line della Distribuzione sono destinati a diventare rapidamente un ecosistema unico e omnicanale. Le aziende della distribuzione moderna si confronteranno quindi con un ripensamento della propria offerta di servizi nei due spazi, integrando le piattaforme e-commerce come strumento di relazione e di fidelizzazione dei clienti.

· Cambierà anche l’approccio verso il mondo del lavoro, puntando all’incremento di nuove competenze qualificate. La compenetrazione tra fisico e digitale comporta infatti un aggiornamento dei sistemi logistici, delle attività di marketing e della distribuzione stessa dei prodotti che richiederà l’introduzione di nuove figure professionali, come il data analyst e il visual merchandiser. Compito della DM sarà far vivere e raccontare “il bello di lavorare nel retail”.

· Per ampliare i servizi offerti la DM dovrà inoltre allacciare nuove partnership intra e inter settoriali con tutta la filiera agroalimentare, ma anche con altre filiere, come quella farmaceutica o della cura degli animali, centri medici, agenzie viaggi, etc..

Al convegno inaugurale di Marca 2023 sono intervenuti nell’ordine: Gianpiero Calzolari, Presidente di BolognaFiere Group, Stefano Bonaccini, Presidente Regione Emilia-Romagna, Nando Pagnoncelli, Presidente IPSOS con un focus su clima economico e sociale in Italia, Valerio De Molli, Managing Partner di The European House – Ambrosetti, Gianmaria Marzoli, Vice Presidente IRI che ha tracciato una fotografia della MDD nel 2022, On. Francesco Lollobrigida, Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare; On. Valentino Valentini, Viceministro delle Imprese e del Made in Italy, in videocollegamento, Marco Pedroni, Presidente di ADM (Associazione Distribuzione Moderna).

Frutticoltura tropicale mediterranea, oggi il convegno all’Università di Palermo

Stamattina, presso l’Università degli Studi di Palermo, aula G.P. Ballatore dell’edificio 4 in viale delle Scienze a partire dalle ore 9:00, si tiene il Convegno intermedio su “Frutticoltura tropicale mediterranea: ricerca, innovazione e trasferimento alle aziende”.

Nel corso dell’evento si parlerà di ricerca scientifica sulla frutticoltura tropicale mediterranea. Un ricco parterre di imprenditori, decision makers, ricercatori ed esperti discuterà le prospettive del settore. Verranno anche presentati i risultati intermedi di due progetti virtuosi sul tema, Tinfrut e Innomam, finanziati dalla Regione Siciliana a valere del Psr 2014-2020 sottomisura 16.1, che prevede il trasferimento della ricerca alle aziende siciliane.

Complice l’aumento delle temperature nel Mediterraneo per via dei cambiamenti climatici, molte aziende agricole siciliane, in cerca di nuove possibilità di business, hanno iniziato a coltivare frutta tropicale, in primis il mango. Nell’ambito dell’evento, ricercatori del Dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e forestali Saaf dell’Università degli studi di Palermo coordinati dal prof. Vittorio Farina, responsabile scientifico dei due progetti, del Cnr-Ibbr (Consiglio nazionale delle ricerche – Istituto di bioscienze e biorisorse) di Palermo, illustreranno le attività di ricerca effettuate sulle colture tropicali siciliane durante i primi due anni di sperimentazione svolte nell’ambito dei progetti Tinfrut e Innomam con il coinvolgimento attivo delle aziende. Queste ultime racconteranno la loro esperienza all’interno dei Gruppi Operativi dei progetti.

Obiettivo principale del progetto TINFRUT “Tecnologie innovative di processo e di prodotto standardizzate e certificate per la filiera dei frutti tropicali” (ente capofila Agroqualità S.p.A.) è quello di valorizzare la filiera siciliana dei frutti tropicali attraverso la standardizzazione delle attività di coltivazione, raccolta, trasformazione, conservazione, distribuzione e, inoltre, la creazione – a cura di Agroqualità – di documenti tecnici come disciplinari e regolamenti, che abbiano il fine di trasferire alle aziende siciliane il know-how in termini di tecniche colturali, macchine e impianti per l’innovazione di processo e di prodotto.

L’evento fa parte del piano formativo dell’Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali della provincia di Palermo, quindi ai partecipanti che risulteranno presenti saranno riconosciuti i relativi CFP. Iscrizione tramite SIDAF. Il progetto INNOMAM “Innovazioni genetiche, colturali e post raccolta per la filiera del mango in Sicilia” (ente capofila il Consorzio regionale per la ricerca applicata e la sperimentazione Coreras) presta particolare attenzione alla genetica del materiale vivaistico, all’ambientamento delle piante, alle tecniche agronomiche (uso oculato di acqua e nutrienti), alla raccolta, alla gestione post raccolta dei frutti, all’impatto sul mercato e al turismo esperienziale

Gli argomenti trattati nell’ambito del convegno spazieranno dall’identificazione del momento ottimale per effettuare la raccolta fino alla successiva gestione del post-raccolta delle più importanti specie tropicali presenti in Sicilia. Non mancherà uno spazio per le novità, dove si parlerà di prodotti innovativi per l’industria di trasformazione come la IV gamma, con l’adozione di edible coating (EC) e modified atmosphere packaging (MAP), e di tecniche moderne come la sferificazione dei succhi. Infine, sarà trattato il tema della creazione di documenti tecnici come disciplinari e regolamenti da applicare lungo la filiera dei frutti tropicali siciliani.

L’Idimed in collaborazione con Adv Maiora società di comunicazione a marketing di occuperà di “qualificare” il prodotto attraverso una comunicazione strategica capace di raggiungere alcuni target selezionati. La Comunità attenta al cibo salutistico, al prodotto naturale, alla frutta che segue una filiera tracciata, alla produzione regionale, alla sostenibilità delle tecniche di produzione e all’impatto sociale. Un pubblico sensibile alle iniziative di promozione focalizzate sulla dimensione esperienziale (laboratori di assaggio e degustazione). Una particolare attenzione sarà inoltre dedicata alla promozione nei settori di filiera quali il food e beverage (barman, chef, pasticceri …) e il canale Horeca.

Olio di palma sostenibile, un alleato contro il riscaldamento globale?

L’olio di palma sostenibile può essere una soluzione alla lotta al riscaldamento globale? Quali sono le opzioni più efficaci e coerenti per perseguire l’obiettivo deforestazione zero? Questi i quesiti di partenza dell’evento “Olio di palma sostenibile per il clima: obiettivo zero deforestazione e certificazione di filiera” organizzato dall’Unione Italiana per l’Olio di Palma Sostenibile nell’ambito del Festival della Sostenibilità di ASVIS e inserito nel programma All4Climate – Italy 2021, promosso dal Ministero della Transizione Ecologica in vista della COP26, dedicata alla lotta contro i cambiamenti climatici.

Sono stati presentati i primi risultati dell’analisi LCA condotta dalla Fondazione CMCC sugli impatti ambientali della filiera dell’olio di palma da cui emerge che le emissioni generate per la produzione dell’olio di palma sostenibile sono inferiorisia a quelle dell’olio di palma convenzionale che a quelle di altri oli vegetali, come soia, colza o girasole: “Il grande vantaggio dell’olio di palma è la sua elevata resa, per cui a parità di input e superficie utilizzata, le emissioni per unità di prodotto sono minori rispetto agli oli alternativi. Inoltre, la deforestazione evitata grazie alla certificazione di sostenibilità comporta un notevole vantaggio in termini di riduzione delle emissioni per la produzione dell’olio di palma sostenibile. Tuttavia, specifica la Dott.ssa Maria Vincenza Chiriacò, ricercatrice del CMCC, è altrettanto importante che anche gli altri oli sostitutivi provengano da coltivazioni certificate che non hanno causato deforestazione, altrimenti spostare i consumi dall’ olio di palma verso altri oli non certificati potrebbe voler dire addirittura amplificare le emissioni”.

“La certificazione è un elemento fondamentale nella strada verso una produzione a basso impatto ambientale. Sono diversi gli strumenti che RSPO mette a disposizione dei propri soci per migliorare la gestione delle coltivazioni in chiave responsabile. Uno di questi è il PalmGHG Calculator, strumento che consente ai soci di stimare e monitorare le loro emissioni nette di gas serra e infine ridurre il loro impatto ambientale” spiega Francesca Morgante, Market Development Manager Europa RSPO. “Attraverso l’implementazione dei Principi e Criteri RSPO del 2018, i coltivatori soci di RSPO hanno identificato e preservato aree forestali ad alto valore di conservazione, rendendo possibile il risparmio, dal 2019 ad oggi di 191,254 t di emissioni di CO 2, equivalenti a 41,594 veicoli passeggeri guidati per un anno”.

Sebbene produttori e utilizzatori si stiano muovendo verso un cambiamento di passo con soluzioni e scelte sempre più sostenibili, come mostrano anche i più recenti dati sull’andamento della deforestazione nei paesi produttori di olio di palma, in calo per il quarto anno consecutivo (Fonte: World Resources Institute), il consumatore, stenta ad orientarsi fra i mille messaggi che riceve e che trova sulle etichette dei prodotti. Inoltre con l’affollarsi dei messaggi, spiega il Prof. Davide Pettenella, Università di Padova, se aumenta il livello complessivo di informazione del consumatore, si allarga anche il gap tra conoscenza e percezione del problema e comportamento effettivo di spesa. È stato infatti rilevato che non sempre un consumatore molto informato è un consumatore che nelle scelte di acquisto si comporta coerentemente”.

Si è posto anche il quesito di quale sia il confine tra l’area di intervento delle istituzioni e dell’Ue, che ha allo studio diverse ipotesi di misure volte a ridurre la deforestazione importata, quali ad esempio l’introduzione dell’obbligo di due diligence e la definizione di criteri per considerare un prodotto “deforestation-free”, e gli ambiti di iniziativa della società civile. Interessante e in un certo senso provocatoria la testimonianza della Presidente degli Amici della Terra Onlus – Monica Tommasi – che già da alcuni anni approfondisce il tema dell’olio di palma in seguito alla campagna denigratoria verso questo prodotto “Nonostante i risultati positivi che si ottengono tramite la certificazione molte aziende alimentari fanno ancora proprio lo slogan “senza olio di palma” che non attesta affatto la sostenibilità del prodotto e altre, che invece utilizzano olio di palma sostenibile, non hanno ancora il coraggio di inserire il marchio di certificazione e questo a discapito della consapevolezza del consumatore. In tutto questo non si rileva nessun intervento istituzionale di controllo che pure sarebbe dovuto visto che l’etichetta senza olio di palma gode dell’indebita fama di attestare un pregio ambientale. Ci auguriamo che le autorità di controllo e scientifiche pongano rimedio al più presto smascherando il greenwashing operato attraverso questa stucchevole affermazione”.

Con l’evento di oggi, commenta Giuseppe Allocca, presidente dell’Unione Italiana per l’Olio di Palma Sostenibile, volevamo contribuire ad aumentare conoscenze e consapevolezza sui temi dello sviluppo sostenibile, condividere buone pratiche e stimolare idee e politiche finalizzate a mantenere gli impegni sottoscritti con la firma dell’Agenda 2030 e dell’Accordo di Parigi.

Per rispondere ai quesiti di partenza, alla luce delle testimonianze raccolte, possiamo concludere che la produzione ed il consumo di olio di palma sostenibile certificato sono certamente la risposta allo sforzo collettivo di fermare la distruzione del nostro ecosistema e contrastare i cambiamenti climatici a vantaggio di pratiche sostenibili, rispettose del contesto in cui vengono applicate e delle popolazioni locali. La sfida che ci vede impegnati è quella di soddisfare il previsto aumento della domanda internazionale di olio di palma, già oggi l’olio vegetale più consumato al mondo, promuovendo la completa transizione della filiera verso modelli di sviluppo, produzione e consumo più responsabili. La certificazione è lo strumento sul quale puntare nell’ambito di uno smart mix di misure obbligatorie e volontariee, ove necessario, di regolamentazione complementare ed interventi per affrontare il problema della deforestazione importata (per maggiori informazioni vedi il position paper della Tropical Forest Alliance sottoscritto da 50 organizzazioni internazionali, tra cui l’Unione Italiana per l’Olio di Palma Sostenibile).

Il food packaging al centro di una riflessione su nuovi modelli alimentari sostenibili

Con il food delivery in continua crescita (+ 56% per un fatturato di 1,4 miliardi di euro, secondo l’Osservatorio B2c Netcomm – School of Management del Politecnico di Milano), il food packaging diventa sempre più rilevante nell’impronta ambientale del food system: è pertanto fondamentale che i contenitori delle pietanze che raggiungono le nostre case siano progettati e concepiti per essere sostenibili.

Proprio questo concetto è stato alla base del convegno Food Packaging in carta e cartone per una filiera carbon neutral organizzato da Comieco e dall’Università delle Scienze Gastronomiche di Pollenzo, svoltosi ieri alla Cascina Cuccagna nell’ambito di All 4 Climate, l’iniziativa lanciata dal ministero della Transizione Ecologica e da “Connect4climate” per approfondire le sfide poste dai cambiamenti climatici a livello locale e internazionale in vista della Pre-Cop 26.

Quest’incontro è nato da un lungo dialogo tra Comieco e l’Università di Pollenzo finalizzato alla promozione della sostenibilità del packaging alimentare, ambito in cui la carta gioca un ruolo da protagonista: gli imballaggi in carta e cartone, infatti, grazie alle loro caratteristiche di praticità, sicurezza e funzionalità, sono tra i migliori “alleati” della lotta contro lo spreco di cibo e di risorse. Inoltre, essendo la carta un materiale naturale, biodegradabile e riciclabile, consente un notevole risparmio energetico e di risorse rispetto a imballaggi derivanti da materia prima di origine fossile.

“Con un food system responsabile di un terzo delle emissioni di anidride carbonica, è ovvia la necessità di trovare uno stile di consumo sostenibile del cibo per impattare in modo positivo sui cambiamenti climatici i cui effetti cominciamo a sentire sulla nostra pelle”, afferma Carlo Montalbetti, direttore generale di Comieco. “Per fare questo, noi, consumatori e aziende, dobbiamo imparare a limitare gli sprechi di cibo e a scegliere imballaggi efficienti, che siano già progettati prevedendo la gestione del loro fine vita e che utilizzino materiali riciclabili e naturali come la carta o il cartone, che appartengono a una filiera virtuosa. Con un tasso di circolarità medio pari al 60%, infatti, la filiera cartaria rappresenta uno dei settori leader dell’economia circolare in Italia. Un risultato raggiunto anche grazie ad alti livelli di raccolta differenziata e riciclo della carta e cartone, 3,5 milioni di tonnellate nel 2020, con un tasso di riciclo dell’87% nel caso degli imballaggi, che confermano l’Italia tra i leader europei superando con 10 anni di anticipo l’obiettivo UE dell’85% previsto per il 2030. Numeri importanti, dato che ogni punto percentuale di crescita del riciclo di carta equivale ad una riduzione 84.000 tonnellate di rifiuti da smaltire e una conseguente minore emissione di CO2”.

“È fondamentale comprendere che il tema di uno stile sostenibile di alimentazione è un punto fondamentale all’interno della transizione ecologica”, afferma Silvio Barbero, VicePresidente dell’Università delle Scienze Gastronomiche di Pollenzo. “Bisogna cambiare la produzione, la distribuzione e il consumo del cibo. Poi c’è un secondo elemento da tenere in considerazione: l’innovazione del prodotto nel suo complesso, che deve necessariamente virare verso la naturalità di tutti i processi industriali, packaging compreso. Perché se l’innovazione del contenuto deve andare verso un maggiore contatto con il territorio e una maggiore qualità, anche il contenitore, da una parte, deve garantire tali caratteristiche e, al tempo stesso, dev’essere sostenibile e compatibile con il processo di transizione ecologica. L’unica strada possibile, la vera sfida del settore del food packaging, è quella della ricerca per favorire un dialogo costante tra conservazione del prodotto e sostenibilità dei materiali impiegati, solo in questo modo sarà possibile contribuire in modo effettivo alla diminuzione dell’impatto ambientale del settore alimentare”.

La reale necessità di un cambio di paradigma del sistema del cibo, tra contenuto e contenitore, è emersa nel corso del convegno anche dalle testimonianze di alcune realtà industriali, tra cui quella di Armando Mariano, Direttore R&D di Seda International Packaging Group: “Tra i processi di trasformazione della materia prima rinnovabile ha sempre più importanza l’attività di ecodesign sviluppata in forte partnership con i clienti, per fornire al consumatore finale un prodotto che non solo soddisfi le sue esigenze quotidiane, ma sia pienamente sostenibile così da essere riciclato in modo semplice dopo il suo utilizzo” afferma. “Per rispondere a questi obiettivi in Seda lavoriamo a stretto contatto con i nostri clienti per un continuo miglioramento del profilo ambientale degli imballaggi, e ci concentriamo principalmente su tre aree: la scelta di carta esclusivamente proveniente da foreste sostenibili e certificate, l’ottimizzazione dei processi produttivi e la circolarità del fine vita dei nostri prodotti”.

Amadori partecipa a FierAvicola 2021

Il Gruppo Amadori partecipa all’edizione 2021 di FierAvicola, la manifestazione fieristica internazionale dedicata al settore avicunicolo che debutta da oggi per la prima volta, tornando in presenza, a Rimini (Expo Centre – 7/9 settembre).

Al centro del dibattito promosso dal Gruppo cesenate due temi di grande rilievo per il futuro della filiera avicola, una delle principali risorse del settore agroalimentare italiano: prezzi delle materie prime agricole e innovazione. L’impatto negativo della pandemia da Covid-19 ha provocato un ulteriore incremento dei prezzi di soia e cereali destinati all’industria mangimistica, con pesanti ripercussioni su tutta la filiera e in particolare per gli oltre 6.200 allevamenti presenti sul territorio nazionale.

“L’Italia sconta un pesante deficit di materie prime che ha raggiunto l’allarmante quota del 60%.Serve con urgenza un programma di potenziamento delle produzioni e di stoccaggio delle principali materie prime per la mangimistica, oltre che un piano proteine per l’alimentazione degli animali da allevamento” – evidenzia Francesco Berti, Amministratore Delegato del Gruppo Amadori. Uno scenario complesso che potrebbe minare la solidità di una delle poche filiere agroalimentari autosufficienti a livello nazionale, che sta continuando a investire in innovazione. A tale riguardo, il Gruppo ha previsto un piano di investimenti di 500 milioni di euro in cinque anni destinato proprio ad aumentare i processi di integrazione della filiera, potenziare le produzioni e innovare gli allevamenti con particolare attenzione agli aspetti del benessere animale e della qualificazione sostenibile della filiera integrata. “Per il settore agroalimentare, e in particolare per l’avicolo, è necessario un maggiore impegno verso i soggetti più esposti della filiera, gli allevatori. Nel PNRR, nei piani di sviluppo rurale, ma anche nella semplificazione burocratica serve una svolta decisiva per garantire un futuro a un settore strategico e distintivo”– conclude Berti.

Rispetto al mercato nazionale, gli asset valoriali del Gruppo hanno portato a risultati positivi su tutta la marca confezionata, con una performance in fatturato del +3% in totale e del +5% nel canale moderno,rispetto all’esercizio precedente, con un aumento delle vendite in baseline e minore incidenza promozionale.In questo contesto, la crescente attenzione del consumatore ai temi della salubrità, del benessere animale e della sostenibilità ha fatto registrare un andamento più che positivo delle linee premium a marchio Amadori, come Il Campese, Qualità 10+ e BIO. Una conferma della corretta strategia di lungo periodo adottata dal Gruppo, basata sullo sviluppo di filiere di eccellenza, 100% italiane e certificate. Positivo anche il mercato delle uova,con una domanda in crescita per le uova da allevamenti a terra, biologiche e da allevamenti all’aperto, che per Amadori rappresentano complessivamente quasi il 60%della produzione di filiera.

Durante la tre giorni di FierAvicola, il Gruppo Amadori parteciperà anche al convegno “Il futuro del mondo avicolo tra innovazione e convenienza”, promosso da Gdoweek e Mark Up, che si terrà mercoledì 8 settembre alle ore 15 (Sala B7).  I prodotti Amadori saranno anche protagonisti degli showcooking organizzati da IAL – Scuola Alberghiera e di Ristorazione di Cesenatico, accompagnati dalla selezione di vini curata da AIS Romagna(dal 7 al 9 settembre, area Forum dedicata).

Spazio Amadori a FierAvicola: Padiglione B7-D7 – Stand 7

GS1 Italy | Indicod-Ecr racconta un anno di attività. E il 2 ottobe il Convegno “Fare meglio italiano” a Expo

Schermata 2015-09-14 alle 19.13.05È disponible l’Annual Report 2014 di GS1 Italy | Indicod-Ecr, che sintetizza attraverso il racconto dei progetti, i dati e le analisi il ruolo dell’associazone nel facilitare il dialogo e la collaborazione tra aziende, associazioni, istituzioni al fine di creare valore, efficienza, innovazione e dare più slancio alle imprese e più vantaggi al consumatore.

«Nel 2014 GS1 ha adottato una nuova strategia per la gestione degli standard nel mondo digitale» dichiara Bruno Aceto, Ceo di GS1 Italy | Indicod-Ecr. «Secondo questa strategia il ruolo per GS1 è di continuare a servire il sistema delle imprese e abilitarlo a collegare il più efficacemente possibile mondo fisico e mondo digitale grazie ad una nuova integrazione e alla disponibilità delle informazioni sui prodotti in entrambi i mondi». Nel 2014 infatti gli standard GS1 sono entrati nel mondo digitale, grazie al nuovo GS1 GTIN+ on the web che consente al consumatore di trovare sul web il prodotto che cerca e tutte le informazioni fornite dal produttore.

«GS1 Italy | Indicod-Ecr – afferma il presdiente Marco Pedroni – si pone l’ambizioso obiettivo di contribuire al successo delle attività delle aziende associate. I nostri standard e le nostre soluzioni devono essere considerate come parte integrante del business delle imprese con cui lavoriamo e possono consentire di migliorare le risposte ai bisogni dei consumatori e delle persone».

In questo quadro si inserisce anche il convegno che GS1 Italy | Indicod-Ecr organizza il 2 ottobre a Expo dal titolo “Fare Meglio Italiano – L’agroalimentare si fa sistema”. Il convegno ruota attorno ai temi chiame delle reti, dei modelli collaboartivi, della tracciabilità, di conoscere, informare e condividere, tutte atività core di GS1 Italy | Indicod-Ecr e che fanno parte del sistema agroalimentare italiano di oggi e di domani.

In agenda interventi del filosofo dell’innovazione Giorgio Di Tullio, del Ceo di Sanpellegrino Stefano Agostini, del presidente Tedis Center Venice International University Enzo Rullani e di protagonisti dell’ecosistema Alberto Frausin, Marco Pedroni, Roberto Moncalvo (Coldiretti) e il ministro Maurizio Martina.

Per iscriversi, cliccare qui.

A Roma è di scena il World Retail Congress, 8-10 setttembre. Ecco il programma

Dall’8 al 10 settembrriflettori puntati su Roma per la nona edizione del World Retail Congress, evento internazionale e punto di riferimento per il mondo retail,  quest’anno per la prima volta in Italia, con un programma ricco di spunti.

Scarica qui l’agenda dei lavori

L’Hotel Cavalieri Hilton sarà il palcoscenico per oltre 1000 delegati di tutto il mondo provenienti da aziende leader di settore che si confronteranno sul tema “Trasformazioni nel retail, quali scenari oggi, domani e in futuro”. L’evento, che attrae i player più influenti della distribuzione mondiale, avrà quest’anno come ospite eccezionale Sir Tim Berners-Lee, inventore del World Wide Web, che terrà un particolare speech sui futuri e visionari sviluppi del web. Tra gli speaker, tutti di livello internazionale, citiamo Oscar Farinetti, fondatore di Eataly, Andy Clarke, Ceo di Asda Walmart, Jonathan Alferness, Vicepresident di Google, Julie Hamilton, Vicepresident Coca Cola.

Le tre giornate del World Retail Congress prevedono un fitto programma di eventi, workshop e presentazioni interattive, tavole rotonde e meeting in cui il grande tema sarà proprio il futuro del retail: nuove sfide, soluzioni e prospettive offerte. Inoltre, il programma sarà arricchito da alcune attività collaterali come l’annuale Future Retail Challenge in cui squadre di studenti di tutto il mondo competeranno nel creare un nuovo concept di retail, l’introduzione di tre nuove aziende nella Hall of Fame dei migliori innovatori del settore e la consegna dei prestigiosi World Retail Awards che saranno assegnati a conclusione dell’evento.

L’edizione 2015 del World Retail Congress prevede inoltre alcune importanti nuove iniziative:

  • Il World Retail Congress Innovation Hub, contest che premierà le migliori start-up in ambito retail che avranno l’opportunità di presentare il proprio progetto ad una platea di CEO delle principali aziende presenti. Un’occasione unica per confrontarsi con i player più influenti e all’avanguardia.
  • Future vision, un panel di esperti di diversa provenienza presenterà le linee guida che modelleranno il retail in futuro, in un’ottica unitaria e coesa. Un documento importante e d’ispirazione per tutti gli operatori del settore.
  • CEO Leadership Workshop, un programma nato dalla collaborazione fra la Said Business School Oxford University e WRC per la formazione continua dei CEO.

La via giusta dello sviluppo nella ristorazione, un Convegno a Tuttofood

Ha ancora senso investire in Italia nel settore della ristorazione? Sì, poiché le previsioni permettono di dimostrare che il giro d’affari del settore della ristorazione aumenterà del 2,6% nel quinquennio dal 2014 al 2019.

Il settore, che nel 2019 arriverà infatti a toccare circa 25,2 miliardi di euro di fatturato totale annuo, è quindi un business che può offrire buone opportunità e generare valore per il futuro.

Ma è necessario però sapere quali saranno le leve di settore e dove si trovano queste opportunità.

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È questo il tema al centro del convegno Fare ristorazione oggi. La “via” giusta per lo sviluppo, organizzato dalle riviste inStore e Mixer in collaborazione con DGM Consulting il 4 maggio (h14,30, sala Lem 2) all’interno di Tuttofood.

Il convegno prende lo spunto da una ricerca svolta da Gianluca Meloni, founder di DGM Consulting e docente alla Sda Bocconi che ha identificato gli ambiti territoriali più appetibili per il settore della ristorazione tenendo conto non solo dell’attuale distribuzione del mercato, ma anche delle sue evoluzioni future, conseguenti agli andamenti demografici e all’evoluzione del potenziale di spesa.

«La ristorazione italiana – afferma Meloni – ha saputo trovare in questi ultimi anni soluzioni in grado, da un lato, di valorizzare le tipiche tradizioni universalmente riconosciute come componenti essenziali del “Made in Italy”, e, dall’altro, di proporre soluzioni innovative e originali sempre più allineate ai nuovi modelli di consumo. Nonostante questo, però, il “giusto formato” non è più sufficiente a garantire crescita e sviluppo nel retail alimentare. Diventa sempre più indispensabile avere una solida strategia territoriale in grado di identificare le zone maggiormente appetibili, verificarne la coerenza rispetto al proprio sistema d’offerta, analizzare gli spazi lasciati aperti dalla concorrenza. La mancata conoscenza del territorio amplifica il rischio di errate aperture che, nella migliore delle ipotesi, riducono i livelli di marginalità (a causa di vendite non eccellenti e di costi logistici elevati) e, nella peggiore, producono danni dal punto di vista economico e dell’immagine.

È un passo preliminare che deve guidare tutte le aziende della ristorazione nella scelta della giusta location, ovvero della “via” (dell’indirizzo) giusta per qualsiasi nuova apertura».

Sono considerazioni che, amplificate, riguardano il successo dell’italian food nel mondo e della ristorazione italiana che ne diventa ambasciatrice. Ma, anche in questo caso il presidio territoriale (i mercati) diventa un fattore determinante.

Il programma del convegno, realizzato con il sostegno di Cigierre e McCain prevede le relazioni di Gianluca Meloni con focus Italia e mondo, gli interventi di due operatori della ristorazione – Marco Di Giusto, Amministratore Delegato Cigierre e Alessandra De Gaetano, Concepts Industrialization Director Autogrill Group che illustreranno l’esperienza dei due gruppi nel governare lo sviluppo territoriale in Italia e l’approccio al mercatoo internazionale e l’intervento di McCain incentrato sulla segmentazione dell’offerta ristorata in funzione dei formati

In conclusione una tavola rotonda sul tema delle strategie territoriali per tutte le imprese coinvolte lungo la filiera della ristorazione (fornitori, distributori, retailer) con testimonianze di alcuni player con una visione anche internazionale e una tavola ritonda nel corso della quale i temi affrontati saranno discussi e declinati secondo i diversi punti di vista dei partecipanti in rappresentanza della filiera: McCain (food), Nagel (logistica), Metro (distribuzione), Cigierre (ristorazione).

Qui il modulo d’iscrizione

A Ordine & Extra-Vaganze si discute di rimodulazione del retail esperienziale

Al traguardo della decima edizione, il convegno Ordine & Extra-Vaganze di Popai (14 maggio, Politecnico di Milano) si propone di presentare le idee più innovative in materia di shopper marketing, customer engagement, consumer behaviour, new technologies e molto altro.

Visti i profondi mutamenti che l’industria retail sta vivendo, le aziende devono evolvere e modificare i propri modelli di business. I confini tra mondo digitale e fisico sono ormai sfumati, i consumatori sempre più esigenti, tecnologici, sociali e iperconnessi.

Diventa così fondamentale guardare alla tecnologia quale strumento che abiliti nuove modalità di business.

Forte del successo degli ultimi anni, la giornata si aprirà con una conferenza plenaria ricca di testimonianze italiane ed internazionali: protagonisti del settore si confronteranno sui nuovi modelli distributivi esperienziali emergenti nel nostro mercato.

Nel pomeriggio, i consueti seminari di approfondimento, per entrare nel vivo delle dinamiche e delle tendenze del settore.

Di alto profilo, come di consueto, gli speaker.

Cliff Crosbie: SVP-Global Retail di Prism Skylabs, agenzia d’eccellenza nella consulenza retail. Ha lavorato aziende note in tutto il mondo: è stato Director WorldWide Retail Sales Support di Apple e VP Global Retail and Customer Marketing di Nokia. Ha ricoperto inoltre la carica di Country Sales Manager IKEA

Lucia Fracassi: Direttore Generale di Deborah Group, è stata in passato Group Financial Controller presso Invatec. La sua carriera è iniziata in Pirelli Italia come Group Accounting Principles. Ha lavorato inoltre per Galbani Francia come Capo Progetto Europeo e come Manager Finanziario in uno dei gruppi Crown Cork & Seal

Marco Grieco: Business Innovation and Change Director di OVS, azienda leader italiana nella produzione e distribuzione di abbigliamento con una quota di mercato del 6.2%, quotata all’MTA di Milano, nella quale lavora dal 2013. Ha lavorato in passato in aziende quali Boston Consulting Group gestendo progetti per importanti realtà internazionali operanti nel mondo fashion e retail a livello internazionale, ed in Ernst & Young, nonchè ricoperto analogo ruolo all’interno dei department store Gruppo Coin fino alla quotazione di OVS.

Daniele Tirelli: Presidente di Popai Italia, ha fatto parte del board di ACNielsen e IRI-Infoscan. Docente presso le università Iulm e Statale di Milano, è autore di vari libri e collabora in veste di opinionista con varie riviste specializzate nel campo del marketing e della comunicazione

Modera il convegno Luigi Rubinelli, Direttore Responsabile di RetailWatch.

Anche quest’anno, l’evento avrà luogo presso il Politecnico di Milano con accesso consentito solo previa registrazione.

Per info e iscrizioni: convegni@popai.it

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