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Fase 2: arriva il fast delivery a sostegno dei negozi di vicinato

L’e-commerce di vicinato: la via per ricominciare. Da qui nasce “We support locals”, la piattaforma per il fast delivery, sviluppata dall’agenzia fiorentina WeRad, pensata per mettere le attività di vicinato nelle condizioni di attivare in poche mosse il servizio di vendita con formula take away o consegna a domicilio.

Non solo bar, ristoranti e pasticcerie, già più familiari al concetto della consumazione da asporto: l’esigenza di riconnettersi con il tessuto cittadino e trovare un’altra modalità di vendita è trasversale. Dal negozio di abbigliamento all’artigiano, dal fioraio alla rivendita di materiale da ufficio, articoli per la casa o oggetti di design, dal supermercato fino alla bottega di alimentari e l’enoteca, anche i negozianti che hanno meno confidenza con la tecnologia saranno in grado di dotarsi di un sistema pratico e veloce per iniziare subito a ricontattare i propri clienti. O trovarne di nuovi in rete.

La consulenza comprende nel complesso: acquisto del dominio per la realizzazione del sito web, set up della piattaforma con primo inserimento di contenuti (ovvero i prodotti in vendita), un’ora di formazione per la gestione autonoma del sistema, avviamento dei canali social (Facebook, Instagram e LinkedIn) per la promozione online del servizio. Eventualmente è possibile richiedere anche un servizio fotografico professionale. Una volta impostato il proprio ecommerce, sarà possibile anche definire orari di consegna per il ritiro sul posto in negozio o al ristorante, scaglionando la clientela ed evitando code e assembramenti.

“Già dai primi giorni di lockdown – dichiara WeRad – ci siamo resi conto che le piccole strutture avrebbero avuto bisogno di una mano per digitalizzare la loro attività e ridistribuire i costi dei dipendenti, o dei soci stessi, impiegando il loro tempo nelle consegne a domicilio. Le consegne devono avere un costo contenuto in questo momento, ma la gestione dei costi è possibile solo se si è proprietari di una piattaforma comoda ed economica. Altrimenti è necessario appoggiarsi a strutture che hanno costi maggiori. Per questo abbiamo sviluppato una piattaforma personalizzabile e in grado di contenere i costi”.

Per andare incontro alle attività provate dalla serrata prolungata, il pacchetto “We support locals” è offerto gratuitamente per il primo mese, in modo che le attività possano rendersi conto dell’effettiva necessità e del ritorno economico. Nella fase successiva la gestione sarà offerta in abbonamento, sempre a costi contenuti.

Post Covid-19 secondo BrandZ Top 75: ascoltare e supportare il consumatore

Il terzo annual BrandZ Top 75 Most Valuable Global Retail Brands Ranking, presentato da WPP e Kantar e lanciato in collaborazione con il World Retail Congress, rivela che il i 75 principali marchi di vendita al dettaglio a livello mondiale sono cresciuti a valore del 12%, arrivando a toccare, lo scorso anno, i 1,5 trilioni di dollari.

Il rapporto fornisce anche un’indicazione sui marchi che hanno le maggiori probabilità di avere il sopravvento in un mercato post-coronavirus sia sulla base dei rispettivi fondamenti finanziari, sia valutandone la loro risposta alla mutata domanda dei consumatori.

“La crisi del coronavirus sottolinea il ruolo essenziale del retail nella vita quotidiana e nell’economia globale; stiamo assistendo ad alcuni esempi di retailer che si sono adoperati per soddisfare le esigenze dei consumatori continuando a 2far girare il mondo”. Tramite il rapòporto vogliamo dimostrare alle aziende che chi ha investito nel diventare un marchio forte, è oggi potenzialmente in grado di resistere allo shock attuale.

La classifica dei gruppi più inclini e ricettivi ai mutamenti dettati dalla pandemia vede al primo posto Amazon ($ 415,9 miliardi) che ha saputo gestire la domanda e  ridurre la sua velocità di consegna per dare la priorità ai prodotti chiave; secondo posto per Alibaba (n. 2, $ 152,5 miliardi) che ha utilizzato la sua esperienza di intelligenza artificiale per aiutare i medici in Cina a ridurre significativamente i tempi di diagnosi del coronavirus; 5° posto per Louis Vuitton (n. 5, 51,8 miliardi di dollari), che ha impiegato solo 72 ore per convertire le sue linee di produzione per disinfettare le mani; 13° il marchio di e-commerce cinese JD (n. 13, $ 25,5 miliardi) che ha consegnato forniture mediche e cibo utilizzando la sua vasta rete di distribuzione.

 Buone pure le performance della azienda di abbigliamento sportivo Lululemon (n. 25, $ 9,7 miliardi, cresciuta del 40% e che ha attivato l’offerta di programmi di formazione online e una tattica di marketing mirata adottata da Adidas (n. 18, $ 14,8 miliardi).Accanto ai nativi digitali, buoni risultati sono stati ottenuti anche dai retail tradizionali come Costco,(n. 11 $ 28,7 miliardi) cresciuto del 35%, Target (n. 23, $ 10,6 miliardi) aumentato del 27%, Walmart (n. 8, $ 45,8 miliardi) aumentato del 24% e Sam’s Club (n. 36, $ 6,8 miliardi) cresciuto del 19%. I rivenditori intelligenti e lungimiranti hanno resistito anche alla tentazione di ridurre gli investimenti pubblicitari, apprendendo lezioni dalla Cina in cui i marchi che “si sono oscurati” stanno lottando per riconnettersi durante le prime fasi della ripresa mentre i consumatori optano per quelli che hanno continuato a fornire un supporto e far sentire la loro vicinanza in maniera continuativa. Graham Staplehurst, Global Strategy Director di BrandZ presso Kantar, ha commentato così questo aspetto: “Il valore del marchio non è determinato solo dalla performance finanziaria, ma anche dalla reputazione agli occhi dei consumatori. Il modo in cui i rivenditori si comportano ora in termini di assistenza alle persone durante la crisi, nonché il modo in cui trattano il loro personale e in cui si rivelano rispettosi dei consigli del governo per il mantenimento della sicurezza e della salute pubblica, saranno importanti per la loro sopravvivenza. Coloro che hanno attivamente dimostrato la loro rilevanza e utilità e continuano a farlo mentre la vita dei consumatori inizia a tornare alla normalità, saranno nella posizione migliore per rafforzare le relazioni con i clienti sia nella fase di recupero che a lungo termine “.

Alcune evidenze

I più forti si sono rafforzati: i primi 10 marchi in classifica hanno superato il resto del settore, registrando un aumento medio del valore del marchio del 16,4%. Amazon rappresenta il 27% del valore totale del marchio dei Top 75, mentre le solide prestazioni di altri 10 marchi come Alibaba mostrano che i marchi forti possono fare di più che cavarsela.    

I leader del settore hanno continuato a dominare: McDonald’s (n. 3, 129,3 miliardi di dollari) è di gran lunga il marchio Fast Food più prezioso al mondo, anche se altri hanno registrato una rapida crescita, grazie in gran parte alla consegna e ad altre innovazioni di servizio.

Louis Vuitton è il marchio di lusso più prezioso, con un nuovo flagship store globale a Seul e collaborazioni creative con importanti artisti, mentre Nike (n. 6, $ 50,0 miliardi) guida la categoria Abbigliamento con e-commerce, personalizzazione del prodotto e collaborazioni che guidano forti vendite.    

Cinque nuovi concorrenti: tre marchi giapponesi fanno il loro debutto nella classifica di quest’anno; il negozio di moda online Zozotown (n. 52, $ 4,5 miliardi), la rete di vendita al dettaglio Aeon (n. 64, $ 2,9 miliardi) e la società di storia di convenienza Family Mart (n. 75, $ 2,4 miliardi). La piattaforma di e-commerce cinese Pinduoduo (n. 26, $ 9,4 miliardi) è la nuova entrata più alta, dopo il successo del suo modello di acquisto di gruppo online; e poi ecco la catena hardware Bunnings dall’Australia (n. 69, $ 2,7 miliardi.

Covid-19: così cambiano le abitudini digitali. L’analisi GfK

All’imperversare di Covid-19 sono cambiate anche le abitudini digitali delle diverse generazioni. Per analizzare gli effetti del Coronavirus sui mercati, i consumatori e i media GfK ha attivato a fine febbraio un monitoraggio settimanale a 360 gradi.

Ne è emerso che complessivamente, il tempo dedicato al Digitale è cresciuto in maniera significativa durante il lockdown e gli italiani hanno sfruttato gli strumenti digitali per rompere l’isolamento e continuare a informarsi, intrattenersi, comunicare e coltivare le relazioni.

In particolare, secondo i dati passivi rilevati attraverso GfK Sinottica*, nel periodo compreso tra il 21 febbraio e il 12 aprile è cresciuta dell’11% la quota di tempo dedicato agli strumenti digitali legati alla comunicazione (ad esempio per chat e videochiamate), ai social media e agli streaming audio e video.

Già prima del lockdown, comunicazione virtuale, social e streaming rappresentavano molto del tempo speso quotidianamente online, ma durante l’isolamento forzato in casa questo ambito è diventato ancora più importante per gli italiani.

Differenze tra le diverse Generazioni

L’incremento più alto in termini di tempo dedicato si è avuto tra Baby Boomers (+16%) e Generazione X (+14%), che probabilmente prima del lockdown utilizzavano meno di frequente questi strumenti digitali e che si sono dovuti attrezzare per comunicare a distanza, per necessità legate allo smart working o al mantenimento delle relazioni sociali. Nelle generazioni più giovani, già abituate a dedicare molto tempo a questi aspetti della vita digitale, l’incremento è stato più ridotto:  +9% per i Millennials e +3% per la Generazione Z.

Se l’incremento del tempo dedicato a comunicazione, social e streaming è stato – seppure con accenti diversi – comune a tutte le Generazioni, andando a considerare le categorie che durante questa fase hanno visto l’incremento maggiore in termini di tempo dedicato emergono alcune differenze generazionali.

Considerando il totale del tempo dedicato al digitale, la Generazione Z durante il lockdown sta dedicando più tempo del solito al Fitness, alla GDO (incluso il fare la spesa) e a tutto quello che riguarda la Cucina. I Millennials in quarantena hanno incrementato soprattutto il tempo online dedicato alla Cucina, alla GDO e all’informazione quotidiana. Anche per la Generazione X l’incremento più significativo di tempo nella sfera digitale ha riguardato la Cucina, ma al secondo posto troviamo gli strumenti digitali della Pubblica Amministrazione (PA online) e al terzo la GDO. Ancora diversa la classifica per i Baby Boomers, che hanno incrementato soprattutto il tempo online dedicato alla GDO, seguito dalla PA online e dal settore Non Profit. In questa ultima categoria rientrano anche tutte le iniziative legate a donazioni, raccolte fondi e volontariato, per le quali gli italiani più maturi hanno intrapreso diverse iniziative sfruttando gli strumenti digitali.   

Nota metodologica

*Fonte: GfK Sinottica, indagine single source basata su un campione rappresentativo di italiani con più di 14 anni. Sinottica monitora giorno per giorno i comportamenti reali dei consumatori appartenenti al Panel, anche per quanto riguarda il consumo multimediale. I dati contenuti in questo comunicato si riferiscono al periodo compreso tra il 21 febbraio e il 12 aprile 2020 e sono stati raccolti quotidianamente, in maniera continuativa con metodologie passive (Meter e Software Tracker). Tutti i trend si riferiscono al confronto con il periodo precedente al lockdown (27 gennaio-20 febbraio 2020).

La supply chain post Covid 2019, lo studio di Pwc

Mantenere il buon funzionamento della supply chain è particolarmente impegnativo in questo momento. Numerose catene di approvvigionamento sono colpite dall’epidemia Covid-19, che causa in tempi rapidissimi o picchi di domanda imprevisti o carenza di offerta. Ma alcune aziende (designate come “campioni digitali”, in quanto la gestione del rischio più efficace è uno dei vantaggi principali) sono in grado di adattarsi meglio alla situazione, e affermano anche di aver ridotto i costi della supply chain del 6,8% e aumentato i ricavi del 7,7%.

Questi sono alcuni dei principali risultati dell’indagine “Ecosistemi connessi e autonomi della supply chain 2025”, pubblicata da Pwc.

Lo studio ha identificato ciò che i campioni digitali fanno di diverso nella gestione delle proprie catene di approvvigionamento e presenta le capacità necessarie per stabilizzarle nella situazione attuale (ad esempio attraverso la trasparenza o la riconfigurazione più accurata e soprattutto più frequente).

Tra le evidenze emerse, risulta che la stragrande maggioranza delle aziende intervistate ha già iniziato a fare affidamento sull’intelligenza artificiale e sull’analisi dei dati per prendere decisioni migliori e ottimizzare la propria catena di approvvigionamento, con il 70% delle aziende intervistate che utilizzano l’IA in almeno un’area.

Queste includono una maggiore trasparenza lungo l’intera supply chain, l’ottimizzazione del costo del servizio, la segmentazione della catena di approvvigionamento e la pianificazione integrata. Tuttavia, i campioni digitali sono molto più avanti rispetto ad altre aziende nell’uso dell’IA. Oggi il 43% dei campioni digitali utilizza già l’IA per una maggiore trasparenza della supply chain, rispetto al solo 23% di tutte le aziende intervistate.

Gabriele Caragnano, Partner EMEA Operations Leader di PwC, afferma: “Ciò che colpisce è che i campioni digitali sono già molto avanzati nell’uso dei dati operativi, finanziari e di vendita per guidare la supply chain. Inoltre, utilizzano sempre più sistematicamente dati esterni non strutturati, come i dati provenienti dall’IoT e dalle applicazioni dei social media, nonché i dati dei propri clienti e fornitori”.

Un altro dato importante dello studio è che la logistica intelligente ha un grande potenziale per l’ottimizzazione dei costi ed è una priorità alta o assoluta per il 59% dei campioni digitali. “Non sono sorpreso”, commenta Gabriele Caragnano. “Dopo tutto, il 50% dei risparmi sui costi della catena di approvvigionamento può essere attribuito alla logistica intelligente.” È chiaro che anche qui i campioni digitali sono in testa: in tutti i settori e i paesi del sondaggio, meno di un quinto delle aziende (18%) ha indicato la logistica intelligente come priorità alta o assoluta.

L’implementazione di capacità logistiche smart sembra dipendere in modo particolare dalle dimensioni dell’azienda. Ad esempio, il 42% delle aziende con un fatturato annuo di oltre $ 5 miliardi ha già implementato la logistica intelligente, ma solo il 25% delle aziende con un fatturato compreso tra $ 3 e $ 5 miliardi lo ha fatto e la percentuale scende al 18% per quelle con un fatturato compreso tra 100 mln $ e il miliardo $. Le aziende più piccole, e questo è il caso più comune in Italia, spesso sono restie ad affrontare gli elevati investimenti necessari in tecnologie avanzate. “In molti casi, tuttavia, questa preoccupazione è infondata, perché gli investimenti nell’eccellenza della supply chain spesso si ripagano da soli in un breve periodo di tempo e numerose sono le opportunità di finanziamenti pubblici.”

Inoltre, le aziende intervistate ritengono che la trasparenza della supply chain sia molto importante e il 55% dei campioni digitali lo ha indicato come una priorità assoluta. “Le aziende si stanno muovendo sempre più verso ecosistemi della catena logistica globale che includono clienti, fornitori, operatori logistici e altri partner della catena logistica”, afferma Gabriele Caragnano.

Tra i campioni digitali, quasi due terzi (62%) hanno già raggiunto la trasparenza della catena di approvvigionamento. Al contrario, la media di tutte le aziende intervistate è solo del 33%. Alcuni degli elementi più importanti delle supply chain trasparenti includono la visibilità quasi in tempo reale di informazioni sui prodotti, finanziarie e logistiche. Ciò consente alle aziende di ottenere un’immagine digitale della propria catena di fornitura in tempo quasi reale e di utilizzare l’IA per predire o identificare fin dall’inizio interruzioni, rischi o iniziative potenziali di ottimizzazione.

Una maggiore trasparenza aiuta anche le aziende a raggiungere i propri obiettivi di sostenibilità. “I clienti vogliono sempre più sapere da dove provengono i loro prodotti”, spiega l’esperto di PwC Gabriele Caragnano, aggiungendo “E le aziende con supply chain più trasparenti sono in grado di fornire queste informazioni. Allo stesso tempo, rendere i prodotti completamente tracciabili aumenta la qualità, perché le aziende possono tracciare tutti i prodotti e individuare, ad esempio, quando e dove i prodotti o le merci sono stati danneggiati durante il trasporto. Ciò è particolarmente vero per i campioni digitali, che eccellono in questo ambito”.

Lo studio suggerisce anche un percorso su come gestire con successo le supply chain nel post crisi. Gabriele Caragnano afferma che “le precedenti crisi ci hanno mostrato che molte aziende affrontano la sfida della trasformazione della propria supply chain all’inizio della fase di ripresa economica, dopo averne sofferto la debolezza nella fase di recesso”.

Vincenzo Grassi, Partner PwC Italia, commenta: “Il settore manifatturiero italiano si accinge a dover affrontare una fase cruciale dovendo garantire efficienza operativa, continuità delle attività produttive e flessibilità della catena logistica sia nella gestione dell’import di materie prime sia nella gestione dell’export dei prodotti finiti. E’, infatti, da considerare che l’Italia è il 6° esportatore al mondo di beni manufatti e che i prodotti manifatturieri esportati rappresentano l’80% dell’export complessivo. Secondo le elaborazioni di Confindustria, le esportazioni del nostro Paese potrebbero diminuire del 5,1%. nel 2020 a causa dell’emergenza COVID-19. La gestione della supply chain in senso esteso diventa una priorità fondamentale per tutte le aziende manifatturiere italiane”.

Modalità della ricerca

PwC che ha intervistato oltre 1.600 aziende in sette settori e 33 paesi per comprendere le loro attuali capacità di gestione della supply chain e i loro piani per il futuro.

Il rapporto include casi di studio sulle supply chain di aziende specifiche, tra cui IKEA, Bayer Crop Science Division, Nokia, Continental, TRUMPF e Advantest.

 

ePRICE e Carrefour Italia propongono online i box “gli Essenziali”

ePRICE in accordo con Carrefour Italia lanciano online la vendita de “gli Essenziali”, pratici box contenenti tipologie di prodotti preassortiti per uso quotidiano e declinati per tipologia di necessità di spesa.

La proposta iniziale include la vendita e la distribuzione di quattro tra Box alimentari e Kit tematici. Ad oggi sono acquistabili sulla piattaforma ePRICE tre Box alimentari – Box Vegetariano, Box Mare e Box Terra-, che permettono di comporre pasti per una settimana per due persone, sulla base di specifiche esigenze. Inoltre è acquistabile anche il Kit Cura Casa e Persona che contiene tutto il necessario per l’igiene personale e la pulizia della casa per circa due settimane.

Il kit spesa è composto da prodotti a marchio Carrefour oltre che da prodotti dei principali brand presenti nella grande distribuzione organizzata. Oltre alla vendita dei Box sulla propria piattaforma e-commerce, ePRICE si occuperà anche della consegna a domicilio su tutto il territorio nazionale, nel rispetto delle misure igienico-sanitarie indicate dalle autorità.

“Siamo molto soddisfatti di essere stati scelti da un player prestigioso come Carrefour Italia a conferma della validità della nostra piattaforma. Con questo accordo ampliamo ulteriormente la nostra gamma di prodotti affiancando ai prodotti high-tech e grandi elettrodomestici, le nuove categorie – commenta Gaetano Gasperini, Direttore Generale di ePRICE – L’avvio di vendita e distribuzione di box tematici correlati a bisogni primari ci consente di potenziare la nostra attività di vendita online in una fase di evoluzione delle abitudini di acquisto dei consumatori, in linea con i cambiamenti del nostro stile di vita. In un momento così delicato per il nostro Paese, insieme a Carrefour Italia, con questa iniziativa vogliamo dare un contributo concreto e di vicinanza alla comunità.”

“Siamo molto contenti di questa nuova direzione che ha preso la nostra partnership con ePRICE – dichiara Roberto Simonetto, Direttore Commerciale di Carrefour Italia – Abbiamo voluto testare l’efficacia distributiva di uno dei più importanti canali di market place del panorama italiano, per amplificare e rafforzare la distribuzione di uno dei nostri attuali prodotti innovativi, “gli Essenziali” che in questo momento rappresentano un servizio utile per tutti i nostri clienti e che, realizzato in tempi record, testimonia l’orientamento di Carrefour Italia all’innovazione e al servizio, al fine di sviluppare, anche in questa situazione difficile per il Paese, un supporto concreto alle esigenze di spesa quotidiana di tutti i clienti.”

Fase 2: il vending ricomincia dalla distribuzione dei DPI

Fase 2: Necta, marchio di Evoca Group, scende in campo a supporto delle aziende.

L’idea è semplice: offrire i sistemi Vending per distribuire in modo controllato e potenzialmente continuo (24/7) mascherine e altri dispositivi di protezione individuale, anche noti come DPI.

Necta offre una gamma di 4 distributori di diverse caratteristiche e capienza che assolvono in modo sicuro ed efficiente alla distribuzione dei DPI. Le macchine sono facilmente posizionabili all’interno degli spazi aziendali (aree di lavoro o punti di accesso), di semplice utilizzo e manutenzione al punto di non richiedere personale dedicato.

I sistemi di stoccaggio e sgancio dei distributori Necta sono facilmente personalizzabili in base alle dimensioni e caratteristiche delle confezioni da gestire. La programmazione delle macchine consente l’erogazione e la continua disponibilità dei prodotti evitando assembramenti in momenti critici e il servizio a personale che accede ad orari non pianificabili; in alternativa la programmazione può ridurne l’utilizzo a specifiche fasce orarie identificate dall’azienda.

Un lettore di carte, denominato ‘Hi!’, applicato al distributore garantisce l’identificazione del singolo lavoratore autorizzando la consegna dei dispositivi a lui dedicati (tipologia e quantità stabilita dai responsabili della sicurezza aziendale) mantenendo tracciate le consegne ed evitando nello stesso tempo sprechi.

Dal lettore ‘Hi!’ il datore di lavoro ha inoltre la possibilità di scaricare i dati di consumo tramite l’applicazione ‘Hi! Manager’, disponibile per Android, controllando su base quotidiana il consumo dei DPI.

Tutti i componenti dei distributori Necta, inoltre, rispettano i più alti standard di qualità. Le superfici esterne sono facili da pulire con detergenti di uso comune senza subire deterioramenti. I vassoi sono robusti, lavabili e facilmente caricabili.

Il vano prelievo, con apertura ‘pull’ verso l’esterno, facilita il recupero degli articoli erogati minimizzando il contatto con la macchina. A sua volta il vano può essere facilmente sanificato alla fine di ogni turno di lavoro.

Le agenzie territoriali Necta, presenti sul territorio italiano, assisteranno le aziende nell’installazione e programmazione dei distributori, rendendone semplice e immediata la messa in opera. In aggiunta, il servizio post-vendita del Gruppo Evoca, garantirà supporto tecnico in caso di necessità.

I distributori, al termine dell’emergenza sanitaria, potranno essere convertiti anche in dispenser di attrezzature e materiali di consumo in modo che siano sempre disponibili, accessibili e monitorati.

L’engagement marketing ora è anche @home, con l’image recognition

Non c’è più l’engagement marketing di una volta. Ora, ai dempi di Covid-19 per promuovere il proprio punto vendita o il proprio centro commerciale, raccogliere dati sui clienti, anche a distanza e ai tempi del Coronavirus, è bene seguire altre strade. Questa è la scommessa lanciata da Scratch&Screen, la start up italiana attiva nel digital marketing che con la nuova campagna Play&Stay@home cambia i canoni dell’engagement marketing classico e lo adatta alla situazione attuale. Rivolta ai grandi retailer e ai centri commerciali, Play&stay@home è un modo innovativo di ripensare i touchpoint digitali che in assenza di contatto fisico devono coinvolgere il consumatore, veicolando messaggi, contenuti e valori.

La tecnologia alla base di Play&Stay@home è quella dell’image recognition: captare informazioni e marchi dalle immagini. Il consumatore, seguendo l’invito del retailer, potrà inviare tramite webapp – senza, cioè, scaricare nessun programma- una foto ricordo dei momenti legati al proprio brand o retailer del cuore e in cambio ricevere un gratta e vinci o un’altra forma di premio. Un sistema semplice e innovativo. A S&S andrà il compito di controllare il rispetto delle linee guida, la conformità delle foto e la raccolta dei dati; mentre al brand, il compito di definire la creativity e le modalità di partecipazione. Non servirà nessun programma o gestionale. La tecnologia sarà fornita interamente da S&S insieme al suo partner CX CENTAX.

“Secondo alcuni studi, nella settimana dal 24 febbraio al 1 marzo le vendite online di prodotti di largo consumo sono aumentate dell’81%. In aggiunta, la crisi ha portato molti consumatori a fare per la prima volta acquisti online: il 77% delle aziende con e-commerce ha dichiarato infatti di aver acquisito nuovi clienti. Questi dati dovrebbero far riflettere e spingere le aziende a rivedere le modalità di costumer marketing e adattarle al nuovo scenario. Il bacino di potenziali consumatori non si sta riducendo, al contrario. A cambiare sono le modalità di accesso ai consumi. E per ripartire risulta necessario comprendere i cambiamenti in atto, saper creare valore e mantenere rapporti stabili con i propri clienti, anche a distanza. E grazie alla tecnologia questo è possibile. Come Scraatch&Screen abbiamo pensato a un nuovo uso dei touchpoint digitali, implementando una piattaforma capace di ospitare un contest interattivo, al duplice obiettivo di fidelizzare il cliente e regalare ad esso una pillola di felicità.” dichiara Matteo Del Corno, CEO Scratch&Screen.

 

PrestaShop: contro il ristagno del business, puntiamo sulla comunicazione

Si dovrebbe riprendere gradualmente e dal 18 maggio anche i negozi potranno ricominciare. L’ottimismo dei merchant nei confronti del presente e del prossimo futuro, tuttavia, è scarso, come rivela uno studio sull’impatto del Coronavirus sul commercio online condotto da PrestaShop.

L’emergenza sanitaria ha avuto ripercussioni su business di qualunque dimensione e settore, comportando una profonda riorganizzazione del lavoro e dei processi quotidiani. Il 71% degli e-merchant intervistati conferma, infatti, di aver intrapreso azioni specifiche per adattare la propria attività professionale alla complessa situazione globale. In un caso su due (49%) ciò si è tradotto, laddove possibile, in smart-working (49%), mentre un quarto dei rispondenti (26%) si è orientato sul part-time. Orari e sedi di lavoro non sono gli unici aspetti oggetto di revisione da parte dei merchant. Il 27% degli intervistati spiega, infatti, di aver introdotto alcune restrizioni alle consegne, mentre il 13% ha deciso di investire in un piano di comunicazione di crisi. Seppur in percentuale minore (8%), c’è anche chi si è trovato a sospendere in toto le vendite, chi ha cercato di dare un boost al giro d’affari proponendo la consegna gratuita della merce e chi, ancora, ha cercato di portare avanti l’attività adottando nuovi protocolli di igiene per tutelare la salute di dipendenti e clienti.

Criticità

Nonostante l’implementazione di queste e altre iniziative, ben più di due terzi (69%) crede che il servizio fornito ai propri clienti sia inevitabilmente degradato a causa delle misure di confinamento e il 65% dei commercianti online parla di un’interruzione della propria attività a causa del rinnovo della quarantena: di questi, il 44% prevede una chiusura complessiva di uno e due mesi, mentre la stessa porzione di rispondenti (44%) è meno ottimista e stima tra i tre e i sei mesi il periodo di sospensione delle vendite.

Indagando sulle motivazioni di queste previsioni, PrestaShop ha rilevato che oltre la metà dei merchant si aspetta una generalizzata mancanza di domanda (60%), mentre il 43% teme che lo stop sia reso necessario dalle crescenti difficoltà logistiche conseguenti al lockdown. Il terzo fattore che, secondo gli esercenti, minaccia la loro attività è la complessità in termini di approvvigionamento delle scorte (36%), mentre in un quinto dei casi (21%) a rappresentare una criticità difficile da sormontare è la tutela della sicurezza dei dipendenti.

Strategie di ripresa

Per tutti questi motivi, solo il 35% dei commercianti intervistati da PrestaShop si aspetta di registrare un aumento dell’attività del proprio e-commerce in questo periodo di emergenza, mentre oltre la metà (54%) degli esercenti che possiedono anche un punto vendita fisico afferma di non aver ancora notato una trasposizione online della propria attività offline.

In questo clima di sfiducia diventa quindi più che mai fondamentale studiare una strategia per impedire il ristagno del business e stimolarne la crescita. Per potenziare l’attività del proprio e-commerce circa due terzi (65%) dei commercianti intende puntare sulla comunicazione, dai social network all’e-mail marketing, da un lato consolidando la relazione con la propria clientela, dall’altro ampliandola. Al secondo posto dei mezzi utilizzati dai merchant per incrementare il business del proprio sito spiccano le offerte promozionali (36%), seguite dall’ottimizzazione dell’esperienza utente e dei contenuti (26%).

Convinto del ruolo chiave della comunicazione in un momento di crisi, il 37% dei commercianti conferma di non aver ridotto gli investimenti nelle campagne pubblicitarie. Analizzando le scelte di chi, invece, si è trovato a diminuire le spese in questo segmento, PrestaShop ha rilevato che il canale più penalizzato risulta essere quello delle campagne Google (32%), seguite da quelle pianificate su Facebook. La percentuale scende al 16% per altre piattaforme, quali Instagram, Amazon o Criteo.

“La crescita dell’e-commerce a seguito della complessa situazione attuale promette di avere effetti a lungo termine. Chi, ad esempio, prima del lockdown non aveva familiarità con il commercio virtuale, ma la sta acquisendo ora continuerà presumibilmente a utilizzare il canale di vendita online anche una volta terminata l’emergenza. In questo contesto è cruciale che i commercianti si facciano trovare pronti e siano nelle condizioni di offrire sempre ai clienti un’esperienza di shopping virtuale completa, efficiente e appagante” dichiara Luca Mastroianni, Head of International di PrestaShop. “Consapevoli delle criticità eccezionali che i merchant si trovano ad affrontare in questo periodo di incertezze, abbiamo messo a punto il programma di supporto RestartFromHome, una piattaforma di consulenza e social learning gratuiti per aiutare i piccoli e mdi esercenti a cogliere le opportunità messe a disposizione dell’e-commerce, avviando o potenziando il loro negozio virtuale” aggiunge Mastroianni.

La volpe di Foxy on air, contribuisce all’emergenza Covid-19

ICT (Industrie Cartarie Tronchetti), azienda specialista di prodotti in carta per uso domestico, col suo marchio FOXY è a fianco dell’UNICEF per fronteggiare l’emergenza coronavirus. Attraverso una donazione di € 200.000, Foxy partecipa alla fornitura di materiale sanitario indispensabile (mascherine, occhiali, tute protettive, disinfettanti, termometri) organizzata dall’UNICEF a favore agli ospedali italiani.

Lo spot TV da 30’’, ideato per raccontare l’impegno dell’UNICEF che, dopo 70 anni, torna a farsi carico di una emergenza in Italia, è una vera e propria graphic novel, ambientata nelle strade deserte del nostro Paese, ed ha come protagonista una volpe, desiderosa di dare il proprio contributo nel momento dell’emergenza.

Il film fotografa la realtà attuale delle nostre città, tutte accomunate dal silenzio e dalla grande volontà di superare insieme questo momento.

L’intero film è costruito come una metafora per rappresentare l’aiuto che Foxy sta dando all’UNICEF ed ha l’obiettivo di stimolare nuove donazioni a supporto del personale sanitario e delle strutture impegnate nell’emergenza.

La campagna di comunicazione è stata gestita da Initiative, network di comunicazione internazionale, che supporta ICT Foxy da anni e si occupa della pianificazione media. La campagna prevede l’utilizzo esclusivo del mezzo televisivo ed è attualmente on air sulle principali emittenti Tv generaliste, satellitari e on demand a copertura di tutte le principali fasce di ascolto.

Accanto alla campagna a favore UNICEF, ICT Foxy sarà nuovamente on air, a partire dal 3 maggio, con uno spot di brand che racconta quanto Foxy sia vicina alle persone che oggi si trovano a casa.

La firma creativa è di Havas.

Fase 2: telecamere per il controllo e la sicurezza

Dopo il lockdown, la riapertura deve essere graduale e prudente. Occorrono quindi strumenti per monitorare la situzione e garantire sicurezza.

Uffici, cantieri, banche, negozi, scuole, stazioni, aeroporti, ma anche supermercati, cinema, hotel, luoghi di svago e divertimento: sono tutti ambienti dove l’accesso deve essere tutelato, sull’intero territorio nazionale.

FEVERCAM, è la nuova gamma di termocamere per il controllo della temperatura, che svolge in maniera automatica e senza l’ausilio di personale dedicato, il controllo su tutte le persone in ingresso e in transito, individuando eventuali sintomi influenzali. Uno strumento non invasivo, con lettura istantanea e basata su un algoritmo che rileva l’esatta temperatura, analizzando il volto e senza interferire con le persone.

Recentemente il Garante per la Privacy ha riconosciuto la necessità dell’uso di questo tipo di strumenti, autorizzando le misure per il controllo della temperatura delle persone nei luoghi di lavoro. Una pratica che è utilissima anche nei luoghi pubblici. Se immaginiamo di recarci in un cinema, un ristorante, un hotel, per tutti noi avere la consapevolezza che ogni frequentatore sia verificato, è prima di tutto garanzia per la collettività e, al tempo stesso, un grande valore aggiunto per l’azienda che lo utilizza, in termini di responsabilità sociale.

Il funzionamento

Grazie a FEVERCAM è possibile eseguire una scansione biometrica del volto, abilitando in automatico l’accesso e la registrazione del soggetto. Il nuovo rivelatore ad infrarossi ad alta risoluzione di 1280×1024 pixel consente una precisione senza eguali. Massima affidabilità e stabilità nel tempo e tengono conto di ogni condizione e variabile, con un ottimo rapporto qualità/prezzo

Attraverso sistemi software di ultima generazione e una tecnologia brevettata, FEVERCAM garantisce un flusso di tracciamento dati continuo e di alta precisione, in grado di controllare e prevenire il contagio del Coronavirus. Le termocamere rappresentano infatti il supporto ideale per rilevare soggetti con potenziale stato febbrile, anche con ingenti flussi di individui in movimento.

La gamma

FC – 3K/6K è una termocamera con rilevatore della temperatura corporea estremamente preciso. Il suo design compatto la rende perfetta per essere installata in ogni ambiente. Progettata per monitorare il rischio di epidemie, è di semplice utilizzo. Dispone di un software di tracciamento e riconoscimento facciale istantaneo. Il sistema di rilevamento dispone di un algoritmo brevettato specifico per l’uso in ambienti ad alto transito. La misurazione corporea ed il conseguente allarme avviene in maniera istantanea, anche su più    individui contemporaneamente.

FC – DUAL è una termocamera dual-vision dal design compatto. Fornisce contemporaneamente sia le immagini ad infrarosso della temperatura corporea sia l’immagine naturale delle persone in transito. Indispensabile quando il transito avviene in rapida successione, registrando la temperatura dei soggetti in maniera simultanea. Termocamera specifica per gli accessi in ambienti presidiati sia pubblici che privati come uffici, cantieri ed in generale in ogni area con servizio di reception.

FC – PAD è una termocamera rivoluzionaria. Dotata di un software altamente innovativo, basato su un sistema misto con termografia ad infrarossi e analizzatore biometrico. Utilizza un sensore incorporato e una dinamica fotocamera da 2 Megapixel. Identifica immediatamente attraverso una scansione in 3D i tratti del volto della persona ad una distanza compresa tra 0,2-0,8 metri e, contemporaneamente ne rileva la temperatura corporea. Funziona anche se si indossa una mascherina protettiva in viso. Dispone di un software di gestione in grado di riconoscere 15.000 volti e archiviare 200.000 passaggi.

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