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Digitalizzazione retailer, il 28% investe in soluzioni per recuperare efficienza

L’innovazione riveste un ruolo rilevante per lo sviluppo del retail in Italia e, nonostante le aspettative non rosee, l’investimento in digitale da parte dei principali attori del settore non ha subito nel 2022 una battuta d’arresto: il rapporto tra spesa in innovazione digitale e fatturato è stabile rispetto al 2021 e pari al 2,5%. Queste sono alcune delle evidenze emerse dall’Osservatorio Innovazione Digitale nel Retail, promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano e giunto alla nona edizione.

“Negli ultimi anni il retail, soprattutto fisico, ha vissuto momenti di forte stress. Nel 2020 lo scoppio dell’emergenza Covid ha generato un violento spostamento dei consumi e degli investimenti da offline a online” dichiara Valentina Pontiggia, Direttrice dell’Osservatorio Innovazione Digitale nel Retail. “Nel 2022 lo scenario è totalmente cambiato: la crescita delle vendite al dettaglio complessive e la stabilità del tasso di incidenza dell’online sui consumi sono segnali inequivocabili di come gli italiani abbiano riscoperto il valore dell’esperienza fisica. Congiuntamente sono sorte nuove sfide per il retail. Il digitale può essere però uno strumento efficace su cui investire per contrastare le conseguenze economiche, derivanti dall’instabilità geopolitica, quali l’inflazione e l’aumento dei costi di energia e materie prime”.

Il retail in Italia
Nel 2022 il valore delle vendite al dettaglio di prodotto totali (online + offline) ha registrato in Italia una crescita del +4,7% rispetto all’anno precedente (era +4% nel 2021), mentre l’eCommerce continua il suo percorso di evoluzione, seppur in maniera più contenuta rispetto alla crescita straordinaria degli ultimi anni. Nel 2022 il valore degli acquisti online in Italia, nella sola componente di prodotto, raggiunge i 33,2 miliardi di euro, con un tasso di crescita del +8% rispetto all’anno precedente (era +18% nel 2021). Il ritorno alla normalità e alla frequentazione dei negozi fisici da parte dei consumatori porta la penetrazione dell’online sul totale retail a rimanere stabile nel 2022 e pari all’11%. La variazione del numero di punti vendita rimane negativa, in continuità con il passato, ma il tasso di decrescita è il più basso registrato negli ultimi cinque anni: a fine 2021 in Italia si contano 581.521 esercizi commerciali di prodotto, con una contrazione del -0,6% rispetto al 2020 (il CAGR 2016-2020 è pari al -1,4%).

L’aumento dei costi, anche di gestione dei punti vendita, unitamente alle nuove abitudini e aspettative dei consumatori, quali ad esempio la possibilità di smart working o la ricerca di fluidità nell’utilizzo dei canali, condizionano l’evoluzione dell’infrastruttura commerciale italiana. La rete fisica sta infatti attraversando una fase di profonda ristrutturazione e i retailer stanno abbandonando le grandi superfici di vendita (comprese tra 1.500 e 5.000 mq): a fine 2021 questa tipologia di store si è ridotta del -12% rispetto a fine 2020 (il CAGR 2016-2020 è pari al -1%). Al tempo stesso i retailer si concentrano su formati di negozio caratterizzati da elevata capillarità sul territorio nazionale e un posizionamento nei punti strategici dei centri città. Questi nuovi store di prossimità sono dotati di soluzioni digitali in grado non solo di migliorare l’esperienza transazionale e relazionale del consumatore, ma anche di supportare l’online.

Infine, cresce l’attenzione verso l’offline anche da parte di operatori commerciali e tecnologici, tradizionalmente presenti solo online, che iniziano a riconoscere nel negozio fisico un ruolo da protagonista nel consolidamento del rapporto con i consumatori finali.

La maturità digitale dei retailer in Italia
Nel 2022 l’investimento in digitale nel retail non ha subito una battuta d’arresto: l’incidenza di questa spesa sul fatturato rimane infatti stabile rispetto al 2021 e pari al 2,5%. Gli interventi messi in atto dai retailer italiani sono legati, in primis, all’ottimizzazione di alcune attività in negozio. Si investe in etichette smart, adottate e/o potenziate nel 2022 dal 18% dei top retailer italiani, per gestire in modo dinamico e in tempo reale le variazioni di prezzo e garantire la massima trasparenza al consumatore, e si lavora in parallelo all’efficientamento delle attività e dei processi lungo la supply chain.

Da un lato i retailer sfruttano il digitale per contrastare le difficoltà nell’approvvigionamento di beni e materie prime attraverso lo sviluppo e/o il potenziamento di sistemi di demand, inventory e distribution planning (28%), per effettuare previsioni più accurate della domanda e ottimizzare la gestione dei prodotti lungo la filiera. Dall’altro, puntano a contenere i costi delle operations e della logistica per cercare di recuperare marginalità: il 16% dei retailer adotta o consolida, infatti, i sistemi di incremento delle performance di magazzino e le soluzioni di tracciamento dei prodotti lungo la filiera.

La ripresa del canale fisico impone una revisione degli store non solo dal punto di vista infrastrutturale, ma anche digitale. L’esperienza del cliente viene semplificata e resa più consapevole: i chioschi digitali, implementati dal 28% dei top retailer, favoriscono l’approfondimento della conoscenza dei prodotti, mentre le soluzioni di digital signage (23%) attivano una comunicazione efficace con il cliente. Particolarmente rilevante è anche l’automatizzazione dell’esperienza, grazie a sistemi di self scanning (18%) da app o device dedicati. Un altro cantiere di innovazione riguarda il punto cassa: il 33% investe in soluzioni di mobile e contactless payment e il 9% in sistemi di self check-out per snellire la fase di pagamento. Infine, il 25% dei retailer dichiara di essere al lavoro sull’evoluzione del tradizionale significato della cassa: non è più solo un punto in cui termina l’esperienza d’acquisto, ma un luogo dove erogare servizi a valore aggiunto per il consumatore.

“Il digitale non rappresenta unicamente un mezzo per lavorare al miglioramento dell’esperienza del cliente e allo sviluppo di modelli di vendita omnicanale, ma svolge anche un compito primario in risposta all’attuale situazione economica. Cambia anche la modalità con cui i retailer fanno innovazione: si prediligono approcci lean, ovvero in grado di garantire la flessibilità necessaria per operare in condizioni di incertezza e adattarsi più rapidamente alle turbolenze del mercato” conclude Valentina Pontiggia.

“È interessante notare anche la rivoluzione dell’employee experience, che amplifica l’integrazione online-offline. Alcuni attori della filiera stanno infatti puntando sul ruolo del digitale per facilitare l’operatività del personale di front-end, altri stanno avviando programmi di formazione sui temi della trasformazione digitale per favorire l’acquisizione di nuove competenze in ottica omnicanale. Infine, c’è chi lavora sul piano dell’innovazione di significato progettando un’employee experience memorabile, che spinga il personale dei negozi a vivere esperienze ricche di valore nei momenti di interazione fisica e digitale con i clienti” aggiunge Emilio Bellini, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Innovazione Digitale nel Retail.

I trend di innovazione nel retail internazionale
I retailer cercano sempre più di contrastare le conseguenze economiche della crisi globale e proseguono nel percorso di innovazione, focalizzando l’attenzione su tre principali cantieri di lavoro.

Il primo si traduce nel testare le opportunità del metaverso, in relazione ai propri asset, processi e cluster di consumatori. Il metaverso rappresenta uno spazio virtuale che abilita nuove esperienze relazionali e transazionali per il Retail. Le principali sperimentazioni riguardano l’attivazione di un’interazione immersiva tra consumatori e prodotti-servizi offerti, la comunicazione all’esterno di valori aziendali o, ancora, la vendita di prodotti reali e virtuali.

Il secondo trend di innovazione riguarda la sperimentazione di nuove tecnologie di frontiera, sempre più centrali nella strategia di business: le soluzioni di intelligenza artificiale e di Internet of Things, ad esempio, vengono sempre più spesso utilizzate in modo combinato dai retailer per testare ed estendere formati di negozio completamente automatizzati.

Il terzo e ultimo cantiere si concretizza nell’implementazione di nuovi modelli di business fondati sulla progettazione di ecosistemi di servizio. In questo senso l’utilizzo di asset e canali già esistenti e l’attivazione di partnership con competitor, service provider o startup sono i fattori chiave alla base di queste nuove iniziative imprenditoriali, volte a offrire servizi innovativi B2c, come spazi reali e virtuali di consulenza o piattaforme di riparazione e resale, e B2b, quali ad esempio il lancio di marketplace o l’offerta di servizi di marketing e advertising.

Retail, ecco i cinque trend più importanti per il 2023

Il mercato del lavoro italiano sembra essersi ripreso dal biennio pandemico ma la situazione risulta essere ancora piuttosto fragile e discontinua. In diversi settori insistono ancora gap come quello tecnologico che rallentano il progresso infrastrutturale delle aziende, e al tempo stesso le aspettative dei consumatori in termini di convenienza e innovazione sono più elevate che mai. I retailer devono trovare quindi un modo per soddisfare nuove esigenze dei consumatori in un momento storico in cui la digital transformation è in ritardo.

Innumerevoli aziende stanno cercando sia di accrescere che di mantenere la loro forza lavoro, e sta diventando cruciale determinare come responsabilizzare e come far lavorare meglio i dipendenti attuali e rendere i processi più semplici ed efficienti. Secondo Maurizio Costa, Key Account Manager Retail di Scandit Italia, per avere successo nel 2023 i retailer devono riconoscere e adattarsi ai trend più attuali, tra cui:

1. Investimenti tecnologici oculati
Sebbene i retailer abbiano appena concluso la stagione degli acquisti natalizi, la situazione economica globale e l’impatto della guerra russo-ucraina sulla supply chain mondiale hanno già influenzato in modo significativo gli investimenti aziendali e le decisioni di spesa dei consumatori nel settore, e continueranno a farlo nel 2023. Di conseguenza, qualsiasi investimento tecnologico è sottoposto a un controllo ferreo e deve dare ottimi risultati per avere una possibilità di essere commissionato: un elevato ROI è un dato di fatto.

2. Strategie omnichannel vitali per il customer engagement
Gli acquisti omnichannel sono aumentati dopo la pandemia, e nel 2023 i consumatori continueranno ad acquistare sia attraverso l’e-commerce che lo store fisico. L’e-commerce ha beneficiato della pandemia, e le vendite online in Italia sono in continuo aumento. Però, è da notare come i consumatori abbiano riscoperto lo shopping di persona. Allo stesso tempo, essi non vogliono rinunciare alla comodità dell’online alla quale si sono abituati facendo shopping durante la pandemia.

Per supportare e trovare un equilibrio tra i due bisogni e quindi aumentare la redditività, nel 2023 i retailer dovranno rivedere e migliorare alcuni aspetti come la gestione dello stock e il miglioramento del servizio al cliente e la sua esperienza in negozio. Alcuni brand stanno ottimizzando le operazioni e potenziando i propri dipendenti con soluzioni di smart data capture, che consentono ai lavoratori di ottenere informazioni sui prodotti, controllare la disponibilità in stock e molto altro, in tempo reale direttamente da un dispositivo smart.

3. Nuove forme di retail
Oltre allo shopping ibrido, i consumatori continueranno a esplorare nuovi modi di fare acquisti. Dagli experience store, al self-scanning fino alle local delivery, passando per i supermercati senza casse. La consegna a domicilio in giornata, in particolare, sta fiorendo e non scomparirà tanto presto. Qualunque sia l’esperienza richiesta, i retailer che vogliono affermarsi devono innovare per poter stare al passo coi tempi.

4. Esigenze generazionali
La Gen Z è tra le generazioni che più richiede insight sui prodotti all’interno di uno store. Dalle informazioni sulla sostenibilità del brand, come le emissioni e la non-fast fashion, fino all’origine dei prodotti e ai valori nutrizionali, passando dall’intero background di un brand, questi consumatori vogliono trasparenza in ciò che acquistano. E i retailer devono essere pronti a fornire queste informazioni in una modalità fruibile ed ingaggiante contribuendo a migliorare la customer experience anche in negozio.

5. Verifica dei documenti d’identità
Dopo gli USA da dove è partita come esigenza, in diverse nazioni in Europa quest’anno potremo assistere a un aumento delle verifiche dei documenti d’identità al momento della consegna di un prodotto acquistato online, dato che vengono venduti sempre più prodotti soggetti ai limiti di età. Ad esempio, le vendite di alcolici hanno registrato un’impennata negli ultimi anni, sia in-store che online, con il mercato italiano delle bevande alcoliche che nel 2021 valeva già oltre 24 miliardi di euro.

Il boom dell’e-commerce comporta un rischio per aziende, dipendenti degli store e i corrieri dell’ultimo miglio, i quali possono essere soggetti a gravi sanzioni qualora dovessero vendere o consegnare prodotti soggetti a limiti di età, a dei minorenni. I retailer che otterranno un vantaggio competitivo saranno quelli che adotteranno tecnologie e soluzioni come la smart data capture, che alleggeriscono il carico di lavoro dei dipendenti e permettono al personale di svolgere al meglio diverse task. Allo stesso tempo, i retailer possono godere di dati importanti da sfruttare per le strategie di vendite sia in-store che in modalità omnichannel. In questo modo, le aziende offriranno ai dipendenti dei punti vendita più tempo e risorse da dedicare ad attività necessarie e a valore aggiunto come il customer service e il retail esperienziale.

Volantino 4.0, la nuova frontiera della promozione è phygital

Smart, innovativo e focalizzato all’engagement del cliente finale: sono queste alcune delle caratteristiche di Volantino 4.0, il nuovo progetto phygital portato in Italia da Mediagraf, azienda di Noventa Padovana che opera nella stampa roto-offset e offset e dei servizi integrati per l’editoria, Gdo, comunicazione e terzo settore, e la start-up Pointer.

Uno strumento promozionale più potente del tradizionale volantino che abbina al cartaceo i vantaggi del digitale, consentendo alle aziende di aumentare l’efficacia delle promozioni, fornire informazioni certificate sulla qualità della distribuzione door to door e costruire un database profilato di clienti in base ai coupon scaricati. Il Volantino 4.0 contiene infatti un QR Code che fornisce al destinatario la possibilità di accedere a dei coupon esclusivi, non presenti tra le offerte delle pagine interne, riservati al solo utilizzo del QR code e che verranno recapitati al cliente tramite email.

Il cliente inquadra il QR Code stampato sul volantino, visualizza e sceglie il coupon preferito: grazie alle funzioni avanzate della piattaforma di Pointer, informazioni come geolocalizzazione e abitudini dei consumatori possono essere raccolte e utilizzate per realizzare nuove campagne di marketing profilate, misurabili e in tempo reale, nel pieno rispetto della privacy e del trattamento dei dati personali del cliente.

“Il settore della Gdo e altri componenti del retail manifestano l’esigenza sempre crescente di soluzioni combinate di comunicazione off e online, nonostante il volantino cartaceo sia ancora ritenuto dalle insegne uno dei media più efficaci per la comunicazione promozionale – ha spiegato Carlo Farinati, Business Development Manager di Mediagraf. Per questo motivo abbiamo realizzato assieme a Pointer uno strumento innovativo che apporta evidenti benefici all’azienda che lo pubblica e al consumatore che si sente coinvolto da un meccanismo promozionale esclusivo”.


Attraverso la consegna al cliente finale di un buono sconto con codice univoco abbinato al volantino, da attivare con lo smartphone, Volantino 4.0 consente di misurare in maniera accurata il grado di coinvolgimento dei clienti finali e dell’efficacia promozionale, di effettuare una profilazione incrementale dei clienti ingaggiati e di misurare il livello di lettura del volantino e il grado di copertura geografica della sua distribuzione.

“Si sente sempre più parlare di phygital, ma la nostra piattaforma di customer engagement rappresenta davvero una novità assoluta per il retail in Italia. Siamo orgogliosi di aver potuto offrire la nostra expertise al servizio di una storica realtà come Mediagraf, ormai pronta a fare il passo successivo in un settore decisivo per aziende e consumatori” – ha spiegato Marco Cagnazzi, Chief Commercial Officer di Pointer.

Smart Sommelier, chiuso l’accordo con Gruppo VéGé e ReStore

È stato sottoscritto un accordo fra VéGé, ReStore e Smart Sommelier per dotare i soci del Gruppo VéGé di nuovi servizi tecnologici al consumatore. In particolare verrà data la possibilità alle insegne che fanno parte del Gruppo VéGé di integrare, all’interno dei siti eCommerce “targati” ReStore, le attività offerte da Smart Sommelier.

Questo servizio nell’ambito dell’eGrocery consentirà agli utenti, tramite videochiamata, di mettersi in contatto istantaneamente con un sommelier professionista certificato, a disposizione per il giusto consiglio d’abbinamento tra un vino ed un piatto, di conoscere la descrizione di una particolare etichetta o di ricevere un suggerimento per la scelta di un vino, una birra artigianale o spirits presenti nella piattaforma di spesa on line. Viene quindi instaurato un rapporto human to human fra cliente e sommelier, grazie alla tecnologia, ancora una volta strumento abilitante, che è un valore distintivo e un valore aggiunto.

Giorgio Santambrogio, CEO di Gruppo VéGé, dichiara: “Questa nuova partnership nasce con l’obiettivo di accompagnare le nostre imprese socie verso quel percorso di innovazione spinta, che da tempo come Gruppo abbiamo intrapreso. In ReStore e Smart Sommelier abbiamo trovato i giusti partner per migliorare ulteriormente l’esperienza d’acquisto sia fisica che digitale dei nostri clienti-consumatori, abbracciando armonicamente la realtà dell’omnicanalità”.

Barbara Labate, CEO di ReStore, aggiunge: “Siamo contenti di implementare all’interno dei siti eCommerce del Gruppo VéGé e per i Soci che lo vorranno questo servizio, che testimonia un percorso costante di innovazione realizzato all’interno delle nostre piattaforme. Il nostro obiettivo primario è mettere al centro il consumatore finale ed i suoi bisogni, migliorando sempre di più la propria esperienza di navigazione. Ringraziamo il Gruppo VéGé, da sempre molto attento alle novità del mondo digitale e promotori di innovazione per i propri Soci, che ha scelto di continuare questo percorso di digitalizzazione insieme a ReStore”.

Gianluca Parisi, Ceo di Smart Sommelier, conclude: “Smart Sommelier è una community che coinvolge clienti, distribuzione e produttori per offrire ai primi il migliore consiglio su vino, birra e spirits, garantendo un’esperienza unica ed autentica in fase di acquisto. L’accordo con VéGé e ReStore consentirà un’accelerazione importante alla crescita del servizio che verrà offerto on line e che naturalmente ci consentirà di raggiungere velocemente un numero rilevante di clienti. Allo stesso tempo consideriamo il mondo del vino, birra e spirits un mercato di partenza per un progetto che fa della scalabilità una dei valori distintivi nel mercato retail”.

Marketing, crescono le opportunità ma serve competenza per ottenere risultati

Durante l’evento di Netcomm – il Consorzio del Commercio Digitale Italiano – incentrato sullo scenario e sulle sfide del digital marketing per l’eCommerce e il new retail in Italia, si è parlato di come il marketing oggi costituisca un sistema complesso e occorra seguire costantemente le sue evoluzioni per rispondere alle esigenze di un consumatore sempre più attento e propenso a impiegare il proprio tempo per cercare gli articoli di interesse online.

Nell’era post-cookie, tutto questo passa anche per live streaming commerce, social commerce e nuovi spazi virtuali, canali, ma anche strumenti da sperimentare e comprendere per poter proporre offerte distintive in chiave di prodotti e servizi.

L’appuntamento, dal titolo “Meno budget e più risultati, il digital marketing nell’era dell’incertezza”, ha riscosso ampio consenso, coinvolgendo i principali imprenditori, manager ed esperti di aziende e merchant che gestiscono piattaforme e servizi di digital marketing.

“È ormai chiaro che l’abbandono dei cookie non determini una rinuncia alla profilazione del consumatore e alla personalizzazione del marketing digitale, a patto di adottare una strategia omnicanale e trovare nuove strade per entrare in contatto e instaurare rapporti diretti con i clienti”, ha commentato Roberto Liscia, Presidente di Netcomm. “Si tratta di passare da una strategia basata sui third-party data a una in cui i first-party data siano centrali. Questo è possibile solamente sfruttando ogni punto di contatto del customer journey del cliente, avvalendosi dei nuovi canali digitali e investendo in strumenti tecnologicamente innovativi che permettono di raccogliere e clusterizzare i dati. È quindi urgente investire in strumenti e competenze digitali”.

A caccia di informazioni online: il ritratto del consumatore multicanale
Negli ultimi anni, il percorso di acquisto è mutato profondamente e sono emersi nuovi comportamenti, sempre più associabili a quelli della generazione Z: i consumatori oggi sono più consapevoli, esigenti e multicanale. L’online è entrato a far parte dei canali preferenziali per raccogliere informazioni su prodotti e brand, dati che poi orientano le scelte di acquisto. I consumatori dedicano sempre più tempo alla ricerca online e rispondono positivamente nei confronti di comunicazioni, prodotti e servizi customizzati. Ne deriva un customer journey sempre più articolato e multicanale, caratterizzato dall’attivazione di touchpoint online e offline. Tutto ciò ha forti ripercussioni sulle strategie di marketing, che si dimostrano efficaci quanto più riescono a diversificare i mezzi e a padroneggiarli, sfruttandone le specificità e creando esperienze personalizzate.

Il digital marketing nell’era dell’incertezza: sfide e opportunità
A rendere il contesto attuale incerto sono diversi fattori, primo tra tutti il rallentamento della crescita degli acquisti online che si sta stabilizzando dopo il boom dei due anni pandemici. Poi da un lato c’è il progressivo abbandono dell’uso dei cookie di terze parti e l’aumento dell’attenzione alla privacy che limitano la possibilità di profilare il consumatore con i metodi tradizionali; dall’altro, l’aumento dei costi del digitale pone nuovi interrogativi sul contesto competitivo del settore. Al tempo stesso emergono nuovi canali e strumenti di comunicazione digitale: live streaming commerce, social commerce e i primi metaversi, con conseguente aumento della complessità per la progettazione di esperienze digitali personalizzate.

Si tratta di modalità e canali spesso ancora in fase di sperimentazione e dalle regole non ancora ben definite, ma che saranno decisivi nei prossimi anni per creare soluzioni di marketing distintive, facendo leva sui big data e sulle innovazioni della marketing automation per ottimizzare gli investimenti e aumentare il conversion rate. Sono concetti condivisi dalla maggior parte delle realtà del settore, che infatti considerano prioritari l’aumento dei budget (il 71% lo considera fondamentale) e lo sviluppo di competenze e del team (indicato dal 64%).

Il 2023 sarà l’anno della rivoluzione digitale, GS1 Italy presenta il nuovo monitoraggio

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) prima e la Finanziaria poi si sono focalizzati sulla digitalizzazione del sistema-Italia. Così, il 2023 si apre con molte opportunità per le imprese che vogliono partecipare alla transizione digitale. Ma com’è al momento la situazione in Italia? A fotografarla è l’edizione 2022 del “Monitoraggio dell’uso dell’EDI nel largo consumo in Italia”, lo studio che GS1 Italy realizza ogni anno in collaborazione con la School of Management del Politecnico di Milano per raccontare l’evoluzione della digitalizzazione dei processi di scambio di informazioni e documenti attraverso l’adozione dell’EDI (Electronic Data Interchange).

Un report fondamentale per tastare il polso della digitalizzazione in Italia, visto che il largo consumo è il settore in cui l’EDI è adottato dal maggior numero di imprese (il 65% delle 21 mila aziende attive) per un totale di 262 milioni di documenti scambiati su base annua, come rileva l’Osservatorio Digital B2b del Politecnico di Milano.

L’EDI a standard GS1 nel largo consumo
Nel 2021 in Italia le aziende del largo consumo che hanno scambiato almeno un messaggio via EDI secondo gli standard globali GS1 sono state 7.472, di cui il 47% è stata parte dell’ecosistema Euritmo, la soluzione web-EDI ideata da GS1 Italy per le aziende italiane (e in particolare per le PMI) del largo consumo che resta la più diffusa a livello nazionale. Ad utilizzare Euritmo sono state, infatti, 3.514 imprese (3.217 produttori, 296 retailer e un operatore logistico) per un totale di 13.808 relazioni.

Nel 2021 è cresciuta in modo significativo la fedeltà degli utenti a Euritmo: il numero delle aziende rimaste attive dall’anno precedente – 3.221 – è cresciuto al 92% del totale (nel 2020 erano state il 72%), a conferma del fatto che, una volta familiarizzato con gli standard GS1, le imprese ne comprendono i vantaggi e diventano più propense ad estenderne l’impiego. La conferma viene da un altro aspetto emerso da questo Monitoraggio: la crescita delle tipologie di messaggi scambiati, che mostra come le relazioni tra gli utilizzatori di Euritmo siano diventate più articolate e complete. Delle 13.808 relazioni interne all’ecosistema Euritmo quelle che in cui è stato scambiato un solo tipo di documento sono state 9.010 e hanno riguardato soprattutto la fattura (56% dei casi), seguita dall’ordine (29%), dall’avviso di spedizione (7%) e da altri documenti (8%).

Ma le relazioni che afferiscono allo scambio da un minimo di due a un massimo di cinque documenti sono state 4.798, pari al 35% del totale (l’anno precedente erano il 31%). Tra queste ve ne sono 3.215 definite elementari, che scambiano, cioè, almeno ordine e fattura (ORDERS & INVOIC) oppure ordine e avviso di spedizione (ORDERS & DESADV), le coppie di messaggi convenzionalmente assunte come “base”. Di queste, 660 sono identificate come mature, perché la coppia di attori si scambia almeno tre documenti, cioè ordine e avviso di spedizione e fattura (ORDERS & DESADV & INVOIC), che costituiscono quelli fondamentali per il ciclo dell’ordine in EDI. Le complete, con più di tre documenti scambiati, sono 367, contro le 313 dell’anno precedente.

Rispetto al 2020, poi, tutte le relazioni sono in aumento. Le elementari di +5%, quelle che scambiano almeno ordine e fattura oppure ordine e avviso di spedizione di +2%; +25% il balzo che hanno fatto le relazioni che scambiano solo ordine e fattura e avviso di spedizione e le complete sono cresciute di +17%.

Un altro aspetto rilevante emerso nell’edizione 2022 del “Monitoraggio dell’uso dell’EDI nel largo consumo in Italia” è che il numero delle aziende coinvolte aumenta man mano che le relazioni diventano più complete: nelle relazioni elementari sono state coinvolte 1.285 aziende (+1% rispetto all’anno precedente), in quelle complete 286 aziende (+12%). E più aumenta il numero dei documenti scambiati nella singola relazione, più l’incremento è sensibile: quelle che scambiano quattro documenti sono state 333, crescendo di +16%, le relazioni con cinque documenti sono state 32, +33%, due quelle con sei documenti, raddoppiando il dato del 2020.

Dall’edizione 2022 del “Monitoraggio dell’uso dell’EDI nel largo consumo in Italia” emerge che chi resta all’interno di Euritmo lo fa con crescente fiducia perché ne testa i benefici in termini di velocità e di precisione, di riduzione degli errori e di maggiore trasparenza. E più le relazioni si intensificano, più questi benefici aiutano a ridurre drasticamente le inefficienze e a migliorare la qualità dell’ordine.

«Nel corso degli anni abbiamo rilevato come lo sviluppo dell’EDI, nonostante non abbia seguito un percorso lineare, si sia consolidato come il valore aggiunto per le imprese che lo adottano. Chi fa EDI, cioè, lo fa sempre più con maggiore convinzione e con un utilizzo più intenso e profondo» osserva Andrea Ausili, standard and innovation manager di GS1 Italy.

Dei 58,53 milioni di messaggi scambiati in EDI secondo gli standard globali GS1 dalle quasi 7.500 aziende coinvolte, la fattura resta il documento più frequente, con oltre 15,5 milioni di unità. Insieme a ordine e avviso di spedizione, la triade principale del ciclo dell’ordine (ORDERS & DESADV & INVOIC) rappresenta il 63% del totale dei documenti gestiti secondo gli standard globali GS1. Altro pilastro dello scambio di documenti via EDI è l’inventario
(INVRPT) che supera i 12 milioni di unità.


I produttori gestiscono 42,36 milioni di messaggi contro i 37,23 milioni dei distributori. Per quasi tutti i tipi di messaggio il numero di aziende è decisamente in crescita rispetto al 2020, mentre occorre ancora lavorare sull’avviso di spedizione (bolla di consegna, DESADV) ancora poco utilizzato. Ed altrettanto vale per l’inventario che, nonostante sia il secondo documento gestito, è appannaggio di poche aziende che devono crescere di numero anche per quanto riguarda i documenti che completano il ciclo dell’ordine come l’avviso di ricezione (RECADV), l’informazione di pagamento (REMADV) e il catalogo prodotti (PRICAT).

I progetti 2023 di GS1 Italy per la digitalizzazione della comunicazione B2B nel largo consumo
Sono le stesse imprese a richiedere uno sforzo ulteriore per la più ampia diffusione dell’EDI a supporto delle relazioni commerciali e per questo GS1 Italy sta lavorando a tre progetti:
L’EDI nel Foodservice: un progetto pilota che coinvolge quattro fornitori e quattro distributori per lo scambio automatico dei dati relativi ai tre messaggi principali: ordine (ORDERS), risposta all’ordine (ORDRSP) e avviso di spedizione (DESADV).

Il Solution partner program: un percorso di certificazione dei diversi provider sull’uso degli standard, tra cui l’EDI, per fare aderire al circuito Euritmo i provider EDI certificati che utilizzano gli standard globali e ampliare in questo modo la base dati per le prossime edizioni del Monitoraggio.

L’EDI nella logistica: un progetto per supportare l’utilizzo dell’EDI nei processi logistici, che si confermano il fulcro centrale per lo sviluppo dell’EDI nel largo consumo. Sono già stati attivati tavoli di discussione con le aziende per comprendere quali criticità stanno bloccando il coinvolgimento degli operatori logistici e come ottimizzare i messaggi EDI per l’attività logistica. A tutto ciò si aggiunge un intenso programma di formazione e informazione rivolto alle PMI, con i corsi Academy e con l’apporto fattivo di Interno 1, il concept center di GS1 Italy, per incoraggiarle a orientarsi sempre più numerose allo scambio del documento in EDI.

«GS1 Italy mantiene un filo diretto con le aziende dalle quali recepisce le esigenze, le trasferisce e le trasforma in azioni sistemiche, divulgando e promuovendo la diffusione degli standard come GS1 EDI ed Euritmo» conclude Ausili. «È un circolo virtuoso che si realizza tra le sollecitazioni provenienti dalle aziende, l’attività di facilitatore svolta da GS1 Italy e la restituzione sotto forma di modelli di processo, di servizi e di soluzioni alle imprese affinché possano migliorare le loro relazioni collaborative».

Settore tech, le previsioni per il 2023 di Dynabook

Le conseguenze della pandemia, la situazione macroeconomica e l’aumento dei prezzi dell’energia rendono difficile prevedere cosa riserverà il 2023 in ambito tech. Ad ogni modo, nonostante l’attuale mercato rimanga incerto in alcuni settori, le aziende devono ancora effettuare investimenti tecnologici consapevoli per garantire la propria crescita, successo e resilienza. Dynabook presenta una serie di previsioni su quali saranno le tecnologie e le soluzioni a crescere più rapidamente il prossimo anno.

L’aggiornamento dei vecchi dispositivi sarà fondamentale per il risparmio energetico
La sostenibilità è tra i principali trend del 2023. Nonostante se ne parli da molti anni, la necessità di adottare comportamenti sostenibili rimane tra gli obiettivi aziendali, visto che le questioni ambientali, sociali e di governance (ESG) sono sempre più importanti, in particolare a causa del recente aumento dei prezzi dell’energia che ha colpito le aziende di tutti i settori. L’anno prossimo, le imprese si impegneranno nel compiere scelte più sostenibili: una delle aree in cui probabilmente si presterà maggiore attenzione è l’aggiornamento alle tecnologie più recenti, con l’obiettivo di risparmiare energia e di rispettare dl’ambiente.

La ricerca Dynabook ha rilevato che il 64% delle piccole e medie imprese europee (PMI) ritiene che le decisioni di acquisto dei notebook siano più importanti oggi rispetto a prima della pandemia e che il modello di lavoro ibrido continui a restare. La durata della batteria tende a diminuire nei dispositivi più vecchi e, di conseguenza, è sempre più importante il ruolo dell’energia per alimentare i device. Questo, unito all’aumento dei costi dell’energia, porta le aziende a cercare di adottare tecnologie più recenti, in grado di migliorare le prestazioni dei dispositivi. Inoltre, dato che gli obiettivi di sostenibilità globale sono sempre più al centro dell’attenzione per molte aziende, anche le tecnologie a minor impatto ambientale e sociale saranno un’area di interesse per i nuovi acquisti. Le aziende dovranno anche avere una maggiore sensibilità etica verso lo smaltimento dei vecchi dispositivi attraverso iniziative come la rivendita e il riciclo, che consentiranno di ridurre le emissioni di CO2.

Le iniziative per fronteggiare la carenza di competenze digitali
A seguito della pandemia da Covid-19, le aziende si stanno trovando ad affrontare la mancanza di professionisti IT qualificati con competenze digitali rilevanti. Un metodo efficace dal punto di vista dei costi per trovare nuovi talenti nel settore tecnologico è quello di investire maggiormente nella formazione di competenze digitali e nei programmi di assunzione. Sia che i nuovi talenti provengano dall’università, da tirocini, da programmi di assunzione per laureati o da cambi di carriera, le aziende che offrono i programmi di formazione saranno in grado di far acquisire al personale le competenze necessarie. Un altro modo per ovviare alla carenza di competenze è consentire ai dipendenti altamente qualificati di svolgere un ruolo centrale nella gestione e nel supporto del personale che lavora da remoto. Dal momento che la comunicazione di presenza favorisce un forte coinvolgimento dei dipendenti, le aziende che implementano un modello di lavoro ibrido di successo possono migliorare le competenze dei loro team attraverso l’uso di soluzioni basate sul cloud. Grazie alla costante evoluzione della tecnologia e dei modelli di business, a partire dal 2023 le aziende avranno sempre più bisogno di implementare programmi di formazione e di specializzazione per migliorare le competenze dei futuri dipendenti e prepararli ad affrontare il mondo digitale ibrido.

La sicurezza al centro dell’attenzione del lavoro ibrido
Il lavoro ibrido ha portato una serie di vantaggi ad aziende e dipendenti. Tuttavia, ha anche aumentato notevolmente i rischi per la sicurezza dei dati, che deve rimanere di primaria importanza e centrale nelle strategie aziendali di tutti i settori. Nonostante le grandi aziende si stanno impegnando per aumentare le proprie misure di sicurezza, la ricerca Dynabook ha rivelato che solo il 46% delle PMI europee considera il miglioramento della sicurezza informatica una priorità di investimento per i prossimi 12 mesi. Questo dato dimostra che non si stanno intraprendendo le misure necessarie per prevenire gli attacchi informatici ai dati sensibili delle aziende.

Nel 2023, le PMI dovranno considerare questo aspetto come un punto centrale delle loro strategie e cercare di rafforzare le misure di sicurezza, assicurandosi che i dipendenti che lavorano da remoto utilizzino soluzioni basate sul cloud per proteggere i dati. Inoltre, fornire ai dipendenti dispositivi sicuri che includano funzioni come l’autenticazione a due fattori e Windows 11 può contribuire a ridurre questi rischi.

Le difficoltà della supply chain restano ma si attenueranno
A seguito della pandemia, le difficoltà della supply chain sono ancora presenti e continueranno ad esserlo l’anno prossimo: quasi un quarto delle aziende prevede, infatti, che si tratti di una sfida almeno fino all’estate prossima. Inoltre, i recenti problemi economici globali non hanno aiutato, provocando un calo delle spedizioni di dispositivi tecnologici in tutta Europa. Tuttavia, nel 2023 inizia a intravedersi una luce in fondo al tunnel e, con la normalizzazione delle supply chain, il mercato potrà passare a un’offerta in grado di tenere il passo con la domanda e tornare ai tempi di consegna previsti, facilitando l’intera supply chain dei dispositivi tecnologici. È anche probabile che un maggior numero di aziende apra nuovi impianti di produzione accessibili in luoghi diversi per aumentare la produzione ed evitare che i problemi globali influiscano nuovamente in modo così importante.

Le tecnologie per aumentare la produttività dei dipendenti delle PMI
Secondo la ricerca Dynabook, per il 19% delle PMI europee la produttività dei dipendenti rappresenta la principale preoccupazione ed è importante che le aziende cerchino di risolvere il problema, supportando i propri dipendenti. Per le aziende di tutte le dimensioni, ma soprattutto per le PMI, qualsiasi perdita di produttività può rappresentare un costo. Per superare questi ostacoli, le PMI dovranno acquisire dispositivi, accessori e strumenti di comunicazione sicuri, nel tentativo di migliorare la produttività e di coinvolgere maggiormente il personale da remoto. Per agevolare questo processo, nel 2023 è probabile che i budget IT saranno orientati verso soluzioni tecnologiche più affidabili e un maggiore supporto IT per i dipendenti, indipendentemente dal luogo in cui lavorano.

La situazione macroeconomica, associata alla crisi energetica globale in corso, ha causato un effetto a catena in quasi tutti i settori lo scorso anno. Con l’arrivo del 2023, e mentre le aziende cercano di affermarsi in un panorama ibrido in continua evoluzione, è fondamentale che continuino a dare priorità ai loro budget IT per assicurarsi di essere in grado di restare competitive.

Retailer online, i rischi dei bot nelle vacanze natalizie

Le vacanze sono motivo di buon umore per i venditori retailer online. Il Black Friday e il Cyber Monday appena passati, così come gli acquisti natalizi, spesso rappresentano un’occasione per incrementare le vendite, magari dopo un anno di magra. Tuttavia, la concentrazione dei ricavi dell’e-commerce durante le festività può creare un notevole rischio: se qualcosa infatti va storto, tanto da condizionare le entrate durante queste settimane, c’è poco tempo per recuperarle. Nella gestione del rischio per le attività festive, c’è una potenziale minaccia che può essere ben considerata, quantificata e mitigata: il rischio dei bot.

I bot sono programmi software o script che eseguono compiti automatizzati e ripetitivi e sono onnipresenti sul web. Si stima che fino al 50% del traffico internet provenga da utenti non umani. Sebbene alcuni bot siano utili alle aziende, come i crawler di ricerca, i bot potenzialmente dannosi causano notevoli danni economici alle aziende di e-commerce, rallentando le prestazioni sul web e delle app, sottraendo merci, accaparrando scorte ed effettuando appropriazioni di account attraverso il cosiddetto “credential stuffing”, che comporta frodi e furti di identità.

Secondo il rapporto 2022 Holiday Season Cyber Threat Trends pubblicato dal Retail and Hospitality Information Sharing and Analysis Center (ISAC), “le vacanze sono il periodo dell’anno più intenso per i consumatori e per i professionisti della sicurezza informatica che devono affrontare minacce persistenti. Dall’inizio di ottobre alla fine di dicembre, le minacce informatiche alle organizzazioni si espandono sia in termini di scala che di intensità, in linea con l’aumento del traffico dei consumatori”. Questo perché i cybercriminali che utilizzano i bot sono alla ricerca di denaro e, durante le festività, può accadere che prendano di mira il vostro sito di e-commerce e le applicazioni che presentano problemi di protezione.

Come i bot possono incidere sui vostri profitti durante le vacanze
Gli attacchi da parte dei bot possono assumere forme diverse e danneggiare le attività di vendita, le operazioni e le relazioni con i clienti in vari modi. Prevedere il meccanismo con cui i bot possono compromettere le applicazioni con sofisticati attacchi automatici e capire come mitigarli può aiutare un’azienda a raggiungere le stime di guadagno in vista delle festività. In particolare, i seguenti tipi di attacchi da parte dei bot sono pronti a compromettere la stagione dello shopping.

Scraping di contenuti
Lo scraping di contenuti prevede l’uso di bot automatizzati per raccogliere grandi quantità di dati da applicazioni profilate al fine di analizzarli, riutilizzarli o venderli altrove. Sebbene la raccolta di contenuti abbia usi legittimi (ad esempio, gli aggregatori di viaggi online effettuano lo scraping dei siti web delle compagnie aeree per raccogliere informazioni sulle tariffe aeree), lo scraping può essere utilizzato anche per scopi illegali, tra cui la manipolazione dei prezzi da parte dei concorrenti e il furto di contenuti protetti da copyright. Inoltre, volumi elevati di scraping possono avere un impatto sulle prestazioni del sito e causare malfunzionamenti, impedendo agli utenti legittimi di accedere al sito.

L’impatto dello scraping può essere particolarmente dannoso nei periodi di intensa attività commerciale, e quando un sito di e-commerce è già affollato di potenziali clienti. I concorrenti possono essere molto motivati a raccogliere dati aggiornati sui prezzi e il sovraccarico di traffico può far crollare o rallentare un sito, rendendolo poco responsive. Con lo shopping online, le performance sono fondamentali, dal momento che i concorrenti sono a portata di clic.

Accumulo di scorte
La gestione delle scorte di magazzino per le festività è difficile e i commercianti si trovano ad affrontare prove particolarmente ardue, soprattutto in questo momento di crisi della supply chain. I bot per l’accumulo delle scorte possono aumentare le sfide logistiche mettendo in attesa un gran numero di prodotti, rimuovendoli così dall’inventario e impedendo ai clienti reali di effettuare acquisti. L’accumulo di scorte e altre forme di manipolazione dei bot possono vanificare gli acquisti e minacciare la fedeltà dei clienti e la reputazione del brand, per non parlare dell’impatto sui ricavi, dal momento che i consumatori effettueranno i loro acquisti altrove.

Rivendita/taglio dei prezzi
I commercianti che propongono offerte a tempo limitato corrono il rischio che i bot dei venditori completino istantaneamente il processo di acquisto e di checkout online per acquistare prodotti all’ingrosso nel momento in cui vengono messi in vendita. Successivamente, rivendono questi articoli sui mercati secondari con un notevole ricarico. Sia i bot per gli acquisti che quelli per le scorte consentono ai malfattori di controllare le giacenze di magazzino e i livelli di prezzo, provocando una riduzione fittizia delle scorte e la frustrazione dei consumatori.

Credential stuffing
Il credential stuffing è un’altra tecnica guidata dai bot che può interferire con gli acquisti e i ricavi durante le vacanze. Sfruttando il fatto che molti utenti riutilizzano le password tra le varie app, gli autori degli attacchi testano un gran numero di credenziali compromesse sui form di login per impadronirsi degli account e commettere frodi. Le festività rappresentano un’ottima opportunità per i criminali di mettere in scena questi illeciti: gli aggressori approfittano dei pesanti carichi di lavoro dei team di cybersicurezza, sapendo che le organizzazioni impiegheranno più tempo per rilevare le frodi. Anche quando i bot non riescono a impadronirsi degli account, spesso ne causano il blocco provando più volte password errate, costringendo i clienti a seguire la procedura di password dimenticata o a chiamare il servizio clienti. Quando un cliente ha il carrello pieno di regali per le vacanze, è un brutto momento per dirgli che il suo account è stato bloccato.

Non opponetevi ai bot generando attriti con i clienti
Sebbene sia fondamentale arginare i bot per raggiungere gli obiettivi di guadagno delle proprie vacanze, ci sono modi giusti e sbagliati di combatterli. Alcune difese anti-bot convenzionali, che apportano ulteriori problemi e difficoltà al processo di acquisto, possono essere altrettanto dannose per gli acquirenti quanto gli attacchi che si vogliono prevenire. Quando i clienti sono pronti ad acquistare, volete davvero tormentarli con irritanti CAPTCHA o costringerli a registrarsi per l’autenticazione a più fattori? Con i concorrenti a portata di clic, qualsiasi ostacolo può avere un impatto sui tassi di conversione.

Auguriamo al vostro staff di sicurezza di trascorrere una vacanza senza bot
Quando pensate ai bot e alle vacanze, tenete presente che i bot potenzialmente dannosi richiedono un impegno considerevole da parte dei team di sicurezza e dei team di assistenza clienti che si dedicano ai clienti infuriati che sono stati bloccati nel proprio account. I team di sicurezza informatica lavorano a lungo durante la stagione per cercare di bloccare i bot prima che possano danneggiare i vostri profitti e compromettere negativamente l’esperienza dei consumatori. Un’efficace riduzione dei bot può portare un po’ di sollievo ai collaboratori in prima linea.

Conad, fatturato a 18,45 miliardi di euro, +8,5% su 2021

Venerdì scorso, 16 dicembre, sono stati presentati i dati di preconsuntivo 2022 di Conad, con l’insegna che si conferma leader nella Grande Distribuzione in Italia, registrando un fatturato complessivo di 18,45 miliardi di euro, in crescita del +8,5% sul 2021.

Le principali evidenze, illustrate dall’Amministratore Delegato Francesco Pugliese e dal Direttore Generale Francesco Avanzini, mostrano come l’insegna abbia consolidato la propria quota di mercato, superando quota 15%, con una crescita delle vendite a parità di rete del +4,4%. In questo scenario, hanno giocato un ruolo fondamentale la crescita dei concept – come Parafarmacia, Ottico, PetStore e distribuzione carburanti – con un +8,6%, il proseguimento della crescita delle grandi superfici Spazio Conad (+4,7%) e il ritorno in positivo dei canali di prossimità dopo il calo del 2021 (+5,5%).

“Questi ultimi anni ci hanno visto correre tanto per crescere e diventare i numeri uno della Grande Distribuzione in Italia. La sfida per il futuro è quella di continuare a migliorarci, passo dopo passo, per generare benefici sempre più consistenti sulle Comunità che serviamo ogni giorno e sulla filiera agroalimentare nazionale” ha commentato Francesco Pugliese, Amministratore Delegato di Conad. “In quest’ultimo anno, abbiamo assorbito una parte importante degli aumenti dei listini delle aziende fornitrici, andando ad erodere così i nostri margini. Ora non abbiamo più spazio per farlo e per questo, insieme a tutto il mondo della distribuzione, chiediamo una azione di responsabilità all’intera filiera. Dobbiamo difendere il potere di acquisto dei consumatori, delle famiglie, che sono quelle che fanno lavorare tutti noi”.

“Ritengo sia importante che ci si accordi, lungo tutte le filiere, per una proroga dei contratti in corso, mantenendone le condizioni, per i primi tre mesi del 2023” ha proseguito Pugliese. “In questo periodo avremo modo, tutti insieme, di analizzare l’evoluzione dei costi, energia in primis, e delle disponibilità di materie prime. Ad aprile ci risiederemo insieme e vedremo cosa fare, avendo sotto gli occhi una situazione, mi auguro, più leggibile e stabile. Già oggi si vedono segnali che rendono non adeguatamente motivati ulteriori aumenti di listino per alcune categorie di prodotti: non dobbiamo correre il rischio di una frenata dei consumi ad inizio anno”.

In un contesto economico e sociale così delicato, Conad conferma il piano di investimenti nel triennio 2022-2024 di 2,08 miliardi di euro, di cui 701 milioni verranno utilizzati nel 2023, secondo i quattro pilastri strategici dell’insegna: canalizzazione, digitalizzazione, focus su prodotti a marchio Conad e sostenibilità, insita da sempre nel modo di fare business di Conad, e che si concretizza attraverso la strategia di sostenibilità concreta “Sosteniamo il Futuro”.

“Nel 2022 abbiamo raggiunto i livelli di crescita che ci aspettavamo su tutti i principali indicatori economici. Questo è stato possibile grazie al piano di investimenti triennale per il rinnovamento della rete di vendita e con lo sviluppo dell’insegna verso la digitalizzazione – grazie al debutto dell’e-commerce Hey Conad e i servizi aggiuntivi che orbitano attorno alla semplice spesa online -, oltre alla crescita e ampliamento della nostra offerta MDD” ha aggiunto Francesco Avanzini, Direttore Generale di Conad. “La sostenibilità, inoltre, rimane per noi uno dei pilastri fondamentali su cui basiamo il nostro modo di fare business con investimenti maggiori nel dettaglio sull’efficientamento della logistica, sul packaging sostenibile e a sostegno delle Comunità in cui operiamo”.

La digitalizzazione ha rivestito nel 2022 un ruolo cruciale negli investimenti con il debutto dell’ecosistema “Hey Conad”. L’ecosistema digitale pensato come una proposta integrata di prodotti e servizi (come tempo libero, salute e pagamenti) pensati per i clienti – oltre la spesa online – vedrà la sua completa implementazione di servizi al cliente nel 2023. Ulteriori sviluppi si sono registrati all’interno della rete nell’ambito dei concept store, con parafarmacie, negozi di ottica, distributori di carburanti, e pet store che quest’anno hanno registrato un incremento sulla rete nazionale con +38 punti vendita. L’obiettivo rimane quello di fornire risposte puntuali e diversificate alle molteplici esigenze dei clienti, tutte accomunate da qualità dell’offerta, convenienza nella spesa e forte focalizzazione su marca del distributore e prodotti freschi: dalle grandi superfici fino ai punti vendita di quartiere, con una rete attuale di 3.928 punti vendita.

Un altro importante contributo alla crescita nel 2022 è arrivato anche dai prodotti a marchio Conad (MDD), la cui offerta in questo contesto inflattivo sta evolvendo sempre di più verso la convenienza, mantenendo comunque come caposaldo l’innovazione di prodotto. La MDD Conad ha conquistato il 32,4% di quota sul totale del largo consumo confezionato a livello Italia (canale super) con un fatturato pari a 5,4 miliardi, in crescita del +12,6% a valore rispetto al 2021. Si tratta di un risultato raggiunto grazie alle linee strategiche di sviluppo dei prodotti a marchio Conad: convenienza data da un rapporto tra qualità e prezzo che non teme confronti sul mercato, attenzione alla salute e al benessere del cliente, impegno per la sostenibilità ambientale, valorizzazione del servizio e consolidamento dell’offerta premium.

A ciò si affianca il grande impegno di Conad in termini di sostenibilità, con il proseguimento della strategia “Sosteniamo il futuro”, espressione di tante iniziative concrete che caratterizzano l’insegna da sempre e che sono oggetto di continuo miglioramento sul fronte della tutela dell’ambiente e delle sue risorse, del supporto alle persone e alle Comunità e del territorio e delle imprese italiane. Nel mese di settembre, inoltre, l’impegno di Conad per il benessere delle Comunità in cui opera si è arricchito di un ulteriore tassello con la presentazione della Fondazione Conad ETS, ente non profit costituito per valorizzare l’impegno di Cooperative e Soci sul territorio. I primi progetti di sostegno nazionale hanno visto la luce negli ultimi mesi dell’anno con l’avvio della collaborazione con Unisona Live Cinema, per cui Fondazione Conad Ets consentirà agli studenti delle scuole medie e superiori di tutta Italia di accedere gratuitamente a un programma di formazione su temi di grande interesse per i giovani, e il supporto alla Onlus Viva Vittoria a sostegno dei centri che si battono contro la violenza di genere.

Nel 2022 Conad ha confermato inoltre la leadership anche sul fronte della brand awareness. L’insegna ad oggi continua ad essere Top of Mind del settore (21,1%), con una notorietà totale pari al 96,4%. Questi dati sono ulteriormente confermati dal numero di clienti che visitano settimanalmente i punti di vendita Conad, consolidando il risultato del 2021 pari a 11,6 milioni di famiglie.

Engineering digitalizza i sistemi supply chain di Salov

Engineering, azienda attiva nella digitalizzazione dei processi per Aziende e PA, ha accompagnato Salov, portavoce della qualità dell’olio di oliva nel mondo con i marchi Filippo Berio e Sagra, in un processo di profonda trasformazione digitale dei suoi sistemi produttivi, per adeguarli in modo rapido e flessibile a un mercato globale complesso e imprevedibile, alla crescente esigenza di qualità da parte del consumatore, alle normative sempre più stringenti in ambito alimentare e alla necessità di realizzare sistemi produttivi sostenibili.

In particolare, Engineering ha guidato la completa digitalizzazione dei sistemi di Supply Chain integrata di Salov, creando un ecosistema digitale che, utilizzando le opportunità di evoluzione offerte dalle nuove tecnologie (Data Analytics, Digital Twin), ha reso più efficiente e reattivo l’intero processo produttivo dell’olio (dalla lavorazione della materia prima alle forniture e alla gestione dei magazzini), garantendo nello stesso tempo la sostenibilità ambientale degli impianti attraverso un sistema di energy & environment monitoring per il monitoraggio dei consumi energetici.

“Oggi il settore agro alimentare è tra i più attenti a cogliere le opportunità della trasformazione digitale per far evolvere i propri sistemi produttivi con una crescente attenzione alla qualità e alla sostenibilità – ha affermato Guido Porro, Executive Vice President Enterprise di Engineering. “Come azienda leader nella Digital Transformation che ha l’ambizione di accompagnare la transizione digitale di tutto il mondo manufacturing, Engineering è orgogliosa di mettere le sue competenze tecnologiche e di processo al servizio di un’azienda dinamica e innovativa come Salov, accompagnandola in un profondo percorso di digitalizzazione della Supply Chain volto a far evolvere il business garantendo la protezione dell’ambiente e il miglior prodotto per il consumatore”.

“In Salov siamo consapevoli che la tecnologia sia un elemento funzionale al benessere delle persone che lavorano in azienda e aiuti a costruire un modello lavorativo efficiente che, rispondendo efficacemente alle esigenze dei propri clienti e consumatori, contribuisca a creare la sostenibilità del domani” – commenta l’Ing. Fabio Maccari, Amministratore Delegato di Salov. “La trasformazione digitale, che ha coinvolto praticamente tutti i reparti e flussi operativi, continuerà con coerenza anche nei prossimi anni”.

“Grazie all’expertise di Engineering è stato possibile pianificare insieme un percorso che fosse coerente, in cui l’informatizzazione e l’integrazione di tutte le componenti aziendali procedessero per gradi in modo tale che ogni fase rendesse possibile ed attivasse la successiva” commenta il Dott. Luca Greco, CIO di Salov. “Supply Chain Integrata, utilizzo della tecnologia, fattore umano, governo del progetto e del cambiamento ‘IT Driven’ hanno rappresentato per Salov i fattori abilitanti e di successo per la transizione alla Industry 4.0 e per la trasformazione digitale sostenibile nel suo complesso”.

Per permettere a Salov di migliorare la propria efficienza produttiva, Engineering, partendo da un’attività di consulenza che ha riguardato l’analisi dell’impianto e delle esigenze di business, ha implementato una piattaforma che connette le linee produttive, il gestionale, la pianificazione e il sistema di manutenzione.

Questo ha permesso di automatizzare la gestione degli ordini di produzione, il monitoraggio in real-time, i controlli qualità, la gestione anagrafiche e la tracciatura delle performance, con un miglioramento dell’esperienza utente e una maggiore rapidità nella condivisione dei dati, la cui disponibilità risulta sempre più centrale nell’ottimizzazione dei processi.

Un miglior governo IT dei sistemi e dei processi, ottenuto attraverso l’uso del Digital Twin, non solo ha contribuito ad abbattere le azioni a zero valore aggiunto e il rischio di inefficienze, ma ha migliorato l’organizzazione lavorativa, mettendo al centro il fattore umano e cementando il rapporto tra i lavoratori più senior detentori dell’esperienza aziendale e i giovani talenti neoassunti, maggiormente orientati alle nuove tecnologie.

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