CLOSE
Home Tags Digitalizzazione

Tag: digitalizzazione

È online il nuovo sito di Grana Padano

Da poche ore è on-line il nuovo sito del Consorzio di Tutela www.granapadano.it. “La storia millenaria del Grana Padano – ha commentato il direttore generale del Consorzio, Stefano Berniè quella di un formaggio che si è evoluto fino a diventare l’emblema del Made in Italy e la DOP più consumata al mondo, con un’esportazione di prodotto pari al 47%. Un formaggio che, pur mantenendo la tradizione della propria ricetta, sa quindi rinnovarsi e regalare sempre nuove emozioni, anche attraverso il mondo digitale”.

L’evoluzione del sito istituzionale della DOP più consumata al mondo permetterà adesso di avere una vera e propria piattaforma media che garantirà le massime performance legate alle strategie di posizionamento organico e paid. Con la messa on line del nuovo sito, tutti i canali social saranno integrati all’interno di una strategia di sviluppo dei contenuti, creati sulla base di buyers personas strategiche, in grado di rispondere ai nuovi algoritmi Meta e Google.

Il progetto per il nuovo sito si è sviluppato in diverse aree di intervento a partire dall’evoluzione della user experience e l’architettura informativa per migliorare l’indicizzazione e la ricategorizzazione organica di oltre 3.000 contenuti presenti in 5 lingue in funzione dei comportamenti di ricerca. La finalità è aumentare le performance e i Kpi di tutto l’ecosistema digitale fino all’implementazione nel corso del 2024 della Customer Data Platform e degli strumenti dell’intelligenza artificiale per intercettare e quindi rispondere ai bisogni dell’utente. Questo approccio permetterà di raggiungere l’obiettivo del Consorzio Tutela Grana Padano di accrescere la propria indiscussa leadership e con una previsione di crescita delle performance digitali del 400% nei prossimi due anni.

“Il Consorzio Tutela Grana Padano ha sviluppato una strategia digitale coraggiosa in grado di cambiare le regole del gioco attraverso l’utilizzo combinato di dati e delle ultime tecnologie per intercettare i comportamenti e i bisogni di consumatori sempre più evoluti” conclude Francesco Giromini Founder & CEO di FGMC, l’agenzia che ha coordinato i lavori del nuovo sito.

Carrefour Viaggi riparte col supporto tecnologico di Bluvacanze

Carrefour Viaggi è “powered by” Bluvacanze: la piattaforma online che offre servizi di viaggio ai clienti della filiale italiana della catena di vendita al dettaglio, si avvale ora della tecnologia e del prodotto del gruppo di proprietà di MSC Cruises. Realizzata in un format semplice ed estremamente intuitivo nelle funzionalità, la pagina web raggiungibile all’indirizzo Viaggi.carrefour.it si presenta con un pratico menu di servizi tra hotel, treni, voli, crociere, tour e le esperienze per chi desidera arricchire il soggiorno con qualcosa di speciale, a tema gastronomico, sportivo, di relax e in molte altre declinazioni.

Tendenza consolidata per la grande distribuzione, l’offerta di servizi di viaggio alla propria affezionata clientela rappresenta il completamento di una relazione di fiducia basata sulla profonda conoscenza dei gusti e delle preferenze dei consumatori.

«Siamo molto contenti di questa nuova partnership con il gruppo Bluvacanze che ci permette di rilanciare la piattaforma Carrefour Viaggi con l’obiettivo di fornire un ulteriore servizio ai nostri clienti» argomenta Alessandra Grendele, Chief Digital Officer di Carrefour Italia.

«La partnership con Carrefour nasce con l’intento di incrementare la customer base del gruppo Bluvacanze, fornendo ad una nuova tipologia di clienti un’esperienza personalizzata di viaggio, basata su una tecnologia user friendly, abbinata all’expertise dei nostri consulenti di viaggio. Senza dimenticare una linea telefonica dedicata per l’assistenza», aggiunge Lorenzo Mazzucchelli, Travel Welfare Commercial manager del gruppo Bluvacanze.

Studio IBM, per favorire la crescita sostenibile le aziende devono investire in tecnologia

Secondo un nuovo studio globale condotto da IBM e The Consumer Goods Forum, il 61% dei leader delle aziende di beni di consumo sta allineando i propri obiettivi operativi e di sostenibilità, con il 77% degli intervistati che concorda sul fatto che gli investimenti in sostenibilità accelereranno la crescita aziendale. I partecipanti hanno indicato che le loro aziende aumenteranno i budget dedicati alla tecnologia del 34% nei prossimi tre anni, al fine di mantenere la promessa relativa alla sostenibilità.

Allo studio, “Riprogettare i valori del marchio: scopo e profitto convergono nelle operazioni principali,” hanno partecipato 1.800 dirigenti delle aziende di beni di consumo di 23 paesi. Il report evidenzia che queste aziende stanno integrando la sostenibilità nelle loro operazioni, ricalibrandone la misurazione e la rendicontazione e aumentando i loro investimenti in tecnologia per poter raggiungere gli obiettivi prefissati.

“Il mondo sta cambiando rapidamente e i Fast-moving consumer goods (FMCG) e i consumatori ne stanno prendendo atto”, ha detto Ruediger Hagedorn, End-to-End Value Chain Director CGF. “In che modo le aziende di questo settore si stanno preparando per un futuro più sostenibile ed efficiente, sfruttando le nuove tecnologie? Questo report fornisce interessanti informazioni su ciò che, a livello globale, determina il processo decisionale, che plasmerà il nostro futuro”.

I risultati principali dello studio
L’integrazione di sostenibilità e operation: il 61% dei leader delle aziende di beni di consumo intervistati sta allineando gli obiettivi operativi con quelli relativi alla sostenibilità per ottimizzare gli investimenti e gli sforzi, il 77% concorda anche sul fatto che gli investimenti in sostenibilità accelereranno la crescita aziendale. Questa integrazione strategica si traduce in iniziative quali: imballi sostenibili, processi di produzione efficienti dal punto di vista energetico e approvvigionamento etico dei materiali.

Ricalibrare la misurazione e il reporting sulla sostenibilità: quasi il 75% dei leader concorda sulla necessità di ricalibrare il modo in cui vengono misurati gli obiettivi di sostenibilità. Tuttavia, molti non sono in grado di monitorare e misurare i progressi in tempo reale. Lo studio sottolinea l’importanza di stabilire una solida base di dati e migliorare le capacità di raccolta degli stessi per promuovere trasparenza e fiducia.

Utilizzo della tecnologia per rendere operativa la sostenibilità: le aziende si stanno rivolgendo alla tecnologia per rispettare in modo efficace le promesse di sostenibilità, con i leader che vedono più tecnologie avere un ruolo, come ad esempio automation (71%), analytics (69%), IoT (62%), AI (55%) e intelligent workflows (44%). Mentre riqualificano le loro attività relative alla supply chain, il 67% cita l’utilizzo di analisi predittiva e prescrittiva e il rilevamento della domanda basato sull’intelligenza artificiale (69%) utile a migliorare la gestione dell’inventario ed eliminare le scorte in eccesso. Stanno, inoltre, applicando flussi di lavoro basati sull’intelligenza artificiale (70%) e stanno iniziando ad adottare la tecnologia digital twin (26%) per promuovere l’efficienza.

“Nel mondo di oggi, i consumatori cercano attivamente brand che riflettano i loro valori, questo rende l’integrazione della sostenibilità un importante elemento di differenziazione per le aziende di beni di consumo e i retailer”, ha dichiarato Luq Niazi, Global Managing Partner for Industries IBM. “Una significativa integrazione della sostenibilità nelle operation del brand può essere raggiunta solo attraverso una solida combinazione di processi aziendali, tecnologia, partnership con l’ecosistema e collaborazione a livello manageriale tra produzione, IT, operation, supply chain e sostenibilità. Adottando questo approccio olistico, i manager del settore possono promuovere prestazioni aziendali sostenibili e attingere così a una quota maggiore della spesa dei consumatori”.

Sicurezza informatica, come proteggere le aziende dalle cyberminacce

Secondo un recente studio IBM, “per l’83% delle aziende non è importante se avverrà una data breach, ma quando”, mentre il costo medio di una violazione dati è stato di 4,35 milioni di dollari nel 2022. Inoltre, è risaputo che più veloci sono detection e response nei confronti di una minaccia, meglio è. Edgio Inc., provider di soluzioni software edge-enabled che garantisce la fruizione integrata e sicura di prodotti e servizi digitali, analizza alcune delle minacce più significative che le organizzazioni si trovano ad affrontare attualmente, e condivide consigli su come individuarle e mitigarle.

Una delle cyberminacce più pericolose è il ransomware, un malware in grado di cifrare i dati delle vittime sui loro dispositivi o server, compromettendo la disponibilità dei loro dati e chiedendo un riscatto in cambio della chiave di decifrazione. Negli ultimi anni, gli attacchi ransomware sono diventati più sofisticati e mirati, crescendo del 41% nell’ultimo anno. Per proteggersi dal ransomware, è fondamentale effettuare backup regolari dei dati e mantenere tutti i software e i sistemi aggiornati con le ultime patch di sicurezza. È inoltre importante implementare servizi avanzati di protezione delle applicazioni web e delle API (WAAP) per tutte le applicazioni web, al fine di limitare qualsiasi vulnerabilità che possa essere utilizzata dagli aggressori come backdoor per accedere ai sistemi e dati critici tramite compromissione diretta o movimenti laterali.

“Una strategia preventiva nei confronti dei ransomware è sempre più vitale, specie considerato che probabilmente, in diversi Paesi, pagare il loro riscatto diventerà illegale. I governi inizieranno a vietare i pagamenti agli hacker e chiederanno alle aziende di esercitare una sufficiente ‘igiene informatica’ ed essere abbastanza lungimiranti affinché il ransomware non sia un problema per l’azienda” ha commentato Darrin Raynolds, Chief Information Security Officer di Edgio.

Secondo il Verizon DBIR (Data Breach Investigations Report) del 2022, la minaccia numero uno è tuttavia il DDoS (Distributed Denial of Service) che continua a crescere ogni anno ammontando per ora al 46% degli attacchi e venendo scelto per la sua capacità di sovraccaricare di traffico un sito web o una rete, non rendendoli disponibili per gli utenti, ma al contempo rendere difficile rintracciare la fonte dell’attacco. “Ricordate gli attacchi informatici agli aeroporti americani dello scorso ottobre? Questi aeroporti sono stati bloccati da attacchi DDoS, anche se per poco tempo, ma tutti gli aeroporti avevano soluzioni di sicurezza sofisticate, per cui la domanda è: come sono state penetrate? Le organizzazioni hanno l’abitudine di concentrarsi solo su un’area, quindi mettono le migliori soluzioni DDoS nell’edge, ovvero sulle applicazioni web, ma dimenticano di proteggere il resto dei sistemi e dell’infrastruttura di origine. Per questo è smepre importante pensare alla cybersecurity con un approccio olistico, una soluzione end-to-end, a partire dall’infrastruttura di base fino alla crittografia dei dati, al DDoS e alla protezione dell’application layer”, ha dichiarato Richard Yew, Senior Director Product Management di Edgio.

Un’altra minaccia significativa è rappresentata dal phishing, un tipo di attacco di social engineering che mira a ingannare le vittime per indurle a fornire informazioni sensibili o a installare malware tramite link fasulli, solitamente inviati via spam. Ultimamente questo tipo di attacco ha beneficiato di uno dei più recenti cambiamenti nel modo di affrontare il lavoro: lo smart working. “Il Work from Anywhere ha aperto nuove frontiere della cybersecurity. Più che mai, per proteggersi dal phishing, è essenziale educare i dipendenti sui pericoli e su come riconoscere un’e-mail di phishing da una normale, possibilmente conducendo finte campagne phishing interne per identificare i punti deboli in qualsiasi parte dell’organizzazione. Ma dovrebbero munirsi anche di scansioni delle e-mail esterne e altre best practice per etichettare correttamente le e-mail provenienti organizzazioni esterne. Anche altre tecnologie, come l’isolamento del browser remoto (RBI) e la micro-segmentazione, possono aiutare a proteggersi dal phishing, impedendo l’accesso al resto del sistema”, ha concluso Reynolds.

Inaugurato a Milano il flagship store di Pull&Bear

Pull&Bear, marchio di moda giovane del gruppo Inditex, ha inaugurato il nuovo flagship store a Milano. Il brand, presente in Italia con 54 negozi distribuiti su tutto il territorio nazionale, rafforza la presenza in uno dei suoi mercati principali inaugurando uno stabilimento a tre piani di oltre 1300 metri quadrati di superficie commerciale, gestito da un team di 50 persone.

Lo store costituisce il primo punto vendita di Milano con la nuova immagine del brand: un concept di negozio innovativo e digitalizzato, in cui la versatilità raggiunge nuovi livelli. Tutti gli elementi decorativi e di arredo si distinguono per la loro funzionalità. Inoltre la comunicazione in negozio viene proposta in formato digitale attraverso schermi multiposizione con fasce luminose in policarbonato. Con questo nuovo concept, Pull&Bear mantiene il sistema di pagamento automatico come parte del processo di digitalizzazione del negozio. Inoltre, viene integrato un servizio automatizzato per la consegna e la restituzione degli ordini online, che funziona ininterrottamente 24 ore al giorno.

La ristrutturazione dell’edificio conserva la caratteristica architettura interna del negozio, con i suoi archi genuini e le sue strutture metalliche. L’estetica depurata e alleggerita e la nuova disposizione dei capi di abbigliamento, con un’innovativa struttura regolabile, offrono un campo visivo più ampio. Gli interni del negozio accostano texture bianche, finiture metalliche ed elementi luminosi. Inoltre, per mettere in risalto e conservare le sue peculiarità architettoniche, questo flagship è stato arredato con mobili che si sposano perfettamente con le caratteristiche dell’edificio.

Questo nuovo negozio, che proporrà le novità delle collezioni uomo e donna, rispecchia lo spirito giovane, casual e dinamico di Pull&Bear attraverso uno spazio concepito per offrire un’esperienza di acquisto caratterizzata da innovazione, funzionalità e versatilità.

 

Shopware rafforza la presenza in Italia e punta al mid-market

Shopware, piattaforma che offre soluzioni tecnologiche open source per l’e-commerce, continua il processo di internazionalizzazione del business rafforzando la propria presenza sul mercato italiano. Fondata oltre 20 anni fa in Germania dai fratelli Sebastian e Stefan Hamann, l’azienda è cresciuta rapidamente trasformandosi da realtà locale a conduzione familiare a leader europeo, grazie allo sviluppo di una piattaforma omnichannel altamente flessibile, in grado di gestire sistemi complessi di commercio digitale per le aziende, sia nell’area B2C che B2B.

Con oltre 45.000 clienti attivi tra Europa e Stati Uniti, Shopware considera oggi l’Italia un mercato primario per lo sviluppo del proprio business, anche a seguito del recente round di investimenti pari a 100 milioni di dollari da parte di Carlyle e PayPal nel 2022 che ha accelerato l’innovazione di prodotto e il processo di espansione in nuovi mercati. Creata per soddisfare le esigenze di aziende di ogni settore, la piattaforma Shopware si rivolge, in particolare, alle aziende sia B2B che B2C del promettente segmento mid-market, che necessitano di funzionalità più avanzate rispetto alle piattaforme plug&play, ma più flessibili rispetto alle soluzioni total custom dedicate alle enterprise.

La strategia di sviluppo di Shopware per il mercato italiano prevede il potenziamento su tutto il territorio del network di Integration Partners, che supportano le aziende clienti nello sviluppo personalizzato delle funzionalità offerte dalla piattaforma. Come racconta Davide Giordano, Regional Manager Italy di Shopware: “Il nostro approccio, che prevede una stretta collaborazione con agenzie specializzate nello sviluppo di sistemi e-commerce, ci permette di offrire alle aziende italiane una soluzione tecnologica modulare e un supporto consulenziale su misura, permettendo ai brand di creare uno shop online personalizzato che riflette a pieno la loro identità e unicità”.

Grazie alla sua natura open source, Shopware consente il pieno controllo dello sviluppo dei siti di vendita on line: il software può essere, infatti, modificato secondo le più diverse necessità, con elevate caratteristiche di sicurezza, flessibilità e trasparenza. Disponibile tramite diverse soluzioni di hosting – Paas (Platform as a service), Saas (Software as a service) e nella versione self -hosted, Shopware offre anche l’opportunità di scegliere la modalità di installazione che meglio si adatta alle proprie esigenze. Inoltre la piattaforma consente di gestire l’intero flusso di vendite on line tramite un’unica dashboard e di creare una customer experience su misura anche grazie alle innumerevoli funzionalità, tra cui la gestione personalizzata dei prodotti e del processo di checkout e l’integrazione con una vasta gamma di sistemi di pagamento e di spedizione.

Truffe informatiche nel canale retail, ecco come prevenirle

Il settore retail è sempre stato un terreno fertile per il furto di dati personali da parte dei criminali informatici. Negli ultimi anni, tuttavia, rubare i dati per rivenderli sul dark web non è più l’obiettivo principale degli hacker. Sebbene il profitto resti la loro motivazione guida, c’è stata un’evoluzione delle loro strategie verso attacchi definiti ransomware. Dopo essersi infiltrati nella rete di un’azienda a livello dei server centrali o dei registratori di cassa della rete di negozi, i cybercriminali sfruttano questa tipologia di malware per crittografare i dati delle vittime, chiedendo un riscatto – spesso in criptovaluta e quindi non tracciabile – per poterli sbloccare. Quando colpiti, i bersagli degli hacker si trovano di fronte all’impossibilità di proseguire le proprie attività: i sistemi di gestione del magazzino vengono bloccati, così come tutti i servizi interni dell’azienda e spesso perfino il sito e-commerce.

Secondo Cegid – tra i player attivi nell’offerta di soluzioni di business management per la trasformazione digitale e omnichannel di aziende operative nel settore retail specializzato, fashion & luxury – per proteggersi in maniera più efficace, i retailer dovrebbero migrare i propri sistemi su una piattaforma di commercio unificato in SaaS (software as-a-service), riuscendo così a ottimizzare le loro attività e beneficiare nel contempo di un elevato livello di sicurezza.

L’Italia, come evidenziato da Trend Micro, è stato il Paese europeo più colpito dagli attacchi informatici nell’ultimo trimestre del 2022. Inoltre, secondo Clusit si è assistito a un aumento della pericolosità e della specializzazione di questi attacchi, con la definizione di target ben precisi: in primis la sanità (12,5% degli attacchi), seguita da siti governativi e militari (11,9%), dall’ICT (11%) e dal retail (9,3%). Anche Sophos conferma questa tendenza, sottolineando come, nel 2021, il settore retail sia stato il secondo più colpito dal ransomware: a livello globale, è stato preso di mira il 77% degli operatori.

Limitati investimenti sull’aggiornamento delle piattaforme commerciali e di gestione, espansione rapida dei punti vendita e dei siti e-commerce – con conseguente estensione della superficie di attacco -, oltre a ridotte competenze interne in tema di cyber security, espongono i retailer ad attacchi informatici anche molto onerosi, le cui ripercussioni possono avere un impatto non solo sulla produttività e sulle vendite, ma anche sulla brand reputation, deteriorando il rapporto di fiducia instaurato con i clienti. Chi gestisce i dati degli utenti ne è a tutti gli effetti responsabile e venire meno a questo patto implicito rischia di incrinare il rapporto col consumatore. Anche informazioni apparentemente innocue come l’indirizzo e-mail, la residenza, il codice fiscale e il numero di telefono sono sensibili e in mano a un criminale sono sufficienti per perpetrare truffe tramite furto d’identità. È quindi fondamentale cambiare paradigma: se fino a non molto tempo fa la questione della sicurezza informatica rappresentava prevalentemente un tema tecnico, oggi ha un impatto molto più ampio.

Per affrontare questa sfida, sarebbe auspicabile che le organizzazioni adottassero una politica di sicurezza informatica completa, migrando le proprie soluzioni on-premise verso sistemi SaaS che consentano di scalare la risposta alle minacce crescenti, sempre più sofisticate e multiforma – in modo altrettanto rapido ed efficace. Infatti il servizio SaaS garantisce una sicurezza più elevata, rispetto ad altre forme di hosting, perché include diversi livelli di sicurezza, penetration test eseguiti regolarmente dal fornitore SaaS ed aggiornamenti di sicurezza periodici delle soluzioni utilizzate.

Se adottare il cloud è oggi inevitabile per ottenere maggiore agilità, scalabilità e resilienza – fattori essenziali per le realtà strutturate con numerosi punti vendita sparsi per il territorio nazionale o in tutto il mondo -, è anche vero che il cloud non è immune agli attacchi informatici. Anzi, se non adeguatamente protetto, può consentire ai ransomware di individuare e criptare le copie di backup e fermare le attività anche per diversi giorni. Integrare una piattaforma di commercio unificato che metta al primo posto la sicurezza e la privacy dei dati, può rispondere a questo problema, non solo migliorando l’esperienza di vendita e di shopping per lo staff e i clienti, ma anche rafforzando il livello di sicurezza dell’intero business.

Tracciare gli incidenti in tempo reale per ridurre la superficie di attacco; monitorare, aggiornare e potenziare costantemente i sistemi 24/7; adottare policy di accesso Zero-Trust che implementino il controllo dell’identità e dell’accesso per ogni singolo utente e dispositivo; nonché formare costantemente i dipendenti sulle best practice da adottare per la sicurezza e la privacy dei dati, sono solo alcune delle soluzioni che una piattaforma SaaS offre per garantire ai retailer una gestione più efficace dei problemi di sicurezza informatica. Insomma, il vero supereroe del retail moderno è la tecnologia.

Fashion e sportswear, acquisti guidati sempre più da influencer e social

Per avere successo e conquistare (anche) le generazioni Alpha e Zeta, i negozianti di sportswear e fashion italiani devono adattarsi ed evolversi, offrendo al consumatore un’esperienza sempre più personalizzata e immersiva, proponendo spazi connessi e integrati con il mondo dello shop-on-line, senza mai dimenticare l’attenzione al mondo degli influencer, dei content creator e dei social.

Questo è, in sintesi, quanto emerge dal “3A Retail Insights”, una ricerca sul mondo dello shopping in Italia stilata da 3A, azienda attiva nella distribuzione di brand internazionali sportswear e fashion, presente sul territorio dal 1982. L’indagine, che ha coinvolto un campione rappresentativo di esercenti italiani, punta a tratteggiare il futuro dei negozi e a definire in che direzione sta andando il rapporto con i consumatori.

Per più della metà dei negozianti (52%) che hanno preso parte al “3A Retail Insights”, influencer e social regnano incontrastati nel nuovo mondo degli acquisti: la scelta del prodotto è guidata da un post o da una storia di un content creator. Per più di 8 store manager su 10 (85%) è in generale il mondo dei social a far concludere un affare.

6 negozianti su 10 affermano di assistere a un fenomeno di contaminazione tra off e online: sempre più clienti provano i prodotti in store per poi cercarli in Rete, magari a un prezzo più vantaggioso. Ecco perché, secondo gli store manager italiani, è necessario essere presenti online e non più solo attraverso un e-commerce (55%). Dai dati raccolti emerge anche che chi ha uno store fisico ritiene imprescindibile presidiare i più importanti canali social ed essere presente nel metaverso (34%). Nell’ottica di una visione sempre più ibrida, gli store puntano sulla formula click and collect (31%) che consente il ritiro in negozio dell’acquisto online, oppure propongono app per verificare da remoto la disponibilità in store dei prodotti prescelti (15%).

Secondo i retailer, quindi, la carta vincente da giocare per rivoluzionare le proprie vetrine e sconfiggere la concorrenza è quella di offrire un’esperienza ancora più interconnessa con il digitale. Scelta saggia considerando che, in base ai risultati del “3A Retail Insights”, per l’88% i consumatori passano con disinvoltura dallo shopping online a quello fisico.

A livello nazionale, i negozi si stanno anche attrezzando per conquistare il cuore delle nuove generazioni: sempre più store fanno scouting per individuare nuovi brand in linea con i gusti dei più giovani (65%). Futuro roseo anche per quei negozi che a scaffale hanno prodotti di altissima qualità e/o di brand di nicchia introvabili (33%), o che propongono shopping experience personalizzate per il singolo cliente (60%), o veri e propri momenti immersivi in cui shopping e digital sono sempre più collegati (48%).

“Il mondo dello shopping di dieci anni fa sembra una galassia lontanissima e distante – ha affermato Fabio Antonini, CEO e Founder di 3A. Grazie all’arrivo di device tascabili perennemente connessi, possiamo ricercare valide alternative d’acquisto in ogni momento. I retailers che hanno preso parte all’indagine “3A Retail Insights” hanno riletto in modo innovativo il rapporto tra punto vendita tradizionale e online, per potersi inserire con maggiore efficacia in un processo sempre più influenzato dalle nuove tecnologie, dai social media e dagli influencer. Non è cambiato solo il fulcro dell’esperienza del singolo consumatore, ma anche il mondo del retail. Si stanno delineando nuovi scenari, con negozi che puntano a ripensarsi in un’ottica maggiormente digitale per essere sempre più competitivi sul mercato. Assistiamo a nuove dinamiche per il consumatore, sempre più indeciso tra un’esperienza d’acquisto digitale e il negozio fisico”.

Boom dei pagamenti digitali, crescita prevista del 72% nei prossimi 4 anni

Secondo il recente studio “Digital Payment” di Statista, entro i prossimi quattro anni in Italia si assisterà a una crescita nei pagamenti digitali nel commercio online del 72%, superando un valore complessivo di 115 miliardi di euro rispetto ai 67 miliardi del 2022. Una trasformazione che sta coinvolgendo anche i pagamenti nei punti vendita fisici grazie alla spinta del mobile payment che fa registrare numeri minori ma un tasso di crescita esponenziale: sempre entro il prossimo quadriennio si assisterà a un incremento del 165% dei pagamenti da smartphone all’interno dei negozi fisici con un giro d’affari di quasi 60 miliardi di euro nel 2026 (rispetto ai 22 fatti registrare alla fine dello scorso anno).

All’interno di questo scenario, però, non mancano dati contrastanti: secondo il report “Space 2022” della BCE il contante rimane la forma di pagamento scelta dal 69% degli italiani (dato in calo del 13% dal 2019) ma è quella preferita solo dal 19% (-10% sempre sul 2019). Quasi 6 italiani su 10 (58%), infatti, hanno messo in cima ai metodi di pagamento preferiti quelli cashless ricalcando esattamente la media dell’Eurozona e mettendo il Belpaese davanti a nazioni come Spagna (53%), Germania (41%) e Austria (36%). Questi dati rappresentano un’importante conferma del modo in cui stanno evolvendo le abitudini dei consumatori sempre più propensi a utilizzare sistemi di pagamento innovativi e integrando a tutti gli effetti le novità del mercato come i sistemi “Buy Now Pay Later”, i conti digitali, le rateizzazioni, i finanziamenti e, in alcuni casi, anche le criptovalute che si stanno affiancando ai più tradizionali metodi di pagamento digitali come le carte e i bonifici.

“La strada è tracciata e non si può tornare più indietro, anche se questi numeri ci dicono che l’Italia su questa tematica può fare ancora molta strada. L’intero ecosistema dei pagamenti digitali e tutti i player coinvolti dovranno essere in grado di soddisfare e, se possibile, anticipare i bisogni dei consumatori sempre più propensi a pagare con modalità elettroniche, offrendo un servizio semplice, istantaneo e sicuro”, afferma Bruno Natoli, CEO di Mia-FinTech, startup fintech italiana nata dalla tecnologia cloud native di Mia-Platform che si pone l’obiettivo di accelerare la trasformazione digitale di banche, istituti finanziari, società fintech e altri attori dell’ecosistema financial services.

Aumentano i pagamenti tramite mobile nei punti vendita e aumentano le percentuali di acquisti giornalieri online. Sempre secondo il report “Space 2022” della BCE, di tutti i pagamenti giornalieri dell’Eurozona il 17% è stato effettuato online nel 2022, rispetto solo al 6% del 2019. In termini di valore, la quota dei pagamenti online nel 2022 è stata del 28% (+14% rispetto sempre al 2019), indicando che questa tipologia di pagamenti sono preferiti per importi più elevati. In Italia una transazione su due viene effettuata con la carta di credito, il 5% con il bonifico e ben il 27% (terza nazione in Europa solo dietro a Olanda e Germania) con metodi di pagamento online alternativi che includono conti digitali (come Paypal), sistemi “Buy Now Pay Later” e finanziamenti. Il restante 17%, infine, viene saldato con altre tipologie di pagamento che includono voucher, gift card e cryptovalute.

In questo contesto diventa fondamentale per le aziende che devono gestire dei pagamenti digitali avere dei sistemi online in grado di gestire le nuove e diverse tipologie di pagamento in un’unica soluzione componibile e ready to market per gestire al meglio il proprio business e capire in che modo si stanno orientando le preferenze dei consumatori. È proprio questa la soluzione ideata da Mia-FinTech con il Payment Integration Hub: una piattaforma che integra diverse modalità di pagamento consentendo ai propri clienti un semplice ingaggio dei provider di pagamento e funzioni avanzate come storni totali/parziali, payout, rimborsi e in grado di produrre analisi e insight approfonditi. “Grazie alla standardizzazione delle tecnologie API, il Payment Integration Hub di Mia-FinTech è in grado di offrire un’unica soluzione innovativa B2B2C componibile a seconda delle necessità di business per fornire una vera governance dei pagamenti digitali. Il valore distintivo di questa offerta risiede nella grande semplificazione nella configurazione dei metodi di pagamento, e nelle funzionalità di controllo e governo tramite un’unica console che integra tutte le modalità dei metodi di pagamento. In questa prima fase di lancio ci proponiamo a settori come retail, insurance e transportation”, spiega ancora Natoli.

Se la pandemia ha accelerato la propensione verso i pagamenti digitali, saranno i comportamenti e le abitudini d’acquisto dei consumatori a guidare l’innovazione costringendo i player del settore a riconsiderare e aggiornare i modelli operativi. Una delle prossime tendenze già in atto nei punti vendita si chiama “Tap to Pay” ovvero la possibilità di ricevere pagamenti digitali senza terminale POS dove l’operazione viene finalizzata con un tablet o uno smartphone. Come riporta la ricerca US Proximity Mobile Payments 2022, negli Stati Uniti lo scorso anno i volumi di pagamento “Tap to Pay” sono aumentati del 30% superando 4,1 miliardi di dollari. Le big tech a stelle e strisce come Google e Apple stanno cavalcando questo nuovo trend in grado di favorire l’adozione di pagamenti digitali anche per le piccole e medie imprese visto che i merchant possono ricevere pagamenti elettronici senza investire nell’acquisto o noleggio di un POS. “È a tutti gli effetti una rivoluzione silenziosa – afferma sempre Natoli. Nonostante le attuali condizioni economiche che possono limitare la crescita del mercato, è chiaro che in futuro ci aspettiamo un’adozione diffusa di queste soluzioni fintech: una rivoluzione che coinvolge il consumatore che diventa digitale, il tessuto imprenditoriale di piccoli esercenti e medie imprese italiane e, soprattutto, dei player fintech che devono andare oltre della mera logica delle commissioni per offrire un’esperienza d’acquisto diversa che sarà il vero valore aggiunto nel futuro”.

Etichetta ambientale digitale, arriva Eco-logicamente

Col 2023 entra in vigore l’“etichettatura ambientale” che obbliga le aziende a indicare sul packaging come smaltire in modo corretto le confezioni e i materiali da imballaggio dei prodotti acquistati. Per ottemperare a quest’obbligo e semplificare il processo di comunicazione, rispondendo in modo efficace e veloce alla domanda del consumatore “dove lo butto?”, le aziende possono usufruire di Eco-logicamente, la nuova soluzione digitale creata da GS1 Italy Servizi.

Già adottata da molte aziende, Eco-logicamente ha due importanti plus: da un lato consente alle imprese di conformarsi alla legge in maniera semplice ed efficace e dall’altro permette ai consumatori di scoprire, in pochi secondi e senza scaricare alcuna app, come conferire correttamente gli imballaggi dei prodotti che acquistano. Con il nuovo servizio di GS1 Italy Servizi l’azienda dovrà semplicemente inviare le informazioni relative all’etichetta ambientale e applicare sulla confezione il QR code che contiene un GS1 Digital Link, lo standard univoco globale realizzato da GS1 che permette di accedere in ogni momento e istantaneamente a informazioni sul prodotto aggiornate e complete. Così, con il minimo impatto operativo ed economico, potrà fornire ai consumatori informazioni importanti sull’etichettatura ambientale e non rischiare di incorrere in sanzioni.

Al contempo, il consumatore, con una semplice scannerizzazione da smartphone oppure collegandosi al sito https://ecologicamente.gs1it.org, ottiene tutte le informazioni di cui ha bisogno, senza dover installare alcuna applicazione. Non solo. Lo stesso QR code può essere usato per fornire anche molte altre informazioni: dai consigli d’uso al marketing alle normative.

«Eco-logicamente risponde a un’esigenza stringente: rispettare i vincoli imposti dal decreto legislativo del 3 settembre 2020, superando gli ostacoli più comuni, come la difficoltà nel reperire le informazioni di etichetta rilevanti, la poca garanzia di dettagli qualificati, la scarsa efficacia dei dati ottenuti, gli alti costi per lo sviluppo e il mantenimento delle pagine dedicate, l’utilizzo di soluzioni proprietarie basate su QR code non strutturati e l’identificazione non corretta del prodotto nel mondo digitale. Con la nuova soluzione di GS1 Italy Servizi le imprese possono risolvere queste criticità e condividere in maniera semplice e veloce le informazioni relative all’etichetta ambientale dei loro prodotti, rispettando la normativa e offrendo un valore aggiunto importante per i consumatori» commenta Sirma Kurtulmaz, Chief Operating Officer & Innovation Manager di GS1 Italy Servizi.

Essere informati sulla sostenibilità dei prodotti acquistati è sempre più importante per i consumatori. In questo modo potranno fare scelte più consapevoli, privilegiando quelle aziende che sono attente all’ambiente e che al contempo garantiscono una user experience facile ed efficace per raccontare in maniera trasparente il loro operato.

BrandContent

Fotogallery

Il database online della Business Community italiana

Cerca con whoswho.it

Diritto alimentare