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Carrefour migliora l’omnicanalità col supporto di Kipcast

Carrefour si è rivolta a Kipcast, società del Competence Center Customer Engagement del Gruppo Impresoft, per offrire un’esperienza digitale e fisica affidabile ai propri clienti, garantendo una consultazione efficace e immediata delle diverse offerte sui prodotti acquistabili online e quelle disponibili nei diversi negozi.

Col fine di colmare il divario tra coloro che cercano articoli online ma che vogliono però acquistare in negozio e chi invece acquista tramite e-commerce, Carrefour ha scelto di puntare sul servizio di Local Inventory Ads (LIAs), che consente ai venditori provvisti di un account Google Merchant Center di pubblicizzare i prodotti in base alla vicinanza al consumatore che effettua la ricerca online. Carrefour ha tuttavia riscontrato quasi subito una problematica: le regole di Google prevedono infatti che i prodotti commercializzati attraverso LIAs siano disponibili sia online che offline alle stesse condizioni, mentre, nel caso di Carrefour ci sono spesso differenze tra i dettagli prodotto – come i prezzi ad esempio – di ciò che viene promosso nei vari mercati offline tramite volantini e ciò che viene presentato sugli e-commerce.

L’azienda ha scelto quindi di integrare il proprio servizio con Highstreet.io, la piattaforma di Kipcast che assiste il cliente nella gestione dei feed di prodotto e LIAs e offre la possibilità di integrarsi direttamente con Salesforce Commerce Cloud, la piattaforma di e-commerce già utilizzata da Carrefour. Tramite questa collaborazione, Carrefour ha creato un feed più accurato e semplificato per garantire l’allineamento tra i volantini e le sue promozioni online oltre a un feed specifico per supportare Carrefour Google Merchant Center nella verifica sui prodotti disponibili sia online che offline.

Tra i benefici principali ottenuti grazie alla collaborazione c’è sicuramente una raccolta di dati prodotto per LIAs più accurati: il nuovo feed include infatti immagini ottimizzate per il motore di ricerca ed è in grado di fornire informazioni in merito al negozio in cui il prodotto visualizzato è disponibile e a quale prezzo. Inoltre, la piattaforma è in grado di supportare Carrefour nella creazione di campagne marketing automatizzate e tempestive, sostituendo il lavoro manuale con filtri che elaborano rapidamente le campagne di volantini associate a un determinato negozio.

“Il nostro obiettivo era quello di generare un flusso dati di prodotto che ci avrebbe permesso di risolvere questo problema relativo all’associazione delle giuste informazioni promozionali con ogni negozio e di condividerle con Google al fine di attivare il LIAs – spiega Maria Agata Anastasi, Digital Media eMarketing Manager di Carrefour. “Highstreet.io ci ha permesso di mantenere una comunicazione dinamica tra i nostri clienti e i nostri punti vendita, migliorando il modo in cui promuoviamo i nostri prodotti, con un notevole risparmio sui costi di produzione dei vari formati di comunicazione”.

“Lavorare insieme ad un’azienda leader come Carrefour è stato per noi molto stimolante – afferma Federico Vittadello, VP Business Development di Kipcast. “Il nostro impegno ha riguardato non solo l’urgenza di fornire le soluzioni ottimali di gestione dei feed, ma anche e soprattutto l’intera gestione del lavoro di configurazione, concedendo al team di Carrefour più tempo per concentrarsi sulla strategia aziendale piuttosto che sui problemi di implementazione IT”.

Nel 2023 crescono gli attacchi informatici contro le PMI (+29%)

Cresce inesorabilmente il numero di piccole e medie imprese vittime di attacchi informatici: sono infatti aumentate del 29% le attività malevole verso le PMI italiane nel primo semestre del 2023, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. CybergON, la business unit di Elmec Informatica dedicata alla cybersecurity, ha presentato la seconda edizione di Data Gathering, un’attività di analisi e di raccolta dati effettuata su un campione di 91 aziende capogruppo, per fornire una panoramica attuale della cybersecurity in Italia nel primo semestre dell’anno e promuovere una maggiore consapevolezza tra le diverse realtà aziendali.

La ricerca di CybergON
Le attività registrate nel primo semestre del 2023 hanno evidenziato un aumento degli eventi critici rispetto al primo semestre del 2022. Al contrario dei mesi di aprile e giugno precedentemente rilevati, è stato sottolineato che i picchi questo semestre hanno avuto luogo nei mesi di marzo e maggio. Questo trend è in linea con quanto riscontrato dall’associazione Clusit secondo cui le maggiori organizzazioni criminali stanno iniziando ad operare come delle vere e proprie aziende, evitando di mettere in campo attacchi informatici durante le festività. Tuttavia, l’analisi di CybergON ha posto particolare accento su due fattori chiave: le “Nazioni più attive” – ovvero le aree geografiche da dove sono partiti il maggior numero di potenziali attacchi alle PMI italiane – e i tempi di ripresa per un’azienda (in gergo tecnico remediation) dopo aver subito un attacco.

Stando alle evidenze riscontrate, le “tre nazioni più attive” sono Russia, Bulgaria e Paesi Bassi, rispettivamente con una media settimanale di 10732 attacchi, 9542 e 4850. Anche l’aspetto della remediation ha portato alla luce risultati interessanti: nel primo semestre del 2023 è stato infatti riscontrato un aumento della media dei giorni per sanare le vulnerabilità. In linea generale, per una PMI ci vogliono in media 126 giorni per sanare una vulnerabilità con criticità alta e 105 giorni per sanare una vulnerabilità critiche. In particolare, le piccole imprese impiegano più tempo per risolvere le vulnerabilità, sia critiche che ad alta criticità. Questo potrebbe indicare minore capacità o risorse disponibili per affrontare tempestivamente tali problematiche di sicurezza, oltre che un aumento nella complessità delle vulnerabilità stesse. Le imprese di dimensioni maggiori sembrano essere più reattive nel risolvere le vulnerabilità, questo per via di una maggiore consapevolezza della sicurezza informatica e un’allocazione di risorse più ampie per affrontare tali problematiche.

“La mancanza di consapevolezza delle corrette misure di sicurezza informatica da parte delle medie e delle piccole aziende in Italia è una sfida comune”, afferma Elisa Ballerio, Marketing Director di CybergON. “È importante che queste realtà aziendali comprendano l’importanza di proteggere il proprio perimetro aziendale e adottino misure adeguate. Gli attacchi, anche se meno sofisticati, possono comunque rappresentare una minaccia significativa e richiedono un’attenzione costante. È fondamentale che le aziende adottino misure come firewall, sistemi di rilevamento delle intrusioni e corsi per la consapevolezza dei dipendenti, al fine di proteggersi dagli attacchi informatici provenienti da varie nazioni”.

Bennet ricorre all’intelligenza artificiale per mettere a punto nuove strategie

La catena italiana di supermercati Bennet utilizzerà in modo ancora più ampio la piattaforma Oracle Retail Cloud per sostenere la rapida crescita, ottimizzare la gestione dell’inventario e stabilire le migliori strategie di prezzo, in modo da tenere sempre il passo con le esigenze dei consumatori. Bennet ha 63 punti vendita in tutto il Nord Italia e pone particolare attenzione al rapporto qualità/prezzo, al servizio e all’assortimento. Con l’adozione di Oracle Retail AI Foundation Cloud Service e Oracle Retail Assortment Planning Cloud Service l’azienda potrà sfruttare le potenzialità dell’intelligenza artificiale per mettere a punto proprie strategie di prezzo che aiutino a movimentare le scorte e dare ai clienti il miglior servizio possibile.

“Velocità e precisione sono fondamentali per determinare i prezzi nel nostro settore, ma altrettanto importante è offrire il prodotto giusto, al prezzo giusto e sul mercato giusto”, ha detto Adriano De Zordi, CEO di Bennet. “Ampliamo la nostra storica collaborazione con Oracle per continuare a innovare sfruttando la piattaforma cloud Oracle per il retail, per gestire con efficienza la nostra operatività e aumentare la soddisfazione dei nostri clienti”.

A causa della difficile situazione economica, per molti consumatori il prezzo vince sulla comodità di acquisto: in un recente sondaggio, il 72% ha dichiarato che sceglie dove fare la spesa tenendo in considerazione in primo luogo i prezzi. Il 46% si reca in più punti vendita per acquistare tutto ciò di cui ha bisogno al costo più basso. Non a caso, oltre alle nuove soluzioni oggi adottate, Bennet sta già usando da tempo l’applicazione cloud Oracle Retail Merchandising Planning and Optimization, che ha permesso all’azienda di ridurre da giorni a ore il tempo necessario per adattare i prezzi proposti alla clientela.

“Oracle Retail AI Foundation ci consentirà di analizzare lo storico delle performance di vendita, le tendenze di mercato, le abitudini dei clienti, il panorama competitivo e la capacità dei fornitori di soddisfare le nostre richieste, così da poter stabilire i prezzi dell’inventario in modo più efficace”, ha dichiarato Fabrizio Greco, Senior Project Manager di Bennet. “Per soddisfare le esigenze e le aspettative dei nostri clienti è essenziale comprendere la correlazione e la connessione tra selezione di prodotti, prezzi, promozione e posizionamento”.

“Per avere successo, gli operatori retail devono individuare il prezzo ideale, che garantisca di calibrare il mantenimento del margine e lo stimolo della domanda”, ha aggiunto Mike Webster, senior vice president and general manager, Oracle Retail. “Grazie all’integrazione dell’intelligenza artificiale in Oracle Retail Data Store, Bennet può adeguare le proprie strategie di inventario e prendere decisioni in tempo reale sui prezzi di singoli articoli o categorie di prodotti, e ottenere così un chiaro vantaggio competitivo”.

La piattaforma di e-learning di Ama Crai Est è un successo

Ama Crai Est ha sviluppato una piattaforma di e-learning dedicata a soci, dipendenti e collaboratori dei circa 400 punti vendita della società cooperativa con sede a Montebelluna. Il portale, a consultazione gratuita per i soci Crai delle regioni Veneto, Friuli, Marche, Emilia Romagna e Toscana, raccoglie una trentina di pillole video dedicate alle procedure caratteristiche del mestiere, per ripassare o sviluppare le competenze, tecniche e non solo, necessarie a svolgere al meglio il proprio lavoro. Un utile aggiornamento per i vecchi soci e soprattutto un’occasione di formazione e crescita per i nuovi entranti che vogliono implementare i servizi e la qualità del punto vendita.

La piattaforma si suddivide in sei sezioni: politiche e servizi aziendali, macelleria, panetteria, ortofrutta, gastronomia e l’ultima recentissima area dedicata alle soft skills, ossia a tutte quelle competenze, meno tecniche e più emotive, che possono aiutare nel proprio percorso professionale e non solo. I contenuti riguardanti la sezione dedicata ai servizi offerti da Ama Crai Est sono curati e illustrati da chi gestisce in modo diretto le attività proposte ai punti vendita, in modo da trasmettere al meglio tutte le informazioni utili e i vantaggi da poter offrire ai clienti. I video della gastronomia, dell’ortofrutta, della macelleria e della panetteria, invece, si presentano come veri e propri tutorial che entrano nel dettaglio della preparazione, allestimento e vendita di uno o più prodotti, illustrando passo passo tutti i passaggi. Le lezioni inerenti le soft skills, infine, insegnano ad affrontare al meglio le situazioni di lavoro in cui è importante essere abili nella comunicazione, nell’ascolto e nel problem solving. Estremamente positivi i dati di visualizzazione e consultazione della piattaforma, con un interesse particolare per la sezione dedicata al banco gastronomia, da sempre fiore all’occhiello dei Crai. Non a caso appartengono proprio a questa sezione i due contenuti con il maggior numero di visualizzazioni: la video lezione dedicata al taglio del Taleggio e quella al taglio del Grana.

“In Crai crediamo da sempre fortemente nella formazione e abbiamo pensato che fosse giunto il momento di investire tempo e risorse per la valorizzazione delle competenze dei soci che vivono in prima persona i punti vendita” afferma Marco Tarozzo, Direttore commerciale di Ama Crai Est. “I dati di visualizzazione delle video lezioni ci danno ragione: c’è fame di conoscenza e di porsi sempre in costante miglioramento per garantire ai nostri clienti l’eccellenza alla quale li abbiamo abituati. La piattaforma che abbiamo sviluppato rappresenta non solo un’offerta estremamente innovativa, ma anche e soprattutto un’opportunità totalmente gratuita per tutti i soci. E soprattutto per i punti vendita più piccoli, poter contare su un programma di formazione così completo e liberamente fruibile, è un vantaggio competitivo davvero rilevante”.

Coupon digitali, la nuova frontiera d’acquisto continua a evolversi

AdKaora, agenzia digitale del Gruppo Mondadori, e Savi, marketing technology company attiva nella gestione dei servizi di shopper activation basati su buoni sconto, stipulano una partnership che punta a promuovere l’utilizzo di coupon digitali presso le principali insegne retail.

Secondo una recente ricerca di Savi, l’abitudine di usare i coupon è cresciuta del 25% rispetto al 2021 e oggi rappresenta il 10,5% del totale transato in cassa. “Fino ad oggi le strategie media si fermavano spesso “fuori dal negozio”, non riuscendo a seguire il cliente fino al momento della reale conversion in cassa. Oggi invece, grazie alla partnership con AdKaora, il cerchio si chiude con l’atto di acquisto che viene misurato puntualmente” spiega Andrea Zermian, Sales and Marketing Director Savi. “La transazione tramite coupon digitali, in modalità totalmente automatizzata per la cassa del retailer, consente di seguire lo shopper nel percorso che comincia grazie al media online e si conclude con la transazione nel punto vendita fisico. Si tratta quindi, finalmente, di un’experience end-to-end, integralmente misurabile e omnicanale. Ora, grazie a questa nuova sinergia, saremo anche in grado di influenzare il comportamento d’acquisto dei clienti nel “momento della verità’”: quando si trovano all’interno del punto vendita e stanno facendo la spesa”.

“La partnership con Savi ci permette non solo di potenziare la nostra offerta di proximity marketing avanzata con un ulteriore canale di ingaggio dell’utente, ma anche di migliorare la sua shopping experience, raggiungendolo in maniera mirata e targettizzata vicino al cosiddetto ultimo miglio” aggiunge Davide Tran, CEO AdKaora. “La digitalizzazione del coupon era un desiderata di molti clienti ed avere una partnership esclusiva con questa soluzione, ci consente di essere un player unico sul mercato. Difatti un invio diretto del coupon influisce molto sul comportamento d’acquisto in quanto l’utente, nel momento in cui riceve lo sconto su un determinato prodotto, è più stimolato a utilizzarlo anche nei giorni successivi recandosi nei punti vendita. Per i brand si presenta quindi un’occasione per raggiungere degli obiettivi molto precisi di comunicazione, che rafforzano contestualmente il drive to store”.

Come funziona l’utilizzo dei coupon digitali?
La promozione nasce come digitale sulla piattaforma Savi, viene distribuita tramite i canali di AdKaora e può essere impiegata esclusivamente in modalità dematerializzata, facilitando così sia la user experience sia la gestione dell’accettazione sul punto di vendita. La CouponLink page, pagina web consegnata al consumatore con url univoca, ospita più buoni sconto, ma il loro passaggio in cassa richiede semplicemente la lettura di un solo barcode “contenitore” posizionato in cima alla pagina. Questa modalità di impiego gioca a favore del tema della sicurezza e genera utili insight in real-time, favorendo un’esperienza seamless per lo shopper, senza richiedere alcuna sottoscrizione o il download di mobile app.

Auchan apre in Polonia il primo supermarket senza personale

Dopo aver raccolto consensi in Francia attraverso delle aperture test, Auchan lancia ufficialmente il primo negozio self service senza personale in Polonia. Situato a Varsavia, Auchan GO non vede la presenza di commessi e cassiere ed è aperto 24 ore su 24, 7 giorni su 7, consentendo ai clienti di fare acquisti in modo rapido, comodo e senza interruzioni.

“Con Auchan GO vogliamo offrire ai nostri clienti un comfort ineguagliabile e un’esperienza di acquisto altamente personalizzata”, afferma Katarzyna Tokarewicz, Direttore dei Progetti di Auchan Polska. “Il concetto di Auchan GO si evolverà costantemente per soddisfare le mutevoli aspettative dei nostri clienti. Prevediamo di aprire circa 40 punti vendita di questo tipo nei prossimi anni”.

Inaugurato nella capitale polacca, Auchan GO è il più piccolo dei formati di vendita al dettaglio di Auchan. Si estende su una superficie di appena 75 mq e accoglie fino a 30 clienti che possono fare la loro spesa in modo rapido senza bisogno di usare il registratore di cassa ma usufruendo di un apposito terminale in cui inserire la propria carta di credito. Nonostante le dimensioni contenute, Auchan GO conta su un ricco assortimento di oltre 1000 prodotti tra cui bevande, snack, pane, latticini, surgelati e gastronomia.

Digitalizzazione, ormai una priorità per le aziende del largo consumo

Automazione nel marketing, migrazione al cloud e miglioramento dell’esperienza dei dipendenti: sono queste le priorità delle aziende italiane che operano nel settore dei beni di largo consumo. Le evidenze emergono da una recente ricerca condotta da Vanson Bourne con la società di consulenza con Atlantic Technologies per sottolineare sia la strategia digitale delle aziende del settore, sia le azioni che stanno mettendo in atto per rendere più efficienti i loro processi interni e migliorare la soddisfazione dei clienti.

Se lo scorso anno le aziende italiane del largo consumo erano focalizzate principalmente sul miglioramento dell’efficienza nelle vendite e della collaborazione tra i team, per il biennio 2023-2024, il 71% dei CIO (chief information officer) rispondenti considera la marketing automation l’area più importante dove investire, per liberare risorse e tempo a vantaggio di attività a più alto valore aggiunto. Altro tema fondamentale è l’integrazione dei dati, che viene giudicato un asset chiave e decisivo, in grado di migliorare sia i processi interni all’azienda connessi alla produzione sia quelli legati al rapporto con il cliente.

Sebbene tutti i responsabili IT intervistati concordino sulla necessità di intraprendere un percorso di trasformazione digitale e nonostante il 62% dichiari di disporre già di una strategia in tal senso, a rallentare il processo di digitalizzazione delle aziende del settore vi sono la dipendenza dai processi manuali, seguita dalla mancanza di competenze digitali interne e dall’assenza di una cultura dell’innovazione. Tema importante è infatti quello del change management che, secondo quanto emerso dalla ricerca, si rivela determinante per impostare un approccio strutturato che aiuti tutti i dipendenti ad abbracciare il cambiamento e le nuove tecnologie adottate in aziende. Si tratta di un passaggio indispensabile per le imprese del settore, sia per il miglioramento dell’esperienza offerta ai clienti, sia per i vantaggi a beneficio del business aziendale. In particolare, la maggior parte dei responsabili IT considera la scarsa integrazione dei dati nei processi decisionali delle proprie aziende un punto debole rimasto ancora senza soluzione. 

“Oggi il ruolo di un partner di consulenza è sempre più quello di comprendere le reali esigenze del cliente, supportandolo con la propria expertise sia nella scelta e nell’implementazione delle soluzioni tecnologiche, sia nel cambiamento culturale necessario per sfruttare al meglio le grandi potenzialità derivanti da un processo di trasformazione digitale” – dichiara Fabio Momola, CEO di Atlantic Technologies. “Ciò vale anche per le aziende che operano nell’ambito dei beni di largo consumo, che, consapevoli delle sfide future e della necessità di accelerare la propria digital transformation, scommettono sempre più sulla tecnologia, mirando a implementare nuove strategie digitali nel prossimo triennio per ottimizzare i propri processi interni e soddisfare al meglio le richieste dei consumatori, che si fanno sempre più esigenti e interessati a temi quali la trasparenza e la sostenibilità”,

“La ricerca che abbiamo condotto per Atlantic Technologies e che ha visto la partecipazione di 100 aziende italiane del largo consumo, dimostra che molti attori del settore, pur riconoscendo l’importanza del digitale, faticano a definire una roadmap puntuale per la loro trasformazione digitale” aggiunge Rowan Haslam, Research Manager di Vanson Bourne. “Se da un lato i CIO prevedono un aumento di budget per le soluzioni tecnologiche, dall’altro vedono una serie di difficoltà legate a un approccio culturale ancora poco incline al digitale e a strategie manageriali che non puntano sull’utilizzo dei dati su larga scala. Ciò a discapito del business e del rapporto con il cliente che, al contrario, potrebbe beneficiare ampiamente di un approccio data-driven”.

Contrastare l’inflazione con la tecnologia, un’opportunità da cogliere per i retailer

La piattaforma finanziaria Adyen ha annunciato i dati del Retail Report 2023, uno studio dal quale emerge come la tecnologia possa fare la differenza in uno scenario macroeconomico segnato dall’inflazione. Secondo la ricerca, le aziende omnicanale a gestione unificata del business hanno visto una crescita del fatturato superiore di 8 punti percentuali nel corso del 2022. Se questo modello fosse adottato più diffusamente dai retailer, porterebbe al settore un volume di affari pari a 54,2 miliardi di dollari. A livello globale, lo sviluppo di un approccio multicanale potrebbe generare ricavi pari a 1,5 trilioni di dollari. 

In Italia, la stragrande maggioranza dei consumatori (83%) ha dichiarato di dedicare più tempo alla ricerca di offerte e prezzi convenienti a causa dell’attuale scenario economico. Una percentuale superiore ai dati internazionali aggregati, dove questa tendenza è emersa per il 78% degli intervistati. Inoltre più di un terzo degli italiani (37%) afferma di aspettare momenti chiave nel corso dell’anno come il Black Friday o i saldi stagionali prima di effettuare un acquisto. Adeguandosi alle nuove esigenze, il 48% dei commercianti italiani ritiene che l’impatto dell’inflazione sia tale da dover offrire sconti ai consumatori tutto l’anno.

In linea coi dati globali, dal sondaggio è emerso inoltre che, di fronte all’aumento del costo della vita, la personalizzazione dell’esperienza di acquisto e la fidelizzazione al marchio sono diventati elementi sempre più importanti per gli acquirenti in Italia. Più di due terzi (68%) vorrebbe poter usufruire maggiormente di sconti sui prodotti e quasi la metà (48%) dichiara di preferire aziende e marchi che registrano le preferenze di navigazione effettuate durante precedenti acquisti on line, in modo da usufruire di un percorso d’acquisto personalizzato. Nonostante la crescente richieste di esperienze su misura, il 42% dei retailer afferma che è sempre più difficile classificare i clienti in base ai comportamenti, non riuscendo sempre a soddisfare le singole esigenze, percentuale che arriva al 52% a livello internazionale.

Analizzando le preferenze di acquisto dei consumatori, emerge come l’Integrazione tra on line e off line favorisca in maniera significativa il legame dei clienti con i brand e li spinga a tornare in negozio per nuovi acquisti. Un’elevata percentuale degli intervistati in Italia afferma infatti di rimanere più fedele a chi offre servizi ibridi come la possibilità di acquistare online e restituire in negozio (60%) o la comodità di valutare un acquisto in negozio per poi concludere l’acquisto online, o viceversa (42%). Inoltre l’esperienza di acquisto in negozio integrata con strumenti e servizi tecnologici quali le casse self-service, il QR code o l’utilizzo delle applicazioni durante il check-out è valutata positivamente dai consumatori italiani: più di un terzo (35%) ha dichiarato di essere soddisfatto perché la tecnologia rende gli acquisti più veloci e un quarto (25%) ha affermato che visiterebbe più spesso un negozio che offre servizi di acquisto integrati con soluzioni tecnologiche. Nonostante i risultati, la ricerca ha evidenziato che solo il 20% dei marchi italiani ha già cominciato ad investire in soluzioni a supporto del commercio unificato. Il 33% afferma di stare iniziando ad investire in questo senso e il 39% è in fase di valutazione. Risultati simili a quelli emersi a livello internazionale, dove emerge che il 17% delle aziende sta già investendo nello Unified Commerce.

L’investimento in tecnologia può inoltre sostenere l’espansione delle aziende in nuovi mercati. Con un mercato locale che offre opportunità limitate, l’internazionalizzazione rappresenta la prima opzione per crescere, qualsiasi sia il settore di appartenenza. La propensione delle aziende a uscire dai confini italiani è in linea con la media globale, sono il 66% (contro il 68%) le aziende italiane che prevedono di espandersi in nuovi mercati nel 2023, la maggior parte (40%) attraverso l’e-commerce e il 26% tramite l’apertura di negozi fisici. In particolare, dall’Italia si va in Germania (42%), Francia (42%), Spagna (22%) e UK (19%). Se l’ambizione travalica i confini europei, i mercati di riferimento sono gli Stati Uniti (18)%, storico mercato per i prodotti made in Italy, Cina (12%) e Canada (12%). Per cercare di adeguarsi alle esigenze dei clienti stranieri, alcune aziende stanno ampliando i propri servizi legati alle metodologie di pagamento: Il 25% per esempio accetta metodi di pagamento internazionali come AliPay o WeChat Pay e il 34% è anche attrezzato per i nuovi portafogli digitali.

“Il comportamento dei consumatori si è evoluto rapidamente negli ultimi anni e le strategie che i le aziende retail prendono ora in merito agli investimenti tecnologici sono più importanti che mai”, ha dichiarato Roelant Prins, Chief Commercial Officer di Adyen. “La nostra ricerca ha evidenziato come l’uso della tecnologia, e in particolare del commercio unificato, possa supportare la crescita delle aziende con un approccio più agile e sofisticato che le aiuti a comprendere le tendenze dei clienti e le mutevoli richieste”.

Nuova app per L’Albero dei Sapori, il servizio delivery di DAP

Gestire la complessità assicurando un’esperienza unica e semplice: è la nuova app che Spider 4 Web ha sviluppato per DAP. L’azienda di Porcia, presente da oltre 40 anni nel settore della distribuzione di cibi e bevande, ha dedicato alla divisione L’Albero dei Sapori, servizio di delivery di prodotti freschi per la pausa pranzo, un’app specifica in grado di rispondere alle diverse richieste degli uffici e, al contempo, pianificare correttamente la preparazione dei cibi e la consegna. «Il risultato è uno strumento importante che ci permette di avere un contatto diretto con le persone che si rivolgono a noi per la loro pausa pranzo in ufficio, proponendo piatti in linea con i loro gusti», premette Stefano Venier, amministratore unico di DAP. Non un semplice e-commerce.

«La nuova app per il delivery de L’Albero dei Sapori rispecchia la volontà di interagire con i clienti, di ottimizzare i processi di gestione del servizio di prenotazione e di consegna dei pasti aziendali a domicilio. Il risultato è un’applicazione web e mobile di facile utilizzo per l’utente finale».

Se l’obiettivo di business per DAP era fornire alle aziende clienti la possibilità di offrire ai loro dipendenti e collaboratori un servizio di consegna di pasti a un prezzo convenzionato con prenotazione online, la risposta di Spider 4 Web si è concretizzata nello sviluppo di una app dedicata che gestisse sia le prenotazioni online, sia i processi interni aziendali. «La prima fase è stata quella dell’ascolto: le esigenze di DAP, i suoi obiettivi e l’organizzazione dei processi», spiega Andrea Pizzato, CEO di Spider 4 Web. «Questo ci ha permesso di elaborare un algoritmo specifico che tenesse conto di tutte le esigenze poste sul piatto. Quindi ci siamo concentrati sulla realizzazione del sito web per la prenotazione dei pasti. Dal portale, che è stato testato per migliorarne la user experience, è nata l’app mobile su tecnologia Android e iOS e sono stati sviluppati i cruscotti di monitoraggio dai quali ottenere statistiche e KPI».

Quanto è strategico per un’impresa investire su una app aziendale? «All’interno di un approccio interamente volto verso l’utente finale, le app garantiscono un valore aggiunto», risponde il CEO di Spider 4 Web. «Non solamente perché il nuovo Google Analytics 4, che soppianterà definitivamente il GA3 dal prossimo mese di luglio, è interamente incentrato sulla user experience, ma anche perché le app permettono di muoversi nel rispetto delle maglie della privacy, tema mai da sottovalutare». Terzo, ma non ultimo valore aggiunto: «Le app hanno una doppia valenza: una esterna, dedicata alla fidelizzazione dei clienti attraverso l’attivazione di un canale di comunicazione diretta e la possibilità di dare vita a un’esperienza personalizzata e una interna che può portare a ottimizzare i processi aziendali».

L’app di DAP per la divisione L’Albero dei Sapori ha permesso al momento di operare sul fronte interno con la gestione degli ordini e dei magazzini. «Entro l’estate sarà disponibile per i nostri clienti convenzionati nella provincia di Pordenone – conclude l’amministratore unico di DAP – che così potranno vivere una pausa pranzo diversa: la valorizzazione del prodotto fresco passerà attraverso un’esperienza di gusto».

Aziende alimentari, tassi di default in crescita per rincari energia e materie prime

Le aziende del settore alimentare mostrano un significativo incremento del tasso di default che a fine 2022 si attesta attorno al 4%. A reggere meglio è il comparto agricolo sebbene con tassi superiori al 2%. In generale, l’esame degli andamenti delle aziende nel 2021 e 2022 mette in evidenza come il contesto macroeconomico di instabilità abbia influenzato le performance del settore agricolo e parallelamente anche di quello alimentare, sebbene in modo differente. Sono queste alcune delle evidenze principali dello studio realizzato da CRIF Ratings, agenzia di rating del credito del gruppo CRIF. L’analisi è stata condotta su un campione di circa 11.000 aziende italiane, selezionate sulla base dei Codici Ateco 2007. Se da un lato nell’agroalimentare è stato registrato un deciso aumento dei fatturati, con una crescita generale del valore generato, dall’altro si è verificato un significativo incremento della rischiosità con i default che a livello nazionale sono aumentati di almeno 1 punto percentuale.

“Questo peggioramento così marcato del food & beverage è il riflesso della forte esposizione del comparto all’aumento dei prezzi delle materie prime e dell’energia, mentre risultano più in linea con le evidenze nazionali i tassi di default nel settore agricolo. La crescita record dei fatturati è riconducibile prevalentemente alla spinta dell’inflazione, che ha portato le imprese dell’agroalimentare a rialzare i prezzi dei propri prodotti a listino. Nel 2023, crediamo che i fatturati continueranno a progredire per effetto dell’inflazione, ma allo stesso tempo i margini operativi resteranno sotto pressione”, spiega Luca D’Amico, Amministratore Delegato di CRIF Ratings.

Nel complesso, allargando lo sguardo e guardando anche ad altri settori, entrambi comparti agricolo e alimentare, si collocano all’interno del ‘corridoio’ rappresentato dal cosiddetto “leisure” (che comprende ristorazione, viaggi e turismo, lotterie, attività ricreative, sportive e di intrattenimento), che segna i risultati più critici in assoluto, e dal comparto farmaceutico che segna invece i risultati migliori. In ogni caso, l’agroalimentare è comunque sopra la media italiana.

Bilanci e indebitamento delle imprese: aumenta il rischio
Andando a guardare l’indebitamento da parte delle imprese, emerge ancora più chiaramente l’immagine di un comparto posizionato su livelli di rischio superiori rispetto alla media nazionale. Nelle imprese agricole vediamo infatti un debito finanziario lordo quasi 7 volte superiore al margine operativo lordo, in media, un rapporto che scende a 4 nell’alimentare, ma che resta comunque sopra la media nazionale. A causa della pandemia le aziende dal 2020 hanno fatto maggiore ricorso al credito, accumulando una massa di debiti, che ha portato a un marcato squilibrio tra il debito e il margine operativo lordo. Il riassesto, con il ritorno ai livelli pre-Covid, viene rallentato attualmente da un contesto macroeconomico ancora instabile.

Allo stesso tempo, l’autofinanziamento delle imprese attraverso la gestione operativa risale a rilento, con un andamento molto più basso rispetto alla media italiana, andando a scapito della sostenibilità economica degli impegni contratti. Il settore alimentare infatti segna in media un margine operativo lordo che è circa 10 volte gli oneri finanziari, un rapporto che scende a 8 circa per l’agricoltura, quando la media nazionale è superiore alle 15 volte. Inoltre, attualmente la politica monetaria espansiva non gioca a favore e il contesto di rialzo, che continuerà del 2023, potrebbe mettere sotto pressione i settori e le imprese strutturalmente più fragili.

Invece, per quanto riguarda il rapporto tra cassa e debito finanziario, la liquidità aveva mostrato un miglioramento favorito dagli interventi governativi. Però, l’avvio dei rimborsi delle quote capitale porterà ad intaccare i livelli di liquidità delle imprese, con effetti maggiori in situazioni di sovra-indebitamento. Per l’alimentare, infatti, la cassa equivale all’80% circa del debito finanziario a breve, quota che nell’agricoltura scende al 60%, mentre la media nazionale si attesta sul 140%.

ESG, investimenti e le prossime sfide del comparto
Guardando ai prossimi passi del settore agroalimentare e agli investimenti, c’è molta strada da fare sulla digitalizzazione dei processi, sulla tracciabilità delle filiere, nonché sull’ottimizzazione delle risorse idriche ed energetiche, così come su tutti quei fattori che vanno a comporre gli indici ESG (Environmental, Social, Governance). Secondo quanto rilevato da Crif Ratings, infatti, il 95% delle aziende ha dei punteggi ESG negativi o pessimi. Le aziende agricole, oltre ad essere le più esposte ai rischi fisici e di transizione, sono anche caratterizzate da ampi margini di miglioramento sulle tematiche sociali (“S”: Social), con riferimento al forte precariato, stagionalità degli impieghi e, talvolta, dalla limitata attenzione a welfare/diritti umani. Sul piano della gestione di impresa invece (“G”: Governance), emerge come la maggior parte sono aziende per lo più a conduzione familiare, destrutturate, con poca trasparenza ed equità interna.

È un settore che può presentare esempi molto virtuosi, come le aziende che applicano circular economy e progetti di rigenerazione della biodiversità, sebbene questi aspetti difficilmente riescano ad emergere perché si tratta ancora di una casistica limitata. Sul piano dell’impatto ambientale (“E”:Environmental), le filiere agroalimentari nel loro complesso sono responsabili di una quantità molto consistente di emissioni di CO2. Proprio una delle sfide chiave è quella della protezione delle risorse naturali con la conservazione dell’ambiente, evitare il deterioramento dei terreni, limitare il contenimento dell’inquinamento delle fonti idriche, e contrastare la distruzione di ecosistemi.

Previsioni 2023 su agroalimentare e altri settori
L’andamento economico atteso, per quanto riguarda i settori manifattura, trasporti, agroalimentare e costruzioni, segna un pieno recupero del fatturato post pandemia. Nell’attuale contesto, il fatturato continuerà a crescere per l’effetto dell’inflazione ma, allo stesso tempo, i margini operativi resteranno sotto pressione a causa degli elevati costi energetici e le oscillazioni del prezzo delle materie prime. L’effetto sul settore delle Utilities si diversificherà in base al posizionamento nella filiera dell’energia, con forte effetto inflattivo generato sui ricavi, ma potrebbe provocare degli impatti negativi in termini di redditività, specie per attività di vendita e re-selling. Il settore terziario è invece previsto in forte recupero rispetto al 2019, anche perché meno esposto al tema dei costi fissi e materie prime.

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