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MD debutta ad Agordo, primo punto vendita in provincia di Belluno

Conquista una nuova provincia italiana, Belluno, con l’apertura del primo punto vendita ad Agordo MD S.p.A, primaria insegna italiano del settore discount. Lo store, in affiliazione, aprirà giovedì 1° febbraio alle ore 8.30 in via Valcozzena 31, e porta a 15 i punti vendita presenti in Veneto.

Il nuovo store MD, di proprietà della Walber S.p.A, è un negozio di 480 metri quadri a pianta rettangolare con cinque dipendenti di età media sui 45 anni, tutti del territorio. La Walber S.p.A ha scelto MD S.p.A come partner commerciale per la grande affidabilità che la rappresenta: con un fatturato 2017 di 2,3 miliardi di euro, è il secondo player italiano del settore discount con una quota di mercato del 15% e dispone di sette centri logistici sparsi su tutto il territorio italiano, di cui due nel Nord Italia: Trezzo (MI) e Verdellino (BG), in posizione strategica per fornire a tutti i punti vendita del Nord prodotti sempre freschi di giornata.

Il Gruppo, con sede a Gricignano di Aversa, occupa oltre 6000 dipendenti e, da un’indagine realizzata in esclusiva dalla società tedesca indipendente Statista per il settimanale Panorama, è stato inserito tra le aziende dove si lavora meglio in Italia e al primo posto tra le aziende della grande distribuzione alimentare.

«Abbiamo visto in Agordo una città che punta sul commercio e voluto contribuire in modo attivo all’economia di questo bellissimo territorio – spiega il presidente di MD S.p.A Patrizio Podini -. L’ubicazione del negozio, proprio all’incrocio tra la Strada Provinciale 347, la Strada Provinciale 3 e la Strada Statale 203 Agordina, è stata scelta per soddisfare il vasto bacino di utenza che attualmente non è servito da discount e per offrire ai residenti prodotti di qualità a prezzi concorrenziali».

L’MD di via Valcozzena accoglie i clienti in un ambiente luminoso, due casse e quattro corsie simmetriche di vendita. All’ingresso il reparto ortofrutta a libero servizio offre frutta e verdura di stagione anche da agricoltura biologica. Sono oltre 2000 le referenze a marchio privato presenti nel punto vendita, tra cui linee di prodotti salutistici, per intolleranti, vegani o vegetariani e prodotti DOP e IGP. Lo store è aperto da lunedì a sabato dalle 8.30 alle 19.00 e dispone di un parcheggio con 30 posti auto.

Lidl corre in casa: è main sponsor di Veronamarathon Eventi

Un 2018 nel segno dello sport e del territorio per Lidl, che diventa il nuovo main sponsor di Veronamarathon Eventi con una partnership che si estende a tutti gli eventi di running in programma quest’anno nella città scaligera. Proprio nella provincia dove si trova la sede italiana dell’insegna tedesca, che conta più di 600 supermercati in tutta Italia.

La collaborazione parte il 18 febbraio, quando Lidl sarà presente in tutti i momenti salienti della 11° Gensan Giulietta&Romeo Half Marathon, della AGSM Duo Marathon e della Lidl Monument Run: una corsa non competitiva, rivolta a chi non ama le lunghe distanze, alle famiglie e ai bambini. Non solo in questo caso il pettorale riporterà il logo dell’Azienda, ma tutti gli iscritti otterranno un pacco gara che contiene un prodotto di punta dell’Insegna: la polpa di pomodoro “BIO ORGANIC – ITALIAMO”, un’eccellenza alimentare interamente biologica. Oltre alla visibilità del brand lungo il tracciato e sui canali di comunicazione della manifestazione, i partecipanti potranno recuperare le energie con i prodotti a marchio Lidl offerti nei numerosi punti ristoro. La Catena di supermercati ha pensato anche ai runner che seguono diete alimentari differenti, inserendo nel grande buffet finale in piazza Bra i propri prodotti senza glutine “Free From”.

«Siamo orgogliosi di consolidare la nostra vicinanza al mondo sportivo e al territorio con Veronamarathon Eventi – ha detto Alessia Bonifazi, Responsabile Comunicazione di Lidl Italia -. Riconosciamo il valore di queste iniziative podistiche che incentivano non solo il sano agonismo, ma che si rivolgono anche al grande pubblico di amatori. In particolare, con la Lidl Monument Run, la nuova corsa non competitiva panoramica che porta il nostro nome, molte famiglie potranno trascorrere una giornata all’insegna dello sport e del divertimento».

Educare a uno stile di vita sano, che passa prima di tutto attraverso una sana alimentazione e una corretta attività fisica, sono concetti che Lidl promuove e che saranno veicolati in queste occasioni. Obiettivi che si riflettono anche nell’assortimento di Lidl, sempre più votato ad un’alimentazione salutare e sostenibile dal punto di vista sociale e ambientale.

Bennet smart, il concept giovane, dedicato ai giovani. Fotonotizia

Bennet testa bennet smart: il primo punto vendita dedicato alle nuove generazioni.

Un luogo dove la spesa possa evolversi, per divenire un’esperienza che ampli le conoscenze ed esplori prodotti di qualità in percorsi nuovi ma sempre pratici e razionali.

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Md Spa: nelle ex acciaierie di Cortenuova un mega polo logistico

Un investimento di oltre 80 milioni di Euro e una superfice di circa 270.000 mq: grandi numeri per il nuovo progetto di MD S.p.A. che prevede la realizzazione di un polo logistico e di uffici sul terreno delle ex acciaierie di Cortenuova (Santa Maria del Sasso – Bergamo).

Il 18 gennaio 2018 il Gruppo leader nella distribuzione discount si è infatti aggiudicato l’asta per il terreno dove sorgeva l’impianto industriale con un offerta di 13 milioni e 85 mila euro, avanzata dalla propria società Sequenza Spa di Bolzano.

L’acquisizione è legata a un progetto di riqualificazione dell’area con la potenziale costruzione di un polo logistico e uffici per un copertura di circa 160.000 mq e avrà il suo punto di forza in un capannone, realizzato con le più avanzate e moderne tecniche di costruzione e attrezzature logistiche.

Oltre al costo del terreno l’investimento previsto per la costruzione delle strutture è stimato, appunto, in circa 80 milioni di Euro.

Il nuovo polo logistico si prospetta come il più grande in Italia nel canale discount. Collocato in una posizione strategica e baricentrica per la distribuzione, consentirà a MD S.p.A di servire tutti i numerosi punti vendita del Nord e Centro – Nord, sia quelli attuali, sia quelli inseriti nel consistente piano di sviluppo triennale del Gruppo che prevede l’apertura di 90 nuovi punti vendita in Italia (attualmente sono 725) per un investimento complessivo di oltre 488 milioni di Euro.   

Il nuovo insediamento contribuirà inoltre alla riqualificazione di una zona depressa dove le strutture commerciali sono abbandonate da diverso tempo, dando anche un forte impulso all’occupazione nella zona.

Retailer che innovano: lo store, i clienti, le strategie. La Survey di JDA e RSR

Retailer disruptor: chi sono esattamente? Quali strategie stanno adottando? Quali obiettivi si propongono? In cosa  e in che misura differiscono dai retailer tradizionali?

Sono questi alcuni dei temi affrontati dalla 2018 Retail Disruptors Survey, presentata da JDA Software Group, Inc. ed elaborata da Retail Systems Research (RSR), coinvolgendo oltre 100 retailer mondiali (innovatori e non).

“I risultati dell’indagine sono chiari: gli innovatori sono più disposti a sacrificare una crescita più rapida per riuscire ad offrire l’esperienza cliente che gli acquirenti si aspettano. I retailer innovativi inoltre sono consapevoli che la tecnologia rappresenti un fattore strategico e non solo un costo da gestire. Questa consapevolezza sarà fondamentale per il loro successo nella fase di  continua evoluzione del settore ” ha dichiarato JoAnn Martin, vice president industry strategy, JDA.

Gli highlights della survey

Dalla ricerca è emerso che:

– Sono essenzialmente 4 le aree principali su cui i disruptors stanno focalizzando le proprie strategie: omnichannel (vedi tavola), informed insight (frutto della combinazione di dati e intuizione umana), customer acquisition (l‘esperienza del cliente si conferma la priorità più alta) e ruolo dello store.

– Deve essere sfatato il mito per cui i disruptor giocano un ruolo essenzialmente digitale. E l’acquisizione di Whole Foods da parte di Amazon ne è la prova lampante.

– Disruptor e tecnologie: l’obiettivo è fare investimenti ponderati che attirino i clienti e supportino velocità ed efficienza. 

– Il futuro dei disruptor giunti alla maturità.

Identikit degli innovatori nel retail

Ma quali sono le peculiarità che accomunano tra loro i disruptor, distinguendoli dai retailer più tradizionali?

I retailer intervistati da RSR indicano tre fattori chiave che li rendono innovatori: forniscono prodotti e servizi di altissima qualità (53%); sono molto più veloci e reattivi dei retailer tradizionali (51%) e hanno cambiato radicalmente l’esperienza cliente (42%).

 

E i risultati parlano chiaro: il 66% degli innovatori ha dichiarato di essere profittevole, mentre il 18% ha affermato di diventarlo nei prossimi 18 mesi. Il 49% dei retailer innovativi cresce a un tasso annuale superiore all’11%, mentre solo il 30% dei retailer tradizionali registra la stessa percentuale di crescita. I risultati completi della 2018 Retail Disruptors Survey sono disponibili qui.

I must per i retailer innovativi

Gli innovatori affermano che la chiave del loro successo risiede nella velocità fornita dalla tecnologia, nel bilanciare i profitti e nel mantenere le promesse al cliente. L’affidabilità, in particolare l’attenzione alla coerenza di esecuzione (62%) e alla profittabilità (60%), è la qualità che gli innovatori ritengono più importante, mentre si rifiutano di sacrificare la redditività per una crescita più rapida.

 Gli innovatori affrontano la tecnologia in modo diverso

I retailer innovativi hanno più successo nell’utilizzare la tecnologia per migliorare l’esperienza cliente rispetto a quelli tradizionali. Il 25% degli innovatori offre un’esperienza di shopping continua attraverso tutti i canali, rispetto al solo 13% dei tradizionali.

Dalla survey emerge pure come gli innovatori attribuiscano alle intuizioni umane lo stesso valore di quelle basate sui dati in settori chiave, mentre i tradizionali sono meno propensi:

  • Operazioni in negozio: 40% degli innovatori vs. 29% dei tradizionali
  • Approvvigionamento e procurement: 34% degli innovatori vs. 29% dei tradizionali
  • Merchandising: 34% degli innovatori vs. 16% dei non innovatori

Investimenti in tecnologie digitali

I retailer innovativi privilegiano investimenti in funzionalità digitali incentrate sul cliente: parliamo del 25% dei disruptor rispetto a un più risicato 19% dei tradizionali.

E non basta: dei non innovatori il 35% non ha intenzione di implementare nuove tecnologie, mentre tra i disruptor la percentuale scende al 25%.

Il cliente, fulcro del business

Gli investimenti in funzionalià digitali mostrano che gli innovatori sono concentrati al massimo sull’esperienza del cliente, e quindi implementano tecnologie che consentono di migliorare questa esperienza:

  • Social media per il coinvolgimento del cliente: 60% dei innovatori vs. 55% dei non innovatori
  • Dispositivi mobile per il personale in negozio: 51% dei innovatori vs. 38% dei non innovatori
  • Integrazione di dispositivi IoT e dati: 51% dei innovatori vs. 45% dei non innovatori

Le aree di investimento più soddisfacenti

  • Visibilità totale della supply chain: 49% degli innovatori vs. 23% dei non innovatori
  • Centri di distribuzione regionale o localizzata: 38% degli innovatori vs. 30% dei non innovatori
  • Collaborazione con i fornitori: 38% degli innovatori vs. 29% dei non innovatori

 

“Gli innovatori sono più propensi a implementare nuove tecnologie per migliorare l’esperienza del cliente, ma sono anche pronti a cambiare rotta quando non vedono i benefici previsti.”, ha osservato Martin.

La customer experience

tutti i retailer concordano sul fatto che investire nella customer experience è fondamentale per attirare clienti presso i propri negozi e farli ritornare (55% degli innovatori vs. il 54% dei non innovatori).

Dove invece si notano più discrepanze tra innovatori e non sono:

il lifestyle (58% di disruptor vs 45 nd);

eventi e attività orientati al cliente (57% vs 34%)

 

Il futuro dei negozi fisici

I risultati dell’indagine confermano che i negozi fisici non scompariranno a breve: 87% degli innovatori e 79% dei non innovatori hanno negozi fisici e continueranno ad aprirne altri in futuro. Ma la chiave del successo dei punti vendita sta nel creare esperienze accattivanti e nell’utilizzarli anche come centri di distribuzione per evadere gli ordini effettuati attraverso altri canali. Il 71% degli innovatori intervistati ha dichiarato che la soddisfazione cross-channel porterà traffico nei negozi, un chiaro segno che le opzioni volte alla soddisfazione del cliente come acquistare online, ritirare in negozio (BOPIS) e acquistare online e fare il reso in negozio (BORIS) saranno sempre più diffuse. Anche la tecnologia interattiva (62%) e i programmi di fidelizzazione (60%) sono consideranti rilevanti per  favorire l’incremento delle  visite ai negozi.

 

 

Chi è Aldi, il discount tedesco che aprirà il primo punto vendita italiano il 15 gennaio

Dopo tanta attesa, la sede e il Cedi posizionato a Verona e un’espansione prevista per ora nel Nord Italia c’è una data: il 15 gennaio, fissato per l’inaugurazione del primo punto vendita Aldi in Italia. Per ora il riserbo è strettissimo sulla location: si sa solo che sarà in una regione del Nord.

La catena discount concorrente di Lidl è una potenza in Germania. Acronimo di ALbrecht-DIscount) è stata fondata dai fratelli Karl e Theo ALbrecht che avevano rilevato a Essen-Schonnebeck il “commercio di prodotti da forno” di famiglia, aperto nel 1913, nel 1946. Nel 1961 decidono di dividere l’impresa in due insegne, strettamente collegate: Aldi Nord e Aldi Sud che si spartiscono il territorio al di fuori di ogni logica di concorrenza.

Nel suo complesso i due Aldi posseggono 14.429 punti vendita di cui 4.789 Nord, e Aldi Süd 5.760 (di cui all’estero,  3.880).

Fuori dalla Germania la catena è presente in Australia, Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Ungheria, Irlanda, Lussemburgo, Olanda, Polonia, Portogallo, Slovenia, Spagna, Svizzera, Regno Unito e Stati Uniti.

Nata con la filosofia della “concentrazione sull’essenziale”, l’insegna si è rivelata negli ultimi anni estremamente attenta ai nuovi sviluppi del mercato e alle esigenze del nuovo consumatore. Tanto che ne abbiamo parlato più volte anche su instoremag: per questo qui di seguito vi riproponiamo i link ad alcuni nostri articoli, utili per farsi un’idea su cosa dobbiamo aspettarci dal discount tedesco che ha rivoluzionato ad esempio il mercato della Gdo britannica (insieme a Lidl), andando seriamente a minacciare ai tempi della crisi economica il dominio sul mercato delle “Big 4” e scatenando una vera e propria guerra dei prezzi, le tradizionali insegne della Gdo. Anche se immaginiamo la localizzazione sul mercato italiano sarà inevitabile e apporterà i dovuti aggiustamenti.

È Aldi l’insegna più amata dai giovani tedeschi, piacerà anche ai giovani italiani?

Stop ai sacchetti monouso da Aldi (compresi carta e compostabili)

Una serie video per promuovere i propri vini: succede, da Aldi Sud

Aldi Sud apre un bistrò pop up per l’estate, con i suoi prodotti

Aldi lancia un servizio di music streaming in Germania e fa concorrenza a Spotify

 

Pane: fresco, artigianale e con materie prime poco raffinate. Si ritorna alle origini

Pane? Sì, certo, ma fresco e naturale, perché l’importante è che faccia bene. Il benessere in tavola, ricomincia da qui.

Ecco uno dei dati principali emersi da un convegno AIBI, l’Associazione Italiana Bakery Ingredients, anizzato durante il Sigep.

“E’ una sorta di ritorno alle origini – ha spiegato al convegno Palmino Poli, presidente di AIBI – di rincorsa alla naturalità intesa come leggerezza e salute. In un mondo sempre più tecnologico, può sorprendere ma, come abbiamo visto al convegno, la ricerca del naturale appartiene anche ad epoche diverse ed il pane, che fin dall’antichità è visto come ‘dono degli dei’, rappresenta al meglio questa tendenza di consumo, vecchia e nuova al tempo stesso”.

Free from e materie selezionate

Tra il 2011 ed il 2016, è il pane a valore aggiunto, prodotto con materie prime selezionate, quello che ha guadagnato maggiori consensi, con una crescita del 10%. Oggi, secondo Cerved, il segmento più vivace del settore punta proprio sul binomio “naturale-salutare”: attualmente questa componente vale il 20% dell’intero mercato ma è destinata a crescere ancora.

In particolare, il consumatore di oggi chiede un pane fresco e artigianale, ottenuto con materie prime poco raffinate. Non compra sempre lo stesso tipo di pane ma ne cerca e ne sperimenta di nuovi.  Anche nell’arte bianca si assiste al trionfo del “free from”: senza sale, senza glutine, senza grassi. 

Materie prime selezionate

Ciò spiega il successo dei pani realizzati con un importante contributo nutrizionale: multicereali, multivitaminici, ricchi di fibre e sali minerali, ma con un ridotto contenuto di sodio. In generale le farine sono sempre più altamente selezionate, con l’obiettivo di offrire prodotti di qualità: poco raffinate, integrali, biologiche, con un alto valore proteico, con un basso indice di glutine, macinate a pietra o a km 0.

E la pasticceria non è da meno

Piacciono sempre di più le brioche integrali, oppure realizzate con farina di cereali e con zucchero di canna, arricchite con ingredienti naturali, come la frutta secca ed i frutti di bosco. I panificatori puntano su soluzioni alleggerite delle ricette classiche: grassi diversi e più salutistici come l’olio d’oliva, ricotta di capra al posto di pecora, pasta di mandorle con meno zucchero.

Un passaporto per il futuro

Grazie alla ricerca scientifica, si potrà andare ben oltre la lista degli ingredienti e dare informazioni al pubblico sulla naturalità dei prodotti e degli ingredienti. Al convegno AIBI, Cesare Manetti, responsabile del corso in Biotecnologie Agro-Industriali e Scienze e Tecnologie Alimentari dell’Università “La Sapienza” ha spiegato i vantaggi del “Passaporto dell’Alimento”, che permetterebbe di disegnare il “profilo”, ovvero l’identitkit del pane, e di confrontarlo con i “profili” dei consumatori. “Oggi – ha sottolineato Manetti – la scienza può comprendere quanto la fase di trasformazione possa conservare il ‘naturale’ e, sulla base di queste indicazioni, selezionare processi più adatti a conservare la ‘naturalità’ degli ingredienti.

Roberto Capello, presidente della Federazione italiana panificatori, guarda con favore al contributo della ricerca. “Il rigore scientifico – afferma – può aiutarci a definire sempre meglio cosa deve davvero intendersi per ‘naturale’. Al contrario, assistiamo ad un impiego spesso arbitrario di questo aggettivo, sia in senso positivo che negativo. Il motivo? Non esiste una definizione legislativa di naturalità e, cosa ancora più grave, manca in Italia una vera cultura del pane, che aiuterebbe a fare chiarezza e ad impedire la diffusione di notizie infondate e pericolose sul nostro modo di lavorare e sui prodotti della panificazione artigianale”.

Il carrello della spesa di Amazon è sempre più pieno: e il 2018 sarà l’anno del fresco

Oggi apre al pubblico (in ritardo) Amazon Go, il supermercato senza cassa, a Seattle, ma ormai Amazon è un protagonista sempre più importante della spesa: secondo uno studio di One Click Retail nel 2017 ha raggiunto il 18% di quota di mercato nella spesa online negli USA: il doppio di Walmart. E in crescita del 59% sul 2016 con un fatturato intorno ai 2 miliardi di dollari. Quanto meno per ora, sono le bevande gli articoli più venduti. Ma il fresco, anche se lentamente, avanza.

Lo studio prende in considerazione oltre agli USA gli altri due principali mercati del grocery Amazon, Regno Unito e Germania, che hanno visto incrementi di vendita simili (+56% e +54% rispettivamente). Ma il fresco avanza.

Anche se per ora gli articoli più venduti sono bevande, alcoliche e non (con acqua e energy drink in cima alla lista), cialde per caffè e alimenti per l’infanzia, lo studio prevede una forte crescita del fresco grazie alla consegna in un’ora e al superamento, graduale, della tendenza a voler “toccare con mano” ciò che mangiamo.

La crescente abitudine alle spese online e la fiducia in Amazon come operatore, ritmi di vita frenetici che portano a risparmiare tempo ove possibile (e cosa di meglio di un negozio dove si può acquistare letteralmente di tutto, dall’auto allo spazzolino, alla passata di pomodoro?), la diffusione del programma Amazon Prime a nuovi utenti (con una vera e propria impennata nel periodo delle feste) e nuove aree e di Pantry, la spesa in abbonamento che rifornisce periodicamente la dispensa, porteranno a un ulteriore affermazione della spesa firmata Amazon nel 2018. Una grossa spinta è venuta anche dall’acquisizione dei 470 store fisici di Whole Foods Market, che nella seconda parte del 2017 ha visto un aumento delle vendite, con il marchio Whole Foods “365 Everyday Value” che solo nella prima settimana dall’acquisizione ha venduto il 90% dei suoi 2000 prodotti andando praticamente sold out su Amazon. Oggi è la seconda private label Amazon dietro a AmazonBasics.

Ma parallelamente sono aumentate anche le vendite di Amazon Fresh, con le vendite settimanali che nel corso del 2017 sono passate da 3 al 7 milioni di dollari e una stima annuale di 350 milioni di euro.

Ma cosa hanno comprato gli americani (la solita anteprima di cosa compreremo noi tra un paio di ani? Vedremo).

Latticini primi con 85 milioni, seguiti da carne, verdura e frutta e una quota di biologico del 25%.

L’acqusizione dei supermercati che hanno fatto del biologico una bandiera insomma ha consentito alla compagnia di Jeff Bezos il salto nella percezione dei consumatori da frnirore di spesa non.food veloce ed economica a fornitore di prodotto freschi e di qualità.  E a Whole Food Market, insegna sull’orlo del fallimento, di risorgere. E potrebbe portare, come ha spesso fatto la compagnia di Seattle, a un cambio di paradigma, che coinvolgerà il modo in cui si fa la spesa di tutti i giorni.

D.IT ancora più forte con l’ingresso di Sisa Sicilia Spa e i suoi 150 pdv

La compagine di D.IT – Distribuzione Italiana, a meno di un anno dal lancio avvenuto lo scorso maggio per volontà di Sisa e di Sigma, si rafforza con l’ingresso di Sisa Sicilia Spa, che si avvale di un Ce.Di a Carini (Pa) e porta in dote a D.IT una rete multicanale composta da circa 150 punti di vendita tra negozi di vicinato, supermercati e superstore, per una superficie complessiva media di circa 500 mq e una quota del mercato retail isolano pari al 5%.

Un’evoluzione perfettamente in linea con la filosofia portante di D.IT che vede nella sinergia uno dei due assi portanti del proprio business, insieme a quello dell’identità.

L’identità si concretizza nei tratti distintivi tipici della migliore distribuzione organizzata: il radicamento territoriale (1.800 pdv sul territorio), la valorizzazione della prossimità, la conoscenza dei clienti e delle loro esigenze, la consapevolezza di essere parte integrante delle comunità in cui si opera. La sinergia è la chiave su cui si fondano le strategie di D.IT e si declina a livello sia centrale (rapporti con l’industria di marca, marketing, crm, loyalty, progetti trasversali, ecc.) che periferico.

D.IT e la MDD

Un’area sulla quale Distribuzione Italiana ha lavorato molto in questi mesi è la marca del distributore che già nell’anno appena concluso ha fatto segnare incrementi a valore (+3,4%) e a volume (4,5%). La mdd sarà un fattore-chiave dello sviluppo di D.IT, che ne ha ridefinito l’assortimento segmentandola in gamme mainstream e trasversali. Le prime continuano a valorizzare i due brand storici – Sigma e Sisa – e il mix di qualità, fiducia, tradizione e innovazione di cui sono espressione. Le linee specialistiche, trasversali alle insegne, si inseriscono nei segmenti più dinamici della private label: le specialità della gastronomia regionale firmate “Gusto&Passione”, i prodotti green della linea “VerdeMio”, quelli orientati al benessere a marchio “Equilibrio&Piacere”, senza dimenticare le oltre cento referenze della gamma di primo prezzo. La private label D.IT quest’anno sarà sostenuta da un piano promozionale dedicato: l’obiettivo è centrare una crescita annua a doppia cifra.

 

 

Guerra alla plastica: la strategia dell’Ue punta su innovazione ed economia circolare

Economia circolare e riduzione dell’uso della plastica: anche l’Unione europea prende posizione e affronta un tema sempre più d’attualità, quella della gestione dei rifiuti di plastica. Un materiale inquinante a lunghissimo termine che sta soffocando i mari ed entrando – per mezzo delle microplastiche – anche nella nostra catena alimentare e nei nostri organismi.

«Se non modifichiamo il modo in cui produciamo e utilizziamo le materie plastiche, nel 2050 nei nostri oceani ci sarà più plastica che pesci – ha detto Frans Timmermans, primo vicepresidente responsabile per lo sviluppo sostenibile -. Dobbiamo impedire che la plastica continui a raggiungere le nostre acque, il nostro cibo e anche il nostro organismo. L’unica soluzione a lungo termine è ridurre i rifiuti di plastica riciclando e riutilizzando di più. Si tratta di una sfida che i cittadini, le imprese e le amministrazioni pubbliche devono affrontare insieme. Con la strategia dell’UE sulla plastica stiamo inoltre propugnando un nuovo modello di economia più circolare. Occorre investire in nuove tecnologie innovative che proteggano i nostri cittadini e mantengano il nostro ambiente sicuro, senza farci rinunciare alla competitività della nostra industria».

“Porre le basi per una nuova economia delle materie plastiche, in cui la progettazione e la produzione rispettino le necessità del riutilizzo, della riparazione e del riciclaggio e in cui siano sviluppati materiali più sostenibili” è dunque l’obiettivo del piano strategico dell’Ue, che 

adottato un quadro di monitoraggio, costituito da una serie di dieci indicatori chiave lungo tutte le fasi del ciclo, per misurare i progressi compiuti nella transizione verso un’economia circolare a livello nazionale e di UE. Tra i punti chiave:

  • Rendere il riciclaggio redditizio per le imprese: saranno sviluppate nuove norme sugli imballaggi al fine di migliorare la riciclabilità delle materie plastiche utilizzate sul mercato e accrescere la domanda di contenuto di plastica riciclata. Previsti impianti di riciclaggio più efficienti e capaci e un sistema per la raccolta differenziata e lo smistamento dei rifiuti migliore e standardizzato.
  • Ridurre i rifiuti di plastica: la normativa europea ha già determinato una significativa riduzione dell’uso di sacchetti di plastica in diversi Stati membri. I nuovi piani si concentreranno ora su altri prodotti di plastica monouso e attrezzi da pesca, sostenendo campagne di sensibilizzazione nazionali e determinando l’ambito di applicazione delle nuove norme che saranno proposte a livello di UE nel 2018 sulla base di una consultazione delle parti interessate e di studi scientifici. La Commissione adotterà inoltre nuove misure per limitare l’uso delle microplastiche nei prodotti e stabilire l’etichettatura delle plastiche biodegradabili e compostabili.
  • Fermare la dispersione di rifiuti in mare: nuove disposizioni relative agli impianti portuali di raccolta si concentreranno sui rifiuti marini nelle acque prevedendo misure intese a garantire che i rifiuti generati a bordo di imbarcazioni o raccolti in mare non siano abbandonati, ma riportati a terra e lì adeguatamente gestiti.
  • Orientare gli investimenti e l’innovazione: la Commissione fornirà orientamenti alle autorità nazionali e alle imprese europee su come ridurre al minimo i rifiuti di plastica alla fonte. Il sostegno all’innovazione sarà aumentato, con 100 milioni di Euro di finanziamenti ulteriori per lo sviluppo di materiali plastici più intelligenti e più riciclabili, per processi di riciclaggio più efficienti e per tracciare e rimuovere le sostanze pericolose e i contaminanti dalle materie plastiche riciclate.
  • Stimolare il cambiamento in tutto il mondo: l’Unione europea lavorerà con i suoi partner in tutto il mondo per proporre soluzioni globali e sviluppare standard internazionali. 

La Commissione intende avviare la revisione della direttiva sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggi ed elaborare orientamenti per la raccolta differenziata e lo smistamento dei rifiuti perché siano pronti nel 2019.

Dei 25 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica prodotti ogni anno in Europa, meno del 30% è raccolto per essere riciclata. Nel mondo, le materie plastiche rappresentano l’85% dei rifiuti sulle spiagge. Le materie plastiche raggiungono anche i polmoni e le tavole dei cittadini europei, con la presenza nell’aria, nell’acqua e nel cibo di microplastiche i cui effetti sulla salute umana restano sconosciuti.

 

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