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Carne di pollo, un settore che cresce da 5 anni

In controtendenza rispetto a molte altre filiere zootecniche, quella avicola, dal 2012 al 2016, ha fatto registrare segnali di crescita costante.

Secondo le rilevazioni Ismea il settore, infatti, vale alla produzione oltre 2,7 miliardi e incide sul fatturato agricolo per il 7,9% e per il 4,1% su quello industriale.

In termini di domanda interna, il pollo ricopre la quota più importante tra i prodotti carnei consumati nel 2016: 30%, mentre i consumi pro capite sono passati da 19,5 nel 2012 a 20,4 Kg nel 2016, superando il consumo pro capite dei carne bovina che si attesta a 17,1Kg.

Nell’ambito dei consumi domestici delle famiglie nell’arco del quinquennio ‘12/’16 la carne di pollo è l’unico prodotto a segnare un incremento dei volumi e della spesa.

Fonte Ismea

I consumi domestici analizzati per aree geografiche evidenziano andamenti positivi per le aree del Centro e del Nord, meno bene quelle meridionali, dove si registra una contrazione sia della spesa che dei volumi, ma probabilmente il dato è “viziato” dal fatto che in queste aree sono molto diffusi gli allevamenti amatoriali e l’autoconsumo, fenomeni che sfuggono alla rilevazione degli acquisti.

L’identikit del consumatore

Chi acquista di più carne di pollo?

Una rilevazione in base alle fasce di età ha dimostrato che i consumatori tra i 45 e i 54 anni mantengono stabili gli acquisti di prodotti avicoli sia in termini di volume che di spesa.

Aumentano invece i volumi del 7% tra i giovanissimi (sotto i 34 anni) e del 9% tra i consumatori over 64.

A tentennare sono invece gli acquisti effettuati da categoria con responsabile acquisti in fascia 34/44 anni (-8%).

I canali distributivi

Oltre 70% degli acquisti di carni avicole avviene negli iper/super mercati; in espansioneespansione anche i discount che stanno acquistando la loro fetta di consumatori (20% in quota con un trend nel quinquennio del +57%).

 

Da Walmart a Nestlé alleanza con la tecnologia blockchain Ibm per un cibo più sicuro

Ci sono i grandi nomi della filiera alimentare (da Nestlé a Walmart, da Dole a Golden State Foods, da Kroger a Tyson Foods e McCormick and Company) nel consorzio di aziende che ha annunciato la collaborazione con IBM per un progetto basato su tecnologia blockchain. Obiettivo: migliorare la trasparenza della filiera alimentare a livello globale. E quindi la sicurezza.

Ogni anno infatti una persona su dieci contrae malattie in seguito all’assunzione di cibo contaminato, e 400.000 persone muoiono per le conseguenze. Molti dei problemi critici che riguardano la sicurezza alimentare, come contagio incrociato e diffusione di patologie, sono acutizzati dal mancato accesso a informazioni e tracciabilità. L’identificazione del punto esatto dal quale si è originato il problema può richiedere settimane, con tutti i rischi legati alla sua diffusione, ai mancati introiti e allo spreco dei prodotti. Ad esempio, per identificare la fonte di contaminazione agricola in occasione di un recente caso di salmonella nella papaya sono stati necessari più di due mesi.

 

Cooperazione e tecnologia per bloccare la catena in pochi minuti

La blockchain è lo strumento ideale per affrontare tali sfide poiché definisce un ambiente fidato per tutte le transazioni. Nel caso della supply chain alimentare, tutti i partecipanti – agricoltori, fornitori, trasformatori, distributori, rivenditori, regolatori e consumatori – possono accedere alle informazioni relative all’origine e allo stato degli alimenti a ogni passo della catena. Ciò permette a tutti i componenti dell’ecosistema di tracciare velocemente, e all’origine, i prodotti che sono stati esposti a un contagio, assicurando così la rimozione dagli scaffali e fermando la diffusione di problemi sanitari.

In test svolti sia in Cina che negli Stati Uniti, IBM e Walmart hanno di recente dimostrato che la blockchain può essere utilizzata per tracciare un prodotto, dall’azienda agricola per tutti gli stadi successivi fino agli scaffali del negozio, nel giro di pochi secondi, anziché in giorni o settimane. Questi test hanno inoltre dimostrato che le parti coinvolte nell’intera supply chain alimentare globale considerano la sicurezza degli alimenti un problema di collaborazione piuttosto che un problema di concorrenza, e sono disponibili a cooperare per migliorare il sistema alimentare globale. 

Come ha spiegato Frank Yiannas, vice presidente, Food Safety, Walmart, «La tecnologia blockchain consente lo sviluppo di una nuova era di trasparenza end-to-end nel sistema alimentare globale, e ciò implica la possibilità di fare luce sui protagonisti dell’ecosistema alimentare che promuoveranno ulteriormente azioni e comportamenti responsabili. Essa permetterà inoltre alle aziende di condividere le informazioni rapidamente e con sicurezza tramite una rete potente e affidabile. Ciò è fondamentale per assicurare che il sistema alimentare globale sia sicuro per tutti».

 

Integrazione e sicurezza

Per velocizzare l’adozione di questa tecnologia – le blockchain sono già utilizzate nei più svariati settori, dalla floricultura agli immobili, dalla finanza all’istruzione, dalle assicurazioni e ai servizi medici -IBM sta per introdurre la prima piattaforma di produzione blockchain enterprise-grade totalmente integrata e sviluppata con un lavoro realizzato con oltre 400 aziende.

Ampiamente testata e pilotata, la piattaforma si occupa di numerosi punti critici delle imprese, compresi i requisiti aziendali e tecnici in materia di sicurezza, performance, collaborazione e privacy. Si basa su un’architettura che utilizza oltre il 55% dei sistemi di transazione globali attualmente esistenti. Operando nel cloud IBM, offre una protezione eccezionale dagli abusi di credenziali degli utenti interni e da malware hardware, e assicura la protezione della crittografia hardware. IBM Blockchain Platform assicura il livello di protezione 4 FIPS140-2 antimanomissione più elevato disponibile in commercio per le chiavi di crittografia. IBM non può accedere in nessun caso ai dati crittografati dell’ecosistema blockchain, neppure per decisione giudiziaria. 

Zalando cresce in doppia cifra e punta sull’Italia con un secondo centro logistico

Il centro logistico Zalando di Erfurt.

Crescita in doppia cifra per Zalando, con ricavi aumentati del 21,5% nel primo semestre del 2017. Un boom a cui non è estranea l’Italia, dove l’azienda tedesca ha annunciato l’apertura di un secondo centro di distribuzione dopo il magazzino satellite di Stradella, in provincia di Pavia. La nuova struttura sarà di dimensioni comparabili a quelle degli esistenti hub di Lahr, Erfurt e Mönchengladbach, e opererà in parallelo al magazzino satellite di Stradella (provincia di Pavia, attivo da inizio 2016), tuttavia servendo più mercati e non limitandosi alla sola distribuzione sul suolo italiano. I lavori di costruzione del nuovo magazzino inizieranno nell’arco dei prossimi 8 mesi.

«Il mercato online italiano – dice Giuseppe Tamola, country manager Zalando per l’Italia – cresce rapidamente, trainato da un consumatore sempre più entusiasta e al contempo attento. Sin dal lancio in Italia nel 2011 abbiamo stabilito quelli che sono diventati gli standard di servizio per la vendita online di moda. Quest’ulteriore importante investimento ci consente di andare oltre quanto fatto ad oggi, e potenzialmente di introdurre elementi di innovazione a beneficio dei nostri clienti così come dei brand nostri partner».

Quanto ai risultati finanziari per il primo semestre 2017, Zalando ha messo a bilancio ricavi pari a 2.080,7 milioni di Euro (+21,5% rispetto allo stesso periodo nel 2016) e un Ebit (guadagno prima di interessi e tasse) rettificato di 102,1 milioni di Euro (margine del 4,9%). L’azienda prevede di chiudere l’anno con una crescita più vicina al 25% che al 20% per quanto concerne il fatturato, e attorno al 5% per l’Ebit. Dei ricavi poco meno della metà (1017,9 milioni) arrivano dal Dach (Germania, Austria, Svizzera), 898,1 dal resto dell’Europa e 164,7 dal resto del mondo.

Nell’ultimo trimestre Zalando ha avviato molte iniziative strategiche: tra esse il lancio di Zalando Fulfillments Solutions con Bestseller come principale partner, che dà ai marchi di moda accesso alla propria infrastruttura logistica e al proprio know-how; e la chiusura dell’accordo con Anatwine, un’azienda che sviluppa software che facilitano i brand nella vendita del proprio merchandise ai rivenditori, e con KICKZ, rivenditori multichannel con focus sui prodotti per il basket, ciò che rafforza Zalando nei segmenti sport e lifestyle. Altri marchi sono entrati nell’assortimento Zalando, da Lacoste a Nike, da Pepe Jeans a Esprit.

Le performance di Zalando sono in continua crescita. Nel primo semestre 2017 l’azienda tedesca ha fatto registrare 1.212 milioni di visite al sito (il 69,3% da dispositivi mobili), ha avuto 21,2 milioni di clienti, 42,1 milioni di ordini ciascuno del valore medio di 63,8 euro. Ad oggi ha 13.218 dipendenti.

Jungle Jim, lo store che va oltre il supermercato

Fairfield (OH) non è Manhattan. Non è una melting pot che meticcia caoticamente le tra-dizioni alimentari. Ci abitano 43mila individui distribuiti  in 17mila famiglie: 79,0% bianchi, 12,8% Afro- Americani American,  5,5% Ispanici, 2,4% Asiatici  Parliamo di una cittadina assorbita dalla vicina Cincin-nati, la vecchia “Porkopolis”, cosiddetta per l’industria delle carni, con le sue forti radici tedesche e comunque più piccola di Bologna. Ecco uno dei tanti aspetti con-tradditori di un vero enigma nella casistica del retail Americano.A Faifield opera uno di due strani e sorprendenti punti di vendita denominati: Jungle Jim International Market (JJIM). Non si tratta del frutto recente della nuova moda dei formati che adottano, appunto, l’identificativo “In-ternational Market” e che stanno fiorendo in varie parti degli USA. Questa insegna, venne fondata, nel 1971, da, un giovanotto fresco di college con la vocazione del commerciante.In realtà si trattava di un banco di frutta semiperma-nente vicino ad una stazione di servizio in disuso. Jim, l’aveva riadattata a magazzino e si era adattato a viverci dentro. Ebbene, per quanto incredibile, oggi, il frutto evolutivo di quello stand si riassume in alcu-ne cifre sbalorditive: 180.000 referenze (in grande maggioranza alimentari), di cui 60.000 di importazione, su una superficie di 26mila m2; oltre 5 milioni di clienti ogni anno, provenienti da tutto l’Ohio,  l’Indiana e il Kentucky. Il secondo punto di vendita fu aperto a Eastgate, (OH) nel 2012, a 45 km dal primo, lungo il grande anello autostra-dale che per 160 km, circonda la città, passando per tre stati. Questo store pare sia riuscito a rivitalizzare un’area di un centro commerciale in pieno declino.

Rendere l’idea di quel che offre il punto di vendita di Fairfield è tecnicamente difficile, ma può aiutarci uno degli slogan coniati da Bonaminio: “If it exists, we get it for you – well, almost always.” Semplice, non è vero? Anche se in un’in-tervista egli ebbe a dire, rammarican-dosi: “I can’t get camel humps. People want them because they make soup out of them. But I can’t get them.” Insomma: “Jungle Jims is a WAY more than a supermarket”, come affermano i clienti affezionati da decenni, che si aspettano di trovarvi tutto ciò che il mondo offre in tema di alimentazione.

Offerte impensabili

In quale altro posto si può pensare di vendere, ogni settimana, 100 teste di agnello (complete di occhi), fresche e sotto-vuoto, considerate, in molte nazio-ni europee e anche da diversi americani, una raffinata delicatezza? Oppure, dove trovare un assortimento tanto profondo di ogni genere di insetti commestibili confezionati, tra cui quelli della ormai celebre marca Thailand Unique? O le uova di struzzo, di emù o quelle dei “cent’anni”? Tutto questo in una cittadina come tante, si è detto, a dimostrazione che, in un grande mercato come quello americano, la regola generale del retail è che… “non esistono regole!”. La passione di JimSicuramente un formato come JIM è per definizione irripetibile.

Non riproducibile, anche se Jimmy e Chris, i figli di Jim, sono ben intenzionati a calcare le orme del padre che peraltro sta rallentato il proprio impegno dalle abituali 80 ore settimanali di lavoro, a 70 “sol-tanto”. Parliamo cioè di un imprenditore conosciuto personalmente che riesce, da 45 anni,  a divertirsi nel vero senso della parola. Potrebbe stupire, infatti, la sua abitudine di travestirsi, a seconda del tema dei tanti eventi organizzati nel corso dell’anno, al fine di essere il primo animatore di un luogo dove il diver-timento si coniuga con il piacere dello shopping. Nel corso dell’anno lo si può trovare vestito da pom-piere per premiare i vincitori del “Weekend of Fire” la fiera-competizione dedicata alle salse piccanti (nel reparto dedicato ce ne sono 1.500!), oppure da mago che viaggia su un Segway per far divertire i bambini, o nella sua “classica” tenuta da esploratore africano come il personaggio dei comics che gli fruttò il so-prannome, per l’abitudine di indossare pantaloncini caki, mentre scaricava cocomeri e meloni per il suo stand improvvisato.I vari guru del marketing e i manager delle grandi catene hanno sempre visto questo folklore con suffi-cienza, bollandolo con l’epiteto del kitsch della peggior cultura popolare.  Ed effettivamente il layout e il visual mechandising del luogo non furono certo il risultato di pianificazioni e concept partoriti da archistar.

La passione di Jim

Sicuramente un formato come JJIM è per definizione irripetibile. Non riproducibile, anche se Jimmy e Chris, i figli di Jim, sono ben intenzionati a calcare le orme del padre che peraltro sta rallentato il proprio impegno dalle abituali 80 ore settimanali di lavoro, a 70 “sol-tanto”. Parliamo cioè di un imprenditore conosciuto personalmente che riesce, da 45 anni,  a divertirsi nel vero senso della parola. Potrebbe stupire, infatti, la sua abitudine di travestirsi, a seconda del tema dei tanti eventi organizzati nel corso dell’anno, al fine di essere il primo animatore di un luogo dove il diver-timento si coniuga con il piacere dello shopping. Nel corso dell’anno lo si può trovare vestito da pompiere per premiare i vincitori del “Weekend of Fire” la fiera-competizione dedicata alle salse piccanti (nel reparto dedicato ce ne sono 1.500!), oppure da mago che viaggia su un Segway per far divertire i bambini, o nella sua “classica” tenuta da esploratore africano come il personaggio dei comics che gli fruttò il so-prannome, per l’abitudine di indossare pantaloncini caki, mentre scaricava cocomeri e meloni per il suo stand improvvisato.I vari guru del marketing e i manager delle grandi catene hanno sempre visto questo folklore con suffi-cienza, bollandolo con l’epiteto del kitsch della peggior cultura popolare.  Ed effettivamente il layout e il visual mechandising del luogo non furono certo il risultato di pianificazioni e concept partoriti da archistar.

Il layout

Gli attuali 26mila metri quadrati sono stati ottenuti per progressive acquisizioni di terreno e gli allestimenti dei reparti sono stati dettati dalle opportunità del momento. Così le vetrate dell’edificio sono a prova di proiettile non perché vi siano dei rischi, ma semplice-mente perché frutto di una svendita vantaggiosissima. Il parco esterno dedicato al pubblico infantile che rappresenta una sorta di zoo con giraffe ed elefanti di plastica a grandezza naturale deriva dal riutilizzo del materiale di un mini-golf dismesso, così come il serpente marino lungo 24 metri è un residuato di un acquario del Kentucky.  Persino le lettere giganti delle insegne dei vari reparti provengono dal restauro di materiali recuperati dalle ristrutturazioni di edifici di Cincinnati. Se si aggiungono le sculture commerciali dell’interno: camion dei pompieri, vecchie carrozze, un battello, pupazzi animati, ecc. che tematizzano le diverse aree, il risultato è un’estetica deprogrammata che scandalizza i puristi, ma diverte i bambini e con-seguentemente i loro genitori.

Dedicato ai fornitori

Jim Bonaminio ha costruito in questo modo un proprio mondo autosufficiente che comprende anche al piano superiore soprastante all’ipermercato, laboratori e am-pie sale in cui ospitare eventi ed esposizioni dei suoi fornitori.  Così realizza l’Oktober Fest, il Weekend of Fire, Big Cheese Festival, International Wine Festival e altre mini-fiere che attraggono tantissimi fornitori specializzati da tutti gli Stati Uniti e che in JJIM trovano, quasi certamente, l’opportunità di farsi conoscere da una clientela variegata per età, status e interessi, che mediamente spende 50 dollari a visita.

L’offerta

Venendo all’offerta esibita in quel luogo, lo spazio de-dicato ci consente soltanto di commentare brevemente diverse cifre in sé impressionanti. Menzioniamo, dunque, i 1.600 formaggi provenienti da 40 Paesi, che sono oggetto di numerosi corsi della Cooking School e della Tasting Room, dedicati all’assaggio e al pairing con vini e birre. E, a proposito di birre, le 4.000 etichette esposte trovano un contraltare soltanto in specialisti come Binny’s o Bevmo! È la profondità assortimentale ad essere, insomma, il tratto comune di ogni categoria: le 50 varietà di caffè Seven Hills, sia di origine (dal Guatemala Huehuetenango Huixoc, al Kona Extra Fancy, all’ Indonesia Sulawesi Toraja), sia blend, sia aromatiz-zate possono essere assaggiate al tasting bar, assieme ad una selezione di vini tra i 15.000 messi a scaffale, a cui si aggiungono quelli di gran riserva, custoditi nella cantina di Bonaminio.

E ancora un centinaio e oltre di mieli tra cui molti monoflorali. Ancor più impressionate risulta la visita ai reparti del freschissimo. Le carni, quelle bovine sia dry aged, sia fresche prevedono ogni tipo di taglio ed elaborazione, così come quelle suine, ma colpiscono la fantasia dei foodies soprattutto le carni esotiche: alligatore, struzzo, bisonte, cervo, serpente, renna, ed ogni altra ammessa dalla legge. Il pesce viene venduto sfilettato in varie decine di varietà e una decina di esse sono vive, in acquario, tra cui aragoste e astici. Il tutto con il complemento di decine di molluschi e crostacei vari.L’ortofrutta, considerata il cuore pulsante dello store, gode anch’essa di ampi spazi in cui sono allineate le varietà nordamericane in stagione e quelle in contro-sta-gione importate dal Centro-America, dall’emisfero Au-strale e dall’Asia. Vi si trovano, dunque, durian, jackfruit, mamey, cerimoya, miracle berry, uva muscadine… Ovviamente il concetto di varietà si dispiega ancor più ampiamente nel settore del grocery “secco” con un universo di marche di cioccolato, candies, preparati, sughi, bevande dissetanti, conserve, condimenti, pa-ste, biscotti, … che eccede ogni probabilità di averne esperienza nel corso di un’intera esistenza.

La formazione

Tuttavia, come nota finale, vogliamo sottolineare il ruolo svolto dalla Cooking School che, negli ultimi tre anni è stata riconosciuta essere la migliore tra quelle dell’area di Cincinnati. Basteranno solo alcuni titoli dei tanti corsi recreational e instructional volti ad accrescere effettivamente la cultura culinaria e di consumo del-la clientela: “Hands-On Knife Skills”; “Grilled Tuscan T-Bone”; “The Tasting Room: A Wine and Cheese Primer from Italy”; “Table of Polenta”, “Bourbon, Tequila and Food Pairing Dinners”… Concludiamo, infine, con un claim di Jungle Jim Inter-national Market: “Discover a World of Food and More!” riadattandolo alla nostra business community. Scoprire e analizzare un caso estremo come questo certamente aiuta a comprendere meglio quale sia il ruolo dell’impren-ditore nella attività commerciale indipendente e quanto ampi siano i limiti gestionali tuttora inesplorati riguardo la varietà assortimentale e la relazione con il cliente.

Testi e foto di Daniele Tirelli e Marco Tirelli (Amagi)

Al via a gennaio 2018 i lavori di Maximall Pompeii, il centro all’ombra degli scavi

Sorgerà in un’area ex industriale abbandonata prossima ai famosi scavi archeologici il nuovo centro commerciale Maximall PompeiiAl termine dei lavori, che partiranno a gennaio 2018 e dovrebbero essere conclusi entro il primo semestre del 2019, il centro commerciale si erigerà su due piani sviluppando una superficie complessiva di oltre 66.000 metri quadri. Al suo interno troveranno spazio un hotel di ultima generazione e un cinema multisala. A disposizione del pubblico oltre 4.000 posti auto dislocati in diverse aree parcheggio.

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Il committente, nonché promotore del progetto, è il Gruppo IRGENRE, attivo nello sviluppo e nella gestione immobiliare per il settore commerciale da oltre 25 anni. Tutte le attività di Project e Cost Management, di Supervisione Opere e Collaudi, connesse alla realizzazione del centro saranno gestite da Arcadis Italia, filiale del leader mondiale nella progettazione e nella consulenza per le risorse ambientali e gli asset immobiliari.

 

200 brand e 30 marchi della ristorazione

Interamente progettato da Design International con un’architettura di grande impatto scenografico, il Maximall Pompeii ospiterà più di 200 grandi brand internazionali, tra cui 30 tra i migliori marchi del settore della ristorazione. La sua ubicazione, nei pressi di una delle zone archeologiche più visitate al mondo, si traduce in un bacino di utenza formato da oltre 3,2 milioni di turisti all’anno (dati 2016) e da 3,7 milioni di persone, residenti nelle aree limitrofe, che potranno raggiungere il Maximall con brevi percorsi stradali.

«Nei nostri oltre 25 anni di attività, ci siamo dedicati allo sviluppo e alla costruzione di immobili per la grande distribuzione commerciale, per l’industria alberghiera e per l’industria in generale, ponendo la nostra attenzione allo sviluppo del territorio in cui operiamo e alla qualità dei nostri progetti grazie anche alla scelta di partner strategici di comprovata esperienza, come Arcadis Italia nel caso di Maximall Pompeii» ha detto Corrado Negri, Amministratore e fondatore insieme al fratello Paolo del Gruppo IRGENRE.

In base agli incarichi ricevuti, Arcadis Italia erogherà un servizio di Project Management che include attività di Time, Cost & Quality Management: rientrano nelle sue competenze la verifica e il controllo dei programmi di lavoro di tutti i fornitori coinvolti, affinché i loro interventi siano conformi al programma generale (anche per le sue tempistiche) con eventuale attivazione di interventi correttivi. Arcadis, inoltre, monitorerà l’andamento finanziario del progetto e provvederà al controllo del budget. Sarà infine responsabile della supervisione nell’esecuzione di tutte le opere previste e del loro collaudo.

Il cestino smart scannerizza e imbusta la spesa

Panasonic in Giappone ha testando un nuovo modo di fare la spesa, con un cestino decisamente “smart”. Apparentemente simile a tutti gli altri, in realtà il contiene uno scanner dove passare i prodotti acquistati e che provvede a calcolare l’importo finale. Una volta arrivati alla cassa, smart pure quella e provvista di touch screen, si sceglie il metodi di pagamento, si paga e il contenuto del cestino viene fatto cadere in un sacchetto pronto per essere portato via.

Il sistema è stato inserito in alcuni convenience store giapponesi. E pare che i clienti abbiamo apprezzato, soprattutto – strano a dirsi – quelli più anziani, che hanno iniziato a frequentare una tipologia di punto vendita che si solito non amano particolarmente. 

Al via le prime vending machine vegane e “smart”. Naturalmente, a San Francisco

Dopo le linee private label (tante) e il supermercato 100% vegetariano (Karma di Coop svizzera), gli alimenti vegani potrebbero avere la consacrazione definitiva ed essere ammessi all’Olimpo del cibo di largo consumo e “on-the-go”, ovvero d’acchiappo, grazie al debutto di vending machine vegane. Due per partire, e nella patria del cibo sano, naturale e 100% vegetale dal quale questo trend che ormai è diventato una solida realtà anni fa è partito: San Francisco, California.

Il Deus ex Machina dell’operazione è secondo il sito Psfk un ristorantino vegano molto chic, leCupboard, che non solo ha intenzione di aprire due distributori “in zone della città dove ci sono poche opzioni vegane”, ma li prevede anche “smart”, intelligenti: il consumatore potrà infatti selezionare i tipi di ingredienti che vuole escludere. La macchina a questo punto proporrà dei suggerimenti ad hoc dal menu. Tra le opzioni, pudding di chia per la colazione, insalata di lenticchie e spaghetti di zucchine. Il prezzo si aggirerà intorno agli 8 dollari a piatto (6,8 euro).

Una follia? Prendiamo il caso italiano: i vegani in Italia sono solo il 2%, che sale all’8% se si considerano anche i vegetariani. Ma, seguendo un trend in crescita in tutta Europa, il 40% delle famiglie italiane consuma prodotti vegetariani o vegani. Come a dire, aumentano quelli che credono nelle proprietà benefiche dei prodotti vegetali, e il mercato è molto più ampio di quanto si creda.

Secondo il rapporto Coop 2016 il comparto dei prodotti a base di soia o di latte vegetale (solo una parte dunque dei prodotti vegan) ha aumentato le vendite del 100% con un giro d’affari che nel 2016 ha toccato i 357 milioni di euro di fatturato nella sola Gdo, con un incremento del 18% negli ultimi 12 mesi (dati luglio 2016). In Italia secondo il rapporto 2017 dell’ente di certificazione Vegan Ok sono 10.000 le referenze certificate prodotte da 353 aziende. Con incremento del 37% per le zuppe, del 27,1% per i sostituiti della carne il 19% le bevande vegetali (guai ormai a chiamarle latti). Sempre secondo il rapporto Coop tra il primo semestre del 2015 e lo stesso periodo di quest’anno, le vendite di fagioli secchi hanno registrato una crescita del 21,4%. Sono cresciute anche i ceci e altri legumi conservati (13%) e i cereali  (11%) oltre che altri legumi secchi come ceci e lenticchie (rispettivamente +%12 e +11%). 

Un distributore aperto 24 ore su 24 dunque potrebbe essere un’idea non poi così peregrina. 

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Accordo Olivetti e Satispay, così lo smartphone parla con la cassa (e paga)

Accordo tutto italiano tra Olivetti e Satispay: lo storico brand dell’industria elettronica ha riconosciuto il carattere di forte innovazione della giovane società italiana specializzata in soluzioni innovative di pagamento (che a luglio 2017, a un anno e mezzo dal suo lancio, ha già 17mila negozi convenzionati in Italia e circa 250mila download di cui 135mila figurano come clienti attivi) e ha deciso di inaugurare una partnership per entrare nella nuova era dei pagamenti via smartphone. I registratori di cassa Olivetti Nettun@ 7000 potranno accettare i pagamenti inviati dai clienti tramite l’app Satispay che permette un risparmio dei costi di transazione delle operazioni effettuate tramite carta di credito o carta di debito grazie all’indipendenza dai circuiti tradizionali.

Il funzionamento del pagamento è semplice. Quando il cliente invierà il pagamento effettuato tramite Satispay tramite lo smartphone, sul registratore di cassa Olivetti si attiverà l’applicazione Satispay Business e all’esercente non resterà che selezionare il comando “accetto”. I pagamenti così effettuati saranno bonificati direttamente a fine giornata sul conto corrente dell’esercente, che pagherà solo 20 centesimi per ogni operazione sopra ai 10 euro (sotto tale importo non ci sarà alcuna commissione). Per il cliente l’operazione sarà invece a costo zero. Il sistema permetterà di velocizzare le operazioni in fila e anche di attivare particolari promozioni per i clienti Satispay.

Olivetti detiene circa il 30 per cento del mercato delle casse nel nostro Paese. L’integrazione con Satispay sarà presto estesa anche a modelli di cassa meno avanzati, e a tutti gli altri impianti, compresi quelli che ancora devono essere lanciati sul mercato. Per Satispay l’accordo con Olivetti rientra nella strategia di offrire a tutti gli esercizi commerciali la possibilità di utilizzare il servizio con gli strumenti già in funzione in negozio.

“Insieme per crescere”: ecco come verrà ampliato il Centro Commerciale di Carugate

“Insieme per crescere” nasce dal progetto dell’ampliamento del centro commerciale Carosello di Carugate e vuole essere un punto di riferimento permanente di ascolto e dialogo con i cittadini.

Il progetto supporta una riqualificazione del territorio in ottica sostenibile, con l’obiettivo di ottenere miglioramenti concreti: da una viabilità più efficiente, alla creazione di nuovi spazi verdi e piste ciclabili per uno stile di vita più salubre e a contatto con la natura, alla creazione di nuove opportunità di lavoro per la cittadinanza.

A seguito dell’ampliamento del Centro Commerciale Carosello di Carugate sono previsti investimenti sul territorio per un totale di 110 milioni di Euro destinati al miglioramento della viabilità veicolare esistente, al sostegno delle imprese locali oltre che ad una serie di misure di compensazione ambientali.La proprietà del “Carosello” persegue una “strategia della sostenibilità” in tutti i suoi investimenti e anche nel progetto dell’ampliamento l’obiettivo è quello di conciliare lo sviluppo economico locale, in ottica green e nel costante dialogo con la collettività.

Gli investimenti

Saranno 14 i milioni di Euro investiti in opere destinate al miglioramento della viabilità veicolare esistente e della mobilità dolce a più che compensazione del previsto aumento di traffico con un effetto netto positivo per la comunità. L’investimento in opere private ammonterà invece ad 80 milioni di Euro, di cui circa l’80% destinato ad aziende locali, a cui si aggiungerà un ulteriore importo di 4,5 milioni di Euro annui per opere di manutenzione. Altri 30 milioni di Euro saranno destinati alle Amministrazioni pubbliche interessate per misure compensative (auto elettriche, servizio trasporto pubblico, ecc.), 300.000 Euro saranno messi a disposizione del comune di Brugherio per la realizzazione di una nuova rotatoria, oltre a 1,5 milioni di Euro a sostegno dell’artigianato locale e della valorizzazione degli esercizi di vicinato dei comuni di Cernusco e Carugate, grazie all’organizzazione periodica di esposizioni ed eventi per la promozione e pubblicizzazione dei prodotti dell’eccellenza locale.

L’occupazione

L’ampliamento del centro commerciale prevede prospettive di concrete di incremento occupazionale diretto pari a 300/400 unità, cui si deve aggiungere l’incremento indiretto, derivato per esempio dai lavori di riqualificazione e di manutenzione affidati alle aziende locali e dagli investimenti a supporto del commercio e dell’artigianato locale.

Sostenibilità

Per questo centro commerciale smart e di nuova generazione, è prevista la realizzazione di un tetto verde di 20.000 mq con accesso pedonale e pista ciclabile che rappresenterà una delle porte d’entrata al futuro sistema dei parchi dei comuni di Carugate, Cernusco e Brugherio. L investimento nel verde, a diverso titolo, è di circa 9 milioni di Euro, mentre 79.000 mq di aree verdi verranno recuperate con l’impiego di misure di compensazione ambientale superiori a quanto previsto dalle norme vigenti: ben 4 mq di aree verdi acquistate per ogni mq di suolo green sul quale verrà realizzato l’intervento. Complessivamente, grazie all’opera di riqualificazione ambientale, una superficie di 640.000 mq di area verde tra i comuni di Carugate, Cernusco e Brugherio verrà connessa tra loro e con i centri abitati tramite piste pedonali e ciclabili, “ricucite” a quelle già presenti nell’area, facilitando così l’accesso ai cittadini dei comuni limitrofi. Sono parte integrante del progetto anche la riqualificazione e la manutenzione del Parco Comunale di Carugate e del Parco degli Aironi di Cernusco, oltre al recupero e la futura rinaturalizzazione del Parco della Cava Merlini per garantirne la fruizione.

MD debutta in Val d’Aosta con il nuovo format, a Sarre

È una prima volta quella di MD nella regione più piccola d’Italia, la Val d’Aosta: apre domani 20 luglio infatti a Sarre (AO), al posto del vecchio LD, il primo e innovativo concept store MD valdostano.

«Sarà un modo totalmente diverso di concepire il punto vendita – dice il Presidente di MD S.p.A Patrizio Podini – . Questo store porta con sé un format estremamente innovativo, dove tutto è pensato per rendere l’esperienza di acquisto semplice e piacevole. Qui l’ottimo rapporto tra qualità, prezzo e la spiccata propensione verso il fresco, che da sempre caratterizzano la nostra marca, saranno resi ancora più funzionali attraverso le caratteristiche di un progetto sviluppato completamente dal nostro Gruppo e destinato a diventare un punto di riferimento per la spesa quotidiana di tutti».

L’MD di Sarre sorge in località Condemine 20, accanto alla SS 26 della Valle d’Aosta che congiunge l’abitato ai Comuni vicini e al centro storico del Capoluogo. Una collocazione che permette così di servire agevolmente non solo gli abitanti di Sarre e Aosta, ma anche un vasto territorio limitrofo.

Il punto vendita disposto su 820 metri quadri a pianta rettangolare sarà gestito da 16 dipendenti assunti a livello locale e tutti sui 30 anni. Ad accogliere i clienti, le ampie vetrate che rivestono il fronte principale danno subito la percezione della grande luminosità e permettono di cogliere la vastità dello store. Lo sguardo spazia da un versante all’altro su 5 corsie simmetriche e illuminate da impianti LED di ultima generazione e a basso impatto ambientale.

Il punto vendita si apre sul reparto ortofrutta, uno “shop in shop” di 100 metri quadri, si prosegue con i banchi frigo per i prodotti freschi e confezionati per terminare con il laboratorio del pane in doratura, al quale si affiancano i reparti gastronomia e macelleria assistiti, dove poter trovare il meglio della tradizione italiana.

Anche il “no food” è un settore strategico per MD: in controtendenza rispetto al mercato, l’insegna registra in questo reparto incrementi annuali a 2 cifre e ha sviluppato, prima nel suo segmento, un portale per la vendita online. Nelle “bancarelle” del nuovo punto vendita sono esposti elettrodomestici, casalinghi e articoli high tech a costi concorrenziali.

All’esterno dell’MD in località Condemine 32 posti auto sono a disposizione del pubblico.

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