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Ipsos per Tuttofood delinea il futuro del cibo, in un confronto tra generazioni

Due generazioni a confronto per delineare il futuro del food: è l’operazione svolta da Ipsos e commissionata da Tuttofood (dal 3 al 6 maggio 2015 a fieramilano Rho) che ha messo i “Millennials” (18-29 anni) e i “Baby Boomers” (50-64 anni). La ricerca, di ambito internazionale ma focalizzata sull’Italia, ha delineato alcune tendenze, atteggiamenti e desiderata nei riguardi dell’alimentazione, dentro e fuori casa.

Occhi puntati sull’etichetta
Molti i punti di contatto tra generazioni quando si parla di food: l’importanza della gratificazione emotiva ad esempio, che accomuna il 77% dei Millennials e il 76% dei Baby Boomers, ma anche il cibo sano, importante per l’87% dei “grandi” e il 75% dei giovani. Il risultato è un approccio che sposa piacere e salute, una sorta di salutismo non punitivo. Proprio per questo aumenta l’attenzione verso le etichette, un tempo inutile orpello del retro confezione ed oggi sempre più lette, alla ricerca di due elementi: le proprietà nutritive (le cerca il 56% dei Baby Boomers e il 54% dei Millennials) e i valori nutrizionali (importanti per il 48% dei junior e il 56% dei senior).


Al prodotto industriale, che non è demonizzato ma visto come necessario, si chiede però di essere “smart”, meno corrente, mantenendo le sue caratteristiche di economicità ma insieme a un approccio sostenibile, per la salute e l’ambiente

Un’ondata che non accenna ad arrestarsi è quella del biologico: oltre un quinto dei consumatori più giovani (23%) compra solo prodotti biologici, quota che scende al 18% tra le schiere dei loro genitori.

Nel fuori casa vince lo street food, a casa fusion e creatività
Quando si mangia fuori casa lo street food si candida come concorrente di cibi pronti o confezionati: oltre al piacere di mangiare bene e provare sapori diversi dal solito, sempre più il consumo di pasti fuori casa sarà orientato alla comodità, come richiedono i Millennials (+10% rispetto ai loro “genitori”).
La cucina domestica, tratto distintivo del Bel Paese, che totalizza il valore indice più alto in assoluto (47) seguito da USA (42), Giappone (38), Cina (37) e Brasile (27), vede dominare sperimentazione e creatività, condivisione sui social, apertura alla cultura etnica, superamento di vecchi stereotipi con l’uomo sempre più presente dietro ai fornelli, utilizzo di strumenti tecnologici e prodotti come preparati e basi che velocizzano tutti i processi. I cibi stranieri che più hanno influenzato la cucina italiana sono Kebab, Hamburger e Sushi mentre se si esaminano piatti e ricette made in Italy che maggiormente hanno influenzato la cucina di altri Paesi, secondo i Millennials si tratta senza dubbio di pizza, pasta ed espresso/cappuccino sostituito dal parmigiano/grana per i Baby Boomers.

I sapori del 2015: salato, leggero, tradizionale rivisitato
Quali sono i sapori che si imporranno nell’anno a venire, cosa ricercheranno i consumatori a tavola? La ricerca Ipsos risponde anche a questa domanda: il mood generale è verso il salato, ma con poco sale. Il 66% degli intervistati pensa che nell’anno in corso ci sarà una ricerca di gusti sapidi, più maturi, che si rifletterà nella tendenza a piatti e alimenti salati piuttosto che dolci. Per il 2015 il 70% degli intervistati ritiene però che sarà necessaria la ricerca di piatti e ricette in grado di coniugare gusto e attenzione alla salute. La maggioranza degli italiani infine (il 60%) ritiene che il 2015 gastronomico sarà l’anno della riscoperta delle origini e dei sapori tradizionali, con una polarizzazione netta: gli intervistati più maturi sono orientati verso un ritorno dei grandi classici della cucina italiana, mentre i più giovani sono più propensi a pensare che il 2015 sarà un anno di svolta orientato a una cucina innovativa e a una ricerca dell’atipico. La “quadratura del cerchio” potrebbe essere quel che Ipsos chiama un “ritorno all’innovazione”, con una rivisitazione di piatti tradizionali alla luce di nuovi gusti.
Parimenti, il 53% degli intervistati ritiene che il 2015 gastronomico sarà nel segno del rassicurante, con cibì delicati, in grado di soddisfare il palato senza stufare; mentre il 47% ritiene invece che il 2015 sarà l’anno delle sensazioni forti, da esplicarsi nella ricerca di gusti decisi e sapori piccanti.
Spostando l’orizzonte ai prossimi 2-3 anni, ci sarà una crescita del fresco e del biologico.

Marca: affascina soprattutto gli uomini
La pubblicità non domina più la mente dei consumatori, che tendono ad affidarsi molto più al passaparola e alle opinioni degli altri consumatori. Sostanziale in questo la differenza di genere, con le donne che prestano molta attenzione ai giudizi sui prodotti mentre gli uomini saranno sempre più brand oriented e quindi portati all’acquisto di prodotti di marca. Nel medio periodo la reputazione dei brand passerà sempre di più attraverso la rete di relazioni (on e off line) e sempre meno dall’etichetta e dall’esperienza storicizzata.

Apre a Monterotondo il 137° NaturaSì

Il reparto freschi di un punto vendita Natura Sì.

Taglio del nastro venerdì 24 aprile per un nuovo punto vendita NaturaSì, il 137°, a Monterotondo, in via Salaria 221 D. Dopo Ostia e Fiumicino, è il terzo dell’insegna dedicata al bio in provincia di Roma.

Sviluppato su 175 mq, il punto vendita propone oltre 4.000 referenze bio certificate: a partire dall’ortofrutta e dagli alimentari freschi e confezionati – con referenze adatte a vegetariani, vegani e a chi cerca prodotti privi di glutine – ma anche prodotti per l’igiene della casa e per l’accudimento dei più piccoli e referenze da erboristeria. Non manca un piccolo corner – enoteca e lo spazio dedicato ai libri, dove trovare letture che insegnano a tutta la famiglia i principi dell’agricoltura biologica e biodinamica e le buone pratiche per la tutela dell’ambiente.

Un trend,quello della scelta di prodotti biologici certificati, che non accenna a tramontare e che ha portato Nadia Zaccardelli, dopo una decennale esperienza con un piccolo negozio biologico, ad aprire un punto vendita sotto l’insegna NaturaSì. “Credo nel bio e voglio divulgarlo ad un pubblico più grande e ora con un negozio situato su una strada ad alta percorribilità, a fianco di molte attività commerciali, è più semplice” spiega. ”Con NaturaSì c’è una vicinanza di valori e sintonia di progetti come il riconoscimento del giusto prezzo a chi produce, i progetti di filiera per far conoscere i coltivatori, il loro lavoro, la loro dedizione con la quale ottengono prodotti genuini. Con questo negozio voglio che il bio sia sempre più compreso e partecipato affinché sempre più consumatori condividano questa vocazione, che rispetta la terra ed il lavoro di tutti, dai produttori ai negozianti”.

Shop 2015 disegna il retail del futuro a Tuttofood

A Tuttofood verrà realizzato Shop 2015, il negozio del futuro. Un laboratorio di idee e soluzioni per il commercio di oggi e di domani, voluto dal Consorzio FIA e promossa da Comufficio e dalle associazioni del commercio, Shop 2015 è una unità dimostrativa dove si realizzaerà un “punto vendita” allestito, pensato per scommettere su nuove opportunità nel futuro del commercio. Temi quali la connettività e la convergenza cambieranno il volto del commercio al dettaglio, permettendo ai commercianti di fondere digitale, virtuale e fisico in un unico modello di negozio online con punti vendita reali.

Gli operatori commerciali della rete distributiva al dettaglio potranno verificare in questo allestimento fuori dagli schemi le applicazioni e le diverse possibili soluzioni per valorizzare al meglio i prodotti nel punto vendita.

punto cassa shop 2015Molte le soluzioni proposte all’interno di Shop 2015. Tra queste anche il cruscotto intelligente studiato per i punti vendita di vicinato, anche apartenenti a insegne della gdo. Si tratta di un punto cassa dotato di diverse funzionalità di “servizio”, come le ricariche telefoniche, in grado di integrarsi con tutti i dispositivi del punto vendita come gli strumenti di pesatura, i sistemi di pagamento elettronico, i sistemi di lettura e di identificazione (scanner, lettori di codici a barre e 2D, GS1 Databar) i chioschi interatii per le consultazioni dei prodotti e per le comiunicazioni di promozioni, la carta fedeltà digitale. Lo sviluppo e la realizzazione del cruscotto intelligente è stato curato da una rete di mprese cui hanno partecipato Comservizi, Cartotecnica Mara, Consorzio Fia, Dataprocess International e Uakari Software

Ad animare lo spazio di Shop 2015 un nutrito programma di incontri e convegni. Qui l’elenco completo degli incontri e dei workshop

 

Il decalogo del supermercato ideale per i consumatori

IperConad di Corciano (PG)
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Massimiliano Dona

Nel corso del convegno di presentazione del Bilancio di Sostenibilità Sociale della distribuzione moderna curato da Federdistribuzione, il segretario generale dell’Unione Nazionale Consumatori, Massimiliano Dona ha evidenziato il possibile rischio di autoreferenzialità del bilancio, pur dando atto della meritorietà dell’impegno nella misurazione di un intero settore.

Dona, che ha citato i risultati di uno studio dell’Unione Consumatori sui desideri dell’utenza, ha quindi spronato la distribuzione moderna a fare di più agli occhi del consumatore. E ha citato le dieci cose che i clienti dei supermercati vorrebbero vedere migliorare.

1) INTERAZIONE. Prevedere strumenti più efficaci di interazione con la clientela: non solo con il classico punto di ascolto presso il supermercato (o il call center), ma anche App e altri canali digitali come i social network;

2) INFORMAZIONI. Maggiori informazioni sulla provenienza dei prodotti, anche oltre le previsioni normative, a cominciare dall’introduzione in etichetta dell’informazione sullo stabilimento di produzione;

3) AVANCASSE. Divieto di collocare i prodotti per bambini alle casse, così da non sollecitare gli acquisti di impulso dei più piccoli;

4) PERCORSI. Predisposizione dei prodotti all’interno del grande magazzino secondo le esigenze consumatore (e non secondo le tecniche di visual merchandising del supermercato): quindi prima l’acqua minerale, per evitare che schiacci altri prodotti, poi prodotti in scatola, quindi i freschi come formaggi, frutta e verdura e per ultimo i surgelati vicini alla casse, per non interrompere la catena del freddo;

5) DISPOSIZIONE. Impegno a non cambiare la disposizione dei prodotti solo per disorientare il consumatore e costringerlo a peregrinare per le corsie;

6) CONVENIENZA. Indicazione del prodotto più conveniente per facilitare gli acquisti di chi si indirizza ai prezzi più vantaggiosi;

7) AMBIENTE. Impegno per la sostenibilità ambientale: dall’uso di materiali riciclabili ai contenitori per la raccolta delle batterie esaurite, dal divieto di uso della pellicola pvc per salumi e formaggi alla istallazione di termometri visibili al pubblico nei congelatori, fino alla corretta raccolta del RAEE;

8) FORMAZIONE. Seri investimenti sulla formazione degli addetti ai punti vendita anche per introdurre nuove figure di assistenti alla clientela che possano indirizzare il consumatore per trovare i prodotti tra gli scaffali e le notizie necessarie per acquisti di buon rapporto qualità prezzo;

9) ACCOGLIENZA. Migliore accoglienza per la clientela: dalla disponibilità di cartellonistica sui diritti di garanzia e post-vendita alla presenza di etichette “green” e di prodotti per particolari esigenze dei consumatori, dal contenimento delle file alle casse (offrendo percorsi privilegiati o automatizzati), alla disponibilità di aree wifi o per la ricarica di smartphone o tablet, fino a luoghi attrezzati per i minori o gli anziani;

10) CERTIFICAZIONI. Sistemi di certificazione da parte delle associazioni dei consumatori sulla qualità dell’informazione, i servizi di ascolto, la sicurezza prodotti (ad esempio tramite ispezioni o attività di mistery shopping che consentano di pervenire al rilascio di un trustmark di fiducia).

Fino a qui, Massimiliano Dona.

Va da sé che questo “decalogo del buon supermercato” comprende iniziative che molte catene hanno già attivato o hanno in corso di attivazione e altre che sono di difficile attuazione semplicemente per questioni operative o di costi. Tuttavia crediamo che il suo valore consista nell’essere una to do list per gli operatori. Non caso alla fine dell’intervento di Dona c’è stato un intenso scambio di biglietti da visita con i retailer presenti all’evento.

Végé cresce in Puglia con il Gruppo Ferì

Il Gruppo Enzo Ferì, mandatario di Gruppo VéGé, attivo nelle province di Lecce, Brindisi e Taranto ha registrato nel primo trimestre un incremento delle vendite sia nei punti di vendita diretti (3%) sia in quelli affiliati (23%) confermando il trend di crescita che ha portato l’azienda a chiudere il 2014 con un fatturato di 52 milioni di euro.

L’azienda opera con una rete distributiva di 44 punti vendita a insegna Dimeglio e 10  a insegna Sidis, per complessivi 22 mila metri quadrati di superficie e ha in programma una ulteriore espansione territoriale, con l’apertura nel corso dell’anno di 9 punti vendita in affiliazione e gestione diretta. Le prime aperture riguarderanno l’ipermercato Sidis da 1.300 mq a Squinzano, con tutti i reparti merceologici incluso l’abbigliamento sportivo, e due supermercati Sidis a Martano e Scorrano, rispettivamente da 450 e 380 mq.

Enzo Feri
Enzo Ferì, presidente dell’omonimo Gruppo

“Il nostro proposito è affermarci come realtà di riferimento regionale della distribuzione, capace di combinare radici nel territorio, efficienza e innovazione, perché è esattamente questo ciò che serve oggi per riequilibrare un settore fragile e frammentato ridando spazio alle piccole e medie imprese locali”, ha dichiarato imprevidente Enzo Ferì.

Sarà anche estesa nei prossimi mesi a tutta la rete l’iniziativa di sensibilizzazione ambientale già sperimentata con successo in quattro punti vendita a Lecce, Campi Salentina, Salice Salentino e Squinzano: la presenza presso i punti vendita di ecocompattatori che incoraggiano il conferimento di bottiglie di plastica, flaconi di detersivi e lattine riconoscendo buoni sconto spendibili direttamente nel supermercato

L’ascesa di Poundland e l’evoluzione del discount in Uk

Da noi hanno fatto un tentativo qualche anno fa, i negozio tutto a un euro, ma non hanno avuto grande successo. Tutt’altro corso hanno preso nel Regno Unito, dove l’insegna Poundland, nata 25 anni fa e al momento con 600 pdv che vorrebbe far diventare 1000 (tra Uk e Irlanda), ha superato il traguardo del miliardo di sterline di vendite annue. Tre volte il fatturato registrato nel 2006. E davvero fa impressione vedere questi negozi che vendono di tutto, dalla cancelleria ai prodotti per la casa, l’igiene e la pulizia, a una sterlina, sempre pieni fin dal mattino.
I prodotti best seller sono cotton fioc, cioccolatini e pellicola di alluminio, ma anche pile e carta igienica. Cose utili, per tutti i giorni. Ovvio che la crisi ha giovato molto a un’insegna dove per uscire dal negozio con i sacchetti pieni non bisogna accendere un mutuo. Ma la novità è che ora, con la fiducia dei consumatori in crescita, Poundland non solo continua a crescere, ma pensa anche ad espandersi ulteriormente, magari tramite l’acquisizione della concorrente 99 p, 250 pdv in tutto il regno. Perché ormai questo tipo di negozi, che quando sono nati si rivolgevano alle classi meno abbienti e avevano un’offerta low cost da tutti i punti di vista, oggi sono frequentati da una clientela assai variegata, che va dal povero al ricco in cerca di shopping alternativo e di “bargain hunting”, la caccia all’affare. Tanto che l’insegna starebbe anche pensando di sbarcare nel continente, iniziando dalla Spagna dove la crisi ancora si fa sentire.
Un percorso simile a quello delle catene discount Lidl e Aldi, che ha recentemente superato Waitrose come sesta catena del Regno Unito, che sempre qui (ma anche in Francia) incassano ogni anno aumenti di fatturato ed erosione di quote di mercato verso le big 4 della GDO Tesco, Sainsbury’s, Morrison e Asda. Perché la ricerca dell’offerta va oltre la crisi e a chi sa aggiungere valore aggiunto e lavorare bene sul cliente, come stanno facendo gli ex-discount tedeschi, il futuro sembra sorridere.

La via giusta dello sviluppo nella ristorazione, un Convegno a Tuttofood

Ha ancora senso investire in Italia nel settore della ristorazione? Sì, poiché le previsioni permettono di dimostrare che il giro d’affari del settore della ristorazione aumenterà del 2,6% nel quinquennio dal 2014 al 2019.

Il settore, che nel 2019 arriverà infatti a toccare circa 25,2 miliardi di euro di fatturato totale annuo, è quindi un business che può offrire buone opportunità e generare valore per il futuro.

Ma è necessario però sapere quali saranno le leve di settore e dove si trovano queste opportunità.

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È questo il tema al centro del convegno Fare ristorazione oggi. La “via” giusta per lo sviluppo, organizzato dalle riviste inStore e Mixer in collaborazione con DGM Consulting il 4 maggio (h14,30, sala Lem 2) all’interno di Tuttofood.

Il convegno prende lo spunto da una ricerca svolta da Gianluca Meloni, founder di DGM Consulting e docente alla Sda Bocconi che ha identificato gli ambiti territoriali più appetibili per il settore della ristorazione tenendo conto non solo dell’attuale distribuzione del mercato, ma anche delle sue evoluzioni future, conseguenti agli andamenti demografici e all’evoluzione del potenziale di spesa.

«La ristorazione italiana – afferma Meloni – ha saputo trovare in questi ultimi anni soluzioni in grado, da un lato, di valorizzare le tipiche tradizioni universalmente riconosciute come componenti essenziali del “Made in Italy”, e, dall’altro, di proporre soluzioni innovative e originali sempre più allineate ai nuovi modelli di consumo. Nonostante questo, però, il “giusto formato” non è più sufficiente a garantire crescita e sviluppo nel retail alimentare. Diventa sempre più indispensabile avere una solida strategia territoriale in grado di identificare le zone maggiormente appetibili, verificarne la coerenza rispetto al proprio sistema d’offerta, analizzare gli spazi lasciati aperti dalla concorrenza. La mancata conoscenza del territorio amplifica il rischio di errate aperture che, nella migliore delle ipotesi, riducono i livelli di marginalità (a causa di vendite non eccellenti e di costi logistici elevati) e, nella peggiore, producono danni dal punto di vista economico e dell’immagine.

È un passo preliminare che deve guidare tutte le aziende della ristorazione nella scelta della giusta location, ovvero della “via” (dell’indirizzo) giusta per qualsiasi nuova apertura».

Sono considerazioni che, amplificate, riguardano il successo dell’italian food nel mondo e della ristorazione italiana che ne diventa ambasciatrice. Ma, anche in questo caso il presidio territoriale (i mercati) diventa un fattore determinante.

Il programma del convegno, realizzato con il sostegno di Cigierre e McCain prevede le relazioni di Gianluca Meloni con focus Italia e mondo, gli interventi di due operatori della ristorazione – Marco Di Giusto, Amministratore Delegato Cigierre e Alessandra De Gaetano, Concepts Industrialization Director Autogrill Group che illustreranno l’esperienza dei due gruppi nel governare lo sviluppo territoriale in Italia e l’approccio al mercatoo internazionale e l’intervento di McCain incentrato sulla segmentazione dell’offerta ristorata in funzione dei formati

In conclusione una tavola rotonda sul tema delle strategie territoriali per tutte le imprese coinvolte lungo la filiera della ristorazione (fornitori, distributori, retailer) con testimonianze di alcuni player con una visione anche internazionale e una tavola ritonda nel corso della quale i temi affrontati saranno discussi e declinati secondo i diversi punti di vista dei partecipanti in rappresentanza della filiera: McCain (food), Nagel (logistica), Metro (distribuzione), Cigierre (ristorazione).

Qui il modulo d’iscrizione

eBay alla Milano Design Week “vende” mobili in un truck

eBay, tra le dot com più “antiche” e di successo, non è nuova a iniziative di vendita promozionale “fisica”, che spesso colgono occasioni festive quali il Natale (vdi il temporary di Londra) o eventi speciali. Non poteva quindi mancare l’occasione ghiotta del Fuorisalone durante la Milano design week per presentare un’altra iniziativa che unisce e-commerce e showroom fisico in un contesto ludico e promozionale.
Si chiama GIARDINO MOBILE, e ha l’obiettivo di promuovere prodotti per la casa e per il giardinaggio. Ovvero la seconda Categoria su eBay Italia nel 2014 per volumi di vendita, con un acquisto ogni 7 secondi, mentre la categoria Giardino e Arredamento da esterni registra un oggetto venduto ogni 35 secondi e una crescita pari al 36% nel 2014.

Il gioco di parole Mobile gioca sul doppio senso di complemento d’arredo, Mobile come Salone del Mobile, come mobilità è dispositivo mobile in inglese. Già perché il Giardino mobile è installato dentro un Airstream, icona americana di avventure on the road, e si sposta tra i luoghi del design, da Brera a via Tortona.

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Al suo interno, sono esposte tre diverse situazioni lifestyle abitative esclusivamente dedicate all’ambiente giardino ideate con oggetti acquistati nel marketplace e secondo differenti fasce di prezzo (€400 – €700 – €1.000) per ribadire la versatilità e la dinamicità di eBay.

Non poteva manca l’integrazione digitale: tablet station e video wall connessi in rete, offrono l’opportunità ai visitatori di vivere live l’esperienza eBay, di navigare tra gli oltre 800 milioni di oggetti in vendita in ogni momento e di fare shopping nel bel mezzo della Milan Design Week.

Con Kiki Lab una preview del prossimo World Retail Congress

La trasformazione del retail oggi, domani e oltre è il tema scelto per la prossima edizione del World Retail Congress, in programma a Roma dall’8 al 10 settembre. È la prima volta che il Congresso, che attira ogni anno un migliaio di retailer provenienti da tutto il mondo, si svolge in Italia (al Waldorf Astoria Rome Cavalieri) e costituisce un’occasione importante per misurarsi con le realtà più avanzate del retail a livello mondiale.

Tra i key note speaker hanno già dato la loro adesione Andy Clarke, Ceo di Asda Walmart, Kip Tindell, Ceo di The Container Store e Oscar Farinetti, fondatore e Ceo di Eataly (che per due volte si è aggiudicato il World Retail Award, che anche quest’anno verrà assegnato ai migliori esempi su scala internazionale.

Nei tre giorni di convegno, intervallati da seminari e dal networking nel maketplace, saranno affrontati i diversi aspetti che stanno trasformando il retail, a partire dalle sfide per arrivare alle risposte e alle strategie messe in atto, alle riflessioni sul futuro.

Per offrire una preview del World Retail Congress, Kiki Lab (membro di Ebeltoft Group), nel ruolo di Advisory partner ufficiale del Congresso organizza un incontro mercoledì 13 maggio con la partecipazione di Ian McGarrigle, direttore del Wrc, e Annie Smith, responsabile dei contenuti del Wrc che presenteranno il congresso, Fabrizio Valente che illustrerà gli highlits del Wrc 2014 e le testimonianze di Oscar Farsetti, e di alcuni speaker italiani al prossimo congresso. Qui il programma.

Per richiedere l’iscrizione all’incontro: kiki@kikilab.it – 030 22 16 81

È la redditività il punto debole della multicanalità secondo una ricerca Jda

Retailer e produttori di beni di largo consumo stanno investendo ingenti risorse per migliorare le strategie di vendita omni-channel, ma solo il 16% delle aziende afferma di soddisfare la domanda omnicanale in modo redditizio. È ciò che emerge dal report report “La Sfida della Redditività in Ambiente Omnicanale” realizzato da PwC per JDA Software sulla base di oltre 400 interviste a CEO di società retailer e produttrici di beni di largo consumo in tutto il mondo, condotte alla fine del 2014.
È il costo elevato dell’evasione degli ordini ad erodere i margini dei retailer che si occupano di vendita e distribuzione di prodotti attraverso più canali. Il 67% degli intervistati infatti ha affermato di aver riscontrato un incremento di tali costi nel momento in cui si sono focalizzati sulla vendita omnichannel, in particolare per:

• Gestione dei resi per gli ordini effettuati online e nel punto vendita (71%)
• Spedizione diretta al cliente (67%)
• Spedizione al punto vendita per il ritiro da parte del cliente (59%)

I CEO coinvolti sono consapevoli di dover continuare a investire sia nell’attività commerciale per aumentare le performance della vendita omnicanale, sia in ambiti quali logistica e trasporti. Alla richiesta di classificare le principali iniziative per migliorare l’attività operativa, la risposta principale (57%) è stata l’investimento di capitale per la creazione di nuove esperienze per i clienti. In modo analogo, alla domanda di classificare i fattori che favoriranno la crescita strategica per l’anno successivo, la risposta principale (53%) è stata la riduzione/modifica degli spazi occupati dai punti vendita a favore di una maggiore focalizzazione sull’espansione dell’attività e-commerce.

“Per ogni ordine online ricevuto, i retailer hanno a disposizione diverse opzioni per soddisfare la domanda. Possono ritirare il prodotto da un punto vendita locale, inviarlo da un magazzino centrale o farlo spedire direttamente dal fornitore. Il report di JDA dimostra che la maggior parte dei retailer non dispone di informazioni specifiche per prendere questo tipo di decisioni in modo redditizio e che non si focalizza sufficientemente su questa importante lacuna funzionale”, ha commentato Kevin Iaquinto, Chief Marketing Officer di JDA. “La nostra indagine mette in evidenza il bisogno di soluzioni per l’evasione degli ordini e per la logistica che possano rivelare i costi nascosti associati a ogni modalità di consegna. Inoltre, per essere vincenti nel mercato omnicanale, i retailer devono poter contare su strumenti di previsione della domanda iniziale, per avere la certezza che i prodotti siano disponibili in modo tale da supportare una consegna redditizia”.

Lo studio di JDA conferma che i CEO sono consapevoli dell’importanza di adottare metodi profittevoli di evasione ordini nell’ambiente omnicanale per sopravvivere nel mercato. Il 71% degli intervistati afferma che l’evasione ordini omnicanale sia la priorità assoluta o una delle priorità principali. Inoltre i CEO stanno pianificando di investire in media il 29% delle spese in conto capitale totali per il 2015 nel miglioramento dei processi di evasione ordini in ambiente omni-channel. Tra gli ambiti più citati come bisognosi di maggiore attenzione vi sono i trasporti e la logistica, che l’88% dei CEO ha definito prioritari per il futuro, e il miglioramento della disponibilità delle scorte per l’evasione degli ordini, citata dall’85% degli intervistati.

“Siamo di fronte ad una maggiore consapevolezza da parte delle aziende” – commenta Stefano Scandelli, VP sales south Europe – “È evidente ormai che omnichannel non significhi solo processi di front-end – on line o sul punto vendita – e incremento delle vendite. L’attenzione all’efficienza ha altresì valenza strategica e anche in Italia stiamo constatando che il tema della redditività dei processi operativi in ambiente omnichannel sta guadagnando maggiore attenzione. Vediamo – come confermato anche dai risultati globali della ricerca – che gli ambiti più tradizionali della supply chain quali gestione degli stock, ottimizzazione dei trasporti e dei magazzini sono spesso oggetto di revisione, che è guidata da un approccio olistico alle strategie di omnicanalità”.

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