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Supermercato24 si allea con Pam: 5600 referenze a Milano, Bologna e Padova

Si amplia l’offerta di Supermercato24, operatore italiano per la spesa online con consegna a domicilio, che firma una partnership con il Gruppo Pam. A Milano, Bologna e Padova i clienti possono ora scegliere tra oltre 5.600 referenze in piattaforma agli stessi prezzi del punto vendita, e ricevere la spesa direttamente a casa, in giornata o anche entro un’ora.

L’offerta comprende oltre 600 prodotti in offerta, 400 prodotti freschi e freschissimi, formaggi e salumi da banco, diversi prodotti tipici del territorio e un’ottima selezione di prodotti “take away”. Oltre a ciò, più di 1.500 prodotti private label, tra cui oltre 200 prodotti biologici che spaziano dal fresco al grocery fino alla cura del corpo e del bambino.

Supermercato24 è l’unica piattaforma che consente di scegliere il proprio supermercato di fiducia, dove un personal shopper si recherà e farà la spesa, consegnandola poi a casa o all’indirizzo desiderato entro l’orario concordato, anche a un’ora dall’ordine. Sarà cura dello stesso personal shopper contattare telefonicamente il cliente per ogni necessità.

«Siamo molto orgogliosi di questo accordo con un gruppo così importante come Pam che ci permette di ampliare l’offerta in tre città importanti come quelle di Milano, Padova e Bologna e offrire ai clienti oltre 5.600 prodotti allo stesso prezzo del punto vendita, con in più i vantaggi competitivi che da sempre caratterizzano il nostro servizio: velocità, comodità e consegna a domicilio- dichiara Federico Sargenti, Amministratore Delegato di Supermercato24 –. Siamo sicuri che in futuro potremmo espandere questa partnership anche ad altre città, arrivando ad avere una copertura sempre più capillare sul territorio nazionale e raggiungere così con Supermercato 24 sempre più persone».

In Italia negli ultimi 12 mesi la spesa online ha registrato un +29%. Supermercato24 è, secondo una ricerca Nielsen, uno dei primi tre e-commerce grocery in Italia e ha chiuso il 2017 triplicando i suoi volumi di vendita.

Pam Panorama non ha un vero e proprio servizio di e-commerce, ma ha attivato alcune realtà locali di suoi affiliati, e accoglie nei punti vendita di 66 città i lockers Amazon.  

«L’accordo stretto con Supermercato24 è un’importante novità volta ad incrementare sempre più il servizio offerto ai nostri clienti che potranno ricevere direttamente a casa la loro spesa firmata Pam Panorama. La forza di questa partnership, al momento attiva a Milano, Padova e Bologna ma che coinvolge già migliaia di prodotti, risiede nell’unione dei valori di qualità e convenienza che ci contraddistinguono da 60 anni con la comodità e la velocità di questo innovativo servizio. Un mix vincente che siamo sicuri sarà apprezzato da tutti i nostri clienti e dagli utilizzatori dell’app -ha detto Gianpietro Corbari, Amministratore Delegato di Pam Panorama.

Consegna della spesa nel frigo di casa: Amazon USA? No, Edeka, Germania

È stata una delle ultime trovate di Amazon, ma anche Walmart ci sta provando: no, non stiamo parlando del controverso brevetto di braccialetto vibrante, ma della consegna direttamente in casa (quando il proprietario non c’è). Ora questa modalità “estrema” (non serve nemmeno presenziare nella canonica finestra di due ore) arriva nel Vecchio Continente, in Germania, grazie a Bringmeister, insegna per la spesa online di Edeka, che promette di consegnare yogurt, carne e verdure ordinate direttamente in frigorifero.  Il modo lo spiega lo stesso retailer in una nota: “i clienti possono facilmente utilizzare le chiavi elettroniche, i cosiddetti Smart Locks, per fornire ai fornitori di servizi un accesso limitato nel tempo alla loro casa e prenotare i vari servizi come desiderano”. 

Il servizio è reso possibile grazie a un’azienda partner di Edeka, Cary, e la consegna in casa è solo uno dei vari servizi offerti, dalle pulizie alla lavanderia. Il tutto effettuato mentre gli utenti sono al lavoro o in viaggio. “Cary si occupa della gestione degli accessi sicura. Bringmeister mette l’acquisto nel corridoio o lo sistema, su richiesta, direttamente nel deposito o nel frigorifero”. E addirittura effettua il ritiro di bottiglie o casse da restituire.

il servizio di chiavi elettroniche costa 9,99 euro al mese.

Il testa a testa con Amazon Fresh, partito a Berlino l’anno scorso e ora sviluppato i altre città, è evidente. Tanto che Bringmeister, acquisito d Edeka nel gennaio 2017,  in alcune città ha già iniziato a proporre la consegna in giornata.

Retailer che innovano: lo store, i clienti, le strategie. La Survey di JDA e RSR

Retailer disruptor: chi sono esattamente? Quali strategie stanno adottando? Quali obiettivi si propongono? In cosa  e in che misura differiscono dai retailer tradizionali?

Sono questi alcuni dei temi affrontati dalla 2018 Retail Disruptors Survey, presentata da JDA Software Group, Inc. ed elaborata da Retail Systems Research (RSR), coinvolgendo oltre 100 retailer mondiali (innovatori e non).

“I risultati dell’indagine sono chiari: gli innovatori sono più disposti a sacrificare una crescita più rapida per riuscire ad offrire l’esperienza cliente che gli acquirenti si aspettano. I retailer innovativi inoltre sono consapevoli che la tecnologia rappresenti un fattore strategico e non solo un costo da gestire. Questa consapevolezza sarà fondamentale per il loro successo nella fase di  continua evoluzione del settore ” ha dichiarato JoAnn Martin, vice president industry strategy, JDA.

Gli highlights della survey

Dalla ricerca è emerso che:

– Sono essenzialmente 4 le aree principali su cui i disruptors stanno focalizzando le proprie strategie: omnichannel (vedi tavola), informed insight (frutto della combinazione di dati e intuizione umana), customer acquisition (l‘esperienza del cliente si conferma la priorità più alta) e ruolo dello store.

– Deve essere sfatato il mito per cui i disruptor giocano un ruolo essenzialmente digitale. E l’acquisizione di Whole Foods da parte di Amazon ne è la prova lampante.

– Disruptor e tecnologie: l’obiettivo è fare investimenti ponderati che attirino i clienti e supportino velocità ed efficienza. 

– Il futuro dei disruptor giunti alla maturità.

Identikit degli innovatori nel retail

Ma quali sono le peculiarità che accomunano tra loro i disruptor, distinguendoli dai retailer più tradizionali?

I retailer intervistati da RSR indicano tre fattori chiave che li rendono innovatori: forniscono prodotti e servizi di altissima qualità (53%); sono molto più veloci e reattivi dei retailer tradizionali (51%) e hanno cambiato radicalmente l’esperienza cliente (42%).

 

E i risultati parlano chiaro: il 66% degli innovatori ha dichiarato di essere profittevole, mentre il 18% ha affermato di diventarlo nei prossimi 18 mesi. Il 49% dei retailer innovativi cresce a un tasso annuale superiore all’11%, mentre solo il 30% dei retailer tradizionali registra la stessa percentuale di crescita. I risultati completi della 2018 Retail Disruptors Survey sono disponibili qui.

I must per i retailer innovativi

Gli innovatori affermano che la chiave del loro successo risiede nella velocità fornita dalla tecnologia, nel bilanciare i profitti e nel mantenere le promesse al cliente. L’affidabilità, in particolare l’attenzione alla coerenza di esecuzione (62%) e alla profittabilità (60%), è la qualità che gli innovatori ritengono più importante, mentre si rifiutano di sacrificare la redditività per una crescita più rapida.

 Gli innovatori affrontano la tecnologia in modo diverso

I retailer innovativi hanno più successo nell’utilizzare la tecnologia per migliorare l’esperienza cliente rispetto a quelli tradizionali. Il 25% degli innovatori offre un’esperienza di shopping continua attraverso tutti i canali, rispetto al solo 13% dei tradizionali.

Dalla survey emerge pure come gli innovatori attribuiscano alle intuizioni umane lo stesso valore di quelle basate sui dati in settori chiave, mentre i tradizionali sono meno propensi:

  • Operazioni in negozio: 40% degli innovatori vs. 29% dei tradizionali
  • Approvvigionamento e procurement: 34% degli innovatori vs. 29% dei tradizionali
  • Merchandising: 34% degli innovatori vs. 16% dei non innovatori

Investimenti in tecnologie digitali

I retailer innovativi privilegiano investimenti in funzionalità digitali incentrate sul cliente: parliamo del 25% dei disruptor rispetto a un più risicato 19% dei tradizionali.

E non basta: dei non innovatori il 35% non ha intenzione di implementare nuove tecnologie, mentre tra i disruptor la percentuale scende al 25%.

Il cliente, fulcro del business

Gli investimenti in funzionalià digitali mostrano che gli innovatori sono concentrati al massimo sull’esperienza del cliente, e quindi implementano tecnologie che consentono di migliorare questa esperienza:

  • Social media per il coinvolgimento del cliente: 60% dei innovatori vs. 55% dei non innovatori
  • Dispositivi mobile per il personale in negozio: 51% dei innovatori vs. 38% dei non innovatori
  • Integrazione di dispositivi IoT e dati: 51% dei innovatori vs. 45% dei non innovatori

Le aree di investimento più soddisfacenti

  • Visibilità totale della supply chain: 49% degli innovatori vs. 23% dei non innovatori
  • Centri di distribuzione regionale o localizzata: 38% degli innovatori vs. 30% dei non innovatori
  • Collaborazione con i fornitori: 38% degli innovatori vs. 29% dei non innovatori

 

“Gli innovatori sono più propensi a implementare nuove tecnologie per migliorare l’esperienza del cliente, ma sono anche pronti a cambiare rotta quando non vedono i benefici previsti.”, ha osservato Martin.

La customer experience

tutti i retailer concordano sul fatto che investire nella customer experience è fondamentale per attirare clienti presso i propri negozi e farli ritornare (55% degli innovatori vs. il 54% dei non innovatori).

Dove invece si notano più discrepanze tra innovatori e non sono:

il lifestyle (58% di disruptor vs 45 nd);

eventi e attività orientati al cliente (57% vs 34%)

 

Il futuro dei negozi fisici

I risultati dell’indagine confermano che i negozi fisici non scompariranno a breve: 87% degli innovatori e 79% dei non innovatori hanno negozi fisici e continueranno ad aprirne altri in futuro. Ma la chiave del successo dei punti vendita sta nel creare esperienze accattivanti e nell’utilizzarli anche come centri di distribuzione per evadere gli ordini effettuati attraverso altri canali. Il 71% degli innovatori intervistati ha dichiarato che la soddisfazione cross-channel porterà traffico nei negozi, un chiaro segno che le opzioni volte alla soddisfazione del cliente come acquistare online, ritirare in negozio (BOPIS) e acquistare online e fare il reso in negozio (BORIS) saranno sempre più diffuse. Anche la tecnologia interattiva (62%) e i programmi di fidelizzazione (60%) sono consideranti rilevanti per  favorire l’incremento delle  visite ai negozi.

 

 

Il carrello della spesa di Amazon è sempre più pieno: e il 2018 sarà l’anno del fresco

Oggi apre al pubblico (in ritardo) Amazon Go, il supermercato senza cassa, a Seattle, ma ormai Amazon è un protagonista sempre più importante della spesa: secondo uno studio di One Click Retail nel 2017 ha raggiunto il 18% di quota di mercato nella spesa online negli USA: il doppio di Walmart. E in crescita del 59% sul 2016 con un fatturato intorno ai 2 miliardi di dollari. Quanto meno per ora, sono le bevande gli articoli più venduti. Ma il fresco, anche se lentamente, avanza.

Lo studio prende in considerazione oltre agli USA gli altri due principali mercati del grocery Amazon, Regno Unito e Germania, che hanno visto incrementi di vendita simili (+56% e +54% rispettivamente). Ma il fresco avanza.

Anche se per ora gli articoli più venduti sono bevande, alcoliche e non (con acqua e energy drink in cima alla lista), cialde per caffè e alimenti per l’infanzia, lo studio prevede una forte crescita del fresco grazie alla consegna in un’ora e al superamento, graduale, della tendenza a voler “toccare con mano” ciò che mangiamo.

La crescente abitudine alle spese online e la fiducia in Amazon come operatore, ritmi di vita frenetici che portano a risparmiare tempo ove possibile (e cosa di meglio di un negozio dove si può acquistare letteralmente di tutto, dall’auto allo spazzolino, alla passata di pomodoro?), la diffusione del programma Amazon Prime a nuovi utenti (con una vera e propria impennata nel periodo delle feste) e nuove aree e di Pantry, la spesa in abbonamento che rifornisce periodicamente la dispensa, porteranno a un ulteriore affermazione della spesa firmata Amazon nel 2018. Una grossa spinta è venuta anche dall’acquisizione dei 470 store fisici di Whole Foods Market, che nella seconda parte del 2017 ha visto un aumento delle vendite, con il marchio Whole Foods “365 Everyday Value” che solo nella prima settimana dall’acquisizione ha venduto il 90% dei suoi 2000 prodotti andando praticamente sold out su Amazon. Oggi è la seconda private label Amazon dietro a AmazonBasics.

Ma parallelamente sono aumentate anche le vendite di Amazon Fresh, con le vendite settimanali che nel corso del 2017 sono passate da 3 al 7 milioni di dollari e una stima annuale di 350 milioni di euro.

Ma cosa hanno comprato gli americani (la solita anteprima di cosa compreremo noi tra un paio di ani? Vedremo).

Latticini primi con 85 milioni, seguiti da carne, verdura e frutta e una quota di biologico del 25%.

L’acqusizione dei supermercati che hanno fatto del biologico una bandiera insomma ha consentito alla compagnia di Jeff Bezos il salto nella percezione dei consumatori da frnirore di spesa non.food veloce ed economica a fornitore di prodotto freschi e di qualità.  E a Whole Food Market, insegna sull’orlo del fallimento, di risorgere. E potrebbe portare, come ha spesso fatto la compagnia di Seattle, a un cambio di paradigma, che coinvolgerà il modo in cui si fa la spesa di tutti i giorni.

e-commerce: i clienti si aspettano convenienza e servizi di qualità

L’e-commerce avanza e detta legge, riplasmando le filiere logistiche e produttive, i sistemi e i servizi di consegna, le strutture e le tecnologie dei magazzini e del packaging, e persino la mobilità.
Ecco quanto emerge dalla ricerca Netcomm ‘Logistica e Packaging per l’e-commerce. Le nuove
prospettive’ presentata nel corso del Focus Logistica, in collaborazione con Ipack-Ima e con il
supporto di Assolombarda, Comieco, DotLog e Rajapack.

Secondo la ricerca Netcomm, la qualità e l’ampiezza dei servizi di consegna sono
centrali nelle scelte di acquisto per 3 consumatori su 4. L’esperienza di acquisto online semplice e
veloce e i prezzi migliori dei prodotti sono gli elementi più importanti, richiesti rispettivamente
dall’80,9% e dal 79,2% degli utenti, seguiti dalla conoscenza e dall’affidabilità di chi offre il prodotto
(77,6%), dalla qualità e l’ampiezza dei servizi di consegna (72,1%) e dalla facilità del reso (69,9%).
Veniamo alle altre priorità per il cliente: velocità e i costi di consegna interessano circa il 55% degli e-shopper, seguono l’importanza dei servizi di ritiro e di gestione della consegna a casa a orari specifici.
A riprova di ciò ecco, infatti, qualche dato: il 56% degli acquisti non portati a termine in Europa è causato da opzioni di delivery troppo costose, il 39% da quelle troppo lente; il 71% degli e-shopper europei ha comprato più di un item per raggiungere il valore per il free shipping, che risulta essere il primo fattore di importanza tra gli aspetti della delivery in Europa.

L’evoluzione del delivery
Interessante osservare come tra il 2015 e il 2017 si è modificato il mix di modalità di delivery: i servizi di ritiro (negozio rivenditore, ufficio postale, locker, edicola, etc.) sono cresciuti del 50% e
riguardano il 9,1% degli acquisti online di prodotti, mentre la consegna a casa/ufficio è passata dal 94% al 91%. Brand leader che offrono il ritiro gratuito presso i propri negozi dichiarano, infatti, di avere quote di ritiro superiori al 50%. Ma da cosa dipende il crescente successo di questa modalità? Diciamo subito che la difficoltà/imèpossibilità di recevere la consegna a casa non è la motivazione principale (interessa infatii solo solo il 10% degli e-shopper); la prima ragione di scelta, piuttosto, è la comodità per le abitudini e gli orari di spostamento che riguarda il 62% del campione.

Cosa piace ai clienti italiani

Dall’indagine emerge che uno dei servizi graditi dai clienti è la restituzione del prodotto tramite lo stesso canale nel quale lo hanno comprato; inoltre anche il reso da casa tramite il corriere è una modalità molto gradita pureda chi ha comprato in negozio.
Quanto alla modalità i pagamento, le preferenze si diversificano: chi acquista meno frequentemente online preferisce farli alla consegna, mentre gli habituè si concentrano su altri tipi di servizi associati alla consegna quali: la possibilità di scegliere uno slot orario o la consegna su appuntamento, la libertà di modificare fino all’ultimo momento la scelta di consegna o ritiro, la consegna al piano e quella serale.

“Il 98% degli e-shopper italiani vivono un’esperienza positiva con i servizi logistici e di delivery dell’ecommerce” spiega in proposito Roberto Liscia, Presidente Netcomm. “Le performance di consegna sono in aumento significativo rispetto alla stessa ricerca condotta da Netcomm nel 2015 e cresce sia l’uso che la disponibilità di servizi di ritiro presso negozi, locker, uffici postali ed edicole. Esistono tuttavia ampi spazi di miglioramento, per esempio nella disponibilità dei servizi finalizzati a coordinare e dare intelligenza alla consegna e al reso. Sono il fronte sul quale sia i clienti che i merchant chiedono più sviluppo e tale esigenza si traduce in una richiesta di maggior integrazione informatica di tutti i processi, lungo la catena che dal cliente porta al merchant, attraverso i corrieri/spedizionieri e i magazzini. Il last mile logistico e l’integrazione lungo la filiera sono il fronte sul quale si gioca la battaglia dell’e-commerce”.

Il packaging e l’effetto WOW
Fondamentale: per più del 70% degli e-shopper l’apertura del pacco è un momento chiave nell’esperienza d’acquisto complessiva. Oltre alla funzione protettiva, l’e-shopper è infatti attento a ogni aspetto che non generi sprechi e impatti ambientali, facendo diventare quindi l’imballaggio un elemento con altissime prospettive di sviluppo e innovazione.
In proposito Carlo Montalbetti, Direttore Generale di Comieco afferma: “C’è una vera rivoluzione in atto nel commercio che sta spostando la sua attenzione all’online e che ha ripercussioni sull’intero sistema: le aziende che producono così come quelle che si occupano di recuperare gli imballaggi cellulosici. L’intera filiera della carta si sta organizzando per affrontare questo cambiamento: basti pensare che la prossima apertura di due nuove cartiere in Italia metterà a disposizione 600mila nuove tonnellate di cartone, di cui si stima che fino a 300mila potranno essere utilizzate per gli imballaggi delle vendite online”.
Secondo i risultati del primo “Osservatorio Netcomm Ipack-Ima” la maggioranza degli operatori di
filiera ritene che l’e-commerce imporrà lo sviluppo di materiali e tecnologie specifiche anche se, ad oggi, meno del 30% dei loro clienti hanno fatto richieste specifiche per l’e-commerce. “Il packaging è uno dei protagonisti principali nella filiera dell’e-commerce perché, in misura ancora maggiore rispetto al ruolo giocato nelle vendite tradizionali, esalta, da un lato, la capacità comunicativa del prodotto che protegge e, dell’altro, contribuisce alle performance logistiche e di delivery”, dichiara il Presidente di Ipack-Ima, Riccardo Cavanna.

Metodologia

La pubblicazione è il frutto del tavolo di lavoro avviato nel 2017 con più di 30 aziende socie del
Consorzio, che si è avvalso di tre diverse ricerche: la prima ha indagato il vissuto, la soddisfazione e i desiderata in tema di servizi logistici e packaging di oltre 2.500 e-shopper italiani; la seconda, che ha coinvolto 33 merchant italiani b2c, ha analizzato il rapporto tra merchant e operatori di logistica e gli aspetti inerenti l’e-commerce cross border; infine le 30 aziende socie di Netcomm hanno risposto a 10 domande strategiche di envisioning per stimare alcune possibili evoluzioni future.

e-commerce e packaging le 7 tendenze del 2018: sarà l’anno della personalizzazione

e-commerce e packaging un binomio strettissimo che influisce sulle performances del servizio.

Quali sono oggi le tendenze prevalenti degli e-merchant e le loro richieste?

Se ne è perlato nel corso dell’evento Netcomm Focus dedicato alla logistica e al packaging, dove Rajapack, filiale italiana del gruppo RAJA, ne ha evidenziate 7:

  1. Packaging minimal che riduca i volumi e l’impiego di materiale. Una soluzione che ha una doppia valenza, da una parte incontra il gusto estetico del pubblico, dall’altra riduce i costi di trasporto e gestione logistica;
  2. Packaging conforme alle tabelle peso-volumetriche dei principali corrieri, sempre in ottica di riduzione di volumi e costi;
  3. Packaging green capace di soddisfare le 3 “R”: ridurre, riutilizzare, riciclare. I merchant sanno che il 52% delle decisioni di acquisto è influenzato dall’impatto ambientale dell’imballo e Rajapack testimonia questa tendenze con un crescita del 40% delle richieste per imballaggi eco-sostenibili;
  4. Packaging riutilizzabili: soluzioni che possono essere impiegate anche per eventuali resi da parte del consumatore che nell’80% dei casi infatti dà per scontato di poter rendere la merce nel medesimo imballo in cui l’ha ricevuta;
  5. Packaging anti-effrazione: si moltiplicano i nastri adesivi personalizzati o in carta anti-furto, le scatole americane senza chiusura automatica (più facili da aprire) e le buste con messaggi di tentata effrazione;
  6. Packaging personalizzato: il pacco è un vero e proprio biglietto da visita per le aziende capace anche di trasmettere al consumatore i valori e le peculiarità che le caratterizzano, per questo è importante una personalizzazione significativa che riguardi sia il lato esterno che quello interno per influenzare il cosiddetto effetto WOW;
  7. Packaging più veloce e meno ingombrante in grado di risparmiare spazio a magazzino e incrementare la produttività soprattutto nei momenti di maggiore attività.

Passando poi agli e-shopper, vediamo quali accorgimenti contribuiscono all’effetto wow.

 Cresce l’unboxing, ovvero il fenomeno della condivisione sui social del momento di apertura del pacco.

Sempre più rilevante il premium packaging (conosciuto anche come packaging regalo) non solo nel lusso, dove in realtà non stupisce, ma anche in settori come l’elettronica e il food a testimonianza di un e-shopper sempre più attento ed esigente.

Sempre più spazio alla personalizzazione specialmente nell’abbigliamento, dove l’importanza è comunicare senza particolari esigenze anti-shock, e nella gioielleria La personalizzazione, infatti, sarà uno dei trend in forte crescita nel 2018. Dall’indagine di DotCom Distribution emerge infatti che il 44% degli e-shopper che spendono più di 200$ al mese ripeterà l’acquisto online solo se ha ricevuto un packaging personalizzato e curato nei dettagli.

 

 

 

Nel nome dell’omnicanalità, Walmart perde il trattino e punta sull’e-commerce

Wal-mart perde il trattino dello storico logo e diventa Walmart, ovunque: on e offline. La mossa, che sarà effettiva dal 1 febbraio 2018, si spiega in una logica di multicanalità e di servizio ai cittadini sui vari canali: dal punto vendita al mobile al servizio di click and collect.

La ragione la spiega Doug McMillon, presidente e CEO di Walmart: «I nostri clienti ci conoscono come Walmart e oggi fanno la spesa non solo nei nostri supermercati ma anche online e con la nostra app. Anche se il nostro nome legale viene usato in poche situazioni, abbiamo pensato che fosse meglio avere un nome coerente con l’idea che da noi puoi fare la spesa in qualsiasi canale». Il quale è convinto che “con il tempo i clienti ci vedranno e penseranno a noi sempre più come un unico Walmart”.

Il primo punto vendita Walmart (anzi, Wal-mart) a Rogers, Arkansas.

Sullo sfondo, l’impegno crescente dell’insegna, numero uno della Gdo mondiale, nell’e-Commerce partita con l’acquisizione di jet.com e la sfida ad Amazon. Una strategia che nel 2017 sembra aver funzionato: se i risultati del 2017 compariranno solo a febbraio, nei primi nove mesi le azioni sono aumentate del 42%, le vendite sono cresciute sia nei punti vendita (oltre 11.600 sotto 59 insegne in 28 Paesi) e l’e-Commerce è schizzato alle stelle, e nel terzo trimestre dell’anno è cresciuto ancora del 50%.

 

Addio trattino, il web cambia la spesa ma anche la lingua

Il cambiamento in effetti è anche sociologico e culturale, e pure linguistico. Il trattino che fa tanto anni ’50 del secolo scorso, con quelle belle insegne da drive-in che costellavano le highway nel periodo del grande boom economico e delle magnifiche sorti e progressive, oggi è d’impiccio

Già nell’edizione 2007 del Shorter Oxford English Dictionary circa 16.000 parole avevano perso il trattino “soccombendo alle pressioni dell’era di Internet”. E così ice-cream è diventato ice cream, pin-money pin money,  water-bed water bed. Mentre si sono unificati bumblebee (da bumble-bee, bombo), chickpea (chick-pea, cece) e pigeonhole (precedentemente pigeon-hole, casella per la posta).

Il trattino sarebbe considerato troppo “vecchio stile” e indurrebbe in errori e dubbi ortografici per i quali evidentemente non c’è più tempo. Inoltre, impedisce gli hashtag, e questo potrebbe mettere una definitiva lapide sul segno di punteggiatura. In fondo, è il segno dei tempi.

 

A questo punto, attendiamo la perdita del trattino anche nel logo più noto al mondo, quello della Coca-Cola. Quanto tempo ci vorrà?

I 5 siti italiani più frequentati agli e-Christmas Shopper. L’oro va a e.price

Cresce l’attitudine degli italiani per lo shopping online. E in occasione del Natale tale propensione è ancora più spiccata.

A dirci come gli utenti si muovono nell’immenso mondo del web e delle app alla ricerca del regalo perfetto ci ha pensato un’analisi di Ogury – piattaforma di mobile data che fornisce la più completa visione del comportamento degli utenti mobile a livello globale – che tra novembre e dicembre 2017 ha preso in considerazione oltre 500 mila utenti mobile e i loro spostamenti sui siti e le app più popolari nei “classici” settori da regalo: tecnologia, elettrodomestici, moda, libri e cesti di leccornie.

La top 5 del Natale italiano

Nel periodo monitorato, tra tutti gli e-commerce presi in considerazione dallo studio di Ogury, è E.price a guadagnarsi il podio come migliore sito di vendita specializzata con il 27,1%. Dietro di lui Unieuro che guadagna il 24,8% di visitatori. Mentre Zalando, il pioneristico e-commerce nel settore dell’abbigliamento, appare al terzo posto con il 23,5% di visitatori unici. Sembra quindi che sarà un Natale all’insegna della tecnologia quello che ci apprestiamo a vivere, non solo per le modalità con cui acquistiamo i regali, ma anche per i doni che troveremo sotto l’albero. Anche il quarto posto in classifica, infatti, è occupato da un e-commerce specializzato in tecnologia ed elettrodomestici, Euronics, con il 15,7% di utenti.

Un piccolo spazio però lo guadagnano anche i libri: è infatti IBS a chiudere la top 5 posizionandosi al quinto posto con il 12,1% di visitatori unici.

Rimangono fanalino di coda gli e-commerce di alimenti e vini; a quanto pare noi italiani per questo genere di regali preferiamo ancora affidarci ai nostri negozi di fiducia: perfino l’e-commerce di Eataly non guadagna più dell’1% degli utenti unici.

L’identikit dell’e-Christmas Shopper italiano

Quando si tratta di tecnologia gli uomini superano le donne, anche se di poco. Infatti, nei principali siti e app di questo settore la percentuale di utenti uomini si aggira intorno al 60-65% contro il 40%-35% di donne. Situazione che si ribalta con i siti di abbigliamento, dove la percentuale di utenti donne è del 75% o più, eccezione fatta per Zalando, dove la percentuale di uomini sale a circa 40%, pareggiando quasi i conti.

Sul piano geografico, invece, è la Lombardia la regione dove risiede il maggior numero di “mobile e-Christmas shopper”. La seguono in classifica il Lazio e la Campania, dove sembrano avere grande successo gli e-commerce di abbigliamento.

Da un punto di vista anagrafico, infine, emerge che nella maggior parte dei casi gli utenti hanno tra i 45 e i 54 anni (quindi non è vero che siano solo i Millennials lo zoccolo duro degli e-comsumer), fatta eccezione per alcuni e-commerce di abbigliamento come Yoox, Zalando, Zara eH&M, dove gli utenti sono più giovani, con una fascia che si posiziona tra i 35 e i 44 anni. Anche app e siti di libri, come IBS, Feltrinelli e Libraccio,sembrano attrarre utenti più giovani, anche in questo caso la fascia di età è 35-44. Solo uno tra i numerosi e-commerce monitorati ha una maggioranza di utenti giovanissimi, (25-34); si tratta di Zaful, specializzato in abbigliamento low cost.

 

MyBank Bridge, la soluzione per le aziende che non hanno un sito di ecommerce

Nell’era dell’ecommerce le aziende prive di un sito ad hoc rischiano di restare indietro.

Per venire incontro alle esigenze di chi dispone solo di una pagina vetrina, nasce MyBank Bridge: vero e proprio collegamento immediato tra venditore e acquirente adatto a tutti gli ambiti merceologici, oltre che al settore dei servizi caratterizzati dal fattore mobilità. La soluzione permette ai merchant di inviare al suo cliente una mail contenente un link che lo indirizzerà direttamente alla pagina di pagamento MyBank per finalizzare la transazione, evitando così l’abbandono del carrello o della pagina di check out.

Ad oggi MyBank è integrato con oltre l’80% delle banche italiane e sta affermandosi in altre regioni d’Europa come Grecia, Spagna, Francia dove sta già riscontrando una buona copertura e dove registra un incremento significativo nelle transazioni cross-border.

Alcunim dei brand che nno già implementato la soluzione di MyBank: Acea, Alpitour, Enel, ENI, E.On, Esprinet, Ikea, Logista, Lottomatica, Moby Lines, Monclick, Pirelli, Quixa, Q8, Rajapack, Sephora, Trenitalia, TNT, Twin Set, e molti altri.

5 consigli per prevenire le frodi pubblicitarie. Il vademecum di Meetrics

Quello del frodi pubblicitarie è un mercato sempre più fiorente, che nel 2017 vale 20 miliardi di dollari. E le stime per il 2025 non sono certo rosee: si ipotizza infati che l’Ad Fraud sarà il secondo mercato illegale più grande al mondo con un costo per i contribuenti di oltre 1 trilione di dollari all’anno.

Per fortuna ci si sta muovendo alla ricerca di soluzioni. Tra i più attivi in quest’ambito ricordiamo Meetrics (società tedesca specializzata nella misurazione della qualità e della trasparenza del digital marketing) che ha sviluppato una soluzione per prevenire la segnalazione di Traffico Non Valido e che offre ai propri clienti Ad Fraud Prevention, uno dei quattro tool di misurazione che caratterizzano Ad Attention Manager Suite, la soluzione principale della società.

Sono cinque le tipologie di frodi pubblicitarie più comuni individuate da Meetrics: la suspicious page, ossia pagine web che mostrano elementi sospetti, il botnet trafic, quando si trovano possibili visitatori non umani, il suspicious behaviour, quando gli utenti manifestano un comportamento sospetto sulla pagina, il browser malware, quanto vengono rilevate tracce di malware ed infine l’incentivized surfbar, quando si evidenziano indicazioni per traffico a pagamento.

Individuato il problema, ecco anche 5 dritte per difendersi:

  1. Verificare i prezzi, se troppo bassi la fonte potrebbe non essere attendibile
  2. Esaminare con attenzione i dettagli di analisi
  3. Affidarsi a società di verifica ed insistere per ads.txt
  4. Utilizzare black e white list con le società di verifica per tenerle aggiornate
  5. Non aspettare che se ne prende cura qualcun altro

 

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