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Tag: e-commerce

Facile.it: dal web al franchising brick & mortar

Facile.it annuncia  il lancio della propria rete di negozi in franchising. Un progetto inedito nel suo genere che nasce dopo gli straordinari risultati ottenuti dal primo punto vendita fisico gestito direttamente da Facile.it, inaugurato lo scorso marzo a Varese, al quale stanno seguendo altre quattro nuove aperture dirette.

L’ingresso nel mondo del franchising rappresenta un’ulteriore evoluzione nella storia della web company. «Il lancio di una rete di negozi in franchising distribuiti sul territorio nazionale rappresenta un’estensione fisica del portale Facile.it e una grande opportunità per chi deciderà di fare impresa aderendo al nostro franchising», spiega Mauro Giacobbe, Amministratore Delegato di Facile.it.

L’affiliazione non richiede alcuna fee upfront di ingresso e i ricavi del franchisee, che potrà contare su un’ampissima offerta di prodotti frutto di oltre 100 accordi commerciali stipulati con le principali aziende operanti nel mondo delle assicurazioni, dei prestiti, mutui, conti e carte, tariffe luce e gas, ADSL, pay TV, arriveranno dalle commissioni legate alla vendita dei prodotti di Facile.it.

Oltre a questo il franchisee beneficerà di un importante supporto marketing da parte dell’azienda che, già oggi, è fra i maggiori spender nel mercato pubblicitario italiano e della potenza del marchio Facile.it, che ha già dimostrato di essere in grado di garantire un’utenza molto ampia e un elevato numero di ingressi mese nello store.

«I negozi sono complementari al portale web» conclude Giacobbe «e ci aiuteranno – come accaduto con il punto vendita di Varese – a migliorare la già ottima customer experience e la brand reputation del canale online, offrendo ai clienti una consulenza sia pre che post acquisto e la possibilità di costruire un rapporto fiduciario personale con i consulenti presenti nello store».

Per garantire un servizio completo e altamente professionale ai clienti dei negozi anche in ambito creditizio, dopo la positiva esperienza della rete fisica di consulenti sul territorio per il settore delle assicurazioni auto, il portale creerà una nuova rete di professionisti, questa volta dedicata alla consulenza su mutui e prestiti personali, a disposizione di tutti i consumatori che entreranno negli store Facile.it o che richiederanno informazioni attraverso il sito internet.

La spesa più personale (e soddisfacente)? La sa l’inconscio, eBay sperimenta a Londra

È una grande notizia per gli eterni indecisi che impiegano ore a scegliere il colore della gonna o dei calzini da acquistare, mentre qualcuno penserà subito a un futuro distopico di controllo delle menti, dove non saremo neppure più in grado di decidere ciò che vogliamo acquistare: di certo è un esperimento affascinante quello fatto da eBay a Londra all’inizio del mese con il pop up “The Art of shopping”. L’ultima frontiera della personalizzazione. Obiettivo: “riportare l’ispirazione nello shopping” combinando neuromarketing, scienza e opere d’arte. Come a dire: solo l’inconscio conosce i nostri più reconditi desideri, anche di acquisto, e le neruoscienze ce li possono rivelare meglio di noi stessi.

In uno spazio che era una galleria d’arte curata da Saatchi Art i visitatori venivano incoraggiati a guardare le opere con una fascia in testa che monitorava le loro reazioni. A questo punto una tecnologia detta MyndPlay creava un carrello su misura de cliente, con una serie di prodotti consigliati. Perché – è il sottinteso – una esperienza di shopping piena e ispirata darebbe lo stesso piacere che può suscitare il godimento di un’opera d’arte, o di un corridore di formula 1 quando giunge alla fine del circuito.

 

Come ha detto il Vicepresidente di eBay UK, Rob Hattrell: «eBay incoraggia i consumatori e rigettare le cose noiose e grigie e smetterla di fare la spesa come tutti gli altri. Vogliamo che i consumatori siano più coraggiosi ed esprimano la loro individualità».

Pe inciso secondo eBay sarebbero circa la metà dei consumatori britannici quelli che sarebbe pronti a un approccio più personalizzato agli acquisti mentre gli altri preferiscono seguire il branco e restare nella comfort zone; ai primi punta eBay.

Fantascienza? Forse, ma intanto il pioniere delle aste online entro fine anno ha intenzione, secondo il Daily Mirror, di lanciare una homepage basata sull’intelligenza artificiale e il machine learning per assicurare un livello di personalizzazione mai raggiunto negli acquisti.

EasyCoop arriva a Bologna e si candida a primo e-commerce della Gdo

Dopo l’avvio lo scorso febbraio a Roma, debutta a Bologna EasyCoop, il servizio di spesa online di Coop Alleanza 3.0. Con 11mila referenze, 3mila delle quali nel fresco (frutta, verdura, carne, pesce, salumi, latticini), l’e-commerce della maggiore cooperativa di consumatori italiana si presenta come “il più avanzato e innovativo d’Italia”, e rappresenta la più ampia offerta oggi disponibile nel nostro Paese nell’e-commerce alimentare.

Dal 4 settembre EasyCoop, che gestisce il servizio attraverso la società partecipata Digitail, serve tutti gli abitanti di Bologna e quelli di alcuni Comuni limitrofi: Casalecchio, Castelmaggiore, Castenaso, Granarolo, San Lazzaro. Entro fine settembre il servizio si estenderà anche ad altri Comuni tra cui Zola Predosa, Calderara di Reno, Bentivoglio.

Il servizio viene erogato da un magazzino di prodotti dedicato, situato a Castelmaggiore: una soluzione che consente di garantire la massima efficienza ed efficacia nel servizio, in piena sinergia con i 37 punti vendita bolognesi e degli altri comuni raggiunti da EasyCoop. 

In assortimento tutte le linee a marchio Coop, accanto alle grandi marche, a specialità tipiche locali e ad alimenti per esigenze specifiche (come i senza glutine). I clienti possono fare la spesa online e riceverla direttamente sul pianerottolo di casa, con le massime garanzie sul fronte della qualità e della sicurezza, gli stessi prezzi di un ipermercato e ulteriori promozioni dedicate a chi acquista online.

 

Facilità d’uso

Il servizio di consegna è disponibile dal giorno successivo a quello in cui viene effettuato l’ordine, dal lunedì al sabato dalle 8 alle 22, con fasce orarie e costi personalizzabili: da tutta la giornata fino a un minimo di un’ora (per esempio 19.15-20.15), a partire da un contributo per la consegna di soli 3,90 euro. Il pagamento può essere effettuato in totale sicurezza online, oppure alla consegna con carta di credito, prepagata o bancomat. Inoltre, per una garanzia ancora maggiore, circa mezz’ora prima i clienti vengono avvisati via sms dell’orario preciso di consegna, con il dettaglio (nome e foto identificativa) dell’addetto che consegnerà loro la spesa.

 

Zero waste, l’invenduto va in beneficienza

Anche EasyCoop, infine, guarda alla solidarietà e alla sostenibilità, in linea con le azioni di Coop Alleanza 3.0 realizzate da anni nei negozi. L’e-commerce Coop, infatti, aderisce al progetto “Brutti ma buoni”, la destinazione dei prodotti invenduti – perché con piccole imperfezioni, ma ancora perfettamente commestibili o utilizzabili – in favore di realtà che operano per persone in difficoltà. Gli invenduti di EasyCoop a Bologna verranno donati a una rete di mense cittadine, impegnate nel contrasto alla povertà, coordinate da un soggetto pubblico: l’Istituzione per l’inclusione sociale e comunitaria “don Paolo Serra Zanetti”, che, grazie alle Case Zanardi, li destinerà a soggetti come Civibo Cucine popolari, Antoniano Onlus, Opera padre Marella e Banco di solidarietà onlus.

 

E-commerce nel piano strategico di Coop Alleanza 3.0

Riqualificazione di un terzo della rete di vendita, innovazione, dagli interventi su assortimenti e prezzi, introduzione di nuovi servizi e convenzioni in più ambiti di spesa rilevanti per le famiglie: sono questi i capisaldi del Piano strategico 2017-2019 di Coop Alleanza 3.0. E lo svoluppo dell’e-commerce rientra in questa strategia.

Qualità, sicurezza e freschezza dei prodotti sono assicurate da metodi specifici per la conservazione, preparazione e trasporto dei prodotti, che avvengono sempre in ambienti controllati e alla temperatura corretta.

 

Amazon applica la sua strategia a Whole Foods, ed è guerra dei prezzi nel bio

Guerra dei prezzi nel mondo del cibo bio. A scatenarla l’acquisizione da parte di Amazon di Whole Foods Market, la catena di alimentari salutisti, per una cifra di 13,7 miliardi di dollari (circa 11,5 miliardi di euro). Il colosso americano dell’e-commerce fondato da Jeff Bezos non ha perso tempo e già lunedì 28 agosto, nel giorno del perfezionamento dell’acquisto, annunciato già nel giugno scorso, ha messo in atto una politica aggressiva di riduzione dei prezzi per alcuni articoli di grande consumo freschi: le banane, gli avocado, le uova, il salmone allevato sostenibilmente, la carne magra da allevamenti sostenibili, il burro di mandorle, le mele bio Gala e Fuji, il pollo arrosto bio, il burro bio. Ma presto il cartellino dei prezzi sarà ritoccato al ribasso anche per molti altri articoli. «Siamo intenzionati a rendere l’alimentazione sana e biologica più accessibile al grande pubblico. A tutti dovrebbe essere consentito consumare i prodotti Whole Foods e noi abbasseremo i prezzi senza che questo voglia dire rinunciare all’impegno storico di Whole Foods per l’alimentazione di qualità» è la promessa di Jeff Wilke, numero uno di Amazon Worldwide Consumer.

Una notizia accolta con grande favore dai clienti di Whole Foods Market, la catena fondata nel 1980 ad Austin, in Texas, e che da allora si è estesa fino a contare oltre 400 negozi negli Stati Uniti, in Canada e in Gran Bretagna e a dar lavoro a 91.000 dipendenti. Whole Foods era nel 2014 al numero 30 nella lista dei più grandi retail degli States. Finora considerata una catena piuttosto cara ed esclusiva, ora potrebbe dunque “democratizzarsi”. Ma non sorridono allo stesso modo i concorrenti del mercato degli alimenti biologici, i quali dovranno adeguarsi alla politica di abbattimento dei prezzi per non essere tagliati fuori.

La paura di una guerra dei prezzi nel mercato del cibo bio ha già provocato conseguenze sul piano finanziario. Si calcola che negli ultimi giorni si siano volatilizzati ben 11 miliardi di dollari di capitalizzazione di mercato di alcuni dei più grandi operatori della grande distribuzione. Alla Borsa di Londra, il titolo di Tesco è calato dell’1,8% e quello di Sainsbury dell’1%. E questo solo di fronte alla prospettiva che Whole Foods Market, finora poco presente sul mercato britannico, possa irrompere prepotentemente a Londra rinforzando il servizio di consegna a domicilio.

Inoltre i prodotti con il brand 365 di Whole Foods e gli alimenti per animali saranno tutti disponibili su Amazon.com, su AmazonFresh, su Prime Pantry e su Prime Now. Amazon potrebbe inoltre utilizzare alcuni store Whole Foods come centro di consegna dei prodotti acquistati sul sito di e-commerce. L’idea è quella di installare in alcuni negozi situati in aree strategiche degli armadietti dotati di una serratura dove i clienti potranno ritirare il loro ordine. 

L’acquisizione di Whole Foods Market da parte di Amazon è stata uno shock nel mercato dell’alimentazione bio, ma non è giunta del tutto a sorpresa. Il colosso di Seattle infatti aveva già da tempo manifestato interesse per il settore alimentare con il lancio di AmazonFresh. Due aziende che ora opereranno in sinergia, ma abbastanza differenti da respingere al mittente le accuse fatte da molti concorrenti circa l’acquisizione di una posizione dominante da parte di Amazon, che non a caso ha avuto il via libera all’acquisizione da parte della Federale Trade Commission, l’agenzia indipendente del governo di Washington che vigila per impedire, in nome dell’interesse del consumatore americano, su pratiche commerciali scorrette o monopolistiche.
Ma l’abbassamento dei prezzi è solo il primo passo del cambiamento di Whole Foods Market da parte del colosso di Seattle. Nei progetti di Amazon c’è un’integrazione di Whole Foods nel sistema di fidelizzazione del cliente attraverso l’abbonamento Prime, che garantisce al cliente benefit come la spedizione e la consegna gratuita e lo streaming gratuito di una libreria di film e shot televisivi. E presto i clienti Prime potranno contare su offerte speciali dedicate e altri vantaggi negli store Whole Foods.

Logistica, qui si gioca il futuro: dalle consegne in minuti al magazzino volante con droni

L’ultimo miglio della consegna della spesa è cruciale e dispendioso, e in un settore, quello dei supermercati, dove l’e-commerce è ormai un prerequisito fondamentale per restare sul mercato. Sono sempre loro, i big del mercato americano Walmart e Amazon, ormai in lotta aperta, che guidano e aprono squarci sul futuro.

Come i magazzini volanti, veri e propri dirigibili automatizzati e controllati da remoto, dai quali partirebbero le consegne via drone. Walmart avrebbe secondo la stampa specializzata anglosassone consegnato una richiesta di licenza, con l’obiettivo di risolvere un problema: “portare un prodotto alla destinazione di consegna può causare ritardi indesiderati aumentare i costo e ridurre i ricavi”. Veloce, e soprattutto economico, perché il sistema permetterebbe di ridurre i costi di consegna. Il magazzino semovibile infatti potrebbe essere spostato dove la domanda è maggiore in quel momento. Una domanda sempre più volatile e soprattutto volubile come i consumatori ormai abituati a chiedere – e ottenere – tutto subito, ovunque: al lavoro, in viaggio, a casa. E quindi sempre più difficile da prevedere e programmare.

Il dirigibile potrebbe spostarsi da una città all’altra ed effettuare le consegne via drone, o raggiungere località rurali, servendo una zona molto più ampia rispetto a un magazzino tradizionale.

In passato Walmart ha anche consegnato una licenza per droni da utilizzare all’interno del punto vendita. Una richiesta di brevetto per un magazzino volante era già stato presentato l’anno scorso da Amazon, la prima ad ipotizzare ed utilizzare droni per la consegna.

 

Amazon ora consegna in due minuti

Le università americane dove è stata attivata la consegna in due minuti.

Amazon è stato anche il primo operatore a consegnare in un’ora, che sono diventati minuti. Due per la precisione. Con il nuovo servizio Instant Pick-up, attivato in cinque università americane, gli utenti Prime possono ordinare e ritirare entro due minuti una serie di prodotti di largo consumo (dagli snack alle bevande, dai prodotti per l’igiene personale ai caricatori per cellulare) nel locker dedicato installato nel campus, a portata di mano. E anche l’acquisto di impulso si trasferisce nell’e-commerce. 

Packaging leva del food delivery, business da 200 milioni che d’estate va in vacanza

Il packaging è fondamentale per sfondare nel mercato dell’out-of-home, e in particolare in quello del food delivery, che quest’anno sta conquistando tutta l’Italia e non solo le aree metropolitane in cui spopola durante l’inverno. Secondo un sondaggio condotto da uno degli operatori storici del settore, Just Eat, in collaborazione con l’Università Bocconi, nelle Riviere Liguri le ordinazioni siano aumentate in media complessivamente del 63%. Lo stesso Just Eat, servizio erogato da una società danese attiva in Italia dal 2011, rivela che in Italia ci sono 5.500 ristoranti affiliati all’azienda in 550 comuni e ha oltre 105 dipendenti e un numero di clienti in continua crescita. E i suoi concorrenti (Deliveroo, Foodora, UberEATS) sono player in continua espansione. Secondo una ricerca del Censis del marzo 2017 in Italia le consegne di cibo a domicilio sono un business che vale 812 milioni e di questi 200 milioni sono riconducibili agli ordini ai ristoranti, cresciuti del 66% in dodici mesi. Un’espansione che attira nuovi soggetti, dal colosso Amazon a catene di supermercati, piccole aziende locali e ristoranti digitali.

Grande domanda e diversi modelli di business: se Just Eat mette semplicemente in contatto clienti e ristoranti che già dispongano di un servizio di consegna a domicilio, altri player come Foodora, Foodinho e Deliveroo, offrono invece un servizio di delivery per i ristoranti che prima non prevedevano la consegna. Di solito le piattaforme simili hanno nella velocità il loro punto di forza, garantendo in genere un tempo massimo di consegna di 30 minuti. Altri atout la facilità di pagamento (che avviene attraverso carta di pagamento o in-app, i cui dati vengono registrati dal sito per eventuali futuri pagamenti) e la geolocalizzazione, che permette al cliente di controllare in tempo reale lo stato del suo ordine fino alla consegna dello stesso e di verificare l’effettiva rapidità del servizio. Quanto alla qualità della cucina, il target è medio-alto.

 

Anche il packaging cresce, del 6%

In un mercato così competitivo si può prevalere solo grazie alla cura del dettaglio. Per questo, secondo Laura Barreiro, Sustainability and Stakeholder Engagement Europe del Gruppo Asia Pulp & Paper (APP), fondamentale può rivelarsi il packaging, che rende riconoscibile un marchio e resta impresso nella mente dei consumatori. Secondo una ricerca dell’istituto Smithers Pira commissionata dal Gruppo APP, il mercato europeo del packaging out-of-home (OOH) crescerà del 6% per raggiungere un valore totale di 6 miliardi di euro entro il 2020, proprio grazie all’incremento dei mercati fast food e fast-casual. Solo in Italia, il ritmo medio di crescita è pari all’1,2% annuo. Per questo le aziende di imballaggi stanno dedicando grande attenzione al settore. Lo stesso gruppo APP, ad esempio, ai pasti a domicilio ha dedicato le linee Foopak (imballi di elevato standard a contatto con cibo e bevande per il retail food&beverage) e Sinar Kraft (gamma di packaging multistrato in cartone e cartoncino certificato PEFC (Programme for the Endorsement of Forest Certification) e pensato per offrire la massima resistenza alle temperature fredde, rendendolo ideale per il confezionamento di bevande e per il packaging dei surgelati.

 

Zalando cresce in doppia cifra e punta sull’Italia con un secondo centro logistico

Il centro logistico Zalando di Erfurt.

Crescita in doppia cifra per Zalando, con ricavi aumentati del 21,5% nel primo semestre del 2017. Un boom a cui non è estranea l’Italia, dove l’azienda tedesca ha annunciato l’apertura di un secondo centro di distribuzione dopo il magazzino satellite di Stradella, in provincia di Pavia. La nuova struttura sarà di dimensioni comparabili a quelle degli esistenti hub di Lahr, Erfurt e Mönchengladbach, e opererà in parallelo al magazzino satellite di Stradella (provincia di Pavia, attivo da inizio 2016), tuttavia servendo più mercati e non limitandosi alla sola distribuzione sul suolo italiano. I lavori di costruzione del nuovo magazzino inizieranno nell’arco dei prossimi 8 mesi.

«Il mercato online italiano – dice Giuseppe Tamola, country manager Zalando per l’Italia – cresce rapidamente, trainato da un consumatore sempre più entusiasta e al contempo attento. Sin dal lancio in Italia nel 2011 abbiamo stabilito quelli che sono diventati gli standard di servizio per la vendita online di moda. Quest’ulteriore importante investimento ci consente di andare oltre quanto fatto ad oggi, e potenzialmente di introdurre elementi di innovazione a beneficio dei nostri clienti così come dei brand nostri partner».

Quanto ai risultati finanziari per il primo semestre 2017, Zalando ha messo a bilancio ricavi pari a 2.080,7 milioni di Euro (+21,5% rispetto allo stesso periodo nel 2016) e un Ebit (guadagno prima di interessi e tasse) rettificato di 102,1 milioni di Euro (margine del 4,9%). L’azienda prevede di chiudere l’anno con una crescita più vicina al 25% che al 20% per quanto concerne il fatturato, e attorno al 5% per l’Ebit. Dei ricavi poco meno della metà (1017,9 milioni) arrivano dal Dach (Germania, Austria, Svizzera), 898,1 dal resto dell’Europa e 164,7 dal resto del mondo.

Nell’ultimo trimestre Zalando ha avviato molte iniziative strategiche: tra esse il lancio di Zalando Fulfillments Solutions con Bestseller come principale partner, che dà ai marchi di moda accesso alla propria infrastruttura logistica e al proprio know-how; e la chiusura dell’accordo con Anatwine, un’azienda che sviluppa software che facilitano i brand nella vendita del proprio merchandise ai rivenditori, e con KICKZ, rivenditori multichannel con focus sui prodotti per il basket, ciò che rafforza Zalando nei segmenti sport e lifestyle. Altri marchi sono entrati nell’assortimento Zalando, da Lacoste a Nike, da Pepe Jeans a Esprit.

Le performance di Zalando sono in continua crescita. Nel primo semestre 2017 l’azienda tedesca ha fatto registrare 1.212 milioni di visite al sito (il 69,3% da dispositivi mobili), ha avuto 21,2 milioni di clienti, 42,1 milioni di ordini ciascuno del valore medio di 63,8 euro. Ad oggi ha 13.218 dipendenti.

Piove sul bagnato, trimestre “meglio del previsto” per Whole Foods Market di Amazon

Piove sul bagnato di colui che per un batter di ciglia è stato l’uomo più ricco del mondo, Jeff Bezos, fondatore di Amazon (è già tornato secondo dietro l’inossidabile Bill Gates secondo la classifica in tempo reale dei superpaperoni di Forbes): l’acquisita Whole Foods Market, considerata  da tempo in serie difficoltà dagli analisti e in flessione di vendite, ha pubblicato un risultato trimestrale migliore del previsto. Non solo le vendite (a parità di negozi) dell’insegna specializzata in biologico sono calate dell’1,9% contro una previsione del 2,2%, ma nelle ultime settimane sono addirittura cresciute.

L’insegna pioniera del biologico in USA in anni recenti ha sofferto per la concorrenza delle catene della Gdo tradizionali, come Walmart e Kroger, che hanno iniziato a proporre una buona gamma di alimenti bio a prezzi competitivi. Quando finalizzerà l’accordo, con tutta probabilità nella seconda metà del 2017, molti analisti ritengono che Amazon userà tutta la sua forza contrattuale per operare un abbassamento dei prezzi e riportare Whole Foods Market nell’arena competitiva.

I guadagni per azione di Whole Foods Market nello scorso trimestre sono stati sui 36 centesimi di dollaro mentre le azioni sono arrivate all’indomani dell’annuncio dell’acquisizione da parte di Amazon a 42 dollari: ieri hanno chiuso a 41,78 dollari. Definitivamente tramontata ormai l’idea che un altro gigante possa minacciare l’accordo da 13,7 miliardi: Walmart avrebbe avuto i mezzi, e si erano mosse anche dei fondi di investimento.

Nel frattempo continua spedita l’avanzata globale di Amazon nel grocery: appena lanciata a Singapore la consegna Prime (dunque praticamente gratuita) in due ore. In un’area a grandi potenzialità come il sudest asiatico (600 milioni di utenti e un mercato stimato in 88 miliardi di dollari per l’e-commerce nel 20125) si scontrerà con Alibaba fresco di acquisizioni nella regione. Una vera lotta tra giganti.

 

 

 

Il retail? Può generare 2.950 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni, se si digitalizza

Quasi tremila miliardi di dollari per il retail: è il valore a beneficio di mercato e consumatori che potrebbero generare nei prossimi dieci anni retailer e produttori di beni di largo consumo se accelereranno la propria trasformazione digitale. La cifra, esattamente 2.950 miliardi di dollari, è stata calcolata basandosi da un lato sull’impatto delle tecnologie sul business e dall’altro sul risparmio di costi e tempi uniti all’aumento della produttività di cui possono beneficiare i consumatori attraverso il digitale. Il vantaggio sarà soprattutto per i consumatori, che si “accaparreranno” 2.000 miliardi di dollari di risparmi in termini di tempi e costi.

Lo evidenzia il report “Painting the digitale Future of Retail and Consumer Goods Companies” elaborato da Accenture, azienda leader a livello globale nel settore dei servizi professionali. Una fotografia del futuro digitale di retailer e aziende produttrici di beni di largo consumo, basato su analisi realizzate per il World Economic Forum.

Lo studio è partito dalla pressante richiesta da parte dei consumatori di nuove esperienze di acquisto, che prelude a nuovi modelli di business e a un profondo cambiamento a opera di organizzazioni e decisori pubblici. Accade anche in Italia, dove a oggi il 39% dei consumatori sarebbe disposto a concedere alle aziende l’accesso ai propri dati personali tramite dispositivi intelligenti in cambio di un’esperienza migliore o di un vantaggio economico, mentre un altro 37% si abbonerebbe a un servizio di ricerca continuativa che individui beni e servizi al miglior prezzo, consigliando attivamente a che brand rivolgersi e quando, e il 28% utilizzerebbe servizi digitali basati su sensori in grado di rispondere alle loro richieste, mentre il 25% sarebbe disposto a sottoscrivere un abbonamento con un brand capace di selezionare i prodotti più adatti alla singola persona ed effettuare gli ordini in automatico. «Nei prossimi 10 anni – considera Angelo D’Imporzano, senior managing director di Accenture Products – i settori retail e dei beni di largo consumo cambieranno più profondamente di quanto non sia avvenuto negli ultimi 40 anni».

 

Online tra sharing, ad personam, riordino automatico e servizi

Cambiare, quindi. Ma come? Fondamentale sarà naturalmente lo sviluppo del commercio digitale, che propone quattro modelli di business: la “sharing economy”, che offre convenienza ed esperienza al posto della proprietà di un prodotto (il 54% dei consumatori italiani sarebbe disposto ad abbonarsi a un servizio di noleggio di capi di abbigliamento da utilizzare in determinate occasioni e poi restituire); la personalizzazione, con prodotti su misura selezionati in base ai consumi precedenti e consegnati in automatico (il 49% dei consumatori sarebbe interessato a sottoscrivere l’abbonamento a un servizio simile); il riassortimento, che prevede sensori che rilevano in automatico quando un prodotto sta finendo e procedono a riordino e consegna (il 65% lo utilizzerebbe per prodotti per la casa (l’esempio lampante è Amazon Dash, il 60% per alimenti freschi) e l’economia dei servizi, ovvero l’esternalizzazione delle incombenze quotidiane (in particolare i servizi di lavanderia interessano il 51% dei consumatori).

Naturalmente questi quattro fronti prevedono cambiamenti da parte delle aziende, delle persone e dei decisori: ripensare gli spazi commerciali, riqualificare la forza lavoro, e assicurare la sostenibilità delle azioni soprattutto nelle consegne e nel packaging. «Per avere successo nel prossimo decennio – segnala D’Imporzano – le organizzazioni dovranno perseguire con decisione l’innovazione ed essere aperte a cambiamenti epocali. Emergerà chi saprà dare priorità ad una mentalità collaborativa, con l’obiettivo di offrire nuovo valore ai consumatori, soddisfarne la richiesta di nuovi servizi in modo innovativo, usando i dati per approfondire la conoscenza di abitudini e comportamenti degli utenti, migliorando così il processo decisionale aziendale».

Tesco in Uk parte con la consegna della spesa in un’ora (senza Amazon)

È senz’altro una sfida quella lanciata da Tesco, insegna britannica tre le “Big 4” (insieme a Sainsburys, Morrison e Asda), che ha lanciato il servizio di consegna della spesa in un’ora in tutto il Regno Unito. Un servizio certo non semplice da assicurare ma che finora però ha permesso ad Amazon di guadagnare parecchie posizioni nella grande sfida dell’online con i supermercati tradizionali, costretti in qualche modo ad inseguire.

Il servizio, partito a Londra nel 2014, sarà disponibile ora in 300 punti vendita in grado di coprire il 99% delle famiglie, e rendendo l’insegna il primo retailer ad offrire un simile servizio su suolo britannico. Il costo va dalle 3 alle 8 sterline (dai 3,35 agli 8,90 euro) ma in una prima fase sarà gratuito per i membri del programma online di Tesco, non c’è limite al numero di articoli che si possono ordinare. Le consegne in giornata sono sempre più richieste e dall’inizio dell’anno Tesco ha visto un aumento del 18%. Il servizio si unisce all’estensione del programma click and collect che ora è disponibile 300 punti vendita.

Secondo Adrian Letts, managing director di Tesco Online, “I clienti vogliono avere la spesa consegnata velocemente e convenientemente e con il nostro servizio possono ordinare all’ora di pranzo e avere consegnata la spesa per ora di cena. abbiamo visto che il servizio nel tempo ha acquistato in popolarità da quanto l’abbiamo lanciato a Londra e poi nel sud-est dell’Inghilterra e siamo contenti di averlo ora esteso a tutti i nostri clienti”. In realtà, per coprire l’intero territorio nazionale, bisognerà aspettare fino a fine agosto.

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