In uno scenario di mercato sempre più dinamico e attento alla qualità, all’origine certificata e alla sostenibilità delle produzioni alimentari, il Gruppo Amadori rinnova il proprio impegno su benessere animale e sostenibilità, puntando sulla sua filiera biologica integrata e italiana.
A partire dal mese di giugno, la gamma confezionata BIO a marca Amadori è sul mercato con due importanti novità: l’estensione del requisito di allevamento senza uso di antibiotici a tutti i prodotti e un rinnovato pack in plastica riciclata al 60%, che assicura anche maggiore shelf life al prodotto, grazie alla vaschetta in R-PET in LID termosaldato, più sicura e igienica. Nel segno di innovazione, qualità, benessere e sostenibilità, Amadori si conferma leader per l’allevamento senza uso di antibiotici, introdotto nel 2017 su tutta la filiera del pollo “Il Campese” allevato all’aperto e, fra 2018 e 2019, in quella del pollo e tacchino Qualità 10+.
Con l’introduzione di questo requisito alla filiera BIO, il Gruppo ha l’obiettivo di garantire progressivamente questo requisito a tutte le filiere di alta qualità, rispondendo in maniera puntuale alle richieste dei consumatori italiani.
Una scelta premiata dal mercato: sia il pollo “Il Campese” che il pollo “Qualità 10+”, dall’introduzione del requisito “senza uso di antibiotici” (rispettivamente dal 2017 e dal 2018) hanno registrato al 2021 una crescita media annua a doppia cifra nei volumi di vendita (i dati non includono l’anno 2020).
Il raggiungimento di questo risultato conferma il valore delle scelte strategiche del Gruppo, con investimenti mirati all’innovazione e allo sviluppo infrastrutturale e tecnologico delle sue filiere, integrate e 100% italiane. Secondo una recente indagine realizzata da ISMEA per Unaitalia, l’esclusione degli antibiotici in allevamento , la provenienza italiana e l’allevamento all’aperto sono infatti tre dei principali driver di acquisto per le carni avicole.
A fine 2021 la filiera biologica Amadori è organizzata in oltre trenta strutture, tutte localizzate fra nord della Puglia e Basilicata. Una filiera, insieme a quella de “Il Campese” e “Qualità 10+”, su cui il Gruppo continuerà a investire, per garantire una crescita costante nei prossimi anni.




“Il trend positivo è stato guidato dalle vendite nel canale moderno (+4,7%) e da una ripresa (+0,6%) del canale tradizionale, che tuttavia non è ancora tornato ai numeri pre-pandemia – ha commentato Francesco Berti, amministratore delegato Gruppo Amadori. Il fuoricasa ha registrato una importante accelerazione (+16,9%), anche se non ha recuperato il ritardo accumulato nel periodo delle chiusure 2020”.
“Siamo davvero soddisfatti di questi risultati che premiano i nostri sforzi e il nostro costante impegno in un anno ancora contrassegnato dalla crisi emergenziale come il 2021. Abbiamo intrapreso da tempo il percorso della sostenibilità e, per diminuire la nostra impronta ambientale, abbiamo investito in ricerca e sviluppo per proporre pack sempre più ecofriendly. In Ar.pa crediamo molto nelle persone, voglio ringraziare tutto il team che è al centro e artefice delle brillanti prestazioni aziendali. Stiamo incentivando l’adozione di politiche di corporate well-being e continueremo a farlo nei prossimi anni che prevediamo di crescita, sia in termini di fatturato che di organico. Per raggiungere i nuovi obiettivi di espansione stiamo investendo anche in marketing e comunicazione, strumenti indispensabili per supportare il posizionamento del nostro brand sul mercato nazionale e a livello internazionale”, ha dichiarato Carla Gerardi, Presidente Ar.pa Lieviti.
Lo studio, partito lo scorso marzo, ha un duplice obiettivo: monitorare l’ambiente e valutare empiricamente l’impatto della produzione agricola – biologica o integrata – sulla biodiversità, analizzando la qualità della vita e la stabilità/crescita/diminuzione della popolazione di diverse specie di impollinatori, sentinelle appunto dello stato di benessere del territorio.
“La salvaguardia delle api – spiega Maria Flora Monini, alla guida dell’azienda assieme al fratello Zefferino – è un impegno che ci sta particolarmente a cuore, perché siamo consapevoli che la loro sorte si intreccia profondamente con quella del nostro ambiente e della nostra salute. Solo un’agricoltura “amica” delle api può dirsi capace di guardare al futuro. Per questo, nel 2018, abbiamo deciso di scendere concretamente in campo al loro fianco. Dopo aver raggiunto – e ampiamente superato – l’obiettivo di adottarne un milione, abbiamo dunque scelto di sostenere la ricerca scientifica per valutare la vita di questi insostituibili impollinatori negli oliveti biologici del Bosco Monini, un habitat capace di garantire la tutela della biodiversità”.
“Il nostro obiettivo – conclude Lajal Andreoletti, Responsabile progetti ambientali di LifeGate – è quello di unire gesti concreti, come il progetto promosso insieme a Monini, alla ricerca scientifica e alla sensibilizzazione della società civile, forti della consapevolezza che ognuno di noi, con le proprie scelte quotidiane, può fare la differenza anche per questi piccoli insetti così fondamentali per la nostra sopravvivenza”.
Un esempio è lo stabilimento di Santo Stefano Ticino (Mi) dove sono stati installati oltre 4000 pannelli fotovoltaici, su una superficie di circa 20.000 mq, capaci di produrre circa 1 milione di kwh/anno che permettono di ridurre le emissioni di CO2 di 600 tonnellate. Un approfondito studio dei processi produttivi ha poi permesso di adottare componenti in grado di non disperdere oltre 600.000 mc di acqua e attraverso l’installazione di caldaie a condensazione ad alto rendimento di risparmiare 270.000 Nmc di metano ogni anno.
Inoltre, per favorire soluzioni efficienti di economia circolare, nello stabilimento di Felino (Pr) Citterio ha anche installato un impianto di cogenerazione alimentato dagli scarti della lavorazione del prosciutto crudo che produce energia elettrica e termica; mentre a Santo Stefano Ticino è stato installato un impianto di cogenerazione a metano che evita di immettere nell’atmosfera circa 2000 tonnellate di CO2.
In particolare, l’azienda si trova perfettamente allineata all’ONU nel perseguire l’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 14 dell’Agenda 2030 – “Conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile” – garantendo che la materia prima impiegata nelle sue conserve ittiche provenga al 100% da fonti di approvvigionamento sostenibile: da pesca controllata e regolamentata che garantisca la piena tracciabilità delle risorse, come esplicitato all’interno dell’asse We Buy&Sea.
“Ci impegniamo a restituire valore ai territori in cui operiamo sotto molteplici forme ed iniziative” – dichiara Marco Bordoli, Amministratore Delegato di CRAI Secom – “che apportino vantaggi concreti e duraturi alla comunità per essere nel cuore dell’Italia, come recita il nostro pay off. Siamo particolarmente orgogliosi di questo progetto di CSR nazionale che contribuirà a migliorare la qualità della vita nelle zone interessate dagli interventi. Un’operazione dalla forte valenza socio-ambientale che il Gruppo Crai ha supportato a tutti i livelli, sostenendone per intero il costo”.


