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Eat Happy si espande in Italia, fatturato in crescita e 100 nuove aperture entro il 2025

Eat Happy Group, multinazionale che opera nel settore del food e specializzata nella produzione di sushi, ha chiuso il 2022 con una crescita del fatturato superiore al +14%, attestandosi attorno a 27.5 milioni di euro. Forte di questi risultati, che confermano il trend di crescita a doppia cifra registrato dal Gruppo dal suo arrivo nel nostro Paese nel 2018, Eat Happy Group continua il piano di espansione del business in Italia. L’obiettivo, entro il 2025, è di raddoppiare il numero di corner a marchio eathappy sul territorio nazionale e coprire l’intera rete nazionale di supermercati della Gdo con il marchio Wakame.

Grazie alla costante espansione, la società si afferma fra i principali player del settore e collabora con molte delle principali insegne della Gdo del Paese, come Carrefour, Conad, Crai, Unes, Il Gigante, Despar, Bennet, Iperal e Eurospin, Banco Fresco e Tigros.

“Dopo anni di forte crescita il mercato del sushi vive oggi un momento di rallentamento, ma il Gruppo Eat Happy continua a confermare la sua capacità di crescere e apportate valore per tutti gli stakeholders. Da quando il nostro gruppo è arrivato in Italia, infatti, siamo cresciuti rapidamente arrivando ad essere il terzo polo produttivo di sushi nel Paese, occupando oggi più di 350 persone” commenta Andrea Calistri, CEO & Managing Director Italia, Francia e Olanda di Eat Happy Group.

“L’ambizioso progetto di crescita che abbiamo in Italia mira a rendere il mercato il secondo più importante per il Gruppo dopo la Germania. Ma il progetto di sviluppo nel Paese riguarda anche un coinvolgimento sempre più ampio di fornitori locali per avere un sushi che parla sempre più italiano. Già oggi il riso che utilizziamo è coltivato in Piemonte ed è di qualità Selenio”.

Prosciutto San Daniele DOP, aumento della produzione e stabile l’export

Nel 2022 il Prosciutto di San Daniele DOP si è confermato uno dei prodotti enogastronomici italiani di eccellenza più acquistati e consumati in Italia e all’estero: la produzione ha contato 2.670.000 prosciutti prodotti (+1,5% sul 2021) mentre le cosce di suino avviate alla lavorazione e provenienti dai 3.579 allevamenti situati nel Centro-nord Italia sono state conferite dai 41 macelli ai 31 stabilimenti produttivi aderenti al Consorzio, localizzati esclusivamente nel comune di San Daniele del Friuli.

Stabile anche la quota di export che rappresenta il 17% della produzione totale di Prosciutto di San Daniele, mentre il restante 83% ha raggiunto il mercato nazionale. L’export conferma i risultati conseguiti negli anni precedenti: il Prosciutto di San Daniele si afferma un prodotto apprezzato non solo nell’Unione Europea, ma anche nel resto del mondo. Delle quote indirizzate al mercato estero, il 57% è stato destinato al mercato europeo, mentre il 43% ha raggiunto altri Paesi terzi.

I Paesi che detengono la percentuale più rilevante, in linea con l’andamento degli ultimi anni, sono Francia (27% del totale esportato), Stati Uniti (19%), Germania (12%), Australia (11%), Belgio (7%) e Svizzera (6%). Da evidenziare l’ottima performance di Francia e Stati Uniti che hanno registrato, rispetto all’anno precedente, rispettivamente un +8% e un +2%. I principali sei Paesi costituiscono l’82% del prodotto esportato ai quali si aggiungono i risultati positivi che provengono da Polonia, Austria, Paesi Bassi, Canada e Brasile.

Altrettanto positivi sono gli indici relativi alla produzione di vaschette di pre-affettato. Con più di 21,7 milioni di confezioni certificate, corrispondenti a 405.000 prosciutti e a oltre 1,90 milioni di chilogrammi, la vendita di pre-affettato in vaschetta si è riconfermata un trend di vendita molto performante per il Prosciutto di San Daniele DOP, in linea con i nuovi stili di vita della clientela e le nuove modalità di consumo.

La Doria, il fatturato del 2022 oltrepassa il miliardo di euro

Il Consiglio di Amministrazione de La Doria S.p.A., azienda attiva nella produzione di derivati del pomodoro, sughi, legumi e succhi di frutta a marchio della grande distribuzione, ha approvato il progetto di bilancio di esercizio e il bilancio consolidato al 31 dicembre 2022.

Per la prima volta nella storia del Gruppo, i ricavi consolidati superano la soglia del miliardo di euro, fino ad arrivare a 1,018 miliardi di euro, in aumento del 17,6% rispetto agli 866 milioni di euro dell’esercizio precedente. Il valore va letto alla luce di un incremento dei prezzi di listino, correlato però a un forte aumento dei costi riconducibili ai fattori congiunturali e geopolitici legati alla pandemia e in particolar modo al conflitto in Ucraina, e a una crescita del 3,4% dei volumi dei prodotti venduti.

“I ricavi registrati nel 2022 rappresentano per noi un importante traguardo, che dimostra la nostra solidità e la nostra capacità di crescita anche nei periodi più complessi – ha dichiarato il CEO del Gruppo La Doria Antonio Ferraioli. Abbiamo saputo far fronte alle criticità economiche e geopolitiche del 2022. Il dato più importante rimane sicuramente quello relativo alla crescita dei volumi che ha coinvolto trasversalmente le nostre linee e i mercati in cui siamo presenti. Continueremo a operare con la nostra politica di sviluppo internazionale volta, da una parte, all’espansione in aree geografiche ad alto potenziale di crescita e dall’altra a migliorare il nostro posizionamento a livello internazionale nei segmenti di mercato in cui siamo già presenti”.

Dal punto di vista della suddivisione del fatturato per categorie di prodotto offerte dal Gruppo La Doria, la “Linea derivati del pomodoro” – anche detta “Linea Rossa” – ha registrato un aumento dei ricavi pari al 24%, la “Linea sughi” è aumentata del 20,5%, mentre la “Linea legumi, vegetali e pasta in scatola” vede una crescita complessivamente del 19,6%. Infine, la “Linea frutta” e le “Altre linee” – ossia i prodotti acquistati da terzi e commercializzati dalla controllata LDH sul mercato inglese – sono aumentate rispettivamente del 7,8% e del 12,6%.

La ripartizione del fatturato per aree geografiche mostra una significativa crescita del mercato italiano (+ 20%), secondo solo al Regno Unito, con un’incidenza sui ricavi totali pari al 16,9%. Il Gruppo, che esporta i propri prodotti in 60 Paesi nel mondo, ha aumentato i propri ricavi nei mercati internazionali del 17%, con un’incidenza dell’83,1%. Le migliori performance si sono registrate nei mercati storici per La Doria, tra cui la Gran Bretagna, che resta il principale mercato estero di sbocco, la Germania e i Paesi Scandinavi. Seguono l’Australia, la Nuova Zelanda e i Paesi dell’est Europa. Il Gruppo genera inoltre importanti quote di fatturato anche in Francia, negli USA e in Giappone.

Parmigiano Reggiano, 2022 col segno più per vendite ed export

Il 2022 è stato un anno positivo per il Parmigiano Reggiano in termini di vendite e prezzi. Il giro d’affari al consumo tocca il massimo storico di 2,9 miliardi di euro contro i 2,7 miliardi del 2021, con un aumento del +6,9% (156.620 tonnellate vs 152.690 tonnellate nel 2021, +2,6%). Al massimo anche i volumi nei mercati internazionali, che crescono del +3% (64.202 tonnellate vs 62.351) e il valore generato alla produzione con 1,8 miliardi di euro contro gli 1,71 miliardi del 2021. Le aziende del Consorzio Parmigiano Reggiano hanno quindi reagito bene alla pandemia, alle incognite legate alle incertezze della crisi geopolitica accesasi con l’invasione russa del 24 febbraio 2022, al caro energia e alla riduzione del potere di acquisto delle famiglie in alcuni mercati.

Come distribuzione dei consumi, il mercato del Parmigiano Reggiano sta diventando sempre più internazionale: la quota export aumenta di due punti percentuali, salendo al 47%. Prima nello sviluppo, la Spagna (+11,3% con 1.602 tonnellate vs 1.439 nel 2021); bene anche Stati Uniti, primo mercato estero per la Dop (+8,7% con 13.981 tonnellate vs 12.867), e Francia (+7,2% con 12.944 tonnellate vs 12.077 tonnellate). Buoni i risultati anche in Giappone, che cresce del +38,8% (1.010 tonnellate vs 728), Australia, che segna un +22,7% (713 tonnellate vs 581) e Canada, con un +6,3% (3.556 tonnellate vs 3.345).

La quota Italia si attesta al 53%. Per quanto riguarda i canali distributivi, la Gda rimane il primo (62,3%), seguita dall’industria (17,5%), che beneficia della crescente popolarità dei prodotti caratterizzati dalla presenza di Parmigiano Reggiano tra gli ingredienti, e dalle vendite dirette dei caseifici, che registrano un forte aumento (+5,3%). Il canale Horeca rimane fanalino di coda, e quindi enorme potenziale di sviluppo, attestandosi al 9,2% del totale. Il restante 11% è distribuito negli altri canali di vendita.

Nei mercati, la quotazione del Parmigiano Reggiano ha registrato nel 2022 una media annua di 10,65 euro al chilo (Parmigiano Reggiano 12 mesi da caseificio produttore), in aumento rispetto al 2021, quando si era attestata a 10,34 euro al chilo. La produzione è in lieve calo rispetto al 2021, anno nella storia in cui si sono prodotte più forme in assoluto: 4,002 milioni di forme vs 4,091 milioni (-2,2%). Tra le province della zona di origine, prima per produzione è Parma (1.357.224 forme vs 1.419.179, -4,37%), seguita da Reggio Emilia (1.245.159 forme vs 1.302.555, -4,41%), Modena (849.145 forme vs 824.551, +2,98), Mantova (455.439 forme vs 442.659, +2,89) e Bologna (95.303 forme vs 102.200, -6,75%).

Con un investimento totale di 18,6 milioni di euro stanziato per lo sviluppo dei mercati nel 2023, Parmigiano Reggiano si avvia a diventare sempre più un vero brand globale, pronto ad affrontare gli ostacoli posti da mercati estremamente vasti, ricchi di prodotti d’imitazione e caratterizzati da una marcata confusione al momento dell’acquisto. Proprio per questo, il Consorzio sta lavorando assiduamente per valorizzare la distintività della Dop, fornendo al consumatore più informazioni sulle sue caratteristiche: la stagionatura, la provenienza, il processo produttivo e il gusto, tutti particolari che offrono l’opportunità di differenziarsi dai concorrenti.

«Siamo riusciti ad affrontare il 2022 grazie alla nostra capacità di essere una squadra e così dobbiamo continuare a fare nel 2023 ha dichiarato Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio. «I dati di inizio anno sono estremamente incoraggianti: nei due mesi di gennaio-febbraio, le vendite nel canale Gda in Italia hanno segnato un +15,1% rispetto allo stesso periodo del 2022. Il Consorzio deve dunque assumersi sempre più la responsabilità di diventare la cabina di regia dell’intera filiera, lavorando con gli operatori e le catene distributive per sostenere i consumi nel corso di un anno in cui viene commercializzato il picco di produzione più alto nella storia della Dop, quello del 2021, con un piano articolato di investimenti in comunicazione e sviluppo domanda sia in Italia, sia soprattutto sui mercati esteri. Dobbiamo continuare a mantenere il Parmigiano Reggiano a un prezzo concorrenziale, in modo che sia accessibile alle famiglie, e a difendere la redditività delle aziende, che hanno già subito l’aumento dei costi di produzione. Questa incertezza economica va governata insieme, passando dalla logica del singolo caseificio a quella del “noi” del Consorzio, per creare nuovi sbocchi di mercato e garantire il futuro della Dop».

Plant based, nel 2022 le vendite di Heura cresciute di oltre il 260%

Heura, start-up spagnola plant-based, annuncia un fatturato di 31,4 milioni di euro nel 2022, in crescita dell’80% rispetto ai 17,7 milioni di euro del 2021. Fondata nel 2017 dagli attivisti alimentari Marc Coloma e Bernat Añaños, l’azienda è entrata nel 2023 proseguendo sulla scia di un round di investimento del valore di 20 milioni di euro, progettato strategicamente per consentirle di affrontare due delle maggiori sfide del mondo: quelle della sostenibilità e della nutrizione.

Responsabile per l’80% della crescita dell’intera categoria plant-based in Spagna, l’evoluzione nelle vendite internazionali di Heura ne evidenza il modello efficiente e scalabile. Se nel 2020 soltanto il 6% delle vendite della start-up veniva registrato al di fuori della Spagna, nel 2021 questo stesso dato è cresciuto fino ad arrivare al 12%, raggiungendo nel 2022 addirittura il 23%. Nel Regno Unito la start-up ha chiuso il 2022 aumentando di sei volte la disponibilità dei suoi prodotti grazie al suo ingresso in Waitrose, mentre in Francia ha aumentato le opzioni di alimenti plant-based in importanti rivenditori come Super U e Casino Géant, contribuendo al 30% della crescita della categoria nel Paese. Lo scorso anno Heura ha inoltre aumentato le vendite in Italia del 240% e ha messo radici anche nella regione DACH, approdando nei principali rivenditori Billa (Austria) e Migros (Svizzera).

“Il 2022 è stato un anno cruciale per Heura, durante il quale siamo passati dall’essere i leader del movimento plant-based in Spagna a rafforzare il nostro impatto fuori dalla nostra nazione di oltre il 260%” ha commentato Marc Coloma, co-founder e CEO di Heura. “Rappresentando quasi il 40% delle vendite, le nostre innovazioni più recenti – come il chorizo, la salsiccia e la cotoletta impanata a base vegetale – sono state accolte con grande entusiasmo in tutta Europa, dimostrando l’impatto concreto dell’impegno che ogni giorno mettiamo in atto per creare alimenti che rispondano al gusto dei nostri consumatori e che rinnovino le loro tradizioni culinarie preferite. Stiamo lavorando per democratizzare alimenti che siano deliziosi, ricchi di sostanze nutritive e che al tempo stesso abbiano anche un impatto positivo sul clima per tutte le persone in Europa. Il nostro team specializzato di ricerca e sviluppo e i nostri partner ed esperti leader del settore stanno creando tecnologie di proprietà che rivoluzioneranno l’industria plant-based e sbloccheranno il vero potenziale di questo movimento”.

Fatturato in crescita nel 2022 per Ar.pa Lieviti (+15%)

Sono in ascesa i ricavi di Ar.pa Lieviti, società bolognese specializzata in lieviti e preparati per realizzazioni dolci e salate, che nel 2022 ha festeggiato i 50 anni di attività. L’esercizio fiscale è stato chiuso con ricavi per 4,6 milioni di euro, con un incremento del 15% rispetto al 2021 e un margine operativo lordo che fa registrare un incremento del 18%.

Driver della crescita le ottime performance dei prodotti di punta che rendono Ar.pa un punto di riferimento nel bakery dolce e salato come il lievito secco attivo, lo zucchero impalpabile, il lievito elefante e il lievito panone dedicato alla preparazione dei pani speziati della tradizione e di altri dolci tipici delle festività. Gli ambiti risultati sono stati raggiunti anche grazie al lancio di referenze che rispondono a nuove esigenze di consumo sempre più orientate a prodotti sani e sostenibili, oltre all’approccio a nuovi segmenti di mercato, sia consumer che professionali, con strumenti dedicati.

Per mantenere elevata la qualità e ampliare la gamma dei prodotti, Ar.pa Lieviti ha destinato anche per il 2023 il 6% dei ricavi globali a investimenti in processi di ammodernamento dei macchinari per espandere il plant produttivo bolognese in linea con il modello di produzione e gestione industria 4.0, oltre a perseguire il percorso di sostenibilità ambientale all’interno del plant produttivo. Inoltre, nel corso del 2022 Ar.pa Lieviti ha ampliato ulteriormente il proprio organico inserendo altre due nuove figure professionali.

“Siamo davvero soddisfatti di questi risultati che premiano i nostri sforzi e il nostro costante impegno in un anno ancora segnato da gravi problemi macro economici come l’aumento delle materie prime, l’approvvigionamento di alcuni ingredienti fondamentali e l’incremento vertiginoso del costo dell’energia. Continuiamo a incentivare politiche di corporate well-being e nel 2023 attueremo anche piani di happiness company perché siamo certi che un buon clima aziendale favorisca produttività e idee. Per raggiungere i nuovi obiettivi di espansione stiamo continuando a investire in marketing e comunicazione, strumenti indispensabili per supportare il posizionamento del nostro brand sul mercato nazionale con l’apertura, del nostro e-commerce proprietario arpalieviti.shop ha dichiarato Carla Gherardi, Presidente Ar.pa Lieviti.

Conad, Coop Italia, Esselunga ed Eurospin tra i top 250 retailer mondiali

Wal-Mart, Amazon e Costco sono le aziende retail con il maggior fatturato a livello mondiale. Lontani dal podio interamente Usa ma in crescita i principali player italiani: Conad (64esima), Coop Italia (87esima), Esselunga (116esima) ed Eurospin (145esima). È quanto emerge dalla 26° edizione dello studio di Deloitte “Global Powers of Retailing”, il report annuale in cui vengono analizzati i risultati dell’esercizio annuale al 30 giugno 2022 (FY2021) resi pubblici dai più grandi retailer del mondo.

Secondo il report i 250 retailer più importanti al mondo hanno generato un fatturato pari a 5 mila e 650 miliardi di dollari nel corso dell’anno fiscale 2021 (periodo compreso tra luglio 2021 e giugno 2022), segnando una crescita del 8.5%, in aumento di 3.3 punti percentuali rispetto all’anno precedente.

«Pur operando in uno scenario ancora ricco di sfide, il mondo del retail ha visto una ripresa nel corso del FY2021, anche grazie al parziale allentamento delle restrizioni pandemiche in buona parte dei paesi e al ritorno alle abitudini di consumo e acquisto pre-pandemia. Tra i vari operatori retail, sicuramente coloro che operano nel settore dell’abbigliamento sono quelli che hanno maggiormente beneficiato del ritorno alla normalità, registrando un aumento delle vendite del 31,3% rispetto al calo del 14% dell’anno precedente. I retailer del mondo del lusso hanno ottenuto performance eccezionali e anche i grandi magazzini hano avuto una crescita dei ricavi del 25,7%. Anche i player dell’e-commerce hanno consolidato la loro crescita con dei risultati ottimi che si sommano ai rendimenti da record del FY2020», commenta Enrico Cosio, Deloitte Partner Deloitte responsabile del settore Retail, Wholesale & Distibution.

La Top 10 dei retailer più grandi al mondo
I primi dieci retailer in classifica contribuiscono per il 34% al fatturato complessivo generato dai 250 maggiori retailer al mondo e le prime quattro posizioni del podio sono stabili: Wal-Mart si conferma al primo posto della Top 10, seguono Amazon, Costco e il tedesco Schwarz Group. Nel FY2021 è JD.com, l’unica azienda cinese in top 10, a crescere a un ritmo superiore ai competitor e, con una crescita annuale del 25.1%, si colloca in settima posizione. La Top 10, che continua ad essere dominata da player statunitensi, nel FY2020 registra complessivamente un ritmo di crescita su base annua dell’8%.

Il margine netto complessivo della top 10 è cresciuto di 0,2 punti percentuali rispetto al 3,9% dell’anno fiscale 2020. Target, Walgreens e Amazon hanno visto crescere i rispettivi net profit margin di oltre 1,5 punti percentuali nell’anno fiscale 2021. L’aumento della redditività arriva nonostante la continua pressione causata dall’inflazione, crisi energetica e interruzioni della catena di approvigionamento, oltre all’aumento del costo del lavoro.

L’Europa conta il maggior numero di retailer nella Top 250: Germania, UK e Francia le più rappresentate
L’Europa si conferma l’area geografica più rappresentata, grazie al maggior numero di realtà che trovano posto nella Top 250: sono 90 (undici in più rispetto al Nord America e tre in più rispetto all’anno precedente) le aziende che hanno sede nella regione, tuttavia solo due di esse rientrano anche nella Top 10 (Schwarz, Aldi Einkauf). Le aziende europee contribuiscono al 33,2% delle retail revenue complessive della top 250 (-0.5 p.p.). I Paesi più rappresentati sono Germania (17 aziende), Regno Unito (19) e Francia (12).

Italia: buone performance per le aziende italiane nella Top 250
Anche la GDO italiana registra un andamento generalmente positivo nel FY2021: tre su quattro dei player del nostro Paese presenti nella Top 250 chiudono l’anno con revenue YOY in crescita rispetto al FY2019, solo Coop subisce una leggera flessione. Nella GDO, Conad si conferma il primo colosso italiano, collocandosi al 64esimo posto; seguono Coop in 87° posizione ed Esselunga al 116°; chiude Eurospin che guadagna otto posizioni grazie alle sue ottime performance, collocandosi al 145° posto della Top 250.

Investimenti in digitalizzazione sempre più importanti per la competitività
Come emerge dal report, l’integrazione della tecnologia nel settore del retail è diventata sempre più importante per attirare i clienti nei negozi fisici e creare esperienze di acquisto coinvolgenti. L’uso di tecnologie avanzate come la realtà virtuale e aumentata, l’intelligenza artificiale e l’analisi dei dati consente ai vari player di personalizzare le offerte, semplificare i processi di pagamento e coinvolgere in maniera migliore i clienti, fidelizzandoli.

«In seguito del consolidamento dell’abitudine dei consumatori ad effettuare acquisti online, i retailer con un ecommerce e i pure players digitali hanno vissuto un anno positivo e si sono dedicati a migliorare le proprie esperienze digitali, non solo online ma anche in negozio. Infatti, nel corso del FY2021, la maggior parte dei primi 10 player in classifica ha potenziato le proprie capacità digitali tramite l’introduzione di tecnologie in-store (ad esempio, gli hdPhone di The Home Depot) o migliorando la propria offerta omnichannel (ad esempio, il servizio on-demand “Acquista ora” di JD.com)», conclude Enrico Cosio.

MediaWorld, fatturato a 2,7 miliardi di euro (+2,4%)

MediaWorld prosegue la crescita sul mercato italiano. Nel 2022 l’azienda ha registrato un fatturato pari a 2,7 miliardi di euro (+2,4% rispetto all’anno precedente), uno dei più alti nella storia trentennale dell’azienda e il migliore degli ultimi dieci anni. L’Ebit si attesta a 26,6 milioni di euro, in aumento di 3,2 milioni (+13,7%) rispetto all’anno fiscale 2019 (ultimo pre-pandemico).

“Siamo orgogliosi dei risultati ottenuti nel 2022, che dimostrano come l’insegna sia capace di reagire e rispondere a scenari macroeconomici complessi come quello con cui ci siamo confrontati nel corso del 2022. Un risultato che conferma l’efficacia delle nostre strategie, che ci stimola a sostenere una continua evoluzione per garantire un supporto sempre più personalizzato ai nostri clienti e guidare la crescita del mercato” ha dichiarato Guido Monferrini, Amministratore Delegato di MediaWorld.

L’esercizio 2022 dell’insegna si inserisce all’interno di un quadro macroeconomico fortemente condizionato da diversi fattori congiunturali che hanno avuto impatto sul business: dall’intensità della guerra in Ucraina all’incremento del tasso di inflazione (+8,9% su base annua a settembre 2022) conseguente all’aumento del costo dell’energia. Inoltre il mercato dell’elettronica di consumo ha registrato una lieve contrazione (-1,9% a settembre 2022). Nonostante il contesto mutevole e complesso, MediaWorld ha registrato un aumento delle vendite sia sui negozi fisici (+1,5% rispetto all’anno precedente) sia sull’online (+0,9% anno su anno), a conferma dell’efficacia della strategia omnicanale adottata dall’azienda.

Tra i fattori chiave che hanno inciso sui valori dell’Ebit, così come sulle performance positive delle vendite, nel 2022 ha significativamente contribuito l’implementazione di un ingente piano di investimenti volto al all’upgrade delle infrastrutture tecnologiche e al rafforzamento dei punti vendita, con nuove aperture e ristrutturazioni dei negozi già presenti sul territorio. In particolare, nel 2022 MediaWorld ha destinato 40,2 milioni di euro agli investimenti, il 140% in più rispetto all’anno precedente; di questi 28,5 milioni di euro sono stati investiti per la completa ristrutturazione di 22 punti vendita, l’apertura di 3 nuovi negozi e del secondo Tech Village a Roma. Circa 11,7 milioni di euro sono stati destinati al miglioramento dell’infrastruttura IT tra cui l’implementazione del nuovo sito web mediaworld.it lanciato a luglio 2022, la creazione di un nuovo sito dedicato ai prodotti ricondizionati, l’ottimizzazione e il rinnovamento dei processi gestionali e la centralizzazione dei call center nell’ottica di migliorare i servizi e l’esperienza del cliente, che resta sempre al centro delle scelte di business.

“Nell’esercizio 2022 abbiamo proseguito l’implementazione della strategia omnicanale scegliendo di investire e migliorarci per mantenere alta la nostra competitività su tutti i fronti più strategici. Il bilancio positivo di quest’anno dimostra che siamo andati nella direzione giusta, nonostante l’incertezza del contesto in cui abbiamo operato. Nel corso del 2023 continueremo ad investire nel Paese puntando sulla crescita e sulla modernizzazione della rete fisica. Abbiamo, infatti, una decina di nuove aperture previste per questo nuovo anno, che andranno ad incrementare la presenza dell’insegna sul territorio nazionale” ha dichiarato Emanuele Cosimelli, Chief Financial Officer MediaWorld.

Gli investimenti dell’azienda sono stati effettuati perseguendo una strategia di sviluppo sostenibile, che si è declinata mediante numerose azioni, tra cui l’efficientamento energetico degli impianti di condizionamento/riscaldamento nei negozi e l’adeguamento degli impianti di illuminazione con nuove tecnologie a ridotti consumi (per esempio tutti i nuovi punti vendita sono stati realizzati con illuminazione al 100% led ad energia consumata 100% proveniente da fonti rinnovabili). In ambito circular economy è stata implementata la vendita di prodotti ricondizionati grazie all’introduzione di apposite aree espositive all’interno di alcuni negozi e al nuovo sito web dedicato, dando nuova vita complessivamente a circa 30.500 prodotti nel corso del 2022.

Cantine Riunite & Civ, il bilancio conferma la solidità della cooperativa

L’assemblea generale dei Soci di Cantine Riunite & Civ, svoltasi presso la Cantina Albinea Canali, prestigiosa realtà del Gruppo, ha approvato il bilancio di esercizio chiuso al 31 luglio del 2022. I risultati presentati dal Presidente Corrado Casoli, dal Vicepresidente Claudio Biondi e dal Direttore Generale Gabriele Lechthaler confermano la solidità della cooperativa, che ha conseguito un fatturato pari a 260 milioni di euro, in crescita del 10%, e un utile d’esercizio pari a 7,3 milioni di euro destinato a riserva, che porta il patrimonio netto della cooperativa oltre i 196 milioni di euro. Grazie a questi ottimi risultati, ai soci della cooperativa, che nella vendemmia 2021 hanno conferito quasi 800 mila quintali di uva, è stato corrisposto un prezzo medio di riparto pari a 51,11 euro al quintale.

La cooperativa, il cui capitale sociale è suddiviso tra circa 1.500 soci produttori e conferitori di uve e diverse cantine associate in Emilia-Romagna e Veneto, in questo esercizio ha sostenuto oltre 14 milioni di euro di investimenti in ammodernamento e innovazione nelle proprie cantine, con particolare attenzione all’efficientamento energetico e idrico, sia sul territorio emiliano che presso Cantine Maschio. Tale ammontare, doppio rispetto agli anni passati, testimonia lo sforzo rilevante che Cantine Riunite & Civ ha compiuto per rafforzare la leadership nei vini frizzanti emiliani, quali Lambrusco e Pignoletto, e nel Prosecco, oltre all’impegno per la sostenibilità ambientale, che il Gruppo persegue da anni.

Sul fronte dell’export, la crescita a valore è stata di circa l’11% e ha confermato la vocazione internazionale di Cantine Riunite & Civ nonché la leadership in alcuni mercati internazionali, come Centro America (+13,2%), Regno Unito (+35,7%) e Europa, con particolare riferimento ai Paesi dell’Est. Sul mercato domestico le performance sono state positive, con una crescita del canale fuori casa più sostenuta rispetto a quanto registrato in Grande Distribuzione. In Italia si è continuato ad investire in comunicazione tv, radio e web con lo spot “Maschio. Stappa un sorriso”, durante le serate del festival della canzone italiana, in occasione del Tim Music Awards, oltre agli investimenti sui canali social. Sul mercato nazionale, la comunicazione del brand Riunite 1950 è stata oggetto di un percorso di rinnovamento, a cui si sono affiancate iniziative di comunicazione.

Sempre sul fronte commerciale, dall’inizio del 2023 Cantine Riunite & Civ assumerà il controllo dell’attività di distribuzione e marketing in Italia e all’estero dei prodotti Cavicchioli, fino ad ora affidata a Gruppo Italiano Vini. Cavicchioli rappresenta una realtà fortemente radicata nel territorio modenese ed emiliano fin dal 1928 e ha contribuito a far conoscere e valorizzare il Lambrusco ed i frizzanti emiliani in Italia e nel mondo, puntando sulla qualità e tipicità dei suoi prodotti.

Il Gruppo che fa capo a Cantine Riunite & Civ, anche grazie al contributo di Gruppo Italiano Vini S.p.A., azienda leader nella produzione di vini italiani di qualità, e delle società estere di distribuzione, tra le quali la francese Carniato e la statunitense Frederick Wildman & Sons, si colloca tra le più importanti aziende vitivinicole del mondo con un fatturato consolidato di oltre 650 milioni di euro.

Gruppo La Linea Verde, fatturato 2022 chiuso con 340 milioni

Sta per chiudersi un anno di grande soddisfazione per la crescita del Gruppo La Linea Verde. Coi suoi 340 milioni di fatturato l’azienda bresciana, operativa nel mercato delle insalate pronte e dei piatti pronti freschi, prevede un +6% rispetto al 2021, anno che già era stato di segno positivo dopo la drammatica parentesi dei lockdown.

“Dicembre è tempo di bilanci e previsioni e per noi è un ottimo momento per fare il punto della situazione, verificare i risultati raggiunti e, naturalmente, porci nuovi obiettivi” spiega Andrea Battagliola, Presidente de La Linea Verde. “Raccogliamo oggi quello che abbiamo seminato: qualità e innovazione soprattutto ci hanno consentito di rimanere un punto di riferimento per i consumatori e per il mercato”.

Risultati tanto più positivi se visti in relazione al difficile contesto che stiamo vivendo e alla crisi energetica, con conseguente aumento di tutte le voci di costo, che trasversalmente tocca tutti i settori produttivi. “Anche noi siamo colpiti duramente da quanto sta accadendo, abbiamo scelto però di continuare a investire in innovazione, qualità e sostenibilità, come definito dal nostro piano strutturato di CSR. Siamo certi sia la strada da percorrere”.

In cima al podio dei prodotti che hanno trainato la crescita de La Linea Verde ci sono le Zuppe Fresche, sia in modalità Private Label che a marchio DimmidiSì: a questa categoria, cui l’azienda non smette di dedicare investimenti in Ricerca e Sviluppo, si deve quasi la metà della sua crescita nei primi dieci mesi dell’anno. Seguono i Piatti Unici DimmidiSì, le famose insalatone fresche e già pronte per il consumo. In terza posizione le insalate in busta: qui la Linea Verde fa la parte del leone soprattutto in veste di partner della grande distribuzione operando come co-packer per le più importanti insegne sul territorio.

“Essere leader nel nostro settore è al contempo motivo di orgoglio e di responsabilità perché esprime la storica vocazione della La Linea Verde a innovare adattando l’offerta alle esigenze dei clienti” dichiara Domenico Battagliola, AD de La Linea Verde. “Sottolineo con fierezza il dato che più della metà della crescita totale de La Linea Verde si deve al nostro brand DimmidiSì: questo significa aver scelto il posizionamento corretto, essere stati in grado in pochi anni di costruire un patrimonio di fiducia inestimabile sia da parte dei buyer che dei consumatori che accolgono le nostre novità con entusiasmo e curiosità”.

Il tema dell’innovazione è cruciale da sempre per l’azienda e anche per il 2023 sarà la parola chiave: nel nuovo anno non mancheranno infatti novità, compreso il debutto in una nuova categoria con un progetto cui si sta lavorando da tempo.

“In qualità di Big Player, l’azienda sente la responsabilità di essere il motore di un mercato che sa, oggi più che in passato, dimostrarsi ricettivo di tanti stimoli nuovi. Osserviamo infatti le nuove iniziative di nicchia come quelle dedicate al vertical farming nate recentemente ma che destano in noi più curiosità che interesse e che non fanno parte dei nostri piani di crescita. Noi rimaniamo focalizzati sul fare sempre meglio quello in cui il mercato ci riconosce valore ed eccellenza”.

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