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ePRICE e Carrefour Italia propongono online i box “gli Essenziali”

ePRICE in accordo con Carrefour Italia lanciano online la vendita de “gli Essenziali”, pratici box contenenti tipologie di prodotti preassortiti per uso quotidiano e declinati per tipologia di necessità di spesa.

La proposta iniziale include la vendita e la distribuzione di quattro tra Box alimentari e Kit tematici. Ad oggi sono acquistabili sulla piattaforma ePRICE tre Box alimentari – Box Vegetariano, Box Mare e Box Terra-, che permettono di comporre pasti per una settimana per due persone, sulla base di specifiche esigenze. Inoltre è acquistabile anche il Kit Cura Casa e Persona che contiene tutto il necessario per l’igiene personale e la pulizia della casa per circa due settimane.

Il kit spesa è composto da prodotti a marchio Carrefour oltre che da prodotti dei principali brand presenti nella grande distribuzione organizzata. Oltre alla vendita dei Box sulla propria piattaforma e-commerce, ePRICE si occuperà anche della consegna a domicilio su tutto il territorio nazionale, nel rispetto delle misure igienico-sanitarie indicate dalle autorità.

“Siamo molto soddisfatti di essere stati scelti da un player prestigioso come Carrefour Italia a conferma della validità della nostra piattaforma. Con questo accordo ampliamo ulteriormente la nostra gamma di prodotti affiancando ai prodotti high-tech e grandi elettrodomestici, le nuove categorie – commenta Gaetano Gasperini, Direttore Generale di ePRICE – L’avvio di vendita e distribuzione di box tematici correlati a bisogni primari ci consente di potenziare la nostra attività di vendita online in una fase di evoluzione delle abitudini di acquisto dei consumatori, in linea con i cambiamenti del nostro stile di vita. In un momento così delicato per il nostro Paese, insieme a Carrefour Italia, con questa iniziativa vogliamo dare un contributo concreto e di vicinanza alla comunità.”

“Siamo molto contenti di questa nuova direzione che ha preso la nostra partnership con ePRICE – dichiara Roberto Simonetto, Direttore Commerciale di Carrefour Italia – Abbiamo voluto testare l’efficacia distributiva di uno dei più importanti canali di market place del panorama italiano, per amplificare e rafforzare la distribuzione di uno dei nostri attuali prodotti innovativi, “gli Essenziali” che in questo momento rappresentano un servizio utile per tutti i nostri clienti e che, realizzato in tempi record, testimonia l’orientamento di Carrefour Italia all’innovazione e al servizio, al fine di sviluppare, anche in questa situazione difficile per il Paese, un supporto concreto alle esigenze di spesa quotidiana di tutti i clienti.”

e-commerce russo ai tempi del Coronavirus: le opportunità per il food italiano

E’ boom dell’e-commerce alimentare in Russia e per il food made in Italy –  secondo le stime dell’Associazione del Commercio Elettronico Russo – si quadruplicano le opportunità. In Russia, infatti, a causa del coronavirus, il mercato del food  online potrebbe raddoppiare nel 2020, rispetto all’anno precedente quando si era attestao intorno ai 124 miliardi di rubli.

Da circa una settimana la Federazione Russa ha richiesto ai cittadini di Mosca l’autoisolamento per evitare il propagarsi del Covid-19. Seguono in questi giorni la città di San Pietroburgo e poi a ruota le altre regioni di tutto il territorio.

Così commenta Giulio Gargiullo esperto di digital marketing per il mercato russo:” Il commercio elettronico russo gode di ottima salute e i russi sono acquirenti molto attivi. Secondo Morgan Stanley il commercio elettronico in Russia raggiungerà un giro d’affari di 31 miliardi di dollari nel 2020 e un picco di 52 miliardi di dollari nel 2023 con un’impressionante crescita dunque del 170%”.

In questo momento particolare si aprono molte opportunità di business per i produttori alimentari italiani che vogliano vendere in Russia. Soprattutto piccole e medie realtà possono approfittare per vendere prodotti alimentari italiani tipici. I russi da anni sono abituati  ad apprezzare e ad acquistare prodotti italiani e hanno scoperto diversi prodotti legati alle diverse regioni d’Italia. Non sto parlando di export, ma di vendere prodotti italiani a privati con scontrino medio-alto ad un pubblico che in questo momento apprezza l’acquisto di prodotti ricercati da gustare o da cucinare direttamente a casa. Questo è un momento d’oro per tanti piccoli negozi o produttori italiani che hanno visto ridurre il proprio fatturato, oppure a quelle attività che intendono ampliare il proprio mercato beneficiando di acquirenti dall’estero”

 

Koch lancia i nuovi Gnocchi patatosi

Seguendo attentamente la ricetta originale, gli Gnocchi patatosi di Koch sono realizzati con pochi e genuini ingredienti quali patate, farina, uova e sale, senza conservanti e additivi aggiunti, per preservare tutta la bontà dei veri gnocchi fatti in casa!

Vengono poi congelati e confezionati per essere gustati comodamente a casa in ogni momento: sarà sufficiente tirarli fuori dal freezer e cuocerli in acqua salata bollente per circa 1 minuto, fino a quando vengono a galla. Eventualmente è possibile cucinarli anche in padella per 5 minuti, sciogliendo una noce di burro o un cucchiaio d’olio d’oliva, e versando il prodotto ancora surgelato.

Il packaging degli Gnocchi patatosi è inoltre eco-friendly e quindi 100% riciclabile, come indica il bollino verde presente sulle confezione, che sottolinea l’impegno dell’azienda Koch nei confronti dell’ambiente e della sua salvaguardia.

Colombe Pistì, sapori antichi da Bronte

Partendo dalle “miniere verdi” dei pistacchieti siciliani, il laboratorio di pasticceria artigianale di Pistì ha sfornato per la Pasqua 2020 due specialità che accostano sapori tradizionali a ingredienti freschi e nuovi: la Colomba artigianale con Pistacchi di Sicilia, Pesca e gocce di Cioccolato Extra Fondente 70% e la Colomba artigianale con Pistacchio di Sicilia, Ananas e Albicocca. Un trend sempre più diffuso tra i mastri pasticceri che hanno iniziato a studiare e preparare varianti della tradizione dolciaria italiana.

Il marchio Pistì ha sede a Bronte, ai piedi dell’Etna, proprio dove si coltiva e si raccoglie un pistacchio di qualità eccellente con cui la sapiente tradizione pasticcera lavora per creare dolci di altissima qualità, sublimi nella loro delicatezza, che strizzano l’occhio al nuovo con imprevedibili varianti. La Colomba Pistì è un must: modellata secondo le antiche ricette del territorio, modernizzata dal ricercato design del dolce stesso, dall’accostamento di ingredienti inusuali e della sua splendida confezione.

Le ricette

Colomba artigianale con Pistacchio di Sicilia, Ananas e Albicocca

Il fresco profumo dell’ananas e dell’albicocca canditi si fondono con la fragranza del migliore pistacchio siciliano. Una dolcezza alla quale è impossibile sfuggire.

Formato 750 g – Prezzo consigliato da 13.50 €

Colomba artigianale con Pistacchi di Sicilia, Pesca e gocce di Cioccolato Extra Fondente 70%

All’interno del fragrante e profumato impasto un’intrusione di Pesca candita con gocce di Cioccolato Fondente Extra 70%. Una copertura di glassa alla mandorla e pistacchio di Sicilia.

Formato 750 g – Prezzo consigliato da 13.50 €

Pistì ha ereditato dal vulcano la forza e la volontà di usare solo materie prime di ottima qualità e di rimanere sempre fedele a un solo concetto: quello antico dell’inscindibile unione tra Bello e Buono. Grazie a questi principi oggi è possibile portare un po’ di questa tradizione anche a casa, con dolci inimitabili per la loro freschezza, la loro bontà e la loro bellezza.

Parmigiano Reggiano: in azione i pensionati per salvaguardare le filiera

In un momento di grave emergenza sanitaria il Consorzio del Parmigiano Reggiano vuole rassicurare i consumatori sulla salubrità della DOP e sul fatto che, come ribadito dall’Autority Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), attualmente non ci sono prove che il cibo sia fonte o via di trasmissione probabile del virus.

Il presidente del Consorzio, Nicola Bertinelli, ha dichiarato al riguardo: “È inaccettabile che paesi dell’Unione Europea, come anche paesi fuori dall’Unione, utilizzino questa crisi sanitaria per arrogarsi il vantaggio competitivo. È un fatto aberrante dal punto di vista etico e dal punto di vista legale è concorrenza sleale”.

A garanzia della produzione richiamati gli ex addetti

“Il Parmigiano Reggiano è prodotto oggi come mille anni fa – ha affermato Bertinelli – solo con latte, sale e caglio e senza l’uso di additivi e conservanti. La produzione è regolata da un rigido disciplinare che non consente ai produttori di pastorizzare, centrifugare o refrigerare il latte. Per questi motivi il Parmigiano Reggiano deve essere prodotto ogni singolo giorno dell’anno. Fermare la produzione avrebbe conseguenze disastrose per la nostra filiera”.

“Allo stesso tempo – ha sottolineato il presidente del Conosrzio – la quasi totalità dei nostri 330 caseifici si trova in province fortemente colpite da Covid-19 come Reggio Emilia, Parma, Modena, Mantova e quindi è impensabile sperare di restare immuni”.

Per far fronte alla potenziale carenza di organico dovuta ai contagi, il Consorzio ha creato una rete di coordinamento per mettere a disposizione delle aziende una banca dati di casari in pensione ed ex addetti alla produzione che possono essere richiamati dai caseifici in difficoltà.

“Dal punto vista operativo – ha aggiunto Bertinelli – non abbiamo problemi perché il trasporto del latte dalle stalle ai caseifici è consentito così come la produzione del formaggio che è considerata ‘comprovata necessità lavorativa’ dal Dpcm del 9 marzo”.

Una potenziale criticità riguarderebbe però la disponibilità di organico, motivo per cui Bertinelli si appella al Governo italiano e all’Unione Europea: “Chiediamo al Ministero delle politiche agricole e all’UE una deroga al disciplinare, come previsto da legge 1151/2012 che regola le DOP in caso di emergenze sanitarie, per consentire maggiore flessibilità ai tempi e vincoli di lavorazione al fine di evitare la chiusura di caseifici e allevamenti”.

“Il Parmigiano Reggiano è la prima DOP per valore alla produzione con 1,4 miliardi di euro. Ci sono oltre 50 mila persone impegnate nella filiera e ovviamente la loro salute è la nostra priorità assoluta. Tutti i caseifici hanno adottato le misure del Governo per limitare il contagio, a partire dalla distanza di sicurezza di un metro tra una persona e l’altra”, ha concluso Bertinelli.

 

Bayernland lancia il burro Gold chiarificato

Bayernland lancia il burro Gold chiarificato, presentato in anteprima alla fiera Marca 2020. Anche questo ultimo prodotto nato in casa Bayernland si avvale di materie prime di alto livello (il latte bavarese) ed è frutto del know how che l’azienda ha acquisito nei 50 anni di florida attività. Ciò che caratterizza il burro Gold chiarificato di Bayernland è la sua lavorazione come da tradizione ma ottenuta con moderne tecnologie. Dopo aver sciolto il burro lentamente, quest’ultimo viene centrifugato ad altissima velocità, filtrato e raffreddato; successivamente viene privato dell’acqua e delle proteine del latte.
Ne deriva un prodotto totalmente naturale, privo di conservanti, ricco di vitamine (A, D, E, K) e altamente digeribile; contiene meno dello 0,10% di lattosio, risultando ideale anche per chi ne è intollerante. Il burro Gold chiarificato di Bayernland contiene il 99,8% di grasso ha una consistenza liscia, compatta e un colore dorato; il sapore è pieno, delicato e gradevole. A differenza del burro tradizionale e di altri grassi, il burro Gold chiarificato di Bayernland non brucia ad alte temperature, rendendo i cibi saporiti e gustosi. Perfetto anche per realizzare fritture, salse e in pasticceria.

CIRFOOD punta su Rita e apre un nuovo ristorante a Reggio Emilia

Rita a Corte Tegge

CIRFOOD continua ad investire sul marchio RITA a Reggio Emilia con l’apertura di un nuovo ristorante nella frazione di Corte Tegge, Cavriago (RE) e il rinnovamento di due locali, in via Guicciardi e all’interno del centro commerciale Vittoria a Castellarano (RE).

La nuova apertura e il rinnovamento dei due locali, si inseriscono in un piano pluriennale di investimenti che CIRFOOD ha pianificato sul territorio e che sta realizzando per innovare il format commerciale RITA. Nel 2018, infatti, sono stati oggetto di restyling anche il self-service all’interno del centro commerciale Ariosto e quello nella zona industriale di Mancasale, entrambi a Reggio Emilia.

RITA, acronimo di Ristorazione Italiana, è il marchio che da sempre identifica i ristoranti self-service di CIRFOOD, caratterizzati da una vasta scelta di specialità gastronomiche della tradizione, piatti light ed innovativi e ricette internazionali. Un concept coerente con i valori di CIRFOOD che da sempre promuove il piacere, la qualità della nutrizione e una cultura dell’alimentazione sana ed equilibrata.

[Not a valid template]La nuova apertura

Il locale realizzato a Corte Tegge, grazie ad un investimento di 3.300.000 euro, è caratterizzato dal tipico design dei locali RITA che ricrea un ambiente informale e familiare, in cui il consumatore è posto al centro di un percorso che abbraccia un’offerta di piatti di qualità, compreso il corner pizzeria, con un servizio coinvolgente e innovativo. Con 325 coperti nell’area self-service e 50 nella sala ristorante con servizio al tavolo, accoglierà i propri clienti con menù esposti su un moderno monitor che presenterà i piatti del giorno e le iniziative in corso.

Grande attenzione è stata rivolta anche alla sostenibilità ambientale della struttura, con la presenza di un impianto fotovoltaico a servizio dell’edificio, l’installazione – come in tutti i nuovi locali di CIRFOOD – di illuminazione a LED e di impianti per la regolazione in remoto della temperatura degli ambienti per favorire il risparmio energetico.

I restyling

Al nuovo locale RITA a Corte Tegge, si aggiunge il restyling dei due ristoranti RITA di via Guicciardi a Reggio Emilia e del centro commerciale Vittoria a Castellarano, che sono stati completamenti rinnovati seguendo il nuovo stile del format di CIRFOOD. La zona di distribuzione è stata completamente adeguata alla nuova offerta di RITA, i percorsi all’interno dei locali sono stati ottimizzati per un migliore uso dello spazio e una migliore fruizione da parte dei clienti. Anche l’illuminazione, come in tutti i locali del ristorante self-service, è stata migliorata con l’installazione di lampade a LED che migliorano la luce e permettono un maggiore risparmio energetico.

Siamo orgogliosi di portare l’innovazione dei nostri locali RITA a Reggio Emilia, la città in cui la nostra impresa è nata ed è profondamente radicata. Siamo felici di poter offrire in diverse zone della città e della provincia un servizio completamente rinnovato e sempre più in linea con le esigenze del consumatore contemporaneo, che cerca benessere, qualità e sostenibilità” dichiara Rossella Soncini, Direttore di Area Emilia Ovest CIRFOOD.

My Cooking Box debutta a Milano con il suo primo monomarca

Debutta a Milano (in Piazzale Francesco Baracca 10) il primo flagship store monomarca di My Cooking Box, la start up bergamasca, focalizzata sul meal kit delivery.

L’intuizione di creare box gastronomiche, dove trovare i migliori ingredienti italiani, selezionati nelle giuste dosi e accompagnati alla ricetta, è stato vincente. Lo dimostrano le richieste continue del mercato, il successo dell’ultima campagna di crowdfunding e le partnership con diverse aziende del panorama alimentare italiano. L’ultimo importante sodalizio è con il brand cameo insieme al quale sono state realizzate quattro “sweet box” frutto dei migliori ingredienti Made in Italy selezionati da My Cooking Box e dell’esperienza dei maestri pasticcieri di cameo.

Un successo, quello di My Cooking Box, frutto di una strategia ben calibrata e di respiro internazionale che prevedeva, appunto, l’apertura di un punto vendita pilota in Italia.

“L’apertura del primo monomarca a Milano, città diventata negli ultimi anni un riferimento per l’Italia nel mondo, rappresenta un passo fondamentale per la conoscenza del brand, non solo per i clienti italiani, ma anche per quelli stranieri – afferma Chiara Rota, founder e CEO di My Cooking Box”.

Lo store, vestito di legno e di colori neutri, esibisce tutta la sua collezione di box: dalla Fileja calabrese alle Busiate alla siciliana; dai Pici toscani ai Mezzi Paccheri campani. Basta, poi, cercare tra gli scaffali per trovare le box della cena siciliana o pugliese, oppure provare una pizza gourmet con alici, tartufo, caponata e mandorle. E per finire, le sweet box dove cimentarsi nella preparazione della Torta Mousse al Pistacchio o del Dessert ai Tre cioccolati. 

Qui si possono anche acquistare box per un amico lontano; sarà cura di My Cooking Box farglielo recapitare nel paese in cui risiede. Non solo, il negozio funziona anche come punto di ritiro per gli acquisti effettuati nello shop online.

Durante l’anno saranno previsti eventi live e cooking show per offrire l’occasione di assaggiare le ricette e rendere ancora più vivo questo viaggio nel gusto firmato My Cooking Box.

 “Questa inaugurazione – conclude Rota– è la prima tappa di un percorso di respiro internazionale, che prevede la nascita di nuovi store nei principali mercati chiave per il marchio”.

Milano è, dunque, il punto di partenza per l’avviamento di altri quattro monomarca diretti in Germania e UK e di ulteriori trenta in franchising distribuiti in tutta Europa.

Evolvation: come cambia il settore alimentare. A colloquio con Daniele Tirelli

Stili alimentari in profondo mutamento, complici i nuovi trend, le tecnologie sempre più raffinate e i complessi equilibri su scala mondiale, capaci di innescare processi inediti, pervasivi e  – in molti casi – persino destabilizzanti.

Una rivoluzione a tal punto radicale e imprevedibile che, per definirla in modo appropriato e rispettoso delle sue peculiarità, si è ricorsi a un neologismo: Evolvation.

Una crasi intrigante che sarà oggetto del convegno “FOOD EVOLVATION: learning to sell future’ nourishment”, in programma il prossimo 8 maggio all’interno di Retail Plaza, l’arena di dibattito organizzata durante TUTTOFOOD (fieramilano 6-9 maggio).

Per capire la portata dei cambiamenti in atto e le possibili ripercussioni sui mercati, abbiamo incontrato Daniele Tirelli, che in qualità di presidente del Retail Institute Italy, porterà sul palco del convegno la sua visione, frutto di un programma di ricerca d’avanguardia.

Professor Tirelli oggi il cambiamento ha un nuovo nome: Evolvation. Perché ricorrere a questa crasi?

Questa definizione esprime un concetto difficile, che fonde il termine EVOLution con quello di innoVATION. Il settore alimentare si differenzia per molti versi. Rispetto ad altri, è oggetto di un cambiamento molto ampio, diffuso e veloce. Osserviamo, così, un continuo mutamento dei tratti dei prodotti esistenti sul mercato, che rimanda al concetto di evoluzione epigenetica o lamarckiana. Si tratta di un adattamento continuo e progressivo all’ambiente, cioè ai gusti mutevoli dei consumatori. D’altra parte, non mancano innovazioni radicali, che potremmo paragonare alla ‘speciazione’, ovvero alla comparsa di nuove entità prima inesistenti. Questi due aspetti sono molto confusi nella teoria e nella prassi corrente del marketing e generano fraintendimenti nelle tecniche di lancio di nuovi prodotti, che possiamo definire semplicistiche e confuse, allo stesso tempo. Infatti, gli 8 lanci su 10 che falliscono dipendono dai grandi malintesi sul loro time-to-market, e vengono, pertanto, uccisi prematuramente dai loro creatori.

Come, in che misura e a quale velocità sta cambiando il settore alimentare?

La velocità del processo evolutivo-innovativo, in questo campo, è influenzata dalla pressione di molteplici forze: a) la ricerca scientifica e tecnologica applicata all’agro-alimentare; b) la propulsione commerciale dei mercati globalizzati; c) la cultura popolare influenzata dal sistema mediatico. In breve, è più facile creare nuovi prodotti con i loro processi produttivi. Le diverse “civiltà alimentari” operano, sempre di più, scambi reciproci delle proprie risorse. Il tema dell’alimentazione è al centro dell’attenzione di miliardi di consumatori e assume, a volte, anche forme parossistiche grazie ai formati televisivi e alle altre forme di comunicazione.

Su scala mondiale, che sono sono i vessilliferi del cambiamento?

Certamente le grandi multinazionali del settore sono ancora gli artefici della Food Evolvation. Infatti, sono in grado di cogliere molti elementi destrutturati di novità e di inglobarli nel loro portafoglio-prodotti e, quindi, di commercializzarli su ampia scala secondo le tecniche del marketing internazionale. L’elenco sarebbe lungo, ma basterà citare ciò che accade nel campo delle bevande, sempre più orientate al funzionalismo. Per quanto riguarda lo scenario internazionale, è  certo che i flussi più importanti stanno scaturendo dalle nazioni del Far East e anche dal Sud America, almeno dal punto di vista dell’ingredientistica e delle ricettazioni. Penso  agli epicentri quali l’India, l’Indonesia o le Filippine.

Si punta sulla funzionalità

E chi i gregari?

Sono convinto che, pur nella reciprocità degli scambi consentiti dalla “globalizzazione”, il mondo Occidentale riceverà molti più contributi di quanti ne possa fornire alle gigantesche realtà demografiche dei paesi in pieno sviluppo. Al di là dei pregi delle tradizioni gastronomiche europee, le produzioni agricole asiatiche combinate alle soluzioni culinarie di quelle nazioni, incideranno sempre di più sulle diete del Vecchio Continente oltre che degli USA. A me piace dire che le tradizioni degli altri, agli occhi di chi le scopre e impara ad apprezzarle, diventano delle “innovazioni”, anche se tali non sono.

 

Acini oblungi e apireni, frutto di un’attenta selezione

Quanto le nuove abitudine al consumo sono condizionate dalla Evolvation e quanto, al contrario, la condizionano?

La spettacolarità dell’evolvation è la sua spontaneità. La cultura neo-positivista che prevale in Occidente tende a vedere le abitudini di consumo come frutto di una razionalità che deve essere controllata attraverso la precettistica calata dall’alto dai vari esperti. In realtà, la combinazione di varie soluzioni ristorative e di canali specializzati nell’alimentare nelle grandi città, fa sì che, impercettibilmente, ogni giorno, si creino delle occasioni esperienziali grandi e piccole verso cibi meticciati, diversi da quelli abitudinari. Un esempio è il successo tra i giovani del melange della Hawaiian Poke Bowl. Un altro aspetto è la frattalizzazione che avviene in tutte le classi di prodotto. Pensiamo al sale. La commodity per antonomasia, in poco tempo, si è frazionata in tante alternative legate all’origine: le Hawaii, l’Himalaya, la Persia, ecc. Pensiamo ai mieli monoflorali: di ciliegio, anice, mandarino, cotone, erica, ecc. Il numero delle alternative cresce in modo più che proporzionale in ogni comparto, mentre la distribuzione classica evidenzia grandi difficoltà nel fronteggiare questa esondazione di referenze.

Come cambieranno, da qui a qualche anno, gli schemi gastronomici mondiali?

Il fenomeno di maggior rilievo, nella storia dell’alimentazione moderna, è stato indubbiamente lo “scambio colombiano” conseguente alla scoperta di un altro continente. Per realizzarsi pienamente ha impiegato alcuni secoli. La caduta del comunismo, che ha aperto la via ai liberi commerci su scala planetaria, ha fatto sì che, in poco tempo, tutti i continenti abbiano cominciato ad interagire con tutti gli altri. Vi sono state condizioni per cui (si pensi ai decenni di prezzi del petrolio contenuti) sono cambiati i vettori  del commercio (si pensi alla crescita ininterrotta dell’ortofrutta in contro-stagione, consegnata per via aerea e raccolta al giusto punto di  maturazione). Insomma, assisteremo ad una grande fusione di stili e di basi gastronomiche. Se in Asia si comincia ad apprezzare l’olio d’oliva, in occidente si diffonderà la cucina a base di cocco. Egualmente le sofisticatissime ricette ayurvediche colonizzeranno l’arcipelago delle culture occidentali vegetariane e salutiste. Il fenomeno grandioso consiste nel fatto che i popoli si conosceranno sempre meglio, scambiandosi le ricette e le soluzioni ritenute migliori.

Recente incrocio di prugna e albicocca

Quali i principali asset di questa trasformazione?

Superfluo dire: una distribuzione adattata a queste enormi pressioni commerciali. Io prevedo un grande ruolo per aziende come Amazon.com e Ali Baba che oltre al network con i consumatori finali hanno un asset straordinario nella loro organizzazione logistica. La loro vera forza si esprimerà non tanto e non solo nel servizio “globalizzato” ai consumatori finali. Il grande impatto verrà dalla capacità di sostituirsi al “grossismo” tradizionale, per servire una fitta rete di piccoli punti di vendita specializzati, che opereranno nel tessuto sempre più intricato e inaccessibile dei centri metropolitani culturalmente e umanamente cosmopoliti. La loro strana inversione strategica, che è consistita nel cercare prima la clientela familiare che non il piccolo dettaglio, li ha messi in grado di risolvere, meglio di altri, il problema logistico che risulta molto più rilevante del CRM e delle problematiche del front-end. Spostare i prodotti alimentari da ogni parte del mondo, in quantità crescenti, mantenendoli integri e sani e a prezzi accessibili è una conquista spettacolare e stupefacente. Ed è questa il fondamento della Food Evolvation.

 

Food, sempre più fashion e di design. I 10 ristoranti più trendy

Il cibo è ormai diventato sinonimo di fashion e design. Lo conferma una ricerca pubblicata sul portale britannico The Independent, secondo cui oltre il 40% dei millennial ha ammesso di ritenere l’estetica della tavola come il requisito fondamentale per la scelta di un locale.

E questo può incidere sul business. Tanto più che – come racconta uno studio americano pubblicato su Business Insider – il 99% degli appartenenti alla Generazione Z e dei nativi digitali sceglie il mondo dei social e delle recensioni come uniche fonti attendibili.

Non è un caso, infatti, che su Instagram l’hashtag #FoodDesign compaia oltre 350mila volte: si tratta dunque di un vero e proprio trend. È quanto emerge da uno studio condotto in occasione della Milano Design Week da Espresso Communication su testate internazionali dedicate a lifestyle, attualità e tendenze, coinvolgendo inoltre un panel di esperti di food design e dello stile a tavola, per Vitavigor, storico marchio milanese di grissini che ha recentemente realizzato un nuovo packaging di grissini fashion ed esclusivo che si contraddistingue per la scelta estetica delle righe.

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E l’importanza dell’estetica di un locale e del modo di servire un piatto è confermata anche dai maggiori esperti del settore: “Sono da sempre una fanatica dell’estetica in generale e credo che l’unione di tutti i sensi aiuti a vivere appieno un’esperienza, e quindi memorizzarla nel tempo” – spiega Ilaria Forlani, pastry chef premiata nel 2017 ai Lux Food Drinks Awards Uk di Londra.

Pensiero condiviso anche da Francesca Zampollo, fondatrice della Online School of Food Design, ricercatrice e consulente in Food Design Thinking: “La filosofia del Food Design Thinking aiuta a sorpassare il concetto di tavola e di piatto verso l’esperienza del cibo nella sua totalità, dove il sapore diventa coerente con luci e musica.”. 

Mangiare è ormai diventato un atto esperienziale che mette in moto tutti i sensi, non solo quello del gusto: “Quando si mangia non si compie un atto puramente necessario, ma si vive un’esperienza che rimarrà per sempre nei nostri ricordi” – afferma Ilaria Innocenti, designer e art director emiliana che nel 2010 ha fondato Ilaria.I

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