Dal 14 novembre fino a fine dicembre nei punti vendita delle più importanti catene distributive Doriano di Doria e Nonno Nani di Latteria del Montello saranno protagonisti di un’attività di co-marketing.
Per tutta la durata dell’iniziativa, organizzata da Latteria Montello e ideata da In Action, Agenzia specializzata nelle iniziative di co-marketing, le hostess ai desk personalizzati offriranno in degustazione ai consumatori il nuovo formaggio Fresco Spalmabile Nonno Nanni accompagnato dal cracker Doriano, quale base ideale per esaltarne cremosità e sapore.
Obiettivo per i due brand è proprio quello di portare all’assaggio, leva fondamentale per trasmettere la reale unicità sia della nuova referenza della linea Nonno Nanni che dello storico Doriano.
La gestione della sicurezza agroalimentare (FSMS) deve seguire linee guida rigide e riconosciute a livello internazionale, se si vuole vendere sul mercato interno e ancora più se si vuole puntare sull’export (un punto forte del sistema agroalimentare italiano). Ma spesso le richieste da implementare, riunite sotto la certificazione ISO 22000, sono complicate e richiedono chiarimenti e una guida ulteriore. La nuova certificazione ISO 22004 fornisce proprio questo. Si presenta come un’integrazione e una guida alla 22000, che contiene in realtà tutte le specifiche per attuare un corretto sistema di gestione della sicurezza alimentare ed è presente in 138 Paesi.
Spiega Claus Heggum, che fa parte del team che ha sviluppato il nuovo standard: “Se state progettando un sistema di controllo alimentare e avete difficoltà a capire la differenza tra le varie misure di controllo a disposizione nel vostro programma di controllo dei rischi, l’ISO 22004 vi aiuterà a capire la differenza tra PRP, OPRP e CCP, cosa non sempre facile! Inoltre, vi farà capire la differenza tra monitorare, verificare e validare e aiuterà gli utenti ad adattare la certificazione 22000 alle loro specifiche necessità”.
Per la cronaca, le PRP sono le precauzioni di base come lavare le mani e mantenere la zona delle operazioni pulita. CCP comprende le misure principali e più efficienti di riduzione del rischio, come una cottura in grado di uccidere i batteri. OPRP infine è una misura di sicurezza intermedia, come la conservazione in frigorifero.
La certificazione è utile per tutti gli attori della filiera, dal produttore al distributore.
Da un lato un bambino allattato dalla madre; dall’altro il profilo della Terra vista dallo spazio. È questa l’immagine-simbolo della campagna di comunicazione con cui, dal 2 novembre, Expo Milano 2015 racconta al grande pubblico valori, sfide e opportunità legate al tema dell’Esposizione Universale. Perché “Cibo è Vita”, come recita l’attore comico Antonio Albanese, voce narrante di spot TV e radio..
«Abbiamo scelto di giocare l’intera campagna su contrasti e affinità. Coppie di immagini e parole, ora in contraddizione ora complementari – ha affermato Giuseppe Sala -, spiegheranno la ricchezza del tema ‘Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita’. Questi spot ci permettono, in pochi secondi, di anticipare il dibattito sul diritto all’alimentazione e sulla sostenibilità al centro dell’evento che stiamo organizzando, senza dimenticare la gioia del cucinare o del consumare il pasto insieme».
Il format creativo, sviluppato con Havas Worldwide Milan e declinato in maniera cross-mediale, ha come obiettivo quello di mostrare con entusiasmo e veridicità i molteplici significati che racchiude e rappresenta il “cibo”: un racconto composto da immagini e parole, dalla cui combinazione emerge che il cibo è nutrimento, piacere, gusto, casa, famiglia, è arte, guerra, pace, affetto, amore; che per il cibo si litiga, si combatte, si lavora; e soprattutto appare in maniera evidente – come chiude ogni spot – che il “Cibo è Vita”, per noi e per il Pianeta.
Dalla distribuzione non equa delle risorse tra Nord e Sud del mondo alle differenti tradizioni gastronomiche, gli aspetti su cui si concentrerà il confronto tra i Paesi durante il semestre di Expo Milano 2015, trovano in questo progetto di comunicazione un volto, un piatto tipico, una figura iconica in grado di trasmettere l’universalità del tema.
Dopo i Rigatoni arrivano acnhe i Fusilli nella linea di pasta di mais e riso trafilata al bronzo, con ingredienti OGM free, senza additivi, prodotta da Farmo.
La trafilatura al bronzo conferisce alla pasta una ruvidità superficiale perfetta per assorbire al meglio i condimenti; la lenta essicazione regala una consistenza particolare al palato ed una tenuta di cottura superiore; il colore dorato del mais ne incrementa l’appetibilità.
Prodotto sano e digeribile, è pensato per le persone celiache, ma incontra il gusto di tutti gli amanti dei sapori autentici, costituendo una piacevole alternativa alla pasta di semola.
Secondo uno studio dell’Istituto di ricerca Apertamente per la fiera Gluten Free Expo, sono numerosi gli italiani over 35enni che acquistano prodotti senza glutine, pur non essendo celiaci, per una scelta di salute e benessere.
Una ricerca dell’Università Bicocca di Milano e del Criet (Centro di Ricerca Interuniversitario in Economia del Territorio) fotografa i comportamenti del consumatore food odierno e le sue relazioni con il distributore. Sono stati pubblicate le prime evidenze, che emergono da una serie di interviste con operatori nella distribuzione alimentare ed esperti in materia.
Un consumatore infedele all’insegna certo, ma anche capace di attivare comportamenti diversificati e scegliere canali diversi passando dalla GDO al discount, all’alternativa dei gruppi d’acquisto, mercati o produttori agricoli. Tutto ciò a fronte di una flessione generale nel consumo di food che va ad incidere sulla spesa mensile per il 14% (dati Eurostat, 2012). Si allarga la forbice tra le ampie fasce di persone che vanno alla ricerca di promozioni e offerte e che quindi sono sensibili alla leva prezzo e le nicchie di consumatori che si concentrano invece su scelte alimentari improntate alla qualità e alle nuove tendenze: biologico, eco sostenibile, filiera corta, biodinamico. Nicchie che però si allargano. Una recente analisi Coldiretti segnala ad esempio che sono 2,7 milioni gli italiani (18,6% degli popolazione, il 400 per cento in più dal 2008) che fanno la spesa in circa 2000 gruppi di acquisto: per ottenere condizioni vantaggiose, ma soprattutto per garantirsi la qualità della spesa.
Cinque tendenze per il food
Se il prezzo resta fondamentale per larghe fasce di clientela, il suo strapotere può essere mitigato da altri fattori. Nella relazioni consumatore-distributore la ricerca del Criet individua cinque tendenze da tenere sotto osservazione nei comportamento attuali e futuri:
1- Fedeltà del cliente: inutile sottolineare che nessun canale o insegna può ormai vantare l’esclusiva rispetto alle scelte di acquisto del consumatore. Se la leva prezzo è cruciale, non è tuttavia sufficiente a fidelizzare. Sembrano più importanti altri fattori: “alla qualità del prodotto si affiancano anche esigenze di relazione e di servizio che possono connotare e arricchire il prodotto stesso e l’insegna che lo propone. Anche il punto vendita diventa un luogo di scambio, in cui strategie di marketing esperienziale, tematismi, ma anche attivazione di personale preparato e disponibile possono qualificare lo shopping del consumatore”.
2- Category management. Il troppo stroppia, potremmo dire. Il consumatore sembra non gradire la ridondanza nell’offerta ma chiede piuttosto una selezione e razionalizzazione degli spazi e delle referenze che eviti l’omologazione tra insegne. Il consumatore d’oggi richiede semplicità e ottimizzazione dei tempi (di spesa, di scelta).
3- Rapporti di filiera. Sono in evoluzione. Si rafforza la presenza sul mercato di canali distributivi alternativi (es. Slow Food, Eataly, Mercati della terra, Campagna Amica) caratterizzati da un approccio più improntato alla relazione con il consumatore e alla selettività di prodotti, metodi produttivi e modalità di commercializzazione (e-commerce, Gas, “orto in affitto”, farmer’s market). Aumentano poi le “collaborazioni orizzontali”: reti spesso informali tra produttori agricoli e caseari o tra piccoli negozianti, che nascono per contrastare la GDO.
4- Competitività dei canali distributivi. Secondo gli operatori intervistati, anche se la leva prezzo influenza le strategie di penetrazione del mercato, non ci sarebbe competizione diretta tra GDO e discount e tra GDO e canali alternativi (es. Slow Food, Eataly, ecc.). Tuttavia, vista la contrazione a valore e a volume del venduto e la costante crescita delle nicchie di consumo (biologico, biodinamico, sostenibile, filiera corta), “la GDO dovrà osservare con attenzione i canali alternativi al proprio”. Si rileva inoltre “una progressiva sovrapposizione nell’offerta, così come nei servizi proposti tra GDO e discount (fresco, private label vs. prodotti a marchio conosciuto) che dimostrano quanto spesso i vari format si contendano i medesimi clienti”.
5- Tre sfide per il marketing: in questa situazione liquida e in costante evoluzione anche il marketing mix deve giocoforza evolvere ed adeguarsi alle nuove esigenze. Innanzitutto recependo non solo gli elementi “hard” dell’offerta (prodotto, prezzo), ma anche quelli “soft” (relazione, servizio, informazione, esperienza). Il marketing mix sarà inoltre diversificato a seconda del format distributivo. I prodotti del territorio ad esempio, elemento di valorizzazione del prodotto ortofrutta, devono essere proposti diversamente in un iper, un supermarket, un mercato generale o presso il produttore. Infine, sarà necessario identificare gli elementi differenzianti dell’insegna e realmente riconosciuti come tali dalla domanda in modo da poter comunicare, oltre al prezzo e alla promozione, i reali vantaggi e benefici che il distributore sa garantire al consumatore e che sono da ricondursi anche a dimensioni “soft” dell’offerta.
Fonte: ricerca Food marketing: un’analisi sulla relazione tra distributore e consumatore
Nella foto, il reparto salumeria del pdv Crai a Oliena
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