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Il copacking secondo Valbona: innovazione, qualità, servizio

Sono numerose le novità che Valbona presenta sul palcoscenico di Marca a Bologna, che si apre domani.

La produzione di Valbona per i marchi dei distributori è strategica per l’azienda specializzata nelle conserve vegetali. «Fra Italia ed estero le private label rappresentano circa l’85% della nostra produzione, un valore che si traduce in circa 1000 articoli a marchio privato prodotti ed oltre 50 brands», afferma Federico Masella, responsabile marketing dell’azienda veneta. «A Marca ci presentiamo con numerose novità, sia a livello di referenza che di packaging. Abbiamo lavorato sulla ricerca di prodotti di alta qualità, valorizzando la filiera ed alcune tipicità come i Pomodori Secchi di Calabria, i Carciofi di Sardegna e le Olive Taggiasche, selezionando materie prime certificate Igp come la Cipolla di Tropea e il Cappero di Pantelleria. Abbiamo inoltre realizzato ricette sfiziose utilizzando ingredienti di alta qualità come l’Aceto Balsamico di Modena IGP e l’Olio Extra Vergine di Oliva. In alcuni casi abbiamo affinato l’attività di packaging realizzando etichette con Qr Code».

Il lavoro di ricerca e sviluppo e gli investimenti destinati ai marchi dei distributori spiegano il motivo per cui Valbona si è via via affermata nel panorama nazionale e internazionale come co-packer dei marchi più conosciuti e prestigiosi, sia grazie agli stadard qualitativi validati dalle certificazioni, sia per un servizio di supporto e assistenza alla clientela.

Aspetti riconosciuti anche all’estero, dove Valbona sviluppa circa il 205 delle vendite totali.

Whole Foods Lincoln Park Chicago. Guarda la gallery

Whole Foods Market è oggi il principale interprete della silenziosa rivoluzione alimentare in atto negli USA.

La strategia di questa straordinaria azienda (ora anche a vocazione multinazionale) è tutt’altro che snobbish – scrive Daniele Tirelli presidente di Popai Italia sull’ultimo numero di inStore – ma un ambiente con un’elevata presenza di famiglie di professionisti affluenti è stata la premessa per l’ennesimo progetto di un supermarket davvero eccezionale per dimensioni, ma soprattutto per l’assortimento che definire “profondo” sarebbe un eufemismo.

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Whole Foods di Lincoln Park costituisce dunque per ogni retailer un caso da manuale ricco di suggerimenti da studiare attentamente. Aperto nel maggio del 2009, questo Whole Foods risulta essere, tra tutti quelli della catena, il fanciest store dell’ Illinois e il terzo nel mondo per dimensione, subito dopo quelli di Londra e di Austin. Il suo layout copre 8mila metri quadri su due piani, di cui quello superiore dedicato alla ristorazione e gestisce ogni anno circa 300 mila Sku. Whole Foods si conferma quindi una realtà di estrema complessità cui dedicare più che articoli, interi libri su diversi temi: la sua ispirazione ideologica, le politiche delle risorse umane, la sua gestione finanziaria, la logistica.

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Dal Gruppo Lo Conte, le Farine magiche senza glutine si specializzano

La nuova linea senza gutine Le Farine Magiche del Gruppo Lo Conte si compone di tre mix destinate a specifici impieghi.

Il Mix per pastella, il primo sul mercato del senza glutine è indicato per le fritture: la presenza delle farine di mais e di riso consentono la formazione di una patina più croccante e capace di assorbire poco olio, per conferire al prodotto finale più sapore.

È ad alto contenuto di fibre il Mix per pane e pizza. In particolare il pane realizzato con questo mix ha lievitazioni superiori, alveolatura ottimale, una crosta più spessa ed un sapore tipico del pane tradizionale.

Infine, il Mix per dolci contiene lievito istantaneo così da non doversi più preoccupare della dose da aggiungere.

Tutte le referenza della linea Senza Glutine Le Farine Magiche, prodotte con materie prime naturalmente prive di glutine, in uno stabilimento certificato dal Ministero della Salute, con la garanzia del marchio Spiga Barrata concesso dall’AIC. 

 

La carica dei funzionali

Quello degli alimenti funzionali è un settore che si sta rivelando anticiclico perché molto apprezzato dai consumatori,  entusiasmati dalle promesse salutistiche, e più profittevole per i produttori.

La crisi, infatti,  non tarpa le ali alle scelte salutistiche dei consumatori italiani. Anzi, nel corso del 2013 le vendite di alimenti che possono entrare in questa vasta e innovativa famiglia sono cresciute, a conferma del bisogno dei nostri connazionali di fare scelte più sane a tavola e che tutte le preoccupazioni legate al connubio cibo/salute rimangono ben presenti a guidare le scelte di acquisto/consumo nonostante i pochi soldi in tasca.

Non a caso, secondo il Rapporto Coop Distribuzione & Consumi 2014, la metà degli italiani si è dichiarata a dieta, seguendo un regime alimentare particolare, non necessariamente corretto ma sicuramente “gratificante”, per migliorare benessere e forma fisica. Tuttavia la spending review in atto da parte dei nuclei famigliari italiani spinge i consumatori a rimodulare le scelte in virtù della maggiore convenienza, per esempio spostando il baricentro del mercato dal canale specializzato, come farmacie, parafarmacie, a ipermercati e supermercati, che stanno cogliendo la palla al balzo e stanno ampliando lo spazio dedicato a questi prodotti. Non più visti solo come nicchie rivolte a un’esigua percentuale dei clienti, più evoluti e altospendenti, ma come segmento “trasversale” del Lcc, con una forte e crescente capacità di attrazione per diversi cluster di consumatori. Inoltre, la “funzionalità”, ossia la promessa di questi prodotti di aiutare l’efficienza del nostro corpo, si sta allargando e sta coinvolgendo nuove famiglie merceologiche, da yogurt e altri derivati del latte a prodotti da forno, pasta, conserve vegetali, insomma i capisaldi dell’alimentazione all’italiana.

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Rapporto Ismea-Qualivita: export si conferma traino per Dop e Igp

Al primo posto il Grana Padano DOP, seguito dal Parmigiano-Reggiano DOP e, in terza posizione, dalla Mela Alto Adige IGP. Sono i top seller della speciale classifica elaborata da Qualivita, che misura le performance economiche dei 269 prodotti italiani a denominazione di origine.

Seguono Prosciutto di Parma DOP, Pecorino Romano DOP, Aceto Balsamico di Modena IGP, Gorgonzola DOP, Mozzarella di Bufala Campana DOP, Speck Alto Adige IGP, Mela Val di Non DOP, Prosciutto di San Daniele DOP, Mortadella Bologna IGP, Bresaola della Valtellina IGP, Taleggio DOP e Toscano IGP.

Entrando nel dettaglio, il Grana Padano guida la classifica 2014 con circa 885 milioni di euro di fatturato alla produzione nazionale, 1,5 miliardi al consumo nazionale, 530 milioni all’export e il 30% della sua produzione che varca i confini nazionali. Poco distanziato è il Parmigiano Reggiano DOP: 809 milioni di euro il fatturato alla produzione nazionale, 1,5 miliardi al consumo nazionale e 460 milioni all’export. Anche in questo caso il 30% della produzione viene esportato. Terza classificata la Mela Alto adige IGP, principalmente riguardo alla quantità percentuale exportata (pari al 61%) ha comunque buone performance economiche.

Significativi i risultati anche del Prosciutto di Parma DOP (4°): 500 milioni di euro per il fatturato alla produzione nazionale, 1,5 miliardi al consumo nazionale e 241 milioni all’export. Il Pecorino Romano (4° pari merito) primeggia soprattutto per la quantità di produzione certificata esportata.

prodotti dop e igp

Il Rapporto sulle produzioni agroalimentari italiane Dop, Igp e Stg, pubblicato da Ismea e Qualivita segnala una flessione del fatturato delle Dop e Igp, anche se cresce l’export, che si conferma fattore di traino.

Produzione in calo
Nel 2013 la produzione certificata nel suo complesso – pari a 1,27 milioni di tonnellate – è diminuita del 2,7%. Questa flessione è stata determinata però principalmente dal calo produttivo degli ortofrutticoli e cereali (-7%), mentre i formaggi e i prodotti a base di carne hanno registrato una sostanziale stabilità, mostrando di fatto un consolidamento del livello della loro produzione. In lieve flessione (-0,9%) il certificato degli aceti balsamici, mentre risulta in controtendenza il dato delle carni fresche (+14,4%) che è in aumento ormai da un triennio. Sale anche la produzione certificata degli oli extravergini di oliva (+2,1%) dopo il calo del 2012.

Passando ad analizzare i valori di mercato, si osserva un giro di affari potenziale di 13 miliardi di euro di fatturato al consumo – di cui 9 registrati sul mercato nazionale – e di 6,6 miliardi di euro di fatturato alla produzione – di cui 2,4 miliardi sono il fatturato all’export alla dogana (+ 5%).

Per numero di registrazioni, l’Italia si conferma leader con 269 prodotti (161 DOP, 106 IGP, 2 STG); seguono la Francia con 219, la Spagna con 180, il Portogallo con 125, la Grecia con 101. Per quanto riguarda la Germania, il numero totale delle sue denominazioni scende notevolmente a causa della cancellazione della categoria delle acque minerali. Si conferma anche nel 2014 il ruolo attivo dei Paesi dell’Europa dell’Est, che continuano ad aumentare il numero di prodotti registrati.

Il numero totale di denominazioni in Europa al 30 Novembre 2014 è di 1249, suddivise in 583 DOP (46,7% sulle denominazioni totali), 617 IGP (49,4% delle denominazioni) e 49 STG (che continuano ad avere un ruolo marginale con il 3,9%)

Molti prodotti, pochi vincitori
Le criticità dei prodotti a denominazione sta nei numeri rilevati dal rapporto Ismea-Qualiivita, che non cambiano i rapporti interni ai 269 prodotti. Vale a dire che osservando il fatturato alla produzione generato dai singoli prodotti, si continua a rilevare una forte concentrazione dei valori su poche denominazioni.

Nel 2013 la quota delle prime dieci DOP e IGP è pari all’81% del fatturato. Inoltre si registra per questo valore un calo dell’1,7%, generatosi a causa esclusivamente della flessione del mercato interno (-5,2%) che sconta ancora le conseguenze della crisi dei consumi. Per lo stesso motivo, il fatturato al consumo sul mercato nazionale registra una flessione del 3,8%. In termini assoluti, nel 2013 la produzione certificata nel suo complesso – pari a 1,27 milioni di tonnellate – è diminuita del 2,7%.

Questa flessione è stata determinata però principalmente dal calo produttivo degli ortofrutticoli e cereali (-7%), mentre i formaggi e i prodotti a base di carne hanno registrato una sostanziale stabilità, mostrando di fatto un consolidamento del livello della loro produzione. In lieve flessione (-0,9%) il certificato degli aceti balsamici, mentre risulta in controtendenza il dato delle carni fresche (+14,4%) che è in aumento ormai da un triennio. Sale anche la produzione certificata degli oli extravergini di oliva (+2,1%) dopo il calo del 2012.

Proprio nel comparto degli oli d’oliva (e degli ortofrutticoli) il rapporto Ismea-Qualivita rileva un’asimmetria nel peso sul totale in termini di numero di denominazioni e di fatturato. Tale asimmetria deriva dal fatto che, nonostante il grande numero di riconoscimenti, soltanto poche denominazioni sviluppano apprezzabili valori di mercato, mentre la gran parte dei prodotti realizzano fatturati estremamente limitati.

Per quanto riguarda i comparti, gli ortofrutticoli e cereali si confermano a livello europeo la prima categoria per numero di prodotti con il 27,3% del totale (341 prodotti), seguito a forte distanza dai formaggi con il 17,8% (223 prodotti), dai prodotti a base di carne con 12,4% (155 prodotti), dalle carni fresche 11,8% (147 prodotti) e dagli oli e grassi con 10% (125 prodotti).

La cartina al tornasole di questa situazione è il livello di concentrazione dei comparti.

Quello dei formaggi, che rappresentano il principale comparto delle DOP e IGP, con un’incidenza nel 2013 tra il 54 e il 58 % circa, rispettivamente sul fatturato al consumo nazionale e sul fatturato alla produzione, comprensivo dell’export, continua a essere molto concentrato: i primi due prodotti, Grana Padano DOP e Parmigiano Reggiano DOP, rappresentano il 71% del valore totale alla produzione, i primi cinque quasi il 90% e i primi dieci circa il 97%. Nei prodotti a base di carne, i primi cinque per fatturato alla prima fase di scambio (nell’ordine: Prosciutto di Parma DOP e Prosciutto San Daniele DOP, Bresaola della Valtellina IGP, Mortadella Bologna IGP e Speck Alto Adige IGP) rappresentano oltre l’89% del valore totale. Per mon parlare degli ortofrutticoli nei quali le due principali mele coprono in termini di fatturato alla produzione quasi il 78% dei 451 milioni di euro complessivi (di cui 194 realizzati sui mercati esteri).

Questioni aperte
Secondo il presidente di Ismea Ezio Castiglione «Il sistema italiano dei prodotti agroalimentari a denominazione protetta mantiene un buono stato di salute. L’export, ancora in crescita sostenuta, resta tuttavia l’unico elemento trainante. Continua invece a drenare fatturato il mercato interno, anche se i consumi, in una situazione quest’anno un po’ meno critica, stanno tendendo gradualmente a stabilizzarsi. Il più 5% delle vendite all’estero – ha proseguito Castiglione – conferma il successo del Brand Italia oltre confine, dove gli spazi di crescita restano ampi e incoraggianti.

Sfruttare i potenziali significa però agire con maggiore determinazione sulle leve aziendali, in particolare sulla competitività, in un mercato reso nel frattempo più trasparente dal Pacchetto Qualità che, con la protezione ‘ex officio’,  impone agli Stati Ue la tutela delle denominazioni d’origine contro i falsi. Cruciale sarà anche l’esito dei negoziati nell’ambito dell’accordo bilaterale con gli Usa. L’inserimento della tutela dei marchi di origine tra i punti fondamentali della trattativa rappresenta un importante passo in avanti: bisognerà adesso tradurlo nei testi attuativi».

Alberto Mattiacci, processore alla Sapienza di Roma evidenzia a sua volta come il valore del sistema IG poggi su tre pilastri connessi: il contributo del food a formare l’identità del Paese e dei suoi cittadini, il rilevante peso che riveste nell’economia nazionale e la salubrità che conferisce alla popolazione. «Questi pilastri – evidenzia il docente – vanno consolidati, attraverso programmi, rispettivamente, di tutela, valorizzazione e controllo, così da innescare un ulteriore circuito virtuoso di sviluppo. In tale scenario, i temi aperti da risolvere attengono la ancora bassa e frammentaria consapevolezza e conoscenza delle DO da parte dei consumatori e gli ancora insufficienti sforzi distributivi (sia come penetrazione che merchandising) e comunicativi»

In particolare il rapporto rileva che il budget dichiarato che viene investito in comunicazione si aggira intorno ai 30 milioni di euro, per il 76% speso dal comparto dei formaggi a DO e per il 15% dei prodotti a base di carne a DO. La scelta preminente tra i media rimane quella della televisione, seguita dalla partecipazione a fiere (nazionali ed estere) e dalla stampa. Marginali gli investimenti sul web.

Da segnalare come i Consorzi di tutela non si avvicinino ancora alla comunicazione social, probabilmente la migliore soluzione comunicativa in termini di rapporto costi-efficacia. Solo il 43% degli organismi di tutela dichiara, infatti, di gestire un canale social per valorizzare la propria IG.

 

Fabrizio Gomarasca

Pane nel pirottino: la novità per il retail firmata Pan&Co

Pane nel pirottino: ecco la novità di Pan&Co. L’azienda – filiale della Pan&Co Group Austria – amplia infatti la già vasta gamma di prodotti surgelati da forno per la GDO, aggiungendo ora una nuova linea di pane proposto nei pratici pirottini di cartone; uno speciale incarto pensato appositamente per mantenere intatto il gusto fragrante del pane, come appena sfornato.

Realizzato in carta per alimenti e ricoperto da una speciale pellicola resistente al calore, il pirottino ha la prerogativa di mantenere inalterato il sapore esaltando la doratura dei cibi. Cinque le nuove referenze: segale e frumento, semi di girasole, segale e formaggio, segale e pane scuro di segale, tutte nel formato da 500g. PanCo-Italia-Pane-di-segale-nel-pirottino

L’impasto del ‘Pane nel Pirottino’ è realizzato con farine selezionate, lievito madre naturale, nel rispetto delle più tradizionali pratiche di panificazione, che richiedono tempi molto lunghi di lievitazione, per garantire così un pane dalla crosta croccante e dalla tenera mollica.

Pan&Co utilizza solo ingredienti di altissima qualità, come farine locali, senza additivi artificiali, conservanti, esaltatori di sapidità e grassi idrogenati. Con il sistema slow baking, inoltre, gli impasti vengono messi a lievitare per molte ore.

All’interno di questa offerta, il pane Bio rappresenta circa il 20% della produzione complessiva ed è certificato Austria Bio Garantie, che ne attesta l’elevata qualità; mentre la certificazione IFS garantisce i più alti livelli di igiene e sicurezza alimentare dell’azienda, che può vantare impianti di produzione tra i più moderni d’Europa.

L’azienda

La Pan&Co Group, con sede a Linz, inizia la sua attività negli anni ’80. Oggi l’azienda Pan&Co, leader nella produzione di pane, panini e dolci surgelati, offre anche soluzioni ‘taylor made’ per la moderna panetteria della Gdo. Con 5 siti produttivi in Austria e oltre di 200 dipendenti, di cui cinque impiegati in Italia nella sede di Verona e Merano, Pan&Co Group esporta i suoi prodotti da forno in ben 15 paesi tra Europa e Nord America, raggiungendo una quota export pari al 25% dell’intero fatturato, principalmente in Italia e Germania.

La Pan&Co Italia ha sede a Merano e nasce nel 2012 e con l’intento di presidiare il mercato italiano, stringe una stretta collaborazione con il polo logistico “Blue City-Stenico” di Verona, garantendo così un servizio di consegna efficiente e capillare, sia a magazzino che direttamente nei supermercati nazionali.

 

Food Made in Italy, il re è il Parmigiano

Se lo aggiudica il Parmigiano Raggiano il podio di un’ideale “gara tra big”, che vede protagoniste le eccellenze culinarie Made in Italy. È il risultato di un contest promosso dal sito I Love Italian Food, realtà non- profit nata nel 2013 con la mission di difendere e diffondere la cultura del cibo italiano di qualità, tra oltre 700 mila appassionati di cibo italiano provenienti da tutto il mondo.

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I “Magnifici 12” secondo la classifica di I Love Italian Food

Chiamati a scegliere le icone della cucina tricolore tra una lista di prodotti tipici e di ricette tipiche del nostro Paese, i frequentatori del sito hanno scelto. La consultazione via Web, tenutasi nel mese di novembre, ha eletto il Parmigiano Reggiano con il 20% delle preferenze complessive. Completano il podio, nell’ordine, la pasta e il Prosciutto di Parma. Seguono l’olio extravergine di oliva e la pizza. Non mancano le sorprese. Non entrano nella top 10 ad esempio due simboli di italianità come il cappuccino e la passata di pomodoro.

E la cosa non finisce qui: i 12 prodotti e ricette più votati saranno i protagonisti del progetto: “2015: a 100per100 Italian Year”. A valorizzarli saranno altrettanti maestri della cucina italiana, tra cui Heinz Beck, Cristina Bowerman, Moreno Cedroni e Antonella Ricci. A ogni chef I Love Italian Food chiederà di interpretare, in forma di ricetta, un prodotto simbolo: ne nascerà così il visual di una campagna di comunicazione no profit, per la valorizzazione delle eccellenze enogastronomiche italiane nel mondo.

«Questo contest ci ha permesso di capire quali sono i veri ambasciatori del gusto made-in-Italy all’estero. E anche quali sono i tesori della nostra cucina che è necessario promuovere, perché ancora faticano a entrare nel cuore dei foodies stranieri – commenta Alessandro Schiatti, fondatore di I Love Italian Food -. Siamo convinti che il food rappresenti il vero petrolio d’Italia, un motore importante per la nostra economia. Questo ci motiva ogni giorno a diffondere e difendere la cultura e i valori del sistema agroalimentare italiano».

La campagna “2015: a 100per100 Italian Year” accompagnerà inoltre la nascita del progetto di I Love Italian Food, “100per100 Italian”, che intende raccontare agli stranieri i nostri prodotti, le ricette della tradizione e le aziende che oggi si impegnano a produrre cibo di filiera 100% italiana. Il progetto verrà lanciato ufficialmente a gennaio 2015.

Salmone, più sano in conserva che affumicato

Sembra una discussione un po’ capziosa quella di stabilire quali siano, durante le feste più goduriose e ipercaloriche dell’anno, gli alimenti più salutari da consumare, ma in realtà sempre più persone se ne preoccupano. Ad esempio il salmone, alimento che difficilmente manca sulle mense in questo periodo, è più sano in scatola o affumicato?

Una risposta viene da una nuova indagine nutrieconomica promossa da Nostromo, che sottolinea come le referenze di Salmone in conserva Nostromo siano migliori a livello nutrizionale e più economiche. Il motivo? Contengono molto meno sodio e sono più ricche di Omega-3, i grassi amici dell’apparato cardiocircolatorio. Lo studio condotto attraverso l’innovativo Barometro Nutrieconomico del Centro Studi Sprim, software in grado di valutare qualità nutrizionale e prezzo degli alimenti, ha confrontato le porzioni sgocciolate delle conserve di Salmone Nostromo (Filetti di Salmone all’olio di oliva, Filetti di Salmone al naturale) con una porzione di salmone affumicato da 50 grammi. I risultati evidenziano che le conserve di Salmone Nostromo non solo consentono un risparmio economico di oltre il 10%, ma garantiscono una qualità nutrizionale decisamente superiore rispetto a una porzione di salmone affumicato.

Poco sale, tanti Omega 3

Dall’analisi emerge che una porzione di Salmone Nostromo apporta circa il 20% della quantità di Omega-3 raccomandata giornalmente (LARN 2012), mentre il salmone affumicato solo il 5%. “Gli acidi grassi poliinsaturi Omega-3 hanno molteplici effetti benefici, in particolare sulla salute cardiovascolare – spiega Laura Primavesi, ricercatrice del Centro Studi Sprim -. È importante consumare spesso pesce ricco di Omega-3, come il salmone, per avere vantaggi apprezzabili per la salute”.

Un altro importante punto di forza è la minor quantità di sodio: le referenze di Salmone Nostromo apportano il 14% di sodio che andrebbe consumato giornalmente, contro il 47% contenuto in una porzione di salmone affumicato. Il maggior contenuto di selenio e iodio, corrispondente rispettivamente al 20% e al 25% della quantità raccomandata giornalmente, rappresenta un ulteriore plus nutritivo (il salmone affumicato ne possiede il 17% e il 12%).

Nuovi prodotti Star nel solco della tradizione e per i consumi fast

Tre nuovi prodotti si vanno ad aggiungere al portafoglio di Star.

Il GranRagù con Datterino è il nuovo nato della gamma GranRagù Star e racchiude la dolcezza naturale del pomodoro Datterino 100% italiano. La linea Gran Ragù fa parte della storia di Star, perché è prodotta dal 1962 seguendo la medesima ricetta: carne selezionata macinata al momento, verdure tagliate fresche e cottura lenta.

Su un altro fronte si trovano gli altri due lanci della linea Saikebon. Yakisoba è un piatto giapponese composto da noodles, carne e verdure, da arricchire con una salsa di soia gourmet e da consumarsi senza brodo. Disponibile nella versione Pollo e Manzo in comode cup, si prepara in modo facile e veloce. È sufficiente versare nella cup un po’ di acqua calda, richiudere con il tappo di plastica e lasciare riposare per 3 minuti: una volta scolato il prodotto basta aggiungere la bustina di condimento presente all’interno.

Saikebon si arricchisce anche della varietà ai Gamberetti. Quattro le proposte Saikebon in versione cup: Pollo e verdure, Verdure, Manzo, e la nuova Gamberetti. Due quelle proposte in busta: Manzo speziato e Pollo con salsa di soia.

Fini apre quattro punti di ristoro nei centri commerciali Il Gigante

Fini, la storica azienda modenese, oggi di proprietà per il 90% del Fondo Paladin e per il 10% della Banca Popolare dell’Emilia Romagna, apre i primi quatro ristoranti in altrettanti centri commerciali del Gruppo Supermercati Il Gigante, grazie all’accordo stipulato con Commercialunione Prima srl, l’azienda di ristorazione del medesimo Gruppo.

I primi 4 ristoranti si torvano a Vimercate presso il Centro Commerciale Torri Bianche, Affi presso il Centro Commerciale Grand’Affi, a Sesto San Giovanni presso il Centro Commerciale Vulcano, a Bellinzago presso il Centro Commerciale La Corte Lombarda.

Nei ristoranti si può gustare la pasta fresca ripiena e liscia Fini cucinata direttamente sul posto e presentata al pubblico in diverse ricette e combinazioni di prezzo.

In Italia la distribuzione dei prodotti Fini avviene per l’80% attraverso la Gdo e per il 20% attraverso il canale tradizionale. Nel 2013, la quota di mercato ha raggiunto il 7,5 % a volume e il 6,8% a valore. L’export rappresenta l’8% del fatturato e i Paesi di maggior presenza sono Francia e Germania. Per il 2014 si prevede un fatturato in crescita del 4%.

Il Gruppo Il Giganteè attivo con 53 ipermercati e supermercati e occupa 5.500 dipendenti. Recentemente è entrato a far parte di Selex. Commercialunione Prima è operativa con 57 punti di ristoro tra bar, ristoranti, pizzerie e fast food prevalentemente situati nei centri commerciali.

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