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Sushi Daily debutta nei supermercati Tigros con due corner

C’è un nuovo servizio nei supermercati Tigros di Busto Arsizio e Solbiate Arno: il sushi preparato sul posto, nei corner Sushi Daily. L’operatore francese intensifica infatti la sua presenza nelle maggiori catene della grande distribuzione e debutta nell’insegna varesina con l’apertura di due nuovi corner all’interno del punto vendita di Busto Arsizio (VA), che sarà il primo ad ospitare le creazioni quotidiane degli artigiani del sushi della catena francese, mentre dal 25 ottobre sarà la volta di quello di Solbiate Arno (VA).

Nei nuovi punti vendita lombardi i visitatori potranno assaggiare prodotti esclusivi e realizzati al momento. I box di Sushi Daily si propongono come la giusta alternativa a panini o insalata per la pausa pranzo o come un aperitivo quando ci sono ospiti a casa ma con poco tempo per cucinare.

Oltre ai classici Sushi, Maki, Nigiri, Sashimi e Temaki, sono molte le ricette originali firmate Sushi Daily, dal Crunch Cali Roll al Verde Maki passando per le ultime golose novità come le Sushi Donuts.

Sushi Daily sarà presente nei supermercati Tigros di Busto Arsizio (VA), Viale Luigi Pirandello, 9 e di Solbiate Arno (VA), Via Caduti del Lavoro, 45.

La rete di vendita TIGROS conta oggi 59 punti vendita in nove dei quali è attivo TIGROS DRIVE, servizio innovativo che permette di ordinare la spesa online e ritirarla comodamente presso il punto vendita.

Da Walmart a Nestlé alleanza con la tecnologia blockchain Ibm per un cibo più sicuro

Ci sono i grandi nomi della filiera alimentare (da Nestlé a Walmart, da Dole a Golden State Foods, da Kroger a Tyson Foods e McCormick and Company) nel consorzio di aziende che ha annunciato la collaborazione con IBM per un progetto basato su tecnologia blockchain. Obiettivo: migliorare la trasparenza della filiera alimentare a livello globale. E quindi la sicurezza.

Ogni anno infatti una persona su dieci contrae malattie in seguito all’assunzione di cibo contaminato, e 400.000 persone muoiono per le conseguenze. Molti dei problemi critici che riguardano la sicurezza alimentare, come contagio incrociato e diffusione di patologie, sono acutizzati dal mancato accesso a informazioni e tracciabilità. L’identificazione del punto esatto dal quale si è originato il problema può richiedere settimane, con tutti i rischi legati alla sua diffusione, ai mancati introiti e allo spreco dei prodotti. Ad esempio, per identificare la fonte di contaminazione agricola in occasione di un recente caso di salmonella nella papaya sono stati necessari più di due mesi.

 

Cooperazione e tecnologia per bloccare la catena in pochi minuti

La blockchain è lo strumento ideale per affrontare tali sfide poiché definisce un ambiente fidato per tutte le transazioni. Nel caso della supply chain alimentare, tutti i partecipanti – agricoltori, fornitori, trasformatori, distributori, rivenditori, regolatori e consumatori – possono accedere alle informazioni relative all’origine e allo stato degli alimenti a ogni passo della catena. Ciò permette a tutti i componenti dell’ecosistema di tracciare velocemente, e all’origine, i prodotti che sono stati esposti a un contagio, assicurando così la rimozione dagli scaffali e fermando la diffusione di problemi sanitari.

In test svolti sia in Cina che negli Stati Uniti, IBM e Walmart hanno di recente dimostrato che la blockchain può essere utilizzata per tracciare un prodotto, dall’azienda agricola per tutti gli stadi successivi fino agli scaffali del negozio, nel giro di pochi secondi, anziché in giorni o settimane. Questi test hanno inoltre dimostrato che le parti coinvolte nell’intera supply chain alimentare globale considerano la sicurezza degli alimenti un problema di collaborazione piuttosto che un problema di concorrenza, e sono disponibili a cooperare per migliorare il sistema alimentare globale. 

Come ha spiegato Frank Yiannas, vice presidente, Food Safety, Walmart, «La tecnologia blockchain consente lo sviluppo di una nuova era di trasparenza end-to-end nel sistema alimentare globale, e ciò implica la possibilità di fare luce sui protagonisti dell’ecosistema alimentare che promuoveranno ulteriormente azioni e comportamenti responsabili. Essa permetterà inoltre alle aziende di condividere le informazioni rapidamente e con sicurezza tramite una rete potente e affidabile. Ciò è fondamentale per assicurare che il sistema alimentare globale sia sicuro per tutti».

 

Integrazione e sicurezza

Per velocizzare l’adozione di questa tecnologia – le blockchain sono già utilizzate nei più svariati settori, dalla floricultura agli immobili, dalla finanza all’istruzione, dalle assicurazioni e ai servizi medici -IBM sta per introdurre la prima piattaforma di produzione blockchain enterprise-grade totalmente integrata e sviluppata con un lavoro realizzato con oltre 400 aziende.

Ampiamente testata e pilotata, la piattaforma si occupa di numerosi punti critici delle imprese, compresi i requisiti aziendali e tecnici in materia di sicurezza, performance, collaborazione e privacy. Si basa su un’architettura che utilizza oltre il 55% dei sistemi di transazione globali attualmente esistenti. Operando nel cloud IBM, offre una protezione eccezionale dagli abusi di credenziali degli utenti interni e da malware hardware, e assicura la protezione della crittografia hardware. IBM Blockchain Platform assicura il livello di protezione 4 FIPS140-2 antimanomissione più elevato disponibile in commercio per le chiavi di crittografia. IBM non può accedere in nessun caso ai dati crittografati dell’ecosistema blockchain, neppure per decisione giudiziaria. 

Packaging leva del food delivery, business da 200 milioni che d’estate va in vacanza

Il packaging è fondamentale per sfondare nel mercato dell’out-of-home, e in particolare in quello del food delivery, che quest’anno sta conquistando tutta l’Italia e non solo le aree metropolitane in cui spopola durante l’inverno. Secondo un sondaggio condotto da uno degli operatori storici del settore, Just Eat, in collaborazione con l’Università Bocconi, nelle Riviere Liguri le ordinazioni siano aumentate in media complessivamente del 63%. Lo stesso Just Eat, servizio erogato da una società danese attiva in Italia dal 2011, rivela che in Italia ci sono 5.500 ristoranti affiliati all’azienda in 550 comuni e ha oltre 105 dipendenti e un numero di clienti in continua crescita. E i suoi concorrenti (Deliveroo, Foodora, UberEATS) sono player in continua espansione. Secondo una ricerca del Censis del marzo 2017 in Italia le consegne di cibo a domicilio sono un business che vale 812 milioni e di questi 200 milioni sono riconducibili agli ordini ai ristoranti, cresciuti del 66% in dodici mesi. Un’espansione che attira nuovi soggetti, dal colosso Amazon a catene di supermercati, piccole aziende locali e ristoranti digitali.

Grande domanda e diversi modelli di business: se Just Eat mette semplicemente in contatto clienti e ristoranti che già dispongano di un servizio di consegna a domicilio, altri player come Foodora, Foodinho e Deliveroo, offrono invece un servizio di delivery per i ristoranti che prima non prevedevano la consegna. Di solito le piattaforme simili hanno nella velocità il loro punto di forza, garantendo in genere un tempo massimo di consegna di 30 minuti. Altri atout la facilità di pagamento (che avviene attraverso carta di pagamento o in-app, i cui dati vengono registrati dal sito per eventuali futuri pagamenti) e la geolocalizzazione, che permette al cliente di controllare in tempo reale lo stato del suo ordine fino alla consegna dello stesso e di verificare l’effettiva rapidità del servizio. Quanto alla qualità della cucina, il target è medio-alto.

 

Anche il packaging cresce, del 6%

In un mercato così competitivo si può prevalere solo grazie alla cura del dettaglio. Per questo, secondo Laura Barreiro, Sustainability and Stakeholder Engagement Europe del Gruppo Asia Pulp & Paper (APP), fondamentale può rivelarsi il packaging, che rende riconoscibile un marchio e resta impresso nella mente dei consumatori. Secondo una ricerca dell’istituto Smithers Pira commissionata dal Gruppo APP, il mercato europeo del packaging out-of-home (OOH) crescerà del 6% per raggiungere un valore totale di 6 miliardi di euro entro il 2020, proprio grazie all’incremento dei mercati fast food e fast-casual. Solo in Italia, il ritmo medio di crescita è pari all’1,2% annuo. Per questo le aziende di imballaggi stanno dedicando grande attenzione al settore. Lo stesso gruppo APP, ad esempio, ai pasti a domicilio ha dedicato le linee Foopak (imballi di elevato standard a contatto con cibo e bevande per il retail food&beverage) e Sinar Kraft (gamma di packaging multistrato in cartone e cartoncino certificato PEFC (Programme for the Endorsement of Forest Certification) e pensato per offrire la massima resistenza alle temperature fredde, rendendolo ideale per il confezionamento di bevande e per il packaging dei surgelati.

 

Alghe, proteine veggie e detersivi riciclabili: nei premi NatExpo i prodotti del futuro

Cosa mangeremo e che prodotti useremo nella prossima stagione? Un suggerimento ci viene dai NatExpo Awards, i premi che la fiera dedicata al bio e al naturale, quest’anno a Parigi dal 22 al 24 ottobre, riserva fin dal 2005 ai prodotti più innovativi, utili, pratici e originali messi sul mercato nel 2017e selezionati quest’anno tra 250 candidature. Anche perché il campo del naturale è da anni all’avanguardia nello scovare nuove tendenze di consumo specie nelle fasce di popolazioni più giovani. Il campo del naturale infatti è all’avanguardia perché da anni segna quelle tendenze che poi si diffonderanno anche ai prodotti a più larga diffusione.

Quattro le categorie premiate: Alimenti e vini biologici,  Cosmetici e prodotti per l’igiene, Cibi dietetici e complementi d’alimentazione e Prodotti e servizi per la casa e la persona. Eccoli nella fotogallery.

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Food&Grocery sempre più online, già 812 milioni di euro nel 2017 (+37%)

Cresce impetuosamente il mercato online del Food&Grocery in Italia, con un valore che nel 2017 è di 812 milioni di euro (+37% rispetto all’anno precedente), dei quali 708 dell’alimentare (+39%), riconducibili per il 38% alla gastronomia, per il 34 all’alimentare e per il 28 alla ristorazione, e 104 della componente Health&Care (+26%). Se dagli acquisti dei consumatori italiani si passa a considerare le vendite da siti italiani a consumatori italiani e stranieri, il giro d’affari raggiunge gli 892 milioni di euro (+35%). L’Export digitale incide per circa il 7% delle vendite del settore e rappresenta il 2% circa dell’Export e-Commerce complessivo. Malgrado questo il Food&Grocery incide ancora poco nel mercato e-Commerce B2c italiano, soltanto il 4% di un business complessivo di 23,1 miliardi. È la fotografia scattata dalla diciassettesima edizione dell’Osservatorio eCommerce, presentato nel Camping Bovisa di Milano e promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano e da Netcomm, il consorzio del commercio elettronico italiano.

Molte le contraddizioni emerse. «L’alimentare – sottolinea ad esempio Alessandro Perego, direttore scientifico degli osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano – è la prima voce di spesa nel paniere degli acquisti dei consumatori italiani eppure l’e-Commerce in questo comparto non è ancora sufficientemente sviluppato nel nostro Paese. L’incidenza degli acquisti online è ancora pari allo 0,5% del totale acquisti Retail del settore, un valore pari a un decimo della penetrazione media dell’e-Commerce nei prodotti (4%) e significativamente inferiore a quello registrato dal Food&Grocery nei mercati e-Commerce internazionali più evoluti (8% in UK, 6% in Francia e 2% in Germania e USA)”. Qualche segnale di cambiamento però c’è. «Stiamo osservando – fa notare Perego – un cambio di passo riconducibile a diversi fenomeni, come l’avviamento e il potenziamento di iniziative online della grande distribuzione, il consolidamento di interessanti progetti in ambito Enogastronomia, lo sviluppo di servizi innovativi, come il same day delivery, e la rapida espansione del segmento della Ristorazione».

Tra i prodotti più acquistati online nell’alimentare ci sono con il 54% i “secchi” (ossia confezionati, incluso il caffè), con il 31% i prodotti “freschi” (inclusi il cibo pronto e verdura/frutta), con il 9% le bevande alcoliche (birra, vino, distillati e liquori), con il 5% le bevande analcoliche (acqua, bibite e succhi) e con l’1% i prodotti surgelati.

«In un comparto – dice Valentina Pontiggia, direttore dell’osservatorio eCommerce B2c Netcomm Politecnico di Milano – caratterizzato da offerta molto ampia, elevata complessità di prodotto (deperibilità, fragilità), alta difficoltà delle operations e della logistica e laboriosità del processo di acquisto (elevato numero di pezzi per ordine, domanda ricorsiva), diviene prioritario per gli operatori garantire un’esperienza d’acquisto fluida, semplice ed efficace che riesca da un lato ad attrarre nuovi web shopper e dall’altro a fidelizzare quelli vecchi. Innovare e semplificare l’esperienza del cliente significa sia migliorare le presentazioni dei basics (gamma, prezzo e servizio) sia ideare nuovi modelli di business, grazie ad esempio all’integrazione tra canali fisico e online, e utilizzare nuove tecnologie»

«Nel mondo ci sono oggi circa 1,5 miliardi di online shopper, di cui 20 milioni sono italiani e di questi, circa il 24% ha acquistato almeno un prodotto alimentare negli ultimi 6 mesi – dice Roberto Liscia, Presidente di Netcomm, secondo cui però – questa percentuale non è ancora sufficiente a trainare l’industria digitale del Food&Grocery e a permettere all’Italia di competere a livello internazionale. Vi è ancora molta polverizzazione a livello dei player e ciò non consente al nostro Paese di fare sistema in modo efficace».

«Nel Food&Grocery, contrariamente a quanto avviene mediamente nell’e-Commerce B2c italiano – spiega Riccardo Mangiaracina, direttore scientifico dell’osservatorio eCommerce B2c Netcomm Politecnico di Milano – sono gli operatori tradizionali (retailer e produttori) a ricoprire un ruolo dominante, con il 59% del valore delle vendite nel 2017. Tuttavia stiamo assistendo a un’inversione di tendenza dovuta alla crescita elevata delle Dot Com (la cui incidenza sul settore passa dal 32% del 2016 al 41% del 2017) anche grazie al rapido sviluppo del segmento legato alla consegna dei piatti pronti».

Illy Caffè inaugura il flaghip in via Montenapoleone, gourmet da mattina a sera

Uno spazio gourmet griffato Illy. Il flagship store milanese dell’azienda leader mondiale del segmento del caffè di alta qualità, in via Monte Napoleone 19, ha aperto dal 1° aprile, in occasione del Salone del Mobile, il suo gourmet all-day-dining. Un’ampia offerta gastronomica di alto livello, studiata per accompagnare la clientela milanese e internazionale in ogni momento della giornata: dalle prime ore del mattino con la piccola pasticceria, fino a sera con una cucina elegante e sofisticata senza dimenticare il lunch time e aperitivo pomeridiano con piatti leggeri e gustosi. Il flagship store chiude ogni sera alle 23. Il menù si rivolge anche alla clientela vegana e prevede per alcuni piatti le versioni gluten free. Naturalmente qualche piatto è ispirato al mondo del caffè, come l’Orzotto al caffè con baccalà e maggiorana fresca e l’Illymisù, un dolce da completare con un espresso Illy a scelta.

L’inaugurazione dell’Illy Caffè di via Monte Napoleone, celebrata lo scorso 23 maggio dopo qualche settimana di rodaggio, ha visto come ospiti d’onore gli chef stellati Claudio Sadler e Luigi Taglienti che hanno coadiuvato il resident chef Luca Mussi, presentando inedite creazioni a base di caffè, realizzate per la particolare occasione, come il Cappuccino ai funghi e il Tartufo al caffè targati Taglienti e la Fregola con ragù di polpo e spuma al caffè bianco e il Cremoso di caffè, cioccolato, pistacchio e spuma di limone preparati da Sadler.

Il menu continuativo prevede Cheviche con chips di pane, la Battuta di fassona piemontese con riduzione di balsamico di Modena e cipolla caramellata, il Riso al salto con spinacini e quartirolo, la Calamarata con melanzane, salsa di pomodori e ricotta salata, il Maialino al miele con agretti, pomodori confit e chips, il Baccalà mantecato con crema di broccoli, pomodori secchi e maionese al nero di seppia, il Cremoso di fiordilatte con riduzione di pomodoro e crumble al basilico.

«Ispirato all’eredità dell’autentico bar italiano, luogo sociale per eccellenza, le cui radici affondano nell’Illuminismo e nel caffè letterario – commenta Massimiliano Pogliani, amministratore delegato di Illycaffè – questo nuovo flagship milanese aspira a diventare un punto di riferimento per il ‘global nomad’ alla ricerca della vera esperienza del lifestyle italiano e dei suoi prodotti di altissima qualità».

Illy è un’azienda a conduzione familiare fondata nel 1933 a Trieste. È il brand di caffè più diffuso al mondo e produce un unico blend 100 per cento Arabica combinando nove delle migliori qualità al mondo. Illy serve ogni anno sette milioni di tazzine in oltre 140 Paesi del mondo.

 

 

 

 

Nasce a Roma il primo Avocado bar d’Italia, per foodie salutisti

Nasce a Roma l’Avocado bar, il primo locale in Italia che ha come protagonista questo frutto esotico la cui ricchezza di fibre e di vitamine e le cui proprietà (tra cui quelle di fare assorbire meglio i nutrienti e di contrastare i depositi di colesterolo) ne fanno un vero e proprio superfood. Quello che un tempo era noto da noi soprattutto come ingrediente principe del guacamole, oggi è un ingrediente gustoso e versatile, fresco e burroso, perfetto per l’abbinamento con alcuni degli ingredienti principali della dieta mediterranea.

Il locale capitolino aprirà a fine giugno nell’affascinante rione Monti, in via Madonna dei Monti, dove si svolge una movida tra le più frizzanti di Roma. Qui tutti gli “avocado lovers” potranno gustare il frutto preferito in un ampio assortimento di piatti e bevande che possono trasformare una pausa pranzo, uno spuntino o un aperitivo in un momento in cui conciliare gusto e salute. Il locale è stato ideato da un gruppo di amici che volevano unire tradizione e innovazione, made in Italy e cultura straniera portando nel nostro Paese le più recenti tendenze del cibo healthy e creando, con l’Avocado Bar, una vera a propria “food experience” che allinea Roma ad altre grandi metropoli (Amsterdam, Londra e New York) che hanno già da tempo scoperto l’avocado come protagonista di una alimentazione sana ed equilibrata. Quello romano dovrebbe essere solo il primo di una serie di spazi in tutta Italia. Sono già in programma apertura a Milano, Napoli e Bologna.

Il prodotto, per le sue caratteristiche, si presta peraltro ottimamente per la consegna a domicilio, garantendosi un posizionamento come ottimo food delivery salutare, idoneo ad offrire un menù che esprima già nella ricerca estetica la brillantezza del frutto sano per eccellenza.

Lo shopping district di CityLife a Milano al via il 30 novembre

Aprirà al pubblico il prossimo 30 novembre il CityLife Shopping District il centro commerciale all’interno del nuovo quartiere milanese nato dalla collaborazione di CityLife con Sonae Sierra. Con una superficie commerciale utile di 32.000 metri quadrati  e 100 esercizi commerciali dedicati allo shopping, al lifestyle, alla ristorazione, ai servizi, al tempo libero ed all’intrattenimento, lo Shopping District di CityLife sarà il più grande centro commerciale urbano d’Italia.

Il sito ospiterà brand e retailer nazionali e internazionali nonché marchi nuovi per il mercato italiano. Allo stato attuale sono state chiuse le negoziazioni per oltre l’80% della superficie commerciale. Un risultato significativo, raggiunto quando mancano ancora più di 6 mesi all’inaugurazione.

I visitatori dello Shopping District avranno a disposizione una vasta food court coperta e alcuni ristoranti nella zona esterna. Tra i primi marchi annunciati Vivo, Bomaki, Cioccolatitaliani, Pizza Italiana Espressa, The Meatball Family, California Bakery, Panini Durini e That’s Vapore.

Per quanto riguarda l’intrattenimento, “CityLife Spaziocinema” offrirà sette sale proiezione per una capienza complessiva di 1.200 posti.

All’interno dello Shopping District un’area sarà completamente dedicata alla salute e al benessere, con la presenza di servizi specializzati e di alta qualità finalizzati ai diversi aspetti della cura della persona. Fra questi un ruolo di primo piano verrà svolto da Centro Diagnostico Italiano (CDI), realtà attiva a Milano da oltre 40 anni.

Mozzarella Bistrò di Fattorie Garofalo debutta in Francia, a Evry 2, il 31 maggio

Il Bistrò di fattorie Garofalo in via Marghera a Milano.

È stata fissata per il 31 maggio prossimo l’inaugurazione del primo Mozzarella Bistrot di Fattorie Garofalo fuori dall’Italia, nel Centro Commerciale Regionale di Evry 2.

Non lontano dall’area metropolitana di Parigi, il centro ha una superficie di 90mila metri quadrati, 225 negozi e conta circa 20 milioni di visitatori all’anno. Il bistrot avrà 14 addetti e, come di consueto,  si punta molto sulle pietanze a base di mozzarella di bufala, carne e salumi di bufalo, grazie al quale attrarre una numerosa clientela.

L’insediamento di un Fattorie Garofalo Mozzarella Bistrot ad Evry 2 è il frutto di un accordo tra Fattorie Garofalo, , e la multinazionale Shopping Center Company. Scc è una società indipendente, leader di mercato in Europa nella gestione di attività commerciali per conto di terzi in 5 paesi: Belgio, Emirati Arabi Uniti, Spagna, Francia ed Italia. Il suo portafoglio comprende più di un centinaio di beni gestiti.

Fattorie Garofalo, azienda a capo di un gruppo imprenditoriale con base a Capua (Caserta) impegnato nella filiera bufalina, dalla produzione di latte alla commercializzazione di Mozzarella di bufala campana Dop, carne ed altri derivati bufalini nel 2016 ha fatturato 70 milioni di euro e sta investendo in media 6 milioni all’anno nello sviluppo della propria rete di retail diretto, Il Bistrò avrà una superficie di 300 metri quadrati, per un investimento di circa 600mila euro.

Dopo Evry, il successivo Fattorie Garofalo Mozzarella Bistrot che aprirà i battenti sarà nella stazione ferroviaria di Milano Centrale, mentre resta vivo l’interesse del gruppo per nuove localizzazioni in Europa.

La strategia di sviluppo del brand Fattorie Garofalo in questa fase continua ad essere legata alla crescita del retail diretto mediante l’acquisizione di spazi da destinare alla somministrazione in centri commerciali, stazioni ferroviarie, aeroporti e luoghi di grande transito ed interesse sociale e culturale, come nel caso del bistrot aperto a gennaio 2017 a via Marghera a Milano, nel cuore di uno dei più importanti Mondadori Megastore (vedi la nostra fotogallery).

Una serie video per promuovere i propri vini: succede, da Aldi Sud

Come ti promuovo il vino, per lo più private label: Aldi Süd, insegna tedesca, lo fa con una serie di video in cui una cuoca stellata, Sybille Schönberger, viaggia tra vigne e vigneti e propone accostamenti tra vino e cibo. È un rapporto non sempre facile quello tra Gdo e vino che però è cresciuto nel tempo fino a far diventare la grande distribuzione il primo canale di vendita. Piacciono le promozioni, certamente, ma non sempre il consumatore ha le idee chiare su cosa, come e perché scegliere, e il consiglio è pressoché assente, al di là di saltuari eventi. 

L’iniziativa prevede dieci contributi video che saranno pubblicati ogni due settimane. In questi, oltre alle zone viticole, la chef nota in Germania per essere comparsa più volte in TV, ha anche visitato bar di tendenza in contesti urbani, sempre alla ricerca di storie emozionanti sul vino, il piacere dei berlo e le specialità regionali, e incontra esperti, personaggi locali, dietisti, food blogger. Non manca naturalmente, il consiglio sull’etichetta giusta selezionata dalla gamma Aldi Süd.

«Il formato con Sybille Schönberger mostra in modo divertente quanto possa essere semplice accostare il buon cibo al buon vino. Abbiamo posto nella produzione del formato molta enfasi sulle storie autentiche in grado di coinvolgere i nostri clienti» ha spiegato Sandra Sibylle Schoofs, Direttore Marketing di ALDI.

Aldi ha iniziato lo scorso anno a promuovere il vino con il portale dedicato meine-weinwelt.de e il pop-up store, ed ha partecipato a marzo alla fiera ProWein di Dusseldorf. 
Il primo video della serie riguarda la visita di Schönberger alla cantina del viticoltore di spicco della Mosella Raimund Prüm: eccolo.
  

https://youtu.be/OkVO9C2JN10

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