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Esselunga, la seconda parafarmacia dell’insegna apre a Firenze

Ha aperto all’interno del superstore di via di Novoli a Firenze la seconda parafarmacia Esselunga, volta ad ampliare l’offerta ai clienti. Il format, lanciato a Pioltello in provincia di Milano ad aprile, è arrivato nel capoluogo toscano, e, clem specifica una nota dell’insegna, “vedrà un graduale sviluppo nel corso del 2018 e nei prossimi anni”.

Nel reparto, presidiato da farmacisti qualificati che offrono assistenza e consulenza, il cliente può trovare un assortimento di oltre 300 referenze tra farmaci di automedicazione, farmaci senza obbligo di prescrizione, i cosiddetti OTC e SOP (farmaci senza obbligo di ricetta medica, solo ai primi dei quali è consentito fare pubblicità) e prodotti omeopatici.

L’area si completa con lo scaffale degli integratori, organizzati per funzione/bisogno, con quello della dermocosmesi suddiviso per marca e con lo scaffale dedicato alla cura dei capelli.

La Parafarmacia Esselunga osserva gli stessi orari del negozio, dal lunedì al sabato dalle 7,30 alle 22 e la domenica dalle 9 alle 20.

Grani antichi e carne veggie: le start up premiate da Carrefour

Un momento della premiazione.

Quali sono le start up del food più creative ma soprattutto spendibili sugli scaffali della Gdo? Una risposta viene dalla competizione “Let’s Emerge Award”, promossa da Carrefour Italia all’interno dell’agenda di Seeds&Chips, summit globale sull’alimentazione concluso ieri. La vittoria a pari merito è andata a Nutracentis e Beyond Meat.

Erano 70 le start-up italiane e internazionali che hanno presentato i loro progetti a sostegno dell’innovazione nel settore food: in palio l’inserimento del proprio prodotto all’interno dell’assortimento di Carrefour Italia per un anno.
La call è stata promossa da Emerge, la startup innovativa B2B che aiuta i produttori alimentari italiani ad emergere nello scenario internazionale, e Seeds&Chips. I criteri utilizzati per la valutazione delle start up concorrenti sono stati quelli dell’innovazione, declinata nell’ambito del packaging, della qualità del prodotto proposto, della sostenibilità e del processo di produzione.

Nutracentis, nata nel 2017, combina grani antichi e superfood, proponendo linee di pasta con proprietà benefiche. La linea di pasta secca – di sorgo e di mais bianco, gluten free e ricche di farro, fosforo e fibre – nasce dal recupero di grani arcaici, con un modello produttivo artigianale e un’accurata selezione dei produttori e degli alimenti. Packaging 100% riciclabile.

Beyond meat dal 2013 crea soluzioni per il grande pubblico che sostituiscano del tutto le proteine animali con le proteine vegetali, grazie all’attenta riproduzione della struttura cellulare della carne ottenuta con sostanze vegetali e facendo attenzione sia agli attributi nutrizionali sia al gusto. Beyond meat preserva in questo modo le risorse naturali, proponendo una soluzione salutare per l’uomo e rispettando il benessere degli animali. Un’attenzione che si estende al packaging, 100% biologico.

“Incontrare giovani imprenditori talentuosi e appassionati durante il summit di Seeds&Chips, è stato per Carrefour Italia fonte di grande stimolo e ispirazione. Il futuro del Retail – ha commentato Stéphane Coum, Direttore Operations Carrefour Italia – ha infatti bisogno ora come non mai di accogliere l’innovazione delle start up per poter affrontare le nuove sfide che il mercato ci chiede. Inoltre, per il nostro ambizioso obiettivo di diventare leader nella transizione alimentare, l’innovazione è certamente un elemento imprescindibile per garantire trasparenza, qualità e accessibilità dei nostri prodotti, secondo il nostro modello di omnicanalità”.

Walmart si espande ancora e si prende Flipkart, gigante indiano dell’e-commerce

Walmart, la più grande insegna “fisica” del mondo, mette le mani sul 77% di Flipkart, gigante indiano dell’e-commerce. E sfida Amazon sul suo terreno. Dopo l’accordo con Sainsbury’s sul mercato britannico questa volta la catena americana è pronta a pagare per l’operazione 16 miliardi di dollari (13,4 miliardi di euro): l’investimento più alto della sua storia.

“India è uno dei mercati più vivaci al mondo per il retail per dimensioni e tassi di crescita, e il nostro investimento è un’opportunità per allearsi con l’azienda che sta guidando la trasformazione dell’e-commerce nel mercato – ha detto Doug McMillon, presidente e Ceo di Walmart -. Come azienda ci stiamo trasformando a livello globale per incontrare le superare le esigenze dei consumatori e non vediamo l’ora di lavorare con Flipkart per crescere in questo mercato critico, ma anche con Tencent, Tiger Global e Microsoft (azionisti di Flipkart, ndr),che saranno partner strategici e tecnologici. L’India grazie al nostro investimento beneficerà di beni a buon rezzo e di qualità per i consumatori, nuovi lavori qualificati e opportunità per i piccoli fornitori, aziende agricole e imprenditrici donne”.

Fondata nel 2007, Flipkart ha guidato la rivoluzione dell’e-commerce in India, che ci si aspetta crescerà di quattro volte rispetto al retail fisico, attraverso l’uso delle ultime tecnologie tra cui l’intelligenza artificiale. Leader nella vendita di elettronica di consumo ed elettrodomestici ha sviluppato un sistema integrato fatto di servizi locale, grande conoscenza del mercato interno e una supply chain di prim’ordine, eKart, che serve più di 800 città effettuando 500,000 consegne al giorno. Nell’anno fiscale conclusosi il 31 marzo, Flipkart ha registrato un volume lordo delle merci di 7,5 miliardi di dollari e vendite nette di 4,6 miliardi, con una crescita rispetto all’anno precedente superiore al 50%. 

“Questo investimento è di immensa importanza per l’India e aiuterà ad alimentare la nostra ambizione di approfondire la nostra connessione con i consumatori e venditori e per creare la prossima onda del retail nel Paese – ha commentato Binny Bansal, co-fondatore e Ceo di Flipkart -. Anche se l’e-Commerce rappresenta ancora una parte relativamente piccola del retail indiano, vediamo un grande potenziale di crescita. Walmart è il partner ideale per la prossima fase del nostro viaggio”.

Bloomberg invece vede l’accordo come una sconfitta di Walmart, che per rimanere nel mercato indiano sarebbe stata di fatto obbligata ad acquisire Flipkart. Presente sul mercato indiano da 11 anni l’insegna americana – come tutte le insegne straniere che hanno cercato di approcciare il mercato, come Carrefour – è stata soggetta a innumerevoli paletti e limitazioni da parte dei governi indiani, come l’obbligo di entrare in partnership con insegne locali, la limitazione della presenza in grandi centri con più di un milione di abitanti e l’obbligo di rifornirsi da piccole aziende locali per il 30% del totale.

TUTTOFOOD: i risultati del convegno nell’ambito di Retail Plaza

Esigenti e complessi: i consumatori si sono evoluti e il retail è chiamato a dar risposte adeguate.
Ecco unda delle principali evidenze emerse dal convegno Cibo: trasparenza, salute, identità – Le sfide di un consumo consapevole, organizzato da Fiera Milano in occasione di Milano Food City nell’ambito di Retail Plaza by TUTTOFOOD, l’arena dedicata al retail innovativo che approfondisce le tendenze più promettenti.

Come hanno evidenziato i dati presentati da Nielsen, a fronte di vendite stabili sta cambiando la composizione del carrello. Crescono soprattutto bevande, ortofrutta e largo consumo confezionato e si moltiplicano i canali tra cui scegliere. E se supermercati e superstore rappresentano ancora oltre la metà delle vendite (52%) e l’e-commerce solo l’1,2%, quest’ultimo è il canale che cresce più rapidamente.
La causa del cambiamento nel paniere dei prodotti? L’irruzione sulla scena dei millennial: un consumatore che, rispetto ai baby boomer, è più interessato a conoscere i meccanismi del settore (80% contro 63%) o a capire come è prodotto ciò che mangia (81% contro 65%) e che è disposto a pagare di più per cibi più salutari (81% contro 67% a livello mondiale; 76% contro 70% in Italia).
Nel nostro Paese, in particolare, i consumatori sono disposti a spendere di più per prodotti artigianali o poco industriali (74%), di origine italiana (72%), senza conservanti (70%) o ancora, a km zero (63%) o poco elaborati (63%).
Cambiano quindi anche gli stili di consumo e a crescere di più sono le fasce opposte: da un lato i Golden Shopper (4,3 milioni di famiglie con una spesa media di 3.780 euro) e dall’altro i Low Price (altri 4,3 milioni di famiglie con una spesa media pari a 2.860 euro). Dal 2015 a oggi, nel complesso, queste due categorie sono aumentate di 2 milioni di famiglie, per una spesa aggiuntiva di 6,6 miliardi di euro, e oggi contano ciascuna per il 17,4% sul totale dei consumatori.

“Trasparenza, salute e identità sono le parole chiave per gestire questa complessità – ha commentato Romolo de Camillis, Retail Director di Nielsen Italia –. Il cibo risponde sempre più a bisogni esperienziali e sono in ascesa i consumi identitari come il vegetariano-vegano-flexitariano o i consumi halal e kosher. Le performance di vendita dei prodotti sono quindi legate sempre più alla loro capacità di comunicare un messaggio, che coinvolge tutta la filiera”.

Un ruolo “di sistema” sottolineato anche nei dati presentati da Giorgio Santambrogio, AD di Gruppo VéGé e Presidente di ADM – Associazione Distribuzione Moderna: “Ogni settimana 60 milioni di persone acquistano nei punti vendita della distribuzione organizzata, generando 101 miliardi di euro di valore aggiunto, pari al 7% del totale nazionale. Il 91,5% dei fornitori sono imprese italiane e di queste il 78% sono PMI che, grazie alle marche del distributore, hanno la possibilità di entrare in canali e generare volumi a cui difficilmente avrebbero accesso in altro modo”.

“In tema di trasparenza – ha aggiunto Andrea Colombo, Direttore Generale di Coop Lombardia – abbiamo varato ad esempio un progetto per la vendita di uova ottenute senza antibiotici e oggi, insieme con IBM, abbiamo lanciato una call per coinvolgere 70 giovani startup e ricercatori e rendere disponibili in modo affidabile le informazioni lungo tutta la filiera attraverso un’innovativa tecnologia blockchain”.

“Per Esselunga trasparenza, salute e identità significano essere l’unico distributore in Italia con propri impianti di produzione alimentare in gastronomia e pasticceria, con oltre 700 materie prime lavorate e 284 referenze prodotte – ha aggiunto Luca Magnani, Direttore Qualità di Esselunga –. Abbiamo un laboratorio con 47 esperti e sviluppiamo la conoscenza, la ricerca e la cultura di prodotto. Per produrre la paella, ad esempio, abbiamo mandato i nostri esperti per 10 giorni in Spagna a imparare la ricetta originale dagli chef spagnoli”.

Per Stéphane Coum, Direttore Operations di Carrefour Italia, oggi la distribuzione deve cambiare il proprio “centro di gravità”: “I punti vendita devono essere luoghi dove il cliente può non solo acquistare ma anche mangiare, scegliendo tra prodotti che rispondono alle esigenze di target diversi. Non è solo una questione di marketing: la distribuzione deve accompagnare la ‘food transition’, che vede cambiare il ruolo sociale del cibo e per questo noi ci impegniamo, ad esempio, a una ripartizione più equa dei profitti con i produttori, oltre che a valorizzare le eccellenze locali con progetti ad hoc, di cui alcuni anche in Italia”.

“Noi adottiamo da molti anni un approccio molto diretto alla trasparenza – ha concluso Mario Gasbarrino, AD di Unes – ad esempio, abbiamo eliminato le promozioni per sostituirle con prezzi più bassi sempre. Oggi scelte come queste stanno diventando necessità per tutti, perché il cliente, anche grazie a Internet, ha a disposizione sempre più informazioni e le sue richieste crescono. Con il progetto Viaggiatore Goloso il nostro gruppo ha anticipato questa tendenza e oggi la sta accompagnando verso le sue ulteriori evoluzioni esperienziali e identitarie”.

In linea con il format di Milano Food City, Retail Plaza by TUTTOFOOD si rivolge a un duplice target, tanto business quanto consumer, con iniziative che tratteggiano un ideale filo conduttore verso i temi e le tendenze che saranno approfonditi l’anno prossimo in manifestazione. Il dialogo con il consumatore e il cittadino si realizzerà durante la settimana di Milano Food City (8-13 maggio) attraverso diverse attività in-store come esperienze multimediali, viaggi esperienziali, degustazioni, happy hour e personal shopper in collaborazione con le Insegne partner. Il palinsesto completo delle iniziative è disponibile online all’indirizzo http://www.retailplaza.it/Page/14.

Non solo. In occasione di Milano Food City, Retail Plaza by TUTTOFOOD lancia un nuovo concetto di cashback “consapevole”: i consumatori che faranno la spesa utilizzando una delle due app Ti Frutta o ExtraSconti, scattando la foto dello scontrino, otterranno denaro spendibile per acquisti futuri di prodotti basati su trasparenza, salute e identità e potranno partecipare a Retail Plaza.

 

 

Lotta allo spreco: Tesco lancia una linea di succhi realizzata con frutta “recuperata”

Continuano a spron battuto le iniziative della Gdo per lottare contro lo spreco alimentare, a tutti i livelli: una piaga che per quanto riguarda la distribuzione in Italia “costa” 1.444.189.5433,5 milioni di euro ogni anno, contro i  946.229.325 milioni dell’agricoltura e i 1.111.916.133 della produzione industriale (dati Ministero dell’Ambiente/Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroalimentari dell’Università di Bologna/SWG nell’ambito del progetto Reduce 2017). Dati da moltiplicare per quattro se si include lo spreco alimentare delle famiglie, per un totale di oltre 15,5 miliardi di euro.

Un pubblico dunque decisamente da sensibilizzare quello dei consumatori finali: Tesco, maggior insegna della Gdo britannica (quanto meno fino a quando non sarà finalizzato l’accordo tra Sainsbury’s e Asda),  lo fa lanciando una linea di succhi di frutta realizzati recuperando vegetali “brutti”, deformi o ammaccati, e inadatti alla vendita diretta nel banco dell’ortofrutta. 

La linea si chiama, orgogliosamente, Waste NOT e utilizza mele, barbabietole, fragole e meloni che non rientrano nei parametri e nelle specifiche per la vendita e include i gusti ACE, rancia barbabietola e mela, mela melone, fragola cetriolo e menta e arancia, sedano, mela e spinaci. L’obiettivo, dichiarato, è quello di salvare 3,5 tonnellate di frutta e verdura dalla discarica nelle prime 12 settimane dalla messa in vendita.

Secondo Mike Bullock di Waste NOT circa il 50% del sedano nel Regno Unito viene buttato ancor prima di uscire dalla fattoria, le barbabietole troppo grandi o troppo piccole vengono rifiutate, così come le arance “brutte” all’esterno ma buone e succose dentro. “La soluzione era sotto i nostri occhi, Waste NOT è il nostro modo per usare ciò che è bello dentro (dove conta) e condividere quel che ha un buon sapore, sembra buono e fa del bene. È il nostro moro per aiutare il pianeta”, ha commentato.

Tesco recentemente ha annunciato di aver dato 50 milioni di pezzi di frutta fresca ai bambini negli ultimi due anni all’interno dell’iniziativa “Free fruit from Kids“.

Nestlè paga 7,15 miliardi di dollari per vendere prodotti con il brand Starbucks

È costato a Nestlè 7,15 miliardi dollari (6 miliardi di euro) l’accordo che consentirà alla multinazionale svizzera di vendere caffè con il marchio Starbucks a supermercati, ristoranti e catering, comprese capsule Nespresso con il marcio della sirena. Con questa “alleanza globale” secondo Bloomberg, le due aziende “uniscono le forze per ringiovanire i loro imperi del caffè”, mentre una nota della compagnia di Seattle parla di “accelerare e crescere la diffusione globale del brand Starbucks nel largo consumo e nella ristorazione”, sia nel mercato casalingo che nel fuoricasa.

Grazie all’accordo Nestlé potrà anche vendere e distribuire i caffè in grani e altri prodotti.

“Questa alleanza globale del caffè porterà l’esperienza di Starbucks nelle case di milioni di persone in più in tutto il mondo grazie alla diffusione e alla reputazione di Nestlé” ha detto Kevin Johnson, presidente e Ceo Starbucks -. L’accordo storico fa parte del nostro attuale sforzi di focalizzare ed evolvere la nostra azienda per incontrare i bisogni del consumatore e siamo orgogliosi di lavorare con una compagnia con la quale condividiamo i nostri valori”.

“Questa transazione è un passo significativo per le nostre vendite di caffè, che è la categoria di Nestlé con la crescita maggiore – ha dichiarato Mark Schneider CEO di Nestlé -. Con Starbucks, Nescafé e Nespresso uniamo tre marchi iconici nel mondo del caffè. Siamo entusiasti di lavorare con Starbucks con la quale condividiamo la passione per il caffè di alta qualità e siamo considerati leader globali per i loro approvvigionamenti sostenibili della materia prima”.

Le due compagnie lavoreranno congiuntamente per creare nuovi, innovativi prodotti e Nestlè punta in particolare ad espandere la sua presenza sul mercato nordamericano. 

L’accordo che dovrà passare il vaglio degli enti regolatori, dovrebbe finalizzarsi tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno 2018. Dall’accordo sono esclusi i caffè solubili, il tè e i succhi.

L’accordo non avrà nessun effetto sulle 28mila caffetterie in tutto il mondo della compagnia di Howard Schultz. Il quale in occasione del suo intervento a Seeds & Chips ha dichiarato che il primo store in Italia, una Roastery con il partner Percassi, aprirà i primi di settembre nell’edificio delle ex Poste in Piazza Cordusio a Milano, dove i lavori fervono ormai da tempo.

 

 

Lotta allo spreco, Continente crea dolci “circolari” con la frutta troppo matura

Cosa può fare un’insegna della Gdo della frutta troppo matura, in particolare le banane, le più sensibili all’invecchiamento? Una risposta possibile viene Continente, insegna portoghese, che ha appena lanciato un nuovo prodotto che è una bandiera dell’economia circolare: si chiama Panana ed è un dolce fatta con banane molto mature, provenienti dai negozi Continente.
Il prodotto si unisce alla gamma di dolci e chutney della private label dell’insegna, prodotti anche da frutta e verdura alla fine della vita, arricchendo la gamma di prodotti a economia circolare che aiutano a ridurre gli sprechi.

Le banane utilizzate non hanno valore commerciale perché sono troppo mature. 

La confezione di questo nuovo prodotto è simile alle caramelle e chutney di Continente, lanciato nel giugno dello scorso anno. È quindi il risultato del riutilizzo delle eccedenze alimentari dai negozi Continente, che danno origine a un nuovo prodotto, e ritornano dunque al circuito commerciale in un modo nuovo.

Questo processo di trasformazione dei prodotti alimentari in fine vita, attraverso il riutilizzo, il recupero o il riciclaggio, si chiama Economia Circolare. Un modello emerso in opposizione al modello di economia lineare, che presuppone che un prodotto abbia un inizio e una fine.

Il progetto Transformar.te, che fa parte delle iniziative Continente missione, e mira a ridurre i rifiuti residui attraverso prodotti repackaging, iniziative di flusso, il reimpiego, borse di studio interne e altre azioni.

Le eccedenze alimentari che non possono essere recuperate in questo modo vengono inviate quotidianamente agli istituti di solidarietà sociale e al sostegno degli animali. Nel 2017 queste donazioni erano equivalenti alla consegna di 2 milioni di pasti.

Auchan Retail pensa locale e aiuta a esportare prodotti made in Italy nel mondo

Buono, sano e locale. Sono le tre parole d’ordine della presenza di Auchan Retail Italia a Cibus, il salone dell’alimentare che si svolge ogni due anni e che si appresta ad aprire alla Fiera di Parma (7-10 maggio). La costola italiana dell’azienda francese, che da noi vanta 19mila collaboratori ed è presente in 19 regioni con gli ipermercati Auchan, i supermercati Simply, i punti vendita di prossimità MyAuchan e i drugstore Lillapois, presenterà nella kermesse emiliana ai buyer di tutto il mondo il proprio impegno nella valorizzazione del made in Italy.

Un progetto ormai decennale, quello di Auchan Retail Italia in questo campo. Già ora la rete di export consente a 160 fornitori italiani di farsi assaggiare in 29 Paesi: quelli più vicini a noi (Francia, Austria, Svizzera, Spagna, Slovenia, Belgio, principato di Monaco, Lussemburgo) ma anche in Russia, in Moldavia, in Cina, a Taiwan, in Malesia, in Giappone, negli Stati Uniti. Questo grazie alla possibilità che l’azienda fornisce alle piccole e medie imprese di essere supportate nella gestione delle pratiche commerciali e doganali, nei rapporti con i clienti e con le catene straniere, nella promozione e nella visibilità del marchio e del prodotto.

Questo ha consentito a prodotti già molto noti, come il Panettone, ma anche a prodotti semisconosciuti fuori dai nostri confini, come i Pizzoccheri della Valtellina, la Sbrisolona, i Savoiardi, di allargare i propri orizzonti trovando mercati impensabili come la Russia, l’Ucraina, l’Ungheria. Sono 1600 le referenze che “emigrano”, tra cui molte specialità regionali.

A Cibus, Auchan Retail Italia creerà un ponte tra i produttori di eccellenze italiane presenti in fiera e buyer provenienti da dodici Paesi. Uno strumento importante è la “private label”, che può agevolare l’export sia nei confronti dei buyer di Auchan Retail nel mondo sia di quelli internazionali che visitano Cibus per far attività di sourcing di prodotti made in Italy. Per questo la linea Passioni di Auchan, dedicata a produzioni tipiche italiane a opera di artigiani del gusto, sarà protagonista dello stand al padiglione 8, posizione 015.

“Il nostro obiettivo – dice Alessandro Montanari, responsabile import-export di Auchan Retail Italia – è stato fin dall’inizio quello di rendere accessibile ai produttori italiani un mercato estero che si conferma molto curioso verso le proposte, anche di nicchia, della tradizione alimentare italiana. I risultati ogni anno sono in crescita: il giro d’affari dell’export nel 2017 ha raggiunto 56 milioni di euro, in aumento del 14% rispetto al 2016, e le migliori performance si registrano in Polonia, in Russia e a Taiwan. È un impegno in linea con la nostra forte volontà di promuovere il buono, sano e locale, diventando veri e propri ambasciatori del made in Italy nel mondo”.

Sainsbury’s e Asda, nasce la super insegna Uk: niente chiusure e -10% sui prezzi

L’annuncio è ormai ufficiale e anche i termini dell’accordo: Sainsbury’s e Asda (sussidiaria di Walmart), seconda e terza catena della Gdo britannica, formeranno un supergruppo da 2800 punti vendita e 51 miliardi di sterline di fatturato (nel 2017) e 47 milioni di transazioni a settimana. Nell’annuncio ufficiale di Sainsbury’s si chiariscono alcuni punti cruciali: tra cui l’impegno a non chiudere punti vendita, l’aspettativa di ridurre i prezzi del 10% su “molti dei prodotti che i nostri clienti acquistano regolarmente”. In realtà una serie di punti vendita (fino a 75 secondo gli analisti) potrebbero dover passare di mano per soddisfare le leggi antitrust.

Rassicurazioni arrivano anche sul lavoro, anche se resta molto scetticismo a riguardo: i 330mila dipendenti del “gruppo allargato” (oltre ai supermercati Sainsbury’s e Asda ci sono anche i punti vendita Argos, generalista, Tu, George, abbigliamento e Habitat, casa) saranno parte del grande disegno e per loro ci saranno “più opportunità a tutti i livelli nel gruppo ampliato, grazie ai valori condivisi e all’eredità di entrambi i gruppi”. Il quartier generale di Asda a Leeds, Inghilterra del Nord, rimarrà, così come il management.

Le ragioni della mossa sono spiegate in una nota del retailer londinese: “Il settore della distribuzione sta attraversando importanti e rapidi cambiamenti, e i comportamenti dei consumatori continuano ad evolvere. questo ha potato una crescente competizione all’interno dei supermercati, degli ipermercati e delle catene di abbigliamento, visto che i clienti cercano sempre più valore, scelta e convenienza.  Sainsbury’s e Asda insieme creeranno un’impresa più competitiva e resiliente maggiormente in grado di investire in prezzi, qualità, assortimento e tecnologia per offrire ai clienti modi più flessibili per fare gli acquisti”.

 

Walmart al 29,9%

Nella nuova realtà Walmart avrà il 42% del capitale emesso e riceverà 2,975 miliardi di sterline in contanti of cash e valuta Asda a circa £7,3 miliardi in una base senza debiti, liquidità e pensioni. Al momento della finalizzazione, Walmart non avrà più del 29,9 % dei diritti di voto totali nella nuova realtà (Combined Business, l’impresa congiunta). Walmart “sarà un azionista a lunga termine e utilizzerà la sua scala globale e investimento per supportare la nuova realtà”.  A capo della quale ci sarà il top management di Sainsbury’s (presidente, Ad, direttore finanziario), mentre Asda condurrà gli affari da Leeds con il suo Ad, che si unirà al Board operativo del gruppo, e due rappresentanti di Walmart entreranno nel Board della nuova realtà come direttori non esecutivi..

Se tutte le promesse saranno mantenute è da vedere. Nel frattempo si può dire che il mercato ha accolto molto positivamente l’accordo: le azioni di Sainsbury’s sono schizzate in alto del 20%.

Retail Plaza By TUTTOFOOD: l’appuntamento dell’8 maggio

Trasparenza, salute e identità:  è questo il titolo del primo appuntamento del progetto Retail Plaza By TUTTOFOOD che si svolgerà il prossimo 8 maggio a Milano negli spazi del MiCo (gate 3).

Il cibo nelle sue più attuali declinazioni, sarà il tema portante su cui la distribuzione si confronterà in un dibattito pensato per coinvolgere anche il pubblico, in nome di una vera e propria cultura del cibo che  – oggi più che mai – merita di essere spiegata, narrata e diffusa.

Nel corso dell’evento verrà presentata una ricerca Nielsen che farà il punto sui trend emergenti nell’ambito del Largo Consumo Confezionato e sul ruolo che oggi il Retail è chiamato a sostenere. 

Il programma

16:00 – Apertura dell’evento e presentazione progetto Retail Plaza

16:15 – Scenario introduttivo

16:30 – Tavola Rotonda sul tema Cibo: Trasparenza, Salute, Identità. Le sfide di un consumo consapevole

18:10 – Q&A dal pubblico

18:45 – Chiusura dei lavori

I relatori

Ad animare il dibattito della tavola rotonda (moderata dal professore Davide Pellegrini), si confronteranno sul palco noti rappresentatnti del mondo distributivo, dell’Università, del marketing e della ricerca.

Andrea Colombo

Direttore Generale Coop Lombardia 

 

Stéphane Coum

Direttore Operations Carrefour Italia 

 

Romolo de Camillis

Responsabile GDO Nielsen 

 

 

Mario Gasbarrino

AD Unes

 

Claudia Maccarini

Project Manager Light Up 

 

Davide Pellegrini

Docente Università di Parma 

 

Giorgio Santambrogio

Amministratore Delegato Gruppo VéGé 

 

 

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