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Carrefour Banca lancia Fitbit Pay, da oggi si paga anche con il polso

Senza portafoglio d’accordo, ma ora si può lasciare a casa anche lo smartphone, e prendersi una bevanda o uno snack entrando nel supermercato e pagando con il wearable che misura le nostre perfomance durante l’allenamento: Carrefour Banca ha annunciato la disponibilità di Fitbit Pay  per i suoi consumatori in Italia su Fitbit Ionic, il nuovo fitness smartwatch dell’azienda americana.

I clienti di Carrefour Banca potranno collegare le proprie carte di credito Carta Pass Mastercard a Fitbit Ionic, per effettuare pagamenti direttamente dal proprio polso in migliaia di negozi abilitati ai pagamenti contactless in Italia.

«Il servizio consente non solo di eseguire pagamenti in modo ancora più rapido ed efficiente, ma contribuisce a rafforzare l’immagine di Carrefour in quanto retailer all’avanguardia e sensibile alle esigenze e alle innovazioni che trasformano il mercato» ha detto Vincenzo Grimaldi, Country Manager Carrefour Banca.

 

Ci vuole l’app

Fitbit Pay può essere facilmente configurato su Fitbit Ionic seguendo alcuni semplici passi sull’app Fitbit per dispositivi Android, iOS e Windows e aggiungendo una carta di credito o debito al Wallet Fitbit. Effettuare pagamenti nei negozi dotati di tecnologia contactless è davvero semplice: basta mantenere premuto il tasto sinistro di Fitbit Ionic fino a quando la carta di debito o credito viene visualizzata sul display, e appoggiare lo smartwatch al terminale di pagamento attendendo la conferma di avvenuto pagamento sullo schermo.
Le transazioni effettuate tramite Fitbit Pay presentano sistemi di sicurezza avanzati. Grazie a una piattaforma di tokenizzazione conforme agli standard di settore, le informazioni sensibili sulla carta dell’utente vengono protette e non rivelate o condivise con i commercianti o con Fitbit. Durante la fase di configurazione di Fitbit Pay viene inoltre richiesto all’utente di impostare un PIN, ad ulteriore protezione delle informazioni sensibili.

Restyling e innovazione per lo “storico” Bennet di Cassina Rizzardi

Dopo 25 anni le Gallerie Commerciali Bennet di Cassina Rizzardi (Co), punto vendita storico del marchio, si rinnovano. E con un profondo restyling si aprono all’innovazione, al risparmio energetico, e a un linguaggio più moderno ed emozionale. Obiettivo, integrare ed esaltare la qualità e la convenienza che caratterizzano il mondo Bennet, e al contempo ridurre l’effetto dispersivo dei grandi punti vendita.

Nel nuovo punto vendita sono state perciò introdotte innovazioni tecnologiche e servizi unici per consentire ai clienti una spesa ancora più semplice e veloce. Come le casse self, o spesapass, che permettono di pagare senza fare la coda alle casse. Ma al centro del nuovo concept c’è il prodotto fresco, con la Piazza dei freschi, dove oltre a un vasta scelta di frutta e verdura si possono trovare anche la Cucina e la Rosticceria, la Panetteria, la Macelleria, e una rinnovata Pescheria.

Fiori all’occhiello il corner +Che Sushi, dedicato ai sapori d’Oriente, il reparto Benessere, la Parafarmacia Prendi&Vai, e la Cantina. Last but not least, la Dispensa, i Surgelati, passando per la Casa, il Tempo Libero, l’Elettro, la Profumeria, il Fai da Te, l’Abbigliamento e il Mondo Baby.

Grande attenzione è riservata alla qualità della vita e al benessere, che Bennet trasmette con le sue 1000 referenze fra prodotti biologici, vegani e vegetariani, i prodotti salutistici e funzionali delle 170 referenze senza glutine, quelli della Selezione Gourmet, i prodotti biologici della tradizione italiana della linea Ape Gaia, o i prodotti Filiera Bennet, con frutta, ortaggi, carni e prodotti ittici tracciati dalle origini fino all’esposizione sui banchi.

Il tutto inserito in una cornice moderna capace di garantire massima funzionalità e fruibilità. Oltre alle speciali postazioni di digital signage, che informano i clienti sull’attività dei vari reparti, sono infatti stati introdotti i nuovi totem interattivi e il settimo punto di ritiro Bennet Drive, il servizio gratuito di spesa veloce che consente di ordinare la spesa online e passare a ritirarla nell’apposita piattaforma senza scendere dall’auto.

L’innovazione nella spesa non può però prescindere da un alto grado di efficienza e risparmio energetico, con soluzioni tecniche all’avanguardia e scelte progettuali, gestionali e tecnologiche che riducono i consumi di energia e l’inquinamento. In particolare, grazie all’utilizzo di gas refrigeranti naturali, i recuperatori di calore, l’adozione di impianti d’illuminazione a LED, l’ottimizzazione del sistema di regolazione e monitoraggio dell’energia, e l’introduzione di un punto di ricarica per le auto elettriche.

Con il Cassina Rizzardi ora Bennet sale a 33 rinnovi effettuati in questi ultimi anni e definisce il concept del cluster 3.500 / 4.500 metri quadri. Un altro importante passo verso il coronamento di una strategia di riorganizzazione della rete e di innovazione dei format dell’azienda comasca.

Meno spreco, più solidarietà (con qualche incentivo): nasce LIFE-Food.Waste.StandUp

Un protocollo d’intesa per incentivare le donazioni di prodotti alimentari verso le persone bisognose: è “LIFE-Food.Waste.StandUp”, progetto di filiera coordinato da Federalimentare in partenariato con Federdistribuzione, Fondazione Banco Alimentare Onlus e Unione Nazionale Consumatori, è co-finanziato dalla Commissione Europea nel quadro del programma per l’ambiente e l’azione per il clima (LIFE 2014-2020). Si tratta di una campagna di comunicazione e sensibilizzazione contro lo spreco alimentare e in favore dell’aumento delle donazioni che parte dall’industria, passa per la distribuzione e arriva ai consumatori. Il progetto è stato presentato venerdì presso il Belvedere di Palazzo Lombardia alla presenza dell’assessore all’Ambiente, Energia e Sviluppo sostenibile Regione Lombardia Claudia Maria Terzi e dell’On. Maria Chiara Gadda, prima firmataria della recente legge contro lo spreco alimentare.

Su iniziativa di Federdistribuzione è stato inoltre sottoscritto un protocollo d’intesa con la Regione, siglato anche dagli altri partner di LIFE-Food.Waste.Stand.Up, finalizzato a sviluppare una serie di attività volte ad aumentare e rendere più agevoli, per le aziende che operano sul territorio lombardo, le donazioni di prodotti alimentari in favore delle persone indigenti. Un’iniziativa che dovrebbe portare a una riduzione dei quantitativi di rifiuti prodotti e, di conseguenza, alla diminuzione dei relativi costi economici, sociali ed ambientali di smaltimento, prevedendo anche l’introduzione di un concetto di premialità per i soggetti economici che facciano donazioni, come ad esempio la riduzione della tassa sui rifiuti, così come esplicitamente previsto dalla legge 166/2016.

In Italia ogni anno vengono prodotte circa 5,6 milioni di tonnellate di eccedenze alimentari (dati Politecnico di Milano). Di queste solo l’8,6% è recuperato attraverso donazioni alle persone bisognose. Il resto è buttato: 12,6 miliardi di euro, il 15,4% del totale dei consumi alimentari.

«Numeri impressionanti – ha dichiarato Giovanni Cobolli Gigli, Presidente di Federdistribuzione – che vanno imputati a tutti gli attori della filiera: produzione, industria di trasformazione, distribuzione e consumatori, a cui spetta la parte più rilevante dello spreco. Da anni ormai le imprese della Distribuzione sono impegnate in programmi di recupero delle eccedenze con accordi con Onlus e associazioni caritatevoli, tuttavia siamo convinti che si possa fare ancora di più. Ed è per questo che la nostra Federazione ha aderito al progetto LIFE-Food.Waste.StandUp, perché crediamo che solo attraverso il coinvolgimento di tutti i soggetti della filiera si possano ottenere risultati importanti».

L’On. Maria Chiara Gadda ha fornito i risultati della legge“antisprechi” 166/2016 a un anno dalla sua approvazione: sono state sottratte allo spreco e destinate per solidarietá sociale migliaia di tonnellate di cibo con una media nazionale di incremento del 20% rispetto all’anno precedente e con punte di eccellenza soprattutto nelle Regioni del centro e nord Italia. Allo stesso tempo, si è ampliata la qualità dei prodotti recuperati e si sono attivati progetti in luoghi prima impensabili (navi da crociera, banchetti o eventi sportivi). «Ciò dimostra quanto ci fosse davvero bisogno di una norma nazionale in grado di mettere a sistema i diversi attori coinvolti e definire un quadro estremamente semplificato assieme ad agevolazioni di tipo fiscale. È anche grazie a questa legge che molte Regioni e Comuni hanno avuto l’opportunità di avviare nuovi bandi e iniziative sul tema dello spreco alimentare» ha concluso Gadda.

Arriva Wami, l’acqua solidale, anche in Gdo: per ogni bottiglia 100 litri a chi non ne ha accesso

Un’acqua solidale che ha deciso di affrontare uno dei grandi problemi che travagliano, oggi e ancor più domani, il pIaneta: la disponibilità d’acqua potabile: è WAMI (che significa “water with a mission”), un nuovo brand di acqua oligominerale che, per ognuna delle sue bottiglie vendute, dona 100 litri di acqua potabile a chi oggi non ha accesso a questa risorsa vitale. E nel mondo si tratta di 700 milioni di persone, una cifra superiore alla popolazione europea.

 

Solidale e sostenibile

L’acqua oligominerale Wami sgorga sulle Alpi a 650 metri sul livello del mare e viene imbottigliata utilizzando solo packaging completamente riciclabile. Disponibile nei formati da 0,5L e 1,5L in PET e nel formato da 0,75L in vetro, è distribuita in numerosi bar e ristoranti tra Milano, Bologna, Torino e la riviera romagnola. Nella Gdo è presente in tutti i Carrefour Iper e in 200 Carrefour Market in tutta Italia con i formati PET 0,5L e vetro 0,75L, nei negozi Bio c’Bon e online su Weygo.com.

Attualmente WAMI sta realizzando con Fondazione ACRA un acquedotto che garantisce l’accesso all’acqua potabile direttamente nella propria abitazione a 53 famiglie della comunità di Eguilaye in Senegal, nella regione di Tenghory.

In occasione di questa operazione, la startup ha ideato un nuovo prodotto, la WAMI Urban bottle, una borraccia leggera perché realizzata in acciaio inossidabile 18/8 e sostenibile in quanto riutilizzabile all’infinito e CO2 neutral.

Precedentemente al progetto in Senegal, Wami ha costruito il suo pozzo inaugurato nel 2016 in Etiopia presso la scuola di Ilu Dhina, che serve oltre 900 bambini e circa 300 abitanti dei villaggi vicini.

WAMI si fonda su un meccanismo che si autoalimenta: individua la comunità bisognosa e analizza il sottosuolo per trovare una falda acquifera sicura e sostenibile. A questo punto si procede con la realizzazione del progetto idrico (pozzo, acquedotto), istruendo gli abitanti del villaggio a mantenere adeguatamente le strutture donate. Solo dopo aver realizzato il progetto, WAMI recupera quello che è stato investito tramite la vendita delle bottiglie. In questo modo chiunque acquisti una bottiglia di Wami può già sapere quale progetto sta rifinanziando sul sito www.wa-mi.org

 

Un esempio di Corporate Social Responsability

L’idea è nata da Giacomo Stefanini, il fondatore, quando si trovava negli Stati Uniti per studiare. Durante un corso universitario di Corporate Social Responsibility ha scoperto un nuovo modo di fare azienda che ha come obiettivo il valore sociale generato, e non il profitto. Questo nuovo modello chiamato “Buy One, Give One” consiste nel donare a chi ne ha bisogno il prodotto che compriamo per noi stessi, facendo un acquisto consapevole e responsabile.

«Bottiglia dopo bottiglia, vogliamo dare l’accesso all’acqua potabile al maggior numero possibile di persone nel mondo grazie al contributo sia della Gdo e dei diversi punti vendita e distributori commerciali, sia delle persone che acquistando WAMI daranno un importante contributo per sostenere il nostro progetto – spiega Giacomo Stefanini -. Siamo molto soddisfatti dei risultati raggiunti finora. A un anno dalla nascita di WAMI abbiamo già all’attivo due progetti e puntiamo a vederne realizzati entro un anno altri sei. Alcuni consentiranno, per esempio, di espandere la rete idrica in Senegal nei villaggi limitrofi a quello attuale. La parola chiave è trasparenza, dato che chi acquista WAMI sa già quale opera sta sostenendo».

Penny Market lancia una linea Free from

Si chiama “Free” la linea di prodotti a marchio free from dedicata a chi, per problemi di salute o di dieta, preferisce non consumare determinati ingredienti (glutine e lattosio, nella fattispecie), che sarà dal 9 novembre in tutti i punti vendita Penny Market.

È in aumento la richiesta dei consumatori per prodotti salutari, gustosi, con un buon rapporto qualità-prezzo, e allo stesso tempo privi di glutine e lattosio. Per rispondere a questa crescente esigenza, la nuova linea di Penny Market propone 14 nuove referenze. Il nuovo assortimento intende coniugare varietà e convenienza per incontrare le esigenze di qualsiasi tipo di stile di vita grazie a un’attenta selezione degli ingredienti, per ottenere un assortimento ampio ma a prezzi contenuti.

La linea comprende prodotti senza glutine tra cui diversi formati di pasta, gallette e biscotti e prodotti senza lattosio, tra cui yogurt e diverse tipologie di formaggi. In arrivo a breve altre referenze che andranno a completare l’offerta.

I primi prodotti della linea sono: Sedani rigati Mais e Riso 500g, Spaghetti Mais e Riso 500g, Penne Rigate Mais e Riso 500g, Gallette Bio Alla Quinoa 120g, Frollini alla Panna 200g, Frollini con Gocce di Cioccolato 200g, Yogurt Fragola/Vaniglia/ Bianco 2x125g, Primo sale 180g, Mozzarella 100g, Robiolino 2X60g, Spalmabile 125g, Stracchino 165g.

Sacchetti bio per l’ortofrutta, da gennaio un must, e in Svizzera si usano già i riutilizzabili

Biodegradabili e compostabili, e a pagamento: è la richiesta che dovranno seguire a partire dal gennaio 2018 i sacchetti utilizzati per il trasporto di merci e prodotti, a fini di igiene o come imballaggio primario, in gastronomia, macelleria, pescheria, ortofrutta e panetteria. Inoltre, il contenuto minimo di materia prima rinnovabile dovrà essere di almeno il 40%. La nuova norma permetterà, secondo un comunicato di Assobioplastiche, di reprimere la pratica illegale di diciture quali “sacchetti a uso interno” messa in atto per eludere la legge sugli shopper.

Intanto in Svizzera la Coop elvetica, a partire dal 6 novembre, ha preso la strada, senz’altro interessante come opportunità, dei sacchetti per frutta e verdura riutilizzabili. Le cosiddette Multi-Bag sono realizzate in cellulosa certificata FSC e “rappresentano l’alternativa ecologica per tutti i consumatori che, quando acquistano frutta e verdura, vogliono rinunciare al sacchetto di plastica monouso”.
L’insegna rileva anche come, da febbraio 2017, abbia anche ridotto il consumo di sacchetti di plastica alla cassa di oltre l’85%.
 

«Per noi era fondamentale che i sacchetti fossero realizzati in materiali sostenibili. Inoltre ci interessava che le etichette dei prezzi si potessero rimuovere con facilità e che il sacchetto fosse lavabile in lavatrice – spiega Guido Fuchs, specialista in materia di sostenibilità da Coop -. La Multi-Bag disponibile nei grandi supermercati Coop soddisfa tutti questi requisiti. Il sacchetto è realizzato a partire da legno di faggio certificato FSC e proviene quindi da boschi gestiti in maniera sostenibile. Durante la produzione del sacchetto, inoltre, vengono impiegate quantità di energia e d’acqua notevolmente inferiori rispetto a quanto accade per i sacchetti in cotone. Per questi motivi la Multi-Bag è certificata con l’etichetta Oecoplan ed è consigliata dal WWF. La Multi-Bag è disponibile nel reparto frutta e verdura in confezione tripla a 4,95 franchi [4,3 euro]». 

Istruzioni per l’uso
Per evitare che il consumatore debba pagare il peso della Multi Bag (pari a 27 grammi) la frutta e la verdura devono essere pesate senza il sacchetto e imbustate solo in seguito. Naturalmente è possibile anche riporre diverse varietà di frutta e verdura nella stessa Multi-Bag e incollare tutte le etichette dei prezzi sul sacchetto.

Già da tempo i clienti delle Coop svizzerre possono portare il proprio sacchetto o contenitore anche per riporre i prodotti a peso. L’unico presupposto è che siano trasparenti, in modo da permettere al personale di cassa di vederne il contenuto. Il cliente potrà anche in futuro continuare a utilizzare i propri sacchetti o contenitori.

Sono già numerose le insegne che hanno eliminato i sacchetti di plastica dalla vendita: in Germania REWE, che ha anche smesso di vendere banane con un qualsiasi imballaggio di plastica e ha testato sia imballaggi per prodotti freschi fatti con il 40% di erba secca e per il 60% di legno e ha testato anche le etichette con codice a barre impresse con laser direttamente sulla frutta, e Aldi, in Australia quasi tute le insegne a partire da quest’anno. 

Leggi anche: Obiettivo meno plastica, una delle sfide future. Le iniziative della Gdo

“Da noi sono tutti benvenuti”, punta sull’inclusione la campagna natalizia di Tesco

Donne con il velo, anziani, etnie e religioni diverse, tutti accomunati dalle festività di fine anno: punta decisamente sull’inclusone con un messaggio forte la campagna natalizia di Tesco, una dell principali insegne della Gdo britannica, con la pubblicità televisiva appena lanciata. Una tradizione quella delle pubblicità natalizie che le catene della grande distribuzione e i retailer in Uk seguono da anni, facendo a gara per lanciare i temi più “scottanti” ma anche toccanti, come di addice al periodo dell’anno in cui è di prammatica sentirsi più buoni.

La campagna di comunicazione è legata a un’iniziativa solidale: la donazione di una sterlina per ogni tacchino venduto alle persone in difficoltà economiche tramite le associazioni benefiche FareShare e The Trussell Trust.

Il messaggio è quello del cibo come condivisione e modo di superare le differenze e si presenta con quattro spot (questo è il primo).

«Quest’anno la nostra campagna celebrerà i molti modi in cui ci riuniamo per Natale e come il cibo sia centrale. Vogliamo che i nostro clienti sappiano che, in qualsiasi modo scelgano di trascorrere il Natale, e se sono in difficoltà, possiamo dare una mano. Tutti sono benvenuti da Tesco» ha commentato Alessandra Bellini, responsabile delle relazioni clienti per Tesco Chief Customer Officer.

Un problema crescente quello della povertà estrema anche all’interno dei Paesi occidentali, come ha rilevato  Samantha Stapley, direttore esecutivo di The Trussell Trust: «In tutto il Regno Unito è in crescita la domanda per le banche del cibo, con migliaia di persone che si chiedono se riusciranno a comprare un pasto per le loro famiglie questo Natale. La generosa donazione di Tesco ci permette di supportare la nostra rete di banche del cibo e affrontare il problema della fame nelle nostre comunità, sperando che in futuro sempre meno persone ne abbiano bisogno: non solo a Natale, ma tutto l’anno».

Dal 2012 Tesco ha donato tramite clienti o punti vendita l’equivalente di 60 milioni di pasti, e si è impegnata a non buttare nessun prodotto ancora utilizzabile per l’alimentazione umana.

Auchan Retail lancia l’eCommerce iniziando con 2000 articoli “natalizi”

Duemila articoli pensati per i regali di Natale, dai giocattoli all’elettronica tra l’ampia offerta dell’ipermercato: è l’offerta disponibile dal nuovo sito di Auchan Retail che da novembre lancia l’eCommerce con consegna a domicilio in tutta Italia o nel supermercato sotto casa.

La consegna a casa è attiva in qualsiasi comune d’Italia, mentre scegliendo il click and collect si potrà ritirare direttamente nei punti vendita Auchan, IperSimply e in oltre 1.000 piccoli supermercati di prossimità, ad insegna MyAuchan, Simply e Punto Simply.

L’offerta riguarda gli articoli più ricercati del periodo natalizio: tra i giocattoli, maggiormente in voga sono quelli educativo, ma all’interno delle 96 pagine del catalogo si da ampio spazio anche al gioco elettronico: si va dalle proposte per i più piccoli, fino a tante referenze per i teenager e non solo.

Con la partenza del servizio e-commerce, è possibile usufruire di uno sconto di 5 euro sul primo acquisto per un minimo di spesa di 50 euro. La consegna a domicilio sarà gratuita a fronte di una spesa minima di 49,90 Euro o per chi sceglie di ritirare l’acquisto direttamente in uno dei punti vendita che partecipano al progetto.

Il nuovo servizio online non si ferma qui. Con il nuovo anno verranno introdotti numerose altre merceologie, che rispondono alle principali richieste stagionali. Con la primavera, ad esempio, arriveranno tante proposte per il giardinaggio e il verde. Si completa così l’offerta anche del piccolo supermercato, che diventerà sempre più punto di ritiro e di servizio per soddisfare le tante aspettative dei clienti.

Sapori d’Italia, la Coop svizzera lancia un nuovo format per i prodotti made in Italy

Un angolo d’Italia in un supermercato svizzero: vuole essere questo Sapori d’Italia, i nuovo format di 200 metri quadri lanciato dalla Coop elvetica nella stazione di Aarau, dove la focaccia viene sfornata sul posto, i cornetti al cioccolato e l’espresso preparato con la macchina originale Cimbali 

La cucina italiana è una delle più apprezzate in Svizzera. Da qui la decisione di pensare a un punto vendita interamente dedicato alle specialità di casa nostra.

«Abbiamo voluto creare un negozio di autentiche specialità italiane. Per farlo ci siamo confrontati con i nostri fornitori, produttori e partner commerciali in Italia. Con Sapori d’Italia siamo ora in grado di offrire ai nostri clienti un assortimento delle più apprezzate specialità del Bel paese e altri prodotti di uso quotidiano» spiega il presidente della Direzione generale di Coop Joos Sutter.

Tra le proposte peperoncini ripieni di formaggio fresco perfetti come antipasto, pasta in tutte le sue declinazioni, focacce appena sfornate e, per concludere, specialità stagionali come il panettone. Ma anche chinotto, focaccia, mortadella, a richiamare le vacanze trascorse sulla costiera amalfitana, all’isola d’Elba o sul lago di Garda.

Nell’ortofrutta ci sono prodotti tipici italiani, come i fichi d’India dalla Sicilia, ma anche frutta e verdura a chilometro zero svizzera.

 

Dalla focaccia al caffè
L’impasto per focaccia realizzato esclusivamente per Sapori d’Italia acquisisce un particolare aroma grazie alle 24 ore di lievitazione. Le focacce vengono quindi cotte in negozio e arricchite con rucola, prosciutto di Parma appena tagliato o mozzarella. Non mancano gli antipasti, le insalate e i prodotti di pasticceria quali cannoli, amaretti, cantuccini e brutti e buoni. Sapori d’Italia offre inoltre un’ampia scelta di vini italiani e bibite tipiche come la gazzosa, nonché pasta, risotti, sughi e olio d’oliva.

Occhi puntati anche su un’altra eccellenza made in Italy che ha fatto il giro del mondo: il caffè. Per garantire il massimo del gusto, i grani di caffè vengono torrefatti direttamente in negozio. Solo se i grani vengono tostati appena prima della macinatura, infatti, possono sprigionare al meglio i loro circa 800 aromi diversi. Grazie all’abilità del barista e alla macchina originale Cimbali, i grani si trasformano quindi in un meraviglioso ristretto, espresso, cappuccino o latte macchiato. Il negozio dispone di circa 20 posti a sedere dove i clienti possono gustare il caffè e le altre specialità direttamente in loco.

I robot entrano da Walmart, da gennaio al via in 50 punti vendita

Fare la spesa con un robot a fianco che si indiraffa avanti e indietro controllando l’assortimento sugli scaffali sembra materiale da film di fantascienza, ma dal gennaio prossimo sarà realtà in una cinquantina di supermercati Walmart americani, a partire da El Paso e Fort Worth in Texas e Jacksonville in Florida (ma un test preliminare è già stato effettuato in Arkansas, Pennsylvania e California).

I robottini sono alti circa 60 centimetri e hanno la funzione di controllare gli scaffali identificando prontamente mancanze di prodotto o prezzi o etichette sbagliati, ma, non avendo nessun tipo di braccio, non possono fisicamente riallocare i prodotti. La loro sarà una funzione di controllo continuo, con uan frequenza molto maggiore di quanto può fare al momento il personale “umano”. Maggior efficienza dunque e nessun licenziamento di personale, assicurano da Walmart, che sarà anzi libero di proporre un servizio più puntuale al cliente, dando informazioni e promuovendo le vendite.

C’è da dire che la guerra tra la prima insegna mondiale della Gdo Walmart e il gigante dell’online Amazon sta davvero dando il via a una successione di innovazioni tecnologiche che il retail non vedeva da tempo immemore.

Molte delle novità vanno nel senso di esentare dai compiti più noiosi o ripetitivi sia il cliente sia i dipendenti. Tra gli altri esempi, i distributori automatici giganti installati lo scorso luglio per consegnare l’intera spesa direttamente al cliente nel punto di pick-up, e i robot che fanno la spesa al posto del cliente, direttamente in magazzino.

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